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"Harry Potter, piccolo nerd, prima o poi ti ammazzerò!" |
Coriolanus
(UK 2011)
Regia: Ralph Fiennes
Cast: Ralph Fiennes, Gerard Butler, Vanessa Redgrave, Jessica Chastain, Lubna Azabal, Brian Cox, James Nesbitt, Ashraf Barhom
Genere: Shakespeare 2.0
Se ti piace guarda anche: Il gladiatore, The Hurt Locker, La donna che canta
Quando la sceneggiatura te l’ha scritta un certo William Shakespeare, tutto diventa più facile.
Il Bardo, o meglio il Brigitte Bardo, Bardo è infatti una garanzia. Sia per quanto riguarda le comedy che per quanto riguarda il drama. Se fosse in circolazione oggi risolverebbe i problemi di creatività di molte serie tv.
In questo caso di drama si tratta e quindi sapete già cosa aspettarvi anche perché chi, meglio di lui, sa fare il drama? Rapporti conflittuali tra genitori e figli, forti rivalità, interessanti risvolti politici, scene epiche a iosa, sete di vendetta, personaggi dalla forte personalità che portano fino alle estreme conseguenze le loro convinzioni... In Coriolanus c’è tutto questo e anche di più.
Partivo un po’ scettico nei confronti del
Ralph Fiennes, qui alla sua prima prova nelle vesti di regista.
Come attore infatti mi sta proprio qua (sto indicando lo stomaco, non le palle, preciso). Ho adorato il suo Lenny Nero in Strange Days, è vero. In Schindler’s List era un bastardo con i controcoglioni, è vero. Infatti non ho detto che mi sta sulle palle. Mi sta solo sullo stomaco.
Fiennes mi risulta infatti difficile da digerire anche con un doppio giro di ammazzacaffè per via di alcuni film insopportabili come Il paziente inglese e per la sua parte di Voldemort nella saga di
Harry Potter. Un cattivo davvero ridicolo, non so se per colpa sua o proprio del personaggio.
E poi come fratello si ritrova Joseph Fiennes, un altro fissato con Shakespeare, meglio se è in love. Peccato solo che sia uno degli attori più scarpe, anzi shoes, dell'intero Regno Unito.
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"Li mortacci, sei più bona de er Hermione!" |
In ogni caso, per questo esordio dietro la macchina da presa Ralph Fiennes si è avvalso di una troupe e di un cast eccelsi, dal direttore della fotografia di
The Hurt Locker, con cui questo Coriolanus condivide un crudo realismo bellico, a una serie di attori che definir notevoli è far poco.
Come personaggi minori si è preso un ottimo
Brian Cox e una ancor più ottima
Lubna Azabal, già intensa protagonista de
La donna che canta in versione sindacalista guerriera. Come la Camusso?
No, ho detto guerriera.
Come rivale del suo Coriolanus si è quindi preso Gerard Butler, non convincente al 100 per 100, invero.
Come moglie del suo Coriolanus, mica scemo il Fiennes, s’è preso
Jessica Chastain. Come al solito perfetta e che continua a non sbagliare una pellicola. È vero che la sua carriera è fatta di un numero ancora esiguo di titoli, ma tutti oscillano tra l'almeno
sufficiente e il
capolavoro. Se vogliamo trovare un difetto a questo film, va detto che c’è troppo poca Jessica Chastain. Però oh, la sceneggiatura l’ha fatta 'sto Shakespeare, quindi non è che si potesse ampliare di più la sua parte. Chissà, se ai tempi il Bardo avesse saputo che in futuro la moglie di Coriolanus sarebbe stata interpretata da Jessica Chastain, magari avrebbe regalato al personaggio qualche battuta in più. Comunque…
Come madre del suo Coriolanus, Fiennes si è quindi accaparrato Vanessa Redgrave. Nonostante la presenza della Chastain, la migliore del lotto in questo lotto, va detto, è la Redgrave. Davvero impressionante la sua prova.
Bravino, sebbene con qualche momento enfatico di troppo, pure lo stesso Ralph Fiennes, che per sé si è ritagliato solo la parte del... protagonista assoluto. Per l’occasione, l’attore ora anche regista ha sfoggiato un duplice look: quello da pelato bastardo stile Voldemort e poi quello da capellone alla Gesù Cristo, ma per lo più sfoggia il primo, meglio se con la capa insanguinata.
Se tutto, o quasi, va per il meglio in questo suo esordio da regista, Ralph Fiennes lo deve soprattutto al Bardo. La scelta compiuta è stata quella di attualizzare il suo Coriolano in un contesto contemporaneo, ma mantenendo i dialoghi shakespeariani in maniera del tutto fedele. La vicenda viene dunque spostata nella Roma attuale. O meglio, in una Roma attuale che non corrisponde alla vera Roma alemanniana del presente.
Più che altro, è una versione di oggi di Roma se fosse ancora a capo del Sacro Romano Impero. Cosa che, per quanto le mie conoscenze storiche possano essere approssimative, non credo sia più da parecchio, parecchio tempo. È una Roma strana, quindi. Una Roma straniante, li mortacci der Fiennes. Ma è anche una Roma molto shakespeariana e per questo affascinante. Charming.
I dialoghi sono ripresi pari pari e pure la storia è la stessa concepita dallo Shakespeare: Caio Marzio si batte valorosamente in guerra e diventa un eroe cittadino mejo der Totti de’ na vorta, quello dello scudetto 2000-2001. È talmente decisivo nello sconfiggere l’esercito dei Volsci capitanato non da Paolo Di Canio, bensì dall’ex spartano Gerard Butler, che dopo la battaglia nella città di Corioli gli viene affibbiato il soprannome di Coriolano. Non il massimo, ma sempre meglio di Pupone…
Da lì, il passo dall’esercito alla politica è breve. Per Caio Marzio, intendo. Non per Totti. Non ancora, almeno, anche se per il futuro non lo escluderei del tutto. Dopo tutto, potrà mica far peggio der Trota?
L’aspetto più interessante del personaggio di Caio Marzio è che, pur essendo uno stronzone di prima categoria, non è un lecchino. Non è un ruffiano che per piacere al popolo decide di mentire o fare il piacione. Non si comporta in pratica come il classico politico nella Roma de oggi, porcoddue!
È un personaggio crudele, spietato, fortemente negativo eppure ricco di sfumature, di quelli che solo i grandi autori, per quanto prendendo ispirazione dal Caio Marzio realmente esistito, riescono a sfornare e a rendere con tanta forza. Yo, it’s Shakespeare, bitches.
La sua incapacità a piegarsi ai bisogni e ai voleri della politica porterà quindi Coriolanus a uno scontro sia con il popolo che con la propria famiglia, ma adesso mi sono rotto di parlare della trama e poi non è che vi devo stare a raccontare tutta la storia. Guardatevi il film o recuperatevi le parole del Bardo.
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Ok, questa scena forse è più stalloniana che shakespeariana... |
Storia, dialoghi e personaggi, come visto, sono davvero notevoli. La fedeltà di Fiennes a Shakespeare è apprezzabile e contemporaneamente è anche il limite maggiore della sua opera prima.
Lo sceneggiatore chiamato ad adattare il Bardo per questo film è John Logan, già dietro gli script de Il gladiatore, The Aviator, Hugo Cabret, Ogni maledetta domenica e un sacco di altri film, alcuni più riusciti altri meno, ma comunque tutti sempre piuttosto classici, tradizionali e impeccabili. Sarà per l’enorme mole di lavoro che si ritrova (5 sceneggiature tra le mani nel 2011, 2 previste nel 2012), ma il Logan qua ha fatto il suo compitino per portarsi a casa lo stipendio e nulla più.
Ha pensato, senza nemmeno avere tutti i torti, di sfangarsela facendo un semplice copia e incolla da Shakespeare, cercando di attualizzarlo giusto un minimo. Il suo lavoro di adattamento sarebbe potuto essere fatto in maniera parecchio più accurata. Ad esempio si poteva cercare di rendere il meccanismo politico più vicino a quello attuale, visto che Caio Marzio passa dall’essere eletto console all’essere bandito dalla città, entrambe le volte a furor di popolo, nel giro di appena un’ora. Si poteva giocare di più anche con i meccanismi televisivi, considerato come una delle scene più intense veda Caio Marzio partecipare proprio a un talk-show. Si poteva magari inserirlo nel contesto di un reality-show… Ehm, no. Questo meglio di no.
Si poteva creare, volendo, anche una cornice più pop, come fatto in maniera strabiliante da Baz Luhrmann con il suo Romeo + Juliet. Forse era chiedere troppo però, volendo proporre un Coriolano moderno, allora tanto valeva renderlo ancora più attuale e contemporeaneo. E chissà che non nasca, tra questo film, il Cesare deve morire dei Taviani e il pessimo
Anonymous, un nuovo revival cinematografico del Bardo come negli anni '90...
Comunque va bene così. Ralph Fiennes non possiede ancora uno sguardo del tutto personale ma se non altro, per essere alla sua opera prima, se la cava più che dignitosamente.
Anche se, certo, se alle spalle hai un testo di tale livello firmato da un certo Shakespeare, tutto diventa più facile…
(voto 7-/10)