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sabato 12 aprile 2014

WHY DON’T YOU PLAY IN HELL? – SEMPRE SIA LODATO IL DIO DEL CINEMA




Why Don’t You Play in Hell?
(Giappone 2013)
Titolo originale: Jigoku de naze warui
Regia: Shion Sono
Sceneggiatura: Shion Sono
Cast: Hiroki Hasegawa, Gen Hoshino, Akihiro Kitamura, Jun Kunimura, Fumi Nikaidô, Tak Sakaguchi, Tomochika, Shin'ichi Tsutsumi
Genere: cinefollia
Se ti piace guarda anche: Kill Bill, gli altri film di Shion Sono



Il Dio del Cinema agisce per vie misteriose.
Sia lodato il Dio del Cinema!


Questo in pratica è il credo del protagonista del nuovo film del regista genio giapponese Shion Sono, Why Don't You Play in Hell?
Hirata, questo è il nome del protagonista della pellicola, è quello qui sotto.


Hirata è un ragazzo che fa il regista, o almeno ci prova, ed è a capo di una improvvisata troupe cinematografica chiamata Fuck Bombers, composta, oltre che da lui, anche da un esperto in carrellate, da una tipa fissata con le riprese a mano e da un attore che dovrebbe essere il Bruce Lee giapponese.


Hirata prega il Dio del Cinema affinché un giorno gli faccia avere l'opportunità di girare un grande film. Qualcosa che resti nella Storia.
Passano gli anni e non succede niente. Fino a che...
Fino a che il suo destino non si incrocerà con quello di Muto, un boss della yakuza, la mafia giapponese, che vuole girare una pellicola per far diventare sua figlia Mitsuko una star cinematografica, almeno agli occhi della moglie che sta per uscire di prigione. E' così che Hirata avrà l'opportunità di girare il grande film che tanto desiderava fare. Il Dio del Cinema agisce per vie davvero misteriose, ve l'ho detto.
La trama vi sembra un po' troppo incasinata?
Così è e in effetti il film è un casino. Ma un bel casino. Un gran bel casino che, per quanto incasinato, è piuttosto comprensibile in tutti i suoi passaggi o, se non altro, appare di più semplice comprensione rispetto ad altri deliri-figate firmati dal regista Shion Sono in passato, come lo spassoso fantasioso j-horror Ekusute - Hair Extensions, il pugno allo stomaco Cold Fish o il soft-porno Guilty of Romance. I suoi altri lavori ancora mi mancano ma li sto recuperando poco a poco, anche perché la visione di un film di Shion Sono (oppure si scrive Sion Sono senza h, chissà chissà?) è sempre un'esperienza strepitosa, che va gustata al momento giusto.
Il suo prossimo lavoro che voglio recuperare è la sua personale visione del Giappone post-tsunami Himizu, film in cui c'è la sua nuova attrice musa Fumi Nikaidô, qui in Why Don't You Play in Hell interprete di Mitsuko, proprio la ragazza che innesca i vari meccanismi che portano alla realizzazione del film nel film.
Tra l'altro, che figa è, Fumi Nikaidô?


Se mai dovesse capitarvi l'occasione di baciarla, state però attenti, che può rivelarsi un'esperienza pericolosa...


Pericolo o meno, come non innamorarsi di lei, guardando Why Don't You Play in Hell??


Perché è comparso Spank?
Perché in alcuni momenti di questo nuovo film di Shion Sono sembra di assistere a un episodio di Hello Spank girato da Quentin Tarantino, ecco perché. Lampi continui di trovate geniali e inaspettate illuminano la pellicola dall'inizio alla fine, senza soste. Una cosa che non capita spesso di vedere. Un sacco di film propongono il loro meglio all'inizio, si giocano subito tutte le loro idee migliori, per poi finire con il fiatone. In Why Don't You Play in Hell? questo non succede. Dopo averci impressionato con una serie di invenzioni registiche continue, dopo averci fatto ridere con momenti di comicità tipicamente giapponese quasi da anime, dopo aver fatto scorrere fiumi di sangue, dopo averci presentato un sacco di personaggi che sembrano non avere niente a che fare tra loro, nella seconda parte del film Shion Sono mette ordine al caos, seppure a modo suo, e riesce a dare una coerenza all'insieme.
Why Don't You Play in Hell è un crescendo di follia e genialità che esplode in un gran finale tutto da non perdere. Tutto da vedere, respirando a pieni polmoni questa boccata d'aria fresca di cinema anarchico, eppure con una sua precisa struttura. Nonostante sia un divertissement comedy-action e l'attitudine cazzara la faccia da padrona, Why Don't You Play in Hell? è anche un sincero e appassionato atto d'amore nei confronti della Settima Arte. Un vero e proprio sacrificio sull'altare dedicato al Dio del Cinema.
Sia lodato il Dio del Cinema!


(voto 8/10)

mercoledì 28 agosto 2013

FESTIVAL DI VENEZIA 2013, COSA CI ASPETTA?




"Elisabetta Canalis s'è messa con Maccio Capatonda? Ma che davvero?"
Parte oggi il Festival del Cinema di Venezia 2013. Miiiiiinkia!
Per la precisione, parte oggi la Mostra internazionale d’arte cinematografica la biennale di Venezia 2013. Spulciando il programma, devo ammettere che non mi sono entusiasmato tantissimo e mi sembra un’edizione in tono parecchio minore rispetto all’ultimo Festival di Cannes, per dire.
Sulla carta, mi pare ci siano troppi film italiani. 3 in Concorso, di cui manco mezzo mi ispira neanche lontanamente, considerato l’attuale penoso stato in cui versa il nostro cinema, sono davvero troppi. A parte Hayao Miyazaki e Terry Gilliam, non è che ci siano poi tutti questi registoni enormi in gara. Ci sono invece un sacco di quei nomi che all’infuori dei Festival se li filano in 4 gatti, e con 4 gatti sono ancora stato generoso. Ad esempio: chi ha mai visto un film di Amos Gitai? E sì che ne ha girato pure uno con Natalie Portman che persino io mi sono perso.
Considerando che tra le pellicole in gara ce n’è addirittura una, Joe di David Gordon Green, con protagonista Nicolas Cage (what???), le premesse non sono delle più esaltanti in assoluto per questo Venezia 2013. Per lui se non altro è già pronta la Coppa Cani, la variante della Coppa Volpi destinata al peggior attore.
Andando a guardare bene qua e là, qualcosa di interessante dovrebbe comunque venire fuori. Ecco allora i film che attendo di più, tra quelli che passeranno in rassegna al Lido nelle varie sezioni.
Regia, via alla top 10.

10. Gravity
Avventura nello spazio per Alfonso Cuaron, il regista di Y tu mama tambien, de I figli degli uomini e sì vabbè anche di un Harry Potter ma nessuno è perfetto. Passerà soltanto fuori concorso, come pellicola d’apertura, ma di sicuro sarà uno di quelli che attirerà le maggiori attenzioni mediatiche. Il motivo? Un cast capitanato dai divi George Clooney e Sandra Bullock.



La madrina Eva Riccobono in posa
per un servizio matrimoniale per promuovere il Festival.
9. Tom a la ferme
Il giovane fenomeno canadese Xavier Dolan non sta mai fermo e a 24 anni è già al suo quarto film. Il suo primo non mi era piaciuto, il secondo l’ho adorato, il terzo l’ho trovato così così. Che effetto mi farà questo?

8. Child of God
James Franco non è nuovo alla regia. Qualcuno però ha mai visto un suo film da regista?
Non credo.
Questa volta il Franco sembra invece destinato a non passare inosservato, con una pellicola tratta da un romanzo di Cormac McCarthy e la presenza a Venezia nel Concorso principale. Farà il botto?

7. Palo Alto
La 26enne Gia Coppola, nipotina di Sofia (sua zia) e di Francis Ford (suo nonno), al debutto dietro la macchina da presa, alle prese con l’adattamento di un romanzo scritto da James Franco, che si preannuncia uno dei grandi protagonisti di Venezia 2013.
Sarà la solita raccomandata o proporrà un suo stile personale, come la zietta?
Io punto su di lei.
In gara nella sezione Orizzonti.

6. Jigoku De Naze Warui (Why Don’t You Play in Hell)
Nuova pellicola per Sion Sono, folle regista giapponese che qualcosa di interessante la tira fuori sempre. Sarebbe stato troppo coraggioso infilarlo in gara, e così passerà soltanto nella sezione Orizzonti. Non fate i soliti lagnosi e accontentatevi.



"Sono vestita peggio di Aria delle Pretty Little Liars?
Io vengo da un altro pianeta, qual è la sua scusa?"
5. The Sacrament
Il nuovo film del nuovo Dio dell’horror Ti West.
In gara pure questo nella sezione Orizzonti, che a questo punto si preannuncia più interessante del Concorso vero e proprio.

4. Under the Skin
Il regista inglese Jonathan Glazer per ora ha dimostrato il suo valore più con i videoclip (suoi gli splendidi “The Universal” dei Blur e “Karma Police” dei Radiohead) che non al cinema (suoi i non splendidi Sexy Beast e Birth – Io sono Sean). Al suo film numero 3, potrebbe finalmente dimostrare il suo valore anche su grande schermo. La cosa più importante comunque è un’altra. In questa misteriosa e promettente pellicola dai toni sci-fi, Scarlett Johansson interpreta la parte di una aliena. E a me ciò basta per avere una notevole curiosità.

3. Kaze Tachinu (The Wind Rises)
In Giappone sono piovute un sacco di critiche addosso al nuovo film di mastro Hayao Miyazaki. La pellicola animata è incentrata infatti su Jirō Horikoshi, un ingegnere che progettato vari aerei da combattimento usati nella seconda guerra mondiale. Un personaggio controverso, per un cartone controverso. Ma Miyazaki di sicuro saprà regalarci della poesia.



2. The Zero Theorem
Il nuovo film di Terry Gilliam vanta un cast notevole (Christoph Waltz, Matt Damon, Mélanie Thierry, Ben Whishaw, Tilda Swinton) e potrebbe riportare il regista ai fasti de L’esercito delle 12 scimmie, film che nel frattempo sta per diventare una serie tv sul network americano SyFy.
Speriamo bene, sia per il nuovo film di Gilliam che per la versione telefilmica delle scimmie…

1. The Canyons
Sarà quasi certamente il film più spernacchiato dalla critica, anche se verrà presentato solo fuori concorso, ma non importa. Regia di Paul Schrader, sceneggiatura firmata dal mio idolo assoluto Bret Easton Ellis, protagonisti una rediviva ma non ripulita Lindsay Lohan e il pornodivo James Deen. Il mondo lo odierà, ma per me è già un cult movie.

Trailer ufficiale



Trailer remixato da Kanye West!



domenica 5 febbraio 2012

Guilty of Romance: sono come (Sion) Sono

Guilty of Romance
(Giappone 2011)
Titolo originale: Koi no tsumi
Regia: Sion Sono
Cast: Megumi Kagurazaka, Makoto Togashi, Miki Mizuno, Kanji Tsuda, Kazuya Kojima
Genere: j-porno-thriller-horror
Se ti piace guarda anche: Ekusute, Cold Fish, Confessions, Il cigno nero

Forse è un bene che certi film non arrivino in Italia.
Non tanto perché così rimangono culti per pochi astuti fortunelli che se la possono tirare per essere fan di registi come Sono che le persone normali manco sanno chi sono.
Al di là di questo, che pure dà un ulteriore piacere alla visione, il motivo principale è che vederli in italiano farebbe perdere una enorme fetta del loro fascino originale, in questo caso tutto orientale.
Al proposito c’è una scena fondamentale in questo Guilty of Romance, in cui la protagonista Izumi si guarda allo specchio nuda e ripete una frase a mo’ di mantra. Non pensate a chissà quale frase profonda che sveli il segreto della vita. Niente di tutto questo. È semplicemente una frase fatta con cui Izumi ferma i clienti nel supermercato in cui lavora per far assaggiar loro delle specie di salcicciotti. Ogni riferimento sessuale è puramente voluto. E la cosa importante non è nemmeno il fatto che sia nuda, sebbene abbia pure due tette davvero ma davvero ma davvero notevoli. Eppure, ripetendo questa frase in giapponese di poca importanza che ti si incolla in testa, Izumi realizza se stessa, diventa un’altra persona, ha una nuova consapevolezza, subisce una trasformazione.
Ed ecco che ho pensato a questo Guilty of Romance come a una sorta di versione nipponica di Black Swan.


La protagonista Izumi è una giovane affascinante donna che si è appena sposata con un noto scrittore. Non sto parlando di Moccia che sarà anche noto ma NON è uno scrittore.
Izumi sembra assolutamente felice della sua vita e serve il marito con una dedizione parecchio orientale. Roba che qui in occidente molte donne, ma non solo loro, considererebbero una vera e propria forma di schiavitù. Però Izumi accetta di buon grado il suo ruolo di moglie/serva devota che presenta le pantofole al marito sempre nel loro esatto posto ogni mattina. Una cosa però manca nel suo matrimonio, una cosa a cui non può rinunciare. La libertà? No, questo NON è Braveheart thanx God!, bensì il sesso. Il marito infatti sembra non voler cedere ai piaceri della carne, nonostante i due siano legittimamente sposati e non si capisce bene il perché.
Se il porgergli le pantofole e fargli da donna schiava lo accetta anche con piacere, a Izumi questa cosa del nada sesso non va proprio bene e la sua vita comincia a sembrarle vuota. Così decide di mettersi a fare la modella… pornografica. La variante con gli occhi a mandorla della casalinga disperata diventa così ben presto una specie di pornostar, nemmeno tanto soft-porno, comincia a scopare in giro con chiunque le capiti sotto tiro e finisce in men che non si dica nel giro della prostituzione, anche grazie alla frequentazione con la misteriosa figura di Mitsuko.
Ne Il cigno nero, Nina la ballerina perfettina finiva risucchiata dalla spirale della perversione grazie all’amicizia con Mila Kunis. Qui succede qualcosa di analogo e, soprattutto da un punto di vista sessuale, persino più estremo, con Izumi che viene assorbita dalla vita di Mitsuko nel Castello. Una casa di prostituzione dal nome non a caso kafkiano in cui succederà di tutto e di più.

Raccontata così sembra la trama di un manga porno. E forse un po’ è così. Ma da un punto di vista cinematografico, Guilty of Romance è però anche un film strepitoso. Il regista Sion Sono conferma ancora una volta di essere un gran pervertito e un maniaco sessuale, come già ci aveva mostrato con l’estremo (e non solo in senso di Oriente) Cold Fish. Un film che a questo è del tutto speculare, con il suo raccontare della vita di una persona (apparentemente) normale travolta dagli eventi e da particolari frequentazioni, che finiscono per trasformarla del tutto in qualcosa d’altro. Di perverso. Ma in fondo la perversione è una caratteristica comune a molti altri grandi registi, da David Lynch a Quentin Tarantino fino a Woody Allen. Si può cercare tante analisi profonde delle loro pellicole, ma per lo più girano sempre e solo intorno a una cosa… sì, quella.

Guilty of Romance è un thriller/horror, ma anche un viaggio godurioso e lussurioso, vissuto attraverso una protagonista strepitosa sia per l’intensità con cui si dona al suo personaggio, sia per il fascino del suo volto ingenuo, che per il suo corpo da porno-manga-vivente. Se Sono a questo giro riesce a mantenere la durata della pellicola sotto le due ore (sebbene sembra che a Cannes sia circolata pure una versione più lunga), limitando la sua dirompente ma spesso incontrollata energia creativa, la vera forza del film è lei, la protagonista Izumi interpretata dalla super dotata (in tutti i sensi) Megumi Kagurazaka.
In attesa di Himizu, il primo film sul Giappone post-terremoto che potrebbe a sorpresa arrivare nelle sale italiane nel corso del 2012, e dopo i qui già osannati Ekusute e Cold Fish, inseriti nella mia lista dei film migliori della scorsa annata, il regista nipponico ha infilato un’altra piccola anzi grande perla a una filmografia sempre più pazzesca.
Arigato Sion Sono. Arigato.
(voto 8)


domenica 11 settembre 2011

Ostregheta!

Michael Fassbender con la Coppa delle Coppe
Breve commento sul Festival di Venezia, premettendo che non ero presente, non ho visto i film in Concorso, non ho visto sfilare Keira Knightley sul red carpet (questa è la cosa che rimpiango di più) e quindi il mio breve commento non vale praticamente una mazza.
Comunque...
Il presidente di giuria Darren Aronofsky, o meglio il Genio Darren Aronofsky, Leone d’Oro al radical-chicchismo, ha confermato la sua natura di gran figlio di buona donna ignorando totalmente i film più applauditi e i favoriti della vigilia. Niente per gli americani. Niente per Cronenberg, Friedkin, Polanski, Clooney (ma almeno quest'ultimo si rifarà probabilmente agli Oscar). Niente nemmeno per Kate Winslet.
In compenso ha consegnato il Leone d’Oro al russo Aleksander Sokurov per il suo Faust, una di quelle pellicole monumentali che si preannuncia come un mattonazzo pazzesco, dunque un film che paradossalmente potrebbe essere amato dal mio blogger nemesi Mr. Ford. Chi è il radical-chic, adesso, chi?
Aronofsky dall’alto della sua magnanimità ha però pensato anche al cinema italiano, con il premio speciale della giuria assegnato a Crialese e al suo Terraferma.
Per quanto mi riguardo sono felice, ricordando sempre che non ho visto i film quindi parlo così a vanvera (ma se qualcuno il prossimo anno volesse farmi avere gli accrediti stampa non disdegnerei), per la coppa Volpi di miglior attore a Michael Fassbender, la cui grandezza è stata finalmente riconosciuta, e per i premi andati al greco Lanthimos, già autore dello spettacoloso quanto agghiacciante Kynodontas e ora vincitore della miglior sceneggiatura per Alpis, al Wuthering Heights (Cime tempestose) di Andrea Arnold (la regista di Fish Tank) e ai giovani attori del nuovo film del fenomeno giapponese Sion Sono.
Ma visto che il mio commento alla cieca wale quel che wale e cioè pressappoco quanto una canzone dei Dari, meglio far parlare l’elenco ufficiale dei premi.

- Leone d'oro: Faust di Aleksandr Sokurov
- Leone d'argento miglior regia: Cai Shangjun per Ren shan ren hai
- Premio Speciale della giuria: Terraferma di Emanuele Crialese
- Coppa Volpi migliore attrice: Deanie Yip per Tao Jie (A Simple Life)
- Coppa Volpi miglior attore: Michael Fassbender per Shame
- Leone del Futuro - Premio Venezia Luigi De Laurentiis: La-Bas - Educazione criminale di Guido Lombardi
- Osella migliore sceneggiatura: Efthymis Filippou e Yorgos Lanthimos per Alpis
- Osella miglior contributo tecnico: Robbie Ryan per la fotografia di Wuthering Heights
- Premio Marcello Mastroianni giovane attore/attrice emergente: i protagonisti di Himizu, Shòta Sometani e Fumi Nikaido
- Premio Orizzonti per il miglior lungometraggio: Kotoko di Shinya Tsukamoto
- Gran Premio Speciale della Giuria della Sezione Orizzonti: Whores' glory di Michael Glawogger
- Premio Orizzonti per il miglior cortometraggio: In attesa dell'Avvento di Felice D'Agostino e Arturo Lavorato
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