L’hanno menata per 10 lunghi
anni, gli incassi dell’intera saga basterebbero da soli a risolvere il problema
del debito pubblico italiano (ehm, forse no, è davvero troppo alto!), i libri
che l’hanno ispirata hanno venduto più copie della Bibbia e l’hanno fatto
finire così?
Dico: cooosì?
Harry Potter e i doni
della morte: Parte II
(UK, USA 2011)
Titolo originale: Harry Potter and the Deathly Hallows: Part 2
Regia: David Yates
Cast: Daniel Radcliffe,
Emma Watson, Rupert Grint, Ralph Fiennes, Matthew Lewis, Alan Rickman, Tom
Felton, Bonnie Wright, Evanna Lynch, Jason Isaacs, Helena Bonham Carter, Maggie
Smith, David Thewlis, Ciaran Hinds, Kelly Macdonald, John Hurt, Katie Leung,
Jim Broadbent, Clemence Poesy, Jamie Campbell Bower, Emma Thompson, Gary Oldman
Genere: potteriano
Se ti piace guarda anche:
tutti gli altri Harry Potters
Cominciamo dall’inizio. Se
ve le siete perse, potete recuperare la mia
e la recensione de
Ma se non avete tempo e/o
voglia riassumo rapidamente le puntate precedenti dicendo che pur partendo da
un approccio scettico e “babbano” alla materia potteriana, nel corso del tempo
avevo cominciato ad affezionarmi a questi piccoli maghetti bastardelli, e
quindi ero curioso di scoprire se con l’ultimissima parte dell’ultimissimo
capitolo della serie mi sarei trasformato per magia in… un principe azzurro?
No, in un potteriano DOC.
A opporsi alla mia
mutazione completa da babbano a potteriano vi è però un elemento importante.
Quella di Potter è una saga per alcuni (anzi, per un sacco di gente) mitica, ma
per quanto mi riguarda le manca un’ingrediente fondamentale: l’ironia. Quella
che rende indimenticabili e davvero entertaining serie più o meno fantasy anche
a chi come me non è un fan assoluto del fantasy in senso stretto. Mi riferisco
in particolare ai casi di Buffy - L’ammazzavampiri che ha segnato gran parte
delle saghe multimiliardarie degli ultimi anni sia sul piccolo che su grande
schermo, ma anche alle recenti e spettacolari serie britanniche come Misfits e The Fades, senza dover tornare indietro fino agli anni ’80 alle avventure dei
mitici Goonies. In tutti questi casi troviamo scontri epici, creature
fantastiche, battaglie all’ultimo sangue, però non manca mai quella presenza di
un velo di umorismo che aiuta non solo ad alleggerire l’atmosfera, ma che ci
ricorda di come fondamentalmente solo di una fantasy si tratti. E anche se si
trattasse di realtà, è sempre importante mantenere uno sguardo ironico di
fronte a tutto, anche alle vicende più serie e drammatiche. Altrimenti si
rischia di finire nel patetismo e nelle più diaboliche trappole strappalacrime.
E sì che da ironizzare sul
maghetto Fotter ci sarebbe più di un motivo…
A cominciare della sua
omosessualità latente, mica tanto latente, visto Harry sta sempre lì a menarsi
la sua bacchetta magica, invece di cedere alle avance di Hermione e della sorella
ninfomane di Ron, cui concede giusto un mezzo bacetto dopo 14 film.
E poi, altra cosa: ad
Hogwarts fanno tutte ‘ste magie assurde, ma le lenti a contatto non le hanno
ancora inventate? E se proprio non vuole rinunciare ai suoi occhialetti, Harry
non può almeno sostituire quelle ridicole lenti rotonde con quelle rettangolari
da fighetto hipster milanese?
Tralasciando quindi la
grave mancanza di ironia all’interno della serie, la curiosità per questo
capitolo è tutta incentrata sul grande finale e quindi le prime scene scorrono
come un mero antipasto, un riempitivo che funge da passatempo ma non regala
momenti indimenticabili, al contrario de I doni della morte: Parte I che
conteneva almeno 2 o 3 tra i momenti migliori dell’intera saga.
La scena con Hermione/Emma
Watson che si finge Bellatrix/Helena Bonham Carter ad esempio è simpatica, però
niente di che. Il volo sul volatile gigante poi non raggiunge certo, non me ne
vogliano i potteriani DOC, i livelli di magia e poesia di quelli di Bastian a
“bordo” di Falkor (per gli amici oggi anche noto come Victoria Beckham) sulle
note di Neverending Story di Limahl. E ho detto Limahl!
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"Prima di morire, massì carichiamo una foto su Facebook!" |
Al ritorno a Hogwarts di
Harry, succede quindi una cosa incredibile: viene accolto tra applausi e
ovazioni generali, quando in una qualsiasi altra scuola normale uno come lui
sarebbe stato vittima dei bulli, pestato a sangue e gettato con la testa dentro
il cesso. Altroché applausi.
Una cosa davvero odiosa di
Harry Potter è la sua totale assoluta bontà. Nel suo aiutare persino i
cattivoni che si sono sempre messi contro di lui come Dago Malfoy e suo padre
Renato Zero (per quanto poi scorpiremo l’abbia fatto più o meno per il suo
bene) tocca limiti che anche Madre Teresa di Calcutta avrebbe trovato
stucchevoli e fatto venire un prurito alle mani persino a Gandhi.
Ma se una parte di Lord
Voldemort vive dentro Harry Potter, com’è che lui è così buono e teneroso?
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Scena presente solo nel director's cut Harry Fotter |
La prima ora e fischia del
film scorre quindi piuttosto inutile, però era da mettere in conto, con la
parte più interessante che si rivela essere quella dedicata al flashback su
Severus e i genitori di Harry, l’unico momento che rivela qualcosa di più sui
personaggi.
Una bella scena,
finalmente, però non importa: quello che importa è il gran finale, ma che dico?
Il super gran finale, quello con lo scontrone fatidico tra Harry Potter e
Voldemort. Roba da far impallidire le Blog Wars tra il sottoscritto Cannibal
Kid e Mr. James Ford.
E invece…
A livello di epicità, la
battaglia finale di massa tra il Bene VS il Male non può competere con gli
scontri pazzeschi de Le due torri e Il ritorno del re nel Signore degli anelli.
Non c’è storia. Roba che se facessero uno scontro tra le due saghe, Harry
finirebbe schiantato come il Napoli contro il Barcellona.
Il bacio così, improvviso
e frettoloso tra Hermione e Ron appare come un momento gettato via, più che una
scena romantica come ‘sti due poveri cristi avrebbero meritato. 10 anni di tira
e molla ed è tutto questo che viene concesso loro? Ma che crudeltà!
Comunque non importa
nemmeno questo. Quel che importa è Harry VS Voldemort.
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"Conosci un buon chirurgo plastico, Harry?
Voglio un nasino nuovo come Paris Hilton..." |
Round 1:
Harry Potter si dichiara “Ready to die, come Notorious B.I.G., yo bitch!”.
“Il ragazzo che è sopravvissuto, venuto a morire”, replica
contento Voldemort, pregustandosi una sfida di quelle infinite tipo quando da
ragazzino si scontrava con gli amici a Street Fighter.
Così Voldemort passa
all’attacco e pianta un raggio fotonico alla Dragon Ball che manda subito Harry
Potter al Creatore.
O qualcosa del genere,
visto che in una scena alla Matrix Revolutions finisce in una sorta di Aldilà
con quella lagna di Albus Silente che io speravo già di non dovermi più
sorbire.
Harry is dead and noone
cares, canta vittorioso Voldemort, mentre il cadavere del maghetto più
effeminato del mondo viene riportato da Hagrid a Hogwarts, in una scena che
sembra di assistere alla Passione di Cristo, soltanto meno antisemita.
Ma Harry non è morto.
Harry è ancora vivo… Uuuuh, che sorpresona!
Arriviamo così al Round 2: Harry VS Voldemort, again.
Moh la facciamo una sfida
più decente?
Questa volta è
Voldemort a fare la fichetta e dopo una
lotta senza esclusione di colpi (ma dove?) in cui Harry ottiene il prezioso
aiuto del più sfigato di tutta Hogwars: Neville Paciock, che uccide il
misterioso e pericolosissimo serpente. Ma pericolosissimo perché? Manco era un
black mamba…
Il momento Neville stile
rivincita dei nerd riporta alla mente Sam, l’improbabile quanto vero eroe del
Signore degli anelli. Solo che in quel caso aveva un senso, visto che si era
rivelato fin da subito come uno dei personaggi più interessanti dell’intera
saga. Qui invece Neville non l’hanno mai cagato di striscio, se non per
brevissime scene più o meno comiche, e poi all’improvviso mi diventa un
supereroe? Mi sembra ‘na roba campata per aria così tanto per…
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Panico pa-panico pa-panico paura! |
Il colpo di grazia al
temibile (ma dooooooove???) Voldemort glielo dà poi naturalmente Harry, perché
l’eroe dev’essere a tutti i costi lui. D’altra parte il nome sui titoli di
testa e sui libri è il suo, Harry Potter, mica Neville Paciock (o Neville Longbottom in inglese). Credete
avrebbero venduto tutti ‘sti fantastiliardi di copie, di libri che si
intitolavano tipo Neville Paciock e la pietra filosofale?
Con una facilità
irrisoria, Harry disintegra così il temutissimo (ma ddda chi?) Voldemort, che
si rivela una delle più grandi ciofeche di villain di tutta la storia del
cinema. Una parte del (de)merito va di certo a Ralph Fiennes che, per quanto
truccato di tutto punto, ha la credibilità come super cattivone di un Pikachu.
Il resto lo fa la sua voce, che parla in mondovisione manco fosse Berlusconi
con le sue cazzo di reti pubbliche e private unificate.
Ma ormai è finita.
Per tutti e due!
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"Ocio, che se sniffi troppa coca ti vengono le narici come le mie!" |
Ammazza che cattivone si è
rivelato questo Voldemort: sono bastati un paio di bimbiminkia (mancava giusto Justin Bieber), che nemmeno si
sono impegnati più di tanto, per mandarlo al tappeto. Dopo essersi resi tutti
quanti conto che questo “mago” era un buffone impostore peggio di Silvan e a
sconfiggerlo non ci voleva niente, Harry Potter non viene portato in trionfo né
niente. Quando prima era tornato a Hogwarts era stato accolto da applausi, una
ola, e scene di groupie che gli lanciavano le mutandine addosso, e adesso che
ha eliminato una volta per tutte il più cattivone tra tutti i cattivoni non c’è
manco uno che gli dice: “Bravo Harry, ben fatto.”
Vabbè, ma finisce così?
Non ancora…
L’ultima scena dovrebbe
essere quella più toccante, visto che è ambientata 19 anni dopo che Voldemort è
mort, con i nostri tre maghetti ormai cresciuti e adulti e un mezzo secondo di
commozione l’ho anche quasi avuto.
La cosa migliore è
Hermione/Emma Watson, che così conciata si rivela una gran bella MILF e finalmente non è
più peccaminoso (e illegale) fare pensieri impuri su di lei. Con il trucco a Harry Potter invece
ci sono andati giù davvero troppo pesanti. Facendo due conti, al termine delle
avventure avrà avuto circa 18 anni + i 19 passati = 37 anni circa. Perché
allora l’hanno conciato in un modo che neanche il Nongio quando fa il Father ne
I soliti idioti è piazzato così male?
Harry con la mogliettina
zoccoletta dai capelli rossi che non mi ricordo come si chiama da una parte ed
Hermione e Ron dall’altra portano così i figlioletti nella stazione al binario
9 e ¾, quello magico che conduce dritti a Hogwarts. È la quadratura del
cerchio, la fine dove tutto era iniziato, va bene. Ma dalla saga più fantasiosa
e magica della letteratura contemporanea non era forse lecito attendersi un
finale un minimo più fantasioso?
E invece no. Tutto è
gettato lì in maniera veloce, così come lo scontro tra Harry e Voldemort. Spero
che nel libro la Rowling abbia trattato i lettori con maggiore rispetto e abbia
proposto un finale un pizzico più emozionante. Nel film invece mi sembra che
tutta la parte finale sia stata buttata lì alla buona, come se avessero pensato:
“Massì, basta. Sono 10 anni che la tiriamo avanti, finiamola più in fretta che
possiamo”.
Ma già che c’erano, i
furboni hanno anche pensato bene di tenersi una porta aperta per un’eventuale
nuova serie futura, con protagonisti già bell’e pronti i figlioletti di
Hermione, Ron, Harry e della tipa rossa che non mi ricordo il nome.
E così che finisce il
mondo di Harry Potter, non con un bang, ma con un lamento.
Il lamento mio. Dopo 8
film 8 pensavo che per me ci sarebbe stato il lieto fine. Avevo immaginato che
da scettico babbano quale ero in partenza, giunto al finale mi sarei
trasforfato in un potteriano in lacrime per l’ultima scena. E invece l’ultimo
film, che già pregustavo come il migliore, si è rivelato il più deludente della
serie.
Affranto non perché Harry
Potter è finito, ma da come Harry Potter è finito, ho allora deciso di
immaginare un finale alternativo.
Come l’avrei fatto finire
io?
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"Dai cazzo, GianHenry!" |
IL FINALE CANNIBALE
19 anni dopo aver
sconfitto Voldemort, Harry Potter è un uomo alcolizzato e depresso che non ha
più uno scopo nella vita, non avendo più un acerrimo nemico contro cui combattere.
E così si sfoga con una relazione extraconiugale con Hermione, che l’ha sempre
guardato con occhi pieni di desiderio del tipo: “Minchia come ti scoperei,
Harry,” mentre il povero Ron non l’ha mai guardato così. E come passatempo,
anziché fare incantesimi, Harry si sfoga a menare i figlia perché stanno
scoprendo le loro prime magie.
Quando la moglie di cui
non ricordo il nome becca Hermione mentre gli fa un soffocone, Harry rimane
solo, divorziato e senza amici, giacché anche Ron gli volta le spalle. Nell’unico
giorno del mese in cui il giudice gli consente di vedere i figli, Harry porta i
suoi ragazzi allo zoo come nel primo film e qui ha una rivelazione. Mentre il
suo figlioletto piccolo, quello che più gli assomiglia, l’Harry 2.0 insomma,
sta combinando un altro dei suoi soliti casini, a lui viene in mente una cosa:
rifilargli un bel coppino con la sola imposizione delle mani: “Coppinum
coppinum, coppinum supremum!”
Ed ecco che il figlioletto
cade a terra con la faccia nel fango ed Harry ride. Ride felice come un bambino, felice non lo era
più stato negli ultimi 19 disastrosi anni lontano da Hogwarts. Capisce allora
che è lì che deve tornare. A Hogwarts.
Grazie alle solite
raccomandazioni e calci nel culo, Harry si guadagna una cattedra da docente in “Poteri
stupidi applicati” e lì le cose procedono alla grande. Fino a che una
studentessa minorenne non lo denuncia per molestie sessuali, perché a quanto
dicono le voci diffuse in quel di Hogwarts, pare le abbia gridato: “Beccati sta
bacchetta magica!”.
Qui per l’ex maghetto ha
inizio una lunga battaglia legale, ma questa, come si suol dire, è un’altra
storia.
Ciao Harry!
(voto 6-/10)