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mercoledì 8 maggio 2013

TAKE THIS WALTZ, TAKE THIS MOVIE


"Evvai, la Juve ha rubato un altro scudetto."
"Volevi dire che ha vinto un altro scudetto?"
"No."
Take This Waltz
(Canada, Spagna, Giappone 2011)
Regia: Sarah Polley
Sceneggiatura: Sarah Polley
Cast: Michelle Williams, Seth Rogen, Luke Kirby, Sarah Silverman, Jennifer Podemski
Genere: circolare
Se ti piace guarda anche: Beginners, Prima dell’alba, (500) giorni insieme, Il lato positivo

Voi mangereste pollo per tutta la vita?
Io no. Non mi piace il pollo. Ogni tanto lo mangio, perché ogni tanto sì, va bene, è carne bianca, fa bene, contiene molte proteine, pochi grassi, ok ok lo so. Se però tutta la carne fosse carne di pollo, io credo che diventerai gaylord. Intendevo: vegetariano.
C’è chi non ha bisogno di pollo, per vivere. Come Michelle Williams, qui strepitosa anche più del solito (ma attenzione anche a un sorprendente Seth Rogen, alla rivelazione Luke Kirby e alla comica Sarah Silverman). Non lo capisce subito, ma presto o tardi c'arriva: il pollo non fa per lei.
Meglio allora fare un giro su una giostra. Prima o poi il giro finisce, la magia non può durare per sempre, tutto cambia, la gioventù passa, l’amore sbiadisce, un giorno arriva qualcosa di nuovo e inaspettato che ci fa cambiare la nostra visione del mondo.
Belle le canzoni in radio, ma poi arriva Mtv ed è qualcosa che va oltre, è una novità, è più eccitante. Video killed the radio star. E poi… poi arriva YouTube e ciao ciao, Mtv. E poi… poi arriverà qualcos’altro ancora, e ciao ciao YouTube (che già da quando hai messo le pubblicità, hai rotto il cazzo).
La vita è così, un giro di waltz cantato da Leonard Cohen. È un giro su una giostra. Puoi farlo da solo. Puoi farlo in coppia. Puoi farlo con più di una persona. Fino a che si accendono le luci, la musica non si sente più e il giro è già bell’e che finito.
(voto 8+/10)



mercoledì 17 agosto 2011

Bastard* dentro

The I inside
(UK, USA 2004)
Regia: Roland Suso Richter
Cast: Ryan Phillippe, Sarah Polley, Piper Perabo, Stephen Rea, Robert Sean Leonard, Stephen Lang, Peter Egan, Stephen Graham
Genere: confusione mentale
Se ti piace guarda anche: Stay - Nel labirinto della mente, Veronika decides to die, False verità, The Ward, Memento

Trama semiseria
Ryan Phillippe si sveglia in un letto d’ospedale dopo un terribile incidente stradale. Tutto sommato sta bene, peccato solo che non ricordi gli ultimi 2 anni della sua vita. In un viaggio allucinato all’interno dell’ospedale e della sua mente, tornerà a 2 anni prima, quando a quanto pare era già stato ricoverato in quella stessa struttura. Ma tra i pezzi di questo complicato puzzle ci sono anche due affascinanti donne e suo fratello, morto. Come dite, non vi piacciono i puzzle? Non vi piacciono i thriller mentali? Non vi piacciono gli ospedali? Allora stay away!

Recensione cannibale
The I Inside è un piccolo film del 2004 passato piuttosto inosservato e in Italia mai nemmeno distribuito. Un piccolo peccato, perché comunque è un prodotto medio con qualche spunto di interesse, ma non un grandissimo peccato, visto che non è di sicuro una pietra miliare. Più che altro è una visione consigliata a chi, come me, è abbastanza in fissa con i thriller mentali. La costruzione che qui ci troviamo di fronte non è certo degna della complessità di un Inception o di un Se mi lasci ti cancello, ma più che altro è un giochino tra due piani temporali differenti: il 2000 e il 2002. Un lasso di tempo troppo breve per inserire il film all’interno del genere “viaggi nel tempo”, altro filone da me adorato ma qui sfiorato solo di striscio.

Trattasi quindi della solita storia che gioca con gli inganni della memoria e con la confusione tra sogno e realtà?
Direi di sì e il film lo fa in maniera a tratti convincente, seppur non del tutto appassionante, forse perché in primo luogo il cast, pur di ottimo livello, non sembra del tutto coinvolto dalla stessa vicenda. Ryan Phillippe vaga per l’ospedale e per i meandri della sua confusissima mente senza grosse certezze, un po’ come la sua carriera da eterna promessa non ancora del tutto esplosa. A giocare il ruolo della donna misteriosa è una Sarah Polley pure lei più confusa che altro, mentre la più in parte sembra Piper Perabo (ex ragazza del Coyote Ugly e ora protagonista della piacevole serie spy Covert Affairs), in bilico tra il ruolo della femme fatale e quello della psicopatica. In piccole parti incontriamo poi anche il solito Stephen Graham, ottimo attore british che ormai si vede un po’ dappertutto (This is England, Boardwalk Empire, L’ultimo dei templari, Pirati dei Caraibi…), Robert Sean Leonard, un tempo noto per L’attimo fuggente e oggi per la parte del Wilson amicone del Dr.House, e pure Stephen Lang, il colonnello supermegaguerrafondaio del - come ormai ben saprete - da me odiatissimo Avatar.

Un film di quelli che stanno adagiati nella memoria dell’hard-disk e del nostro cervello, in attesa di essere scoperto e poi cancellato, visto che non lascia un segno indelebile. Cosa e reale? Cosa è solo immaginario? Domande che ci hanno già posto troppi film, cui si va aggiungere pure quest’altro. Però un viaggio in questo periodo estivo è comunque troppo irresistibile per dire di no. Anche se si tratta solo di un viaggio dentro una mente. Ma d’altra parte, quale località è più esotica di un cervello umano?
(voto 6-)

martedì 31 agosto 2010

Animal mix

Splice
(Canada, Francia, USA, 2009)
Regia: Vincenzo Natali
Cast: Adrien Brody, Sarah Polley, Delphine Chanéac, Brandon McGibbon
Links: imdb, mymovies
Trovate il film nei cinema, oppure QUI

Si possono creare dei bei casini, quando si fondono insieme elementi molto diversi tra loro. Un po’ come quando una cantante di X-Factor prova a rifare un pezzo di Rino Gaetano in chiave shit pop. Ed è quello che succede alla coppia (anche all’infuori del laboratorio) dei due scienziati interpretati da Adrien Brody (che a me continua a non convincere del tutto, sarà per quel naso destabilizzante) e Sarah Polley (inquietante e bravissima, come al solito) in questo Splice: giocando a fare i Frankenstein della biotecnologia moderna uniscono tracce di DNA umano con quello di alcune razze animali a caso, creando un essere ibrido poco normale e molto cronenberghiano.

Una volta nata la “cosa”, i due svilupperanno un rapporto creatore-creatura molto differente: la Polley si affeziona talmente tanto all’esserino di sesso femminile chiamato Dren da diventare in pratica sua mamma (vedi la scena in cui le insegna a truccarsi), mentre Brody ha un rapporto misto tra l’odio (tenta solo di ucciderla) e l’attrazione sessuale. Attrazione che porterà fino a un rapporto di tipo animalesco-incestuoso che può tranquillamente andare a trionfare nella top ten delle scene più trash viste quest’anno al cinema. Sesso interspecie: sempre una garanzia per una vittoria (poco ambita) di questo tipo.
Nei panni di Dren troviamo la diversamente affascinante Delphine Chanéac, attrice francese versatile di cui è probabile che sentiremo ancora parlare e che qui, anche grazie al make-up, è riuscita a rendere“molto umano” (sia letto alla Fantozzi) questo strano remix di varie razze animali.

La prima parte del film viaggia che è un piacere, fin dai notevoli titoli di testa che creano un’atmosfera avvolgente tra Fight Club, Gattaca ed eXistenZ, per proseguire con una vicenda stile La mosca resa angosciante e leggermente claustrofobica dall’ambiente asettico del laboratorio. Natali nel creare un'atmosfera di questo tipo è maestro, avendo già diretto quel capolavoro del cinema claustro che risponde al nome di Cube – Il cubo (film ottimo, ma se volete passare una serata spensierata evitatelo come la peste).
Nella seconda parte l’ambientazione si sposta invece nella classica fattoria sperduta in mezzo al nulla e la storia prende vie ancora più inverosimili, rischiando (anzi, qualcosa più di rischiando) di cadere nell’assurdo, un po’ come il francese Ricky – Una storia d’amore e libertà o quella follia di Antichrist di Lars Von Trier.
Dopo un inizio che ben predispone e fa salire la curiosità nello spettatore, il finale quindi scivola, anzi capitombola, verso un pasticciaccio non molto convincente. Peccato non da poco, che comunque non fa sparire del tutto le buone premesse di un horror da camera a tratti veramente ben girato e interpretato. E a tratti, ahimé, ridicolo.
(voto 6/7)

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