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sabato 25 gennaio 2020

Grandi donne




Piccole donne
Regia: Greta Gerwig
Cast: Saoirse Ronan, Emma Watson, Florence Pugh, Eliza Scanlen, Timothée Chalamet, Meryl Streep, Laura Dern, Bob Odenkirk, James Norton, Tracy Letts, Louis Garrel, Chris Cooper


Non era facile crescere, per delle piccole donne negli anni '60, dell'Ottocento, durante il periodo della Guerra di secessione americana.
Non era facile crescere nemmeno per dei piccoli uomini negli anni '90, del Novecento, durante il periodo del grunge. Io ad esempio sono stato sempre curioso di leggere il celebre romanzo di Louisa May Alcott, piazzato sullo scaffale dei libri di mia sorella, e di scoprire cosa quelle piccole donne facevano di tanto interessante, ma non ho mai potuto. Il motivo?
Ero un maschio. Sono un maschio. Se mi fossi messo a leggere Piccole donne sarei stato considerato un piccolo gay. Un effeminato. Dovevo limitarmi a guardare le partite di Champions League, quando ancora si chiamava Coppa dei Campioni, e giocare a He-Man. Leggere un romanzo intitolato Piccole donne per un piccolo uomo all'epoca era un divieto non scritto. Era una cosa che semplicemente non s'aveva da fare. Non ho mai nemmeno visto alcuna trasposizione cinematografica dell'opera, nonostante in quel periodo ne fosse arrivata una piuttosto popolare, per altro con un cast di primissimo livello che comprendeva nomi quali Winona Ryder, Christian Bale, Kirsten Dunst, Claire Danes e Susan Sarandon.

giovedì 17 gennaio 2019

L'agenzia dei film





Qualche pellicola da vedere questa settimana l'abbiamo?
L'agenzia dei film gestita dall'immobiliarista Cannibal Kid e dall'affittacamere James Ford in questa nuova puntata propone un nuovo socio. L'ospite di turno è...
Raffaello Conti, appassionato di cinema e musica che ho tra i miei amichetti di Facebook. Al momento non ha un blog, ma chissà che in futuro non decida di aprirne uno. Questa ospitata sarà il primo passo verso una carriera da blogger brillante quanto la mia e quella del mio blogger rivale Ford?

Beh, mi auguro per lui che si possa rivelare decisamente migliore.


Glass
"Liberateci! E' vero che siamo pazzi, ma mai quanto Cannibal, Ford e questa settimana pure Raffaello."

lunedì 7 gennaio 2019

Golden Globe 2019: vincitori e red porchet face po-po-po-porchet face






Senza troppi mezzi termini, posso dire che i Golden Globe 2019 mi sono sembrati... i peggiori premi mai assegnati nella storia del cinema e della televisione, e forse dell'umanità in generale. E sì che io di classifiche, liste e riconoscimenti discutibili me ne intendo parecchio, come i recenti Cannibal Awards possono testimoniare.


giovedì 27 dicembre 2018

Cotta adolescenziale 2018





Quest'anno si è fatta attendere più del solito, ma ora è qui. La classifica più bella dell'anno è arrivata su Pensieri Cannibali. La più bella esteticamente, se non altro. Ecco quali sono le 10 donne del mondo dello spettacolo più affascinanti, sexy, magnifiche del 2018. Almeno secondo Pensieri Cannibali, che magari di cinema, serie TV e musica non ne capirà un granché, però di fascino femminile già un pochino di più. Quali nomi saranno riusciti a entrare nella classifica delle cotte adolescenziali dell'anno?
Via subito alla Top 10!

Ah no, prima c'è il riepilogo delle vincitrici degli scorsi anni.

2011Mila Kunis
2012Jennifer Lawrence
2013Emma Watson
2016Brie Larson
2017Ana de Armas




giovedì 15 novembre 2018

Cannibali fantastici - I crimini cinematografici di Grindelford





L'ospite di oggi della rubrica sulle uscite nei cinema è...
Carlo Cerofolini, o anche l'artista precedentemente noto come Nickoftime.
Non avete ancora capito di chi sto parlando?
Si tratta dell'autore de I cinemaniaci, da ormai diversi anni uno dei siti cinematografici più autorevoli della rete, dopo il qui presente Pensieri Cannibali, ma prima del White Russian del mio rivale Mr. James Ford, naturalmente.
Sentiamo un po' la sua voce (virtuale), nei commenti ai film qui sotto.


Animali fantastici - I crimini di Grindelwald
"Dopo il giovane Papa e il giovane Albus Silente, mi faranno fare anche Ford da giovane?"
"Impossibile! Quello non è mai stato giovane."

lunedì 20 agosto 2018

On Chesil Beach, sposare Saoirse Ronan non è bello come può sembrare





On Chesil Beach
Regia: Dominic Cooke
Cast: Saoirse Ronan, Billy Howle, Emily Watson, Anne-Marie Duff, Samuel West


On Chesil Beach racconta di un tizio, in apparenza piuttosto anonimo. Un certo Billy Howle. Voi l'avete mai sentito?

"Billy Howle? Mai sentito nominare!
Come? Ha girato un film con me? Sul serio?"

venerdì 9 marzo 2018

Loving Loving Vincent





Loving Vincent
Regia: Dorota Kobiela, Hugh Welchman
Cast: Douglas Booth, Saoirse Ronan, Chris O'Dowd, Eleanor Tomlinson, Jerome Flynn, Helen McCrory, Aidan Turner


lunedì 5 marzo 2018

Oscar 2018: l'anno del Toro e il red porchet





Ha vinto il mostro!
Volevo quindi fare i complimenti a Salvin... ah no, mi sono sbagliato. Con lui col piffero che mi complimento. Faccio invece le mie migliori congratulazioni a La forma dell'acqua – The Shape of Water, la romantica fiaba che racconta dell'amore tra un mostro anfibio e una donna muta, Elisa, che si è aggiudicato 4 premi Oscar: miglior film, miglior regia, miglior scenografia e miglior colonna sonora (sorry, Jonny Greenwood).


giovedì 1 marzo 2018

La passera rossa, la donna uccello, più gli altri film non volanti della settimana




Meglio Jennifer Lawrence in versione bomba sexy spia russa, o Saoirse Ronan in versione Greta Gerwig?
O forse Emmanuelle Seigner ed Eva Green che si fanno?
Perché scegliere per forza? Questa settimana meglio prendere tutto ciò che di buono i cinema italiani hanno intenzione di regalarci, ed è tanta roba.
Per commentare queste affascinanti uscite nella nuova puntata della rubrica condotta da me e dal mio poco affascinante "collega" Mr. James Ford, visto che siamo in vista degli Oscar abbiamo chiamato Gabriele La Spina, uno dei due co-creatori di Awards Today, sito di informazione cinematografica molto competente e ben scritto che, come si può evincere dal titolo, è specializzato in particolare nei premi. Quindi, quale ospite più gradito di lui, a parte Jennifer Lawrence o Saoirse Ronan, o Emmanelle Seigner insieme a Eva Green?


Red Sparrow
"C'è gente che mi ha criticata perché in questo servizio fotografico appaio troppo svestita.
Questo significa che c'è gente che sta messa peggio di Ford, ve ne rendete conto?"

lunedì 22 gennaio 2018

Lady Bird – Sì, si fa chiamare donna uccello... cosa ridete?





Lady Bird
Regia: Greta Gerwig
Cast: Saoirse Ronan, Laurie Metcalf, Tracy Letts, Beanie Feldstein, Lucas Hedges, Timothée Chalamet, Odeya Rush, Jake McDorman, Kathryn Newton


Tutti amano la propria mamma e tutti odiano la propria mamma. In un dato periodo della vita, almeno, che specco coincide con l'adolescenza. C'è poi anche chi 'sta cosa non se la fa passare mai, come Eminem, ad esempio, ma quella è un'altra storia.

lunedì 1 gennaio 2018

Anticipation 2018





Tra le tradizioni del primo giorno dell'anno, oltre al mal di testa da hangover, almeno qui su Pensieri Cannibali c'è anche quella di dare uno sguardo a ciò che ci potrebbe attendere nel corso dei prossimi mesi. Spazio quindi a una carrellata di film, serie tv e dischi più attesi del 2018. Un elenco che lascia un po' il tempo che trova, visto che non sempre le cose su cui si ripongono le maggiori speranze si rivelano poi le migliori. Spesso semmai sono quelle più deludenti. Premesso ciò, sognare non fa mai male, o forse lo fa solo in alcune occasioni, e quindi vediamo un po' cosa ci regalerà l'anno appena iniziato.

giovedì 17 marzo 2016

Le mille e una pellicola della settimana





Questo weekend c'è davvero qualunque roba, nei cinema italiani.
Il film d'animazione... c'è.
Il film candidato agli Oscar... c'è.
Il film religioso... c'è.
La trashata italiana... c'è, ed è pure doppia.
Il film bulgaro... c'è persino il film bulgaro.
I commenti del mio blogger-nemesi Ford che accompagnano i miei... ci sono anche quelli. Purtroppo.

Kung Fu Panda 3
"Ma mannaggia! Ormai ho quasi più figli di Ford..."

martedì 23 febbraio 2016

Brooklyn - Cacciatela voi, un'immigrata così





Brooklyn
(Irlanda, UK, Canada 2015)
Regia: John Crowley
Sceneggiatura: Nick Hornby
Ispirato al romanzo: Brooklyn di Colm Tóibín
Cast: Saoirse Ronan, Emory Cohen, Domhnall Gleeson, Jessica Paré, Jim Broadbent, Eileen O'Higgins, Julie Walters, Emily Bett Rickards
Genere: migrante
Se ti piace guarda anche: C'era una volta a New York, An Education

Brooklyn è il candidato più sorprendente al titolo di miglior film agli Oscar 2016.
Il più sorprendente? Ne siamo sicuri?
A prima vista sì. In quanti di voi si aspettavano che sarebbe finito in lizza tra le migliori pellicole, preferito a nomi mediaticamente più forti e dati come più probabili dai bookmakers o da siti prestigiosi come Pensieri Cannibali?
Brooklyn ha avuto la meglio su Carol, The Hateful Eight, Inside Out, Star Wars: Il risveglio della Forza, Sicario, Creed - Nato per combattere, Ex Machina, Steve Jobs e The Danish Girl, tanto per dirne alcuni. L'avreste davvero predetto?
Non vedo alzarsi tante manine e quelle che si sono alzate appartengono a persone che, mi sa, stanno barando.

sabato 25 aprile 2015

LOST RIVER - RYAN GOSLING E LA MALEDIZIONE DI ESSERE FIGO





Lost River
(USA 2014)
Regia: Ryan Gosling
Sceneggiatura: Ryan Gosling
Cast: Iain De Caestecker, Christina Hendricks, Saoirse Ronan, Ben Mendelsohn, Matt Smith, Eva Mendes, Barbara Steele
Genere: delirante
Se ti piace guarda anche: Come un tuono, Strade perdute, Solo Dio perdona, Bully, Gummo

Ryan Gosling è bello bello in modo assurdo, ma questo non gli basta. No. Per lui è troppo poco. Ryan vuole anche dimostrare di essere bravo. Finora come attore gli è riuscito?
Più o meno. Secondo me in film come Drive, Come un tuono, Le idi di marzo, Formula per un delitto e The Believer è pressoché perfetto. Se però andiamo a fare i rompi e a vedere più da vicino, non è che sia il massimo assoluto dell'espressività. Ryan allora adesso ci prova pure come regista e sceneggiatore, e cosa ne è uscito?

lunedì 9 giugno 2014

GRAND BUDAPEST MATRIOSKA




Correva l’anno 2014. Sì, lo ricordo bene. Era appena uscito il mio ultimo film, Grand Budapest Hotel. Ne ero molto fiero perché rappresentava bene tutto il mio cinema, il mio intero stile racchiuso in un’opera sola. Con un po’ di timore, all’epoca andai a cercare alcuni commenti in rete. Tra di essi ve n’erano molti positivi, alcuni entusiastici, ma ce n’era uno che mi lasciò piuttosto perplesso. Il sito lo ricordo perché aveva un nome molto particolare, si chiamava Pensieri Cannibali. Cannibal Thoughts. WTF? All’epoca uscivo con una studentessa universitaria italiana e, per migliorare la mia conoscenza della lingua, cercavo recensioni delle mie pellicole scritte in quello strano idioma. Non capivo ogni singola parola, però comprendevo il senso generale. Nella sua recensione l’autore del blog, un certo Cannibal Kid, apprezzava il mio Grand Budapest Hotel, ma allo stesso tempo lo considerava un lavoro incompiuto. Ricordo che commentai il post scrivendo: “Non dire stronzate, ragazzo cannibale. Questo è il mio film più bellissimo!”.
Lui rispose: “Ma impara l’italiano, Wes Anderson!”
E io contro ribattei dicendo: “Un giorno lo farò, stronzetto, un giorno lo farò!”
In quel periodo mi trasferii in Italia, cominciai a girare lì i miei film, abbandonai i miei soliti affezionati attori feticcio come Bill Murray, Adrien Brody, Tilda Swinton, Jason Schwartzman, Owen Wilson e gli altri e scoprii nuovi straordinari attori locali come Gabriel Garko, Francesco Arca, Elisabetta Canalis. Mi misi anche a collaborare con grandi intellettuali italiani come i fratelli Vanzina ma, chissà perché, da allora la critica internazionale mi voltò le spalle. Tutti, tranne Cannibal Kid. Dopo quel nostro acceso primo scontro verbale, diventammo grandi amici e lo siamo tutt'ora. Adesso allora mi è venuta la curiosità di andare a recuperare la sua vecchia recensione su Pensieri Cannibali del mio Grand Budapest Hotel. Chissà, magari non aveva poi tutti i torti...

Grand Budapest Hotel
(USA, Germania 2014)
Titolo originale: The Grand Budapest Hotel
Regia: Wes Anderson
Sceneggiatura: Wes Anderson
Ispirato ai lavori di: Stefan Zweig
Cast: Ralph Fiennes, Tony Revolori, Saoirse Ronan, Tom Wilkinson, Jude Law, F. Murray Abraham, Adrien Brody, Willem Dafoe, Mathieu Amalric, Tilda Swinton, Harvey Keitel, Jeff Goldblum, Léa Seydoux, Jason Schwartzman, Owen Wilson, Bob Balaman, Fisher Stevens, Giselda Volodi
Genere: wesandersoniano
Se ti piace guarda anche: Fantastic Mr. Fox, Le avventure acquatiche di Steve Zissou, I Tenenbaum

Grand figlio di buona donna, Wes Anderson. I suoi film sono sempre dei dolcetti deliziosi, ma dal gusto spesso dolceamaro. Dei dolcetti che vanno scartati con cura, come nel caso di Grand Budapest Hotel, un film stratificato, costruito con una cura mostruosa, con un’attenzione a ogni più piccolo dettaglio pazzesca. Riguardo a quest’ultima pellicola, ho sentito soprattutto due tipi di pareri: i primi sono quelli degli hipster del tutto esaltati come questa.


E poi ci sono quelli più tiepidi, che parlano invece di sterile esercizio di stile. A me le vie di mezzo non piacciono, però per una volta devo schierarmi nel partito dei dannati moderati. La verità, almeno in questo caso, forse sta davvero nel mezzo.
Da una parte, Grand Budapest Hotel è un film diretto alla grande. Wes Anderson raggiunge qui una fluidità di movimenti della macchina da presa, e anche della narrazione, come mai prima d’ora. A livello estetico, il soggiorno in questo hotel è davvero un piacere per gli occhi. Un incanto continuo, ricco di trovate registiche come l'alternarsi del formato in 16:9 con quello in 4:3. Anche in quanto a sceneggiatura, Wes Anderson tira fuori dei lampi di genio, delle chicche notevoli, dei momenti spassosi. Grand Budapest Hotel è un inno alla narrazione, a partire dalla sua struttura a scatole cinesi, ma vista l’ambientazione esteuropea è meglio dire in stile matrioska, di racconto nel racconto nel racconto nel racconto.

Dall’altra parte Grand Budapest Hotel è un film volutamente monco, diviso in 5 capitoli che sarebbero dovuti essere 6. Manca quello dedicato ad Agatha, il personaggio di Saoirse Ronan. Il narratore, il Lobby Boy dell'hotel ormai cresciuto, decide di troncare quasi del tutto quella parte del racconto, una pagina ancora troppo dolorosa della sua vita. Si ha così la sensazione che manchi qualcosa, qualcosa di fondamentale, che sarebbe stato capace di trasformare la pellicola da splendida esperienza estetica, a visione anche davvero emozionante. Grand Budapest Hotel è un film matrioska che rivela poco a poco i suoi strati, ma alla fine decide di non mostrarci l’ultimo. Il cuore.

Grazie al suo senso dell’umorismo particolare, e qui più incisivo e nero del solito, Wes Anderson ci regala un’ottima macchina da intrattenimento a metà strada tra commedia e thriller. L’impressione è però quella di un film che parla più al cervello che al cuore. Impressione confermata dai molti riferimenti più o meno ricercati, dalle comedy slapstick de ‘na vorta al cinema muto, dalle vaghe implicazioni politiche fino alla dedica finale a Stefan Zweig, come viene ben spiegato in questo post del blog La balena bianca:

A sciogliere i nostri dubbi, ecco che giunge la dedica finale: a Stefan Zweig.
Tutto all’improvviso si fa chiaro, semplice, quasi commovente. Un’opera così cesellata, dalla finezza e dalle atmosfere mitteleuropee, non poteva che rifarsi a questo romanziere di inizio novecento, troppo rapidamente dimenticato dopo la sua tragica morte. Caso eccezionale quello dello scrittore austriaco, autore prolifico e dal successo mondiale (le sue opere vennero tradotte in cinquanta lingue), egli può essere considerato il primo autore di bestseller dell’età contemporanea, le avventure da lui descritte spaziavano dai viaggi in terre esotiche ai drammi più sottilmente psicologici, e i suoi protagonisti, come ci ricorda Silvia Montis nell’introduzione a una delle sue raccolte, erano “eroi involontari a confronto con un interrogativo epocale, sui quali si è abbattuto il pesante sigillo della Storia”, proprio come i due protagonisti di Grand Budapest Hotel, semplici inservienti nella bufera dei mutamenti geopolitici. Ma la vicinanza di Anderson allo scrittore austriaco è ben più profonda, di natura stilistica; assistiamo infatti a un evento sensazionale: la traduzione perfetta di un linguaggio letterario nel suo omologo cinematografico. Perché se i film di Anderson appaiono come giochi dal meccanismo perfetto, essenziali e impreziositi dalla cura del dettaglio, sempre la Montis ci ricorda che Zweig era “un cultore della rinuncia, dell’editing a levare anziché a irrobustire, del dettaglio fatale nascosto in un umile aggettivo anziché esplorato in un passaggio auto compiaciuto. Distillava, tagliava, asciugava: il movimento era sempre mirato. Il racconto, un congegno a orologeria”.
Wes Anderson, dunque, con questa dedica, svela molto più di quanto si possa pensare. L’opera di Zweig non è una semplice ispirazione, ma un modello di poetica e di intenti, quasi il regista americano volesse seguire persino la stessa sorte dell’autore austriaco, spazzato via dalla storia della letteratura contemporanea, colpevole di intransigenza formale.

Quanto a me, come detto sto nel mezzo. Lunga da me accusare Wes Anderson di intransigenza formale, devo ammettere che nel caso di Grand Budapest Hotel è la forma ad avermi colpito di più rispetto ai contenuti. Sarà perché io in generale sono un fan della forma (e soprattutto delle forme).
Nonostante qualche lampo di umanità, i personaggi che popolano il Grand Budapest Hotel e i suoi dintorni non riescono a trasformarsi del tutto in persone in carne e ossa, come invece capitava nel precedente stupendo e quello sì davvero toccante film del regista Moonrise Kingdom. Ma probabilmente è solo colpa mia. Avrei voluto meno Ralph Fiennes, attore che continuo a non sopportare, e più Saoirse Ronan! È quasi come se Wes Anderson in fase di montaggio avesse fatto il Terrence Malick della situazione e avesse sforbiciato di brutto il suo personaggio. Quello che avrebbe potuto regalare più emozioni a un film che invece resta una visione molto da Est Europa. Un’affascinante quanto fredda matrioska.
(voto 7,5/10)

Questo era quanto diceva Cannibal Kid su Pensieri Cannibali nell’ormai lontano 2014. Ora che parlo perfettamente l’italiano, ho capito fino in fondo l’intero contenuto del post. La mia impressione rispetto ad allora però non è cambiata e la ribadisco ancora una volta: “Non dire stronzate, ragazzo cannibale. Questo è il mio film più bellissimo!”.
Wes Anderson

giovedì 8 maggio 2014

VIOLET & DAISY, BIMBEMINKIA ASSASSINE




"Guarda, qui c'è una foto di Justin Bieber nudo!"
Violet & Daisy
(USA 2011)
Regia: Geoffrey Fletcher
Sceneggiatura: Geoffrey Fletcher
Cast: Alexis Bledel, Saoirse Ronan, James Gandolfini, Marianne Jean-Baptiste, Danny Trejo, Cody Horn, Tatiana Maslany
Genere: teen pulp
Se ti piace guarda anche: Hanna, Byzantium, Kick-Ass

Violet & Daisy, o meglio: Alexis Bledel & Saoirse Ronan.
"Hey, ma dov'è il pistolino?"
"Te l'avevo detto io: non ce l'ha!"
La prima è la “figlia per amica”, quella che per anni è stata la insopportabile secchioncella Rory Gilmore nella serie Una mamma per amica. Da allora in poi, l’obiettivo unico nella sua vita è stato quello di cercare di affrancarsi da quella parte molto identificativa. Come molte altre baby-star e come molti altri attori conosciuti per un solo ruolo, si tratta di una missione dura e impegnativa. Non possiamo comunque dire che la ragazza non ci stia mettendo impegno. In Sin City si è infatti mostrata nella parte della baby-prostituta e no, Sin City non è Roma. Non credo, almeno. Quindi nel thriller The Kate Logan Affair è una poliziotta sessualmente disinibita e pure nella quinta stagione di Mad Men appare come guest-star in abiti molto sexy. Good girl gone bad, per dirla con Rihanna, e in questo film la Bledel si mostra in vesti ancora più bad. Alexis è Violet, apparentemente un’innocente ragazzuola, in realtà una spietata assassina su commissione.

Come avrete facilmente intuito dal titolo del film, almeno se siete svegli e, se leggete questo blog vuol dire per forza che siete mooolto svegli, Violet non è sola. Con lei c’è Daisy, pure lei killer senza scrupoli, o forse qualche scrupolo ce l’ha?
Tra le due, l’anello debole, la più tenerosa sembra essere propria Daisy, interpretata dalla solita straordinaria Saoirse Ronan qui però, a dirla tutta tutta, meno straordinaria del solito, un po' come nel recente spento How I Live Now. Che le sta succedendo? Sta perdendo il tocco magico?
A vederle così, queste due sembrano delle ragazzine delle medie che fanno la fila per un concerto dei One Direction e invece no, se ne vanno in giro a uccidere la gente sulle note di canzoncine retrò tipo “Angel of the Morning”. Ah, ‘sti giovani d’oggi! È tutta colpa della violenza nei film, io lo dico sempre.

Un giorno, Violet & Daisy si ritrovano con un caso particolare per le loro belle manine. Devono far fuori James Gandolfini, qui come in Non dico altro in una delle sue ultime interpretazioni. Due bimbetteminkia contro il boss Tony Soprano che minghia di possibilità possono avere, eh?
ATTENZIONE SPOILER
Il loro problema non è tanto questo. Il loro problema è che devono farlo fuori ma poi ci stringono amicizia e tra le due e il Gandolfini si instaurerà un rapporto…
Nah, sbagliato, non di tipo sessuale, soliti maniaci malpensanti che non siete altro, bensì un rapporto di tipo paterno. Il film è tutto qua e io ho spoilerato un po’ troppo o forse è la pellicola che non offre davvero molto di più.
FINE SPOILER

Violet & Daisy è una visione fondamentalmente non necessaria, che non consiglio manco ai fan di Alexis & Saoirse, se non quelli più hardcore. Ed è un peccato, perché il soggetto avrebbe potuto regalare una pellicoletta criminale divertente e cazzara e invece, dopo la battuta che fa molto Tarantino della prima scena, si perde in una serie di dialoghi senza mordente, con l’aggiunta di qualche sparatoria che gioca sul contrasto innocenza delle protagoniste VS violenza in stile Hit-Girl di Kick-Ass o Hanna con la stessa Ronan che però ormai non shockano più nessuno, oltre a presentare un’evoluzione nella storia piatta e priva di sorprese.

Questo film è più efficace di Monuments Men... come sonnifero.
L’esordiente regista Geoffrey Fletcher, che finora aveva curato giusto l’adattamento di Precious dal romanzo di Sapphire come sceneggiatore, non mostra mai un briciolo di personalità e si limita a girare con qualche ammiccamento alla vecchia scena pulp, solo che non siamo più negli anni ’90 e oggi appare fuori tempo massimo. I tentativi di approfondimento dei personaggi rimangono poi molto in superficie e, per quanto ben recitato dai tre protagonisti principali e in un piccolo ruolo da Tatiana Maslany, protagonista della mia nuova droga telefilmica del momento Orphan Black, non c’è niente che rimanga impresso. No, per una volta nemmeno l’interpretazione della piccola grande Saoirse Ronan.
Non brutto, nè tanto meno terribile, Violet & Daisy è un film di quelli che rientrano in una categoria forse ancora peggiore: quella dei film inutili.
(voto 5/10)

domenica 16 febbraio 2014

HOW I LIVE NOW E LO SDOGANAMENTO DEL SESSO TRA PARENTI




How I Live Now
(UK 2013)
Regia: Kevin Macdonald
Sceneggiatura: Jeremy Brock, Tony Grisoni, Penelope Skinner, Jack Thorne
Tratto dal romanzo: Come vivo ora di Meg Rosoff
Cast: Saoirse Ronan, George McKay, Tom Holland, Anna Chancellor, Harley Bird, Danny McEvoy
Genere: incestuoso
Se ti piace guarda anche: Il domani che verrà – The Tomorrow Series, Hunger Games, The Spectacular Now

How I Live Now parte come un classico teen movie. Evvai, il bimbominkia che è in me sta già esultando!
Saoirse Ronan, ah la splendida piccola grande Saoirse Ronan, è un’americana che se ne va in Inghilterra, spedita dal padre a passare l’estate insieme ai cuginetti che non ha mai visto prima. Ci aspetta una classica pellicola in cui la fanciulletta, una tipa ganza troooppo dark e troooppo scontrosa, vivrà l’estate della sua vita, tra primi bacini e primi pompini?
Sì, in parte sì. Nella prima parte Saoirse Ronan poco a poco entra in confidenza con i cuginetti più piccoli e si fa il più grande…
Ma cos’è ‘sta moda che tra cugini si fanno tutti come se niente fosse, in questo film così come ne I segreti di Osage County e The Wolf of Wall Street (grande Jonah Hill!)?
A quanto pare, il cinema sta sdoganando alla grande l’antica tradizione delle ciulate in allegria tra parenti. Un altro tabù che cade. Il mondo di oggi fa sempre più progressi. Oppure era forse meglio se questo tabù rimaneva?
Nah, non facciamo tanto i bacchettoni e facciamoci anche noi le cugine che è la tendenza dell’anno! Vorrete mica essere sorpassati e fuori moda?

"Che fai, cugino, mi baci?"
"Sì, e non solo..."
La prima parte di How I Live Now è quindi una storiella di formazione mista a una storiella romantica, più o meno discutibile. Eppure c’è qualcosa che non va. Qua e là emerge un senso di pericolo, la sensazione che nel mondo intorno sta succedendo qualcosa d’importante. Qualcosa di grave. Roba tipo governi che vengono messi in piedi senza che nessuno li abbia votati, o anche peggio. Mentre questi ragazzi trombano come conigli tra cugini, là fuori scoppia la Terza Guerra Mondiale o qualcosa del genere. L’Inghilterra è in guerra, Londra è stata bombardata e la situazione comincia a farsi drammatica anche nei paesini di campagna, persino dove Saoirse Ronan sta insieme ai suoi cuginetti trottolini amorosi e dudu dadadà. È qui che la pellicola si trasforma in un film bellico dai contorni post-apocalittici!
Mizzega, e chi se l’aspettava?
Oddio, chi ha già visto il non troppo esaltante film australiano The Tomorrow Series - Il domani che verrà, molto simile a questo, qualcosa del genere poteva anche attendersela.

"Cioè raga, mi sparo Emma Marrone a tutto volume. Sono troppo alternativa!"
Nonostante questa svolta drammatica, i toni lievi e delicati della prima parte non svaniscono del tutto. How I Live Now non ci scaraventa in mezzo agli orrori della guerra. Ce li fa vivere in maniera piuttosto distante, senza mostrarci troppo. Non ci vengono nemmeno spiegati i motivi del conflitto e non ci sono riferimenti politici. La scelta precisa delle pellicola, tratta dal romanzo Come vivo ora di Meg Rosoff, è quella di presentarci la guerra da un punto di vista infantile/adolescenziale, come qualcosa che gli adulti combattono senza ragione alcuna. Una scelta in parte apprezzabile, non fosse che così il film taglia via un sacco di aspetti che sarebbero potuti essere interessanti. La guerra non ha senso, okay, ma poi che altro vuole dirci questo film?
Il suo messaggio fondamentale, e un pochetto moralistico, è che un evento tragico come la guerra può cambiare del tutto la prospettiva di una persona. Una ragazza superficiale che un tempo si preoccupava di cose come la dieta e il conteggio delle calorie, dopo la guerra capisce che quelle cose non erano poi così fondamentali. E vabbè, grazie, te credo. Però cos’altro c’è, qui dentro?

"Pare che non tutti vedano molto bene il sesso tra parenti..."
"Aaah, in che terribile mondo di bigotti viviamo!"
A parte un’altra valida prova recitativa di Saoirse Ronan, comunque lontana dai vertici raggiunti in Espiazione, Hanna e Amabili resti, davvero poco. I dialoghi sono scarni, per essere gentili e non dire scarsi. I personaggi sono dipinti solo in superficie, così come l’amore che sboccia tra i due protagonisti. Chiudendo un occhio sul fatto che sono cugini, Saoirse Ronan e tale George McKay si amano tanto, ma perché si amano così tanto?
Boh, non si capisce. La fase del corteggiamento viene saltata e i due passano direttamente a ciulare, cosa che va anche bene, solo attenti che se non usate precauzioni poi vi nascono dei figli con dei problemi.
Il regista Kevin Macdonald, quello de L’ultimo re di Scozia, cerca di movimentare un po’ la situazione con un montaggio veloce e l’inserimento di qualche scena visionaria, ma non basta. La situazione, nonostante le bombe alla televisione, malgrado le mine, come cantavano i Baustelle, resta sempre soporifera. Il film è sempre lì lì sul punto di decollare, peccato che ciò non accade mai e si arriva a un finale che non vi spoilero, ma che a me è sembrato scontato, buonino buonista e parecchio deludente.
Un po’ come tutta la pellicola, da cui mi aspettavo parecchio di più, per via della presenza della mia idola Saoirse Ronan e per via di una colonna sonora realizzata dall’ottimo compositore e artista elettronico Jon Hopkins, che ha firmato anche lo splendido pezzo “Garden’s Heart” con Natasha Khan alias Bat for Lashes. Un brano che è l’unica cosa che rimane mentre scorrono i titoli di coda di un film che, per il resto, non resta certo impresso. Un film che poteva essere grande e invece ha scelto di essere piccolo.
(voto 5,5/10)



Per ritrovare di nuovo Saoirse al top comunque non dovremo aspettare a lungo. Tra poco la vedremo in The Grand Budapest Hotel di Wes Anderson, che ieri si è aggiudicato il Gran Premio della Giuria al Festival di Berlino, mentre l'Orso d'Oro è andato al cinese Bai ri yan huo (Black Coal Thin Ice) di Diao Yinan.

sabato 28 settembre 2013

BYZANTIUM, LE CIUCCIASANGUE




Byzantium
(UK, USA, Irlanda 2012)
Regia: Neil Jordan
Sceneggiatura: Moira Buffini
Ispirato all’opera teatrale: A Vampire Story di Moira Buffini
Cast: Saoirse Ronan, Gemma Arterton, Sam Riley, Jonny Lee Miller, Caleb Landry Jones, Daniel Mays, Glenn Doherty, Gabriela Marcinkova, Maria Doyle Kennedy
Genere: vampiresco
Se ti piace guarda anche: Lasciami entrare, Intervista col vampiro, Amabili resti, Franklyn

Una pellicola con Saoirse Ronan e Gemma Arterton in versione vampire?
Ma questo senza nemmeno vederlo è il miglior film sui succhiasangue di tutti i tempi!
Un po’ come Under the Skin, nonostante le critiche piovute al Festival di Venezia, solo perché sfoggia Scarlett Johansson in versione aliena, e a quanto pare pure nuda, è fin da ora il miglior film sugli alieni mai girato nella storia dell’universo.
Tralasciando per il momento Scarlett, per Byzantium l’impresa di risultare il miglior film sui vampiri di sempre, o almeno degli ultimi anni, non è che sia poi nemmeno così proibitiva. Di pellicole vampiresche davvero memorabili, a parte il Dracula di Bram Stoker cioè di Francis Ford Coppola, io personalmente non ne ho viste parecchie. In compenso ho visto tante saghe ridicole come quelle di Twilight, Underworld e Blade.
Ah già, poi c’è quel gioiellino svedese di Lasciami entrare, ma per il resto a prevalere sono le schifezze. Cosa ci riserverà or dunque questo Byzantium, oltre alle due splendide protagoniste?


La prima cosa che va notata è che siamo lontani anni luce dalle più recenti e cool, almeno nelle intenzioni degli autori, rappresentazioni dei vampiri. Nonostante la protagonista sia una teen, non siamo per fortuna dalle parti di Twilight. Sarà che già solo la presenza di una Saoirse Ronan anziché di una Kristen “Kristo quanto skazzo ho addosso” Stewart regala al tutto ben altro spessore, si veda anche The Host. La vicenda narrata guarda poi, anziché all’oggi, alle storie gotiche del passato: “E’ come se Edgar Allan Poe e Mary Shelley si sposassero e avessero una bambina molto strana”, tanto per citare una frase del film. A raccontare la storia di come lei e la madre Gemma Arterton sono diventate della vampire è la stessa Saoirse.
Avete capito bene: Gemma Arterton in questo film non è solo una vampira, ma è anche una mamma MILF. In più per guadagnarsi da vivere fa la stripper e la prostituta. Ovvero, Gemma Arterton in questo film è LA DONNA IDEALE.


Il film è molto giocato sui contrasti: figlia tranquilla/mamma zoccola, umani/vampiri, realtà/visioni, passato/presente. A fare da collante tra la vicenda ambientata nel presente e i numerosi flashback del passato è Saoirse Ronan. La giovanissima attrice irlandese è ormai specializzata in ruoli in cui è divisa tra due realtà, come in Amabili resti in cui vede la vita passarle davanti senza di lei, o nel già citato The Host in cui è un’aliena intrappolata dentro il corpo di un’umana (o viceversa? non mi ricordo). Se a ciò aggiungiamo il fatto che le due protagoniste di Byzantium sono costantemente in fuga, proprio come succedeva alla protagonista di Hanna, solo che loro scappano da un pericoloso ordine di vampiri maschilisti che gli dà la caccia, questa è una pellicola parecchio ma parecchio ronaniana. Lo zampino del regista Neil Jordan è ben presente e qui torna a un racconto molto vicino alle parti della sua celebre hit anni ‘90 Intervista col vampiro, anche per via della presenza di una vampira giovanissima, qui Saoirse Ronan, là una fenomenale Kirsten Dunst. Eppure questo Byzantium, ancor più di un film jordaniano, appare come un tassello omogeneo al resto della filmografia dell’attrice. A 19 anni, la piccola grande Saoirse riesce con la sua sola presenza a mettere dentro a una pellicola un suo tocco personale, quante altre interpreti anche più anziane possono dire lo stesso?


Al di là di Intervista col vampiro o dei precedenti di Saoirse Ronan, la pellicola che questo Byzantium ricorda più da vicino è Lasciami entrare, che in apertura di post segnalavo come il film sui succhiasangue più interessante degli ultimi anni e non solo. Anche qui i ritmi sono lenti e anche qui la tematica del vampirismo è presente in maniera poco esplicita, più che altro è un’ombra scura che si stende sulla vicenda e fa capolino qua e là. Sono due film timidi, Lasciami entrare e Byzantium. Due film poco urlati, poco sfacciati, che non puntano a un romanticismo da terza media come la saga di Twilight, né al soft porno finto trasgressivo di una serie tv caduta in disgrazia come True Blood, nonostante la presenza di una Gemma Arterton super sexy.

Byzantium dalla sua possiede allora un fascino sottile, sconosciuto a molti colleghi con i denti affilati recenti. Solo perché Twilight e le ultime serie di True Blood sono delle porcherie, non bisogna però gridare al capolavoro. È vero, Byzantium è uno dei migliori film vampireschi visti da parecchio tempo a questa parte, però non è esente da qualche difettuccio. Innanzitutto, si prende persino troppo sul serio e, dopo Buffy, un pizzico di ironia e umorismo non possono mancare in una buona storia sui ciucciasangue che si rispetti. Io almeno li pretendo. La vicenda del passato non è poi è così originale e l’ordine dei vampiri che dà la caccia alle protagoniste è piuttosto ridicolo. Se Saoirse Ronan e Gemma Arterton si impongono con la loro presenza e con i loro personaggi su tutto il film, i maschietti della pellicola fanno invece, e la cosa forse è anche voluta, la figura delle statuine: Jonny Lee Miller, il Sick Boy di Trainspotting, è lo stereotipatissimo stronzetto di turno, Sam Riley, Ian Curtis in Control, è parecchio anemico come vampiro figo della situazione, e il promettente Caleb Landry Jones, androgino protagonista di Antiviral, avrebbe meritato un maggiore spazio, invece il suo personaggio rimane sullo sfondo per quasi tutta la durata.

I ritmi lenti della pellicola invece non li annoterei tra i difetti. La relativa mancanza di azione, pure presente in un paio di scene – tra l’altro le meno riuscite – è compensata da una densità narrativa notevole. Non perfetto, non un capolavoro, forse un po’ freddino a livello emotivo, e lo dice uno che al solo vedere Saoirse Ronan è pronto a piangere come una fontanella dalla commozione, ma Byzantium è comunque una delle “cose” vampiresche più intriganti degli ultimi anni. Merito del film di per sé, o solo del fatto di essere uscito in un’epoca ancora così maledettamente twilightiana?
(voto 7/10)

"Ti avevo avvertito che Twilight non dovevi menzionarlo manco per scherzo!"




Post pubblicato anche su L'OraBlù, con il minimal poster vampiresco ideato da C[h]erotto.


giovedì 2 maggio 2013

CHI VA ALL’HOST PERDE IL POST


The Host
(USA 2013)
Regia: Andrew Niccol
Sceneggiatura: Andrew Niccol
Tratto dal romanzo: L’ospite di Stephenie Meyer
Cast: Saoirse Ronan, Diane Kruger, Max Irons, Jake Abel, William Hurt, Chandler Canterbury, Evan Cleaver, Frances Fisher, Rachel Roberts, Scott Lawrence, Boyd Holbrook, Emily Browning
Genere: possessione
Se ti piace guarda anche: In Time, Hunger Games, Amabili resti, Hanna

Vedere o non vedere The Host, questo è il problema.
CONTRO: È tratto da un romanzo di Stephenie Meyer, l’autrice della saga di Twilight.
PRO: La protagonista è Saoirse Ronan, già piccola ma grandissima attrice in grandi film come Amabili resti, Hanna ed Espiazione.

Riflettiamoci bene.
CONTRO: Stephenie Meyer!
PRO: Saoirse Ronan è diventata maggiorenne e quindi posso finalmente fare commenti sconci su di lei!

VERDETTO: vada per vederlo!

"Fatti vedere bene... Mmm, sì, mi ti farei!"
Se Twilight partiva da un presupposto orrido, ovvero: ragazza vergine incontra vampiro vegetariano e i due aspettano fino al matrimonio per farlo, questo The Host si basa almeno su un’idea certo non rivoluzionaria, ma se non altro un minimo intrigante. Pure in questo caso si tratta della classica stepheniemeyerata clamorosa: l’autrice immagina infatti che la Terra sia un pianeta pacifico, senza guerre e con tutte le persone felici e buone.
E che palle!
Giusto la Stephenie Meyer scrivendo un romanzo di fantascienza poteva immaginare un futuro tanto noioso.
Lo spunto più o meno interessante quindi non è questo, ma è quello che la Terra è stata colonizzata da degli alieni che hanno preso possesso dei corpi degli umani. Una roba stile L’escorcista, solo che la possessione degli alieni è pacifica. In pratica sono una razza superiore che ha eliminato la cattiveria e la voglia di (auto)distruzione tipica dell’uomo.
E che palle, di nuovo!

"Fatti vedere ancora... Mmm sì, mi ti farei proprio."
"Sì bravo, ma a forza di accecarmi io intanto non te la smollo più."
A questo contesto tanto buonista quanto noioso, naturalmente c’è qualcuno che si oppone. I pochi umani rimasti a non essere asserviti al fabiofazismo degli alieni conquistadores. Tra di loro c’è Saoirse Ronan…
Io adesso sono emozionato. La ragazza è cresciuta, è maggiorenne e finalmente ho il permesso della legge per dire su di lei le peggio smaialate… però non ci riesco.
Saoirse Ronan non è una di quelle gnoccolone giganti come, per dire, Amber Heard o Kate Upton. Saoirse Ronan è carina caruccia, è bellina, una bellezza fine, non una figona e quindi anche se ormai è maggiorenne (non maggiorata) e vaccinata non ci riesco.
Mi limito quindi a dire che ancora una volta ci regala un’ottima prova d’attrice. La pellicola non sarà di quelle fenomenali, i dialoghi non l’aiutano più di tanto, eppure lei riesce a regalare una performance notevole con un personaggio complesso che in mani ad altre avrebbe potuto portare a risultati tragici.
Dico solo: Kristen Stewart.

La protagonista di The Host Melanie è un’umana ribelle che cerca di suicidarsi per sfuggire a quei cattivoni degli alieni. Sti alieni usciti dalla folle mente di Stephenie Meyer sono talmente cattivoni che le salvano la vita. Certo, il prezzo da pagare è che le impiantano dentro un’aliena. In pratica, nel corpo di Melanie convivono contemporaneamente la nuova aliena chiamata Viandante e il vecchio spirito di Melanie che resiste. Siccome il nome Viandante fa schifo, ma schifo tanto, decidono di chiamarla Vanda che è un po’ meglio, ma nemmeno troppo.
A me fa venire in mentre Wanda Osiris…
This movie is sponsored by Acuvue.
In pratica, Saoirse Ronan si trova a dover gestire due personaggi, due personalità del tutto opposte all’interno dello stesso corpo, il suo bel corpicino di fanciulla appena maggiorenne su cui ho deciso di non fare commenti da maiale. Mi limito a dire che io un film con 2 ore 2 di Saoirse Ronan protagonista assoluta per tutta la durata e con una parte doppia che regge alla grande MI RIFIUTO DI BOCCIARLO A PRIORI.
E non mi interessa che è un parto della contorta mente aliena di Stephenie Meyer. Saoirse Ronan è più forte di tutte le Stephenie Meyer del mondo. Anche se comunque spero non ce ne sia più di una, che già una basta e avanza e se ce ne fossero due si metterebbero a parlare in stereo come la protagonista del film e non si capirebbe più un accidente AAARGH!

La protagonista come detto è il punto di forza del film. Ricorda in qualche modo la povera Susie Salmon di Amabili resti, il personaggio più memorabile portato fin’ora sullo schermo dalla piccola grande Saoirse Ronan. Anche la Melanie di The Host è infatti come bloccata, costretta a guardare la sua vita sfuggire via. Non dall’aldilà, come Susie, ma dall’aldiquà, intrappolata in un corpo controllato da un’aliena. La fuga di Melanie dalla sua cercatrice Diane Kruger ricorda invece vagamente quella di un altro personaggio ronaniano, ovvero l’Hanna dell’omonimo film che scappava in maniera analoga dalle grinfie di Cate Blanchett.
L’altro personaggio che mi ha ricordato questa Melanie/Vanda con tutto il suo parlare con se stessa è… il Gollum del Signore degli anelli. Diciamo che Saoirse Ronan qui è la versione bella fighetta del Gollum.

"Lei non sa chi sono io!!!"
"Mah, veramente sì: lei è William Hurt."
"Ah ok, mi scusi."
Al di là della protagonista, le note positive della pellicola non sono molto numerose. Tra esse, io ci metto una quasi totale mancanza di scenone d’azione e di effettoni speciali. Per qualcuno, per chi si aspetta una pellicola fantascientifica di quelle spettacolari e fracassone, questo può rappresentare un difetto, per me è invece un pregio mica da poco, una scelta anti-commerciale per un film commerciale.
Quanto alla regia, Andrew Niccol è ormai ad anni luce di distanza dai suoi lavori migliori, Gattaca e Lord of War, e qui si limita al compitino, con un risultato che va più dalle parti del suo recente In Time, però The Host mi è sembrato almeno un filo meglio rispetto a quello.

Il personaggio e l’interpretazione di Saoirse Ronan comunque sono talmente buoni da passare sopra i difetti, e ce ne sono eccome, del film. Innanzitutto la parte sci-fi della storia è sviluppata in maniera molto soft e di tutti gli spunti potenzialmente infiniti su una colonizzazione aliena ne vengono sviluppati ben pochi. Quindi ci sono una serie di dialoghi tutto fuorché eccezionali, sebbene non si scada nel ridicolo come nella saga di Twilight. Attorno alla Ronan, il resto del cast si muove in maniera parecchio più svogliata, con un William Hurt gigione, una Diane Kruger discreta e i due protagonisti maschili Max Irons e Jake Abel che sono ben poco convincenti.

"Alla fine i commenti sconci su di me non sono arrivati?
Questo post l'ha scritto davvero Cannibal, o un alieno buonista?"
Due protagonisti maschili perché, ebbene sì, pure qui come in Twilight non può mancare un triangolo amoroso. Attenzione però, perché in realtà non si tratta di un triangolo, ma di un quadrangolo: Saoirse Ronan umana è innamorata di Max Irons, mentre Saoirse Ronan aliena è innamorata di Jake Abel, solo che Saoirse Ronan umana è intrappolata nel suo corpo che però ormai è controllato dalla Saoirse Ronan aliena e quindi se si vuole fare Max Irons sono casini, e viceversa.
Tutto chiaro, vero?

La parte sentimentale, immancabile, rientra tra le altre parti debolucce del film, però non è così preponderante rispetto al resto. Il resto che è rappresentato da una grande doppia Saoirse Ronan, in grado di oscurare (o quasi) i fastidiosi echi new-age presenti e persino un finale tanto buonista che giusto una mente malata come quella di Stephenie Meyer poteva conce-pirla, intendevo concepirlo.
Alla fine, se non si era ancora capito, Saoirse Ronan non mi è dispiaciuta e nemmeno il film. Sono proprio un bimbominkia.
(voto 6+/10)



giovedì 28 marzo 2013

IL CACCIATORE DI FILM

Vi siete lamentati per le ultime spente settimane cinematografiche?
Bravi scemi e adesso allora cosa farete?
Vi taglierete le vene?
Le scorse uscite vanno infatti prese come oro colato, rispetto agli aspiranti blockbusteroni ma ancor più aspiranti flopponi in arrivo questa settimana insieme al coniglietto cucciolo eroico pasquale.
Comunque adesso non disperate troppo, perché se non altro potete sempre allietarvi con i commenti alle uscite firmati da me e da G.I. James.

Ford e il Fordino alla loro prima uscita pubblica ufficiale.
Il cacciatore di giganti di Bryan Singer
Il consiglio di Cannibal: io preferisco dare la caccia ai Ford
Bryan Singer era un regista promettente. Dopo I soliti sospetti e L’allievo si è però dato unicamente al cinema più commerciale e super eroistico con gli X-Men e Superman Returns e ora con questo fantasy che negli USA in pochi si sono filati. Il buon cast britannico (Nicholas Hoult, Ewan McGregor, Ewen Bremner…) potrebbe sollevare il livello recitativo, ma non mi va mica tanto di scoprirlo.
Un film a cui non dare la caccia nei cinema, preferendo uno sport più salutare: la caccia al Ford. Nel senso di cacciarlo via dall’Italia!
Il consiglio di Ford: il cacciatore di Cannibali è solo uno, Ford!
Film che mi lascia alquanto perplesso, e che ho come il sentore potrebbe risvegliare una certa quale voglia di bottigliate mai sopita dalle mie parti. È anche vero che, considerato il periodo non proprio eccellente delle uscite in sala dopo un inizio anno più che promettente, non ho proprio voglia di perdere tempo con riempitivi deludenti, e preferirei piuttosto recuperare qualche supercult del passato da proporre qui al Saloon in attesa della prossima maratona registica nonchè della Blog War che mi vedrà nuovamente massacrare il buon Peppa Kid.

Uno scatto realizzato da Ford mentre era a pesca del cannibale con The Rock.
G.I. Joe - La Vendetta di Jon Chu
Il consiglio di Cannibal: il cinema chiede vendetta
Io c’ho provato. In vista dell’uscita del sequel ho pensato di recuperarmi il primo. Ma non ce l’ho fatta. Dopo i primi 15/20 minuti ho dovuto rinunciare a questa bambinata fracassona con esplosioni e una trama pseudo militaresca da trauma. Al confronto altri film tratti da giochi come Transformers e Battleshit mi sono sembrati dei capolavori.
Con queste porcherie commerciali spacciate per pellicole lascio giocare quell’eterno bambinone di Ford che non vedrà l’ora di vedere quel wrestler spacciato per attore di The Rock in questo sequel che potrebbe persino rivelarsi peggiore del primo.
Il consiglio di Ford: G.I. Ford si vendica sul Cannibale. Anzi, su Marco Goi.
Ammetto di aver evitato perfino io di vedere il primo capitolo di questa nuova, agghiacciante, tamarrissima saga cinematografica che prende spunto da una linea di giocattoli che è stata la base della mia infanzia: ricordo ancora i pomeriggi passati ad inventare storie con protagonisti gli infiniti personaggi dei G.I. Joe, i venerdì sera in cui mio padre tornava dal lavoro portandone uno a me e uno a mio fratello - con conseguenti litigi a proposito di chi doveva prendere possesso di quale - ed il wrestling con tanto di sistema di mosse basato sui dadi che avevo elaborato per loro.
Ammetto anche che il trailer di questo secondo episodio mi ha esaltato come il peggiore dei tamarri di periferia, quindi potrei addirittura pensare di spararmeli entrambi per l'occasione.

L'ennesima giovane innocente vittima di una maratona cinematografica fordiana.
The Host di Andrew Niccol
Il consiglio di Cannibal: osteria, che settimana tragica!
The Host è uno dei più autorevoli candidati al titolo di film più massacrato dalla critica dell’anno. Si tratta infatti di una pellicola tratta da un romanzo di Stephenie Meyer che, a quanto pare, nella sua vita non s’è dedicata soltanto a torturarci con la saga di Twilight, per il momento terminata, ma ha anche scritto un libro pseudo fantascientifico. La regia è poi di Andrew Niccol, un tempo autore di cose pregevoli come Gattaca e Lord of War e ultimamente finito con In Time nella cerchia dei registoni commercialoni deludentoni come Bryan Singer.
A salvare la baracca ci potrebbe però pensare la piccola immensa Saoirse Ronan. Ce la farà in un’impresa del genere? E ce la farò io a liberarmi una volta per tutte di Ford?
Il consiglio di Ford: sarò il nuovo Host del Cannibale, e penso proprio di distruggergli completamente la casa.
Film assolutamente inutile tratto dal lavoro di una scrittrice assolutamente inutile affidato ad un regista che pare proprio stia diventando inutile.
No, non si tratta della pellicola ispirata all'autobiografia di Marco Goi, bensì della nuova fatica di Stephenie Meyer tradotta in immagini da Andrew Niccol.
Passo oltre lasciando che sia il mio sgradito ospite di rubrica ad occuparsene.

"Io il Terrence Malick italiano? Ma che si fuma quel Ford, che lo voglio anch'io?"
Un giorno devi andare di Giorgio Diritti
Il consiglio di Cannibal: un giorno te ne devi andare, Ford
Giorgio Diritti è tipo il mito italiano di Ford, e già solo per questo meriterebbe delle bottigliate. Io comunque avevo abbastanza apprezzato il suo precedente L’uomo che verrà, nonostante la presenza della solita odiosa Alba Rohrwacher, anche se non mi era sembrato il capolavoro assoluto come definito dal mio ubriaco blogger rivale. Questo Un giorno devi andare sfoggia una delle migliori attrici italiane, Jasmine Trinca, altroché la Rohwacher, però sembra anche un film di quelli ad alto rischio retorica e, considerando il tragico stato in cui versa il cinema nostrano attuale, non mi sento di puntare troppo: su questo film, su Diritti e sui consigli storti di Ford.
Il consiglio di Ford: Peppa Kid, un giorno dovrai andare ad imparare un pò di Cinema nel Saloon di Ford.
Giorgio Diritti è il regista de Il vento fa il suo giro e L'uomo che verrà. Basterebbe questo a rendere questo film uno dei potenziali titoli dell'anno.
Non basta?
Giorgio Diritti è il Terrence Malick italiano. Il Malick buono, quello fino allo scempio che fu The tree of life.
Voglio puntare forte: potremmo essere di fronte non solo al titolo italiano dell'anno, ma anche ad uno dei primi dieci del meglio dei Ford Awards.

"Il mio nuovo look? L'ho copiato pari pari da Cannibal Kid!"
Outing - Fidanzati per sbaglio di Matteo Vicino
Il consiglio di Cannibal: io e Ford, nemici mica per sbaglio
Faccio outing: odio Ford.
Lo sapevate già?
Faccio un altro outing: odio il cinema italiano attuale.
Sapevate già pure questo?
Siete proprio dei sapientoni e allora saprete anche che da una commedia con Nicolas Vaporidis potete pure tenervi al largo. Senza bisogno che ve lo dica io o tanto meno ve lo dica Ford.
Il consiglio di Ford: Cinema manco per sbaglio.
Vaporidis?
Giro al largo quanto e più che se mi trovassi su Pensieri Cannibali!
Dritto dritto nel cestino della settima arte.

Fate silenzio. Si sono appena addormentati
grazie all'ultimo film che Ford ha definito "adrenalinico e tesissimo".
Come pietra paziente di Atiq Rahimi
Il consiglio di Cannibal: questa settimana ci va una grande pazienza
Ed ecco la prima uscita impegnata della settimana. Quella di cui Ford e i suoi amichetti radical-chic discuteranno nei loro circoli riservati. Ahahaha.
Tra una produzione italiana e una francese come questa tenderei a dare più fiducia alla seconda, però questo film ho voglia di vederlo quanto di dedicarmi a una rassegna di cinema russo da russate sponsorizzato da WhiteRussian.
Il consiglio di Ford: chi è senza peccato, ma anche no, scagli la prima pietra in testa al Cannibale.
Questo potrebbe essere uno di quei film impegnati in bilico tra bottigliate e sorpresa in positivo buono per salvare una settimana povera come questa, se non fosse che esce Giorgio Diritti.
Giorgio Diritti.
E del resto mi frega poco o niente. Come di Pensieri Cannibali. Ahahahahah!

"Smettila di dire che Ford e Cannibal sono quasi amici.
Sono super nemici e basta, gnegne gnegne gné!"
Due agenti molto speciali di David Charhon
Il consiglio di Cannibal: Cannibal e Ford, due blogger molto speciali
Altro film francese che mi ispira ben poco.
Okay, c’è il simpatico Omar Ry di Quasi amici e solo per lui mi viene quasi voglia di vederlo, però il rischio di trovarsi di fronte a una quasi minchionata è piuttosto alto. D’altra parte in questa settimana di molto speciale sembra esserci davvero ben poco. Commenti fordiani compresi.
Il consiglio di Ford: Ford e Cannibal, uno è speciale e l'altro no. In quest'ordine.
Filmetto che pare assolutamente trascurabile e che salterò ben volentieri a meno che non venga colto dalla nostalgia per Quasi amici ed il suo protagonista. Nostalgia che invece non mi coglierà quando Cannibale deciderà di liberare la blogosfera dall'ingombrante presenza sua e del suo ego. Ahahahahaha!

"Waaah! Sono più eroico del Cucciolo Eroico!"
Marsupilami di Alain Chabat
Il consiglio di Cannibal: piuttosto mutilatemi!
Se sui due film francesi precedenti resto indeciso, su questa roba ibrida cartoon-carne e ossa sono sicuro al 100%: col piffero che lo guardo!
Una bambinata di quelle che manco il peggior Ford saprebbe consigliare.
Fordse…
Il consiglio di Ford: neanche il peggiore dei Coniglioni.
A volte mi chiedo se la distribuzione italiota pianifichi le uscite in modo da rendere necessariamente la vita difficile a noi poveri bloggers cinematografici.
Capisco renderla difficile a Peppa Kid, ma tutti gli altri che c' entrano!?
Comunque, saltato a piè pari senza ritegno alcuno.

"Resisti ancora qualche giorno!
La prossima settimana potrebbe persino arrivare qualche film interessante..."
I figli della mezzanotte di Deepa Metha
Il consiglio di Cannibal: Ford, a mezzanotte per te c’è il coprifuoco
Deepa Metha è una regista indiana di cui non so niente, ma di cui magari il cosmopolita Ford dall’alto delle sue infinite conoscenze di cinema internazionale saprà illuminarci.
Dal trailer, sembra trattarsi dell’altra pellicola pseudo impegnata e pseudo noiosa della settimana. Anzi, mi sa tanto che non è pseudo noiosa, ma è noiosa noiosa. Ai livelli di un serioso post fordiano a caso.
Il consiglio di Ford: caro Pargoletto Kid, a nanna prima di mezzanotte!
Deepa Metha é da sempre una sorta di idolo dei salotti radical chic che tanto detesto, e i suoi lavori passati dalle mie parti hanno sempre stuzzicato pericolosamente le bottigliate.
Mi risparmio dunque felicemente questo per evitare di chiudere tremendamente una settimana pessima.

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