Romanzo di una strage
(Italia 2012)
Regia: Marco Tullio Giordana
Cast: Valerio Mastandrea, Pierfrancesco Favino, Fabrizio Gifuni, Michela Cescon, Laura Chiatti, Denis Fasolo, Giorgio Colangeli, Luigi Lo Cascio, Omero Antonutti, Thomas Trabacchi, Giorgio Tirabassi, Fausto Russo Alesi, Giorgio Marchesi, Andreapietro Anselmi, Stefano Scandaletti, Francesco Salvi, Luca Zingaretti
Genere: storia d’Italia
Se ti piace guarda anche: La talpa, Buongiorno, notte, La meglio gioventù
Romanzo di una strage è un gran bel romanzo. Racconta in maniera dettagliata e impeccabile una delle pagine più misteriose della storia recente d’Italia: l’attentato di Piazza Fontana a Milano nel 1969.
Un attentato terroristico le cui responsabilità, ancora tutte da verificare e accertare, rimarranno probabilmente per sempre con un grande punto interrogativo, nonostante la pellicola riesca a far luce almeno su alcuni punti. Il grande merito del film del Marco Tullio Giordana è quello di presentarci tutti i fatti, tutti i protagonisti, da diverse angolazioni. Ne esce una storia dannatamente articolata, ricca di personaggi e sottotrame (non tutte ben sviluppate). Una vicenda molto complessa che ricorda, anche per le atmosfere 70s e per una fotografia simile, La talpa.
Io ho odiato La talpa. O meglio: io mi sono addormentato con La talpa, una delle visioni più noiose degli ultimi tempi. E forse di sempre.
Se ricordare La talpa è dunque un punto che qualcuno troverà a favore, mentre io di sicuro lo considero a sfavore, preciso però subito che il film dell’M.T. Giordana è parecchio più coinvolgente. Sarà perché anche uno sbadiglio è più coinvolgente de La talpa. O sarà perché la vicenda riguarda in maniera diretta il nostro paese. Non solo il passato, non solo gli anni ’70 del terrorismo e della strategia della tensione, ma riesce anche a parlare del e a far riflettere sul presente.
"Mr. Ford che tiene una lezione di cinema??? Io me ne vado!" |
Oggi viviamo in un’Italia radicalmente cambiata. In mezzo ci sono stati “solo” Berlusconi e il berlusconismo. Eppure negli ultimi tempi si è ritornati a parlare, spesso a sproposito, di attentati terroristici alla democrazia e di clima ostile alla politica.
Riguardo all’odio nei confronti della politica e dei politici, non v’è dubbio. Solo che oggi all’ideologia si è sostituita l’apatia. Gli anni ’70 erano tutta un’altra storia, ma alcuni punti di contatto si possono comunque intravedere.
Ad esempio l’Aldo Moro interpretato da Fabrizio Gifuni ricorda per certi versi Mario Monti. Un riflesso di certo non voluto, visto che le riprese del film credo siano finite prima del suo insediamento come Chicken Premier.
Così come si possono vedere linee di similitudine tra i movimenti anarchici 70s e quelli No Tav di oggi.
La strage di Piazza Fontana, ciò che è successo prima e ciò che succede dopo, sono indagati molto bene da questa pellicola, una visione assolutamente consigliata perché in grado di porre interrogativi spinosi. Un ottimo esempio di pellicola impegnata, e ciò non spaventi i potenziali spettatori. È chiaro che se volete passare una serata all’insegna del cazzeggio è meglio dedicarsi a Tre uomini e una pecora, mentre se volete staccare del tutto il cervello potete godervi Ghost Rider 2. Però ogni tanto fa bene anche far girare in testa quei 2 neuroni pigri e pensare a questo paese. A come vanno le cose. A chi ci governa. A dove eravamo, a dove siamo e a dove stiamo andando.
"Speriamo il figlio sia mio e non di Fabri Fibra..." |
Capolavoro, dunque?
No, ho detto che è un grande romanzo. Peccato che, nonostante il titolo, non si tratti di romanzo bensì di cinema. Ed è da questo punto di vista che purtroppo mi tocca constatare un livello non eccelso. Lo dico con grande dispiacere, visto che il Giordana è l’autore di una perla come La meglio gioventù, senza dubbio una delle mie pellicole italiane preferite di sempre.
Se La meglio gioventù nasceva come mini-serie tv, quando in realtà sapeva diventare grande cinema, qui è il contrario: Romanzo di una strage nasce come film, quando forse sarebbe stato meglio come fiction tv. La regia non ha grandi guizzi o trovate, non ci sono invenzioni dal punto di vista visivo, la colonna sonora è a dir poco piatta, si viaggia su blandi ritmi da prima serata Rai (ma almeno di qualità, specifichiamo), la componente thriller poteva essere giocata molto meglio, alcune scene di dialogo sono tirate eccessivamente per le lunghe e la storia è narrata in una maniera troppo lineare e precisina. Una scelta consapevole, dettata molto probabilmente dal cercare di rendere giustizia a una vicenda che Giustizia non ha trovato.
"Politici italiani che perepè quà-qua quà-quà perepè" "Oops, Valerio... mi sa che il figlio non è tuo..." |
Non del tutto convincete anche il cast. Per i livelli italiani siamo sopra la media, ma guardando all’estero non ci siamo. Valerio Mastandrea in particolare come protagonista non funziona. Più che un agente detective, sembra un ultrà romanista capitato lì sul set per caso. Non aiuta la moglie Laura Chiatti, bella figa sì, ma brava attrice? Andiamo, siamo seri! Meglio Denis Fasolo, con la sua parlata veneta accentuata, odiosa e per questa azzeccata per un personaggio parecchio odioso, e soprattutto un ottimo Pierfrancesco Favino, attore che non ho mai considerato granché ma che qui mi ha sorpreso in positivo. Merito anche del personaggio umanamente meglio caratterizzato, l’anarchico Giuseppe Pinelli, mentre il ritratto degli altri personaggi è realizzato con tinte troppo fredde. E anche qui il paragone che ritorna alla mente, ahimé, è quello de La talpa.
Un cinema civile di cui in Italia abbiamo bisogno ora più che mai è dunque il benvenuto. Peccato solo che sulla forma ci sia ancora parecchio da lavorare. Paradossalmente il grande pregio del film di Giordana, quello di aver cercato la completezza nel raccontare la Storia, è anche il suo più grande difetto, poiché finisce per risultare troppo storico, troppo cronachistico e troppo poco cinematografico.
Ottimo come romanzo di una strage. Così così come film di una strage.
(voto 6,5/10)