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domenica 26 ottobre 2014

SHAILENE WOODLEY PORTA SFIGA PERÒ HA DELLE BELLE TETTE





White Bird in a Blizzard
(USA, Francia 2014)
Regia: Gregg Araki
Sceneggiatura: Gregg Araki
Tratto dal romanzo: White Bird in a Blizzard di Laura Kasischke
Cast: Shailene Woodley, Eva Green, Christopher Meloni, Shiloh Fernandez, Gabourey Sidibe, Mark Indelicato, Thomas Jane, Angela Bassett, Sheryl Lee, Dale Dickey, Jacob Artist
Genere: 80s
Se ti piace guarda anche: Mysterious Skin, Donnie Darko

Ci sono due cose garantite quando ci si appresta a vedere un film/serie tv con Shailene Woodley.
Non mi riferisco alle sue tette. Quelle si possono ammirare soltanto in quest'ultimo White Bird in a Blizzard. Dopo tante parti in cui fa la parte della tipa timorata di Dio, qui finalmente si mostra con le zinne di fuori, per la prima volta, e c'è da dire che ha delle tette proprio belline, né troppo piccole, né troppo grosse. Insomma “Fantastiche, cazzo!” come dice Thomas Jane nella pellicola.
Sono allora altre due le cose garantite quando ci troviamo di fronte a un prodotto con Shailene.
La prima è la sfiga.

giovedì 8 marzo 2012

Jessica Chastain Film Festival

Oggi è la giornata della donna. Ve ne eravate scordati? Tranquilli, siete ancora in tempo prima che le donne della vostra vita smettano di rivolgervi la parola perché non avete regalato loro manco una mimosa. E tutto questo grazie a Pensieri Cannibali, che funziona meglio dei promemoria sul cellulare.
In occasione dell’8 marzo, per prima cosa da buon ruffiano faccio gli auguri a tutte le donne! e poi dedico il mio post mimosa in particolare alla donna dell’anno.
Eva del duo Adamo ed Eva?
Nuh, vabbè che quest’anno va di moda l’effetto nostalgia, però è davvero troppo retrò.
La Maria Vergine?
Nuh, troppo Santa.
La Belen Rodriguez?
Nuh, troppo Zoccola.
E allora non resta che lei, la sola e unica Jessica Chastain. Una donna in grado di recitare nell’ultima annata non in 1, non in 2, non in 3, non in 4, bensì in 5 film interessanti.
Dopo aver osannato il capolavoro The Tree of Life, lo splendido Take Shelter e l’ottimo The Help, adesso è il turno di due suoi film minori, ma comunque degni di attenzione. Se non altro per la sua fenomenale presenza.
Al via or dunque la Jessica Chastain mini-rassegna.

Texas Killing Fields
(USA 2011)
Regia: Ami Canaan Mann
Cast: Sam Wothington, Jeffrey Dean Morgan, Chloe Moretz, Jessica Chastain, Sheryl Lee, Annabeth Gish, Stephen Graham
Genere: ragazze scomparse
Se ti piace guarda anche: The Killing, Friday Night Lights, Twin Peaks

La partenza del film, con il classico ritrovamento del cadavere di una ragazza, non può che far venire subito in mente Twin Peaks e allo stesso tempo non si può che rimanere a seguire la vicenda. Nonostante sia una storia raccontata più e più volte, per chi è cresciuto con la serie di David Lynch non si può fare a meno di essere attratti da una vicenda che si apre in tal modo.
Texas Killing Fields ricorda quindi il telefilm per eccellenza, Twin Peaks, ma allo stesso tempo riporta alla mente pure le atmosfere inquiete del recente The Killing, caratterizzato però da un’ambientazione texana che fa molto Friday Night Lights (non a caso la regista ne ha diretto un episodio). I riferimenti televisivi non sono così casuali, visto che questo più che un film per il cinema finisce per assomigliare alla puntata pilota di una potenziale serie tv. Un difetto, visto che la pellicola rimane incompiuta e i suoi personaggi sospesi, come se meritassero un ulteriore approfondimento in puntate successive che mai vedremo. Ma nemmeno un difetto così grave, visto che Texas Killing Fields sarebbe un pilot di livello piuttosto buono. Peccato solo non sia un pilot, bensì un film.

A curare la regia della pellicola è Ami Canaan Mann. Un nome che non vi dirà niente, visto che è una esordiente assoluta, ma un cognome che invece potrebbe farvi scattare un campanello in testa.
Mann? Sì, non è una coincidenza: si tratta proprio della figlia di Michael Mann, il regista di Heat, Collateral, Manhunter, L’ultimo dei Mohicani, Miami Vice, Nemico Pubblico, Alì, Insider…
Una figlia raccomandata, or dunque, e alla mente vengono subito due nomi di figlie d’arte di altri grandi registi. Ai limiti, se vogliamo, opposti. Da una parte Sofia Coppola, autrice strepitosa di una serie di pellicole con cui è riuscita a definire una poetica e un linguaggio del tutto personali, ben lontani dall’ombra ingombrante di paparino Francis Ford. Dall’altro lato troviamo invece Jennifer Lynch, la figlia di quel David il cui nome abbiamo già incontrato e che menzioneremo ancora. Jennifer che ha girato tre film, tra cui l’esordio Boxing Helena. Una pellicola che aveva fatto discutere parecchio per la morbosità del tema trattato e per via di una causa legale con Kim Basinger, che sarebbe dovuta esserne la protagonista, ma che alla prova del grande schermo si è rivelata un notevole flop nonché il tentativo della figlia di imitare (senza successo) le atmosfere angoscianti e visionarie del padre. Uno scult totale a suo modo entrato nella storia del cinema.
E la Ami Canaan Mann dove si pone, tra queste due figlie d’arte?

Esattamente a metà strada. Il suo film d’esordio non è infatti del tutto riuscito, ma nemmeno una porcata totale. Il suo sguardo è piuttosto personale, i riferimenti al padre non sono particolarmente inva-evidenti, eppure non riesce nemmeno a emergere con una visione del tutto sua. Perché il modello di riferimento, più che papà Michael, come detto sembra essere pure per lei il Lynch.
La storia di alcune ragazze scomparse negli acquitrini di una cittadina texana è un indizio al proposito. Ma l’impressione si fa certezza quando ti vedi comparire davanti Sheryl Lee, una Laura Palmer che non è morta ma è cresciuta, ed è ancora una mezza prostituta con una vita disastrata.
Sheryl Lee… fa sempre piacere rivederla, di recente è capitato anche in Un gelido inverno e nella serie One Tree Hill (era la madre di Peyton), ma allo stesso tempo è sempre uno shock. È come rivedere viva una persona che credevi morta. Perché non importa fosse fiction: quando la tua vita è stata segnata indelebilmente da Twin Peaks, per te lei non è un cadavere. Lei è IL cadavere e la scena del ritrovamento del suo corpo non te la potrai mai più scrollare dalla mente.

Il paragone con un Twin Peaks in versione texana aleggia dunque sulla pellicola ed è un paragone che la pellicola non riesce a reggere. Nessuno può. Anche perché la storia parte da ottime premesse, ma si evolve in maniera un po’ lenta e macchinosa, fino ad arrivare a un finale che pare campato via e che invece avrebbe potuto regalare ben altra tensione. La Mann si vada in proposito a rivedere il gran finale di quell’altro cult anni ’90 che è stato Il silenzio degli innocenti, per capire quanto la conclusione del suo film non sia altrettanto efficace.

"Cannibal, ce l'hai ancora con me per Avatar?
Parliamone amichevolmente..."
A rendere più convincente una storia che possiede fascino, ma non grande originalità, ci pensa comunque un cast di buon livello. Uno dei due agenti protagonisti dell’indagine è Jeffrey Dean Morgan, noto per il ruolo del malato terminale Denny Duquette in Grey’s Anatomy ma anche come padre dei fratelli Winchester di Supernatural e quindi sì, torniamo ancora una volta su sentieri molto televisivi. L’altro agente è invece Sam Worthington, il da me tanto odiato Sam “Avatar” Worthington, che però qui va detto come sia alla sua prima interpretazione convincente. O almeno diciamo decente. Il ragazzo per la prima volta in assoluto non sembra recitare con lo scazzo addosso ma si impegna. Sebbene non rimanga certo il massimo dell’espressività.

Quindi troviamo anche una Chloe Moretz ragazzina sbandata e senza futuro, con un volto provato e sofferente che è l’esatto opposto della ragazzina tutta smorfie e faccette disneyane dell’Hugo Cabret scorsesiano. C'è pure un grandioso Stephen Graham (This is England, Boardwalk Empire) in versione psychopathico e poi arriviamo finalmente a lei, alla Jessica Chastain regina sovrana del nostro post. Ma Mann-aggia alla Mann che le ha dato un ruolo così piccolo.
La Chastain interpreta la terza agente coinvolta nelle indagini delle ragazze misteriosamente scomparse in ‘sti cazzo di inquietanti infiniti campi texani, ed è in più l’ex moglie dell’Avatar Worthington. Tra un battibecco con l’ex marito e la sua cazzutaggine quando entra in azione, Jessica riesce a rendere parecchio incisivo un personaggio che nella sceneggiatura non ricopre un enorme spazio. Una piccola grande interpretazione con cui conferma, se qualcuno - o folle - ne avesse ancora il dubbio, di come sia l’attrice più in forma del momento.
Se qualcuno vedendola in The Tree of Life e Take Shelter con due ruoli piuttosto simili aveva avanzato l’ipotesi che fosse capace a interpretare un solo tipo di parte, ovvero quello della moglie messa alla prova da disgrazie di varia natura, tra la bionda svampita (ma non troppo) di The Help e questa tosta poliziotta Walker Texas Killing Fields Ranger, dovrà ricredersi.
Quanto alla regista Mann, il suo esordio non convince in pieno però lascia intravedere ampi margini di miglioramento. Basta solo che riesca a ritagliarsi un posto al sole tutto suo. Lontana dall’ombra di papà Michael? No, lontana dall’ombra di David Lynch.
(voto 6,5/10)

"Ma perché continuano a farmi recitare con quell'Avatar? Peeeerché?"
Il debito
(USA 2010)
Titolo originale: The Debt
Regia: John Madden
Cast: Sam Worthington, Ciaran Hinds, Jessica Chastain, Helen Mirren, Tom Wilkinson, Marton Csosak, Jesper Christensen
Genere: il passato ritorna
Se ti piace guarda anche: La chiave di Sara, La donna che canta, Valzer con Bashir

Ancora dubbi sulle effettive capacità recitative di Jessica Chastain, anche dopo quanto vi ho detto qui sopra?
Volete essere banditi A VITA da questo blog?
Per convincervi del contrario io comunque mi gioco pure la carta de Il debito. Della cinquina di pellicole da lei intepretate in quest’ultima annata, è la meno convincente. Eppure lei, con una performance davvero strepitosa, riesce a tenere in piedi l’intero ambaradan e a renderla non dico una visione fondamentale, ma comunque decente. Considerando che alla regia c’è John Madden, il pessimo regista di pellicole come Shakespeare in Love e Il mandolino del capitano Corelli, non è roba da poco.
"Se mi liberi, io ti libero da Worthington una volta per tutte."
Se a ciò aggiungiamo il fatto che tra i protagonisti ritroviamo pure qui Sam “Avatar” Worthington, il rischio che la pellicola naufragasse era davvero alto. Altissimo. A proposito di Texas Killing Fields ho infatti detto che Worthington offre una prova recitativa finalmente accettabile, qui invece risulta parecchio meno credibile e convincente e ritorna subito sui suoi soliti bassissimi Avatar standards.
Certo che vedere due film due in cui Sam Worthington e Jessica Chastain recitano insieme è uno spettacolo davvero impietoso. Immaginate di leggere un racconto scritto a quattro mani da Moccia con Cormac McCarthy. Oppure Gigi D’Alessio duettare con… Adele. Sono cose che semplicemente NON dovrebbero accadere e invece in ben due pellicole capita di vedere uno degli attori più catatonici di sempre insieme alla più grande star che il cinema abbia partorito dai tempi di… Natalie Portman.
Dite che sono ancora questi i tempi di Natalie Portman?
Okay, allora diciamo dai tempi di… Nicole Kidman pre-botox.
Va bene, adesso?

A proposito del film Il debito, poco da dire: è la solita storia del presente che rivanga una vecchia vicenda del passato, in una maniera non troppo dissimile fatta dagli altrettanto recenti ma più riusciti La chiave di Sara e La donna che canta.
La vincenda in questo caso specifico è quella di tre agenti del Mossad, la CIA isrealiana, in missione negli anni ’60 per catturare un criminale nazista. Ci saranno riusciti? Non ci saranno riusciti? Cosa ha a che fare questa passata vicenda con il presente (la storia è ambientata nei 90s) dei protagonisti? E, soprattutto, a noi ce ne frega davvero qualche cosa?

Anziché utilizzare dei trucchi inverosimili come quelli pessimi di J. Edgar, qui per fortuna si è fatta una scelta differente per i protagonisti della pellicola: 3 attori giovani per il passato e 3 attori “vecchi” per il presente.
E così Sam Worthington, il pessimo - ripetiamolo una volta di più che male non fa - Sam Worthington diventa Ciaran Hinds (di recente visto anche nell’inutile The Woman in Black), Marton Csokas (come minchia ci pronuncia?) diventa quella faccia da antipatico di Tom Wilkinson e Jessica Chastain crescendo diventerà Helen Mirren.
E va bene che Helen Mirren è pure un premio Oscar, però tra tutti questi 6 attori a spiccare è lei e ancora lei e solo lei: Jessica Chastain. Il mio potrà anche essere un ragionamento da fan, visto che le ho persino dedicato questo post speciale, però per quanto il film sia parecchio scontato e puzzi di già visto, la sua interpretazione è davvero impressive, come direbbero gli americani.
Altri motivi per impiegare il vostro tempo a vedere una thriller spy story storica onesta ma poco eccezionale come Il debito? Nessuno, però direi che Jessica Chastain vale almeno come un milione di motivi in contanti.
(voto 6/10)


Jessica Chastain mora (!) in Mama.
Per il momento termina qui questa Jessica Chastain mini-rassegna, giusto un filo entusiastica nei suoi confronti, ma tranquilli che prossimamente ci regalerà nuove, di certo magnifiche, intepretazioni. La vedremo in Coriolanus, l’esordio dietro la macchina da presa di Ralph Fiennes, che mi auguro più capace come regista che come attore, in Wilde Salome di Al Pacino da Oscar Wilde, in Tar al fianco di James Franco e Mila Kunis (sbav!), nell’horror Mama, in Wettest County, nuovo film del regista di The Road John Hillcoat con tanto di super cast (Tom Hardy, Shia LaBeouf, Mia Wasikowska, Guy Pearce, Gary Oldman), nel prossimo misterioso film terroristico firmato da Kathryn Bigelow e naturalmente avrà una parte pure nel nuovo Terrence Malick. Davvero tanta roba!
Nei prossimi mesi l’invasione chastaniana proseguirà quindi sugli schermi cannibaleschi e mondiali. A presto, allora, con la seconda edizione del Jessica Chastain Film Festival...

giovedì 21 ottobre 2010

C'era una volta l'America

Winter’s Bone
(USA 2010)
Regia: Debra Granik
Cast: Jennifer Lawrence, John Hawkes, Dale Dickey, Garret Dillahunt, Lauren Sweetser, Shelley Waggener, Sheryl Lee
Genere: country thriller
Links: imdb, mymovies
Se ti piace guarda anche: Fish Tank, The Road, Una storia vera, Precious, Il silenzio degli innocenti

Avete presente “Teen cribs”, un programma ogni tanto su Mtv con protagonisti ragazzini viziati che vivono in case da sogno con genitori amorevoli e campi da basket tennis golf bowling squash (squash!) e cinema personali?
Bene, cancellate tutto perché Ree Dolly, la protagonista 17enne di Winter’s Bone, sta esattamente nella situazione opposta. Vive in un posto che non sembra dimenticato da Dio, ma sembra dannato da Dio, sua mamma è malata e non ci sta con la testa, suo papà fabbrica metanfetamine ed è ricercato dalla polizia e così lei anziché andare a scuola deve occuparsi dei suoi due fratellini. Perdipiù, se suo padre non si presenterà all’udienza davanti al giudice le toglieranno anche la casa.
Così lei da sola si mette a caccia del padre scomparso, come in un Alla ricerca di Nemo al contrario. In questa sua disperata ricerca si imbatte in un’umanità varia, tossica e desolata, senza speranze, attraverso un’America country, fredda gelida come Schumacher che festeggia per la vittoria il giorno della morte di Senna, con una fotografia tra Il silenzio degli innocenti, The Road e Twin Peaks. Non è un caso, allora, che in una piccola parte compaia anche Sheryl Lee: sì, proprio Laura Palmer, viva e vegeta tra noi anche se vistosamente invecchiata.

La bellezza di Winter’s Bone è difficile da spiegare a parole. Bisogna viverlo, cogliere tutti i piccoli dettagli disseminati, immergersi nella sua atmosfera da thriller country che ti rimane incollata alla pelle nei giorni successivi la visione.
La protagonista Ree è interpretata da una eccezionale Jennifer Lawrence, già in grado di rubare la scena a Charlize Theron in The Burning Plain – Il confine della solitudine e con davanti a sé a un futuro grandioso da nuova… Jodie Foster, che difatti l’ha chiamata per il suo prossimo film da regista “The Beaver”. Nei panni dello zio di Ree è meravigliosa anche la prova di John Hawkes, uno di quei volti che sai di aver già visto da qualche parte e in effetti è così (nelle serie Lost e 24, nel film Me and you and everyone we know) e sai che adesso non te lo scorderai più.
Da segnalare pure la promettente regista Debra Granik, al suo secondo film dopo l'invisibile Down To The Bone: ha un occhio attento alle più piccole cose e un gusto visivo di raro fascino.

Il film sta riscuotendo consensi enormi negli Stati Uniti, ha vinto i premi di miglior film e miglior sceneggiatura all’ultimo festival di Sundance ed è il primo della lista tra i film indipendenti per la corsa ai prossimi Oscar. Per l’Italia questa è probabilmente una pellicola dalle tinte troppo country (presentissimo anche nella splendida colonna sonora), troppo America lontana dal glamour, troppo America lontana dall’American Dream per risultare appetibile anche da noi dove chissà se, e quando, mai uscirà.
Per fortuna c’è la rete ed è possibile gustarselo in lingua originale (con gli splendidi accenti del Sud degli USA), sottotitolato in italiano.

Consigliato è dir poco.
(voto 9)

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