Francia e Germania accedono ai quarti di finale dei Mondiali brasileiri. Tutto prevedibile, tutto noioso?
Eh, insomma, mica tanto. In questo combattutissimo Brasile 2014 non c’è niente di così scontato e le due armate europee hanno avuto vita dura contro le frizzanti compagini africane di Nigeria e Algeria. Ma vediamo più da vicino cos’è successo, con gli immancabili foto-fumetto-commenti cialtroni forniti da Pensieri Cannibali.
Francia – Nigeria 2 – 0
Germania – Algeria 2 – 1
(ai tempi supplementari)
Quanto a oggi, si disputeranno gli ultimi due ottavi di finale. La Svizzera riuscirà a fermare la favorita, super favorita, pure troppo favorita Argentina di Lionello Messi? E il giovane Belgio riuscirà a disfarsi degli Stati Uniti?
Certo che i cugini francesi sono proprio dei bastardi.
Li avremo anche battuti a pallone ai tempi degli ormai lontani, lontanissimi Mondiali 2006, ma nel frattempo loro si sono rifatti alla grande a livello culturale, dove continuano a farci un cul come una capanna.
Persino nelle campagne pubblicitarie. Persino in quelle tirano fuori delle robe così, con lo slogan che domanda (per chi come me non conosce il francese): “Signor candidato, dobbiamo metterla in una tale situazione per poter farla riflettere sull’eutanasia?”
E a noi non resta che rimpiangere l’Oliviero Toscani dei tempi migliori.
A livello di cinema non ne parliamo. Hanno trionfato agli Oscar con il geniale The Artist, hanno tirato fuori la commedia divertente ed emozionante che noi ci possiamo giusto sognare come Quasi amici, sono in gran forma sul cinema di genere thriller e horror e ora spuntano come funghi registe donne giovani e di talento. Non faccio in tempo a esaltarmi per l'idola Valérie Donzelli, o notare la promettente Céline Sciamma di Tomboy, che ecco è sbucata pure Maïwenn Le Besco, meglio nota anche solo come Maïwenn: attrice, regista e sceneggiatrice 35enne. Ma non è come da noi che c’è gente come Pieraccioni che fa l’attore, il regista e lo sceneggiatore e fosse capace a fare almeno una delle 3 cose a un livello semi-decente sarebbe già un miracolo. Maïwenn è del tutto naturale come attrice, rivela di avere parecchie idee e cose da dire in fase di sceneggiatura, e come regista ha un talento già notevole ma che lascia intravedere ulteriori margini di miglioramento.
Ci tocca prenderne atto: i francesi ci stanno dando merda e le francesi ancor di più. Ma entriamo più nello specifico nell’ultimo film della giovane regista, già alla sua opera terza ma alla prima arrivata anche nella nostra ridardata Italia.
Nella intro alla recensione vera e propria, parlavo di Maïwenn: come attrice era comparsa già nei bessoniani Leon e Il quinto elemento, per poi segnalarsi in Alta tensione al fianco di Cécile de France; però come regista la sua carriera rischia di essere parecchio più interessante. A 35 anni, la femme d’argent ha infatti già alle spalle due lungometraggi: Pardonnez-moi e Le bal des actrices, che mi auguro qualche anima pia possa almeno sottotitolare in italiano, visto che un'uscita ufficiale da noi sembra fantascienza. È comunque con la sua opera terza Polisse che si è imposta all’attenzione del grande pubblico e della critica, almeno in Francia e almeno a Cannes, dove ha vinto il premio della Giuria in un'edizione che vedeva solo la partecipazione di film come The Tree of Life, Melancholia, Drive e The Artist...
Polisse tratta un tema delicatissimo. No, non l’Olocausto, ma uno forse persino più ostico: pedofilia e violenza sui minori. Tremo al solo pensiero di cosa ne sarebbe uscito da un tema del genere con una produzione italiana.
Il film ci presenta, anzi fa un tuffo all’interno della divisione per la protezione minori della polizia parigina. Senza troppi giri di parole o presentazioni, ci scaraventa dentro un ambiente lavorativo composto dai diversi impiegati e soprattutto da un sacco di storie differenti con cui si devono confrontare tutti i santi giorni. Tra genitori e nonni sospettati di abusare sessualmente di figli e nipoti, bambini separati dalle loro madri, madri che fanno le seghe ai figli e pensano siano una cosa normale (e lo sarebbe solo in una situazione come quella di Olivia Wilde e Justin Timberlake in In Time), uomini che si dichiarano pedofili senza battere ciglio, altri uomini che negano l’evidenza e mille altre vicende, entriamo anche noi con una full immersion nella vita di questi particolari agenti, poliziotti atipici, o anche sbirri di serie B, almeno per i colleghi della narcotici.
Il tutto filtrato da dietro le lenti di Maïwenn: quelle della sua macchina da presa, ma anche quelle degli occhiali del suo personaggio nel film, non a caso quello di una fotografa che deve realizzare un reportage su questa sezione della polizia. Fino a che un altro personaggio le fa togliere gli occhiali e da lì in poi la vicenda prosegue senza più alcun filtro, sia per lei che per lo spettatore.
Il grande pregio della pellicola è la varietà non solo delle storie che si accavallano le une alle altre, ma anche nei toni con cui vengono raccontate. Ad esempio c’è la scena di una ragazzina che rivela di aver staccato pompini per recuperare il cellulare che si rivela a sorpresa una scena esilarante. Ma il film vive anche di momenti drammatici, per forza di cose, affrontati in una maniera delicata e discreta, ed è recitato in maniera naturale, senza le forzature e le enfasi da soap-opera di molto, troppo cinema italiano. Giusto nella parte conclusiva, Polisse svolta nel drama drama drama e lo fa forse con una forza a tratti persino eccessiva, arrivando però a un finale che lascia parecchio di stucco. E che fa riflettere.
"Io e te, Babi, 3 emme esse ci... Ah, scusa: mi sa che ho sbagliato copione!"
Polisse è un grandissimo racconto corale in cui a tratti spicca qualche personaggio, come quello di Joey Starr, attore ma anche rapper del duo hip-hop Suprême NTM, una Naidra Ayadi vincitrice del premio come rivelazione dell'anno ai César 2012, o un Jérémie Elkaïm già visto al lavoro anche con l’altra sopracitata fenomena francese Valérie Donzelli, mentre il “nostro” Riccardo Scamarcio rimane un po’ nell’ombra con un personaggio minore poco approfondito. Ma comunque tanto di cappello a un attore che sta cercando strade sempre più lontane da quel merdoso 3MSC che l’ha lanciato e l’ha trasformato in un teen idol. Strade, non sorprende, lontane da quell’Italia dove un attore quando fa una parte di successo, è lì che rimane incasellato a vita. O quasi.
Ad amergere però non è tanto questo o quell’attore, questo o quel personaggio, quanto piuttosto l’insieme. Polisse è un coro di voci perfettamente accordate che intonano un canto meraviglioso.
Qualche difettuccio e qualche pecca la presenta anche e non tutto funziona alla perfezione. Però Polisse resta un film enorme, coraggioso, libero, pieno di vita raccontata con un realismo notevole, ma senza dimenticarsi di fare comunque non un documentario, ma del cinema di fiction. Del grande cinema.
Vedendo questa nouvelle vague della nouvelle vague del cinema francese, con una serie di pellicole strepitose e tutte stilisticamente e per contenuti parecchio lontane l’una dalle altre, viene da fare un inevitabile confronto sullo stato attuale del cinema italiano. Come sottolineava in un commento il collega blogger Lucien: “il "Centre National de la Cinématographie" riceve parecchi finanziamenti da svariate fonti. […] Nel 2009 230 film prodotti dai cugini contro i nostri 131; nel 2010 261 contro 141. Quantità oltre che la qualità dimostrata da molte opere recenti.”
Viene da chiedersi cosa sia successo all’Italia dove esistono sì eccezioni come Sorrentino, che comunque l’ultimo film l’ha girato tra Irlanda e Stati Uniti, ma rimangono sempre eccezioni, laddove in Francia l’eccezione sembra ormai essere diventata trovare dei film brutti. Che pure ci sono, non è che adesso è tutta una vie en rose.
Viene da chiedersi se in Italia di nuovi Fellini, Pasolini e Antonioni non ne siano più nati, cosa possibile.
Ma viene da pensare che forse di nuovi Fellini, Pasolini e Antonioni ne sono anche nati. Solo che nell’assopimento culturale degli ultimi 30 fininvestiani anni nessuno se ne è accorto.
Non è che magari di nuovi Fellini, Pasolini e Antonioni ne sono nati e sono subito anche morti, annientati da quest’annichilente Italia d’oggi?
(voto 8/10)
Nota di merito anche per gli ottimi poster della pellicola.
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