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lunedì 27 settembre 2021

Free Guy - Eroe per videogioco

 



Free Guy - Eroe per gioco

Cinema e mondo dei videogame di solito non vanno granché d'accordo. Così come cinema e calcio. Quando un film viene paragonato a un videogioco in genere non è un gran complimento. Non per me, perlomeno. Non è questo il caso di Free Guy - Eroe per gioco. Un film che riesce letteralmente a parlare il linguaggio dei gamers e che io sono riuscito abbastanza a comprendere, grazie all'influenza dei miei nipoti, altrimenti avrei avuto bisogno dei sottotitoli per capire metà dei dialoghi. Tutto questo senza comunque dimenticare di essere cinema. Free Guy è ricco di riferimenti a giochi popolari come GTA e Fortnite, ma pure a film come Ricomincio da capo e The Truman Show, oltre a Lola corre. Non solo.

giovedì 5 ottobre 2017

Ammore e film in uscita





Cosa arriva questa settimana nei cinema?
Cosa ve ne frega?
Di film ne escono pochi, ma stranamente sono tutti – quale che più e quale che meno – piuttosto interessanti.
Così come interessante è – o almeno sicuramente più del mio solito rivale Mr. James Ford – il blogger che commenterà insieme a noi due le pellicole in uscita in questa nuova puntata della nostra rubrica.
Curiosi di sapere chi è?
È Cassidy Plissken, il divertente, competente e sempre sul pezzo blogger de La bara volante.
Adesso però basta con i complimenti, che se no si monta troppo la testa e poi questo buonismo imperante deve finire. Vediamo quindi quali gran cacchiate avrà sparato 'sto Cassidy per essere al livello mio e di Ford.


Blade Runner 2049

Cassidy: Il sequel di cui non si sentiva l’esigenza. Ma nel cinema di oggi un secondo (o terzo, o quarto…) capitolo non si nega a nessuno. Dopo tanti anni passati a chiederci, ma Rick Deckard sarà un Replicante? Non sarà un Replicante? Arriva questo film, che toglie un po’ tutta la poesia, sfiga.
La mia preoccupazione vera però è Ridley Scott(o) come produttore esecutivo, dopo “Alien Covenant” sono seriamente preoccupato. Oh! Io ve lo dico, se per caso dovessimo scoprire che Ryan Gosling è un replicante giuro che prendo il cinema e lo ribalto su se stesso!
Per lo meno il regista è uno dei migliori in circolazione al momento, tenete le dita incrociate, tutte quelle che avete, anche quelle dei piedi, solo Denis Villeneuve può mostrarci le porte di Tannhäuser.

"Cassidy???
E chi casso è?"

martedì 5 aprile 2016

Deadpool, il primo supereroe gay (Robin escluso)





Deadpool
(USA, Canada 2016)
Regia: Tim Miller
Sceneggiatura: Rhett Reese, Paul Wernick
Cast: Ryan Reynolds, Morena Baccarin, Ed Skrein, T.J. Miller, Gina Carano, Brianna Hildebrand, Karan Soni, Style Dayne, Taylor Hickson, Jed Rees, Stan Lee
Genere: superparodistico
Se ti piace guarda anche: Crank, Slevin, Scary Movie, Misfits


Deadpool è gay?

giovedì 17 settembre 2015

Self/less: bella la vita da Ryan Reynolds, o no?





Self/less
(USA 2015)
Regia: Tarsem Singh
Sceneggiatura: David Pastor, Àlex Pastor
Cast: Ryan Reynolds, Ben Kingsley, Natalie Martinez, Matthew Goode, Michelle Dockery, Victor Garber, Derek Luke
Genere: buddhanata
Se ti piace guarda anche: Adaline - L'eterna giovinezza, Lucy, Quel pazzo venerdì - Freaky Friday

DRIN DRIN DRIN DRIN DRIN DRIN DRIN DRIN DRIN DRIN
Yaaawn, ho ancora sonno!
DRIN DRIN DRIN DRIN DRIN DRIN DRIN DRIN DRIN DRIN
E smettila, maledetta sveglia!
DRIN DRIN DRIN DRIN DRIN DRIN DRIN DRIN DRIN DRIN
Ho capito, mi alzo, mi alzo. Solo che mi sento strano, questa mattina. Davvero strano. Mi sento meglio del solito. Mi sento come se fossi più fico del solito. Ho fatto anche dei gran bei sogni, 'sta notte. In uno c'era Scarlett Johansson. In un altro c'era Blake Lively. In un altro ancora c'erano tutt'e due. Solo che non sembravano sogni. Sembravano più dei ricordi. Va beh, andiamo a pisciare, va...
Poi mi lavo le mani, mi lavo la faccia, mi guardo allo specchio...
Hey, fermi un attimo: chi è quel tipo nello specchio?

venerdì 17 aprile 2015

THE VOICES - UN FILM, NON UN NUOVO TALENT SHOW





The Voices
(USA, Germania 2014)
Regia: Marjane Satrapi
Sceneggiatura: Michael R. Perry
Cast: Ryan Reynolds, Gemma Arterton, Anna Kendrick, Jacki Weaver, Ella Smith
Genere: psicopatico
Se ti piace guarda anche: Maniac, American Psycho, Bates Motel, Stoker


domenica 22 settembre 2013

R.I.P.D. – UN FILM DALL’ALDILA’




R.I.P.D. – Poliziotti dall’aldilà
(USA 2013)
Titolo originale: R.I.P.D.
Regia: Robert Schwentke
Sceneggiatura: Phil Hay, Matt Manfredi
Ispirato alla graphic novel: Rest in Peace Department di Peter M. Lenkov
Cast: Ryan Reynolds, Jeff Bridges, Kevin Bacon, Mary-Louise Parker, Stephanie Szostak, James Hong, Marisa Miller, Robert Knepper, Mike O’Malley, Piper Mackenzie Harris
Genere: allegri ragazzi morti
Se ti piace guarda anche: Ghostbusters, Sospesi nel tempo, Ghost, Men in Black
e per altri consigli cinematografici scaricate gratuitamente Muze, la app che vi suggerisce i film che vi potrebbero piacere!

"Bello il tuo costume da Carnevale, Jeff."
"Stavo per dirti la stessa cosa, bamboccio!"

Ci sono dei film che nascono morti. Non hanno nemmeno bisogno che qualcuno gli spari. Vengono al mondo già spacciati. È il caso di R.I.P.D. – Poliziotti dall’aldilà, film che sembra venuto dall’aldilà. L’idea di partenza pare infatti uno scarto uscito da qualche cassetto polveroso di qualche compagnia di produzione hollywoodiana fallita. Un residuato bellico dagli anni ‘80/’90 lasciato non a decantare, solo a marcire in attesa che qualcuno, sciagurato, lo ritirasse fuori.
Lo spunto ormai superatissimo ci presenta un poliziotto (Ryan Reynolds) ucciso in servizio. Nell’aldilà, viene assegnato al R.I.P.D. (Rest In Peace Department), la sezione poliziesca dei morti che si occupa di scovare ed eliminare per sempre gli spiriti criminali che sono rimasti sulla terra sotto sembianze umane. Come collega gli viene assegnato Jeff Bridges, un burbero sceriffo vissuto (e morto) ai tempi del vecchio West e che quindi avrà un comportamento d’altri tempi.
Gli spiriti di Ryan Reynolds e Jeff Bridges sono però rispediti nel mondo dei vivi non con il loro aspetto d’un tempo, bensì sotto mentite spoglie, in modo che nessuno possa riconoscerli. E così, con una trovata che vorrebbe essere la trovatona spassosa del film, Ryan Reynolds assume le sembianze di un innocuo vecchietto cinese, mentre Jeff Bridges per il mondo dei viventi è un’agente di polizia con l’aspetto mostruosamente sexy di Marisa Miller, super biondazza super bonazza super modella attrice super cagna.


Una topona del genere che si comporta come un vecchio sceriffo del West avrebbe potuto generare delle situazioni parecchio spassose e invece… Invece niente. Il film non fa ridere. Il suo problema principale è questo. Avessero speso qualche soldino in più per dei battutisti migliori, invece di sprecarli per degli effetti speciali da schifo, sarebbe potuta uscire una pellicola di buon intrattenimento. Così invece non va oltre la soglia minima del guardabile. Cosa che è già qualcosa.

"Ancora vestito così? Guarda che la moda western è passata di moda ai tempi del... vecchio West!"

La storia raccontata da R.I.P.D. come accennato è di quelle old-style, va a riportare in vita film come Ghostbusters o anche Sospesi nel tempo di Peter Jackson, con qualche riferimento più che esplicito pure a Ghost, si veda il rapporto di Ryan Reynolds con la moglie e il fatto che sia stato ucciso dal suo collega e migliore amico. Quest’ultimo non è uno spoiler, si scopre subito, in R.I.P.D. almeno. In Ghost no. Ma se non avete ancora visto Ghost che è del 1990 non è colpa mia e per i film vecchi più di 20 anni l’allarme spoiler non esiste più, ok?
R.I.P.D. è una commedia action paranormale che finisce dalle parti di Men in Black e un pochino pure da quelle di Wild Wild West. Stupisce allora, e sono le uniche due cose a stupire di un film per il resto prevedibilissimo, di non trovare come protagonista Will Smith, bensì un ugualmente inespressivo Ryan Reynolds, e con le chiappe sulla sedia di regista non Barry Sonnenfeld, bensì tale Robert Schwentke. Se avete sentito del bagnato addosso, sono io che ho sputacchiato pronunciando il suo cognome. Schwentke ke è il regista del primo Red e che qui esagera parecchio con zoom, riprese concitate e finisce per sembrare un Michael Bay ancor più fatto di ecstasy.

Jeff Bridges: "Sono troppo vecchio per queste stronzate."
Ryan Reynolds: "Pure io."

Nonostante le riprese diano il mal di mare nei momenti più action, nonostante il tono più videogammaro e fumettoso – il film non a caso è tratto da una graphic novel – che cinematografico, il resto della pellicola procede scorrevole. R.I.P.D. è stato massacrato dalla critica americana e largamente ignorato dal grande pubblico mondiale ed entrambi i fatti non stupiscono. Troppo fuori tempo massimo, troppo già visto, troppo prevedibile. L’idea del R.I.P.D., il distretto di polizia dell’aldilà, sarebbe stata magari carina una trentina d’anni fa. Dopo, molto tempo dopo i Ghostbusters e altri film giocati sul tema dei fantasmi, appare superata più di tutte quelle serie crime che usano delle sigle nel titolo, come N.C.I.S. o C.S.I..
C.S.I. quest’anno è arrivato alla 14esima stagione, ma ci pensate? Quando era iniziato, le serie tv bisognava ancora seguirle secondo i voleri di Italia 1, perché Internet c’era già, ma c’era l’Internet a 56kbit che ti permetteva di downloadare una canzone dei Limp Bizkit da Napster nel tempo che adesso ci va per scaricare un film in HD. Che ci volete fare, in quegli strani tempi i Limp Bizkit erano cool.
R.I.P.D. oggi appare come un film più sorpassato di C.S.I. e dei Limp Bizkit e proprio per questo non infastidisce nemmeno troppo. Perché se non altro non ha la pretesa di voler essere qualcosa di nuovo. Si lascia guardare con un certo gusto retrò e non offre manco così tanti momenti trash o ridicoli. C’è qualche scena un sacco kitsch, come le trasformazioni degli spiriti o Mary-Louise Parker che morde il pizzetto di Jeff Bridges (era proprio necessario?), ma c’è anche un Kevin Bacon che come cattivone stereotipatissimo si trova nel suo elemento naturale e una storiella che, benché si sappia già fin dal primo momento come andrà a finire, si fa seguire senza annoiare. Senza annoiare troppo, almeno.
Da un film giunto dall’aldilà come questo, mi aspettavo di ben peggio. Avrei scommesso sarebbe stato uno dei peggiori dell’anno e invece non è poi così terribile. Non so se esserne più soddisfatto o più deluso.
(voto 5+/10)



martedì 11 dicembre 2012

COTTA ADOLESCENZIALE 2012 - N. 11 BLAKE LIVELY

Blake Lively
Genere: biondazza
Provenienza: Tarzana, California, USA
Età: 25
Il passato: 4 amiche e un paio di jeans 1 e 2, Ammesso, The Town, Lanterna verde
Il suo 2012: Le belve, Gossip Girl, la pubblicità Gucci firmata Nicolas Winding Refn
Il futuro: Hick
Potrebbero piacerti anche: Ludivine Sagnier, Mischa Barton, Sarah Roemer, Scarlett Johansson
Perché è in classifica: ma l’avete vista?
(nel 2010 era al 4° posto)

A un posto chiamato Tarzana non daresti due lire. Anche perché non ci sono più. Poi vedi lei, Blake Lively, e pensi che, insomma, se lei arriva da lì, non dev’essere poi tanto malaccio, questa Tarzana. Quando scopri inoltre che altro non è che un quartiere di Los Angeles, allora ti domandi: “Perché non mi ci trasferisco subito?”.
Per chi segue la trash soap sempre più trash Gossip Girl, Blake non ha nemmeno bisogno di presentazioni: è la tanto amata ma più che altro tanto odiata Seriiiiiina van der Woodsen, nota perché cambia pochi partner sessuali in ogni episodio e inoltre perché è una tipa alla mano, che non se la tira troppo…
Se Gossip Girl è ormai una serie sempre più allo sbando, la consolazione è che sta per finire. Il 17 dicembre andrà in onda negli USA l’ultimissimo episodio e poi bom, basta, gli attori finalmente saranno liberati da questa maledizione e potranno dedicarsi a impegni più interessanti.
La Blake botta di Lively, nonostante gli impegni con Gossip, non è comunque rimasta con le mani in mano e ha trovato il tempo di sposarsi con Ryan Reynolds, uno che arrivava dal divorzio da Scarlett Johansson, per la serie: mi piacciono solo quelle cesse!
E poi la lovely Lively si è data al cinema d’autore, con una particina convincente e zoccoleggiante (probabilmente convincente perché zoccoleggiante) in The Town, e come protagonista femminile de Le belve griffato Oliver Stone. Se poi deve fare spot tv, ovviamente super glamour, almeno si fa dirigere da un certo Nicolas Winding Refn. Mica Neri Parenti. Magari, diciamo anche sicuramente, come attrice deve ancora dimostrare tutto il suo valore, ma lo stile certo non le manca. E non solo quello...




venerdì 11 febbraio 2011

Paper Man: sasso carta forbici

Paper Man
(USA 2009)
Regia: Kieran Mulroney, Michele Mulroney
Cast: Jeff Daniels, Emma Stone, Ryan Reynolds, Kieran Culkin, Lisa Kudrow, Hunter Parrish
Genere: indie agrodolce
Se ti piace guarda anche: Greenberg, Il calamaro e la balena, It’s kind of a funny story
Uscita italiana: ?

Trama semiseria
Un uomo sposato con Phoebe di Friends (quella di gatto rognoso bel gattone puzzi come un caprone) si trasferisce in una casa in campagna per scrivere il suo secondo romanzo. L’uomo è del tutto pazzo. Perché? Non tanto perché è sposato con Lisa Kudrow (o forse anche per quello), ma più che altro perché ha un amico immaginario: un supereroe interpretato da Ryan Reynolds, uno che la sua pazzia l’ha fatta divorziando da Scarlett Johansson. Ma questa è un’altra storia. Tornando al protagonista del film, a spezzare la sua routine segnata da un pesante blocco dello scrittore ci penserà Emma Stone, in grado di dare una bella scossa al film e anche alla vita del pazzo. Che poi allora così pazzo non era…

Recensione cannibale
Jeff Daniels aveva fatto lo scemo (o era il più scemo?) accanto a Jim Carrey in Scemo e più scemo, dopodiché si è dato ad alcune pellicole molto radical-chic indipendenti americane, roba da Sundance Film Festival, per essere chiari. In maniera simile a quanto successo ne Il calamaro e la balena, anche questa volta il buon vecchio Daniels non Jack ma Jeff è uno scrittore alle prese con una crisi esistenziale, oltre che con un blocco dello scrittore. Non so quale delle due cose sia peggio, forse la seconda. Il suo matrimonio con Lisa Kudrow non va infatti certo a gonfie vele e lui approfitta dell’occasione per scrivere il suo secondo romanzo (dopo il flop totale del primo) andando a vivere in isolamento in una casa di campagna. Visto che è da solo, le cose non precipitano nell’horror come in Shining, ma neanche procedono molto bene visto che continua a scrivere la prima frase del libro e non riesce ad andare avanti. L’unica “persona” con cui parla è poi un supereroe che ha come amico immaginario fin dall’infanzia con le fattezze di Ryan Reynolds biondo ossigenato. E per immaginarti una roba del genere devi proprio essere psicopatico.
A spezzare la monotonia di tutto ciò irrompe l’uragano Emma Stone, dopo Easy A e Benvenuti a Zombieland travolgente come suo solito. Inizialmente la recluta come babysitter, solo che Jeff Daniels non ha alcun figlio... Nonostante la grossa differenza d’età, tra i due nascerà una bella amicizia, oppure qualcosa di più? Il film per fortuna non è così prevedibile come potrebbe sembrare.

Paper Man è un film very intellectual indie, come sintetizza perfettamente Frank Manila, ricorda altre pellicole sulla crisi di mezza età (però siamo dalle parti più di Greenberg con Ben Stiller che da quelle di American Beauty), e in più c’è qualche intermezzo vagamente fumettistico (non troppo, comunque) grazie al supereroe interpretato da Ryan Reynolds. La vera arma in più del film è che sa conquistare con la sua dolcezza e innocenza, andando nella parte finale in direzioni non così ovvie. Pur non raggiungendo livelli di eccellenza, Paper Man ha dunque il merito di volare più in alto della soglia del “carino” per diventare un’esperienza in grado di lasciare con qualche riflessione esistenziale. Ma soprattutto Emma Stone sembra davvero incapace di fare film meno che belli.
(voto 6,5)


Venendo al titolo leggermente forzato del post, c’è il sasso (emma Stone), c’è la carta (Paper man), ma le forbici non le ho proprio trovate sorry…

lunedì 6 dicembre 2010

Cotta adolescenziale 2010 - n. 16 Scarlett Johansson

Scarlett Johansson
Genere: dea
Provenienza: New York, USA
Età: 26
Nel 2010 vista in: Iron-Man 2
Il passato: Lost in Translation, In Good Company, Match Point, The Black Dahlia, The Prestige, Vicky Cristina Barcelona…
La vedremo: nel nuovo film di Cameron Crowe We Bought a Zoo
Perché è in classifica: perché è Scarlett Johansson, non basta come motivazione?
Sul suo stile: Amber Heard, Taylor Swift, Michelle Williams, Marilyn Monroe

Non mi considero una persona religiosa o credente in termini tradizionali, però diciamo che se Scarlett Johansson fondasse una sua religione sarei disposto ad aderirvi senza esitazione alcuna, perché Starlett Johansson non è una semplice attrice. È una dea.
Cresciuta sul grande schermo tra L’uomo che sussurrava ai cavalli, L’uomo che non c’era, Ghost World e Arac Attack, la folgorazione è però arrivata con Lost in Translation di Sofia Coppola, una che già aveva fatto diventare una woman soon Kirsten Dunst ne Il giardino delle vergini suicide. È da lì che sono stato Lost in Scarlett, maledetta di una sofiacoppola.

Dopo ottimi film come In Good Company, Match Point, The Black Dahlia e The Prestige e persino un paio di dischi non male coma cantante (non credete a quegli infedeli che sostengono il contrario), ultimamente la sua carriera sta prendendo però una piega troppo commerciale e poco ispirata, si veda in proposito la recente apparizione in “Iron Man 2”. E apparizione è il termine più appropriato, visto che in un film tanto noioso la sua visione è qualcosa di mistico. Ecco, non posso fare a meno di parlare di lei in termini religiosi, quindi Scarlett, ti prego, fonda una religione che sono pronto a diventare il Papa del tuo culto.

E Ryan Reynolds, come punizione per essersela sposata, l’hanno spedito dentro una bara. Giustamente.


giovedì 25 novembre 2010

Questione di karma, fratello

Ryan Reynolds in Buried
Buried – Sepolto
(Spagna 2010)
Regia: Rodrigo Cortes
Cast: Ryan Reynolds
Genere: tombale
Links: IMDb, mymovies
Se ti piace guarda anche: Phone Booth, Kill Bill

Sei il marito di Scarlett Johansson? Sei stato eletto uomo più sexy del mondo dalla rivista People? Sì, sei tu? E allora per punizione la polizia del karma ha deciso che ti meriti di startene un bel po’ rinchiuso in una bara. Scusa, ma è giusto per ristabilire un po’ di cazzo di giustizia in questo mondo.

Dev’essere da questo spunto che sono partiti il regista e lo sceneggiatore di “Buried”: prendiamo Ryan Reynolds e diamogli ciò che gli spetta per essere l’uomo più fortunato del mondo. Bene, peccato che oltre a questa soddisfazione, comunque non da poco, il film non è che conceda molto altro.

Ancora Ryan Reynolds in Buried
La trama è davvero minimal: il camionista Ryan Reynolds si trova chiuso in una bara sepolta sotto terra da qualche parte nel deserto dell’Iraq. Tutto ciò che ha disposizione sono una luce, un po’ d’acqua e un cellulare. Perché siamo nel 2010 e i cellulari te li tirano dietro pure nelle bare.
Il film si lascia vedere perché pone alcuni dubbi amletici, come “Chi ha messo Ryan lì dentro?” o “Riuscirà Ryan a uscire dall tomba come la Sposa di Kill Bill?”, “Ryan è finito in una puntata di Scherzi a parte o Punk’d” o ancora “Ryan avrà attivato la Vodafone passport?” In caso contrario, a telefonare dall’Iraq spende una fortuna e se anche si salva quando torna a casa Scarlett mi sa che lo ammazza di botte.

E, a sorpesa: Ryan Reynolds in Buried.
Oh, non ci sono altri attori in sto ca**o di film
Su questo film avevo sentito pareri parecchio contrastanti, tra chi parlava di capolavoro assoluto e chi parlava di cagata altrettanto assoluta. Chi parlava di capolavoro o dev’essersi fatto di metanfetamine e quindi vedere un tizio chiuso in una bara per un’oraemezza dev’essergli apparso come un trip irripetibile, oppure non ha mai visto "Phone Booth - In linea conl'assassino" o "Kill Bill". Dal primo riprende la stessa struttura, solo che quello era ambientato in una cabina telefonica e aveva una sceneggiatura molto più inventiva. Da "Kill Bill Vol. 2" riprende invece la memorabile scena di Uma rinchiusa sotto terra, solo che in quel caso l’immobilità della scena veniva animata da un memorabile flashback. Tarantino aveva preso l’idea tra l’altro dall’episodio “Usignolo” della quarta stagione di “Alias”, in cui Sydney Bristow alias Jennifer Garner si risvegliava dentro una bara e l’ha poi riproposta pure nell’episodio da lui diretto di “CSI”.
Quindi diciamo che questo “Buried” è sì un film estremo, visto che è interamente ambientato dentro una bara, però non rappresenta certo qualcosa di nuovo o mai visto, anche perché poi quella di limitare l’azione in un solo claustrofobico ambiente non è pure questa una novità. Si vedano in proposito “Saw”, “Paranormal Activity”, “Devil”, “Lebanon”, etc. Ma da cosa è partita questa claustro tendenza? Credo che la colpa sia da attribuire al geniale (e parecchio inquietante) “Cube – Il cubo” di Vincenzo Natali, uno di quei film che vanno visti una volta nella vita e poi basta, a meno che non si goda nello stare male. E poi alla crisi economica: cosa c’è di più low-cost del girare in una location sola con un numero limitato di attori?

Ridi ridi, David Silver.
Ma il karma prima o poi verrà a prendere anche te

“Buried” porta tutto questo discorso alle estreme conseguenze: una location piccolissima (la bara) e un unico attore (il fortunello Reynolds). Per il resto può essere considerato magari non una cagata totale, ma solo una mezza-ciofeca, visto che il film si lascia comunque vedere fino alla fine, seppure con una tensione non sempre alle stelle. La sceneggiatura a tratti non sa più che pesci pigliare (ad esempio quando compare persino un serprente), ma a tratti se la cava con qualche riflessione sulla guerra; anche se pure in questo caso uno “Shadow” del nostro Federico Zampaglione presenta spunti decisamente più interessanti e originali.
Buona infine la prova di Reynolds, però chi ha parlato di possibile nomination all’Oscar per lui mi sembra decisamente fuori strada. Primo: un horror claustro del genere non credo sia minimamente preso in considerazione dall’Academy. Secondo: Ryan, sei un figo, sei sposato con Scarlett Johansson, ti seguo dai tempi di “Maial college” e mi stai pure simpatico, però da qui ad arrivare a dire che sei un attore da Oscar ne passa di terra sopra la bara.

Per un eventuale sequel del film propongo come protagonista Brian Austin Green (il David Silver di “Beverly Hills 90210”). Ti sei sposato Megan Fox? E allora adesso per penitenza ti becchi la tua bella permanenza in una bara. Perché come insegna “My Name is Earl” il karma non perdona mai, tiè!
(voto 5)

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