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martedì 5 dicembre 2017

Columbus – In the mood for indie





Columbus
Regia: Kogonada
Cast: Haley Lu Richardson, John Cho, Rory Culkin, Parker Posey, Michelle Forbes


Ci sono dei film piccoli, piccoli così.

Film piccoli che però sanno farsi grandi.

martedì 13 agosto 2013

GOSSIP KIDS




"Uff, da quando Gossip Girl è finito, non mi chiama più nessuno per lavorare..."
Twelve
(USA, Francia 2010)
Regia: Joel Schumacher
Sceneggiatura: Jordan Melamed
Tratto dal romanzo: Twelve di Nick McDonell
Cast: Chace Crawford, Emma Roberts, Rory Culkin, Emily Meade, 50 Cent, Esti Ginzburg, Philip Ettinger, Billy Magnussen, Zoë Kravitz, Ellen Barkin, Cody Horn, Nico Tortorella
Genere: good kids gone bad
Se ti piace guarda anche: Alpha Dog, Black & White, Kids, Gossip Girl, Slevin

"Veramente non ti chiamava nessuno manco prima, gossip boy. Ahah!"
Twelve non è la storia di un dodicenne, così come il titolo lascerebbe presupporre. Twelve è il nome della droga che assume il ruolo di protagonista o quasi della vicenda. Le droghe possono essere delle grandi protagoniste cinematografiche, si veda in proposito l’eroina letteralmente eroina di film come Trainspotting e I ragazzi dello zoo di Berlino, o l’NZT di Limitless.
Droga a parte, il protagonista “umano” del film è invece White Mike, un ragazzo che dopo la morte della madre malata di cancro si dà allo spaccio. White Mike non si droga, nemmeno beve, nemmeno s’è mai fumato una sigaretta. Eppure decide che quella dello spacciatore è per lui la professione giusta, nel mezzo del cammin della sua giovane vita. White Mike è il fornitore fantasma della gioventù ricca dell’Upper East Side di New York.
In pratica questa è, o almeno dovrebbe essere, una sorta di versione tossica di Gossip Girl. Non è certo un caso allora che nei panni del protagonista White Mike troviamo Chace Crawford, quel fesso di Nate Archibald in Gossip Girl. Dico fesso, perché era uno di quei personaggi che all’inizio promettevano bene, e poi se n’è andato a farsi benedire, così come tutto il resto della serie, peggiorata di stagione in stagione e diventata ‘na roba sempre più ridicola. Poi finalmente, qualche mesetto fa, Gossip Girl è terminato e Hallelujah! è l’unica parola - gridata a squarciagola - che mi viene in mente per celebrare un’occasione del genere.
Anche all’infuori della serie che gli ha dato la fama, comunque, Chace Crawford come attore è ancora molto limitato e non riesce a regalare un grande spessore al suo tormentato personaggio. C'era da aspettarselo.

"Ma che palle, sono l'unica in lutto per la fine di Gossip Girl?"
Molto Gossip Girl anche una delle protagoniste femminili, la classica ragazzina ricca e viziata che si dà al Twelve per uscire dalla perfezione della sua impeccabile vita. L’attrice che la interpreta, Emily Meade, assomiglia molto a Leighton Meester, la mitica Blair Waldorf dello stesso Gossip Girl, ed è un volto da tenere in considerazione, visto che la ragazza non solo è parecchio bella ma pure brava. Il suo è un volto tra l’altro già apparso (sfigurato) nella prima stagione di Boardwalk Empire, così come nell’horrorino di Wes Craven My Soul to Take, di cui sono tra i pochi e forse unici al mondo a non averne parlato male.
Nel cast variegato della pellicola figurano anche un 50 Cent che è meglio se torna a fare il rapper perché a recitare è una scarpa, uno dei Culkin a caso, Rory, la sempre brava Emma Roberts e la giovane modella gnoccolona Esti Ginzburg.

Se gli attori, chi più chi meno, se la cavano ancora, a non convincere per nulla è la regia di Joel Schumacher, uno che come Michael in Formula 1 ha continuato a correre a lungo, ma non più con i risultati di un tempo. Con un’enorme differenza tra i due: Michael Schumacher, per quanto mi sia sempre stato sulle balle, è stato un indiscutibile campione, uno dei più grandi della Formula 1, se non altro per continuità nelle vittorie, di certo non per simpatia o umanità (perché, Michael Schumacher è umano?). Joel Schumacher un campione invece non lo è mai stato. Ha fatto qualche film decente, in carriera, ma soprattutto un sacco di porcate varie. Di recente poi è finito a filmare davvero di tutto, un po’ come Nicolas Cage (non a caso incontrato sul set del pessimo Trespass).

"Hey yo, 50, bella lì, come butta uomo?"
"Ma sta zitto, ragazzino bianco, e dammi la droga!"
E così lo Schumi regista si è cimentato pure con questo film teen-drogato tratto dal romanzo d’esordio di Nick McDonell, uno scrittore che ai tempi della realizzazione di questa sua opera prima aveva appena 17 anni. Non ho letto il romanzo in questione, ma l’impronta letteraria si sente in maniera prepotente, se non altro per la continua voce fuori campo presente di un narratore onnisciente. Voce che, sebbene in originale sia di Kiefer Sutherland, alla lunga risulta fastidiosa e se ne fa un uso eccessivo, troppo letterario e poco filmico. L’impressione, così come per altre pellicole tratte di recente da libri cult o pseudo cult come Un giorno questo dolore ti sarà utile e Molto forte, incredibilmente vicino è che si sia rimasti troppo fedeli alle parole stampate su carta e non si sia riusciti a renderle in una maniera davvero cinematografica.
Schumacher per pigrizia ha preferito affidarsi alle parole di un narratore, piuttosto che cercare di raccontare la vicenda attraverso qualche espediente visivo. E la regia come detto è proprio il punto più debole, si vedano in proposito le pessime scene più dopate e visionarie, che in mano a un Aronofsky o a un Lynch possiamo solo immaginarci che figata allucinogena sarebbero state.
Anche se i registi ideali per una pellicola del genere sarebbero stati Larry Clark (Kids, Ken Park, Bully) o il suo amichetto Harmony Korine (Gummo e Spring Breakers). Al loro confronto, quella di Twelve è una versione ripulita e glamour delle vite così belle eppure così disperate di un gruppo di ragazzini privilegiati dell’elite americana. Quelli i cui problemi maggiori sono la scelta di una Porsche al posto di una Lamborghini, oppure decidere se andare ad Harvard o alla Brown. Vite talmente perfette da aver bisogno di qualcosa a dar loro una scossa di imprevedibilità e a ciò ci pensano le droghe di White Mike. Fino all’inevitabile tragedia…
A metà strada tra Gossip Girl e Kids, ne esce allora un filmetto guardabile come la puntata pilota di una nuova serie adolescenziale che però mai avrà un secondo episodio. E non è tutto 'sto gran peccato.
(voto 6-/10)



venerdì 22 aprile 2011

AAAAAAAAAAAAH X 4

Scream 4
(USA 2011)
Regia: Wes Craven
Sceneggiatura: Kevin Williamson
Cast: Neve Campbell, Courteney Cox, David Arquette, Lucy Hale, Shenae Grimes, Anna Paquin, Kristen Bell, Brittany Robertson, Aimee Teegarden, Hayden Panettiere, Emma Roberts, Marielle Jaffe, Alison Brie, Marley Shelton, Erik Knudsen, Rory Culkin, Nico Tortorella, Adam Brody, Anthony Anderson, Mary McDonnell, Heather Graham
Genere: teen-horror
Se ti piace guarda anche: gli altri Scream, So cosa hai fatto, Scary Movie

“Qual è il tuo film dell’orrore preferito, Cannibal?”
“Hey, un momento, come fai a sapere il mio nome? Comunque anche se sei un pazzo squilibrato che mi sta per fare fuori te lo dico, visto che non ho dubbi in proposito: Scream!”

La saga di Scream è come un amico fidato e se ti pugnala, lo fa solo per ridere. A distanza di 11 anni dal terzo episodio, fanno dunque il loro gradito ritorno Ghostface, Sidney e compagnia inquieta direttamente dagli anni ’90, senza dimenticare che: nuova decade, nuove regole. E quindi: anche le vergini potranno morire!

Anche le vergini potranno morire? Tranquille, tanto voi non lo siete certo
Il primo Scream ha rappresentato una rivoluzione assoluta per il genere horror, con un effetto analogo a quello del Grande Fratello sulla televisione moderna. Attenzione: non li sto certo paragonando a livello qualitativo, ma solo in quanto a impatto avuto. Scream ha infatti presentato un tipo di cinema dell’orrore (ma non solo) nuovo, che con dosi impressionanti di ironia si fa beffe del genere, svelando i trucchi del gioco. Tutto è finzione e niente va mai preso troppo sul serio. “Why so serious?” domanderebbe il Joker. Praticamente il mio manifesto ideale non solo di cinema, ma proprio di vita.
Imitatissimo da in pratica ogni teen-horror arrivato successivamente, Scream è anche l’esempio supremo del metacinematografico e dell’antirealismo; anche il nuovo episodio prosegue sulla stessa scia, portando la sfida a un livello ancora superiore, riuscendo così non solo a non deludere le notevoli aspettative, ma a portare nuova linfa vitale alla saga e al genere pauroso.

Scream 4 è metacinema allo stato puro e non è nemmeno semplice cogliere tutti i suoi mille e uno riferimenti, perlomeno se non si è ben allenati e non si ha una conoscenza enciclopedica non solo della Saga, ma anche del cinema horror e dei telefilm in generale.
Per prima cosa non manca quindi l’autoironia sulla serie stessa, riprendendo gli omicidi del primo capitolo ma con qualche sostanziale differenza, riproponendo il film fittizio dentro il film Stab (Squartati), con un primo episodio diretto da Robert Rodriguez (!) e persino scherzando sulla relazione anche all’infuori dal set tra Courteney Cox e David Arquette.
Ci sono un sacco di citazioni e riferimenti poi ad altri horror recenti, da L’alba dei morti dementi a Final Destination, dal voyeurismo di Paranormal Activity all’infinita serie di Saw - L’enigmista, bollata come semplice pornografia senza minima cura nella psicologia dei personaggi. I personaggi di Scream invece non contenti di vivere a Woodsboro, che è una specie di Avetrana + Cogne + Novi + Erba + Columbine, passano anche tutto il loro tempo a vedere solo pellicole horror e a parlare al telefono con tizi dalla voce inquietante che ti chiedono “Qual è il tuo film dell’orrore preferito?”.
Insomma, se i carabinieri facessero delle intercettazioni a Woodsboro non si beccherebbero mica discorsi sulle escort, al limite qualche psicopatico che urla, anzi screama: “Ti faccio fuori, puttana!”.

Se in Scream 1 era tutto nuovo un po’ come nella prima edizione del Grande Fratello, qui ci troviamo in un’edizione che cerca di reinventare il brand attraverso una serie di nuove e vecchie trovate, mentre per quanto riguarda il cast siamo più dalle parti dell’Isola dei famosi; compaiono infatti un sacco di personaggi più o meno celebri soprattutto dal mondo telefilmico, che vanno a costituire un testo all’interno del testo, con le accoppiate di vittime predestinate formate da fighette di diverse generazioni tv: Kristen Bell (Veronica Mars) con Anna Paquin (True Blood); Lucy Hale (Pretty Little Liars) con Shenae Grimes (90210); Brittany Robertson (Life Unexpected) con Aimee Teegarden (Friday Night Lights). Ma nel film sono presenti anche altri numerosissimi volti di serie tv, da Hayden Panettiere (Heroes) ad Alison Brie (Mad Men) e Adam Brody (il mitico Seth Cohen di O.C.).

Pur nel suo giochino autoreferenziale al massimo, Scream 4 riesce però in maniera paradossale a dare una rappresentazione feroce, spietata ma dannatamente vera del mondo di oggi, tra iPhone, Facebook, multimedialità, voglia di essere ripresi sempre comunque dovunque, seguendo la filosofia del diventare famosi a tutti i costi, costi quel che costi.
La cosa però forse non è nemmeno così paradossale, perché quel vecchio Krueger di un Wes Craven ha capito che per dare una rappresentazione fedele dell’assurda reality di oggi la maniera migliore è proprio quella di fare un prodotto che si dichiara in maniera esplicita come fiction. Semplificando, quindi: i reality sono finti? E allora rappresentiamo la realtà con un prodotto che si mostra senza vergogna in tutta la sua finzione.

La sceneggiatura del film è firmata di nuovo da Kevin Williamson, che aveva saltato il terzo capitolo (non a caso il meno riuscito) e che come la serie si è preso un decennio sabbatico anche in tv, per tornare dopo Dawson’s Creek a sfornare un altro grande successo di oggi: The Vampire Diaries.
Non mancano poi all’appello nemmeno i protagonisti storici: Neve Campbell, Courteney Cox e David Arquette, con qualche rughetta in più intorno agli occhi ma pure con ancora la voglia di combattere contro le giovani leve e contro la lama affilata di Ghostface.
A questo giro spunta poi un nuovo psicopatico doc di livello davvero notevole che ovviamente non vi svelo. E se nella prima parte il film si diverte e ride di se stesso e del genere, nel gran finale regala pure una dose notevole di tensione in grado di pugnalare alle spalle qualsiasi cazzo di episodio della saga di Saw o degli altri horror venuti nell’ultimo decennio.

“Qual è il tuo film dell’orrore preferito di quest’anno, Cannibal?”
“Facile: Scream 4! E comunque smettila di rompere le palle a me e vai a stalkerare qualche fichetta.”
(voto 7,5)

(per chi non l'avesse capito, e vi capisco se non l'avete capitolo: il titolo del post è la traduzione italiana del titolo del film)

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