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venerdì 26 dicembre 2014

YOUTUBE KILLED THE VIDEO STAR: I VIDEO DEL 2014





La classifica dei video dell'anno di Pensieri Cannibali è divisa in due categorie. Un po' come agli Emmy Awards e ai Golden Globes. Solo che in questo caso la suddivisione non è tra comedy e drama, bensì tra video musicali e non.
Iniziamo con questi ultimi. Tra i miliardi di video caricati su YouTube e altri servizi di video streaming, ecco la Top 5 dei più divertenti, originali o semplicemente quelli che mi sono piaciuti di più tra quelli che ho visto.

martedì 25 marzo 2014

I PROGRAMMI TV CON CUI SONO CRESCIUTO





Ma quanto ci piacciono le liste?
Qui su Pensieri Cannibali davvero tanto, come forse credo abbiate notato, ma giusto se avete proprio prestato una grande attenzione. Oggi è allora il turno di un nuovo giochino. Dopo I dischi con cui sono cresciuto, ecco I programmi tv con cui sono cresciuto. Alcuni show che hanno fatto parte della mia infanzia/adolescenza li avevo già inseriti nella lista dei Programmi Tv Vergogna (un’altra lista? che sorpresa!), ma qui ci sono tutti gli altri, non per forza vergognosi e, anzi, di alcuni sono persino orgoglioso. O quasi.
Ecco la mia Top 10 dei Programmi Tv con cui sono cresciuto e come al solito vi invito a compilare anche le vostre personali classifiche su blog e social network.

"Sono nella lista? Ma che onore!"

10. C’era una volta… Pollon
I cartoni di Bim Bum Bam con cui sono cresciuto meriterebbero una Top 10 a parte, e non è detto che prima o poi non la faccia. Alcuni, a rivederli oggi, credo li potrei trovare insopportabili e irritanti. Tra quelli di cui ho un ricordo sempre positivo c’è invece la mitica Pollon combinaguai. Tra polverine magiche, Eros che se ne va in giro nudo, uno Zeus womanizer e un sacco di riferimenti alla mitologia greca, una serie ironica e divertentissima che a ben vedere non era poi nemmeno così tanto per bimbetti. Questo sì era un cartone educativo, altroché Peppa Pig.

"Non sono alla numero 1? Allora beccati questo, Cannibale!"

9. Una bionda per papà e 8 sotto un tetto
Le sitcom americane hanno avuto un peso importante nella mia (non)cultura. Tra le mie preferite quando ero un piccolo Cannibal Kid ci sono 8 sotto un tetto con il mito nerd nonché padrino di tutti gli hipster Steve Urkel e l’esilarante Una bionda per papà. Non so se riviste oggi farebbero ancora ridere così tanto, però ai tempi erano il top del top della comicità tv.


8. Friends
E dopo un paio di sitcom mitiche, ecco non una semplice sitcom, bensì La Sitcom per eccellenza, l’unica di cui credo di aver seguito tutti gli episodi, e sì che ce ne sono stati ben 236 spalmati lungo 10 stagioni. Ma cosa non si fa per gli amici?


7. The O.C.
Questa serie ha segnato in qualche modo la fine della mia adolescenza. Faccio per dire fine, visto che mi sento un ggiovane teenager forever ancora adesso.
Grazie anche e soprattutto alla presenza del personaggione indie-geek Seth Cohen, The O.C. è stato un vero gioiellino teen come negli ultimi anni non se ne sono più visti, fatta eccezione per l’inglese Skins.
E poi c'era Olivia Wilde che si limonava Mischa Barton, cioè, volete mettere?


6. MTV Hot e MTV Brand New
Andrea Pezzi per me è stato più di un semplice conduttore tv. E' stato un mito. Un esempio. Ha rappresentato un nuovo modo di fare televisione, che in molti poi hanno copiato, soprattutto il suo successivo programma Kitchen, quello che ha dato origine a tutti i programmi di cucina di oggi. Hot era un tripudio di idee, a ogni puntata Pezzi si inventava qualcosa di diverso, aveva un modo tutto suo e tutto nuovo di parlare di musica e non solo. E poi quanti video e band fenomenali ho conosciuto, grazie a questo programma? Dai Radiohead a Bjork, dagli Smashing Pumpkins ai Chemical Brothers, la mia iniziazione musicale è passata per di qui.


Qualche tempo dopo, il mio nuovo idolo e modello esistenziale è diventato Massimo Coppola, conduttore del programma in onda a tarda notte (ma che mi videoregistravo) MTV Brand New, quello con dentro tutti i video più nuovi e più radical-chic in circolazione. Ah, che belli i tempi in cui su MTV si scoprivano nuovi gruppi musicali e non solo nuovi reality-show (che comunque seguo, sia chiaro).


5. I Simpson
Uno dei primi ricordi d’infanzia che ho è ambientato in una domenica mattina. Una domenica mattina schifosa. I miei volevano portarmi a messa. Non che siano mai stati molto religiosi, però quand’ero un bambino in età da prima comunione/cresima pensavano che ogni tanto si dovesse andare, almeno nelle occasioni importanti tipo Pasqua e Natale. Non ho mai capito perché. Fatto sta che io non volevo andare, innanzitutto perché detestavo (e detesto tutt’ora) le messe. E poi perché la domenica mattina su Canale 5 davano I Simpson. Le prime stagioni. Quelle più belle. Quelle da conoscere a memoria e da venerare in maniera religiosa. Altroché la messa.

"Speriamo che Cannibal non ci faccia guardare una serie teen pure stasera..."

4. Mai dire gol (e affini)
Un programma geniale. Divertentissimo e geniale.
Non tutti i comici erano fenomenali, alcuni non li ho mai sopportati (ad esempio Teo Teocoli o il Mago Oronzo), altri comici sarebbero diventati insopportabili con il tempo (come Fabio De Luigi), però resta una galleria lunghissima di personaggi e di gag fenomenali, pura Storia della tv italiana.
I miei preferiti? Daniele Luttazzi, Aldo, Giovanni e Giacomo e De Luigi.


3. Buffy l’ammazzavampiri
Voi giovani d’oggi dalla vostra parte avrete anche la gioventù, ma sieti cresciuti con Twilight. Noi “vecchi” trentenni con Buffy.
Volete mettere?

"Hey, ma se io sono terza, chi diavolo sono i primi due?"

2. Holly e Benji
Senza Holly e Benji, avrei un concetto di tempo e di spazio del tutto differente, perché questo cartone mi ha insegnato che una partita può durare di più, mooolto di più di soli 90 minuti, e si può – anzi si deve – giocare su campi pieni di salite.
Senza Holly e Benji, avrei un concetto di calcio del tutto differente.
Senza Holly e Benji, avrei un concetto della vita del tutto differente.

"Abbiamo battuto tutti gli altri cartoni, sììì!"

1. Beverly Hills 90210
È con Beverly Hills 90210 che ho capito di avere un problema di dipendenza. Dipendenza da serie tv o, come li chiamavamo allora in maniera magari meno corretta ma più efficace, telefilm. Al pensiero di perdermi un episodio, o anche solo un minuto, delle avventure dei ragazzi di Beverly Hills mi sentivo male fisicamente. Da lì in poi le cose non hanno fatto altro che peggiorare, le serie sono cambiate, sono passato da questa a Dawson’s Creek e Buffy, da quelle a The O.C. e Veronica Mars, e poi da quelle ancora a Mad Men e Breaking Bad, arrivando oggi a True Detective, e so che la cosa non avrà mai fine.
Lo confesso: mi chiamo Cannibal e sono un... serialomane.
Ciaaao, Cannibal.

venerdì 26 ottobre 2012

Danno l’accisa all’Uomo Ragno chi sia stato non si sa, forse quelli della mala forse Catricalà

The Amazing Spider-Man
(USA 2012)
Regia: Marc Webb
Cast: Andrew Garfield, Emma Stone, Rhys Ifans, Martin Sheen, Sally Field, Denis Leary, Chris Zylka, Campbell Scott, C. Thomas Howell
Genere: supereroico
Se ti piace guarda anche: Kick-Ass, Chronicle, Spider-Man

A me i supereroi stanno sulla balle.
Ve l’ho già detto? Sì, una o due volte. Una o due centinaia di volte, intendo.
Su tutti: Clark Kent/Superman. Odioso alieno perfettino e clandestino.
Gli Avengers? Non me ne piace manco uno. A parte Black Widow che non mi piace come personaggio, ma solo per Scarlett Johansson e quindi non vale.
Bruce Wayne/Batman? Lui mi piace abbastanza (e non intendo in maniera fisica come al suo amichetto Robin) per quel suo lato oscuro. Non a caso è anche l’artista precedentemente noto come Il cavaliere oscuro.
Il mio preferito però è Spider-Man. Lo sfigato Peter Parker.
"Emma Stone nuda? Dove, dove??"

Una volta detto questo, non sentivo assolutamente il bisogno di rivederlo sul grande schermo. Non così presto. Spider-Man del 2002 è stata la pellicola che ha riregalato al mondo dei supereroi un grande successo cinematografico, dopo gli agghiaccianti Batman firmati Joel Schumacher, incarnando bene il desiderio di qualcuno che potesse salvare New York City, seppure solo per fiction, all’indomani dell’11 settembre. Sam Raimi era riuscito a portare le intuizioni nerd ironiche messe a frutto da Joss Whedon in Buffy, la prima vera eroina post-moderna, e ci aveva regalato un eroe poco super e molto umano. Oltre che una pellicola estremamente divertente.
Spider-Man 2? Un bel bis. Un sequel che riusciva non solo a tenere alto il livello di spasso del primo, ma spingeva maggiormente anche sull’aspetto dark del personaggio.
Spider-Man 3? Da dimenticare su tutta la linea.
Con quel film, Spider-Man ha cominciato a perdere qualche punto ai miei occhi. Con quel film, e anche con quella lagna di versione del tema di Spider-Man firmata da Michael Bublé, più comunemente conosciuto come Michael Buuu-Bleah.



Da allora, ogni volta che sento nominare Spider-Man mi viene in mente la versione Bubleosa, anziché quella ben più figa dei Ramones.



O quella di Homer Simpson.



Nonostante il Bublé e nonostante il dimenticabile terzo episodio della saga di Raimi, Spider-Man resta pur sempre il mio supereroe preferito, almeno tra quelli tradizionalmente intesi. Perché se tra quelli meno “ortodossi” e classici possiamo annoverare pure Buffy o i Misfits o gli Heroes o il Bruce Willis di Unbreakable, o persino il precario di Caparezza, allora è tutta un’altra storia e l’Uomo Ragno rischia di finire persino fuori dalla top 10.
Nonostante sia il mio superhero tradizionale preferito, a distanza di così poco tempo non si sentiva, o almeno io certo non sentivo, tutto questo bisogno di un reboot, di una rinascita cinematografica del personaggio. Anche perché la saga di Sam Raimi è ancora bella fresca ed è invecchiata bene. Sarà che sono passati a mala pena una decina d’anni dal primo capitolo e 5 dall’ultimo, quindi era difficile invecchiare male.
A Hollywood però non stanno tanto a chiedersi se un film sia necessario o meno. Si stanno a chiedere quanti $ po$$ono fare. E con un $upereroe, anche e $oprattutto in tempi di $upercri$i, i $uperinca$$i sono $upergarantiti.

Cosa c’è allora di diverso dal precedente Spider-Man?
Non molto. Questo punta a un realismo leggermente maggiore, diminuendo la componente “fumettosa” soprattutto nella prima parte, la più interessante, mentre sul finale scivola purtroppo nella solita buccia di banana ripiena di effetti speciali, e cade pure nella trappola del solito lungo scontro finale con il cattivone, il poco interessante lucertolone interpretato da Rhys Ifans, Lizard, nella cui parte io avrei visto meglio il Re Lucertola in persona, Iggy Pop. Così avrebbero potuto fargli cantare pure il tema di Spider-Man che avrebbe (forse) cancellato dalla mia memoria la Bublé-version.

"Ecco cosa succede a guardare troppe foto di Emma Stone..."
A curare la regia i producer hollywoodiani hanno chiamato il giovane talento Marc Webb, per gli amici anche Marc WWW, segnalatosi come uno dei migliori talenti visivi in circolazione con il suo esordio, lo splendido (500) giorni insieme, LA commedia romantica indie per eccellenza. Un talento che qui svolge diligentemente il suo lavoro e convince parecchio, in particolare nella prima parte come abbiamo detto più realistica e “umana”. Nel finale appare invece meno a suo agio con gli effettoni specialoni e le scenone d’azionona ma vabbè, io mi auguro che questa nel mondo dei blockbuster sia stata solo una parentesi (credo molto remunerativa) e il Webb torni presto a ciò che sa fare meglio: il cinema indie. E a questo proposito il suo prossimo progetto The Only Living Boy in New York potrebbe rivelarsi parecchio interessante.

"Mi avevi detto che era nuda, invece era solo una foto da studentessa porca."
Oltre che un nuovo regista, per questo extreme makeover poco extreme del franchise di Spider-Man serviva naturalmente anche un volto nuovo. A raccogliere il testimone del naturalmente nerdoso Tobey Maguire è il naturalmente geekkoso Andrew Garfield, che insomma l’abbiamo già visto in The Social Network, Non lasciarmi, Parnassus, Leoni per agnelli e ormai più che una rivelazione è una conferma. Nei panni della bella di turno, per rimpiazzare l’irrimpiazzabile Kirsten Dunst hanno ingaggiato Emma Stone, ed è una gran bella scelta. Anche se in versione bionda rende meno che da rossa. Parere non solo estetico-sessuale, ma anche interpretativo: in Easy Girl era fenomenale, qui semplicemente porta a casa la mignpagnotta.
Non manca nemmeno il nemicoamico di turno. Laddove nel precedente James Franco era prima il BFF di Peter e poi ne diventava il rivale, qui le cose vanno al contrario. Flash Thompson/Flash Gordon è interpretato da Chrys Zylka, che abbiamo, o almeno ho, già visto in Kaboom, Shark Night, Piranha 3DD e nella serie The Secret Circle, uno che con quella faccia da bello stronzo è più convincente come cattivone che non come amichetto di Spidey. Ma per sviluppare meglio questo aspetto ci saranno i prossimi capitoli della saga…

"Resisti Spidey, al prossimo film se ce lo fanno fare te la do'..."
Cast e regia funzionano ottimamente, così come tutta la prima parte della pellicola. Il sapore di deja vu è fortissimo, la storia in fondo non è molto cambiata, anzi quasi per nulla, rispetto al primo episodio di Raimi, però il film è su di umorismo e ci sono un paio di scene persino ai limiti della slapstick comedy davvero divertenti. Ci sono pure le scenone giocate su registri più drammatici, quelle più romantiche e tutto è ok. Fino a che non ci si ricorda di essere pur sempre in una pellicola sui supereroi. Nella prima ora ce ne eravamo quasi dimenticati e io ne ero solo felice. Purtroppo l’oretta finale scivola invece in maniera più lenta e noiosa, tra scene action non troppo convincenti e altre menate per fare contenti i fan dei popcorn movies.
Il difetto principale resta pur sempre quello di essere un film del tutto non necessario, di quelli che se avessero aspettato altri 10, 20, 30 anni per fare un nuovo Spider-Man nessuno, o almeno non io, si sarebbe lamentato. Così come nessuno, o almeno non io, si sarebbe lamentato se Michael Bublé non avesse mai cantato il tema di Spider-Man.
Un film inutile, dunque, questo Amazing Spider-Man. Difficile però chiedere molto di più a un film inutile.
(voto 6,5/10)

mercoledì 16 marzo 2011

Burger Kings

Bob’s Burgers
(Stagione 1)
Serie animata creata da: Loren Bouchard
Cast: Bob, Linda, Tina, Louise, Gene
Rete americana: Fox
Rete italiana: prossimamente Fox?
Genere: famiglie fuori di testa
Se ti piace guarda anche: Daria, I Griffin, King of the Hill, The Cleveland Show, I Simpson

I Simpson ripetono sempre la solita storia? Cominciano a stufarvi pure i Griffin? Beh, qui c’è una nuova famiglia che può risvegliare il vostro appetito non per gli hamburger come il titolo lascerebbe supporre, non quello sessuale, bensì per le serie americane politically scorrect.
Bob’s Burgers è infatti il nuovo cartoon della Fox (la stessa rete che negli USA trasmette le note serie sopra citate) con una nuova famiglia americana poco tradizionale e molto particolare. Bob è il padre nonché proprietario e factotum del piccolo fast-food che conduce insieme agli altri svogliati membri della famiglia: c’è la moglie con le sue strambe fissazioni (come l’ambizione di trasformare il ristorantino in un locale di teatro), il figlioletto che è in botta con i suoni campionati e si porta sempre con sé una tastiera con cui riproduce rumori vari, la figlia più piccola che è una sorta di psicopatica molto originale e fantasiosa sempre con una cuffia da coniglio sulla testa. Ma il personaggio più straordinario è la figlia maggiore Tina, una pre-adolescente che ricorda l’indimenticabile Daria Morgendorffer del cartone di Mtv e ha una voce robotica esilarante. È lei il cuore pulsante del cartone, con le sue imbarazzanti pulsioni sessuali e i sogni nerd del primo bacio. È già una mia eroina personale.


Bob’s Burgers non sta riscuotendo un enorme successo in patria e non si sa ancora se verrà confermato per una seconda stagione, sarebbe però un peccato limitarsi a una manciata di episodi perché con il tempo e un po’ di pazienza potrebbe diventare un piccolo cult; in attesa che arrivi in Italia (forse prossimamente…) la cosa migliore da fare è comunque vederlo con le irresistibili voci originali. Bob Belcher e la sua famiglia probabilmente non vi faranno ammazzare subito subito dalle risate, ma posson bastare appena un 10 minuti per entrare nella folle spirale umoristica di questa serie. Dovete dare un minimo di confidenza ai suoi particolari personaggi e allora vi stenderà con la sua ironia esagerata e non potrete più farne a meno. Come capitava con i Simpson e i Griffin, quelli dei tempi migliori.
(voto 7+)

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