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sabato 27 settembre 2014

CBGB, IL FILM PIU’ PUNK DELL’ANNO (DOPO WE ARE THE BEST!)





CBGB
(USA 2013)
Regia: Randall Miller
Sceneggiatura: Jody Savin, Randall Miller
Cast: Alan Rickman, Ashley Greene, Freddy Rodríguez, Bradley Whitford, Richard de Klerk, Malin Akerman, Justin Bartha, Rupert Grint, Taylor Hawkins, Johnny Galecki, Kyle Gallner, Estelle Harris, Stana Katic, Ahna O’ Reilly, Joel David Moore, Ryan Hurst, Josh Zuckerman, Mickey Sumner
Genere: punk
Se ti piace guarda anche: Velvet Goldmine, Quasi famosi, Spike Island, Nowhere Boy, The Runaways, Killing Bono, We Are the Best!


Non indovinerete mai di cosa parla il film CBGB.
Anche se non ci crederete, CBGB è una pellicola che parla del locale... CBGB.
L'avreste mai detto?
No, perché non conoscete il CBGB e adesso però volete sapere a tutti i costi cos’è, o meglio cos’è stato?
Beh, invece di venire a chiedermelo a me, andate a guardarvi il film, luridi cazzoni!

giovedì 17 maggio 2012

Mon chéri

Cherrybomb
(UK 2009)
Regia: Lisa Barros D'Sa, Glenn Leyburn
Cast: Rupert Grint, Robert Sheehan, Kimberley Nixon, James Nesbitt
Genere: rin teen teen
Se ti piace guarda anche: Skins, The Myth of the American Sleepover, Daydream Nation, Youth in Revolt, The Beautiful Ordinary

(film naturalmente mai uscito in Italia, ma reperibile con i sottotitoli)


A volte è difficile comprendere il senso dei titoli italiani messi ai film stranieri. E molto spesso è difficile capire il significato, ammesso e non concesso ce l’abbiano, dei titoli dei miei post. Ma a volte non si capisce nemmeno bene il perché dei titoli originali dei film.
Prendiamo Cherrybomb, ad esempio.
Titolo di una canzone delle mitiche The Runaways, tra le prime o comunque tra le più importanti rock’n’roll band al femminili della storia, la cui vicenda ha ispirato anche un film (carino, a mio parere) con Kristen “Bella Swan” Stewart e Dakota “bambina cagacazzo de La guerra dei mondi” Fanning.
Okay, cosa ha a che fare questa canzone con il film in questione?
Mmm, difficile dirlo. Il pezzo si sente, peraltro non nella fighissima versione originale bensì in una discutibile cover, ed è tra l’altro usato giusto come sottofondo ad una scena nemmeno cruciale per la pellicola. Le ragioni possono essere allora, forse e dico forse, trovate nel testo della song:

Can't stay at home, can't stay at school
Old folks say, ya poor little fool
Down the street, I'm the girl next door
I'm the fox you've been waiting for


Hello daddy, hello mom
I'm your c-c-cherry bomb
Hello world, I'm your wild girl
I'm your c-c-cherry bomb


"Senti ma, a Hermione gliel'hai mostrata la bacchetta magica?"
La pellicola, come il pezzo delle run run Runaways gioca proprio sul contrasto tra genitori e figli. Due mondi separati che non riescono a comunicare tra loro e in cui i pargoli sono visti come degli oggetti misteriosi, estranei e pericolosi per gli adulti: delle c-c-cherrybomb in attesa di esplodere.
A mettere in moto la giostra, nemmeno troppo movimentata, di questa pellicola britannica molto teen è l’arrivo in una cittadina inglese di una bionda sgnaccherona, atterrata dritta da Londra. Più che una vera sgnaccherona, in realtà è una biondina carina, ma nemmeno tutta ‘sta cherry-sexbomb. Non è Amber Heard, insomma, ma è comunque abbastanza per scatenare la competizione tra i due migliori amici protagonisti: uno è il roscio Rupert Grint, ex Ron Weasley, e l’altro è… Harry Potter?
No, è Robert Sheehan, ex Nathan di Misfits.
Rupert Grint è quello precisino, secchione, con la famiglia perfetta. Robert Sheehan è invece un cazzaro non lontano dal mitico Nathan dei Misfits, peccato che qui sia meno divertente. È abbastanza divertente, però come Nathan nessuno mai!

"Chi t'ha ridotto così, Voldemort?"
"Seee, figurati..."
Tra questi tre personaggi che vivono in una vuota cittadina senza un cazzo da fare a parte cazzeggiare in giro, nasce inevitabile un triangolo di amicizia, amore e sesso. La storia, almeno nella prima parte, parte bene e lascia intravedere una piacevole pellicola sullo stile di Skins. Droga, famiglie disastrate, giovani confusi… il pacchetto è completo, gli ingredienti ci sono tutti e per un po’ il film lascia ben sperare. Anche se le scrittine stile SMS inserite qua e là nella pellicola sono un espediente finto gggiovane davvero mal riuscito e che fanno film di Moccia una cifra.
Presto poi la vicenda perde la sua propulsiva carica adolescenziale e rock’n’roll e cerca di scavare più in profondità nei personaggi. Scava scava, ma non è che si arrivi da nessuna parte. Insomma, fino a che rimane in territori cool e giovanili ci siamo abbastanza, quando invece prova a deviare il discorso sui genitori o farsi maturo, il film perde fascino.
Laddove non funziona per nulla è però soprattutto nella parte finale. Qui la storia si gioca la carta della svolta drammatica e quasi thriller che stona con il resto e sembra campata lì per aria come una granata non esplosiva.
Alla fine questo è: un film dal buon potenziale che però non riesce a deflagrare. Una cherrybomb, una bomba alla ciliegia, ma certo non una bomba vera e propria.
(voto 6-/10)

martedì 6 marzo 2012

The Potter is back with The Woman in Black

The Woman in Black
(UK, Canada, Svezia 2011)
Regia: James Watkins
Cast: Harry Potter Daniel Radcliffe, Ciaran Hinds, Janet McTeer, Liz White, Shaun Dooley, Roger Allam, Sophie Stuckey, David Burke
Genere: new gothic
Se ti piace guarda anche: Il mistero di Sleepy Hollow, The Messengers, Il messaggero, The Others

Dieci anni. Dieci anni passati dietro a quegli occhialini rotondi da maghetto saputello che si merita una bella mano di botte così fa meno il furbo, e finalmente pensavo di essermelo lasciato alle spalle.
Niente più Harry Potter. Niente più Daniel Radcliffe.
E invece no, sbagliavo. Perché ora Harry, sorry è la forza dell’abitudine, ora Daniel è tornato con una nuova pellicola che al botteghino italiano è partita malissimo, mentre negli Usa ha riscosso un discreto successo e nel Regno Unito è andata alla grande. Certo, niente di paragonabile alle scene di fan accampati per giorni in attesa di vedere l’ultimo episodio della Potter-saga... Giorni di attesa per vedere un pessimo ultimo episodio della Potter-saga, aggiungo io, e assistere alla prevedibile disfatta di Voldemort, il più sfigato dei super cattivoni nella storia del cinema.
"Dov'è che t'ho già visto, giovanotto. Eri in Twilight?"
Sconfitto da due bimbiminikia, ribadisco!
Voldemort, Voldemort… eh eh eh, ma come si fa?
Roba da tapiro d’oro del secolo.

Quando si interpreta un ruolo così iconico entrato (non si sa bene perché) nella pop culture, è difficile scrollarselo di dosso. Qualcuno ha mai più visto Mark Hamill, il Luke Skywalker della saga originale di Star Wars?
Qualcuno sa almeno se è ancora vivo o meno? E con qualcuno intendo pure amici e famigliari…
Nessuno sa niente di lui?
E Macaulay Culkin, bimbo prodigio di Mamma ho perso l’aereo?
Che fine ha fatto?


"Hermione e Ron, dove sieeete?"
Ahia, caro Daniel Radcliffe, mi sa che questa è la fine che potresti fare pure tu. Se ti va bene...
Quanto a Emma Watson, la gnocca mitica inteprete di Hermione (l’unico personaggio decente - ammettetelo anche voi, Potteriani - della saga j.k. rowlinghiana), lei non dovrebbe cadere nel dimenticatoio, visto che ha già in cantiere diversi progetti cinematografici tra cui il nuovo attesissimo film di Sofia Coppola The Bling Ring. Scusate se è poco, Potteriani.
Ruper Grint, il roscio Ron, lui invece che combina? Beh, per il momento si spaccia come sosia ufficiale del cantautore Ed Sheeran…


"Buongiorno, signora fantasma."
Con questo suo primo ruolo post-potteriano, il giovane (ma ormai nemmeno più tanto), Harry ci prova a scrollarsi di dosso la nomea di maghetto streghetto più odioso del mondo, recitando in un ruolo del tutto diverso. Almeno sulla carta.
In The Woman in Black, Daniel Radcliffe infatti è un avvocato ed è pure… papà!
Cooosa?
Quel dodicenne di Harry Potter papà e pure di un bimbetto già cresciutello? Ma per favore. E dovrebbe essere credibile, come cosa? Alla faccia delle magie di Hogwarts, qui siamo davvero entrati nel regno dell’incredibile. Cos’è, siamo per caso finiti dentro una stranissima puntata di Teen Mom o meglio Teen Dad in versione gotica?
E la madre del pargolo, dov’è? Ovviamente nel regno dei Cieli, perché così è tutto più tragico. Anche perché se avessero dovuto sviluppare il personaggio, chi avrebbero potuto prendere? Miley Cyrus? Selena Gomez? Willow Smith, la figlia 11enne di Willy il pirla di Bel Air?
(in realtà ogni tanto la moglie compare, brevissimamente, intepretata dalla sconosciuta Sophie Stuckey)

"Daniel Radcliffe che cerca di recitare? AAAAAAAH, che spavento!!!"
Il film in teoria sarebbe un horror. La prima scena l’è pure ‘na roba inquietante. D’altra parte ci sono delle bambine che giocano con le bambole. Classica roba da cagarsi addosso. Quanto dura l’unica scena pseudo creepy del film? Circa un minuto, poi entra in scena Harry Potter, scusate ancora: Daniel Radcliffe, e il film diventa inquietante per altri motivi. Harry Potter, il ragazzo sopravvissuto, venuto a morire è un attore proprio modesto. O, se è bravo, lo nasconde davvero bene.
La pellicola è tratta dal romanzo gotico La donna in nero di Susan Hill, è prodotta dalla storica casa horror inglese Hammer, ma presenta una storia già vista stravista e strastrastrastracazzovista che non se ne può più. A parte questo, la trama è talmente esile che già a tirarne fuori un cortometraggio si doveva essere bravi. Per farne uscire un lungometraggio di un’ora e mezza decente bisognava essere dei fenomeni, ma non è certo questo il caso.

Uno dei momenti più tesi della pellicola, con Radcliffe che prova
a cambiare una lampadina senza prendersi la scossa. Ci riuscirà?
La storia, presto raccontata, è quella di un giovane avvocato (il poco credibile Radcliffe) che si reca nel classico inquietante paesino di campagna inglese per occuparsi dell’eredità di una vecchina fresca di trapasso. Nel classico inquietante paesino di campagna inglese si troverà di fronte al classico inquietante mistero di campagna inglese che coinvolge alcuni classici bimbi inquietanti inglesi e la classica visione di un inquietante spirito inglese, quello della Woman in Black del titolo. Il mistero è davvero poco interessante e per essere svelato non assistiamo ad altro che a 1 ora e mezza di Daniel Radcliffe show. Uno show degno di Giorgio Panariello o di Adriano Celentano a Sanremo.
Non so voi, ma vedere Harry Potter che vaga con un perenne sguardo svuotato di ogni emozione in giro per delle case gotiche disabitate, tra visioni di vecchie signore (la Juve non c’entra) e corvi che sembrano usciti dalla brutta copia di un racconto di Edgar Allan Poe, non è esattamente il mio ideale di divertimento.
The Potter is back, pardon The Woman in Black è un vorrei essere Sleepy Hollow, ma sono solo Sleepy. Anche perché Daniel Radcliffe il paragone con Johnny Depp lo regge sì, però giusto con il tristissimo Johnny Depp angelinajoliezzato di The Tourist.

"Ho capito, va: me ne torno a Hogwarts. Voldemort, sto arrivando!"
E pensare che alla regia c’è James Watkins, uno che aveva esordito con il tesissimo Eden Lake, una di quelle visioni che ti tengono incollato alla poltrona dall’inizio alla fine, e ora è passato a fare un film che sulla poltrona ti tiene sì incollato, perché dopo 10 minuti sei già nel mondo dei sogni. A livello di inquadrature, Watkins conferma di avere un buon occhio, peccato che qui non riesca nemmeno da lontano a creare non solo qualche brivido, nonostante ci provi malamente, ma pure un briciolo di interesse. Colpa di un inverosimile protagonista e di ritmi soporiferi del tutto opposti a quelli di Eden Lake.
The Woman in Black riesce così giusto nell'impresa (poco invidiabile) di fare il paio con il recente Non avere paura del buio: due storielle pseudo gotiche che fanno fanno meno paura di Voldemort e per di più fanno venire un gran sonno, intepretate nella maniera più svogliata possibile e che nemmeno due registi decenti riescono a salvare. Due film che finiscono per essere non tanto brutti quanto una cosa ancora peggiore: inutili.
(voto 4-/10)

P.S. Giusto Voldemort poteva essere sconfitto da un maghetto bimbominkia catatonico come Daniel Radcliffe!

mercoledì 16 novembre 2011

Brutto figlio di babbana

L’hanno menata per 10 lunghi anni, gli incassi dell’intera saga basterebbero da soli a risolvere il problema del debito pubblico italiano (ehm, forse no, è davvero troppo alto!), i libri che l’hanno ispirata hanno venduto più copie della Bibbia e l’hanno fatto finire così?
Dico: cooosì?

Harry Potter e i doni della morte: Parte II
(UK, USA 2011)
Titolo originale: Harry Potter and the Deathly Hallows: Part 2
Regia: David Yates
Cast: Daniel Radcliffe, Emma Watson, Rupert Grint, Ralph Fiennes, Matthew Lewis, Alan Rickman, Tom Felton, Bonnie Wright, Evanna Lynch, Jason Isaacs, Helena Bonham Carter, Maggie Smith, David Thewlis, Ciaran Hinds, Kelly Macdonald, John Hurt, Katie Leung, Jim Broadbent, Clemence Poesy, Jamie Campbell Bower, Emma Thompson, Gary Oldman
Genere: potteriano
Se ti piace guarda anche: tutti gli altri Harry Potters



Cominciamo dall’inizio. Se ve le siete perse, potete recuperare la mia
Breve guida babbana almagico mondo di Harry Potter (dedicata ai primi 6 capitoli cinematografici della saga)
e la recensione de
Ma se non avete tempo e/o voglia riassumo rapidamente le puntate precedenti dicendo che pur partendo da un approccio scettico e “babbano” alla materia potteriana, nel corso del tempo avevo cominciato ad affezionarmi a questi piccoli maghetti bastardelli, e quindi ero curioso di scoprire se con l’ultimissima parte dell’ultimissimo capitolo della serie mi sarei trasformato per magia in… un principe azzurro?
No, in un potteriano DOC.

A opporsi alla mia mutazione completa da babbano a potteriano vi è però un elemento importante. Quella di Potter è una saga per alcuni (anzi, per un sacco di gente) mitica, ma per quanto mi riguarda le manca un’ingrediente fondamentale: l’ironia. Quella che rende indimenticabili e davvero entertaining serie più o meno fantasy anche a chi come me non è un fan assoluto del fantasy in senso stretto. Mi riferisco in particolare ai casi di Buffy - L’ammazzavampiri che ha segnato gran parte delle saghe multimiliardarie degli ultimi anni sia sul piccolo che su grande schermo, ma anche alle recenti e spettacolari serie britanniche come Misfits e The Fades, senza dover tornare indietro fino agli anni ’80 alle avventure dei mitici Goonies. In tutti questi casi troviamo scontri epici, creature fantastiche, battaglie all’ultimo sangue, però non manca mai quella presenza di un velo di umorismo che aiuta non solo ad alleggerire l’atmosfera, ma che ci ricorda di come fondamentalmente solo di una fantasy si tratti. E anche se si trattasse di realtà, è sempre importante mantenere uno sguardo ironico di fronte a tutto, anche alle vicende più serie e drammatiche. Altrimenti si rischia di finire nel patetismo e nelle più diaboliche trappole strappalacrime.
E sì che da ironizzare sul maghetto Fotter ci sarebbe più di un motivo…
A cominciare della sua omosessualità latente, mica tanto latente, visto Harry sta sempre lì a menarsi la sua bacchetta magica, invece di cedere alle avance di Hermione e della sorella ninfomane di Ron, cui concede giusto un mezzo bacetto dopo 14 film.
E poi, altra cosa: ad Hogwarts fanno tutte ‘ste magie assurde, ma le lenti a contatto non le hanno ancora inventate? E se proprio non vuole rinunciare ai suoi occhialetti, Harry non può almeno sostituire quelle ridicole lenti rotonde con quelle rettangolari da fighetto hipster milanese?

Tralasciando quindi la grave mancanza di ironia all’interno della serie, la curiosità per questo capitolo è tutta incentrata sul grande finale e quindi le prime scene scorrono come un mero antipasto, un riempitivo che funge da passatempo ma non regala momenti indimenticabili, al contrario de I doni della morte: Parte I che conteneva almeno 2 o 3 tra i momenti migliori dell’intera saga.
La scena con Hermione/Emma Watson che si finge Bellatrix/Helena Bonham Carter ad esempio è simpatica, però niente di che. Il volo sul volatile gigante poi non raggiunge certo, non me ne vogliano i potteriani DOC, i livelli di magia e poesia di quelli di Bastian a “bordo” di Falkor (per gli amici oggi anche noto come Victoria Beckham) sulle note di Neverending Story di Limahl. E ho detto Limahl!

"Prima di morire, massì carichiamo una foto su Facebook!"
Al ritorno a Hogwarts di Harry, succede quindi una cosa incredibile: viene accolto tra applausi e ovazioni generali, quando in una qualsiasi altra scuola normale uno come lui sarebbe stato vittima dei bulli, pestato a sangue e gettato con la testa dentro il cesso. Altroché applausi.
Una cosa davvero odiosa di Harry Potter è la sua totale assoluta bontà. Nel suo aiutare persino i cattivoni che si sono sempre messi contro di lui come Dago Malfoy e suo padre Renato Zero (per quanto poi scorpiremo l’abbia fatto più o meno per il suo bene) tocca limiti che anche Madre Teresa di Calcutta avrebbe trovato stucchevoli e fatto venire un prurito alle mani persino a Gandhi.
Ma se una parte di Lord Voldemort vive dentro Harry Potter, com’è che lui è così buono e teneroso?

Scena presente solo nel director's cut Harry Fotter
La prima ora e fischia del film scorre quindi piuttosto inutile, però era da mettere in conto, con la parte più interessante che si rivela essere quella dedicata al flashback su Severus e i genitori di Harry, l’unico momento che rivela qualcosa di più sui personaggi.
Una bella scena, finalmente, però non importa: quello che importa è il gran finale, ma che dico? Il super gran finale, quello con lo scontrone fatidico tra Harry Potter e Voldemort. Roba da far impallidire le Blog Wars tra il sottoscritto Cannibal Kid e Mr. James Ford.
E invece…

A livello di epicità, la battaglia finale di massa tra il Bene VS il Male non può competere con gli scontri pazzeschi de Le due torri e Il ritorno del re nel Signore degli anelli. Non c’è storia. Roba che se facessero uno scontro tra le due saghe, Harry finirebbe schiantato come il Napoli contro il Barcellona.
Il bacio così, improvviso e frettoloso tra Hermione e Ron appare come un momento gettato via, più che una scena romantica come ‘sti due poveri cristi avrebbero meritato. 10 anni di tira e molla ed è tutto questo che viene concesso loro? Ma che crudeltà!
Comunque non importa nemmeno questo. Quel che importa è Harry VS Voldemort.



"Conosci un buon chirurgo plastico, Harry?
Voglio un nasino nuovo come Paris Hilton..."
Round 1:
Harry Potter si dichiara “Ready to die, come Notorious B.I.G., yo bitch!”.
 “Il ragazzo che è sopravvissuto, venuto a morire”, replica contento Voldemort, pregustandosi una sfida di quelle infinite tipo quando da ragazzino si scontrava con gli amici a Street Fighter.
Così Voldemort passa all’attacco e pianta un raggio fotonico alla Dragon Ball che manda subito Harry Potter al Creatore.
O qualcosa del genere, visto che in una scena alla Matrix Revolutions finisce in una sorta di Aldilà con quella lagna di Albus Silente che io speravo già di non dovermi più sorbire.
Harry is dead and noone cares, canta vittorioso Voldemort, mentre il cadavere del maghetto più effeminato del mondo viene riportato da Hagrid a Hogwarts, in una scena che sembra di assistere alla Passione di Cristo, soltanto meno antisemita.
Ma Harry non è morto. Harry è ancora vivo… Uuuuh, che sorpresona!

Arriviamo così al Round 2: Harry VS Voldemort, again.
Moh la facciamo una sfida più decente?
Questa volta è Voldemort  a fare la fichetta e dopo una lotta senza esclusione di colpi (ma dove?) in cui Harry ottiene il prezioso aiuto del più sfigato di tutta Hogwars: Neville Paciock, che uccide il misterioso e pericolosissimo serpente. Ma pericolosissimo perché? Manco era un black mamba…
Il momento Neville stile rivincita dei nerd riporta alla mente Sam, l’improbabile quanto vero eroe del Signore degli anelli. Solo che in quel caso aveva un senso, visto che si era rivelato fin da subito come uno dei personaggi più interessanti dell’intera saga. Qui invece Neville non l’hanno mai cagato di striscio, se non per brevissime scene più o meno comiche, e poi all’improvviso mi diventa un supereroe? Mi sembra ‘na roba campata per aria così tanto per…
Panico pa-panico pa-panico paura!
Il colpo di grazia al temibile (ma dooooooove???) Voldemort glielo dà poi naturalmente Harry, perché l’eroe dev’essere a tutti i costi lui. D’altra parte il nome sui titoli di testa e sui libri è il suo, Harry Potter, mica Neville Paciock (o Neville Longbottom in inglese). Credete avrebbero venduto tutti ‘sti fantastiliardi di copie, di libri che si intitolavano tipo Neville Paciock e la pietra filosofale?
Con una facilità irrisoria, Harry disintegra così il temutissimo (ma ddda chi?) Voldemort, che si rivela una delle più grandi ciofeche di villain di tutta la storia del cinema. Una parte del (de)merito va di certo a Ralph Fiennes che, per quanto truccato di tutto punto, ha la credibilità come super cattivone di un Pikachu. Il resto lo fa la sua voce, che parla in mondovisione manco fosse Berlusconi con le sue cazzo di reti pubbliche e private unificate.
Ma ormai è finita.
Per tutti e due!

"Ocio, che se sniffi troppa coca ti vengono le narici come le mie!"
Ammazza che cattivone si è rivelato questo Voldemort: sono bastati un paio di bimbiminkia (mancava giusto Justin Bieber), che nemmeno si sono impegnati più di tanto, per mandarlo al tappeto. Dopo essersi resi tutti quanti conto che questo “mago” era un buffone impostore peggio di Silvan e a sconfiggerlo non ci voleva niente, Harry Potter non viene portato in trionfo né niente. Quando prima era tornato a Hogwarts era stato accolto da applausi, una ola, e scene di groupie che gli lanciavano le mutandine addosso, e adesso che ha eliminato una volta per tutte il più cattivone tra tutti i cattivoni non c’è manco uno che gli dice: “Bravo Harry, ben fatto.”
Vabbè, ma finisce così?
Non ancora…

L’ultima scena dovrebbe essere quella più toccante, visto che è ambientata 19 anni dopo che Voldemort è mort, con i nostri tre maghetti ormai cresciuti e adulti e un mezzo secondo di commozione l’ho anche quasi avuto.
La cosa migliore è Hermione/Emma Watson, che così conciata si rivela una gran bella MILF e finalmente non è più peccaminoso (e illegale) fare pensieri impuri su di lei. Con il trucco a Harry Potter invece ci sono andati giù davvero troppo pesanti. Facendo due conti, al termine delle avventure avrà avuto circa 18 anni + i 19 passati = 37 anni circa. Perché allora l’hanno conciato in un modo che neanche il Nongio quando fa il Father ne I soliti idioti è piazzato così male?
Harry con la mogliettina zoccoletta dai capelli rossi che non mi ricordo come si chiama da una parte ed Hermione e Ron dall’altra portano così i figlioletti nella stazione al binario 9 e ¾, quello magico che conduce dritti a Hogwarts. È la quadratura del cerchio, la fine dove tutto era iniziato, va bene. Ma dalla saga più fantasiosa e magica della letteratura contemporanea non era forse lecito attendersi un finale un minimo più fantasioso?
E invece no. Tutto è gettato lì in maniera veloce, così come lo scontro tra Harry e Voldemort. Spero che nel libro la Rowling abbia trattato i lettori con maggiore rispetto e abbia proposto un finale un pizzico più emozionante. Nel film invece mi sembra che tutta la parte finale sia stata buttata lì alla buona, come se avessero pensato: “Massì, basta. Sono 10 anni che la tiriamo avanti, finiamola più in fretta che possiamo”.
Ma già che c’erano, i furboni hanno anche pensato bene di tenersi una porta aperta per un’eventuale nuova serie futura, con protagonisti già bell’e pronti i figlioletti di Hermione, Ron, Harry e della tipa rossa che non mi ricordo il nome.

E così che finisce il mondo di Harry Potter, non con un bang, ma con un lamento.
Il lamento mio. Dopo 8 film 8 pensavo che per me ci sarebbe stato il lieto fine. Avevo immaginato che da scettico babbano quale ero in partenza, giunto al finale mi sarei trasforfato in un potteriano in lacrime per l’ultima scena. E invece l’ultimo film, che già pregustavo come il migliore, si è rivelato il più deludente della serie.
Affranto non perché Harry Potter è finito, ma da come Harry Potter è finito, ho allora deciso di immaginare un finale alternativo.
Come l’avrei fatto finire io?

"Dai cazzo, GianHenry!"
IL FINALE CANNIBALE
19 anni dopo aver sconfitto Voldemort, Harry Potter è un uomo alcolizzato e depresso che non ha più uno scopo nella vita, non avendo più un acerrimo nemico contro cui combattere. E così si sfoga con una relazione extraconiugale con Hermione, che l’ha sempre guardato con occhi pieni di desiderio del tipo: “Minchia come ti scoperei, Harry,” mentre il povero Ron non l’ha mai guardato così. E come passatempo, anziché fare incantesimi, Harry si sfoga a menare i figlia perché stanno scoprendo le loro prime magie.
Quando la moglie di cui non ricordo il nome becca Hermione mentre gli fa un soffocone, Harry rimane solo, divorziato e senza amici, giacché anche Ron gli volta le spalle. Nell’unico giorno del mese in cui il giudice gli consente di vedere i figli, Harry porta i suoi ragazzi allo zoo come nel primo film e qui ha una rivelazione. Mentre il suo figlioletto piccolo, quello che più gli assomiglia, l’Harry 2.0 insomma, sta combinando un altro dei suoi soliti casini, a lui viene in mente una cosa: rifilargli un bel coppino con la sola imposizione delle mani: “Coppinum coppinum, coppinum supremum!”
Ed ecco che il figlioletto cade a terra con la faccia nel fango ed Harry ride. Ride felice come un bambino, felice non lo era più stato negli ultimi 19 disastrosi anni lontano da Hogwarts. Capisce allora che è lì che deve tornare. A Hogwarts.
Grazie alle solite raccomandazioni e calci nel culo, Harry si guadagna una cattedra da docente in “Poteri stupidi applicati” e lì le cose procedono alla grande. Fino a che una studentessa minorenne non lo denuncia per molestie sessuali, perché a quanto dicono le voci diffuse in quel di Hogwarts, pare le abbia gridato: “Beccati sta bacchetta magica!”.
Qui per l’ex maghetto ha inizio una lunga battaglia legale, ma questa, come si suol dire, è un’altra storia.
Ciao Harry!
(voto 6-/10)

lunedì 11 aprile 2011

Hey tu Potter, levale le mani di dosso

Harry Potter e i doni della morte: Parte I
(USA, UK 2010)
Titolo originale: Harry Potter and the Deathly Hallows: Part I
Regia: David Yates
Cast: Daniel Radcliffe, Emma Watson, Rupert Grint, Ralph Fiennes, Helena Bonham Carter, Alan Rickman, Bonnie Wright, Tom Felton, Evanna Lynch, Bill Nighy, Rhys Ifans, John Hurt, Jason Isaacs, Clémence Poésy
Genere: magico
Se ti piace guarda anche: tutti gli altri Harry Potter

Trama semiseria
Tutti danno la caccia a Harry Potter. Chissà perché? Eppure è così simpatico con quegli occhialini tondi e quell’aria da secchione e lo sguardo da: “Io sono meglio di tutti voi stupidi babbani!”. Un mistero davvero inspiegabile, che pare abbia commosso anche Gheddafi; il Rais sembra infatti si sia riconosciuto in questa insensata caccia all’uomo al punto da arrivare alle lacrime, chiedendosi: “Ma perché tutti ci vogliono morti? Peeeerché?”

Recensione cannibale
E così siamo arrivati all’ultima avventura per il 4occhi Harry Potter, quello zoccolone di Hermione e il rosso Red Ronnie. Scherzo, naturalmente, ché io a sti ragazzetti voglio un bene dell’anima come fossero fratellini miei e a Hermione come a una cugina di terzo grado, una di quelle scopabili senza un rischio troppo elevato che vengano fuori dei figli handicappati, per capirci.
Ok, dopo essermi sfogato con questo momento molto poco politically correct che mi avrà fatto perdere qualche unità nel counter dei lettori fissi, mi spreco e cerco di concentrarmi sul film. Certo che pure io vado a cercarmele, visto che l’ultima volta che ho osato fare ironia sulla saga dal seguito di tipo religioso della J.K. Rowling avevo toccato un tasto delicato come solo quando avevo scherzato sulla Sacra Sindone. E tra un po’ arriverà pure la beatificazione di Woytila… ahia, mi sa che quell’argomento è meglio non affrontarlo che poi mi cancellano il blog del tutto.
Che poi mi piacciono anche, i film di Harry Potter, però se non si è proprio appassionati al 200% di questo magico mondo a tratti sono anche un pochetto noiosi -e dai, ammettiamolo- e quindi se non si divaga un attimo il rischio di appisolarsi è alto. Zzzzzzzz

La partenza di questi doni della morte comunque è davvero notevole, con una frase solenne di quelle da incorniciare e adattissime anche all’infuori del contesto potteriano:

Questi sono tempi duri, non lo si può negare. Forse il nostro mondo non ha mai affrontato una minaccia come quella di oggi. Ma io dico questo a tutta la cittadinanza: noi, sempre vostri servitori, continueremo a difendere la vostra libertà e a respingere le forze che tentano di portarvela via.

Esattamente quanto sta facendo il nostro Governo: difendere la nostra libertà. Non vi pare?

Dopo una frasona subito da incorniciare, c’è una scenona ancor più magnifica con Hermione/Emma Watson che si autocancella dalle foto e dai ricordi dei genitori. Un inizio da lacrime agli occhi che sembra preludere a un capolavoro, ma poi il film si attesta su standard potteriani più consueti. Standard abbastanza buoni, per carità, però dopo un attacco così fulmineo era lecito attendersi un qualcosa di più, che magari -lo spero- arriverà con la parte II, la vera fine di tutto. O almeno, la fine di tutto per i potteriani. Perché noi babbani a forza di appassionarci alle vicende dei maghetti saremo anche diventati mezzosangue, ma della fine delle avventure di Potter e Co. ce ne potremo fare anche una ragione.

Le vicende di quest’ultimo episodio si fanno più interessanti visto che (finalmente per noi babbani) viene abbandonata la cara vecchia Hogwarts in favore del mondo reale, che poi così reale non è visto che gli ambienti rimangono comunque fortemente magici e (quasi) meno realistici di un reality-show. Viene quindi introdotta qualche situazione curiosa di semi-normalità, come quando i tre maghetti vanno a prendere un cappuccino in un bar e sembrano spaesati quanto i tre “cloni” in una scena analoga di Non lasciarmi - Never Let Me Go. Io però continuo ad aspettarmi ancora di più in questo senso dalla parte II, tipo uno scenone in cui Harry, Hermione e Ron vanno già in un locale underground e si sballano come la Nina di Black Swan o come i loro coetanei di Skins e Misfits. Mi rendo conto che le probabilità che ciò succeda nel mondo potteriano sono esigue quanto quelle dell’Inter di ribaltare il 2-5 subito con lo Schalke 04, però la speranza è sempre l’ultima a morire.

Il film regala diversi altri momenti validi, che lo rendono forse il capitolo migliore sinora. Ecco i miei highlights:
- La scena con vari personaggi che si tramutano in Harry Potter, permettendo dopo 10 anni al povero (si fa per dire) Daniel Radcliffe un po’ di libertà recitativa per staccarsi dal suo personaggio, per quanto appena per pochi istanti.
- L’interessante conflitto tra Harry e Ron (comunque rapidamente risolto).
- La scena di ballo tra Harry e Hermione, con i due che hanno un’intesa sessuale vicina alla coppia scoppiata Depp/Jolie in The Tourist, però almeno loro fanno tenerezza.
- La visita di Harry alla tomba dei genitori, molto toccante.
- L’avvincente fiaba dei doni della morte raccontata da Rhys Ifans nel per lui solito ruolo da scoppiato fuori di testa.
- Il commovente addio all’eroico elfo Dobby, il momento per me più struggente finora dell’intera saga. Perché la morte di Albus Silente, che ormai aveva superato i 150 anni di età, non era poi così da lacrime.

E poi ci ritroveremo come star a bere del whisky al Roxy Bar insieme a Red Ronnie, a Hermione e al maghetto Potter per la seconda metà, questa volta l’ultima e definitiva, del capitolo conclusivo dei Doni della morte. E chissà che dopo essere passati da semplici babbani a mezzosangue, non ci trasformeremo anche noi in potteriani doc. Potere della magia.
(voto 7+)

lunedì 22 novembre 2010

Breve guida babbana al magico mondo di Harry Potter

Non sono un fan di Harry Potter e un babbano che parla di Harry Potter, ne sono cosciente, rischia di fare la brutta fine di uno che vuole esprimere una libera opinione a un convegno del Popolo della Libertà. In ogni caso corro questo grave pericolo per cercare di analizzare la fenomenologia potteriana e quale diavoleria magica si nasconda dietro al suo enorme successo.

Pillole di trama: Harry Potter non è un ragazzino come tutti gli altri; i suoi genitori erano infatti dei maghi morti per mano del potente e crudele stregone Voldemort. Nello scontro, Harry poppante è riuscito (magia) a sopravvivere e sembra anche sia il Prescelto (come Neo di “Matrix”) in grado di sconfiggerlo.

Harry cresce così con gli odiosi zii babbani (i babbani sono le persone normali, quelli che non hanno poteri), fino a che verrà reclutato nella scuola di magia di Hogwarts. Se nella vita reale è fondamentalmente uno sfigato, a Hogwarts invece rivela subito doti magiche incredibili e dopo poco diventa una specie di nuovo mago Merlino. Con lui a scuola ci sono l’amico imbranato Ron (il personaggio più divertente, cui però dovrebbero dedicare più battute e gag) e la mitica Hermione: è la prima della classe nonostante i suoi genitori siano dei babbani, ha una cotta per Ron (ma probabilmente pure per il suo migliore amico Harry) ed è una nerd totale. Insomma, è il personaggio numero 1 della saga.

Dalla parte di Harry ci sono poi anche il preside della scuola Albus Silente, un tizio che sembra Gandalf ma quando parla è noioso quanto Barbalbero, la sua guida Hagrid, un ciccione barbuto che ho scoperto con somma sopresa NON essere Hurley di “Lost” e Ginny la sorellina di Ron per cui Harry si prende una cotta, mettendo quindi a tacere le insistenti voci su una sua presunta omosessualità.
Contro quel maghetto odioso di Harry ci sono invece tutte le forze del male capitanate da Lord Voldemort, che ha anche alcuni infiltrati all’interno della scuola di Hogwarts: Severus Piton (il sosia ufficiale di Renato Zero, uno che prima o poi sai già che griderà: "Non dimenticatemi!") e Draco Malfoy, il ragazzino anti-Potter per cui faccio il tifo in maniera spudorata.

Harry Potter by J.K. Rowling è un brand talmente forte che può essere paragonato al McDonald’s: se i panini dello zio Mac per un intenditore di cibo sono delle autentiche schifezze, fanno ingrassare, fanno male alla salute e non hanno certo un gusto per palati fini, grazie forse a delle sostanze magiche e dopanti inserite al loro interno creano dipendenza e possono essere considerati buonissimi.
Allo stesso modo i film di Harry Potter sono cinematograficamente poca cosa, presentano trame arzigogolate e ricchi di riferimenti che un babbano fa molta fatica a seguire (“Inception” al confronto è una vera passeggiata) e sono prodotti in serie. Prendi il primo e gli altri ricalcano la stessa struttura. Che poi ogni episodio incomincia con il ritorno alla scuola di Hogwarts saltando a piè pari le vacanze estive dei personaggi, cosa che a me personalmente interesserebbe molto: vorrei vedere ad esempio se Harry al mare si mette la protezione 50 oppure fa una magia per proteggersi dal sole, o se Hermione si esercita con gli incantesimi anche sotto l’ombrellone.

Quando mi sono avvicinato al primo film La pietra filosofale speravo di trovarci dentro la magia dei miei cult infantili, come ad esempio “Mamma ho perso l’aereo” dello stesso regista Chris Columbus, aiutato dall’incantato tema musicale creato dal grande John Williams (Guerre stellari, Indiana Jones, E.T., Jurassic Park e un sacco di altre colonne sonore memorabili); però, pur apprezzandolo in parte non sono riuscito a calarmi al 100% nella storia e nelle sue avventure fantasy come mi era capitato da bambino. Ero diventato troppo grande? Pensavo di sì, però nello stesso periodo la trilogia de “Il signore degli anelli” è riuscito (e senza incantesimi) a farmi tornare bimbo e allora ho capito che il problema era un altro: laddove Peter Jackson era riuscito a creare un mondo cinematografico fantastico, a Harry Potter manca invece un tocco autoriale forte e il continuo cambio di registi ne è la dimostrazione.
Al di là di una questione meramente generazionale, mancano poi in Harry Potter quelle scene davvero “magiche” come la corsa in bici con la luna sullo sfondo di “E.T.” o il volo di Bastian in groppa al drago ne “La storia infinita”. Ammettetelo potteriani: Harry e i suoi amichetti che volano su Londra sopra le loro scope non sono proprio la stessa cosa.

Il secondo episodio La camera dei segreti segue la linea tracciata dal primo capitolo ma è vivacizzato dalla presenza dell’elfo Dobby, un personaggio ambiguo che pur non ai livelli del Gollum tolkeniano diventa il mattatore dell’episodio.
Con Il prigioniero di Azkaban nonostante Gary Oldman comincio ad accusare il colpo e a diventare annoiato dalle avventure sempre uguali dei maghetti di Hogwarts. Alfonso Cuaron, tra la commedia caliente “Anche tua madre” e l’ottimo fantascientifico “I figli degli uomini” si prende l’assegno dalla Warner Bros. ma non sembra del tutto a suo agio con le storie della Rowling.


Dopo una lunga pausa dal mondo potteriano, in occasione dell’uscita dell’ultimo capitolo mi sono quindi recuperato in questi giorni i restanti capitoli.
Ne Il calice di fuoco diretto dal buon mestierante Mike Newell (uno che passa con disinvoltura da “Donnie Brasco” a “Prince of Persia”), Harry partecipa alla Tre Maghi, un torneo che è una sorta di Champions League per giovani stregoni, in cui alla fine a rimetterci le penne è il povero Robert Pattinson. Poco male per lui visto che di lì a poco tornerà in vita come vampiro e diventerà l’idolo teen di “Twilight”, una serie che, nonostante i potteriani lo negheranno fino alla morte, ha maggiori punti di contatto con Harry piuttosto che con Dracula o Buffy.
Tra le cose da notare di questa pellicola ci sono i capelloni assurdi di Harry e c’è la scena del ballo, forse il mio momento preferito dell’intera saga, con Jarvis Cocker dei Pulp che a sorpresa sbuca fuori e si mette a cantare supportato da Jonny Greenwood (chitarra) e Philip Selway (batteria) dei Radiohead!



Con L’ordine della fenice arriva il nuovo regista David Yates, visivamente il meno dotato del lotto eppure da apprezzare per il suo tentativo di cambiare almeno un po’ le carte in tavola, visto che i primi 4 episodi sono tutti uno la copia dell’altro. E così si ritorna a dare un po’ di spazio al mondo babbano, con qualche scena a Londra, c'è Helena Bonham Carter e i personaggi si fanno un pochino più adulti, anzi adolescenti e cominciano a fornicare tra loro. Aspetti che hanno fatto storcere un po’ il naso ai fan hardcore della saga, ma che arrivano come una boccata d’ossigeno per chi fa fatica a reggere 2ore emmezza di sproloqui sulla magia che sembrano arabo.

La vena teenager viene però fuori ancora di più nel successivo Il principe mezzosangue, a mio parere il film più divertente della serie.
Harry è praticamente circondato da tipe: dopo essersi fatto una asiatica nel capitolo precedente, c’è una tizia che vuole rimorchiarlo in un bar a Londra, nel mondo babbano quindi e non in quello magico dove è una specie di rockstar. Peccato che arrivi quel rompimaroni di Silente a portarlo via in una delle sue stupide missioni magiche: Harry invece di incazzarsi come una iena per essersi perso una scopata assicurata se ne sbatte allegramente, felice di tornare al suo mondo magico. Ecco, tra tanti incantesimi, pozioni, elfi, maghi e cose strambe, questa è certo la cosa più assurda di tutte. Un sedicenne in preda agli ormoni che si comporta così non è normale, ma d’altronde uno che se ne va in giro con una civetta a voi sembra normale?


Ne Il principe mezzosangue finalmente veniamo a scoprire poi qualcosa di più sul cattivone supremo di tutta la saga: Berlusc… ehm, Voldemort, che da ragazzino era una sorta di incrocio tra Samara di The Ring e Carrie sguardo di Satana, e anche Harry per la prima volta è in qualche modo attratto dal lato oscuro. Peccato che il maghetto sia sempre tutto perfettino e buono al 100% e non venga dato davvero spazio alla sua potenziale malvagità, cosa che prima o poi capita a tutti i veri eroi, da Frodo a Spider-Man. Persino a quella lagna di un Clark Kent di “Smallville” che quando indossa l’anello nero diventa finalmente cattivo e finalmente interessante. Capisco che il target di riferimento potteriano sia principalmente (ma non solo) quello dei bambini, però la distinzione tra bene e male è troppo definita e assoluta.

Qual è dunque il grande fascino esercitato da questa saga? Finora forse non sono riuscito a spiegarlo, eppure anche per un babbano come me ritrovare quei tre, Harry Hermione e Ron, tutti insieme di nuovo a ridere per una battuta che non fa ridere nessuno e che capiscono solo loro è comunque qualcosa di stranamente emozionante, cui si resta affezionati e che commuove persino, perché in questi 10 anni è stato bello vederli crescere di film in film come fratellini o sorelline. Anche se Emma Watson negli ultimi tempi comincio a non vederla più tanto come una sorellina.
In Harry Potter c’è quindi un ingrediente segreto, come nella Coca-Cola o nei panini del McDonald’s, una droga che crea dipendenza e realizza la magia. E poi se i potteriani sono incuriositi soprattutto dallo scoprire come finirà lo scontro tra Potter e Voldemort (e avendo letto 1.000 volte i libri lo sanno già benissimo), noi babbani continuiamo a seguire questa saga fantasy per avere risposta alla nostra principale domanda: ma Harry e/o Ron alla fine se la trombano Hermione?
(Potteriani, non rispondete alla domanda please che se no mi rovinate tutta la sorpresa!)

Harry Potter e la pietra filosofale, 2001, regia: Chris Columbus (voto 7+)
Harry Potter e la camera dei segreti, 2002, regia: Chris Columbus (voto 6/7)
Harry Potter e il prigioniero di Azkaban, 2004, regia: Alfonso Cuaron (voto 6)
Harry Potter e il calice di fuoco, 2005, regia: Mike Newell (voto 6+)
Harry Potter e l'ordine della fenice, 2007, regia: David Yates (voto 6,5)
Harry Potter e il principe mezzosangue, 2009, regia: David Yates (voto 7+)

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