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giovedì 21 aprile 2011

Kaboom

Se tutti i film avessero titoli fichi come questo, non dovrei nemmeno sforzarmi di trovarne di nuovi per i miei post. Per fortuna non è così, altrimenti andrebbe a mancare una delle parti più divertenti in fase di scrittura. Per questo post avevo anche pensato come titolo alternativo “Boom shakalaka”, ma direi che l’originale rende meglio ed è più potente, perchè questo film è una pura botta in vena. Kaboom!

Kaboom
(USA, Francia 2010)
Regia: Gregg Araki
Cast: Thomas Dekker, Haley Bennett, Juno Temple, Roxane Mesquida, James Duval, Chris Zylka, Andy Fisher-Price, Brandy Futch, Nicola LaLiberte, Kelly Lynch
Genere: nonsense
Se ti piace guarda anche: Le regole dell’attrazione, Cashback, Ecstasy Generation, Doom Generation, Kids, Party Monster, Rubber

“I sogni sono quello che il tuo cervello butta nel cesso alla fine della giornata.Non significano niente.”

Trama semiseria
Smith è un ragazzo gay che impazzisce per il suo compagno di stanza, un surfista palestrato, ma finisce a letto con una tipa. La sua migliore amica è etero però finisce a letto pure lei con una tipa, che però si rivelerà essere una strega. Una strega vera. Poi qualcuno va ancora a letto con qualcun altro, si consumano droghe, si finisce vittima di paranoie, misteriosi rapimenti e sparizioni, complotti segreti orditi alle spalle di tutti. Realtà o allucinazione? Cosa importa? L’unica cosa che conta è che all’università si fa tutto fuorché studiare.

Recensione cannibale
Si può cercare una spiegazione, per un film come Kaboom. Si può passare intere giornate a cercare un filo logico che colleghi tutte le parti e non riuscire a trovarlo. Oppure con l’ausilio di qualche sostanza dopante si può anche riuscire nell’impresa. Ma il punto di un film come questo non è tanto razionalizzare, spiegare e fare tutte queste cose noiose. L’unica cosa che bisogna fare con un film come Kaboom è guardare e godere.
Sì, perché Kaboom è praticamente un soft-porno girato da Dio (sì, proprio lui sotto le mentite spoglie di Gregg Araki), con un cast di attori e attrici bellissimi e pure bravi, una trama nonsense che frulla teen drama, lampi horror, fantasy visionario, teorie complottistiche e apocalittiche con qualunque altra idea figa vi possa passare per la mente, il tutto condito da dosi massicccccce di droghe, visioni e sogni vari, tipi mascherati da animali, abbondante e completa libertà sessuale, atmosfere da romanzo di Bret Easton Ellis, una spruzzata di occultismo e di paranormale, più una colonna sonora da incanto con Horrors, Yeah Yeah Yeahs, Pains of Being Pure at Heart, Ladytron, Placebo eccetera. Cosa chiedere di più? Io davvero niente.

Il cast è ripieno di future star: Thomas Dekker è il ragazzino più o meno emo ma non scemo già visto in Heroes, nella serie tv di Terminator e prossimamente in Secret Circle, il The Vampire Diaries ambientato nel mondo stregonesco. E a proposito, nella parte della strega in questo film troviamo una splendida più che mai Roxane Mesquida, francesina già vista in A mia sorella! e nel recente, discusso e geniale Rubber. Nella parte del surfista che si chiama Thor c’è Chris Zylka, un tizio che sembra l’into the wild Emile Hirsch solo più fisicato, nella parte del Messiah (avete capito bene), Araki tira invece fuori il suo attore feticcio: James Duval, noto anche come l’uomo mascherato da coniglio in Donnie Darko. E poi due bionde che se non diventano delle dive di Hollywood il mondo gira proprio al contrario: la notevole Haley Bennett (The Hole 3D, The Haunting of Molly Hartley, Io & Marley) e Juno Temple, vista accanto a Jared Leto in Mr. Nobody e destinata davvero a grandi cose, tanto che Christopher Nolan per non sbagliare l’ha già scritturata per il prossimo Batman (anche se solo in una parte minore).

Il regista Gregg Araki è tornato quindi qui alle atmosfere fuori di testa e apocalittiche di Doom Generation ed Ectasy Generation. L’ha fatto alla grande e con rinnovata ispirazione, dopo la parentesi comunque più che felice del poetico Mysterious Skin, e ha tirato fuori la sua pellicola più fresca e tirata. Una storia veloce e inebriante come uno shooterino che giunge alla volata finale con “The Bitter End” dei Placebo sparata a mille, in una scena da super delirio cosmico in bilico tra genialità e ricovero immediato al reparto neuro. Vi potrà sembrare o una minchiata totale, un modo facile facile per far terminare la pellicola, oppure il perfetto finale con il Boom (anzi, il Kaboom). Provate un po’ ad indovinare da che parte sto io?

Un film del genere ha senso? Forse no, ma perché rovinare tutto cercando sempre una spiegazione, un filo logico alle cose? Prendete e godetene tutti. Non era questo, in fondo in fondo, il succo del discorso di Gesù Cristo?
(voto 8,5)

mercoledì 13 aprile 2011

E l’Oscar di migliore attore va a… uno pneumatico

Rubber
(Francia 2010)
Regia: Quentin Dupieux
Sceneggiatura: Quentin Dupieux
Cast: Robert (lo pneumatico), Steve Spinella, Roxane Mesquida, Jack Plotnick, Wings Hauser, Ethan Cohn, Haley Ramm
Genere: nonsense
Se ti piace guarda anche: Duel, Christine la macchina infernale, Radio killer, The Hitcher

Rubber è un film su una gomma. Non una gomma da masticare, ma un copertone. Non uno di quelli sotto cui scaldarsi in una fredda notte invernale, ma un gommone. Non un gommone di quelli da andare per mare d’estate con la bella stagione, gli amici, un paio di zoccolette e una cassa di birra ghiacciata, ma uno pneumatico. Ok, ho trovato la parola giusta. Pneumatico è abbastanza chiaro per tutti, non può essere confuso con qualcos’altro, giusto?

“Che bello, un film con un protagonista di tale calibro sì che è davvero imperdibile,” replicherete voi sfoggiando tutto il vostro sarcasmo. E se vi dico che per giunta è ambientato in un deserto, alcuni di voi saranno già scappati a gambe levate. Io però rilancio dicendo che Rubber è il film d’esordio di un certo Quentin Dupieux, meglio noto come autore di musica elettronica con lo pseudonimo di Mr. Oizo, meglio ancora noto come l’autore del mitico pezzo “Flat Beat” usato nella memorabile campagna Levi’s anno 1999 con il pupazzo giallo Eric (di cui tra l’altro posseggo fieramente una copia).


Si può realizzare un film interessante su uno pneumatico? Sì, quando questo pneumatico recita meglio di molti attori cani e attrici cagne e quando si hanno delle idee a tratti geniali e un’idea di cinema originale e spiazzante, che pur nella sua follia e nonsense spinge anche a qualche riflessione sul cinema e sulla vita. La prima parte del film è assolutamente favolosa, poi forse non tutte le ottime premesse vengono realizzate al meglio ma la pellicola è comunque un quasi-cult e un esordio davvero davvero davvero promettente. Di più preferisco non dirvi e vi lascio con il monologo -grandioso- messo in apertura di film come perfetto manifesto di intenti.

Nel film E.T. di Steven Spielberg, perché l'extraterrestre è marrone?
Per nessun motivo.
In Love Story perché i due protagonisti si innamorano perdutamente l'uno dell'altra?
Per nessun motivo.
In JFK di Oliver Stone, perché il Presidente viene assassinato all'improvviso da uno sconosciuto?
Per nessun motivo.
Nell'ottimo Non aprite quella porta di Tobe Hooper, perché non vediamo mai i personaggi andare in bagno, o lavarsi le mani, come fa la gente nella vita reale?
Assolutamente per nessun motivo. E peggio ancora, ne Il pianista di Polanski, perché quel tizio ha bisogno di nascondersi e vivere come un vagabondo, quando suona così bene il pianoforte?
Ancora una volta la risposta è… "per nessun motivo".
Tutti i grandi film, senza eccezione alcuna, contengono un importante elemento di "nessun motivo". E sapete perché?
Perche' la vita stessa... è piena di cose "senza nessun motivo". 
Perché non possiamo vedere l'aria che ci circonda?
Per nessun motivo.
Perché stiamo sempre a pensare?
Per nessun motivo.
Perche' ad alcune persone piacciono le salsicce mentre altre le detestano?
Per nessun cazzo di motivo.
Signore, signori, il film che vedrete oggi... è un omaggio al "nessun motivo",
il piu' efficace elemento di stile.

A questo punto, chiedo io: “Perché perdersi un film del genere?”
Per nessun motivo.
(voto 7/8)

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