Visualizzazione post con etichetta shawn ashmore. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta shawn ashmore. Mostra tutti i post

lunedì 1 ottobre 2012

L'angolo del Cannibale

Da questo mese ho iniziato a collaborare con un nuovo sito.
Si tratta di Sdangher!, un blog molto metal-oriented con cui non è che abbia poi molto a che fare, a dirla tutta. Però Francesco, uno degli autori di suddetto sito, mi ha invitato a contribuire a modo mio e quindi l'ho fatto con piacere.
Di tanto in tanto proporrò quindi un mio intervento, incentrato non sul metal bensì su qualche film/serie tv di genere horror o qualcosa del genere.
Per il primo appuntamento con questa rubrica denominata "L'angolo del Cannibale" ho scelto un film davvero da paura. Per lo schifo.
Potete leggere la mia opinione qui sotto, o anche su Sdangher!


Solstice
(USA 2008)
Regia: Daniel Myrick
Cast: Elisabeth Harnois, Shawn Ashmore, Hilarie Burton, Amanda Seyfried, Matt O’Leary, Tyler Hoechlin
Genere: horrido
Se ti piace guarda anche: qualsiasi altro horror con un gruppo di ragazzi che va in gita in una casa misteriosa, sarà di certo meglio di questo

Il sospetto che Solstice possa essere una schifezza colossale non ti entra dentro lentamente, poco a poco. Viene da subito. Leggendo il nome del regista sui titoli di testa: Daniel Myrick. Ovvero uno dei due artefici di The Blair Witch Project. Ovvero uno dei due artefici di una delle operazioni di marketing più geniali nella storia del cinema. Ovvero anche uno dei due artefici di una delle più grandi porcherie del cinema horror degli ultimi anni. Perché lo spunto di The Blair Witch Project, quello di girare un mockumentary de paura a bassissimo costo in maniera finto (?) amatoriale, possiamo anche ammettere che è geniale. Il risultato, in termini di qualità filmica, è invece di qualità parecchio inferiore. O, per dirla in termini fantozziani, è una cagata pazzesca.
Questo Solstice non può nemmeno vantare di avere un’idea di partenza valida e ciò che resta è solo una cagata pazzesca.

La storia, vabbè diciamo la storiella, è infatti la solita, la più sfruttata nel cinema di genere degli ultimi anni barra decenni barra secoli: un gruppo di ragazzotti va in vacanza, in questo caso – non si sa bene perché – in una casa di campagna, e finirà inevitabilmente vittima di strani avvenimenti. La storia in sé può non essere delle più originali, però può esserlo la sua realizzazione. Si veda in proposito il recente The Innkeepers del nuovo Dio dell’horror Ti West: poteva essere il solito filmino su un hotel infestato dai fantasmi, e invece è molto di più. O anche il fenomenale Quella casa nel bosco di Drew Goddard: poteva essere il solito filmino su un gruppo di giovani americani in gita e invece è tipo un capolavoro.

"Mi spieghi un'altra volta perché ho fatto questo film, che non l'ho ancora capito?"
Questo Solstice è persino molto di meno del solito filmino su un gruppo di giovani americani per lo più idioti che se ne vanno in gita. È persino inferiore, e parecchio, alla poco esaltante media del genere.
La regia del Myrick è imbarazzante, da film tv di quart’ordine, se non proprio da fiction Mediaset. Va detto anzi che la serie Il tredicesimo apostolo è realizzata meglio. Il cast è quello classico di attori da serie teen USA: c’è Hilarie Burton, la mitica Peyton Sawyer di One Tree Hill, e Tyler Hoechlin, il meno mitico attore di serie come Settimo cielo e Teen Wolf. C’è persino Amanda Seyfried, di lì a poco (il film è uscito nel 2008) destinata a diventare, se non una star di prima grandezza, se non altro la più famosa del lotto. La protagonista di Solstice però non è lei, sacrificata in un ruolo minuscolo e parecchio da sfigata. Elisabeth Harnois, attricetta senza arte né parte pure lei intravista in One Tree Hill, per una sfortunata scelta di casting ha avuto la parte di protagonista di questo Solstice e ha addirittura un ruolo doppio, visto che interpreta due gemelle. Una delle due morta, nel caso aveste dubbi. E interpreta male tutte e due le gemelle, nel caso aveste dubbi pure su questo.

"Oddio, aiuto!"
"Che c'è, hai visto un fantasma?"
"No, ho dimenticato la tessera Coop: oggi niente sconto soci..."

"Ci baciamo?"
"Ma non c'è scritto sul copione."
"Vabbè, ma almeno succede qualcosa di interessante..."
Ciliegina sulla torta: alla prevedibilità del tutto, alla totale assenza di tensione o di un minimo interesse per la stravista vicenda e i vuoti personaggi, si aggiunge pure una componente di occultismo che fa sprofondare il tutto nel ridicolo. E poi, a un certo punto, all’improvviso il film finisce. Con una risoluzione affrettatissima. Come se lo stesso regista si fosse rotto le balle e avesse detto: “Ragazzi, finiamola qui che The Blair Witch Project al confronto di questo era Psycho.”
Se la pellicola è finita, il nostro post non lo è ancora. C’è infatti ancora un piccolo particolare da aggiungere: un filmetto del genere non è nemmeno un’idea “originale”, bensì è tratto dal film danese Midsommer. Ebbene sì, questa non è solo una schifezza, ma è pure una schifezza scopiazzata.
Adesso il post è finito? Sì, siamo arrivati al termine di questo primo appuntamento con l’angolo del cannibale. Ci vediamo alla prossima occasione, dove la sfida sarà quella di trovare una pellicola più spaventosa di questa. Ce la farò?
(voto 2/10)

sabato 9 luglio 2011

M.I.L.K. (Mothers I’d Like to Kill)

Grazie al divertentissimo blog Chicken Broccoli per aver segnalato questo film come capolavoro supremo dei mommy thriller... in effetti è proprio così!

Mother’s Day
(USA 2010)
Regia: Darren Lynn Bousman
Cast: Rebecca De Mornay, Jaime King, Shawn Ashmore, Warren Kole, Deborah Ann Woll, Briana Evigan, Frank Grillo, Matt O’Leary, Patrick John Flueger, Kandyse McClure, Tony Nappo, Alexa Vega, A.J. Cook
Genere: pazzi sequestratori figli di puttana
Se ti piace guarda anche: Funny Games, Panic Room, La scomparsa di Alice Creed

Trama semiseria
In seguito a una rapina finita male, un gruppo di fratelli criminali si rifugia in quella che credeva casa propria. Peccato nel frattempo fosse stata pignorata e venduta a una giovane coppia che in quel momento sta dando insieme ai suoi amici un tranquillo party, uno di quelli in cui si beve ponce non corretto e si ascoltano canzoni di Selena Gomez e Justin Bieber. E il party - giustamente - si trasformerà in un bagno di sangue…


Recensione cannibale
Per una volta - mi spiace - ma in questo cazzo di blog non parliamo di M.I.L.F. (Mothers I’d Like to Fuck), bensì di M.I.L.K. (Mothers I’d Like to Kill), perché la protagonista di questa pellicola è una mamma stronza di quelle colossali.
Ma partiamo dall’inizio. Perché? Per una volta mi va di seguire un filo logico. O almeno provarci. Dunque: Mother’s Day è il remake di un film omonimo del 1980 diretto da Charles Kaufman (che a proposito di omonimia non è QUEL Charlie Kaufman autore delle sceneggiature di Essere John Malkovich e Se mi lasci ti cancello) ed è un film molto famigliare. Non familiare nel senso di già visto, anche se certo qualcosa di familiare ce l’ha visto che non è che inventi poi nulla di nuovo, ma nel senso che è incentrato su una famiglia, una di psicopatici ma che di cognome non fa Misseri. Non è però un film famigliare come quella deludente menata di Animal Kingdom, sebbene per certi versi non sia poi così lontano. Diciamo che è la versione divertente della famiglia di Animal Kingdom. Ci sono tre figli maschi, uno tosto, uno schizzato perso, l’altro un teenager cui hanno appena sparato, e una timida figlia femmina, che ha le splendide fattezze (non ho detto fattanze) della rossa Deborah AnnWoll, la vampira Jessica di True Blood. A capo di questa famigghia vi è la madre matriarca, la bitch suprema interpretata da una Rebecca DeMornay a tratti convincente e a tratti invece simile a una versione andata a male della Bree Van de Kamp di Desperate Housewives. Un personaggio inquietante, capace di passare dai modi gentili da perfetta casalinga anni ’50 a efferata omicida senza scrupoli. Un personaggio che forse avrebbe meritato un’inteprete migliore, ma visto che siamo in una produzione a basso budget ci dobbiamo accontentare della De Mornay, grande ai tempi di Risky Business ma poi presto finita nel dimenticatoio.

Questa famiglia particolare prende in ostaggio un gruppo di trentenni e qualcosa che si stava godendo una very tranquilla festicciuola, portando quindi la pellicola in territori tra i film sui sequestri di persona e il torture horror. Le riflessioni sulla natura umana della violenza sono un po’ campate lì, ma non è questo il punto importante della pellicola. Il punto è creare una sorta di greatest hits del genere di cinema in cui dei pazzzzi psychopatici prenodono in ostaggio delle persone innocenti (ma che poi così angioletti come credevamo non si riveleranno), per darlo in pasto impastato a noi divertiti spettatori affamati di sangue.

Un film b a s t a r d o insomma, e allo stesso tempo godibile come un perfetto popcorn movie. Basta solo non prenderlo sul serio, anche perché il film esagera, straborda e spinge i limiti così all’estremo che ogni pretesa di realismo salta e allora è tutto un giocare su un piano esplicitamente di fiction. It’s all for fun. Our fun. Yeah yeah. E allora godiamocelo senza farci troppe domande o problemi, perché questo film sta ai torture movies come Piranha 3D sta alle pellicole sui mostri marini: sano divertimento estivo all’ennesima potenza.
La sceneggiatura utilizza tutti gli espedienti tradizionali del caso, dal medico ostaggio che deve salvare uno dei criminali feriti al poliziotto che arriva a sorvegliare la casa, ma in più ha il pregio di inventarsi anche degli altri espedienti meno tradizionali, come un tornado che sta per arrivare in città a spazzare via tutto, questa insensata violenza compresa, e il rapinatore teenager ferito cui i fratelli vogliono far perdere la verginità prima che muoia!
E succede molto altro ancora… Un film molto True Blood, sia per la presenza della Deborah Ann Woll, sia per il molto sangue che scorre a litri. Raramente un gioco al massacro è stato così divertente.
E allora viva la mamma, affezionata a quella gonna un po' lunga così elegantemente anni Cinquanta. Sempre così sincera.
(voto 7,5)

(Qualcuno potrà sconsigliare la visione della pellicola a un pubblico di minori, ma non sarò certo io a farlo…)


OkNotizie

martedì 29 marzo 2011

Tò, c’è qualcuno ancora più sfigato di quel pirla di 127 ore

Frozen
(USA 2010)
Regia: Adam Green
Cast: Kevin Zegers, Shawn Ashmore, Emma Bell, Ed Ackerman, Rileah Vanderbilt, Chris York
Genere: situazioni estreme
Se ti piace guarda anche: 127 ore, Open Water, Buried, Rovine

Attualmente nelle sale italiane

Trama semiseria
Un tizio va insieme alla fidanzata e al migliore amico a fare un tranquillo weekend in montagna sulle piste. Le cose però non vanno nel migliore dei modi…
La tipa si fa il classico allenatore di sci? Si fa l’amico? Si fa il primo che passa?
No, no e no.
Tutti e tre finiscono bloccati su una seggiovia in piena notte perché quel coglione di un manutentore se n’è andato. Distrazioni che capitano, peccato solo che sia domenica e che fino al venerdì successivo le piste non riaprano e che di notte in montagna faccia parecchio freddo e che sotto la seggiovia ci siano pure appostati i lupi…
e insomma, i tre rimpiangeranno di non essere rimasti incastrati dentro un canyon come quel pirla di James Franco in 127 ore.

Recensione cannibale
Tra qualche ora starvene al calduccio a bere una cioccolata calda
non vi sembrerà poi una così cattiva idea...
Frozen è un film che lascia completamente ghiacciati. La drammatica situazione in cui finiscono i tre protagonisti è infatti di quelle in cui si prega di non finire mai nella vita ma in cui è facile immedesimarsi: e se ci fossi io, lì bloccato di notte su una seggiovia, che cosa diavolo farei?
Me lo sono chiesto anch’io, sebbene non sono assolutamente appassionato di montagna, non amo la neve, non scio, non vado nemmeno sullo slittino. Di certo poi non mi salta in mente di saltare su una seggiovia; a parte il fatto che non sciando non vedo perché dovrei divertirmi a utilizzarla come mezzo di trasporto, si aggiunge anche il fatto che soffro di vertigini, quindi col cazzo che mi vedrete mai sopra.
Nonostante questo piccolo particolare, pure io mi sono immerso in una situazione del genere e mi sono chiesto che cosa farei. Proverei a buttarmi? Cercherei di resistere? Il punto forte del film è proprio questo, il coinvolgimento emotivo e pure fisico nella vicenda.

Davvero una tragica situazione, quella in cui si ritrovano i tre sfigatissimi protagonisti. Questi sono proprio stati iellati forte, mentre il protagonista di 127 ore era finito in una trappola mortale simile, ma un po’ -diciamolo- se l’era andata a cercare. Se Danny Boyle in quel film gioca con tutti gli espedienti cinematografici umanamente disponibili per rendere la vicenda più interessante, in Frozen il regista e sceneggiatore Adam Green (già dietro la mdp per il mezzo cult Hatchet e pure per il sequel Hatchet II) decide invece di rimanere incollato alla seggiovia, per fortuna senza equagliare la noia dell’esercizio fine a se stesso come fatto da un certo Buried.
Frozen è uno spot efficace per il turismo montano quanto
la pubblicità di Berlusconi in onda in questi giorni lo è per il turismo italiano
Il film rientra dunque in pieno in quello che è ormai diventato un sotto genere dell’horror e del thriller, quello delle esperienze umanamente estreme e al limite, quelle in cui il confine tra la vita e la morte è davvero sottile e una decisione sbagliata può costare tutto. Il cast non è fatto di attoroni, ma i 3 giovani martiri usciti da apparizioni in serie come Gossip Girl (Kevin Zegers), X-Men (Shawn Ashmore) e The Walking Dead (Emma Bell, versione meno gnocca di Blake Lively) se la cavano bene. Colonna sonora invece un po’ deboluccia.

Prima di vedere Frozen mi sono chiesto: “Ma perché in Italia distribuiscono un film come questo ora che è primavera e che la stagione sciistica sta volgendo al termine?” Pensavo che fosse il solito errore di distribuzione nostrano e invece direi che la mossa è voluta per non compromettere il turismo montano. Insomma, io non scio, ma chi lo fa dopo aver visto questa pellicola avrà ancora voglia di mettere il suo bel culetto su una maledetta seggiovia?
(voto 6/7)

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

DISCLAIMER

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica, pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. L'autore, inoltre, non ha alcuna responsabilità per il contenuto dei commenti relativi ai post e si assume il diritto di eliminare o censurare quelli non rispondenti ai canoni del dialogo aperto e civile. Salvo diversa indicazione, le immagini e i prodotti multimediali pubblicati sono tratti direttamente dal Web. Nel caso in cui la pubblicazione di tali materiali dovesse ledere il diritto d'autore si prega di Contattarmi per la loro immediata rimozione all'indirizzo marcogoi82@gmail.com