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lunedì 11 dicembre 2023

Hanno ucciso Flower Moon, chi sia stato non si sa





Killers of the Flower Moon

C'è una cosa che hanno in comune gli ultimi film di Martin Scorsese e molti titoli del Marvel Cinematic Universe: un'eccessiva ingiustificata lunghezza. Mi spiace tanto Martin, lo so che preferiresti che le tue pellicole venissero paragonate a quelle dei Vanzina piuttosto che a dei cinecomics, ma questa cosa ce l'avete in comune. Non c'è niente da fare.

lunedì 9 dicembre 2019

Guida a come NON guardare The Irishman, il nuovo film del Martin Cinematic Universe




Avete presente le regole che devi seguire quando compri un mogwai per Natale, altrimenti si trasforma in un gremlin?
Ecco, alcune regole vanno seguite anche per guardare The Irishman, o meglio per come NON guardare The Irishman, altrimenti a trasformarsi in un gremlin è Martin Scorsese.
Quali sono queste regole?
Scopriamolo insieme.

The Irishman
Regia: Martin Scorsese
Cast: Robert De Niro, Joe Pesci, Al Pacino, Bobby Cannavale, Ray Romano, Harvey Keitel, Stephen Graham, Jack Huston, Anna Paquin, Jesse Plemons

lunedì 7 ottobre 2019

In questo mondo di eroi, nessuno vuole essere Joker





Joker
Regia: Todd Phillips
Cast: Joaquin Phoenix, Zazie Beetz, Robert De Niro, Brett Cullen, Frances Conroy, Marc Maron, Bill Camp, Shea Whigham, Brian Tyree Henry


ATTENZIONE: QUA E LÀ È PRESENTE QUALCHE SPOILER


E se Joker non fosse il capolavoro assoluto dei nostri tempi di cui tutti parlano?

AHAHAHAHAHAHAH

Non sto scherzando. Per una volta nella mia vita sono serio. Perché nessuno riesce mai a prendermi sul serio?

lunedì 2 maggio 2016

Nonno scatenato scalmanato sballato stagionato scriteriato screanzato





Nonno scatenato
(USA 2016)
Titolo originale: Dirty Grandpa
Regia: Dan Mazer
Sceneggiatura: John Phillips
Cast: Robert De Niro, Zac Efron, Zoey Deutch, Aubrey Plaza, Julianne Hough, Adam Pally, Dermot Mulroney, Jeffrey Bowyer-Chapman, Jason Mantzoukas
Genere: boldiano
Se ti piace guarda anche: Parto col folle, Parto con mamma, Una notte da leoni, Ti presento i miei, Spring Breakers


La vecensione di Zac Efvon

Nonno scatenato è un film volgave. Ma volgave in modo assuvdo. Manco su Povnhub ho visto così tanti cazzi in una volta sola. Non che io cevchi cazzi, pevò su Intevnet ogni cosa che cevchi ti escono fuovi dei cazzi, non c'è niente da fave. E in questo film ci sono puve un sacco di culi. Culi maschili sopvatutto. Puve il mio. Devo dive modestamente che c'ho un gvan bel culetto sodo e in questa pellicola sto mezzo nudo pev metà del tempo. Ho il leggevo sospetto che mi abbiano pveso soltanto pev il mio aspetto fisico, pev il mio covpo, più che pev le mie enovmi capacità vecitative.

"Ma come ti sei acconciato, Zac? Manco mio nonno si vestiva così..." 

giovedì 14 aprile 2016

Cinema scatenato (e scontato)





Oggi è l'ultimo giorno dei Cinemadays, il periodo in cui si può andare al cinema a prezzo scontato. Sarà per questo che tra le nuove uscite prosegue il clima da saldi di fine stagione?
In ogni caso la primavera è ormai arrivata da un po', ma il grande cinema continua a restare in letargo. Un po' come il mio blogger rivale Mr. James Ford tutto l'anno.
Per scoprire quel poco di interessante che si cela tra le mooolte pellicole in arrivo, ecco le previsioni settimanali.

Nonno scatenato
"Ford, che fai? Copriti!"

martedì 2 febbraio 2016

Jennifer Lawrence, la miglior televenditrice dai tempi del Baffo





Joy
(USA 2015)
Regia: David O. Russell
Sceneggiatura: David O. Russell
Cast: Jennifer Lawrence, Robert De Niro, Edgar Ramirez, Bradley Cooper, Virginia Madsen, Isabella Rossellini, Dascha Polanco, Diane Ladd
Genere: mocioso
Se ti piace guarda anche: I Heart Huckabees - Le strane coincidenze della vita, Accidental Love, A Serious Man

Un ciao da Cannibal Da Crema. Attenzione amici di Pensieri Cannibali perché oggi vi proporrò qualcosa di davvero incredibile. IIIIIIIIIIIH, mi manca già il fatto. IIIIIIIIIIIIIIIIIIH!
Allora amici, attenzione perché quest'oggi non vi venderò come al solito i favolosi Watch, quelli sono già andati tutti a ruba. D'altra parte sono meglio dei Rolex. Chi non lo vorrebbe un orologio così? ChIIIIIIIIIIIIIII?

venerdì 4 luglio 2014

BIG WEDDING, UN GRAN MATRIMONIO (DI MERDA)





Big Wedding
(USA 2013)
Titolo originale: The Big Wedding
Regia: Justin Zackham
Sceneggiatura: Justin Zackham
Ispirato al film: Mon frère se marie
Cast: Robert De Niro, Diane Keaton, Susan Sarandon, Katherine Heigl, Topher Grace, Amanda Seyfried, Ben Barnes, Ana Ayora, Patricia Rae, Robin Williams, Kyle Bornheimer
Genere: matrimoniale
Se ti piace guarda anche: Tre uomini e una pecora, Ancora tu!, (S)ex list, Last Vegas


BIG WEDDING
Il matrimonio dell’anno si sta per celebrare tra la giovane di buona famiglia Missy (Amanda Seyfried) e il giovane latino americano adottato da una buona famiglia Alejandro (Ben Barnes). E non sarà un matrimonio solo, bensì a sorpresa diventeranno delle doppie nozze. Wow!


BIG CAST
Per l'occasione è stato messo insieme un gruppo di attori fenomenale che vanta i premi Oscar Robert De Niro, Diane Keaton, Susan Sarandon e Robin Williams, più giovani attori lanciatissimi a Hollywood come Katherine Heigl, Amanda Seyfried, Topher Grace e Ben Barnes.


BIG WEDDING + BIG CAST = BIG MOVIE???

No.
Col cazzo.
Big Wedding è un film di merda e scusate le volgarità, ma questo è un film volgare.
Prima che pensiate che il difetto della pellicola sia questo lo specifico: a me la comicità volgare piace. Quando fa ridere. Quando non fa ridere, come nel caso di questa commediola che vorrebbe essere trasgressiva e politically incorrect, diventa solo triste.
Così com’è triste lo sguardo di Robert De Niro, un’anima in pena che vaga tra una scenetta che sembra uscita da un American Pie della terza età e l’altra. Per tutta la durata del film, il povero De Niro si guarda intorno come a scusarsi con gli spettatori per quello che sta facendo, per il ruolo ridicolo del vecchio arrapato che gli hanno cucito addosso. Lui, l’uomo che ci ha offerto alcune delle intepretazioni più memorabili e pazzesche della Storia del Cinema, caduto tanto in basso. Stesso discorso per Diane Keaton, Susan Sarandon e Robin Williams, loro più attapirati che arrapati come De Niro, ma anche loro con addosso lo stesso sguardo che suggerisce agli spettatori: “Scusate tanto, ma pure noi teniamo un mutuo da pagare”.

"M'è venuta una tremenda voglia di piangere, chissà perché?"

"Che hai tanto da ridere, Topher Grace?"
"Stavo solo pensando alla brutta fine fatta dalla tua promettente carriera, Kat."
"Io almeno ce l'ho avuta, una promettente carriera..."
A essere coinvolta in questa disastrosa farsa è anche la parte ggiovane del cast. Katherine Heigl, che ormai non è più manco tanto ggiovane, fino appena a una manciata di anni fa era la fidanzatina d’America e, grazie a una serie di romcom come Molto incinta, 27 volte in bianco e La dura verità sembrava destinata a diventare la nuova Julia Roberts barra la nuova Meg Ryan. Poi non ne ha più azzeccata mezza. O meglio, ha azzeccato solo un floppone in pieno dietro l’altro. Ancora più anonimi di una Katherine Heigl in prematura fase calante sono l’ex star della serie That ‘70s Show Topher Grace, una come al solito inutile Amanda Seyfried e il britannico Ben Barnes, spacciato per colombiano con un po’ di autoabbronzante spalmato sulla faccia. Prendere un attore latino americano VERO sarebbe stato troppo semplice?

Se il cast appare intristito, il “merito” oltre che di una regia inesistente è di una sceneggiatura agghiacciante. Non tanto per la trama, che è un po’ la solita da commedia matrimoniale sciocca, con Robert De Niro e Diane Keaton che sono divorziati ma per un weekend devono fingere di stare ancora insieme per fare un favore al loro figlio adottivo che si sta per sposare e la cui madre biologica è una bigotta colombiana che non concepisce il divorzio. Una vicenda da tipica farsa degli equivoci così originale che gli americani non sono nemmeno riusciti a partorirla da soli. Big Wedding è infatti il remake della pellicola franco-svizzera del 2006 Mon frère se marie. Strano che non abbiano rubata l’idea a un film italiano, visto che la maggior parte delle nostre commedie sono giocate su trame simili.
Non solo la storiella è banale e scontatissima. Il problema del film come detto è che non fa ridere. Le battute sono terrificanti. Al punto che, dopo il disastroso inizio, si comincia a entrare nella mentalità delle pellicola e si ride da quanto il film non faccia ridere. Il risultato è qualcosa di talmente tragicomico che, grazie anche alla sua breve durata, non fai nemmeno in tempo ad annoiarti troppo guardandolo e alla fine, mentre scorrono i provvidenziali titoli di coda, ti chiedi: “Ma ho riso col film, oppure ho riso del film?”.
(voto 4/10)

giovedì 13 febbraio 2014

COSE NOSTRE, LA FAMIGGHIA DEI MAFIOSETTI




Cose nostre – Malavita
(USA, Francia 2013)
Titolo originale: The Family
Regia: Luc Besson
Sceneggiatura: Luc Besson, Michael Caleo
Tratto dal romanzo: Malavita di Tonino Benacquista
Cast: Robert De Niro, Michelle Pfeiffer, Dianna Agron, John D’Leo, Tommy Lee Jones, David Belle, Jimmy Palumbo, Vincent Pastore, Jon Freda, Paul Borghese

Robert De Niro io non lo capisco. Cioè sì, capisco che possa accettare di fare film, un sacco di filmacci del cazzo, per soldi, però ormai sta finendo peggio del peggior Nicolas Cage. Fa qualunque roba, persino Manuale d’am3re. Se lo pago, mi sa che viene pure a lavarmi i piatti.
Va bene i soldi ma cazzo, è pur sempre Robert De Niro, qualcosa si sarà messo da parte, nel corso della sua lunga carriera. E poi la sua strategia anche a livello economico mi sa che non paga tanto. A forza di fare qualunque pellicoletta, il suo cachet dev’essere diminuito parecchio. Se invece facesse un film ogni tanto, se si facesse desiderare, sono sicuro verrebbe pagato di più. Lavorerebbe di meno, farebbe meno stronzate e il guadagno finirebbe per essere più o meno lo stesso. Se io fossi Robert De Niro, girerei solo qualcosa di importante, grandi parti con grandi registi. Invece di finire per essere la parodia di se stesso come capita in questo Cose nostre – Malavita. Nemmeno un film bruttissimo, solo un film inutile.

"Tommy Lee, pure tu qui per soldi?"
"Beh, di certo non per amore del Cinema..."
Luc Besson non l’ho mai capito. Manco lui. Scusate, ma non capisco un cazzo oggi. E mi si passi il “cazzo” continuo, perché è la parola preferita dal protagonista di questo film del cazzo. Ebbene sì, i dialoghi di Cose Nostre – Malavita sono davvero elaborati e possono essere riassunti con l’espressione: “Che dialoghi del cazzo.”
Luc Besson non l’ho mai capito, dicevo. Ha fatto dei buoni film, Léon con l’esordiente Natalie Portman soprattutto, e anche Nikita e Il quinto elemento non sono male. Per quanto mi riguarda, comunque, nessun capolavoro e nessun mio cult personale assoluto. Si tratta in ogni caso di un regista che, soprattutto a cavallo tra 80s e 90s, aveva una sua cifra stilistica. Oggi pure lui è finito invece a girare di tutto. Arthur e il popolo dei Minimei ad esempio cosa cazzo mi rappresentano?
Bah.
E questo Cose nostre?
Bah di nuovo.

"Rimango volentieri qui in Francia. Basta che non mi fate ricominciare con Glee!"
Cose nostre – Malavita, come si può intuire dal solito titolo del cazzo, è un film sulla Mafia. Più precisamente, vede per protagonista una (all’incirca) simpatica famigliuola di mafiosetti. Il boss padre padrino è Robert De Niro, ovvio, nella sua ennesima stereotipata parte da italo americano criminale, e ha per moglie un’incattivita Michelle Pfeiffer, credibile nella parte della Desperate Housewife mafiosa annoiata, talmente credibile che finisce per annoiare pure lo spettatore. Il figlio masculo è John D’Leo che la faccia da giovane terrunciello ce l’ha proprio e il suo personaggio da bulletto di periferia ha il suo perché. Così come ha il suo perché anche e soprattutto Dianna Agron, la splendida Dianna Agron che da quando non c’è più lei in Glee, Glee è diventato una porcheria inguardabile. Il suo personaggio è un po’ una hit-girl terrona e un po’ una romantica innamorata dell’amore. Personaggio non del tutto convincente, ma la Dianna se la sfanga alla grande comunque, anche perché, oltre a essere una meravigliosa fanciulla, a recitare sta migliorando. Se non ci credete, guardatela in questo video in cui è più cantante dei Killers del cantante dei Killers stesso.



Questa allegra famigghia mafiosa, per via del programma di protezione testimoni, si trasferisce in un paesino del cazzo della Francia, ed ecco spiegato (forse) perché Luc Besson ha voluto girare questo film del cazzo, ispirandosi per la sua sceneggiatura al romanzo Malavita di Tonino Benacquista. Se ve lo stavate chiedendo, sì, la pellicola è piena di stereotipi, non solo sulla Mafia, e dunque di riflesso pure sull’Italia, ma pure sulla Francia. A non convincere è però soprattutto la frammentarietà del tutto. Ogni personaggio si ritaglia una mini-storia personale, ma resta appunto una mini-storia. Un soggetto del genere sarebbe stato interessante, piuttosto che per una pellicola, per una serie tv.
Ci sono già stati I Soprano?
Oops.

Tutto già visto, or dunque. Tutto già fatto, meglio, dagli stessi Robert De Niro, per quanto riguarda la tematica mafiosa, e Luc Besson, per quanto riguarda la vicenda criminale. Cose nostre – Malavita è una visioncina noiosa e, se per una volta mi si permette di fare un po’ il moralista, anche piuttosto discutibile. Il messaggio che ne esce fuori in pratica è che la Mafia è una cosa bella. Che messaggio del cazzo.
(voto 5-/10)

sabato 1 febbraio 2014

LAST VEGAS I GAVE YOU MY HEART BUT THE VERY NEXT DAY YOU... DIED




Last Vegas
(USA 2013)
Regia: Jon Turteltaub
Sceneggiatura: Dan Fogelman
Cast: Michael Douglas, Robert De Niro, Morgan Freeman, Kevin Kline, Mary Steenburgen, Michael Ealy, Bre Blair, Joanna Gleason, Jerry Ferrara, Romany Malco, Roger Bart, Andrea Moore
Genere: pensionato
Se ti piace guarda anche: Il grande match, Uomini di parola, Una notte da leoni, Una ragazza a Las Vegas

Last Vegas è un film triste.
Wow! Bel modo di cominciare la recensione di una commedia. Un modo triste per una recensione triste.
Come pellicola drammatica, Last Vegas funzionerebbe alla grande. C’è il conflitto tragico tra due amici che hanno amato per tutta la vita la stessa donna, c’è il tentativo disperato di un padre ormai anziano di emanciparsi dall’asfissiante figlio, c’è il dubbio amletico di un uomo combattuto sul restare fedele alla moglie o tradirla con una bella sgnaccherona nuda che gli si presenta davanti, c’è il dramma di quattro ragazzini arrapati intrappolati in quattro corpi da vecchie mummie decrepite. Quello che ne poteva uscire era un melodrammone da Oscar, anche considerando il cast di prestigio sfoggiato apposta per l’occasione, composto da quattro storici attori che stanno lavorando ora come dannati più ancora che da giovinetti.

C’è Michael Douglas, fresco di meritatissimo Golden Globe per la sua eccellente interpretazione del pianista Liberace in Dietro i candelabri, una delle migliori performance della sua carriera.


C’è Robert De Niro che non sta fermo un attimo e soltanto tra il 2012 e il 2013 è apparso in una decina di pellicole. Okay, la qualità dei prodotti così come delle sue interpretazioni non è proprio all’altezza dei suoi tempi migliori, però se non altro la sua partecipazione a Il lato positivo gli è valsa una nuova candidatura agli Oscar.


C’è Morgan Freeman, uno che in quanto a lavoro è secondo solo a De Niro. Di recente lo si è visto in vari blockbusteroni o aspiranti tali come Oblivion, Now You See Me e Attacco al potere ed è sempre un nome richiestissimo.

Capo d'abbigliamento da NON imitare: il marsupio. E già che ci siete pure tutto il resto di quello che indossano in questo film.

E poi c’è… Kevin Kline.
Chiii?
Lo stilista?
Ah no, quello è Calvin Klein.
Ecco, tra i quattro, lui è quello più sparito dalla circolazione. Non che fosse mai stato sulla cresta dell’onda…


Con un cast composto da 3 grandi divi più un tizio caduto nel dimenticatoio, Last Vegas poteva quindi candidarsi a essere un film drammatico di un certo livello. Così non è. Si accontenta di essere la versione per pensionati di un film adolescenziale/goliardico. Non proprio il massimo, anche perché la pellicola non riesce a raggiungere i livelli della “concorrenza” ggiovane o più o meno ggiovane. Senza andare a scomodare Animal House o Porky's, non riesce a essere estremo e sboccato come un American Pie, si può giusto sognare la follia anarchica di un Project X o di un Fatti, strafatti e strafighe e persino come Una notte da leoni della terza età, che poi era quello il suo obiettivo primario, non è un granché.

"E per il pubblico ggiovane ci sono io, Redfoo degli LMFAO!"
"Ma smettila, che sei più passato di moda te di tutti noi messi insieme!"
Il problema di Last Vegas è quello di apparire smorto. Non morto del tutto e, considerata l’età media dei protagonisti, è già un miracolo, però è comunque davvero deboluccio. In costante bisogno di rianimazione. Un paio di battute giocate sull’anzianità vanno a segno, anche se alcune sembra di averle già appena sentite ne Il grande match, ma in tutto e per tutto si tratta di una pellicola troppo tradizionale, troppo classica, troppo vecchio stile. Una notte da leoni, almeno il primo, possedeva una forza innovativa, un modo differente dal solito di raccontare un addio al celibato, ripercorrendo quanto successo la notte prima soltanto il giorno dopo, il giorno dell’hangover.
In Last Vegas il racconto è invece lineare. Tutto fila liscio e in maniera prevedibile come ci si potrebbe aspettare guardando il trailer e, in un addio al celibato per di più celebrato a Las Vegas, tutto NON deve filare liscio.

Grazie al mestiere dei 4, anzi dei 3 grandi attori protagonisti, la visione del film procede comunque senza troppi sbadigli, ma a compromettere la riuscita del tutto vanno aggiunte varie note negative: ci sono alcuni siparietti (poco) comici da far invidia a un filmaccio degli ultimi tempi dei Vanzina, la colonna sonora suona piuttosto agghiacciante, c'è una regia che più piatta di così si muore e, soprattutto, emerge un buonismo di fondo davvero imbarazzante e fastidioso. Come ne Il grande match. Va bene addolcirsi con il passare degli anni, però qui si supera il limite. Tutte le varie storielle e sotto-storielle, che avrebbero potuto generare dei bei drammoni, si sgonfiano e terminano nell’happy ending più happy che si potrebbe immaginare.
E poi ATTENZIONE SPOILER! nessuno dei protagonisti schiatta.
Cioè, 4 vecchini vanno a fare un addio al celibato a Las Vegas in mezzo a figa, alcool e droghe e nessuno ci rimette le penne e non ha manco un infarto?
Dai, non esiste.
(voto 5/10)

martedì 21 gennaio 2014

IL GRANDE MEH




Il grande match. Sylvester Stallone contro Robert De Niro?
Ma va là, a chi frega più niente ormai di quei due jovanotti?
Il vero grande match, almeno nella blogosfera cinematografica, è quello tra il sottoscritto Cannibal Kid e il suo acerrimo eterno rivale, MrJamesFord. Uno scontro tra differenti generazioni, tra differenti visioni del mondo e tra differenti visioni del cinema. Uno scontro che negli ultimi tempi si è un po’ affievolito. I due grandi sfidanti sul ring della rete hanno progressivamente smussato le loro opinioni, hanno cominciato ad avvicinare le loro posizioni contrastanti, si sono ritrovati sempre più spesso d’accordo.
Questo periodo di relativa quiete è ora finalmente destinato a giungere al termine. Il terreno di scontro?
Naturalmente Il grande match, il film che racconta della rivalità tra due vecchi pugili pure loro eterni nemici: Henry “Razor” Sharp, interpretato da Sylvester Stallone, e Robert De Niro alias Billy “The Kid” McDonnen. La parola quindi a Sylvester Fordone e a Billy The Cannibal Peppa Kid. Che il vero grande match abbia inizio, attraverso questo scambio di pugni verbali!


Cannibal Kid Una cosa che non capisco sono quelli che per tutta la vita riguardano sempre gli stessi film, riascoltano sempre le stesse canzoni e hanno sempre gli stessi miti. Da un certo punto di vista lo capisco. È una cosa rassicurante. Però nella vita credo sia bello, e soprattutto divertente, scoprire anche altre cose. Va bene avere i propri punti di riferimento, ma allo stesso tempo bisogna mettersi di fronte a una tragica verità: anche i tuoi miti, a meno che non li veneri in maniera incondizionata e cieca, sono destinati a deluderti. Io ad esempio ho adorato gli Smashing Pumpkins negli anni ’90, però riconosco come Billy Corgan non ne abbia praticamente più azzeccata mezza da 15 anni. Oppure ho adorato anche e continuo ad adorare Bret Easton Ellis, però il film che ha sceneggiato di recente, The Canyons è una mezza boiata. Lo riconosco.
Con calma, Ford, ma ci sto arrivando al primo pugno che voglio tirarti: possibile che non ti stufi mai di venerare e parlare sempre bene di Sylvester Stallone? Capisco che lui in effetti di grandi film non ne ha mai fatti quindi non può nemmeno peggiorare troppo, però negli ultimi tempi sta sempre più raschiando il fondo, non credi?
MrFord Un primo pugno non troppo convinto, questo, caro il mio Peppa Kid, che forse potrebbe essere paragonato ad uno spento jab. Stallone è stato un grande mito della mia infanzia, un action hero dal cuore tenero che ai tempi riusciva a toccare la parte sensibile nascosta dietro la timidezza e quella spinta dalla voglia di riscatto, che negli ultimi anni ho fieramente recuperato rivalutando pienamente proprio il suo valore "sociologico", un po’ quello che è accaduto agli spaghetti western dopo la sponsorizzazione di Tarantino.
Allo stesso modo sono sempre stato pronto a criticare, ad esempio, il suo lavoro dei tardi anni novanta, che il vecchio Sly ha dovuto faticare parecchio per recuperare: per rendere possibile quest'impresa, ha rispolverato proprio le atmosfere dei cari, vecchi eighties. Se la cosa funziona, dunque, perchè smettere!?
Cannibal Kid Perché un revival 80s ci può ancora ancora stare, se lo fai una volta. Poi diventa una cosa patetica, anche perché gli anni ’80 sono finiti da un pezzo. E, a parte l’Italia che è ancora rimasta ferma al berlusconismo e allo yuppismo, il resto del mondo è andato avanti. Per fortuna.
MrFord A dire il vero a me pare il revival anni ottanta non sia ancora passato di moda, tra remake e film che tu stesso hai molto apprezzato - vedi Take me home tonight -. Senza contare che Sly è immortale e continuerà ad essere giustamente celebrato anche tra mille anni.
Cannibal Kid Take Me Home Tonight è un film del 2011. Sveglia, Ford, siamo nel 2014. Ormai il revival 80s ha rotto!
Senza contare che Sly, a parte da te, è celebrato giusto dai Razzie Awards!
UAHAH
UAAAAHAAAAH
UAAAAAAAHAAAAAAAAAAAH!

Sylvester Stallone arrestato. Per recitazione in stato di ebbrezza.

Cannibal Kid Entrando nello specifico di questo ultimo Il grande match, Sylvester Stallone è ormai sempre più la parodia di se stesso. Io non ho visto tutti i suoi film come hai fatto tu, Ford, e manco ci tengo a farlo, ma quelli che ho visto mi sono sufficienti per capire che fa sempre la stessa identica parte. Si può considerare una cosa del genere recitare?
E cos’è successo poi alla sua faccia?
MrFord Probabilmente l'unione tra botulino e anni che passano non stanno facendo un gran bene al buon Silvestrone, anche se, per avere quasi settant'anni, direi che si mantiene fisicamente molto più in forma di te, finto giovane!
Poi, quella che tu chiami parodia di se stesso, io la chiamo grande autoironia!
Cannibal Kid Dubito che l'unico uomo al mondo più rifatto di Serena Grandi nella Grande bellezza sia più in forma di me. Vado a correre tutti i giorni, io. E senza manco ascoltare “Eye of the Tiger”! Sono in forma come l’Oscar Pistorius dei tempi migliori, escluse le protesi e gli istinti omicidi. Ok, in pratica non c’entro un cazzo con Oscar Pistorius. E forse non è nemmeno un così grosso male…

"Forza Sly, con 'sta forza non riusciresti a mettere K.O. manco quel peso piuma di Peppa Pig, figuriamoci Jake LaMotta!"

Cannibal Kid Complessivamente, il film Il grande match non è nemmeno realizzato così malamente. Anzi, nella sua paraculaggine è un discreto prodotto commerciale. Se solo fossimo ancora negli anni Ottanta uahahah.
Oggi appare invece come una pellicola nemmeno brutta, solo giunta fuori tempo massimo. Un film che nel suo essere così esplicitamente fuori moda e fuori dal mondo, proprio come te Ford ahah, non si fa nemmeno odiare troppo. Da una parte fa un po’ tenerezza, dall’altra un pochino di tristezza. E poi va detto, che, sullo stesso genere di vecchietti moribondi alla riscossa, film come Di nuovo in gioco con il tuo altro idolo Clint Eastwood e il recente Uomini di parola mi sono sembrati più riusciti.
MrFord Di nuovo in gioco e Uomini di parola, in effetti, sono pellicole molto simili a questa, e se dovessi metterle in scala Il grande match sarebbe sicuramente il terzo in graduatoria, eppure me lo sono goduto proprio con quel mix di dolceamaro che queste pellicole devono necessariamente ispirare allo spettatore. Parliamo di vecchi miti ormai sul viale del tramonto, dunque perchè non regalare agli stessi una grande - e prolungata, perchè no!? - uscita di scena?
Cannibal Kid Perché, appunto, è ormai troppo prolungata.
Più che un’uscita di scena, sta diventando un accanimento terapeutico.
Forse sarebbe ora di prendere in considerazione l’eutanasia uahahah!
MrFord Stai tranquillo, che Sly seppellisce anche noi. Soprattutto te! Ahahahahah!

"Puoi sforzarti quanto vuoi, Sly, ma non sarai mai capace a recitare, ahah!"

Cannibal Kid Come dicevo poc’anzi, il film è comunque abbastanza ben orchestrato, visto che al suo interno mescola un po’ di tutto. C’è la parte comica, che è quella che funziona di più. Le battute sulla vecchiezzitudine dei due protagonisti funzionano, anche se dopo qualche minuto cominciano a stufare. Come io quando piglio Ford per il culo sulla sua mentalità da vecchio. Posso dire che Giorgio Napolitano al suo confronto è il nuovo che avanza, però poi basta. Finisce lì. Il film invece va avanti per 2 ore con battute tutte dello stesso tipo. A provare a vivacizzare un po’ la situazione smorta dei cadaverici Stallone/De Niro ci pensano allora Kevin Hart e soprattutto uno scatenato Alan Arkin. Stendiamo un velo pietoso invece sulle terrificanti scene sui titoli di coda, che non fanno ridere manco per sbaglio.
Poi c’è la parte action, davvero penosa. Il regista Peter mezza Segal dirige in maniera blanda, facendosi contagiare dalla lentezza dei movimenti dei due protagonisti, e il combattimento finale è teso quanto una gara di velocità tra lumache.
La parte che funziona meno è però quella più drama, quella più famigliare. Qui il film finisce per somigliare a una versione buonista di The Wrestler, con tanto di Kim Basinger che vorrebbe ripetere l’exploit di Marisa Tomei, peccato le abbiano regalato un personaggino dello spessore di una sottiletta. È la fiera dei buoni sentimenti, del volemose bene, e il grande match tanto atteso (ma da chi?) finisce in farsa. E poi Ford hai pure il coraggio di accusare Hunger Games di buonismo… Ma per favore, qui ci manca solo che Stallone e De Niro si diano i bacini e si regalino orsacchiotti, e poi Il grande match si trasforma davvero nel film più puccioso e cuoricioso dell’anno.
MrFord Nonostante i tuoi sforzi, Coniglione, direi proprio che sul ring non riusciresti neppure a mettere al tappeto un arzillo vecchietto come l'incontenibile Alan Arkin di questo film, senza dubbio il migliore del cast. Invece sai come rispondo a questo tuo blando mettermi all'angolo? Abbassando la guardia sbeffeggiandoti come il miglior Alì, invitando il prossimo colpo prima della mia offensiva decisiva: Il grande match è un prodotto artigianale, un blockbuster con tutti i topoi di genere, buonismo compreso, cui manca il mordente ed il ritmo dei migliori Rocky o la meraviglia autoriale di Toro scatenato, eppure va bene proprio per questo.
E' un film da Saloon, di pancia, carne e sangue, una versione popolare e di categoria decisamente più "leggera" del peso massimo The wrestler: ma va bene così. In fondo tutti sanno che invecchiando si diventa più spigolosi ma anche più buoni.
Senza contare che, come nella sequenza del confronto con il lottatore di MMA, l'intramontabile Sly è ancora in grado di mandare al tappeto tutte le Katniss Kid che dovrebbero - e il condizionale è d'obbligo - essere il futuro del Cinema d'intrattenimento.
Cannibal Kid Il cinema d’intrattenimento e i blockbuster dovrebbero essere rivolti al grande pubblico. O comunque a un pubblico. Considerando come questo Grande match all’infuori del tuo Saloon l’abbia visto giusto io e quattro gatti pensionati in croce, mentre Hunger Games ha giustamente spopolato in tutto il mondo, direi che Sly è bello che tramontato e Katniss Kid è – senza condizionale – il futuro nonché il presente del cinema d’intrattenimento.
È un mondo ingiusto?
No, è così che vanno le cose, a parte in Italia. Il ricambio generazionale è cosa buona e giusta. Quindi adesso tu, Sly, De Niro, Alan Arkin e pure Kim Basinger godetevi il vostro meritato (eterno) riposo e levatevi dalle palle, buahahah!
SBEM, piaciuto questo colpo sotto la cintola, Sylvester Fordone?
MrFord Ci leveremo dalle palle soltanto quando potremo essere sicuri di aver affidato il mondo a qualcuno almeno vagamente responsabile, cara la mia Katniss Kid Breaker!

Billy the Cannibal Kid De Niro mette al tappeto Sylvester Fordone!

Il grande match
(USA 2013)
Titolo originale: Grudge Match
Regia: Peter Segel
Sceneggiatura: Tim Kelleher, Rodney Rothman
Cast: Sylvester Stallone, Robert De Niro, Kevin Hart, Alan Arkin, Kim Basinger, Jon Bernthal, LL Cool J, Anthony Anderson, Mike Tyson, Evander Holyfield
Genere: vecchietti anziani alla riscossa
Se ti piace guarda anche: Uomini di parola, Di nuovo in gioco, The Wrestler, Last Vegas
(voto cannibale 5,5/10)


(voto fordiano 6,5/10)

venerdì 10 gennaio 2014

AMERICAN HUSTLE – JENNIFER LAWRENCE NON INGANNA, FORSE




American Hustle - L'apparenza inganna
(USA 2013)
Titolo originale: American Hustle
Regia: David O. Russell
Sceneggiatura: Eric Singer, David O. Russell
Cast: Christian Bale, Amy Adams, Bradley Cooper, Jennifer Lawrence, Jeremy Renner, Louis C.K., Jack Huston, Michael Peña, Shea Whigham, Alessandro Nivola, Elisabeth Röhm, Adrian Martinez, Robert De Niro
Genere: omni genere
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Jennifer Lawrence, per fortuna di noi tutti, ha deciso di chiudere il duemilatredici ed aprire con la stessa prepotenza il duemilaquattordici, alla faccia di chi pensa ancora di poter non amare il Cinema e perfino di quel bollito del mio antagonista MrFord, capace di rinsavire alla vista delle tette, volevo dire delle qualità attoriali della Jennifer di noi tutti. Quando poi al suo fianco si schiera un altro attore cannibale di culto come Christian Bale, il successo è assicurato.
Ma sarà davvero così o l'apparenza di questo ingannevole nuovo film di David O. Russell rivelerà una sostanza non positiva come quella del suo più famoso lato, che lo scorso anno fu giustamente riconosciuto ai Globes e agli Oscar fino a venire inserito nella top ten cannibale di fine anno?
La parola ai fatti. Sempre che quelli che racconterò qui siano quelli realmente accaduti.

Jennifer Lawrence non è assolutamente una delle attrici più fighe dotate del panorama hollywoodiano.

"David O., mi hai ingannata: avevi detto che sarei stata la protagonista assoluta!"
Questa affermazione è chiaramente una truffa, di quelle così semplici da smascherare che perfino il vecchio Ford con i suoi neuroni ormai distrutti da anni di action movies riuscirebbe facilmente a smontare.
Ma esistono inganni ben più complessi ed articolati di questo, che si annidano ben bene in ogni sfumatura di American Hustle: il primo è quello che riguarda i distributori, che da bravi furbetti hanno confezionato un trailer pronto a far credere che la nostra Jennifer Lawrence, così come era stato per lo strepitoso Il lato positivo, sarebbe stata la protagonista indiscussa del nuovo lavoro di David O. Russell. E invece ci si siede comodi comodi in sala e si scopre che, per quanto straordinariamente figa dotata, la Lawrence finisce per essere un personaggio tutto sommato marginale, per quanto decisivo per la risoluzione della trama e lo scioglimento della tensione della pellicola, quando con marginale intendo troppo poco presente on screen.

Un altro inganno potrebbe essere quello del seno di Amy Adams, furbamente messo in evidenza dall'abbigliamento generosamente scollato che la pur brava interprete di The Master e The Fighter non può considerare, come non facciamo noi dall'occhio lungo del resto, al pari di quello della sempre presente, almeno in questo post, Jennifer Lawrence, che probabilmente abbigliata allo stesso modo avrebbe provocato un'impennata d'incassi alla pellicola. E non solo agli incassi.

Sfida tra scollature: chi ha la meglio?

Un altro dubbio ancora è senza dubbio quello protagonista della sequenza prenotata fin da ora come la più agghiacciante del 2014, che vede il parrucchino con riporto di Christian Bale, una cosa in grado di far impallidire perfino quello di Nicolas Cage, perfetta nel mostrare l'aspetto decisamente non gradevole del protagonista Irving Rosenfeld, esperto, ovviamente, di truffe di ogni genere.
E lo stesso antieroe interpretato come sempre alla grande dall'idolo cannibalesco Bale rappresenta a suo modo un altro inganno, considerata la sua natura ambigua che nella prima parte lo mostra come fosse la vera anima nera della pellicola per poi cedere il passo rispetto al cosiddetto buono, il Richie Di Maso di Bradley Cooper, che con il passare dei minuti tanto buono non pare più, se non fosse per quel finale che rimescola una volta ancora le carte.
Del resto, con le truffe va così, non siete d'accordo?

Sfida tra acconciature: chi ha la peggio?

"Visto che per questo film devo girare pochissime scene,
per ammazzare un po' il tempo vado a battere in strada..."
Ed è d'accordo anche David O. Russell, che confeziona un prodotto talmente ben fatto, recitato, fotografato, colonnasonorato da finire per risultare posticcio almeno quanto il parruccone di Irving/Bale, uno di quei film che non si arriva mai davvero bene a comprendere se si tratti di un fuoco di paglia o di una vera chicca. O almeno questo è quello che credo, ma ammetto che potrei essermi fatto troppo sconvolgere da una mancanza di Jennifer Lawrence troppo pronunciata, e dunque non aver colto la profondità del messaggio e del sibillino finale quasi scorsesiano.
Ma le truffe sono come la pesca sul ghiaccio, altra attività all'aria fin troppo aperta che andrebbe bene giusto per qualche aspirante Rambo fordiano ma certo non per il sottoscritto, e basta voltare le spalle un momento per finire a mollo a fare compagnia alla fauna ittica di un lago nordamericano, cosa che, date le temperature di questo periodo, potrebbe essere piuttosto nociva per la salute. Dunque questo American Hustle potrebbe rivelarsi una bella confezione vuota oppure una discreta visione, per quanto sia presente più una Amy Adams che non una Jennifer Lawrence.

Come in ogni truffa che si rispetti, dunque, starà allo spettatore decidere se farsi infinocchiare per benino, rimanere deluso o godersi una visione non memorabile ma comunque piacevole, un po' come rispetto a questo post.
Perchè, cari i miei cannibalini tutti, anche questo post è una truffa.
Potrei averlo scritto io, il mitico Cannibal Kid, oppure no.
Potrebbe averlo scritto Jennifer Lawrence.
O David O. Russell.
O purtroppo per noi tutti, potrebbe perfino averlo scritto Ford.
E in questo caso il ghiaccio comincerebbe a scricchiolare.
Cannibal Kid MrFord
(Voto 6,5/10)

"Vi abbiamo fregati, haha!"

venerdì 22 febbraio 2013

IL LATO POSITIVO DI JENNIFER LAWRENCE? QUALUNQUE LATO

Il lato positivo - Silver Linings Playbook
(USA 2012)
Titolo originale: Silver Linings Playbook
Regia: David O. Russell
Sceneggiatura: David O. Russell
Tratto dal libro: The Silver Linings Playbook di Matthew Quick
Cast: Bradley Cooper, Jennifer Lawrence, Robert De Niro, Jacki Weaver, Chris Tucker, Shea Whigham, John Ortiz, Julia Stiles, Anupam Kher, Dash Mihok, Cheryl Williams, Brea Bee
Genere: pazzo
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Uscita italiana: 7 marzo

Pat (Bradley Cooper) impazzisce quando sente questa canzone, “My Cherie Amour” di Stevie Wonder. Impazzisce non di gioia. Dà i numeri. Va fuori. Sclera di brutto perché è il pezzo che gli ricorda il suo matrimonio finito.



"Mi stai guardando le tette con la vista periferica, vero?
"Mmm... no?"
Ecco. Io ho una reazione simile ogni volta che ascolto un pezzo dei Modà. Cioè, come si fa a non impazzire quando si sente quella voce urticante di Kekko cantare? Eh, me lo sapete spiegare COME SI FA? Com’è possibile che quello lì sia considerato da qualcuno un GRANDE CANTANTE O ANCHE SOLO UN CANTANTE? QUELL’URLATORE FOLLE LI’ SAREBBE UN CANTANTE? DITEMELO, PER FAVORE, SPIEGATEMELO!
Ci sono altre cose però che mi fanno perdere il senno. Non il sonno, magari. Il senno sì. Com’è possibile che ai prossimi Oscar vincerà quasi sicuramente Lincoln? O, se non vincerà Lincoln che se non altro è un film di interesse storico, vinceranno pellicole ancora peggiori come la fiabetta zen da quattro soldi di Vita di Pi, o la ruffianata d'autore Amour o il musicarello fracassatimpanienonsolotimpani Les Misérables? Esiste anche una possibilità che possa vincere un buon film come Argo. È quasi impossibile invece che vinceranno i film migliori, dei film STREPITOSI come Django Unchained, Zero Dark Thirty, Re della terra selvaggia o questo Il lato positivo, il mio personale preferito. Persino più di Django. Sì, l’ho detto.
È facile dire che si deve guardare il lato positivo, ma come si fa quando esistono tali ingiustizie nel mondo? Eh? COME SI FA, MALEDIZIONE, COME SI FA? E DOMENICA CI SONO LE ELEZIONI E QUALCUNO VOTERA’ ANCORA QUELLO LA’. MA COME SI FA?

"Dai che il giaguaro caimano a questo giro prende meno voti di Oscar Giannino!"
Scusate lo sfogo. Ora che ho preso i miei medicinali, mi sento più tranquillo. La mente è annebbiata, un poco annebbiata. Mi sento rintontito. Sensazione non nuova. Almeno sono più rilassato e vi posso parlare con calma di Silver Linings Playbook.
Questione titolo. La faccenda si complica subito. Respira, Cannibal, respira. Devi stare molto calmo, come canta Neffa in radio in questi giorni.
Silver Linings Playbook è un titolo intraducibile. La traduzione letterale sarebbe “L’orlo argenteo del libretto” e il titolo con cui si era pensato di farlo uscire all’inizio era “L’orlo argenteo delle nuvole”, non esattamente uno di quei titoli che si ricordano facilmente.
“Cosa andiamo a vedere questa sera?”
“Oh, io volevo vedere quel film con la tipa sgnacchera di Hunger Games e il tipo di Una notte da leoni. Come si chiama? Non mi viene più in mente. Il coso d’argento di non mi ricordo più cosa… Vabbè, lasciamo perdere. Andiamo a vedere il film di Alessandro Siani che facciamo prima…”.
Un titolo del genere non era poi nemmeno tanto male, visto che l’originale inglese fa riferimento ai versi della poesia di John Milton, “Comus”.

“Was I deceiv'd, or did a sable cloud
Turn forth her silver lining on the night?”

"Smettila di dire che Hunger Games è un film solo per bimbiminkia!
E' piaciuto anche a mio cuggino che ha ben 18 anni e 2 giorni!"
Una frasa positiva, che significa che dietro ogni nuvola oscura si nasconde uno spiraglio argenteo di luce.
Tradotto in termini cinematografici: dietro ogni pessimo Cloud Atlas si nasconde uno splendido Silver Linings Playbook. Ma questa - forse - è un’interpretazione tutta mia delle parole usate da John Milton nella sua poesia del 1634.
Alla fine, la distribuzione italiana ha deciso di fare uscire il film con il più semplice “Il lato positivo”, una semplificazione eccessiva, ma che comunque rende all’incirca il messaggio dell’originale. Magari non un titolo favoloso, ma se non altro non un obbrobrio come Eternal Sunshine of the Spotless Mind reso con l’ammiccante Se mi lasci ti cancello.
Cerco allora di vedere il lato positivo e non infervorarmi, una volta tanto, con la distribuzione italiana. Se con il titolo hanno fatto quello che potevano, e non era impresa facile, c’è da lamentarsi allora semmai per il ritardo con cui verrà distribuita la pellicola, in uscita in Italia solo il 7 marzo. Sarebbe stato troppo furbo farla uscire prima degli Oscar, per sfruttare l’hype delle ben 8 meritate nomination agguantate agli Oscar? SAREBBE STATA UNA MOSSA TROPPO ASTUTA? EH?

"Hey Katniss, i soldi spesi per Hunger Games li voglio comunque indietro!"
Perché mi arrabbio ancora? Ormai dovrei esserci abituato, a queste mosse nonsense della fantascientifica distribuzione nostrana. Meglio allora parlare del film.
Che bel film. Il lato positivo sì che è un toccasana positivo. È una commedia che fa ridere. Cosa che dovrebbe essere scontata invece no. È sempre più una specie in via d'estinzione una commedia che sappia davvero far ridere. Spesso fanno più ridere folli esperimenti tra sci-fi e horror come John Dies at the End o dramedy come Quasi amici. Questa invece è una commedia vera e propria e mi ha fatto ridere. Molto. Miracolo. Una commedia folle sulla follia. Il regista David O. Russell, non fenomenale però bravo, dopo la parentesi sul ring con The Fighter, non fenomenale però bello, torna dalle parti di I ♥ Huckabees, da noi anche noto con lo strano titolo di Le strane coincidenze della vita, una pellicola illuminata da lampi di stralunata genialità alla Wes Anderson, un film imperfetto che però avevo adorato.
Con Il lato positivo, Russell cambia ancora lato. Non so se questa cosa mi piaccia o meno. A ogni suo film, il suo cinema è diverso. Tra l’acerbo Amori e disastri, The Fighter, Le strane coincidenze della vita e questo è davvero dura trovare dei punti di contatto. Il suo cinema è in costante evoluzione, non offre punti di riferimento solidi. E ciò è un bene, guardando l’orlo argenteo che sbuca fuori. Guardando invece le nubi, David O. Russell non ha uno stile definito, tutto suo, non ha una sua specifica poetica tipica dei grandi autori.
Detto questo, Silver Linings Playbook è di gran lunga il suo film migliore, quello che magari marcherà la sua cifra stilistica da qui in avanti. O magari no, magari il regista e sceneggiatore cercherà nuove sfide e volerà tra altre nuvole, alla ricerca di nuovi spiragli di luce.

"Papà, ma come ti è venuto in mente di girare Manuale d'amore 3?
"Non lo so, figliolo. Non lo so. Forse per le tette della Bellucci?"
Silver Linings Playbook è un film clamorosamente bello. O magari no. È solo che provoca un effetto positivo. Mi fa stare bene mi fa stare bene mi fa stare bene ma non è (per fortuna) una canzone di Biagio Antonacci. Più che un film, è una cazzo di terapia. Non solo per il protagonista Pat, un Bradley Cooper che qui è bravo. Non stellare. Non da Oscar magari, ma la nomination ci sta tutta. È anche una terapia per lo spettatore. Una terapia non fatta di sedute psicanalitiche, come ci si potrebbe attendere a inizio pellicola. A muovere il cambiamento del protagonista è l’incontro con una tipa che forse è persino più stralunata di lui. E sì che lui è uno che in piena notte sveglia tutto il vicinato lamentandosi per il finale tragico di Addio alle armi di Ernest “fottuto” Hemingway.
Lei, Tiffany, è ancora più fuori di lui. Lei, Tiffany, è interpretata da Jennifer Lawrence, ripeto: Jennifer Lawrence, qui irresistibile, fulminata, vedova e pure affetta da ninfomania. Chi non vuole aiutare una come Jennifer Lawrence ad alleviare il dolore per la sua perdita?
Il protagonista Pat, ecco chi. Giusto un pazzo può non essere pazzo per Jennifer Lawrence. A sua discolpa, va detto che è ancora preso dalla moglie, quella con cui aveva diviso il ballo sulle dolci note di Stevie Wonder che vi ho fatto sorbire ascoltare in apertura di post, quella che però non vede più da quando lui è stato ricoverato in manicomio, pardon in una struttura psichiatrica. Perché lui, non ve l’ho ancora detto?, è affetto da disturbo bipolare, quindi un momento è tutto tranquillo e a posto e poi all’improvviso sclera e dà di matto.

"Non credete che riesca a vedere il lato positivo delle cose? Pazzesco!
Solo perché sembro uscita da un film di Tim Burton dopo un concerto
di Marilyn Manson e un sacrificio umano delle Bestie di Satana?"
Cosa succede dall’incontro tra due matti?
Sono scintille, ecco cosa succede, e intorno a loro verranno coinvolti anche tutti gli altri personaggi, da un Robert De Niro finalmente tornato a un’interpretazione degna di nota e da nomination agli Oscar, fino a un sorprendente Chris Tucker, quello finora conosciuto per i Rush Hour con Jackie Chain e qui capace di mostrare un lato inedito, un lato positivo.
Che altro succede, dall’incontro tra due matti?
Succede che ve lo scoprite da soli. Perché se non guardate questo film giuro che potrei perdere la pazienza. Sono stato buono e quieto per quasi tutto il post, però se mi dite che Il lato positivo non lo volete vedere io perdo le staffe e vi faccio vedere il mio lato negativo, avete capito? NON L’AVETE CAPITO? VOLETE PROPRIO FARMI URLARE E COSTRINGERVI A VEDERLO A COSTO DI LEGARVI A UNA SEDIA? PER CHI MI AVETE PRESO? PER UN PAZZO? UN PAZZO FURIOSO? UN PAZZO PERICOLOSO? UN PAZZO URLATORE COME IL MALEDETTO CANTANTE DEI MALEDETTI MODA’?

Okay, mi hanno portato di nuovo i miei medicinali. Non mi piace prenderli, però so che mi aiutano. Mi hanno fatto tornare quieto, pacifico. Sono tornato calmo e in pace con il mondo. Però volevo dire ancora una cosa: chi si lamenterà per il finale, oltre a rischiare seriamente di scatenare di nuovo TUTTA LA MIA IRA, vorrà dire che non ha capito un beneamato CA…volo dello spirito di questo film. Un film excelsior.
(voto 9/10)

Post pubblicato anche su L'OraBlù e nuovo minimal poster realizzato per l'occasione dall'ottimo C(h)erotto.




lunedì 12 novembre 2012

Un film a luci rosse (ma non è quello che pensate, sporcaccioni)

Red Lights
(Spagna, USA 2012)
Regia: Rodrigo Cortés
Sceneggiatura: Rodrigo Cortés
Cast: Cillian Murphy, Sigourney Weaver, Robert De Niro, Elizabeth Olsen, Burn Gorman, Joely Richardson, Toby Jones, Craig Roberts
Genere: paranormale
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Avete presente il mago Otelma, il Divino Mago Otelma?



Mmm, no. Forse ho sbagliato esempio.
Rifacciamo: avete presente Giucas Casella?



Bene, in Red Lights Robert De Niro interpreta la parte del Giucas Casella di turno. Un sensitivo barra illusionista barra mago in grado di compiere trucchi incredibili e stupefacenti, come guarire le persone, intrecciare le dita e piegare cucchiai come il bambino pelato di Matrix.



Dicevamo… Robert De Niro è Giucas Casella Simon Silver, un sensitivo non vedente che torna alla ribalta dopo oltre 30 anni che era la gente a non vederlo. Sulle scene. Un’assenza arrivata dopo la misteriosa morte del giornalista che metteva in discussione la veridicità della sua “magia”, avvenuta proprio durante una sua performance.
Simon Silver questa volta si troverà però di fronte ad altre persone che nutrono qualche (legittimo) dubbio sui suoi poteri mentali paranormali.

"Mamma, papà, sono sconvolta! Sicuri di NON avermi adottata?"
È qui che entra in gioco la squadra capitanata da Sigourney Weaver, che ormai compare in più film (non sempre riusciti) di Robert De Niro, e formata da Cillian Murphy (28 giorni dopo, Batman Begins) qui tornato a rispolverare un’ottima interpretazione dopo un po’ di film (non sempre riusciti), e poi anche da Elizabeth Olsen. La sorellina delle odiose gemelle Olsen dimostra come il talento non sia una questione genetica o, nel caso lo sia, in quel caso lei è stata adottata. Elizabeth Olsen, per quanto qui abbia solo un piccolo ruolo, si rivela ancora una volta l’attrice rivelazione dell’anno, dopo le stupefacenti prove in La fuga di Martha e Silent House.
I tre formano una squadra speciale per smascherare i medium truffatori. Che poi, secondo la teoria di Sigourney Weaver, tutti coloro che hanno a che fare con il paranormale sono dei truffatori e quindi possono essere smascherati. Ce la faranno anche con il Divino Simon Silver?

"A me gli occhi!"
Ehm... cioè... dicevo così, per dire..."
Red Lights è un film che se non gli si domanda di essere un capolavoro o qualcosa di totalmente originale può regalare delle soddisfazioni. A firmare regia e sceneggiatura ritroviamo quel furbacchione di Rodrigo Cortés, regista spagnolo molto discusso per la sua prova precedente, quel Buried - Sepolto tutto ambientato dentro una bara salutato da alcuni come una genialata e sbeffeggiato da altri. A me aveva fatto alquanto cacare, però questa è tutta un’altra storia, tutta un’altra pellicola. Pure questa furbetta, ma in un senso positivo.
Dopo aver “dilatato” la scena di Kill Bill con La Sposa sepolta nel film precedente, i riferimenti dello spagnolo sembrano essere questa volta il David Fincher anni ’90 per la costruzione dell’atmosfera thriller e soprattutto il primo M. Night Shyamalan per il modo di affrontare la tematica del paranormal (non activity). Red Lights è il classico thrillerone di quelli come negli ultimi tempi non se ne fanno più molti. Un po’ fuori moda come film, quindi, eppure se vi fate coinvolgere dai meccanismi della storia regala una visione avvincente e tesa. Non tutto gira al meglio, la sceneggiatura ha qualche momento di calo, il finale punta troppo sull’effettone sorpresa, peccato arrivi con dieci e passa anni di ritardo sul Sesto senso e simili, Robert De Niro una volta era il punto di forza di qualunque pellicola mentre oggi appare solo l’ombra del grande attore che è stato, però per me Red Lights è da luce verde. Cosa che significa: procedete pure con la visione, ma attenti, perché le cose non sono ma.̸̸̸̸̸̸̸̸̸̸̸̸̸̸̸̸̸̸̸̨̨̨̨̨̨̨̨̨̨ come sembrano e se credete di avere lo schermo sporco, forse non è davvero cos.̸̸̸̸̸̸̸̸̸̸̸̸̸̸̸̸̸̸̸̨̨̨̨̨̨̨̨̨̨.
(voto 7/10)


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