Sceneggiatura: Mike Myers, Bonnie Turner, Terry Turner
Cast: Mike Myers, Dana Carvey, Tia Carrere, Rob Lowe, Lara Flynn Boyle, Lee Tergesen, Mike Hagerty, Alice Cooper, Robert Patrick, Meat Loaf, Ed O'Neill
Genere: buddy idiot movie
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Benvenuti nel Cannibal's World. Oggi vi voglio parlare di una pellicola che tutti voi già conoscerete se siete stati adolescenti negli anni '90, o di cui probabilmente e bellamente ignorerete l'esistenza se invece siete cresciuti in un'altra epoca, sia anteriore che posteriore. Ho detto posteriore, ahahah.
Sto parlando di Fusi di testa, titolo originale Wayne's World, un film con due protagonisti che sembrano Beavis and Butt-head. Una cosa che mi sono sempre chiesto è se siano nati prima Wayne (Mike Myers) e Garth (Dana Carvey) di Fusi di testa, oppure i due personaggi di Mtv. Una domanda paragonabile a quella: “È nato prima l'uovo o la gallina?”. Andando a guardare le date, Fusi di testa è uscito nei cinema nel 1992, ovvero prima dell'arrivo di Beavis and Butt-head sul piccolo schermo nel 1993. Il cartone animato di Mtv è però stato sviluppato a partire da un cortometraggio di Mike Judge anch'esso del 1992, quindi la domanda su chi sia nato prima resta valida.
Tratto dal libro: Behind the Candelabra: My Life With Liberace di Scott Thorson e Alex Thorleifson
Cast: Michael Douglas, Matt Damon, Rob Lowe, Scott Bakula, David Koechner, Dan Aykroyd, Garrett M. Brown, Nicky Katt, Boyd Holbrook
Genere: gaypic
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Behind the Candelabra è un film gay, molto gay, talmente gay che in questo post cercherò di battere il Gaynness World Record per il maggior uso della parola gay in un post solo. Pronti? Via.
Liberace mentre cercava di nascondere di essere gay.
Behind the Candelabra è il biopic gay sulla storia gay della vita gay del pianista gay Liberace, all’anagrafe Władziu Valentino Liberace, un nome già di suo parecchio gay, visto che lo stilista Valentino è notoriamente gay e l’attore Rodolfo Valentino era anch’esso gay, quindi la sua gayezzitudine era già scritta nel suo nome.
Nonostante il suo portamento gay, la sua parlata gay, la sua camminata gay, le sue parrucche gay, nonostante uno sfoggio di abiti gay da far impallidire Lady Gaga, nota icona gay, Liberace in vita nascose sempre il fatto di essere gay. Arrivò persino a denunciare i giornalisti che gli avevano dato del gay andando a vincere la causa gay. Fu per questo che, almeno in vita, lui non è mai stato più di tanto un’icona gay.
La grande contraddizione che è stata la sua vita, tra un’immagine vistosamente gay e l’esigenza di non essere considerato solo un pianista gay, è al centro della pellicola biopic supergay girata da Steven Soderbergh, al suo secondo lavoro degno di nota dell'anno dopo l'ottimo thriller Effetti collaterali. Steven Soderbergh non mi risulta sia gay, però secondo Wikipedia ha un fratello dichiaratamente gay e inoltre sospetto che, dopo aver girato Magic Mike con tutti quei bei maschioni, possa essere diventato gay anche lui.
Il gaypic è intitolato Behind the Candelabra, un titolo che, nonostante sembri un titolo gay, in realtà non è gay più di tanto. Il candelabro non nasconde allusioni sessuali ma è solo un oggetto simbolo del personaggio, che si esibiva con un candelabro sopra il pianoforte… mmm, una cosa un pochino gay forse lo era. La pellicola non è arrivata nei cinema, colpa forse dell’ostruzionismo anti-gay dei produttori hollywoodiani gay che come Liberace preferiscono non venire allo scoperto dicendo di essere gay e preferiscono quindi non distribuire film troppo gay nelle sale etero.
Una scena gay del film.
Che uomo era Liberace, a parte un uomo gay?
La prima cosa che salta all’occhio nel film è… sì, il suo essere gay. Si può stare a esaltare le sue doti pianistiche sopraffine, la sua capacità di coinvolgere il pubblico con l’utilizzo soltanto di un pianoforte, roba mica da tutti, ma ciò che appare subito nella sua evidenza è che era gay. E la gente all’epoca, tra gli anni Cinquanta in cui cominciò a farsi conoscere e gli anni Settanta in cui si concentra la pellicola, non sapeva che era gay, o semplicemente faceva finta di non vedere quanto gay fosse.
L’apparizione di Liberace in scena è folgorante. Super vistoso, super appariscente, super gay, con indosso pellicce bianche che lo rendevano visibile fin dalla Luna, almeno dal gay side of the Moon. La sua capacità gay di ammiccare al pubblico sia etero che gay e la sua voglia di essere sempre sotto i riflettori come una prima donna lo rendevano un divo gay perfetto. Peccato che lui non volesse essere conosciuto per il suo essere gay. Nonostante questa contraddizione, Liberace ha comunque vissuto alla grande il suo essere gay nella sua splendida casa, decorata con un gusto sopraffino che solo i gay possiedono, dove giovincelli gay gironzolavano a tutte le ore del giorno e della notte, tenuti a bada dal suo onnipresente cameriere, maggiordomo e tuttofare ovviamente gay.
Una scena ancora più gay del film.
Fino all’arrivo del grande amore gay della sua vita gay: il giovane fanciullo gay, anzi bisex Scott Thorson, autore del libro memoriale a cui la pellicola è ispirata. Behind the Candelabra non è solo un biopic sull’esistenza gay dietro il candelabro del grande Liberace, ma è anche una grande storia d’amore, naturalmente gay, tra il pianista gay e Scott Thorson. Amore in senso romantico è persino limitativo, visto che Liberace per Scott era non solo compagno, non solo amante, ma anche migliore amico e pure padre. A dimostrazione di come l’amore gay possa essere più grande e totale di quello etero. A volte ci rifletto e penso che mi piacerebbe essere gay. Non fosse per il piccolo dettaglio che non provo attrazione sessuale gay nei confronti degli uomini, non sarebbe male essere gay. Non per perpetuare i soliti stereotipi gay, ma i gay hanno dei gusti fantastici. La casa di Liberace mostrata nel film come accennato è forse la casa più spettacolare che io abbia mai visto, nella realtà così come nelle pellicole gay o non gay. C’ha persino le colonne romane! Cosa c’è di più stiloso, e di più gay, di ciò?
Matt Damon a torso nudo per la gioia del pubblico gay.
Non ho ancora nominato gli attori protagonisti? Ma sono proprio gay!
Matt Damon ha la parte di Scott Thorson, aspirante veterinario che ha un cane che si chiama Cannibal (che nome gay!) e che un giorno va a vedere uno spettacolo gay di Liberace. Nel dietro le quinte dello show tra i due scattano le scintille gay. Liberace viene folgorato da questo aitante maschione gay, anzi no, come ho già detto è bisex. Matt Damon in questo ruolo se la cava, ma personalmente avrei preso un attore più giovane e gay, visto che lui è troppo poco gay per fare la parte del gay barra bisex e soprattutto è un po’ vecchiotto: Thorson quando ha conosciuto Liberace era appena 18enne, quindi, benché Damon sfoggi un fisico notevole, e lo dico come apprezzamento non gay, e benché abbia fatto uso di una parrucca gay per apparire un ragazzetto gay, un attore più giovane e possibilmente più gay sarebbe risultato più azzeccato.
Spettacolare, davvero spet-ta-co-la-re è invece un impagabile Rob Lowe nella parte del chirurgo plastico cui faranno ampio ricorso i due protagonisti gay, e a sua volta super rifatto pure lui. E forse gay anche lui, ma non ne sono sicuro.
Il vero Liberace in uno scatto poco gay.
Le luci della ribalta gay sono però tutte sul protagonista gay. Un Michael Douglas mai così gay e mai così bravo come forse dai tempi del mitico Gordon Gekko di Wall Street. La sua performance gay è davvero fenomenale, riesce a rendere alla grande tutto l’essere gay di Liberace, ma senza apparire come una macchietta gay o una parodia dei gay, anche se, a tratti, a dirla tutta oltre che al vero Liberace somiglia pure a Lord Micidial della serie tv di Maccio Capatonda Mario. Michael Douglas, noto tombeur de femmes, in questo film insomma non recita la parte di un gay. Michael Douglas in questo film è gay.
Come già capitato con Magic Mike, anche in questo caso Sodergay con la sua patinatissima regia gay ha realizzato un film più convincente nella prima parte, quella più brillante e dai toni da commedia, rispetto alla seconda maggiormente drammatica, ma ha comunque sfornato una pellicola pronta per essere un nuovo cult gay, nonché il più grande biopic su un personaggio gay mai realizzato. Milk di Gay Van Sant permettendo. Se siete gay, lo adoregayrete. Se non siete gay, diventerete gay, almeno per le due ore della sua durata gay.
(voto alla gayosità 10/10
voto al film 7+/10)
Recensione firmata da Marco Gay di Peni Cannibali, blog notoriamente gay.
E con quest’ultimo gay ho battuto il Gaynness World Record per il maggiore uso della parola gay in un post solo. Hurray!
Riuscite a immaginare un mondo senza bugie, in cui tutti dicono esattamente ciò che gli passa per la testa? Davvero difficile, eh? Al posto vostro c’ha però pensato Ricky Gervais, già autore della illuminante serie UK The Office (poi remakerata negli USA con Steve Carell protagonista), con questa commedia dallo spunto quasi fantascientifico. La maggior parte delle gag comiche è giocata quindi sull’assurdità di un mondo in cui le persone dicono la loro senza preoccuparsi del bon-ton o del politically correct. Per fortuna però si va oltre le solite scontatezze alla Bugiardo bugiardo (sì, quel filmetto insulso che ogni 3x2 passano su Italia 1 e che nemmeno Jim Carrey con le sue facce riesce a salvare).
Senza bugie, alcune cose nel mondo sarebbero davvero MOLTO diverse: gli appuntamenti sentimentali, ad esempio, i rapporti con i colleghi di lavoro, la religione oppure le pubblicità: strepitosa quella della Coca-Cola qui proposta e ancor di più (per par condicio) quella della Pepsi presente su un autobus. E senza fiction e invenzioni, che cosa sarebbero i film? Una palla totale!
Il protagonista (lo stesso Ricky Gervais) è un tipo grassottello, appena licenziato dal suo lavoro di sceneggiatore proprio nel mondo cinematografico. Ma un giorno, per puro caso, riesce a dire una bugia e da allora la sua vita cambierà radicalmente, visto che è l’unico in tutto il globo a saper mentire…
Nel cast, oltre al simpatico Gervais-faccia da gatto, spicca Jennifer Garner: è vero io la adoro, quindi può sembrare che sia di parte e probabilmente lo sono, però qui è davvero FUNtastica. Ottimo poi il reduce dagli anni ’80 Rob Lowe, strepitoso in versione perfido e antipatico superficialone.
Un mondo senza bugie? Sulla carta sarebbe anche una bella utopia, ma dopo aver visto questo film penso che sarebbe davvero un mondo di merda!
Comunque, volete la verità? The invention of lying è una delle migliori (e più intelligenti) commedie americane degli ultimi tempi e non è certo un caso che dietro vi sia il magic touch di un englishman in New York. Che gli yankee abbiano finito le idee e si debbano ormai rivolgere sempre più spesso all’estero? Questa sì che è una dannata verità.
(voto 7)
Questo è un film sponsored by Queen B. Naturalmente in Italia è uscito direttamente in DVD (ma è già tanto sia uscito!)
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