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sabato 2 agosto 2014

GUIDA CANNIBALE AL PUNK-ROCK





La settimana scorsa è andata in onda qui su Pensieri Cannibali la Guida alla musica pop-punk. Questo sabato ci facciamo invece all’improvviso seri.
Nooo, davvero?
Proprio così. Dimenticate la leggerezza della musica del passato weekend, affilate le creste e tirate fuori tutta la vostra rabbia, perché oggi ci occupiamo della parte più incazzosa e incazzata del genere.
Per chi come me all’epoca non era ancora nato, ricordo velocemente le origini del genere. Il punk prende vita a fine 1976 in quel di Londra grazie a band come i Sex Pistols, genialmente ideati dallo stratega di marketing Malcolm McLaren con l’aiuto della moglie stlista Vivienne Westwood, che hanno dato vita alla più grande truffa del rock’n’roll. Oltre a loro nello stesso periodo sbucava fuori gente come i Clash e i Damned mentre, dall’altra parte dell’Oceano, nella città in cui non si dorme mai non stavano certo a dormire. A New York City si ballava sulle note punk nel mitico locale CBGB.
Ma da dove è sbucato fuori il movimento punk?

A livello di sonorità sonorità l’ispirazione è arrivata dal cosiddetto proto-punk di band come Stooges, Sonics, Television, Kinks, Who, MC5, ma anche Beatles e Led Zeppelin (le loro “Helter Skelter” e “Communication Breakdown” sono considerate da alcuni le prime canzoni punk in assoluto). Si trattava e si tratta ancora oggi fondamentalmente di un rock’n’roll suonato alla massima velocità possibile e senza per forza essere dei mostri a livello di tecnica musicale. A un livello più ideologico, il punk nasce invece come reazione a una società vecchia e parruccona, nonché alla moda della Disco music fighetta da una parte e dalle noiose band di progressive rock in stile Genesis e Pink Floyd dall’altra. Quello punk è un ciclone politico oltre che musicale, uno sberleffo ironico che si abbatte sul mondo per un periodo breve ma intenso che va dal 1976 al 1979.
Con gli anni ’80 il genere diventa un fenomeno più di nicchia, dà origini a correnti hardcore e Oi!, per ritornare prepotentemente di moda nei 90s grazie alla declinazione grunge compiuta dai Nirvana e a quella del pop-punk commerciale di band come i Green Day che ci siamo ascoltati sabato scorso.
E oggi?
Dello spirito punk-rock originario ormai è rimasto ben poco. Tutti i Ramones sono morti, il CBGB ha chiuso da anni, Johnny Rotten dei Sex Pistols è comparso all’Isola dei Famosi inglese cosa che, più di una sua ennesima derisione nei confronti del mondo, è apparsa come un suo semplice bisogno di contanti. Eppure lo spirito punk vive ancora e lotta in mezzo a noi, pensate a gruppi come i 5 Seconds of Summer…
Ehm, ok. Come non detto. Il punk è morto.

Ora via alla Top 10 dei miei pezzi punk preferiti, da cui sono stati esclusi gruppi come Ramones e Buzzcocks che erano già presenti nella lista pop-punk della scorsa settimana. Potete inoltre spararvi a tutto volume la playlist di Spotify a fondo post e, se volete guardarvi qualche bel filmetto punk, potete recuperare We Are the Best!, What We Do Is Secret, Fuori di cresta, Rock’n’Roll High School, The Filth and the Fury, Sid & Nancy, La grande truffa del rock’n’roll e il nuovissimo CBGB.


Top 10 – Le canzoni punk preferite da Pensieri Cannibali

10. New York Dolls “Trash”



9. Richard Hell and the Voidoids “Blank Generation”



8. Big Boys “We Got Your Money”



7. Hüsker Dü “Everything Falls Apart”



6. Johnny Thunders & the Heartbreakers “Born to Lose”
(grazie ad Ant per avermi fatto scoprire questa canzone)



5. Dead Kennedys “California Über Alles”



4. X-Ray Spex “Oh Bondage! Up Yours!”



3. Clash “I Fought the Law”



2. Sex Pistols “Anarchy in the U.K.”



1. Avengers “We Are the One”



Ed ecco la punk-rock playlist di Pensieri Cannibali su Spotify.

domenica 12 giugno 2011

Jukebox DeLorean, Public Image Ltd

Public Image Ltd "Rise"
Anno: 1986
Genere: post-punk
Provenienza: Londra, Inghilterra
Album: Album
Autori: John Lydon, Bill Laswell
Canzone sentita in: Le regole dell'attrazione, The Promotion, Beavis and Butt-head
Coverizzata da: Jerk, Tripping Daisy, Bad Shepherds
Nel mio jukebox perché: si può sempre credere di avere ragione ma forse si ha clamorosamente torto. E viceversa

Testo liberamente tradotto
Potrei aver torto, potrei aver ragione
potrei aver torto, potrei aver ragione
potrei essere nero, potrei essere bianco
potrei essere bianco, potrei essere nero
il tuo tempo è giunto a una seconda pelle
il costo è alto, il guadagno è basso
cammina attraverso la valle
la parola scritta è solo una bugia
possa la strada sorgere insieme a te

la rabbia è un'energia

giovedì 12 maggio 2011

BLOG WARS: LA VENDETTA DEI 70s (PARTE II)

Se ai 60s devo ammettere di non essere legatissimo, ma un pochino comunque sì, con i 70s cominciamo a entrare più nel mio mondo musicale, anche al di là dei soli 10 nomi qui presenti in questa per forza di cose stringata lista: cominciano infatti a mettere le radici l’elettronica e l’hip-hop, mentre punk, new wave e no wave mettono a ferro e fuoco il rockone classico. In più spuntano fuori come funghetti allucinogeni anche i miei primi veri grandi idoli musicali, da Ian Curtis a David Bowie passando per Debbie Harry. Dopo la superflua listina della spesa di Mr. James Ford di ieri, ecco la mia fantasmagorica top 10.
Cannibal Kid






1. Blondie “Parallel Lines” (1978)
Cannibal Kid Dei Blondie ci sarebbero da mettere tutti i loro primi album, ma mi limito a “Parallel Lines” che contiene alcune tra le loro tante canzoni più mitiche (“One way or another”, “Heart of Glass”, “Hanging on the telephone”, “Sunday Girl”), contrassegnate dal loro irresistibile sound pop-punk-dance-wave. Usatissimi dal cinema, hanno influenzato molta della musica che mi piace di più oggi. Un disco leggero e gradevole contro la pesantezza e la noia della tua musica, Mr. Harrison Ford. E Deborah Harry mito assoluto, tiè!
Mr. James Ford Debby Harry, caro dolce, sensibile, piccolo Cannibale, è pane e salame almeno quanto me, e sicuramente riderebbe della maggior parte delle tue scelte musicali e delle lacrimucce versate in cameretta.
Quindi, più che bottigliare una scelta comprensibile, bottiglio te, che non hai ancora capito la potenza del panesalamismo! E se io sono Han Solo, Debby Harry e Leia! Ahahahahah!
CK Che un’icona punk e glamour musicalmente eclettica e orientata verso la new-wave e la dance abbia qualcosa a che fare con il tuo grezzo pane e salame è un’idea tua e, per farti contento, posso anche farti credere sia vero. Io rimango comunque dell'idea che la musica dei Blondie nasca proprio come reazione a quella dei cantautori e dei dinosauri del rock da te proposti...


2. Sex Pistols “Never Mind the Bollocks” (1977)
CK Un gruppo, un disco, due miti, Johnny Rotten e Sid Vicious, simboli assoluti di tutto ciò in cui credo e che adoro di più: distruzione e sberleffo totale nei confronti di tutto e di tutti. Che sia la Regina, il Sistema o Mr. Ford con la sua musicaccia…
God save the Pistols and not you, Ford!
JF Possiedo e ho amato molto questo disco, rimasto in ballottaggio per lo slot "punk" andato poi ai Clash - nettamente superiori -, ma ai tuoi miti dello sberleffo riservo una marea di bottigliate perchè tanto, conoscendoli, potrebbero anche apprezzare.
Detto ciò, meglio i rockettari jurassici sempre in pista che questi scheletrici adolescenti allo sbando!
CK Certo che se non avessi sprecato 50 slot per i tuoi cantautoroni, qualche spazio in più per il punk ti sarebbe rimasto…


CK David Bowie ha inciso un sacco di dischi fondamentali per i 70s, forse ancora più di quanto fatto dai Beatles nei 60s, dalla grandiosa trilogia berlinese al glam di Ziggy Stardust splendidamente rappresentato anche nel film Velvet Goldmine, passando per il soul bianco di “Young Americans”. Non volendo comunque togliere spazio ad altri artisti meritevoli scelgo solo il mio preferito. E la mia scelta personale è - rullo di tamburi ra-pa-pa-pa-pan -…
3. David Bowie “Aladdin Sane” (1973)
Perché? Perché contiene alcune perle pop supreme, ha un sound per-fet-to, coretti fantastici, mischia il glam con il soul e poi perché oggi è questo il mio preferito, domani potrebbe essere un altro… con un Artista come Bowie l’unico problema è giusto l’imbarazzo della scelta. Inoltre questo disco mi dà l’occasione di chiedere un desiderio alla lampada di Aladino: Genio, fa’ che i gusti musicali (e già che ci siamo pure cinematografici) di Mr. Ford diventino un pochino migliori, per favore!
JF Bowie è uscito con Ziggy dalla mia decina per il rotto della cuffia, e solo per il mito De Andrè, ma resta senza dubbio uno degli idoli musicali della mia carriera di ascoltatore. L'ho visto in concerto due volte, e ho letteralmente consumato i suoi dischi come le molteplici incarnazioni che il Duca Bianco ci ha riservato.
Personalmente, se non Ziggy, avrei scelto Hunky dory o Low, ma del resto si sa che non capisci niente neanche quando fai scelte azzeccate! ;)

4. Joy Division “Unknown Pleasures” (1979)
CK Musica deprimente per spiriti depressi, Mr. Incredible, proprio così. Però è qui che spesso si cela la bellezza più grande e profonda, ma questi sono pleasures che a te passato al lato happy ormai mi sa sono unknown. Che poi questo disco non è nemmeno così deprimente, anzi, è quasi ballabile, almeno con il passo epilettico del cantante Ian Curtis. I Joy Division hanno influenzato talmente tante band di oggi (Interpol, Editors, Horrors, White Lies…) che la loro importanza nella Storia della Musica è ormai cosa più che dimostrata e se hai qualcosa in contrario da dire attento che ti spedisco nella Joy Division!
JF Ed eccoci qui, belli pronti per un pò di sana depressione, perchè noi siamo tormentati, e siamo dannati, e siamo segnati da qualcosa dentro che ci opprime.
Ma vaffanculo.
Mi sembra di sentire le cazzate che sparavo a sedici/diciassette anni per rimorchiare.
Poi sono cresciuto.
Vaya con Dios, Curtis! Se ti serve una mano, fai un fischio!
- questa è cattiva, lo ammeto, ma del resto sono un bruto insensibile, no!? - :)
CK Va bene crescere, ma tu sei passato direttamente dalla fase teenager a quella vecchio da ricovero uahahaha!
JF Il vecchio adagio dice "Meglio vecchio, che morto". Curtis, ormai, me lo sono mangiato a cena, alla faccia tua e di tutti gli altri cannibali. Aspetto al varco Cobain, ma questa è un'altra storia. ;)
CK Il nuovo adagio dice: “Meglio morto, che nello stato di decomposizione in cui si trova adesso Ozzy”.


5. Kraftwerk “Trans-Europe Express” (1977)
CK Musica elettronica. Sintetizzatori. Computer. Kraftwerk. Questi crucchi erano già più avanti di te, quando tu non eri nemmeno ancora nato, Ford!
Va bene essere vecchi cowboy e va bene appartenere alla vecchia scuola, però dai cazzo Mr. John Ford! Se non mi diventi un po’ più moderno, mi ci costringi: ho già prenotato una stanza per te al pensionato.
JF Sarò cowboy e John Ford, ma questi me li ascolto pure io volentieri, pure al pensionato. Preferisco The man machine, ma anche questo va bene.
Però, giusto per conservare una certa accesa rivalità, ti dico che è una scelta parecchio scontata, per un radical chic come te.

6. Clash “London Calling” (1979)
CK Rispetto al puro devasto e sberleffo dei Sex Pistols, o al divertente cazzeggio dei Ramones (che non ho inserito in lista ma che comunque adoro), del punk i Clash hanno rappresentato l’anima più politica e impegnata, ma anche più musicalmente contaminata. E io adoro contaminazioni e sperimentazioni sonore. Sai poi cosa vuol dire Clash, Mr. Bean Ford? Scontro, conflitto, contrasto, e io ormai sono pronto alla guerra!
JF Niente da dire. Questo l'ho inserito anche io.
Soltanto una cosa: se sei pronto alla guerra, in pieno stile Clash aspetto il momento giusto per fracassarti una bella chitarra su quella testa piena di Scream e pollici di Megan Fox!

7. Carole King “Tapestry” (1971)
CK Carole King è un tuffo al cuore. Sì, pigliami pure per il culo quanto vuoi, Insensible Ford. Musica per ragazzine chiuse in cameretta a piangere, roba da una mamma per amica o da film con Meg Ryan, ma canzoni anzi poesie pure come “Too Late” i tuoi selvaggi dell’hard-rock se le possono giusto sognare mentre si sniffano strisce di coca sui corpi nudi di modelle e groupies. Oh, cazzo: in effetti non è che pure loro abbiano poi tutti i torti… Comunque, tornando alla grande e fragile Carole, per me è una delle più grandi cantautrici di sempre, faffanculo a chi non la pensa così, faffanculo!
E occhio che se me la maltratti troppo ti faccio muovere la Terra under your feet.
JF Ce l'ho anch'io, e non te lo nascondo. Lo acquistai nel periodo del fervore da "occorre avere tutti, ma proprio tutti i fondamentali".
L'avrò ascoltato si e no tre volte.
Per carità, brava, intensa e chi più ne ha più ne metta, ma che palle.
Sei davvero, davvero, davvero una ragazzina chiusa in cameretta a piangere.
E come ogni teen horror vuole, sarai la prima vittima del Fordmostro.
Che ovviamente ti farà a pezzi a furia di bottigliate.
CK La principale differenza tra i nostri gusti (oltre alla tua cronica mancanza di buon gusto) credo stia nel fatto che tu hai attraversato la fase “occorre avere tutti, ma proprio tutti i fondamentali”, mentre io dei fondamentali me ne sono sempre sbattuto!
JF E infatti sono ormai sotto gli occhi di tutti le tue lacune! ;)

8. Elvis Costello “This year’s model” (1978)
CK Elvis Costello è molto ma molto (troppo?) radical-chic. Nel corso della sua lunga carriera ha composto anche cose non poi così rilevanti, ma all’inizio era davvero un gallo e con i primi album ha traghettato il pop inglese classico dei Beatles verso un nuovo sound. Naturalmente suonando accessibile, ma mai per tutti, da vero radical-chic degno di questo nome. Bello sballo Costello, buttiamo giù il Mr. Ford castello!
JF Costello, per quanto bravo, mi è sempre sembrato proprio un secchione radical chic, con quella sua faccia da topo peggio di Crosta e di Harry Potter messi insieme.
Quando lo vedo vengo assalito da un incredibile voglia di strappargli gli occhiali, calpestarli e poi prenderlo a botte.
E il giorno dopo, tornato con il nastro adesivo tutto bello intorno agli stessi, rifarlo di nuovo.
Mi fa sentire proprio Nelson. Ah-ah.

9. Curtis Mayfield “Super Fly” (1972)
CK Questa musica, ne converrai anche tu senza magari ammetterlo pubblicamente, è molto più goduriosa di tutti i barbuti e soprattutto barbosi Lynyrd come cazzo syscryvono di ‘sta cippa. Io che invece questi dinosauri del rock li voglio demolire tutti uno dopo l’altro, preferisco volare Super Fly sulle note super cool di Curtis. E non m'annoio io no che non m'annoio non m'annoio no che non m'annoio no che non m'annoio io no che non m'annoio
JF Anche qui, Cannibale, dimostri di saper apprezzare un genere ma non i suoi interpreti. Niente da dire sul vecchio Curt, ma se proprio devo pensare a soul e funk i seventies ci hanno regalato magie come Let's get in on di Marvin Gaye o Songs in the key of life di Stevie Wonder, che Super fly se lo fumano come se niente fosse.
Scegli, dunque, ma almeno scegli bene, che più che un Cannibale, mi pare di avere di fronte un vegano!
CK Stevie Wonder, are you serious? Hai già dimenticato la tua stessa citazione di Jack Black nello scorso post? Una scelta più banale e da figlia in coma non la potevi proporre (Isn’t she lovely, dedicata da Stevie Wonder proprio alla figlia, è ancora più paracula di I just called to say I love you)… Io preferisco lo stile e la figosità assolute di un Super Fly.
JF Stevie Wonder del periodo d'oro era infinitamente più stiloso di Mayfield, ma è evidente che Songs in the key of life e Innervisions tu non li hai neppure mai sentiti.
E comunque sopra a entrambi stava Marvin Gaye.

10. ABBA “Arrival” (1976)
CK Vabbè, questi te li servo su un piatto d’argento, puoi scatenarti a dire ciò che vuoi. Ero indeciso con gli altrettanto meritevoli ELO (Electric Light Orchestra), però il nome degli ABBA spero ti abbia fatto sobbalzare dalla sedia, provocandoti una caduta scomposta uahahah.
Perché gli ABBA? Perché nei loro componimenti pop apparentemente scemotti e orecchiabili si nasconde in realtà un lato melanconico pazzesco, “Dancing Queen” è l’essenza stessa del melodramma adolescenziale. Dove starebbe poi il divertimento senza un po’ di bel sano pop? Roba che i jurassici del rock come te difficilmente possono capire… Magici Abba, magici.
Che poi, diciamolo, magari pure te quando non ti vede nessuno ti infili le cuffiette del Walkman (perché tu, uomo d’altri tempi mica hai l’iPod o il lettore mp3, tu hai ancora il Walkman col mangianastri) e canticchi “Thank you for the music”, altrochè Dylan… la differenza è che io almeno lo ammetto.
Comunque ricorda sempre: The winner takes it all. And I am the winner! E con questa dichiaro chiusa la battaglia dei 70s… sì!!!
JF Non ti prendo per il culo giusto perchè gli Abba mi ricordano Priscilla, un film che ho sempre apprezzato, ma questo non ti giustifica dall'aver lasciato fuori grandissimi gruppi e artisti - non solo rock - per fare spazio a questi nordici best sellers da Autogrill.
Una scelta, oserei dire, da casalinga disperata, caro il mio winner takes it all destinato a non prendere altro che una vagonata di bottigliate!
Gli Elo sarebbero stati una scelta molto più coraggiosa, e non avrei mai avuto il coraggio di attaccare Enola gay!
CK Va beh, allora commentiamo dicendo cose a caso: “Enola gay” è un pezzo degli OMD, gli ELO non c’entrano una mazza… Obiettivo riuscito, ti ho mandato in confusione. Questo è un colpo da K.O.: I am the winner! :D
MF Mi hai confuso soltanto perchè sono agghiacciato dai tuoi discutibili ascolti e commenti, quindi non vantarti troppo. Anche perchè questo round l'ho nettamente vinto io. ;)
CK Una persona che preferisce un disco inascoltabile di Guccini (oddio Guccini!) a uno dei mille capolavori di David Bowie non ha proprio capito cosa sono stati, gli anni '70, e non meriterebbe di vincere nemmeno un torneo di freccette al bar! :)
JF Le freccette ho appena iniziato a tirartele dritte negli occhi, e i settanta sono solo l'inizio di quello che accadrà con gli eighties! ;)

Al prossimo incontro/scontro, sul ring degli anni Ottanta-tanta roba.

sabato 10 aprile 2010

Is punk alive?

Qualche breve riflessione in merito al discorso di ieri sul punk, scaturita anche dai vostri commenti.

Il punk è uno spirito ancora vivo, certo, ma il suo corpo non se la passa molto bene.
Un pezzetto se n’era già andato con Sid Vicious, un altro con Darby Crash dei Germs, un pezzo si è staccato con Kurt Cobain, una parte se l’era portata via Joe Strummer, altri pezzettini se ne sono andati uno dopo l’altro con la dipartita dei vari Ramones (solo uno dei membri originari è ancora vivo) e adesso via un’altra parte importante insieme a Malcolm McLaren. Cosa resta dunque oggi del punk?

Poco. A livello musicale la scena ha avuto gli ultimi grandi sussulti con i Nirvana, ma Gesù se ne sono passati di anni da allora, e più o meno nello stesso periodo con il pop-punk di Green Day, Offspring e Nofx. Negli ultimi anni non c’è nemmeno più rimasto quel sound di facile presa. Se vogliamo essere di visuale ampia, possiamo definire “American Idiot” dei Green Day come un disco (più o meno) punk rilevante dell’ultimo decennio, se non altro per il suo sberleffo anti-Bush. Per il resto, poca roba. Tra i gruppi di oggi a portare avanti un certo tipo di suono mi vengono in mente giusto i validi Against Me! negli States e gli incazzosi Gallows in England (sotto un loro video). Per il resto, le cose con maggiore attitudine punk mi sembra vadano ricercate nella musica elettronica. Lo spirito è vivo e vegeto in gente come i Crystal Castles o gli italiani Bloody Beetroots.

L’ultima vera rivoluzione punk è però probabilmente stata Napster. Un grosso Fuck Off! sparato dritto in faccia al mondo discografico, alle major, al sistema. La cosa preoccupante è invece il presente. Tutta la trasgressione che c’è adesso è finta, vuota, conformista. Insignificante. Certo, quella messa in piedi da Malcolm McLaren insieme ai Sex Pistols è stata la più grande truffa del rock’n’roll. Ma oggi in giro ci sono solo truffatori. E ben poco rock’n’roll.

venerdì 9 aprile 2010

Punk is dead

Oggi è il giorno in cui il punk è morto. Oggi è il giorno in cui Malcolm McLaren è morto. Aveva 64 anni e un cancro.
Geniale mente commerciale, rivoluzionario della moda insieme alla ex Vivienne Westwood all’interno della boutique londinese “Sex”, “creatore” e manager dei Sex Pistols e del punk.
Come artista ha inciso un paio di pezzi memorabili: “Buffalo gals”, esperimento hip-hop molto avanti per l’epoca, campionato anche da Eminem in “Without Me”. E soprattutto la stupenda “About Her”, rivisitazione di “She’s not there” degli Zombies, usata come colonna sonora di una delle scene più emozionanti di “Kill Bill Vol. 2”.
Tutti sognano di cambiare il mondo, almeno un po’. Lui l’ha fatto.

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