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lunedì 10 aprile 2017

Allied – Un omBrad nascosto





Allied – Un'ombra nascosta
Regia: Robert Zemeckis
Cast: Brad Pitt, Marion Cotillard, Lizzy Caplan, Jared Harris, Matthew Goode


Quando Brad Pitt fa la spia significa solo una cosa.
Che non è figlio di Maria?

Sì, anche. Diciamo allora che significa due cose: la prima è che non è figlio di Maria, la seconda è che si sta per separare.

giovedì 10 dicembre 2015

The Walk, la camminkiata





The Walk
(USA 2015)
Regia: Robert Zemeckis
Sceneggiatura: Robert Zemeckis, Christopher Browne
Tratto dal romanzo: Toccare le nuvole fra le Twin Towers. I miei ricordi di funambolo (To Reach the Clouds) di Philippe Petit
Cast: Joseph Gordon-Levitt, Charlotte Le Bon, Ben Kingsley, Ben Schwartz, César Domboy, Benedict Samuel, James Badge Dale
Genere: sospeso
Se ti piace guarda anche: Everest, Forrest Gump

Certo che nel mondo c'è gente che proprio non sa come passare il suo tempo. Anziché - chessò? - giocare a calcio o al tiro delle freccette, mangiare, ubriacarsi, fare all'amore, ascoltare un disco, guardare un film o una serie tv, leggere un libro o magari drogarsi, Philippe Petit nel 1974 decise di camminare su un filo sospeso nel nulla tra le Torri Gemelle.
Mi rendo conto che nel 1974 ancora non c'era il World Wide Web, e di conseguenza non c'erano tutti i dischi, i film, le serie tv, i social network e i porno gratis del mondo a disposizione e quindi la gente doveva arrangiarsi come poteva per passare il tempo, anziché postare meme del Confused Travolta.

lunedì 28 gennaio 2013

FLIGHT: ALLACCIATE LE CINTURE, IL PILOTA E' STRAFATTO

"Hey, chi è quel pallone gonfiato? Mi sembra di conoscerlo..."
Flight
(USA 2012)
Regia: Robert Zemeckis
Sceneggiatura: John Gatins
Cast: Denzel Washington, Kelly Reilly, Don Cheadle, Bruce Greenwood, Nadine Velazquez, Tamara Tunie, Brian Geraghty, John Goodman, James Badge Dale, Melissa Leo
Genere: alcolizzato
Se ti piace guarda anche: Eroe per caso, Via da Las Vegas

Si prega i gentili passeggeri di allacciare le cinture di sicurezza. Sono previste turbolenze e un viaggio non tra i più sereni. Il rischio che questo post precipiti nel vuoto totale è altissimo. Ma tranquilli, a parte questo non c’è niente di cui preoccuparsi. Prendete pure uno stuzzichino e fatevi un cicchetto. Pure il capitano se l’è fatto.
Un cicchetto? Diciamo anche più di uno.

"Ah, ecco chi è: Cannibal Kid. Sì, è proprio lui."
Denzellone Washington è un pilota che passa una nottata di sesso, droga, alcool e rock’n’roll con un’assistente di volo. Dico assistente di volo perché hostess potrebbe essere considerato dispregiativo. Come dire spazzino anziché operatore ecologico. O puttana invece di escort. O ladro invece di politico.
C’è gente sensibile in giro e quindi bisogna stare attenti a come e a quali parole usare.
Dopo una nottatina del genere non proprio tranquilla, Denzellone si presenta al lavoro in veste di sobrio e affidabile Capitano stile Schettino. Solo che governa un aereo di linea e non una nave da crociera. Fine delle differenze tra i due, fondamentalmente.
Capirete quindi che il volo da lui capitanato potrebbe non andare a finire nel migliore dei modi…

Che cosa mi aspettavo da un film come Flight?
Mi aspettavo un volo tranquillo, la classica vicenda moralista in perfetto stile hollywoodiano, diretta in maniera impeccabile dalla garanzia Robert Zemeckis e in parte è proprio così. In parte invece riesce a essere anche un viaggio più sorprendente, turbolento e movimentato.
Come un volo Ryanair.
Flight riesce a tenerti incollato sulla tua poltroncina con la cintura bene allacciata dall’inizio alla fine, nonostante la durata oltre le due ore. Cosa che non è capiti con tutti i film. Io pensavo già di mettere in conto un po’ di noia, invece niente noia.
La parte iniziale scaraventa subito nel cuore della vicenda. Se le scene di incidenti aerei, da Lost a Final Destination, riescono spesso a impressionare, qui Robert Zemeckis ci regala (ma tante grazie!), un’altra sequenza che ci rimarrà per sempre nella memoria e si ripresenterà davanti ai nostri occhi ogni volta che saliremo su un aereo. O anche solo quando penseremo di prenotare un volo sul sito di qualche compagnia low-cost.
Il picco di tensione la pellicola ce lo fa vivere dunque all’inizio, ma il resto della vicenda ci tiene in volo ad alti livelli insieme al protagonista Denzel Washington. Non possiamo alzarci per sgranchirci le gambe. Non possiamo slacciarci la cintura di sicurezza nemmeno per un istante, che non si sa mai. Dobbiamo restare seduti accanto a lui e vedere cosa combina. Non ci si può alzare fino all’arrivo, anche se si vorrebbe andare a fare sesso ad alta quota in bagno con la protagonista femminile, Kelly Reilly.
Che figa è Kelly Reilly?
Di jessicachastaniane proporzioni, ecco che tipo di figa è.

"Kelly, io ci sto provando a fare un discorso serio senza guardarti le tette.
Davvero, ci sto provando... ma è umanamente impossibile!"
E che film è, Flight?
Una pellicola su un disastro aereo, si direbbe a un’occhiata da terra. Una pellicola sulla classica storiona dell’eroe americano che salva la situazione nella maniera più incredibile possibile. Fosse un film con Will Smith, probabilmente sarebbe così. Ma questo è un film con Denzel Washington e le cose sono un pochino diverse.
Flight è un viaggio sì, ma dentro la vita di un uomo con dei problemi. Un alcolizzato che non vede il figlio da una vita. Un eroe che forse non è un eroe bensì è il responsabile di una strage.
Flight è il racconto di un disastro sì, ma di un disastro umano più che aereo. Il film vola ad alta quota soprattutto quando si concentra sulle debolezze del protagonista e Denzel Washington è bravissimo a dargli vita in tutta la sua complessità. Quando uno vede candidato agli Oscar il nome di Denzel Washington potrà anche pensare: “Che fantasia, l’Academy!” però in effetti la sua nomination ci sta tutta. È davvero grandioso.
Fanno un figurone pure i comprimari, la bellissima ma pure bravissima già citata Kelly Reilly, un Don Cheadle (guardatelo anche nella strepitosa serie tv House of Lies!) perfetto avvocato, una Nadine Velazquez ignuda, un grandissimo James Badge Dale in versione malato terminale e un John Goodman idolo come procuratore di droga personale del protagonista.

"Meno male che al meteo davano giusto due gocce...
La volta in cui ci azzeccano, mi sa che fanno nevicare."
Riguardo al regista Robert Zemeckis, con lui ho un rapporto conflittuale. Gli sarò sempre eternamente grato per avermi regalato Ritorno al futuro, un film anzi una saga fondamentale per me e credo non solo per me. Con altri suoi film come Forrest Gump e Cast Away, complice l’insopportabile Tom Hanks, il rapporto è invece decisamente meno d’amore. Riguardo ai suoi ultimi esperimenti d’animazione Polar Express, La leggenda di Beowulf e A Christmas Carol il rapporto è proprio inesistente, manco li ho guardati. L’avevo insomma un po’ perso di vista, lo Zemeckis, ma qui l’ho ritrovato in ottima forma, soprattutto nella prima parte dove, oltre alla notevole scena dell’incidente aereo, ci regala anche qualche inaspettato momento “tossico” con Kelly Reilly.

La sceneggiatura nominata anch’essa ai premi Oscar di John Gatins è di quelle hollywoodianamente impeccabili, con ottimi dialoghi e un ritmo narrativo sempre elevato. Tra gli aspetti non del tutto convincenti c’è invece la colonna sonora. Per essere bella è bella, però è parecchio scontata: Rolling Stones, Marvin Gaye, Joe Cocker, Red Hot Chili Peppers, Beatles. Tutte ottime canzoni, ma già strasentite e pure strausate in altre pellicole.
Laddove il film va a finire dentro nubi pericolose è però soprattutto proprio dove era riuscito a tenersi a distanza per quasi tutta la sua durata, ovvero dentro le nubi del moralismo. Per una pellicolona americana del genere, era impensabile che non si finisse proprio lì. E infatti…

ATTENZIONE SPOILER
Il finale del film è moraleggiante, c’è poco da fare. Però comunque la scelta del protagonista di smettere finalmente di bere e decidere ancor più finalmente di dire la verità non coincide con un’illuminazione divina, piuttosto con la volontà di cambiare per sé e per il figlio. Il film inoltre non ci mostra le droghe o l’alcool come qualcosa di sbagliato perché è la società che ci dice che sono sbagliati e non si usano e basta, perché se no si è dei cattivoni. La morale del film è che è possibile liberarsi da ciò che ci tiene imprigionati, nel caso del Denzellone dal suo alcolismo.
Delle paternali ne faremmo sempre volentieri a meno, però visto che in una pellicolona hollywoodiana come questa non potevano proprio farcela mancare, alla fine quella che hanno tirato fuori non è nemmeno tanto male e ce la portiamo casa, mentre finalmente possiamo togliere la cintura ed essere sollevati per essere arrivati a destinazione sani e salvi. Con un viaggio più movimentato, ma anche più interessante, di quanto ci saremmo aspettati al check-in.
(voto 7,5/10)


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