Visualizzazione post con etichetta robert rodriguez. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta robert rodriguez. Mostra tutti i post

lunedì 6 ottobre 2014

SIN CITY – UN PAIO DI TETTE PER CUI UCCIDERE





Sin City – Una donna per cui uccidere
(USA, Cipro 2014)
Titolo originale: Sin City: A Dame to Kill For
Regia: Frank Miller, Robert Rodriguez
Sceneggiatura: Frank Miller
Cast: Mickey Rourke, Josh Brolin, Joseph Gordon-Levitt, Eva Green, Jessica Alba, Bruce Willis, Rosario Dawson, Christopher Meloni, Juno Temple, Powers Boothe, Dennis Haysbert, Jeremy Piven, Ray Liotta, Jamie Chung, Jaime King, Julia Garner, Christopher Lloyd, Marton Csokas, Jude Ciccolella, Alexa Vega, Lady Gaga
Genere: fumettoso
Se ti piace guarda anche: Sin City, Spirit, Gotham



La recensione cannibale

Sin City – Una donna per cui uccidere è stato il super mega floppone dell'estate americana. Costato $60 milioni, in patria sta facendo fatica a raggiungere quota $15 milioni e nel weekend d'apertura è riuscito a mala pena a entrare nella Top 10 dei film più visti, nonostante la totale assenza di grandi concorrenti. Perché un tonfo così clamoroso?
Per prima cosa, va detto che Robert Rodriguez non è che sia sempre una garanzia al box-office. Già la poco riuscita operazione Machete Kills doveva fargli fischiare le orecchie in tal senso.
Un altro motivo va secondo me ricercato anche nel tempismo. Il tempismo è tutto nella vita e questo Sin City 2 è giunto nel momento probabilmente meno propizio. Dal primo capitolo del 2005 è passato troppo tempo per poterne sfruttare l'hype e allo stesso tempo ne è passato troppo poco perché si possa parlare di riscoperta vintage.
Il problema fondamentale sta però probabilmente nella natura intrinseca del film stesso. Sin City 1 era un cult movie wannabe, ma non era un cult movie vero e proprio. A livello visivo rappresentava qualcosa di nuovo e di davvero fico, un modo di usare la computer grafica per realizzare un cine-fumetto folgorante, anni luce più avanti di quanto visto prima di allora e che avrebbe aperto la strada a 300 e cloni vari. Peccato soltanto che nell'anno 2014 una pellicola girata in questa maniera non faccia più notizia e la sua indubbia bellezza estetica finisca di affascinare dopo appena pochi minuti.
Una volta che viene a mancare l'effetto “WOW!” della realizzazione tecnica del film, Sin City – Una donna per cui uccidere lascia di fronte a ciò che è veramente, e che forse già il primo Sin City era: una pellicola vuota. Terribilmente vuota.

martedì 18 marzo 2014

NUOVE SERIE TV 2014 - SPRING IS COMING




Dagli USA continuano ad arrivare nuove serie tv senza sosta. Perché?
Credo sia un gomblotto per cercare di farci uscire di casa il meno possibile. Tra le tante proposte offerte dai palinsesti americani, non tutte meritano però che sprechiamo le nostre vite pur di seguirle. Ecco quindi una breve e spero utile guida per orientarsi tra alcune delle nuove proposte seriali delle ultime settimane.
E vi ricordo, se ancora colpevolmente non l’avete fatto, di recuperare True Detective. Subito.

"Voglio vedere True Detective. ORAAAAA!"
Believe
Alfonso Cuarón è tornato sulla Terra. Finalmente. Dopo il sopravvalutatissimo Gravity, il regista messicano ha ideato (veramente co-ideato insieme a tale Mark Friedman) una serie tv, Believe. Cuarón ha anche diretto l’episodio pilota e il suo zampino si vede subito. Prima scena e c’è un incidente filmato con riprese roteanti. Questa volta però non siamo nello spazio tra le astronavi, bensì si tratta più semplicemente di un incidente d’auto e la macchina da presa dopo i primi allarmanti secondi si ferma. Il pericolo nausea questa volta è scongiurato.
Il pilot della serie si sviluppa in maniera non sconvolgente, però promettente. La protagonista è la “solita” ragazzina con poteri particolari, da qualche parte tra i protagonisti di Heroes, gli X-Men, la frigida regina di ghiaccio di Frozen, Drew Barrymore in Fenomeni paranormali incontrollabili e Carrie – Ma che bello sguardo di Satana. Una tipetta particolare cui tutti danno la caccia. A proteggerla ci pensa un gruppo chiamato True Believers che no, non sono le fan di Justin Bieber, quelle si chiamano Beliebers e spero ormai siano state rinchiuse tutte in qualche ospedale psichiatrico.
Per tenerla al sicuro, i True Believers la affidano a un tizio condannato a morte. Come mai?
Lo scoprirete presto. E come si chiama la protagonista?
Bo.
No, non è che non lo so. Si chiama proprio Bo. Un bello schifo di nome, ma d’altra parte da un uomo che fa ululare Sandra Bullock nello spazio che altro vi aspettavate? Nonostante questo, il pilot non è niente male, soprattutto per i divertenti battibecchi tra i due protagonisti, mentre il secondo episodio appare già più deboluccio... Belin, a questo punto come saranno le prossime puntate?
(voto 6,5/10)

Resurrection, anche noto come L'alba dei bimbiminkia viventi
Resurrection
In breve: la versione schifosa di Les Revenants.
Se vogliamo dire qualcosa di più, dobbiamo specificare che non si tratta del remake americano della splendida serie francese che l’anno scorso ha trionfato ai Cannibal Tv Awards. Prima o poi credo lo faranno, ma non è questo. Resurrection allora è una serie originale?
Giammai! Si tratta della versione televisiva di The Returned, romanzo di Jason Mott di cui ho sentito un gran bene e che non metto in dubbio sia un’ottima lettura. Solo che la serie tv non è un’ottima visione.
Anche qui così come in Les Revenants il tema è quello dei morti che ritornano in vita. Un tema non nuovo, dopo tutto un certo Gesù Cristo in passato ha avuto un’esperienza analoga e per di più gli zombie, tra The Walking Dead e World War Z, sono oggi più popolari che mai. Solo che qui i morti risorti non camminano rallentati come dei pirla e sono in tutto e per tutto come gli altri esseri umani viventi. Un bel tema, affrontato in maniera molto originale in Les Revenants e che invece qui in Resurrection è tramortito nel più classico dei drama tv all’americana. Dialoghi da soap-opera, un’atmosfera misteriosa che vorrebbe rifarsi a Lost e invece col cavolo, personaggi banali e privi del benché minimo appeal, attori disoccupati reduci da altre serie e tra i protagonisti c'è persino un bimbetto più insopportabile di Henry di Once Upon a Time e Carl di The Walking Dead messi insieme… Ce n’è insomma abbastanza per trovarci di fronte alla ciofecona dell’anno, se le cose vanno male, oppure a un trash di discreto intrattenimento, se le cose vanno bene. Questo si vedrà con i prossimi episodi. Di certo, se volete guardarvi una bella, ma proprio bella bella serie sull’argomento morti-non-morti, fate vivere Les Revenants e uccidete questa.
(voto 5/10)

From Dusk Till Dawn: The Series
Le idee originali nel panorama televisivo americano attuale sono come oasi nel deserto. Ci sono, si vedano le fenomenali Breaking Bad e True Detective, ma sono merce rara. Qualcuno potrebbe anche obiettare sul fatto che True Detective sia una serie davvero originale e in effetti si potrebbe aprire il dibattito. Lo spunto thriller su cui si basa non è di primo pelo, però è molto particolare e personale il modo in cui la serie si sviluppa.
Tralasciando la diatriba True Detective, una serie che nasce dichiaratamente da un’idea non originale è From Dusk Till Dawn: The Series. Come potrete intuire dal titolo, si tratta della versione televisiva di Dal tramonto all’alba, pellicola sceneggiata e persino interpretata da Quentin Tarantino e diretta da Robert Rodriguez. Nonostante questo, rischia di essere paradossalmente una delle novità più originali della nuova stagione tv. La puntata pilota infatti, pur lontana dal convincere del tutto, lascia intravedere lo spazio per una serie che potrebbe evolversi in varie e imprevedibili direzioni. In attesa di scoprire quale imboccherà, per il momento ho da darvi una notizia buona e una cattiva.
Partiamo da quella cattiva: Quentin Tarantino non ha più niente a che vedere con questo prodotto. La buona notizia è che almeno Robert Rodriguez è coinvolto in prima persona, visto che è il creatore della serie, è il regista e lo sceneggiatore del pilot ed è pure il proprietario del nuovo canale americano El Rey che la trasmette. Dopo il mediocre Machete Kills, a qualcuno questo eccessivo coinvolgimento di Rodriguez potrà non sembrare nemmeno una buonissima news, ma tant’è. Qui il regista messicano ritorna su livelli dignitosi, anche se il primo episodio di From Dusk Till Dawn, nel suo essere così eccessivamente pulp e rodrigueziano, sa tanto di già visto, al cinema più che in televisione. La mancanza della tipica ironia tarantiniana inoltre si fa sentire, così come i due protagonisti, i volti nuovi D.J. Cotrona e Zane Holtz (uno che arriva dalla serie teen trash Make It or Break It), sono tutti da verificare nei panni dei fratelli Gecko che furono di George Clooney e Quentin Tarantino.
Per ora promosso, anche se senza troppo entusiasmo, in attesa di vedere come proseguirà.
(voto 6+/10)

Star-Crossed
Avete presente Roswell, serie che andava su Raidue a inizio anni Duemila?
Ecco a voi la versione aggiornata ai tempi odierni. Roswell era un serial figlio di quegli anni, con un romanticismo e dei dialoghi alla Dawson’s Creek, Star-Crossed è figlio del mondo di oggi e quindi prende una direzione più alla The Vampire Diaries. Non a caso il canale su cui va in onda è pur sempre The CW. Gli ingredienti tipici delle classiche serie del canale ci sono tutti: un triangolo sentimentale, una festa a puntata, un liceo usato più come pretesto narrativo che per andare a lezione, e protagoniste e protagonisti bellone/i che la più cessa/o è comunque una figa/o della Madonna/o.
La protagonista è Aimee Teegarden, quella che nella serie Friday Night Lights cresceva bene solo che era troppo piccola per farci pensieri impuri senza essere considerati dei maniaci, mentre adesso, anche se interpreta una liceale, ha 24 anni e quindi non dobbiamo farci alcun problema nel definirla una bella maialona. La Teegarden si trova naturalmente divisa tra due ragazzi: un umano palloso e un alieno figaccione. Che decisione ardua, chi sceglierà mai?
La serie proverà a rispondere a questo e ad altri clamorosi quesiti, del tipo: “Ma gli extraterrestri lo sapevano che sulla Terra c’era la crisi economica prima di atterrare?”.
Non ci troviamo di fronte a una serie particolarmente nuova o rivoluzionaria, ma la tematica razziale umani VS alieni ha sempre il suo fascino, soprattutto se confezionato da quei diabolici produttori di diaboliche serie teen della diabolica The CW.
E se va bene a me, buona bimbominkiata a tutti!
(voto 6,5/10)

lunedì 18 novembre 2013

MACHETE KIIIII? MACHETE KILLED... BY CANNIBAL KID




Machete Kills
(USA, Russia 2013)
Regia: Robert Rodriguez
Sceneggiatura: Kyle Ward
Cast: Danny Trejo, Demian Bichir, Amber Heard, Mel Gibson, Michelle Rodriguez, Sofía Vergara, Vanessa Hudgens, Alexa Vega, Charlie Sheen, Lady Gaga, Cuba Gooding Jr., Antonio Banderas, Walton Goggins, Tom Savini, Marko Zaror, Jessica Alba
Genere: B-movie in HD
Se ti piace guarda anche: Machete, L’uomo con i pugni di ferro, Hobo with a Shotgun

Machete non manda messaggi. Machete non twitta. Machete è totalmente anti-tecnologico. Ma le cose cambiano. Basta che una Amber Heard qualunque gli mandi una fotina sexy e Machete diventa un nerd fissato con i computer e apre pure un suo blog, dedicato a figa & armi.


Questa è la trama di Machete Kills, il secondo capitolo delle avventure dedicate all’immortale (letteralmente) personaggio interpretato da Danny Trejo?
Non proprio. Forse sarebbe stato più interessante così, visto che la sceneggiatura di questo nuovo episodio non è che brilli in maniera particolare.
Sceneggiatura?
Perché, Machete Kills ha una sceneggiatura?
In teoria sì, in pratica è giusto un pretesto. Machete viene incaricato dal presidente degli Stati Uniti, un sempre divertente ma un po’ scontato Charlie Sheen, pardon Carlos Estevez, in versione Bunga Bunga, di uccidere il folle terrorista messicano Mendez, un Demian Bichir molto bravo nella serie The Bridge e nel film Per una vita migliore - A Better Life, per cui ha anche ricevuto la nomina all’Oscar, ma qui totalmente fuori parte come pazzo psicopatico dalla doppia personalità.
A non funzionare è proprio il tanto variegato e strombazzato cast, dettaglio mica da poco per un film che, anziché sulla storia, punta tutto sulla comparsa uno dopo l’altro dei vari personaggi che appaiono all’interno dello spettacolo personale di Machete.

Vogliamo parlare di Lady Gaga?
Per la seconda volta nel giro di pochi giorni mi tocca massacrarla. Pensare che fino a qualche tempo fa in questo blog veniva idolatrata. Negli ultimi tempi mi sembra invece che tutto ciò che tocca si trasformi in poop. La sua apparizione in Machete Kills appare giusto una mossa di marketing per far parlare della pellicola. Mossa non riuscita, considerati i risultati penosi al botteghino americano. La comparsata della Germanotta è poco più di un cameo e si limita a essere un update della sua parte nell’ottimo video di “Telephone” girato con Beyoncé e diretto da Jonas Akerlund, ai tempi in cui tutto ciò che toccava si trasformava  in oro. Tempi che sembrano lontani un’eternità e invece era giusto il 2010. Tralasciando ciò e parlando di recitazione, quali sono i livelli di espressività esibiti dalla Gaga in questo Machete Kills?
Non pervenuti.

"Cannibal, in questi giorni m'hai proprio rotti li cojoni!"

Altrettanto pessime pure le apparizioni del terribile Cuba Gooding Jr., uno dei più vergognosi vincitori di premi Oscar nella storia del cinema, così come del sempre più irritante Antonio “Mulino Bianco” Banderas, per non parlare di Mel Gibson. Nei panni del cattivone di turno è del tutto improbabile e riesce persino a far rimpiangere il villain del primo capitolo interpretato da Steven Seagal. E ho detto Steven “attore più merdoso del mondo” Seagal, mica Al Pacino.

"Recitare male io? Ahah!"

"Ho appena visto un pezzo di girato e...
in effetti quel Cannibal Pirl non ha tutti i torti."

Tra una comparsata e l’altra, il film comunque è più che altro un one man-show tutto dedicato al bellissimo e poco rugoso Machete/Danny Trejo. Un Machete qui agguerrito, ma decisamente più attapirato rispetto al primo episodio. D’altra parte se ti uccidono la tua Jessica Alba davanti agli occhi proprio a inizio pellicola, è difficile poi non essere un po’ attapirati.
A provare a tirargli su il morale, e pure qualcos’altro, ci pensa allora Amber Heard, con il personaggio di una spia sotto copertura nelle vesti di Miss San Antonio. Bene così? Insomma, il suo personaggio troppo stereotipato, lei troppo castigata e la scenona di sesso in 3D con Machete, anziché essere geniale o anche solo divertente come vorrebbe essere, lascia il tempo che trova.


A provare a rendere più caliente la pellicola ci provano pure le tre sventolone latine sfoggiate: una scatenata ma più che altro invasata Sofíona Vergara...


...più una sempre bona Vanessa Hudgens, più la rivelazione Alexa Vega (Michelle Rodriguez no, lo siento pero no me gusta, es muy masculina para mí).
Alexa Vega che nella saga di Spy Kids firmata dallo stesso Rodriguez io ricordavo così...


E che adesso si è trasformata in questa roba qui…


Machete Kills sarà anche un film pieno di figa, però ci viene mostrata in veste muy castigata, ed è proprio questo il problema. Non mi riferisco solo al fatto che non ci siano nudi. Sì, anche quello, ma non solo, sul serio. È tutta la pellicola in generale ad essere pulitina e precisina, pure a livello di fotografia e di montaggio. Machete Kills è come una versione in HD di un grindhouse movie e tradisce in questo modo lo spirito originario dell’operazione, partita tutta da un trailer fittizio presente nella doppia visione Planet Terror dello stesso Robert Rodriguez e Grindhouse – A prova di morte del suo amichetto Quentin Tarantino.
Machete Kills è una versione ripulita di Machete. Ci regala qualche bel momento splatterone all’inizio, che strappa pure la risata, c’è qualche scenetta divertente qua e là, il tutto però in tono minore rispetto al precedente episodio. Quando la battuta migliore “Machete non twitta” è solo una versione riciclata del vecchio “Machete non manda messaggi”, d’altra parte, c’è qualcosa che non va. Così come quando un film che vorrebbe essere di puro e cazzaro intrattenimento, e a tratti riesce pure ad esserlo, finisce invece nella lunga ed estenuante parte finale per annoiare, anche lì si capisce che qualcosa non va.
Di una cosa in ogni caso sono sicuro riguardo a questo film: tra topa, sparatorie, esplosioni, battutacce, effettacci speciali e registici, il regista Robert Rodriguez dev’essersi divertito un mondo. Su un’altra cosa sono sicuro: lo spettatore, anche il più patito di action, di trash o di B-movies (che poi questo come detto è più che altro un B-movie in HD), e persino il più fan/la più groupie di Machete non si sarà mai divertito quanto lui. E qualcuno, come me, a un certo punto avrà anche cominciato a sbadigliare.

La saga di Machete, visti gli incassi disastrosi al box-office, finirà qui? Oppure Rodriguez tornerà a divertirsi come un bambino e riuscirà a girare Machete Kills Again… in Space?
Non saprei cosa sperare. Da una parte questo Machete Kills si è rivelato un sequel ancora più inutile e spento di quanto potessi immaginare, dall’altra il trailer di Machete Kills Again… in Space si è rivelato la cosa più divertente dell’intera pellicola e quindi potrebbe nascerne un episodio migliore del secondo.
Nell’indecisione, direi di chiuderla qui. La saga e pure il post.
Machete Kills?
Nah, a questo giro Machete Sucks.
(voto 5,5/10)



sabato 2 giugno 2012

The Faculty: l’invasione degli ultraporci

L'appuntamento con il film cult della settimana lo potete leggere anche sul blog L'orablu. Questa settimana è dedicato a una pellicola di tema vagamente fantascienti-fico e vagamente catastrofista.

The Faculty
(USA 1998)
Regia: Robert Rodriguez
Cast: Elijah Wood, Josh Hartnett, Jordana Brewster, Clea DuVall, Laura Harris, Shawn Hatosy, Robert Patrick, Famke Janssen, Salma Hayek, Bebe Neuwirth, Piper Laurie, Christopher McDonald, Usher Raymond, Jon Stewart, Jon Abrahams, Summer Phoenix, Danny Masterson
Genere: invasione aliena
Se ti piace guarda anche: Mars Attacks!, L’invasione degli ultracorpi, La guerra dei mondi, Super 8, Scream

Ispirato al classico fordiano L’invasione degli ultracorpi, The Faculty è una rielaborazione divertita del tema “invasione aliena” in perfetto stile Kevin Williamson.
Dopo aver destrutturato ma più che altro preso per il culo il genere horror con Scream e dopo aver riletto in chiave personale il filone teen con la serie Dawson’s Creek, nel 1998 allo sceneggiatore viene affidato il compito di rivedere e correggere alla sua maniera addirittura il genere fantascientifico.
Anche qui, così come in Scream, i protagonisti vivono l’invasione aliena in maniera post-moderna, tenendo ben presente le regole imparate dalle pellicole cinematografiche, il citato L’invasione degli ultracorpi in primis. Ma i riferimenti vanno anche al romanzo Il terrore della sesta Luna, a La cosa di John Carpenter, a E.T. ai Men in Black e quant’altro arrivando persino alla Bibbia. Un menù Gran Gourmet servito in tavola dallo chef Williamson con la sua solita abbondante dose di ironia.
Il tutto è poi guarnito da una colonna sonora troppo ’90, davvero troppo ‘90, con Garbage, Offspring, Creed e addirittura titoli di coda con un pezzo degli Oasis.

"Alieni? Chissene, io ne approfitto per toccare! So' mica Frodo..."
Con una sceneggiatura citazionista del genere servita su un piatto d’argento, uno come Robert Rodriguez s’è divertito un mondo a trasformare le parole di Kevin Williamson in immagini e ad aggiungere la sua piccante dose di salsa messicana.
Per prima cosa, l’amichetto intimo di Q.T. (per rispetto, ho deciso che d’ora innanzi chiamerò Quentin Tarantino solo con le iniziali) si è scelto un cast pure questo un sacco 90s e soprattutto un sacco variegato: Elijah Wood, futuro Frodo qui per la prima volta chiamato a salvare i destini del mondo, la fighetta fast & furious Jordana Brewster, la dark-goth pre-emo Clea DuVall, la M.I.L.F. Famke Janssen, la sua amichetta latina Salma Hayek (purtroppo neanche lontanamente caliente come in Dal tramonto all’alba), la biondina ambigua Laura Harris, il quarterback intellettuale-wannabe Shawn Hatosy, Robert Patrick (reduce da X-Files e Terminator 2), nei panni di un allenatore di football severissimo che verrà parodiato in maniera esilarante in Non è un’altra stupida commedia americana.


Non è mica finita: ci sono pure la sempre inquietante Piper Laurie recuperata da Twin Peaks e Carrie - Lo sguardo di Satana, il cantante R&B Usher, persino il conduttore tv Jon Stewart e poi Josh Hartnett.
Josh Hartnett è uno dei più grandi misteri recenti di Hollywood. Ha fatto il filmetto horror sequel ideale per iniziare a farsi conoscere, Halloween 20 anni dopo, ha interpretato il tipo più figo del mondo per eccellenza ovvero Trip Fontaine ne Il giardino delle vergini suicide di Sofia Coppola, ha fatto la marketta nel blockbusterone di turno, Pearl Harbor, la commedia giusta per rivelare la sua versatilità anche in campo comedy, ovvero il sempre divertente 40 giorni & 40 notti, è tornato con Rodriguez per Sin City, ha fatto uno pseudo-cult criminale come Slevin, un thriller sottovalutato come Appuntamento a Wicker Park e poi una puntata dritta nel cinema d’autore, con Black Dahlia di Brian de Palma, sul cui set ha pure conosciuto Scarlett Johansson, con cui ha vissuto una breve quanto paparazzata e glamour liaison. Insomma, è figo, è bravo, recita con i registi giusti e finisce su tutti i magazine mondiali. E poi?
Poi gira 30 giorni di buio e sulla sua carriera cala letteralmente il buio. Non solo per 30 giorni.
Colpa di una serie di scelte poco fortunate, o magari di un pessimo agente che gli consiglia i film sbagliati, ma il buon Josh Hartnett negli ultimi tempi si è visto davvero poco e solo in robe del tutto evitabili con titoli come Stuck Between Stations e Bunraku (?!?).
Josh, come ti sei ridotto in questo stato?
Pazzesco: allora gli emo esistevano ancor prima dei Tokio Hotel!
Misteri di Hollywood…

Ritornando alla misteriosa invasione aliena di questo The Faculty, dicevamo di quanto Robert Rodriguez si dev’essere divertito a girarlo, con un entusiasmo contagioso e godurioso che è riuscito a trasmettere anche alla pellicola.
The Faculty è un ultracorpo che visto oggi appare così 90s e proprio per questo lo si guarda con un filo di nostalgia. Quando una volta guardavi i film anni ‘80 pensavi: “Cazzo, quanto sono anni ’80!”, adesso capita che guardi una pellicola come The Faculty e pensi: “Cazzo, che film anni ’90!”.
Ti rendi così conto che il tempo passa, le invasioni aliene pure, ma il divertimento resta. E quello regalato da un film come The Faculty è rimasto (quasi) del tutto intatto.
(voto 7+/10)

giovedì 28 aprile 2011

Io vagabondo che son io, soldi in tasca non ne ho, ma lassù m’è rimasto un fucile

Hobo with a shotgun
(Canada, USA 2011)
Regia: Jason Eisener
Cast: Rutger Hauer, Gregory Smith, Molly Dunsworth, Nick Bateman, Brian Downey
Genere: Grindhouse di serie B
Se ti piace guarda anche: Machete, Planet Terror, Furia cieca, Furia cavallo del West

Trama semiseria
Rutger Hauer è un vagabondo che dopo aver visto cose che noi umani non possiamo nemmeno immaginare arriva in una cittadina dominata da crimine, corruzione e prostituzione. Praticamente Arcore. E, come un magistrato giusto più violento, cercherà di fare un po’ di pulizia. Volendo potrebbero farne un remake italiano: anziché Hobo with a shotgun (translation: vagabondo con un fucile), Ilda with a shotgun.

Recensione cannibale
Uh, attenzione gente: c’è un nuovo film della serie Grindhouse. Mattetevi a sedere con i vostri cazzo di popcorn, la birra ghiacciata e non fiatate se non per ruttare, che ne vedremo delle belle. O forse no.

Nel corso della doppia proiezione originale di Death Proof - A prova di morte di Quentin Tarantino + Planet Terror di Robert Rodriguez erano stati inseriti anche alcuni trailer di pellicole fittizie. Bene, ora alcuni di questi promo si stanno trasformando in pellicole vere: è capitato all’esaltante Machete dello stesso Rodriguez e ora a questo Hobo with a Shotgun di un certo Jason Eisener, decisamente molto meno esaltante.

Gli ingredienti per un cult movie ci sarebbero anche, eppure manca qualcosa. Cosa?
Da buon film pulp in stile Grindhouse, ci sono naturalmente varie scene molto estreme e violente, peccato si siano dimenticati a casa il senso dell’umorismo. Bruciare dei bambini in uno scuolabus sulle note di “Disco inferno” non è divertente. Non lo dico per fare del moralismo; semplicemente bruciare dei tizi tamarri che ballano in una discoteca sulle note di “Disco inferno” sarebbe ironico, mentre bruciare dei bambini con la stessa canzone non lo è. Piuttosto perché non hanno utilizzato “School’s out” di Alice Cooper? Quello sarebbe stato già più ironico.
Ci sono anche le battutone di Rutger Hauer prima di sparare a qualcuno, del tipo “Hallelujah” o “Madre Teresa è una santa”. Solo che non hanno molto senso, visto che Rutger Hauer è un barbone, mica un prete, quindi anche qui dove ca**o sta la ca**o di ironia? Da nessuna parte, ecco dove sta, e frasi mitiche come “Machete don’t text” sono di tutt’altro planet (terror).

A livello di sceneggiatura poi uno non è che si aspetti idee rivoluzionarie, visto che l’intento del Grindhouse è quello di fare B-movie retrò con trame che sono più che altro pretesti per un po’ di brutale violenza, però almeno un minimo… in Machete ad esempio Rodriguez aveva inserito un sottotesto politico nient’affatto scontato, qui invece ci dobbiamo accontentare di un giustizialismo di bassa lega (Nord).
A differenza delle selezioni musicali magistrali di Tarantino, la colonna sonora concede poche soddisfazioni (giusto sui titoli di testa e di coda), così come il cast. Rutger Hauer è un attore che non mi è mai piaciuto, sarà che mi ricorda un mio zio che non sta esattamente al top della chart delle mie persone preferite nel mondo. Tra i cattivoni c’è Gregory Smith, universalmente conosciuto per il ruolo dell’introverso pianista Ephram Brown in Everwood; vederlo in una parte da “bad guy” è una mossa sulla carta interessante, peccato che i risultati non siano all’altezza di quelli di un James Van Der Beek, trasformato da tenero Dawson Leery a spietato Sean Bateman in Le regole dell’attrazione (di Roger Avary, ex amico e collaboratore di Tarantino, tanto per rimanere in tema). Persino la fighetta di turno, la sconosciuta Molly Dunsworth, non è poi così fighetta.


Insomma, questo film è guardabile e con qualche punto a suo favore come dosi abbondanti di sangue, scene splatter e cattiveria e una buona fotografia dai colori saturi. Però il fatto è che nonostante gli ingredienti per un buon piatto siano serviti in tavola, manca del tutto l’originalità nel prepararli e soprattutto manca il genio. Sono mica tutti Quentin Tarantino, d’altronde. E non ce n’è neanche un briciolo di talento. Sono mica tutti Robert Rodriguez, d’altronde. C’è solo un aspirante regista di culto che però anziché prendere appunti dai maestri dovrebbe trovarsi una via sua, anche perché c’è una differenza sottile tra cult e scult, tra trash e tra-gico, tra B-movie che vola ai playoff per la serie A e quello che sprofonda giù nell’inferno dei playout per la C. Attento, Jason Eisener, perché è proprio lì dove tu rischi di finire.
(voto 5)

giovedì 24 febbraio 2011

Videorama (Kanye West, Rihanna, Jake Gyllenhaal, Kobe Bryant, Tv on the Radio...)

Il nuovo appuntamento con la rubrica Videorama giusto per confermare il suo nonsense apre con un non video, bensì una nuova canzone dei Tv on the Radio. Così su due piedi mi sembra bellissima e fa promettere scintille per il nuovo album "Nine Types of Light", poi se non avete due piedi non so quale possa essere la vostra personale percezione...


Video iper cinematografico per gli emergenti Cults: protagonisti sono Dave Franco (fratellino di James). Emma Roberts (nipotina di Julia) in versione più Bardot di Brigitte Bardot. Very very very very nice.


Nuovo video da attacco epilettico per l'uomo il genio il Dio Kanye West, con le scritte che omaggiano i titoli di testa pazzeschi di Enter the Void e Rihanna che con il suo seno omaggia il genere umano.
(Scherzi a parte, se soffrite di epilessia astenetevi dalla visione: il video è stato rimosso da YouTube perché considerato a rischio...)

All Of The Lights from Hadaya Turner on Vimeo.

Trailer numero due per Source Code, il film numero due di Duncan Jones (Moon) con il numero 1 Jake Gyllenhaal (uno che in questo blog è venerato quasi quanto Kanye West e Natalie Portman, tanto per essere chiari).


E spettacolo trailer nuovo di pacca anche per Sucker Punch, film che rischia contemporaneamente di essere una gran figata quanto una gran suck-ata


Chiusura di una puntata incredibilmente ricca di questo cavolo di Videorama con una chicca dedicata sia agli amanti di basket (e di Kobe Bryant in particolare) che a quelli di Robert Rodriguez con questo spettacolare cortometraggio (ma pure qua compare un perfido Kanye West). Sponsored by Nike e frase finale cult: "Arrivederci".

lunedì 3 gennaio 2011

I miei film dell'anno 2010 - n. 31 Machete

Machete
(USA)
Regia: Robert Rodriguez
Cast: Danny Trejo, Jessica Alba, Michelle Rodriguez, Robert De Niro, Steven Seagal, Lindsay Lohan, Don Johnson, Jeff Fahey, Cheech Marin, Mayra Leal, Electra Avellan
Genere: tex-mex
Se ti piace guarda anche: Planet Terror, Grindhouse – A prova di morte, Dal tramonto all’alba, Sin City, The Expendables, Kill Bill, C’era una volta in Messico

Trama semiseria
All’ex agente federale Machete viene sterminata la famiglia. A distanza di qualche anno, il senatur Robert De Niro prova a chiudere le frontiere texane per evitare l’ingresso dei messicani terùn e architetta così un finto attentato alla Belpietro/Bossi/Berlusconi coinvolgendo lo stesso Machete. Ma si rivelerà una trappola...

Pregi: divertentissimo, un B movie di serie A ricco di trovate, la sceneggiatura con i suoi riferimenti politici è tutt’altro che banale e poi ci sono Jessica Alba e Lindsay Lohan praticamente nude!
Difetti: c’è anche Steven Seagal, uno dei peggiori attori di tutti i tempi, ma alla fine riesce pure lui a fare la sua porca figura

Personaggio cult: Machete, parla poco ma quando lo fa tira fuori battute da action d’altri tempi
Battuta cult: Machete non manda SMS. Machete improvvisa

Leggi la mia RECENSIONE

mercoledì 6 ottobre 2010

ìViva! Machete

Machete
(USA 2010)
Regia: Robert Rodriguez, Ethan Maniquis
Cast: Danny Trejo, Jessica Alba, Michelle Rodriguez, Robert De Niro, Steven Seagal, Lindsay Lohan, Don Johnson, Jeff Fahey, Cheech Marin, Mayra Leal, Electra Avellan
Links: imdb, mymovies
Se ti piace guarda anche: Planet Terror, Grindhouse – A prova di morte, Sin City, The Expendables, Kill Bill, Dal tramonto all’alba, C’era una volta in Messico

Dopo la recensione in super anteprima direttamente da Venezia di DNA Cinema ecco la mia rece direttamente dai potenti mezzi della rete e comunque in anteprima visto che una data di uscita italiana non è ancora stata fissata per questo film. Di che film sto parlando? Ma di Machete, il nuovo B-cult-figata-movie di Robert Rodriguez, l’amigo e compare di Quentin Tarantino.

Motivi per vedere questo film: Jessica Alba compare praticamente nuda (anche se in realtà è un effetto creato in post-produzione). E già qui potrei chiudere, visto che, di qualunque orientamento sessuale voi siate, questo mi sembra un motivo di per sé già più che sufficiente per vedere un qualunque film.
Altro motivo: c’è pure Lindsay Lohan nuda (lei per davvero) e impegnata in un ménage à trois con il protagonista e un’altra tizia (sua madre nel film).
Ulteriore motivo: Machete non è un B-movie. Machete è IL B-movie. Ed è davvero divertentissimo.
Se è una figata di film ciò che bramate, rivolgetevi dunque alla premiata ditta Rodriguez/Tarantino, please, e alla loro spettacolare casa di produzione Troublemaker. Nella mitica doppietta Grindhouse – A prova di morte/Planet Terror (negli Usa usciti insieme, in Europa separati) erano presenti alcuni trailer di pellicole fittizie: tra questi vi era quello di Machete. E il trailer è diventato un film vero e proprio. Per realizzarlo, questa volta Rodriguez si è fatto aiutare alla regia del suo montatore di fiducia Ethan Maniquis e ha convocato un cast di superstar.

Robert De Niro è qui presente in versione George W., un governatore del Texas razzista in cui secondo me ci ha messo dentro pure qualcosina di Bossi. Per favorire la sua politica basata sulle espulsioni dei messicani dal suolo statunitense, De Niro architetta un finto attentato a suo danno. E di finti attentati negli ultimi giorni in Italia se ne parla parecchio (qualcuno ha fatto il nome di Berlusconi e Belpietro??).
Ma l’altro villain della storia è Steven Seagal. Ecco, devo dire che questo è il primo film che vedo in cui c’è Steven Seagal, per me uno dei peggiori attori di tutti i tempi, di tutti i luoghi e di tutti i laghi. Sebbene come al solito non sia minimamente espressivo (anzi, diciamo zero), lo vedo qui per la prima volta nella vita (sua e mia) in un ruolo convincente.

Di serie A poi il reparto femminile, con le già citate Jessica Alba (oltre ad essere una gran gnocca è pure convincente come attrice) e Lindsay Lohan, che recita nella parte della ninfomane strafattona. Recita? Diciamo solo che è se stessa.
Quindi c’è anche Michelle Rodriguez alias una specie di Che Guevara in reggiseno, che a un certo punto sfoggia (non vi dico il perché) una benda all’occhio che rimanda non casualmente alla Daryl Hannah di Kill Bill.
Dal cast di Lost insieme alla chica Rodriguez arriva anche Jeff Fahey, che nella mitica serie era il pilota del secondo aereo atterrato sull’isola. E poi, a completare il cast, c’è anche “l’esordiente” (come recita il trailer) Don Johnson.

Ma il grande protagonista del film è Danny Trejo, un attore caratterista (visto ad esempio in C’era una volta in Messico e nella serie Spy Kids sempre di Rodriguez) cui finalmente è stato dato l’onore di apparire prima di tutti (persino prima di De Niro) sui titoli di testa. È lui Machete (il perché venga chiamato così lo lascio alla vostra fervida immaginazione), un ex agente federale cui è stata brutalmente (decapitata!) uccisa la moglie e che si trova invischiato nel finto attentato al governatore De Niro. La trama incentrata sulla vendetta di Machete tra riferimenti politici e questione immigrazione non è nemmeno così scontata e dà una pista (non di coca, Lindsay!) alla maggior parte degli action movies.
A tutto ciò aggiungetevi una buona dose di scene splatterone, umorismo tarantiniano (le poche battute del silenzioso Machete sono memorabili), una colonna sonora molto mexico firmata da Chingon (la rock spaghetti western band formata capitanata dallo stesso Robert Rodriguez) e una serie di finezze stilistiche che lo rendono non un B-movie, ma IL B-Movie.
(voto 7/8)

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

DISCLAIMER

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica, pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. L'autore, inoltre, non ha alcuna responsabilità per il contenuto dei commenti relativi ai post e si assume il diritto di eliminare o censurare quelli non rispondenti ai canoni del dialogo aperto e civile. Salvo diversa indicazione, le immagini e i prodotti multimediali pubblicati sono tratti direttamente dal Web. Nel caso in cui la pubblicazione di tali materiali dovesse ledere il diritto d'autore si prega di Contattarmi per la loro immediata rimozione all'indirizzo marcogoi82@gmail.com