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mercoledì 8 novembre 2017

Fortunata de nome e de... basta





Fortunata
Regia: Sergio Castellitto
Cast: Jasmine Trinca, Alessandro Borghi, Stefano Accorsi, Nicole Centanni, Edoardo Pesce, Hanna Schygulla


Che cos'è la fortuna?
Vincere alla lotteria, vincere al Lotto, vincere al casinò. Vincere, vincere, vincere. È così importante vincere? Non è più importante vivere, anche perdendo, anche perdendo spesso? La vita è una lunga serie di sconfitte, che termina con la sconfitta definitiva. La morte. Game over. Non si può vincere. Mai nessuno ha vinto contro la morte. Gesù Cristo, forse, e soltanto per qualche tempo. Alla fin fine però non ha perso pure lui? Nessuno esce da questa vita vincitore. Siamo un esercito di perdenti, altroché esercito del selfie.

domenica 24 marzo 2013

SVENUTO AL MONDO

Venuto al mondo
(Italia, Spagna 2012)
Regia: Sergio Castellitto
Sceneggiatura: Sergio Castellitto, Margaret Mazzantini
Tratto dal romanzo: Venuto al mondo di Margaret Mazzantini
Cast: Penélope Cruz, Emile Hirsch, Adnan Haskovic, Saadet Aksoy, Sergio Castellitto, Pietro Castellitto, Mira Furlan, Jane Birkin, Branko Djuric
Genere: melodrammone
Se ti piace guarda anche: La donna che canta, Il debito, La chiave di Sara

Sono venuto al mondo per massacrare il cinema italiano. Ormai lo so. Dopo Tutti i santi giorni e Bella addormentata e in attesa di prendere di mira il Dracula di Dario Argento, ecco una nuova vittima sacrificale: Venuto al mondo. Una vittima indifesa, che partiva già da premesse pessime, ovvero un film a conduzione famigliare.
Una pellicola in cui Sergio Castellitto, di cui ho pure apprezzato i precedenti Non ti muovere e La bellezza del somaro, è alle prese con la trasposizione per il grande schermo di un romanzo della moglie, l’omonimo Venuto al mondo di Margaret Mazzantini, con in più nel cast lo stesso Castellitto Sergio più il figlio Castellitto Pietro, che tra l’altro si rivela un pessimo pessimo attore.
Basta con ‘sti raccomandati, e che cazzo!
Tutti a lamentarsi e a denunciare il sistema di nepotismo dominante in Italia e poi appena ti ritrovi con un figlio che sogna di diventare un attore, senza esserne capace, lo piazzi in un film al fianco di Penelope Cruz ed Emile Hirsch.
Ma vaffanculo va.

"Sono stato preso solo perché sono il migliore per la parte."
"Credici pure, Pietro Castellitto, credici pure..."
Scusate lo sfogo. Sistemato questo punto che mi stava particolarmente a cuore, da qui in poi il massacro della pellicola procederà in maniera più gentile, giacché non è tutto da buttare, da questo film Venuto al mondo. Lo stile di Castellitto è incerto, non è ben definito, mischia diverse soluzioni registiche e la sua confusione si può ravvisare anche nelle scelte della colonna sonora, che passa con nonchalance dai Nirvana con la sempre emozionante “Something in the Way” a “Guantanamera”, da Bruce Springsteen a brani di musica jugoslava. Una schizofrenia, più che eclettismo musicale, che trova spiegazione nelle differenti epoche e nei diversi luoghi in cui è ambientata la pellicola, ma che fa mancare al tutto di una vera coesione.
Sergio Castellitto ce la mette tutta per tenere le fila della narrazione, ma l’impresa non è facile. Probabilmente per un eccesso di fedeltà nei confronti della moglie, anche se non ne posso essere sicuro non avendo letto il romanzo e non conoscendo la loro vita sessuale, il regista nel suo adattamento ha cercato di tenere a freno le tentazioni adultere e ha provato a inserire dentro la sua pellicola tutto quello che c’era sulla carta stampata. Avrebbe però potuto tagliuzzare qua e là. Il film risulta infatti troppo lungo, nella seconda parte è persino estenuante, e dalle due ore e passa di durata una mezzoretta buona si sarebbe anche potuta levare senza drammi. Che già ce ne sono troppi, dentro questa storia.

"Lo vedi quello laggiù, Penelope?"
"Sì, ma cos'è?"
"E' il cadavere del cinema italiano."
L’altro grande problema del film è proprio quello di voler raccontare troppo: una storia d’amore epica, la guerra nell’ex Jugoslavia, l’identità di un ragazzo cresciuto in Italia ma con origini straniere. Amore, guerra, famiglia, maternità… Tanti temi che nella forma di un romanzo lungo possono tutti trovare il loro spazio, ma che invece nella forma cinematografica hanno maggiore difficoltà a convivere. Almeno senza risultare pesanti. E il film di Castellitto a tratti appare davvero pesante. Se la prima parte è a sorpresa parecchio leggera e ha i toni della commedia, con un Emile Hirsch spumeggiante, nel secondo tempo si cede al solito melodrammone da far cascare le palle. Il problema del cinema italiano, d’Autore e non solo, è sempre quello di prendersi eccessivamente sul serio. Di voler dire troppe cose, finendo per non dire nulla.

La svolta nel drammatico è poi piuttosto improvvisa e non convince. C’è il dramma dell’impossibilità di diventare genitori e c’è il dramma della guerra, ok, però o l'uno o l'altro. Con tutti e due si esagera!
Il personaggio di Emile Hirsch all’inizio è il cazzone più spensierato di questo mondo e poi diventa una palla al piede. Capisco che la pellicola ci voglia mostrare come le difficoltà della vita possano cambiare le persone, però non mi sembrava il caso di buttare via così un personaggio che partiva in maniera ottima.
Inspiegabile inoltre lo scatto d’ira del figlio di Penelope Cruz, quello interpretato dal figlio raccomandato di Castellitto. Forse il padre ha voluto regalargli una scena madre, che non riesce a reggere, peccato che il risultato a livello recitativo finisca dalle parti della telenovela sudamericana.
Basta raccomandati. Basta!

"Ehm, non era esattamente questo che intendevo
quando ti ho detto che volevo trombare."
L’ultimo film di Castellitto Sergio viene quindi al mondo bene, con una prima parte promettente che mette sul fuoco tanta carne, che sembra una riflessione sul passato, sulla guerra e sulla famiglia e un guardarsi indietro non troppo distante da film come La donna che canta, Valzer con Bashir, La chiave di Sara o Il debito. Dopo di ché, la pellicola lascia bruciare quasi tutte le sue idee e affonda nel patetico e nella noia. Se possiamo dare un merito al cinema italiano è quello di avere buone intenzioni. Che poi siano raramente messe a frutto, quello è un altro paio di maniche. Da questo Venuto al mondo non è comunque tutto da buttare: i due protagonisti Penelope Cruz ed Emile Hirsch se la cavano bene e le rivelazioni Adnan Haskovic e Saadet Aksoy sono giovani attori da tenere d’occhio…
In pratica, il meglio di questo film italiano arriva dal cast internazionale: una spagnola, un americano, un bosniaco e una turca. Eh no, non è una barzelletta. È la triste realtà del nostro cinema.
(voto 5+/10)


martedì 19 aprile 2011

Ma che bel Castellitto… marcondirondironderelitto

La bellezza del somaro
(Italia 2010)
Regia: Sergio Castellitto
Cast: Sergio Castellitto, Laura Morante, Nina Torresi, Enzo Jannacci, Marco Giallini, Gianfelice Imparato, Barbora Bobulova, Lola Ponce, Lidia Vitale, Emanuela Grimalda, Renato Marchetti
Genere: commedia frizzante
Se ti piace guarda anche: Tamara Drewe, Happy Family, Caterina va in città

Trama semiseria
Una famiglia benestante, di sinistra e pure -massì- molto radical-chic, organizza un weekend con gli amici nella cascina in campagna. La figlia di Sergio Castellitto e Laura Morante invita per l’occasione il suo fidanzatino… un giovincello interpretato da Enzo Jannacci. Come la prenderà il padre che era già pronto ad accogliere amichevolmente qualsiasi tipo di (futuro) genero, persino un terrorista islamico, ma er vecchio maprione no?

Recensione cannibale
Capita alle volte, e anche spesso, di ignorare alla grande alcuni attori e registi. Poi a un certo punto per caso li scopri e scopri che non erano poi così male. È quanto successo a me con Sergio Castellito che fin’ora non avevo mai cagato più di tanto e invece dopo questa piacevole sorpresa del somaro mi sono andato a riscoprire pure con il precedente Non ti muovere. Ma procediamo con ordine e senza spingere, per favore.

La bellezza del somaro è un film profondamente radical-chic con una serie di personaggi tutti radical-chic. Io però sono talmente radical-chic da riconoscermi più in un modello radical-chic internazionale che non in quello italiano qui proposto, quello per dire che ascolta Paolo Conte, pensa che Fabio Fazio faccia rima con Dio e vota Rutelli, ché Bersani è già troppo estremo e sovversivo.
Nella galleria di personaggi che si ritrovano a passare insieme un tranquillo weekend in campagna c’è naturalmente Sergio Castellitto, architetto di successo, sposato con la solita nevrotica Laura Morante ma che si consola con l’amante stragnocca Lola Ponce. I suoi amici sono molto radical pure loro, come il divertente farfallone Marco Giallini (daje Giallì, che sei er mejo!) e Gianfelice Imparato con perenne bluetooth all’orecchio perché segue un corso intensivo d’inglese. Laura Morante oltre ad essere la solita nevrotica è per giunta pure una strizzacervelli che si porta con sé per il weekend in the country house anche un paio di pazienti schizzati: la rompicojoni Barbora Bobulova e un tizio fissato con la morte e col suicidio che si guarda ossessivamente Il settimo sigillo di Bergman, perché anche la follia vuole la sua bella componente radical-chic.

Il personaggio migliore e più chic è però quello della figlia interpretata dalla splendida Nina Torresi, una rivelazione assoluta. È bello vedere finalmente un volto nuovo e fresco al di là dei soliti noti (e a volte nemmeno tanto noti) che si alternano in tutti i film possibili. Alba Rorhwacher, ti fischiano per caso le orecchie? La giovincella ha una vita sentimentale parecchio travagliata e intorno a lei ruotano tutta una serie di ragazzi. E non solo ragazzi. Per il weekend in campagna infatti la nostra invita a sorpresa il suo fidanzato segreto: un 70enne interpretato da Enzo Jannacci, altro personaggione eccellente di questa commedia; ogni volta che parla tira fuori qualche perla di saggezza, cosa che fa scattare una divertente musichetta quasi da santone.

Di cosa parla dunque questo film? Di una relazione tra un 70enne e una minorenne? Qualche riferimento per caso al Premier? Quando la sceneggiatura è stata scritta i cenni al caso Ruby Rubacuori erano impossibili (ma poi neanche tanto) da prevedere, però c’era già stato il caso Noemi Letizia e quindi sì, i riferimeni magari non sono così casuali, perché come dice una battuta del film: “Berlusconi c’entra sempre.”

Castellitto è riuscito quindi a sorprendermi con una commedia frizzante che fa per me perfettamente il paio con Tamara Drewe, altro film brillante ambientato in campagna, con la sola differenza che là i protagonisti radical-chic erano inglesi. La colonna sonora, per quanto nulla di innovativo, grazie a Cranberries e 50 Cent (P.I.M.P. in un film di Castellitto? Yes we can!) è comunque nettamente superiore a quella di Non ti muovere (come vedremo tra poco).
Ho già detto che è La bellezza del somaro è un bel film profondamente radical-chic? Sarà per questo che, uscito nel periodo natalizio, è stata una delle poche commedie italiane a floppare. Evidentemente non era abbastanza una minchiata per attirare i consensi del grande pubblico (somaro).
(voto 7+)


Non ti muovere
(Italia 2004)
Regia: Sergio Castellitto
Cast: Sergio Castellitto, Penelope Cruz, Claudia Gerini, Angela Finocchiaro, Marco Giallini, Elena Perino
Genere: drama
Se ti piace guarda anche: Apri gli occhi, C’era una volta in America, Vicky Cristina Barcelona

Trama semiseria
Sergio Castellitto è un chirurgo che un giorno si vede arrivare in ospedale la figlia, a rischio dopo un incidente quasi fatale col motorino. In questa tragica occasione, Castellitto rivive in flashback alcuni momenti del passato, tra cui anche la storia d’amore malato e violento con la brutta Penelope Cruz. Una Penelope Cruz brutta, avete capito bene, e non è un film di fantascienza.

Recensione cannibale
Dopo aver visto due film (su tre) del Castellitto regista/attore/sceneggiatore, posso dire che possiede un tocco personale piuttosto marcato e preciso. Non so se si può parlare di tocco autoriale vero e proprio, però di certo il Sergio nazionale c’ha alcune caratteristiche che rendono i suoi film vivi. Il suo cinema cerca di indagare nei lati oscuri dei personaggi e in questo Non ti muovere in particolare va a scavare dentro l’ego(centrico) chirurgo da lui stesso interpretato, con le sue perversioni, la sua voglia di fuggire dalla moglie Gerini e da una vita fatta di certezze per cercare il sesso (e l’amore) randagio di una povera zingara bruttina; il fatto che la splendida Penelope Cruz risulti credibile in una parte del genere dimostra tutta la bravura di questa notevole attrice spagnola.

Va anche sottolineato però come non tutto funzioni alla perfezione e come alcuni elementi del mondo di Castellitto non coincidano con il mio mondo ideale: la colonna sonora in primis, davvero discutibile (ma diciamo anche sull’orribile andante) con Vasco, Europe, Toto Cutugno e Nino Buonocore (?!?!?). Eppure in qualche strano modo risultano, se non gradevoli, quanto meno funzionali al racconto, visto che la musica agisce come da motore scatenante dei vari flashback del protagonista. Epperò è anche vero che con delle canzoni migliori l’effetto sarebbe risultato più efficace, però il cinema di Castellitto è molto personale e va quindi tenuto così, con i suoi difetti. Per lo meno va apprezzato il fatto che non abbia cercato di snaturarsi proponendo delle scelte musicali non sue. Altra componente non proprio gradita, almeno da me, è una tendenza eccessiva all’enfasi, al recitato urlato, tipica purtroppo di molto cinema italiano. Sarà che preferisco le emozioni più delicate, sussurrate. Gli strilli preferisco lasciarli ai programmi tv spazzatura tipo GF (con cui comunque specifico, prima di essere frainteso, che questo film NON ha nulla a che fare).

Non ti muovere è un film di sentimenti, ma non di buoni sentimenti. È anzi una pellicola che sa essere cattiva e picchiare forte, per quanto alla fine scelga di non affondare del tutto il pugno dentro lo stamaco. Anche se ho preferito leggermente il tocco più leggero e scanzonato de La bellezza del somaro, il cinema del Sergio nazionale me lo prendo tutto così com’è, anche con i suoi difetti, anche con le sue componenti che non mi piacciono (altro esempio: Angela Finocchiaro, NON credibile come attrice che faccia commedie o drammi), perché sono tutte parti che contribuiscono a creare un’insieme di forte personalità. E con le forti personalità non si può scendere a compromessi e si devono prendere con il pacchetto completo. Che al discount magari te lo vendono pure in offerta speciale. Basta che non ti muovi.
(voto 7)

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