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lunedì 14 agosto 2017

Smetto quando voglio di guardare sequel





Smetto quando voglio – Masterclass
Regia: Sydney Sibilia
Cast: Edoardo Leo, Stefano Fresi, Greta Scarano, Valerio Aprea, Paolo Calabresi, Pietro Sermonti, Libero De Rienzo, Marco Bonini, Giampaolo Morelli, Rosario Lisma, Valeria Solarino, Luigi Lo Cascio


C'è una cosa che ho sempre adorato del cinema italiano.
Dite le magistrali interpretazioni dei nostri attori?
Ma che siete fuori di testa?

lunedì 4 agosto 2014

L’UOMO LAGNO





The Amazing Spider-Man 2 – Il potere di Electro
(USA 2014)
Titolo originale: The Amazing Spider-Man 2
Regia: Marc Webb
Sceneggiatura: Alex Kurtzman, Roberto Orci, Jeff Pinkner
Cast: Andrew Garfield, Emma Stone, Jamie Foxx, Dane DeHaan, Colm Feore, Felicity Jones, Sally Field, Paul Giamatti, Embeth Davidtz, Campbell Scott, Marton Csokas, Sarah Gadon, B.J. Novak
Genere: superinutile
Se ti piace guarda anche: The Amazing Spider-Man e la trilogia di Spider-Man di Sam Raimi

Esiste qualcosa di più odiato dei film sui supereroi, qui su Pensieri Cannibali?
Sì, la mia nemesi, il mio blogger rivale Mr. James Ford, ma a parte lui non molto altro.
Nonostante la mia avversione nei confronti del genere, da buon supereroe della blogosfera quale mi impegno di essere, continuo in ogni caso a vedere questi filmetti per documentarli ai miei preziosi lettori. Anche perché è un genere di pellicola sempre (inspiegabilmente) popolare e quindi porta visite al sito.
Cancellate quest’ultima frase. Lo faccio SOLO per spirito di sacrificio nei vostri confronti, miei adorati lettori.

"Bambino, se un giorno vuoi diventare come me ricorda sempre che
da un grande potere derivano grandi responsabilità."
"Ma guarda che io sono vestito così solo perché i costumi da Batman eran finiti."
Tra i film sui supereroi, i miei preferiti sono quelli che cercano di stare ai margini del genere come Unbreakable, Scott Pilgrim Vs. the World o il primo Kick-Ass, oppure sul piccolo schermo i Misfits dei primi tempi. Tra i superheroes più “commerciali” il mio preferito resta invece Batman, quello che, tra Tim Burton e Christopher Nolan, ha goduto delle trasposizioni più valide a livello cinematografico. Quello che mi sta più simpatico come personaggio è invece Peter Parker. Al contrario di Bruce Wayne o dell’insopportabile Clark Kent che sarebbero dei figaccioni vincenti anche se di professione non si mettessero a salvare il mondo, fondamentalmente lui è un nerd, un loser, uno sfigato. O almeno lo era. Nello Spider-Man di Sam Raimi la calzamaglia rossoblu (forza Genoa o, se preferite, forza Bologna!) era vestita da un nerdissimo Tobey Maguire, mentre nel primo The Amazing Spider-Man Andrew Garfield ne offriva una reinterpretazione geek. Geek, ovvero l’evoluzione un po’ meno sfigata dei nerd. Seth Cohen di The O.C. docet.
In questo secondo The Amazing Spider-Man la componente nerdosa o geekkosa che dir si voglia è invece del tutto sparita. Peter Parker ha terminato la scuola in maniera super cool, baciando trionfante alla consegna dei diplomi la zoccoletta più popolare del liceo, la sua Gwen Stacy/Emma Stone che è sempre un bel vedere, sebbene io la preferisca e di parecchio in versione rossa. Nei panni di Spider-Man continua poi a fare il figo a ogni occasione, con la sua suoneria personalizzata e con un umorismo da action hero degno di Schwarzy, o più che altro della sua versione simpsoniana Rainier Wolfcastle. In pratica del Peter Parker loser è rimasto poco o nulla.

"Emma, t'ho salvata dalla statale!"
"Ehm, Spidey caro, veramente io lì mi ci guadagno da vivere."
A ciò aggiungiamo un difetto comune a tutti i suoi colleghi in calzamaglia. Una cosa che non sopporto dei supereroi è il loro costante e onnipresente spirito di sacrificio. Sembra che nella vita non vogliano far altro che morire come dei martiri, salvo poi non morire mai. Vogliono sempre sembrare moralmente superiori a noi poveri cristi. Per carità, lo saranno anche, però sono pure odiosi. Non fa eccezione questo nuovo Peter Parker, anche se…

ATTENZIONE SPOILER
…il suo spirito di sacrificio finirà per ritorcersi contro di lui, coinvolgendo la povera Gwen Stacy/Emma Stone in un finale che è la parte migliore del film, visto che sembra evitare il solito banale happy-ending. Essendo questo un blockbusterone commerciale, la conclusione ci regala comunque un segnale di speranza, con una scena patetica ed evitabilissima con tanto di scontro con un ridicolo cattivone interpretato da un irriconoscibile Paul Giamatti. Far finire la pellicola con l’Uomo Ragno trasformato in Uomo Lagno che si strugge per la morte della fidanzata non sarebbe stato meglio?
FINE SPOILER

Nonostante Andrew Garfield sia un attore che mi piace qui non è certo usato al suo meglio e, nonostante Peter Parker mi sia sempre stato simpatico, qua non è proprio il massimo della vita. Pazienza, tanto il personaggio più interessante nei film sui supereroi di solito non è il supereroe di turno, quanto il suo supernemico. E chi abbiamo a ricoprire questa parte in The Amazing Spider-Man 2?
Come potete intuire dal sottotitolo italiano, è lui: Electro.




A interpretare Electro c'è Jamie Foxx, uno che per un breve, brevissimo periodo era sembrato il futuro del cinema e dell'intrattenimento mondiali. Gli era riuscita la clamorosa doppietta Collateral + Ray e per quest’ultimo avevo portato a casa persino l’Oscar. Era apprezzato dal grande pubblico, dalla critica, si era messo pure a fare il cantante e aveva raggiunto la prima posizione dei singoli più venduti negli USA con il pezzo “Slow Jamz” realizzato con i rapper Twista e Kanye West.



Una decina d’anni fa Jamie Foxx insomma dominava, poi è abbastanza sparito, e infine il solito Quentin Tarantino gli ha resuscitato la carriera dandogli la parte di Django, rifiutata da quel furbone di Will Smith, che ha preferito girare After Earth. Bella mossa, Willy!
Adesso a Jamie doppia X gli è piovuto addosso pure il ruolo da cattivone in una grande produzione commerciale, peccato che il suo personaggio faccia schifo. Schifo ai livelli del Venom/Topher Grace di Spider-Man 3.
A parte il fatto che i motivi per cui a un certo punto passa dal venerare l’uomo ragno a odiarlo sono molto pretestuosi, però il suo Electro era un personaggio che avrebbe meritato un approfondimento maggiore. Sarà che il sottotitolo italiano sembrava indicarlo come grande protagonista del film, ma a un certo punto sparisce, un po’ come Jamie Foxx ha fatto nel corso della sua carriera, per poi ricomparire verso la fine. Solo questa volta senza il contributo di Quentin Tarantino, purtroppo.

"Non è giusto! James Franco non l'avevate mica imbruttito così tanto..."
Il regista del secondo (non troppo) Amazing Uomo Ragno resta invece Marc Webb, uno che all’esordio aveva fatto gridare al miracolo in molti, me compreso, con il freschissimo indie-movie (500) giorni insieme, ma che ormai è stato assorbito dalla macchina hollywoodiana e il suo stile visivo, già quasi del tutto assente nel precedente capitolo, è qui del tutto annientato. Webb sembra più che altro voler ripercorrere le orme della trilogia di Sam Raimi. Peccato che questo secondo capitolo non sia all’altezza di Spider-Man 2, il migliore film sull’Uomo Ragno finora realizzato. Se nel primo tempo il mix tra azione e componente d’amore e d’amicizia (con l’arrivo del BFF di Spidey Harry Osborn interpretato dal valido Dane DeHaan) funziona ancora, nel secondo si scivola nel solito banale tripudio di effetti speciali e combattimenti non molto avvincenti.
Come prodotto d’intrattenimento non è nemmeno malaccio, sebbene la durata di questi film sia sempre troppo eccessiva per la mia sopportazione, ma la cosa che emerge con maggiore evidenza è un’altra: l’assoluta inutilità di questa nuova trilogia, realizzata troppo a ridosso della precedente e incapace di dire qualcosa di nuovo o di diverso sul personaggio di Spider-Man. Per vedere il terzo capitolo della serie pare comunque che dovremo aspettare fino al 2018, però di certo non staremo, o almeno io non starò certo, a fremere per l’attesa del ritorno di questo spento Uomo Lagno.
(voto 5,5/10)

mercoledì 25 giugno 2014

BAMBOLE RUSSE, C’ERASMUS TANTO AMATI




Bambole russe
(Francia, UK 2005)
Regia: Cédric Klapisch
Sceneggiatura: Cédric Klapisch
Cast: Romain Duris, Audrey Tautou, Kelly Reilly, Cécile de France, Kevin Bishop, Evguenya Obraztsova, Lucy Gordon, Irene Montalà, Aïssa Maïga, Gary Love, Martine Demaret, Zinedine Soualem, Federico D’Anna, Cristina Brondo, Barnaby Metschurat, Christian Pagh
Genere: il secondo secondo me
Se ti piace guarda anche: L’appartamento spagnolo, Rompicapo a New York, Before Sunset – Prima del tramonto

Dare alla gente ciò che vuole. È di questo che parla Bambole russe, il seguito de L’appartamento spagnolo, il cult movie della Erasmus Generation. Sì, certo, parla anche di amore, amicizia e altre cosette del genere, ma per me soprattutto è un film che si scontra con il tema di quello che la gente si aspetta da noi. Nell’affrontare il sequel di una pellicola che si era rivelata un piccolo cult, il regista e sceneggiatore francese Cédric Klapisch si è trovato di fronte a un bivio: fare un Appartamento spagnolo 2 – Il ritorno, o fare qualcosa di diverso? Dare alla gente ciò che vuole o tentare un approccio differente?

Nel piccolo del mio blog, è un quesito che mi pongo anch’io spesso quando preparo un nuovo post. Devo confezionare il classico pezzo di merda cannibale, con qualche frase ironica piazzata in mezzo a una recensione, inserendo didascalie e immagini che cercano di strappare un sorriso o un mezzo sorriso, tentando un approccio simpatico in mezzo a qualche riflessione più o meno seria? Oppure, tanto per cambiare, potrei cercare di fare qualcosa di diverso? Potrei fare un post serioso al 100%? Alla gente piacerebbe?
E poi ancora, devo parlare bene di un film soltanto perché il resto della blogosfera l’ha osannato, oppure devo massacrarlo per fare la voce fuori dal coro? Per fare il bastard contrario?
La gente vuole leggere un’opinione per sentire una campana differente, oppure vuole sentire qualcosa che la faccia sentire meno sola, meno forever alone? La gente legge una recensione per trovare un nuovo punto di vista, oppure vuole solo essere confortata, sapere di avere ragione perché c’è qualcun altro che la pensa come lei?
La gente che legge Il Giornale lo fa per avere conferma che Berlusconi è un grande uomo ed è un povero perseguitato da quei bruti dei magistrati comunisti?
La gente che legge La Repubblica lo fa per avere conferma che Renzi è il Salvatore unico della Patria, l’uomo della provvidenza che cambierà il volto dell’Italia?
La gente che legge La Repubblica o Il Giornale lo fa per avere conferma che Beppe Grillo è un cattivone fascista?
La gente che legge il blog di Beppe Grillo lo fa per avere conferma che tutto il resto del mondo all’infuori del Movimento 5 Stelle fa schifo ed è composto da ladri e corrotti?
La gente che guarda Studio Aperto lo fa perché vuole vedere delle tette e dei servizi stupidi sulle mode del momento?
La gente che legge Pensieri Cannibali si è rotta di tutte queste domande?
Riguardo alle precedenti non lo so, ma la risposta alle ultime due è sì.

Tutti questi quesiti riconducono a una sola, fondamentale domanda: è nato prima l’uovo o la gallina?
Nah, questa era una di quelle solite stupide battutine cannibali che inserisco a caso tanto per fare contento il mio pubblico. La vera domanda essenziale è quella di inizio post: chi fa comunicazione, che sia attraverso la produzione di un film o anche solo di un post stupido come questo, deve dare al suo pubblico ciò che vuole, o deve provare a sorprenderlo?
Nel primo caso si gioca sul sicuro. Nel secondo c’è il rischio che possa deluderlo, questo pubblico.

"Amélie, proprio bello questo tuo look da no-global."
"Ma grazie!"
"Veramente ti stavo pigliando per il culo."
Cédric Klapisch si dev’essere trovato di fronte a tale dilemma, una volta che si è messo a lavorare al seguito de L’appartamento spagnolo, e qui infine dopo mezz’ora arriviamo a parlare di Bambole russe. Fondamentalmente, il film segue l’andamento del primo. Un’introduzione in terra francese in cui il protagonista Xavier (Romain Duris) non è più uno studente di economia bensì ormai uno scrittore. Ancora una volta si trova però alle prese con il suo primo amore, quella smorfiosetta di Audrey Tautou che trovo perfetta in questa saga, visto che anch’io provo nei suoi confronti un rapporto di amore-odio. Più odio che amore, se devo dirla tutta.
Dopodiché, Bambole russe viaggia in giro per l’Europa. Non Barcellona come nel capitolo 1, bensì Londra, San Pietroburgo e Mosca. La vicenda cambierà anche collocazione geografica, ma la trama resta sempre incentrata sui casini esistenziali e soprattutto sentimentali del protagonista. A questo giro riescono a ritagliarsi un pochetto di spazio in più i personaggi secondari. Martine (la citata Audrey Tautou) è diventata un’attivista no global e una mamma, il cazzaro William (Kevin Bishop) ha messo la testa a posto e a sorpresa è il primo della gang a sposarsi, Isabelle (Cécile de France) è quella che sembra essere cambiata di meno e continua (giustamente) a godersi la sua vita da lesbica single. Più attenzioni ancora sono riservate all’inglese Wendy, interpretata da una Kelly Reilly che nel precedente film era caruccia, mentre qui si trasforma definitivamente in una delle donne più fighe nella Storia dell’umanità.

"Pensieri Cannibali scrive che sei una delle donne più fighe della Storia."
"Ha assolutamente ragione!"
"Vedo che sei anche una delle donne più modeste della Storia."
Nonostante il maggior peso dei comprimari, anche questo secondo episodio resta di base tutto incentrato sul protagonista. Intatto pure l’approccio dello sceneggiatore e regista Cédric Klapisch, che sceglie una narrazione concitata che mescola i piani temporali e geografici, inserendo delle trovate registiche fantasiose che però sorprendono meno rispetto al primo capitolo. Bambole russe è come L’appartamento spagnolo, solo che questa volta manca un forte contesto da pellicola generazionale, regalato nell’altro film dal pretesto dell’Erasmus, così come manca la stessa freschezza.
Nella scelta se dare o meno alla gente ciò che vuole, Cédric Klapisch sembra allora aver scelto la strada più semplice. Ha replicato la sua hit senza rischiare, senza proporre qualcosa di nuovo. Ma è davvero questo che la gente voleva?

Io ho adorato L’appartamento spagnolo e ho trovato questo secondo capitolo della saga piacevolissimo. Eppure la magia della pellicola precedente qui è svanita. Se il primo era un piccolo cult generazionale, questa è “solo” una gradevole commedia romantica.
ATTENZIONE SPOILER
A confermare quest’impressione è anche il finale. Quello de L’appartamento spagnolo era un inno all’individualità, al vivere la propria vita senza responsabilità e senza farsi ingabbiare dalla società, hip hip hurrà. Questo di Bambole russe è il solito scontato, prevedibile, banale happy ending da romcom. Proprio ciò che la gente voleva.
Oppure no?
(voto 6,5/10)

venerdì 18 ottobre 2013

CATTIVISSIMO DOVE?




Cattivissimo me
(USA 2010)
Titolo originale: Despicable Me
Regia: Pierre Louis Padang Coffin, Chris Renaud
Sceneggiatura: Cinco Paul, Ken Daurio
Cast: Gru, Vector, Dr. Nefario, Mamma di Gru, Margo, Edith, Agnes, Minions
Genere: buonissimo
Se ti piace guarda anche: Megamind, Shrek, Cattivissimo me 2, Piovono polpette, Ralph Spaccatutto

I fenomeni bambineski sono qualcosa sempre difficile da comprendere per gli adulti, ammesso e non concesso che possa considerarmi adulto e non ne sono sicuro. Ad esempio, perché Peppa Pig ha tanto successo? E gli allucinanti Teletubbies? E i Barbapapà, L’ape maia o La Pimpa che tra i bimbetti tirano da decenni più di un pelo di figa?
Non c’è spiegazione se non nella ripetitività di episodi e situazioni capaci di creare nei piccoli una dipendenza che poi da grandi si trasformerà in altre dipendenze: nicotina, caffeina, alcool, sesso, droga…
Non vedo grandi spiegazioni nemmeno nel successo pazzesco di Cattivissimo me. Il primo episodio nei soli USA ha passato i $250 milioni, creando un hype enorme intorno al seguito, che ha superato abbondantemente i $300 milioni e si è rivelato il più grande successo commerciale dell’estate a stelle e strisce.
Peeerché?

"Non voglio mica la Luna... ehm, veramente sì."
Davvero difficile spiegarlo. Il segreto del suo successo potrebbe stare nei simpatici Mignottoni Minions, che ne combinano di tutti i colori, sono adorabili quanto stupidi, parlano in maniera comprensibile quanto Kenny di South Park e una risata sanno strapparla sia nel pubblico di bimbetti che in quello dei più grandi. Per il resto, Cattivissimo me appare un film vecchissimo, con gag e inseguimenti old-style che sembrano usciti dalla Pantera rosa o da una slapstick comedy e un protagonista che, a dispetto del titolo, non è certo così cattivissimo. Personalmente, ho trovato molto meglio il mitico Megamind, non per niente doppiato dal Grande Will Ferrell, mentre Gru (ma che schifo di nome gli hanno dato?) è doppiato in originale da Steve Carell, comico che guarda caso non mi fa ridere manco per sbaglio. Un po’ meglio del protagonista le tre bimbominkia in cerca di una famiglia, anche se la più piccola va di prevedibili occhioni lucidi alla Gatto con gli stivali, la più grande è una mezza nerd ma non simpatica come di solito sono i nerd nei film o telefilm e quella di mezzo boh, chi se la ricorda più quella di mezzo?
Di livello medio basso anche le animazioni della pellicola Universal, lontane dagli standard di Pixar e DreamWorks.
Non del tutto da buttare invece la colonna sonora, composta da tale Heitor Pereira e dall’idolo Pharrell Williams, anche se quest’ultimo in carriera ha fatto ben di meglio, mentre in Italia dobbiamo come al solito farci riconoscere come Terzo Mondo musicale con la terrificante Giorgia che interpreta il terrificante brano “Tu sei”, versione nostrana di “My Life” cantata da Robin Thicke.

"Uff, ma questa recensione è cattivissima!"
Sono stato troppo cattivissimo con questa pellicolina, altroché pellicolissima?
Può darsi, ma qualcuno deve pur esserlo, visto che il cattivissimo (ma dove???) Gru e il cattivissimo film scivolano nel finale in un buonismo imbarazzante e totale, esagerato persino per gli standard di una pellicola d’animazione rivolta al pubblico dei più piccoli. La cosa più fastidiosa è questo proliferare di finti villain che poi si rivelano più buoni dei buoni. Basta. Che devo fare per fermarli, scatenare una guerra?
(voto 5,5/10)

Post pubblicato anche su L'OraBlù, con tanto di minimal poster creato da C[h]erotto.

"Andiamo a vedere un altro film, uno veramente cattivissimo?"
Cattivissimo me 2
(USA 2013)
Titolo originale: Despicable Me 2
Regia: Pierre Coffin, Chris Renaud
Sceneggiatura: Ken Daurio, Cinco Paul
Cast: Gru, Lucy, Vector, Dr. Nefario, Mamma di Gru, Margo, Edith, Agnes, Minions
Genere: ancora più buonissimo
Se ti piace guarda anche: Cattivissimo me, Gli Incredibili, I Croods

Il sequel di Cattivissimo me conferma quanto di buonissimo (poco) e quanto di cattivissimo mostrato dal primo episodio. Di positivo c’è la presenza dei Minions, protagonisti dei momenti di maggiore simpatia della pellicola, su tutti la “visione” romantica di uno dei piccoli umanoidi gialli insieme a Lucy. Chi è Luuucy?
Lucy è l’altra cosa pseudo buona del film, nonché l’interesse sentimentale del cattivissimo (qui veramente cattivissimo dove?) Gru, nonché ancora l’agente che affianca il protagonista nella caccia a un cattivone (pure lui, cattivo ma dove?), un energumeno messicano peloso che pare uscito da un ring di wrestling più che il villain di una pellicola. Peccato solo che Lucy sia doppiata in Italia da Arisa con quella sua vocina insopportabile. E peccato che a doppiare Gru ci sia sempre Max Giusti che sembra perennemente ubriaco e forse lo è davvero.

"Aaah, che sonno m'è venuto guardando questo film."
Non ci fossero i Minions, si farebbe davvero fatica a tenere gli occhi aperti per tutta la durata di questo seguito. La trametta è la solita: dai la caccia al cattivone, prendi il cattivone, picchia il cattivone, sconfiggi il cattivone. In mezzo c’è qualche siparietto romantico, qualche gag alla Mr. Bean che dovrebbe far ridere senza riuscirci e poi qualche casino dei Minions, che quelli sì, fanno ridere, però alla lunga restano l’unica trovata decente dei due capitoli. E, considerato il successo mondiale di questo secondo episodio, possiamo attendercene un terzo a breve, sperando se non altro che sia tutto incentrato sugli ometti gialli. Anche perché di Gru non se ne può più.
La cosa che infastidisce maggiormente pure di questo sequel sono i livelli di buonismo presenti. Va bene che è una pellicola d’animazione rivolta ai più piccoli, però in film con protagonisti dei villain come Ralph Spaccatutto o Shrek ad esempio c’era un maggiore spazio per un pizzico di sana cattiveria. Se nel primo episodio era ancora presente, in minima parte, qui non ve n’è manco un briciolo, tanto che il titolo veritiero dovrebbe essere Buonissimo me.
Tra le poche altre cose degne di nota restano allora i pezzi di Pharrell, l’uomo che trasforma in oro tutto ciò che tocca, presenti nella colonna sonora insieme ad evitabili trashate come Pitbull e David Guetta. Per il resto, il film è dominato unicamente dai simpaticissimi Minions. Sarà che devono avere un cervellino grande come il mio, ma starei a guardare per ore i casini che combinano. Tutto il resto è noissima.

Cattivissimi film?
Forse no, però tutta questa dose di buonismo mi ha fatto sentire cattivissimo me.
(voto 5/10)



mercoledì 2 ottobre 2013

KICK-ASS AND HIT-MEAN-GIRL




Kick-Ass 2
(USA, UK 2013)
Regia: Jeff Wadlow
Sceneggiatura: Jeff Wadlow
Basato sui fumetti: Kick-Ass 2 e Hit-Girl di Mark Millar e John Romita, Jr.
Cast: Aaron Taylor-Johnson, Chloe Grace Moretz, Christopher Mintz-Plasse, Jim Carrey, Clark Duke, Morris Chestnut, Claudia Lee, Lyndsy Fonseca, John Leguizamo, Sophie Wu, Donald Faison, Augustus Prew, Garrett M. Brown, Robert Emms, Lindy Booth, Ella Purnell, Daniel Kaluuya
Genere: sequel
Se ti piace guarda anche: Kick-Ass, Mean Girls, Scott Pilgrim vs. the World

Così come Kick-Ass 1 ha fatto il culo a quasi tutti gli altri film sui supereroi in circolazione, convincendo pubblico e critica, uomini e donne, grandi e piccini, Batman e Superman, questo Kick-Ass 2 è destinato a lasciare scontenti un po’ tutti:

- I fan della prima pellicola, che si ritroveranno di fronte a un film in tono minore e inevitabilmente privo dell’originalità del precedente capitolo.

- Quelli, pochi a dire la verità, a cui già non era piaciuto il primo e che qui figuriamoci se troveranno grandi soddisfazioni.


- I nerd fan dei fumetti di Mark Millar e John Romita, Jr., che quelli non sono mai contenti e che qui si lamenteranno per incongruenze e infedeltà con la versione comic.

- I superpatiti di pellicole sui supereroi, che qui storceranno il naso in più di una occasione, soprattutto nelle parti in cui Kick-Ass 2 mette su la maschera da film teen, in particolare per via del personaggio di Hit-Girl che vive il suo primo anno di liceo in maniera molto simile a quanto fatto da Lindsay Lohan in Mean Girls. La scena con la parodia della boyband in stile One Direction però è spassosa, anche se non sono sicuro si tratti di una parodia, visto che i ragazzetti della pellicola, gli Union J, esistono veramente e sono veramente i nuovi One Direction.



- I superpatiti di film molto teen, che gioiranno per le parti con Hit-Girl al liceo, ma che si annoieranno parecchio con i numerosi combattimenti, spettacolari per carità però alla lunga un po’ ripetitivi, che imperversano soprattutto nella parte finale.

- I fan di Jim Carrey, che si aspettavano un Jim Carrey in grado di fare la differenza e invece si devono accontentare di un Jim Carrey mascherato per tutto il tempo e quindi non in grado di esprimere la sua solita gommosa faccialità. Qual è il senso di avere Jim Carrey e poi usarlo così?
A questo punto tanto valeva resuscitare Nicolas Cage…
No, vabbé, adesso non esageriamo.

"La mia carriera sta colando a picco peggio di quella di Nic Cage? Sì, forse avete ragione..."

- Chi si aspettava qualcosa di un minimo anticonvenzionale e diverso dal solito, come faceva la prima pellicola bella cattivella. Qui, al di là di qualche battutina politically incorrect del cattivone Motherfucker e qualche scena cruenta, si seguono i sentieri del film buonista hollywoodiano tradizionale. Oltre che le regole tradizionali del consueto sequel di routine. Non c’è nessuna sorpresa. L’unica trovata carina e un minimo originale è quella di usare i fumetti al posto dei sottotitoli per i personaggi stranieri. Al di là di questo, siamo ben lontani dalle trovate delle altre pellicole supereroistiche più innovative come Scott Pilgrim vs. the World, Unbreakable, i Misfits dei vecchi tempi o appunto il primo Kick-Ass.

"Ma il Comic-Con non è finito già da un pezzo?"

- Chi come me aveva una voglia matta di parlare con toni entusiastici di questo film. Innanzitutto perché il primo mi era piaciuto parecchio e poi perché, in cambio di un pochino di promozione pubblicitaria, ho ricevuto una fichissima felpa hoodie che si trasforma nel costume di Kick-Ass e che potrebbe tornarmi utile il prossimo Halloween.

Lascerà allora con l’amaro in bocca tutti o quasi, questo Kick-Ass 2, ma una volta detto ciò, non si tratta certo di un film scandaloso. Kick-Ass 2 è una visione divertente, che scivola via senza problemi, senza però lasciare traccia alcuna. È il classico sequel inutile che non aggiunge niente all’originale. Considerando il suo non esaltante successo ai botteghini, il già annunciato terzo e ultimo capitolo della saga potrebbe anche non arrivare e forse sarebbe meglio così. C’è una scena in cui il protagonista Dave/Kick-Ass indossa una maglietta con su scritto: I hate reboots. Ecco, sono d’accordo, ma mi piacerebbe di più averne una con scritto un più generale: I hate sequels.
(voto 6/10)


mercoledì 23 novembre 2011

Una notte da black bloc a Bangkok


Una notte da leoni 2
(USA 2011)
Titolo originale: The Hangover Part II
Regia: Todd Phillips
Cast: Bradley Cooper, Ed Helms, Zach Galifianakis, Justin Bartha, Ken Jeong, Paul Giamatti, Jamie Chung, Sasha Barrese, Mason Lee, Jeffrey Tambor, Yasmin Lee, Mike Tyson
Genere: replica
Se ti piace guarda anche: Una notte da leoni, Libera uscita, Fatti strafatti e strafighe, Tre uomini e una gamba, Cose molto cattive, Parto col folle

Una notte da leoni 1 è stata una delle commedie di maggior successo che la storia d’America abbia mai conosciuto. Oltre 250 milioni di dollari incassati, un culto cresciuto settimana dopo settimana, un film riuscito a entrare nell’immaginario collettivo mondiale su come debba essere fatto un addio al celibato come Dio comanda. Impossibile non immaginare che sarebbe arrivato un sequel e infatti eccolo qui, con il cadavere del primo episodio ancora caldo e il ricordo ancora ben impresso nella mente di tutti.
Che poi non è che Una notte da leoni fosse qualcosa di così rivoluzionario, neppure all’interno del genere demenziale, visto che ad esempio Fatti strafatti e strafighe con l’accoppiata di idioti patentati Ashton Kutcher e Seann William Scott partiva dallo stesso spunto: dopo una sbronza colossale, un hangover (o presunto tale), i due protagonisti cercano di ripercorrere a ritroso cosa diavolo hanno fatto durante la precedente folle notte. Un po’ la stessa cosa che succede in Una notte da leoni, soltanto spostato nell’ambientazione sempre affascinante di Las Vegas come in Cose molto cattive, di cui pure era in parte debitore.
Il film però era assolutamente figo e divertentissimo, con uno Zach Galifianakis scatenato in grado di scomodare paragoni illustri (con John Belushi) e meno illustri (con Jack Black, negli ultimi tempi sempre più in caduta libera). Una commedia esilarante e mitica e allora per il sequel che fare? Squadra che vince non si cambia. Con un bottino così ricco alle spalle, perché rischiare?

Il secondo capitolo replica così in tutto e per tutto il primo. Peccato che il senso di dejavu si fa via via fastidioso, o meglio un “leggermente fastidioso” visto che comunque la pellicola si lascia comunque vedere. Se la mancanza di originalità era già da mettere in conto, la cosa più tragica qui è allora che questo nuovo capitolo fa ridere un decimo, o forse anche meno, rispetto all’uno.
Come se ci trovassimo in una catena di montaggio, o in un nuovo episodio delle Vacanze di Natale, tutto è stato studiato nel minimo dettaglio per prendere gli elementi che hanno fatto il successo di Hangover 1 e riproporli giusto quel minimo leggermente modificati per giustificare una nuova pellicola.
"Ciao Jamie, saputo che sono stato eletto uomo più
sexy del mondo? Adesso vuoi venire a letto con me?"
Da Las Vegas si passa quindi all’esotica Bangkok, capitale della Thailandia. Ed Helms, quello sfigato del gruppo che diventa figo soltanto quando si ubriaca pesantemente, si sta infatti sposare lì con Jamie Chung. Il discorso del padre della sposa riassume alla perfezione il mio pensiero su Ed Helms, comico insipido che si confonde con mille altri. Tipo tra lui e Jason Sudeikis o tra lui John Krasinski o tra Jason Sudeikis e John Krasinski, qualcuno sa trovarmi una sola differenza? Dai, non è credibile che ‘sto Ed Helms sposi Jamie Chung, il top delle tope orientaleggianti (e non solo).
"Ma veramente dovrei sposare il tuo migliore amico. Comunque okay..."
Poi c’è Bradley Cooper, che nel frattempo è diventato una star hollywoodiana ed è persino stato eletto uomo più sexy del 2011 dalla rivista People. Forse bullandosi per il titolo conseguito, qui il Bradley è tutt’altro che limitless e si limita fare il minimo indispensabile, senza mai risultare divertente. Ancora una volta l’arma in più (e stavolta anche l’unica arma) del film è Zach Galifianakis: lo vediamo fumare una pipa in aeroporto e poi protagonista di una spassosissima rivalità con il fratellino 16enne della sposa. Ma presto pure lui si spegne…


"Pensavo avrebbero scelto me come più sexy del mondo..."
Una volta sparati i proiettili migliori dal sempre fuori di testa Zach, il film si accontenta di svolgere il compitino recuperando la gag degli animali. È una notte da leoni ma è anche uno zoo, così dopo la tigre di Mike Tyson questa volta c’è una scimmietta con addosso un giubbetto dei Rolling Stones pseudo rock’n’roll e per nulla divertente (al proposito vedi il belligerante post di Chicken Broccoli). Quindi ci sono le riprese all’interno dell’ascensore, marchio stilistico di fabbrica del primo, un inutile nuovo siparietto canterino, la comparsa del sempre divertente Chao e la poco incisiva new-entry Paul Giamatti. Ciliegina amara sulla torta: l’apparizione finale di Mike Tyson penosa e decisamente evitabile.
Tra le note positive da segnalare c’è però almeno Kanye West che continua a svettare in colonna sonora e questa volta con diversi  pezzi (Stronger e Monster nel film + Dark Fantasy nel trailer), la scena da revolucion con i protagonisti che fanno dei casini per Bangkok in pieno stile black bloc, prendendosi pure le manganellate dalla pula, e quindi la scena del trip mentale vissuto in flashback da Galifianakis (ma che kazzakis di cognome è!?) come se lui e gli altri personaggi fossero dei bambini, in pratica l’unica cosa nuova del film.
Ah, tra le altre note positive poi l’ho già detto che Jamie Chung?
Tutto il resto, come disse il poeta (ma anche no), è noia.


Come si sono guadagnati la pagnotta gli sceneggiatori? Si sono limitati a replicare in tutto e per tutto il primo episodio, hanno fatto un update come se fosse un videogioco cambiando semplicemente l’ambientazione. Loro non hanno avuto una notte da leoni, ma una notte da pecore. Come biasimarli, d’altra parte, con le cifre a molti zeri che c’erano in ballo? Senza l’ambientazione di Las Vegas, però, la vicenda perde molto e Bangkok, pur affascinante, è pur sempre la solita città esotica vista dal punto di vista stereotipato degli americani. Sì, anche Las Vegas era stereotipata. Però Las Vegas è Las Vegas. E l'unica incognita per il terzo capitolo, visto il successo anche del 2 praticamente certo, è in quale città sarà ambientato: a Cortina? Ah no, mi sa che ho sbagliato saga.
La prima notte da leoni non si scorda mai. Si fa per dire, visto che nemmeno i protagonisti la ricordano.
La seconda notte da leoni però la si scorda eccome. E questa volta non è colpa dell’alcool.
(voto 5/10)


lunedì 25 ottobre 2010

Faccia da Munch

Scatta l’Halloween week su Pensieri Cannibali, con recensioni di film horror e racconti dedicati alla festa più spaventosa dell’anno. Quale modo migliore per iniziare allora se non il trailer di Scream 4, il nuovo capitolo della saga horror più spettacolare degli anni ’90?

Ghostface è tornato. La maschera che sembra uscita da un quadro di Munch è pronta per dare nuove pugnalate e stavolta, insieme ai membri storici del cast (Neve Campbell, Courteney Cox, David Arquette), ci saranno un sacco di nuove potenziali vittime proveniente in gran parte da serie tv: Hayden Panettiere (Heroes), Anna Paquin (True Blood), Kristen Bell (Veronica Mars), Adam Brody (O.C.), Lucy Hale (Pretty Little Liars), Brittany Robertson (Life Unexpected), Shenae Grimes (90210), Aimee Teegarden (Friday Night Lights) e la ottima nipotina di Julia Roberts, Emma Roberts.
Per gli amanti delle serie adolescenziali una buona occasione per vederli, per chi li odia un’ottima occasione di vendetta…

martedì 6 aprile 2010

Alto voltaggio

Crank: High Voltage
Regia: Mark Neveldine & Brian Taylor
Cast: Jason Statham, Amy Smart, Dwight Yoakam, Bai Ling, Corey Haim, David Carradine, Clifton Collins Jr., Geri Halliwell

Per chi si fosse giustamente assentato dai Pensieri Cannibali per le vacanze pasquali, riassumo le puntate precedenti del blog dicendo che mi sono fissato negli ultimi tempi con due registi/sceneggiatori a mio parere geniali: Mark Neveldine & Brian Taylor. Autori dell'otimmo “Gamer”, attualmente nelle sale, hanno esordio con un action movie pazzesco, divertentissimo e figoso come pochi altri film negli ultimi anni: “Crank”. A gennaio di quest’anno è uscito in Italia, direttamente per il mercato DVD, anche il seguito di questo loro capolavoro. E Crank 2 non delude.
Il protagonista Jason Statham sembrava aver fatto una brutta fine al termine della prima pellicola, ma al cinema, si sa, i miracoli succedono e quindi rieccolo in (quasi) splendida forma, più assatanato di prima e alla costante ricerca di adrenalina ed elettricità che possano dare una scossa al suo cuore malconcio.
Ci troviamo come di fronte a un episodio 2 di una serie tv, o a un upgrade di un videogame stile “Grand Theft Auto” o “Driver”. Il ritmo rimane indiavolato, le situazioni si fanno ancora più assurde ed estreme rispetto al primo capitolo. Il divertimento è ancora una volta assicurato.

Particolare curioso: ci sono un paio di camei di personaggi musicali. Uno è Chester Bennington dei Linkin Park, comparso anche nel precedente “Crank”, e a sorpresa l’ex Spice Girls Geri Halliwell, che in un flashback veste i panni della madre del protagonista. E la colonna sonora è stata composta da Mike Patton dei Faith No More.

Particolare inquietante: in ruoli minori ci sono David Carradine, il Bill di “Kill Bill”, e Corey Haim, teen-idol degli anni ’80, entrambi scomparsi recentemente.
(voto 8)

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