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domenica 29 giugno 2014

IL DOPPIO VOLTO DI THE DOUBLE




Vi chiedo scusa fin da subito se ruberò qualche minuto del vostro prezioso tempo, ma oggi vorrei portare alla vostra gentile attenzione un film che mi ha molto colpito. The Double è l’opera seconda di Richard Ayoade, attore della serie The IT Crowd che aveva debuttato come regista con il folgorante Submarine, uno degli esordi più sorprendenti del cinema britannico e non solo degli ultimi anni. Scordatevi però le atmosfere hipster da Wes Anderson inglese di quella splendida pellicola, perché qui abbiamo tutto un altro mood. Qui siamo dalle parti di un incubo a occhi aperti, un incrocio tra il mondo malato di David Lynch e quello perverso di David Cronenberg, riletto però in una chiave più leggera, non troppo distante dalla visione di un Michel Gondry o di uno Spike Jonze. Senza dimenticarsi pure di aggiungere all'insieme un certo tocco alla Terry Gilliam e una punta di cignesco Darren Aronofsky. Qual è però la vera fonte di ispirazione principale del film?
The Double è liberamente tratto dal romanzo ottocentesco Il sosia di Fëdor Dostoevskij perché, ebbene sì, forse dal titolo potevate già averne il sospetto, viene qui affrontato l’eterno tema del doppio. Una vicenda grottesca dai contorni kafkiani da cui, nonostante tutti i confronti con i nomoni cinematografici e letterari finora menzionati, il giovane regista Ayoade, anche grazie al fratello di Harmony Korine Avi Korine che ha partecipato come co-sceneggiatore, ha tirato fuori una pellicola che si smarca da simili paragoni. I richiami importanti sono molti, questo è certo, eppure lui è riuscito a creare una dimensione sua, un universo parallelo dotato di una sua coerenza. E dotato di una sua bellezza.
In un cast in cui in vari ruoli minori troviamo molti attori del suo precedente Submarine, più il musicista J. Mascis dell’alternative-rock band Dinosaur Jr., a spiccare è soprattutto la splendida (doppia) prova recitativa del protagonista Jesse Eisenberg, proprio il Mark Zuckerberg di The Social Network, che riesce a caratterizzare bene due personaggi tanto identici a livello fisico tanto opposti in quanto a comportamento. Se nella parte del perfido cattivone James è convincente, a toccare le corde dell’anima è soprattutto la sua interpretazione di Simon, il povero Simon di cui nessuno si ricorda mai e che passa inosservato sotto lo sguardo dell’assurdo, folle mondo in cui vive. Il povero Simon che si sente come Pinocchio: solo un burattino e non una persona vera. Il suo amore per Mia Wasikowska, come sempre affascinante nel suo magnetico misterioso modo, è straziante. La sua vita è straziante. Se a livello visivo la pellicola è splendida ma non ancora al livello di un Lynch o di un Cronenberg dei tempi d’oro, il suo punto di forza sta in una grande, profonda umanità. Non importa allora che la tematica del doppio non sia così di primo pelo, The Double non parla soltanto al cervello, non conquista solo gli occhi, ma si rivolge soprattutto al cuore. Se non vi emozionerà almeno un pochino, mi scuso con voi ma ve lo devo dire: siete proprio delle persone malvagie.
Kid
(voto di Kid 9/10)


The Double?
E che è?
Quel thrillerazzo con Richard Gere di un paio di anni fa?
No? C’è un altro film che si chiama The Double? Cos’è, uno scherzo? Una pellicola che si chiama The Double ha un doppio?
Ah sì, ora ricordo. L’ho pure visto e non c’entra niente con quell’altro The Double. Questo me l’ha consigliato quello scimunito di Kid. Lui si commuove sempre per questi film stramboidi pseudo autoriali intellettuali del cazzo girati da qualche sconosciuto autore emergente britannico. Per lui The Double è stata una visione magnifica, originale, toccante…
Ma va a cagher, Kid! Vattelo a pigliare in quel posto, una buona volta!
The Double è il filmetto di un regista che si fa le seghe con le videocassette di David Lynch e David Cronenberg, senza però possedere la visionarietà del primo, né la crudezza carnale del secondo. È solo la storiella di Simon, un nerd sfigato stalker con la faccia del coglione che ha inventato Facebook, innamorato della Vaginoska, che ovviamente non riuscirà mai e poi mai a scoparsi. Chi riesce a farsela, e alla grande, è invece il suo doppio figo, ovvero James. Lui sì che è l’idolo del film, quello che mi ha fatto destare dal coma in cui ero caduto nella prima parte. Grazie al suo arrivo, la pellicola assume contorni da thriller avvincente. Non al livello del capolavoro dallo stesso titolo con il grande Richard Gere, ma se non altro sono riuscito ad arrivare a fine visione. Sveglio.
La prossima volta però ci penso bene prima di guardarmi un film sponsorizzato da quello sfigato di Kid. L’ultima pellicola decente che ha consigliato è stata Piranha 3D dove più che piranha c’era un sacco di patata. Un altro thriller-dramma kafkiano tratto da Dostoevskij invece col cazzo che me lo guardo!
Cannibal
(voto di Cannibal 5/10)


The Double
(UK 2013)
Regia: Richard Ayoade
Sceneggiatura: Richard Ayoade, Avi Korine
Ispirato al romanzo: Il sosia di Fëdor Dostoevskij
Cast: Jesse Eisenberg, Jesse Eisenberg, Mia Wasikowska, Wallace Shawn, Sally Hawkins, Paddy Considine, Chris O’Dowd, Craig Roberts, Noah Taylor, Cathy Moriarty, Phyllis Somerville, Yasmin Paige, James Fox, J. Mascis
Genere: grottesco
Se ti piace guarda anche: Mood Indigo – La schiuma dei sogni, Brazil, Inseparabili, eXistenZ, Il cigno nero
(voto di Cannibal Kid 7/10)

IL DOPPIO VOLTO DI THE DOUBLE




The Double?
E che è?
Quel thrillerazzo con Richard Gere di un paio di anni fa?
No? C’è un altro film che si chiama The Double? Cos’è, uno scherzo? Una pellicola che si chiama The Double ha un doppio?
Ah sì, ora ricordo. L’ho pure visto e non c’entra niente con quell’altro The Double. Questo me l’ha consigliato quello scimunito di Kid. Lui si commuove sempre per questi film stramboidi pseudo autoriali intellettuali del cazzo girati da qualche sconosciuto autore emergente britannico. Per lui The Double è stata una visione magnifica, originale, toccante…
Ma va a cagher, Kid! Vattelo a pigliare in quel posto, una buona volta!
The Double è il filmetto di un regista che si fa le seghe con le videocassette di David Lynch e David Cronenberg, senza però possedere la visionarietà del primo, né la crudezza carnale del secondo. È solo la storiella di Simon, un nerd sfigato stalker con la faccia del coglione che ha inventato Facebook, innamorato della Vaginoska, che ovviamente non riuscirà mai e poi mai a scoparsi. Chi riesce a farsela, e alla grande, è invece il suo doppio figo, ovvero James. Lui sì che è l’idolo del film, quello che mi ha fatto destare dal coma in cui ero caduto nella prima parte. Grazie al suo arrivo, la pellicola assume contorni da thriller avvincente. Non al livello del capolavoro dallo stesso titolo con il grande Richard Gere, ma se non altro sono riuscito ad arrivare a fine visione. Sveglio.
La prossima volta però ci penso bene prima di guardarmi un film sponsorizzato da quello sfigato di Kid. L’ultima pellicola decente che ha consigliato è stata Piranha 3D dove più che piranha c’era un sacco di patata. Un altro thriller-dramma kafkiano tratto da Dostoevskij invece col cazzo che me lo guardo!
Cannibal
(voto di Cannibal 5/10)


Vi chiedo scusa fin da subito se ruberò qualche minuto del vostro prezioso tempo, ma oggi vorrei portare alla vostra gentile attenzione un film che mi ha molto colpito. The Double è l’opera seconda di Richard Ayoade, attore della serie The IT Crowd che aveva debuttato come regista con il folgorante Submarine, uno degli esordi più sorprendenti del cinema britannico e non solo degli ultimi anni. Scordatevi però le atmosfere hipster da Wes Anderson inglese di quella splendida pellicola, perché qui abbiamo tutto un altro mood. Qui siamo dalle parti di un incubo a occhi aperti, un incrocio tra il mondo malato di David Lynch e quello perverso di David Cronenberg, riletto però in una chiave più leggera, non troppo distante dalla visione di un Michel Gondry o di uno Spike Jonze. Senza dimenticarsi pure di aggiungere all'insieme un certo tocco alla Terry Gilliam e una punta di cignesco Darren Aronofsky. Qual è però la vera fonte di ispirazione principale del film?
The Double è liberamente tratto dal romanzo ottocentesco Il sosia di Fëdor Dostoevskij perché, ebbene sì, forse dal titolo potevate già averne il sospetto, viene qui affrontato l’eterno tema del doppio. Una vicenda grottesca dai contorni kafkiani da cui, nonostante tutti i confronti con i nomoni cinematografici e letterari finora menzionati, il giovane regista Ayoade, anche grazie al fratello di Harmony Korine Avi Korine che ha partecipato come co-sceneggiatore, ha tirato fuori una pellicola che si smarca da simili paragoni. I richiami importanti sono molti, questo è certo, eppure lui è riuscito a creare una dimensione sua, un universo parallelo dotato di una sua coerenza. E dotato di una sua bellezza.
In un cast in cui in vari ruoli minori troviamo molti attori del suo precedente Submarine, più il musicista J. Mascis dell’alternative-rock band Dinosaur Jr., a spiccare è soprattutto la splendida (doppia) prova recitativa del protagonista Jesse Eisenberg, proprio il Mark Zuckerberg di The Social Network, che riesce a caratterizzare bene due personaggi tanto identici a livello fisico tanto opposti in quanto a comportamento. Se nella parte del perfido cattivone James è convincente, a toccare le corde dell’anima è soprattutto la sua interpretazione di Simon, il povero Simon di cui nessuno si ricorda mai e che passa inosservato sotto lo sguardo dell’assurdo, folle mondo in cui vive. Il povero Simon che si sente come Pinocchio: solo un burattino e non una persona vera. Il suo amore per Mia Wasikowska, come sempre affascinante nel suo magnetico misterioso modo, è straziante. La sua vita è straziante. Se a livello visivo la pellicola è splendida ma non ancora al livello di un Lynch o di un Cronenberg dei tempi d’oro, il suo punto di forza sta in una grande, profonda umanità. Non importa allora che la tematica del doppio non sia così di primo pelo, The Double non parla soltanto al cervello, non conquista solo gli occhi, ma si rivolge soprattutto al cuore. Se non vi emozionerà almeno un pochino, mi scuso con voi ma ve lo devo dire: siete proprio delle persone malvagie.
Kid
(voto di Kid 9/10)


The Double
(UK 2013)
Regia: Richard Ayoade
Sceneggiatura: Richard Ayoade, Avi Korine
Ispirato al romanzo: Il sosia di Fëdor Dostoevskij
Cast: Jesse Eisenberg, Jesse Eisenberg, Mia Wasikowska, Wallace Shawn, Sally Hawkins, Paddy Considine, Chris O’Dowd, Craig Roberts, Noah Taylor, Cathy Moriarty, Phyllis Somerville, Yasmin Paige, James Fox, J. Mascis
Genere: grottesco
Se ti piace guarda anche: Mood Indigo – La schiuma dei sogni, Brazil, Inseparabili, eXistenZ, Il cigno nero
(voto di Cannibal Kid 7/10)

domenica 18 novembre 2012

Vaccate del terzo tipo

Vicini del terzo tipo
(USA 2012)
Titolo originale: The Watch
Regia: Akiva Schaffer
Cast: Ben Stiller, Vince Vaughn, Jonah Hill, Richard Ayoade, Rosemarie DeWitt, Erin Moriarty, Nicholas Braun
Genere: sci-fi comedy (in teoria)
Se ti piace guarda anche: Paul, Attack the Block, Evolution

Fare un film bello non è facile. Se lo fosse, il primo pirlone che passa potrebbe sfornarne uno. Potrebbe arrivare un attore dalle limitate capacità espressive come, chessò?, Ben Affleck, e diventare un registone della Madonna…
Ah, è davvero successo? Allora forse è una cosa semplice. Si potrebbe pensare il contrario, invece no. Gente, Ben Affleck è oggi come oggi uno dei migliori registi americani viventi. È la dimostrazione che se ce l’ha fatta lui, ce la può fare chiunque.
Conclusione: fare un film bello è facile. Guardate Argo. Semplice e bello. Semplice è bello.

"Ma che è 'sta palla? Il nuovo joypad della Nintendo Wii?"
E allora correggo quello che dicevo all’inizio: fare un film brutto non è facile. Vicini del terzo tipo ne è una splendida diapositiva.
Mia cara Hollywood, hai a disposizione non uno, non due, non tre, bensì quattro comici per tutti i gusti e per tutte le età, o quasi.
C’hai Ben Stiller, uno che piace a grandi e piccini, capace di cult assoluti della comicità come Zoolander e Tutti pazzi per Mary così come di cacchiate per tutta la famiglia come Mi presenti i tuoi? e Una notte al museo. Uno che già solo con quella faccia fa ridere per forza.
C’hai poi Vince Vaughn, che è quello che diverte per il suo umorismo da bastardo, c’hai pure Jonah Hill che piace ai più ggiovani e quest’anno si è beccato persino una nomination (non sa nemmeno lui come) agli Oscar, e c’hai infine anche Richard Ayoade, che piace agli ancora più gggiovani grazie alla sitcom nerd The IT Crowd, ma che è pure, così come il Ben Affleck, meglio come regista che come attore, si veda il suo pregevole film d’esordio dietro la macchina da presa Submarine.
Dalla tua hai insomma un ottimo cast, almeno per una commedia. Cosa vuoi chiedere di più, un altro comico?
Adesso non esageriamo, accontentati di ‘sti quattro.

"Ah, ecco scoperto cos'è: è il film che è una palla!"
La storia che hai a dispozione per di più è di quelle simpatiche, dal buon potenziale comedy e tra gli sceneggiatori a firmarla c’è pure il buon Seth Rogen. Nel tipico tranquillo quartiere residenziale della provincia americana, un tizio viene brutalmente ucciso e così un gruppo di altri tizi capeggiati da Ben Stiller decide di fondare un club di vigilanza, una specie di versione maschile del club del libro.
O anche una variante delle ronde leghiste, solo che invece di gridare “Daghela al terùn, daghela al terùn!”, gridano “Daghela al ter...zo tipo, daghela al terzo tipo!”. Perché, proprio così, il simpatico quartiere di periferia è infestato dagli alieni.
Pensate a una versione americana di Attack the Block?
Scordatevelo. Purtroppo questo non c’entra niente.
Pensate allora alla classica commedia standard hollywoodiana, con qualche vago spunto sci-fi?
Purtroppo non è nemmeno questo il caso.
Questa è una commedia sotto gli standard. Il suo problema?
Non fa ridere. Si sforza, ma proprio non ce la fa. Avrebbe tutte le carte in regola per risultare un prodotto di intrattenimento medio e invece non azzecca una battuta una. O forse una sì, però non più di una. Non so, non ricordo bene. Anche se il film l’ho visto da poco, da pochissimo, è come se i Men in Black mi avessero sparaflashato e mi avessero subito rimosso questa visione dalla memoria. Ecco, i Men in Black, una commedia vagamente sci-fi che non mi fa impazzire, ma che al confronto di questo sembra un capolavorone della cinematografia mondiale.

"Avevi ragione, abbiamo fatto bene a fare una grigliata anziché
andare al cinema a vedere quei Vicini del terzo tipo..."
La cosa che più lascia l’amaro in bocca, e una commedia non dovrebbe lasciare l'amaro ma un sorriso sulla bocca, è che la regia è firmata da Akiva Schaffer.
Ok, ho detto Akiva Schaffer, non Ben Affleck, però Akiva Schaffer aveva esordito con Hot Rod - Uno svitato in moto, film esilarante e geniale, un piccolo cult del demenziale che faceva morire dal ridere. Proprio una roba che i Vicini del terzo tipo si possono solo sognare di fare.
E allora, c’avevi gli attori comici, c’avevi un regista comico, c’avevi una storia dagli spunti comici eppure non ci fai ridere. Un classico esempio di come la riuscita di una pellicola non è data dalla somma delle singole componenti.
Un classico esempio, inoltre, di come fare un film brutto non è facile, cara la mia Hollywood. Ti sei proprio impegnata.
(voto 4/10)



Vicini del primo tipo

lunedì 29 agosto 2011

Sottomarino marino marino, ti voglio al più presto sposar

Submarine
(UK, USA 2010)
Regia: Richard Ayoade
Cast: Craig Roberts, Yasmin Paige, Noah Taylor, Sally Hawkins, Paddy Considine, Gemma Chan
Genere: strano, anzi strange
Se ti piace guarda anche: Skins UK (serie tv), Fish Tank, Fuga dalla scuola media, Cashback, I quattrocento colpi

Il ragazzino protagonista di Submarine è Oliver Tate, un tipo particolare, strambo. È un nerd ma è anche un bullo. Si veste in maniera del tutto particolare e ha un look fuori dal tempo, con quei capelli da baronetto e con sempre indosso quel cappottino a metà strada tra lo stiloso e lo sfigato, potrebbe sembrare gay invece non lo è, e per quanto singolare sia desidera fortemente anche integrarsi e lui stesso si autoconsidera piuttosto cool. Insomma, è davvero difficile decifrarlo ma allo stesso tempo è uno dei ritratti adolescenziali per quanto strambi anche più veri, perché non fa rientrare il personaggio in un semplice stereotipo, ma racconta di come in giovine età sia difficile trovare una propria precisa identità. Di come si vaghi nell’oscurità senza meta alla ricerca della propria via, della propria voce. E allora, per quanto difficile sia ritrovarsi nella totalità dei suoi contraddittori comportamenti, questo suo vagare incerto rende possibile l’immedesimazione non dico per tutti gli spettatori, ma per molti o almeno alcuni probabilmente sì.


Prodotto da Ben Stiller, uno che ogni tanto qualcosa di buono la fa, Tratto da un romanzo di Joe Dunthorne, Submarine è l’opera prima di Richard Ayoade, personaggio pure lui parecchio strambo, regista di videoclip (tra gli altri di Arctic Monkeys e Last Shadow Puppets, come vedremo dopo non a caso) attore nerd protagonista dell’esilarante serie tv UK The It Crowd, una sorta di antecedente di The Big Bang Theory, e da buona opera prima ha tutti i pregi & difetti del caso: parte a razzo, ci presenta un protagonista davvero unico che ci accompagna per manina con la sua voce fuori campo, ci consegna alcune scene di magia cinematografica notevole, e poi verso metà si perde un pochino, come un sottomarino che si è smarrito nelle profondità dell’oceano, o proprio come il protagonista confuso della storia. Il bello comunque è anche questo. Se nella prima parte c’è spazio per un umorismo obliquo e contemporaneamente esilarante, nonché per le rane allo stomaco provocate dalla prima cotta, più in là ci si concentra soprattutto sui problemi coniugali dei genitori, il tutto sempre visto attraverso gli occhi del protagonista. La vicenda perde qui leggermente in mordente, nononostante le ottime interpretazioni del padre Noah Taylor (E morì con un felafel in mano), della madre, una sempre grande Sally Hawkins (già elogiata da queste parti per La felicità porta fortuna e We Want Sex) e del suo pseudo-amante interpretato da Paddy Considine (In America, 24 Hour Party People).
Se il cast di contorno vede impegnati dei volti affermati del notevolissimo panorama attoriale british, a sorprendere sono però i due giovanissimi attori principali, la fidanzatina del protagonista, Yasmin Paige, affascinante naturalmente in maniera strana, e soprattutto il protagonista assoluto, Craig Roberts, con quel suo volto che rimane impresso e che ricorda un po’ quello del cantante degli Arctic Monkeys. A sorprendere meno allora a questo punto è ritrovare appunto Alex Turner come firma e voce delle canzoni originali composte appositamente per il film, una vera chicca in grado di regalare al film un’atmosfera unitaria e unica, e con un paragone importante potremmo scomodare persino il lavoro fatto da Simon & Garfunkel per Il laureato.
Massì, scomodiamolo, che questo è quasi Il laureato di oggi.
Ho esagerato?
Ho esagerato.
Come al solito, cazzo!
(sei stato stupido, cannibal, stupido e cattivo!)


E a proposito di paragoni non da poco, se l’anno scorso era stato l’altra ottima produzione british Fish Tank ad avere l’onore di essere accostata a I quattrocento colpi di Francois Truffault (l’avevano definito un 400 colpi hip-hop), questa volta il paragone mi sembra ancora più azzeccato per questo Submarine (che potremmo definire un 400 colpi indie).
Se non l’avete ancora capito, trattasi quindi di un film britannico imperdibile per chi cerca uno sguardo nuovo, sulla vita e sul cinema. Un sottomarino con cui immergersi nelle profondità dell’animo di un giovane uomo… ok, detto così sembra una cosa pesante, e invece vi ritroverete a galleggiare come sopra un materassino. Pensavate mica che l’estate fosse già finita?
(voto 8/10)

(un’uscita italiana non è ancora prevista, sorprendente vero?)

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