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mercoledì 10 giugno 2015

PITCH MICA TANTO PERFECT 2





Pitch Perfect 2
(USA 2015)
Regia: Elizabeth Banks
Sceneggiatura: Kay Cannon, Mickey Rapkin
Cast: Anna Kendrick, Hailee Steinfeld, Rebel Wilson, Brittany Snow, Anna Camp, Skylar Astin, Adam DeVine, Ben Platt, Alexis Knapp, Katey Sagal, Hana Mae Lee, Ester Dean, Birgitte Hjort Sørensen, Flula Borg, Elizabeth Banks, John Michael Higgins, David Cross, Snoop Dogg, Christina Aguilera, Adam Levine, Pharrell Williams, Pentatonix
Genere: a cappella
Se ti piace guarda anche: Voices (Pitch Perfect), Glee

Quando si parla di canto a cappella, in genere in Italia vengono in mente loro. Non parlo dei ragazzi di Glee. Parlo dei Neri per caso. Uno dei più inspiegabili successi nella storia della musica italiana, almeno prima dell'avvento de Il Volo. C'è stato un periodo, per fortuna breve, in cui i Neri per caso dalle nostre parti erano famosi quasi quanto i Beatles dei tempi d'oro. Nessuno sa il perché, eppure all'epoca c'era gente che ha davvero speso dei soldi per comprarsi un CD di questi qua che cantano a cappella. E poi ci chiediamo da dove abbia avuto inizio l'attuale crisi economica...

venerdì 16 agosto 2013

VITA DA MAGGIOR N (21 & OVER - UN COMPLEANNO DA LEONI)




21 & Over - Un compleanno da leoni
(USA 2013)
Titolo originale: 21 & Over
Regia: Jon Lucas, Scott Moore
Sceneggiatura: Jon Lucas, Scott Moore
Cast: Skylar Astin, Miles Teller, Justin Chon, Sarah Wright, Jonathan Keltz, François Chau, Dustin Ybarra
Genere: tardo adolescenziale
Se ti piace guarda anche: Project X, Una notte da leoni, American Trip, Fatti strafatti e strafighe, Maial College, Ammesso

"E tu saresti la fighetta del film? Ma sembra che hai 120 anni..."
"Ce li ho, infatti adesso devo tornare al pensionato che s'è fatto tardi."
Negli Stati Uniti a 16 anni puoi avere la patente, a 18 puoi comprare una pistola (in molti stati, almeno), ma per poter bere alcolici devi avere 21 anni. Cosa succede allora quando un ragazzo del college compie questa fatidica età? Capita una notte da leoni, pardon Un compleanno da leoni. Questo almeno è il titolo che è stato dato in Italia al film 21 & Over. Film che da noi non è ancora uscito e non si sa nemmeno se mai uscirà, però i titolisti nostrani si fanno trovare sempre pronti per ogni evenienza e così si mettono a dare nuovi titoli, più banali e scopiazzati possibili, persino a pellicole mai arrivate nello Stivale. Sono queste le soddisfazioni di vivere in Italia!

Quella dei 21 anni è una soglia importantissima da superare negli USA, che va celebrata tramite una cerimonia di passaggio, come dice il personaggio idolo del film, Miller (Miles Teller), all'amico neo 21enne, l’orientale Jeff Chang.

Il punto è che negli Stati Uniti d'America si esce a bere. Perché è un passaggio sacro. Come in Africa. In Africa lasci il villaggio e torni quando hai ammazzato un orso! È come quando un eschimese uccide il suo primo pinguino, ok? In questo paese, Jeff Chang, gli amici ti portano fuori e ti imbottiscono di alcol.

"La vera fighetta del film adesso è lui!"
Come potete intuire, si tratta di una commedia alcolica americana tipica, sulla scia di Una notte da leoni, o più che altro dei due poco riusciti seguiti Una notte da leoni 2 e 3.
Hey, ma allora il titolo italiano non è poi tanto campato per aria, non come la pellicola sul bird-watching Un anno da leoni (titolo originale: The Big Year). Tanto più che i registi della pellicola Jon Lucas e Scott Moore sono gli sceneggiatori proprio del primo mitico Una notte da leoni. I titolisti italiani lo sapevano, o gli è semplicemente andata di culo, con questa notte da leoncini?

In pratica, 21 & Over è allora un Una notte da leoni in versione teen, o meglio post-teen, visto che i protagonisti hanno l’età legale per bere e possono quindi essere considerati dei giovani adulti. O ancora, ci troviamo al cospetto di un film non troppo distante da Project X. Laddove quello però era realizzato in stile mockumentary, questo 21 & Over è girato come un film normale. Una commedia goliardica americana tipica, sulla scia di American Trip o Fatti, strafatti e strafighe o Maial College e insomma sì, aveva capito da tutti questi riferimenti che non ci troviamo di fronte al film più originale o intellettuale dell’anno.
Però fa il suo dovere?

"E io allora sono la figona del film!"
No, se non siete patiti del genere.
Mentre sì, con gli allocchi come me che in questo genere di teen comedy ci sguazzano alla grande, fa il suo porco dovere, o quasi. Nonostante un livello di originalità pari a zero, un cast ben poco eccezionale, una protagonista femminile (Sarah Wright) molto meno gnocca delle gnocche medie di questo genere di film, 21 & Over intrattiene in maniera disimpegnata, a tratti diverte, è sguaiato e cazzaro quanto basta e non propone nemmeno un messaggio tanto buonista, come spesso capita nelle pellicole U.S.A.! U.S.A.! (e non solo U.S.A.! U.S.A.!).
La morale del film è che nella vita non è importante inseguire l’American Dream o fare soldi e fare successo. L’importante è divertirsi. Spassarsela come se non ci fosse un domani, Spring Breakers style. Proprio quanto capita ai tre protagonisti di questo film, che guarda come modello all’umorismo cazzaro alla American Pie delle pellicole già citate sopra, ma getta anche uno sguardo alle commedie anni ’80 come Una pazza giornata di vacanza con Matthew Broderick.
La storia è sempre la stessa: crescere fa schifo. E allora perché non rimandare le responsabilità e la vita da adulti ancora un po’ e nel frattempo sbronzarsi ancora una volta? Solo un’altra volta…
(voto 5,5/10)



mercoledì 6 febbraio 2013

PITCH PERFECT: LA PUNTATA DI GLEE PERFETTA

Voices - Pitch Perfect
(USA 2012)
Titolo originale: Pitch Perfect
Regia: Jason Moore
Sceneggiatura: Kay Cannon
Tratto dal romanzo: Pitch Perfect di Mickey Rapkin
Cast: Anna Kendrick, Skylar Astin, Anna Camp, Brittany Snow, Rebel Wilson, Ben Platt, Alexis Knapp, Hana Mae Lee, Ester Dean, Adam DeVine, Utkarsh Ambudkar, John Michael Higgins, Elizabeth Banks, Har Mar Superstar, Donald Faison, Christopher Mintz-Plasse
Genere: a cappella
Se ti piace guarda anche: Glee, Smash, Breakfast Club
Uscita italiana: non ancora prevista


I film musicali giovanili si rivelano spesso il migliore specchio dei tempi, delle nuove mode e delle nuove tendenze.
Ma che frase d’apertura da vecchio ho usato? Hey, Santo Peter Pan, starò mica invecchiando pure io?
In ogni caso, in genere queste pellicole sanno fare bene il punto della situazione, a livello cinematografico, musicale e pure sociale. La febbre del sabato sera ci ha raccontato tutto (o quasi) sulla tamarraggine disco di fine '70. Film come Flashdance e Footloose fotografavano bene il kitsch degli anni ’80, sia inteso ciò sia in senso positivo che negativo, così come un Save the Last Dance era un film che rendeva alla perfezione l’era di Eminem, in cui l’hip-hop entrava definitivamente in ambito mainstream, a livello musicale quanto come stile di vita.
Pitch Perfect fa la stessa cosa. Rende al meglio (o al peggio?) la musica e la vita dei ggiovani della Glee generation. Non che poi ciò debba coincidere con la realtà vera vera, soprattutto quella italiana, però così almeno è come se la immaginano la gioventù di oggi Mtv o gli autori degli spot tv, quelli che vedono i ggiovani non come delle individualità, ma come un target pubblicitario a cui puntare.

Immagine NON tratta da un episodio di Glee.
Con una premessa di questo tipo, a questo punto potrete immaginarvi partire una dura critica da parte mia al Sistema e a un film come questo, e invece no. I limiti di Pitch Perfect sono quelli di un’eccessiva semplificazione, di una notevole lontananza dalla realtà e dal realismo e quello di presentare personaggi giocati più che altro sugli stereotipi. Però questa è pur sempre una commedia, e la commedia per far ridere sugli stereotipi ci campa. Ci sguazza. E comunque se non altro va dato atto agli autori di aver adottato oltre ai soliti stereotipi (la ragazza ribelle protagonista VS. la solita bionda depersonalizzata), anche dei nuovi stereotipi. Stereotipi da Glee generation, appunto, come il tipo di colore dalla sessualità confusa o la ragazza grassa consapevole di essere grassa e non complessata per questo, giacché è lei stessa la prima che si fa chiamare Fat Amy.
La morale della fiaba qui raccontata è quindi la stessa dei suoi “colleghi” precedenti, come Footloose o Save the Last Dance, ovvero che la musica è più forte di tutti i pregiudizi. I valori su cui punta poi naturalmente sono quelli di amicizia e amore. Tutto prevedibile, tutto nella norma.
Però adesso basta con le critiche. E che roba che sono diventato. Sempre a criticare tutto.

"Nooo, un burrito sprecato! Dio, come puoi permettere una simile atrocità?"
Vediamo allora anche le cose positive: Pitch Perfect è una commedia che funziona. Intrattiene e lo fa bene, dall’inizio alla fine. Diverte, strappa qualche sorriso, ci regala una storia che, per quanto banale e per quanto il finale sia già scolpito fin dall’inizio nelle nostre teste, è carina. Con tutte le cosine al posto giusto. Poco importa che la storia sembri rubata da Glee. La vicenda è infatti quella di una ragazza appassionata di musica che, per fare contento il padre e non essere troppo asociale, si iscrive a una confraternita/gruppo vocale al femminile. Una specie di Glee club.
Pitch Perfect è derivativo, ok, però ricorda il Glee brillante frizzante e scintillante degli esordi, piuttosto che quello spento degli ultimi tempi. Merito anche della presenza di alcuni personaggi davvero spassosi: su tutti la citata Fat Amy, interpretata dalla nuova fenomena della comedy Rebel Wilson, già vista anche in Le amiche della sposa, The Wedding Party e Che cosa aspettarsi quando si aspetta. È con lei che il film vive i suoi momenti più divertenti e diciamo che - eccolo il mio maledetto spirito critico che ritorna a fare capolino - al suo personaggio poteva essere regalato maggiore spazio. Fantastica poi la tipa orientale (Hana Mae Lee) che parla con un livello vocale impercettibile


e simpatico il piccolo ruolo di Christopher Mintz-Plasse, meglio noto come McLovin di Suxbad. Bene anche Anna Camp (vista in The Mindy Project e True Blood) nei panni di bionda tiranna bitch perfect e ancor meglio Anna Kendrick nei panni della protagonista rebel rebel ma non troppo.
Non fatemi fare il bimbominkia, però lo devo dire: Anna Kendrick è FAN-TA-STI-CAzzi! OMG. Oh My God, è troppo la meglio. La candidata agli Oscar che si masturba al cinema guardando Ryan Gosling qui si improvvisa pure rapper in versione Anna Kendrick Lamar sulle note di “No Diggity” dei Blackstreet con Dr. Dre. Cosa pretendere di più?



"Pure tu odi il blog WhiteRussian? Sei davvero la ragazza perfetta!"
Meno bene invece la parte maschile del cast, con tale Skylar Astin che non regge al fianco di una Anna Kendrick. Non regge. Mentre il cattivone sbruffone di turno Adam DeVine con quella faccia da pirla che c’ha un paio di sorrisi ce li regala, però il suo personaggio poteva essere ancora più maligno e perfido.

Un punto di forza del film è invece quello di avere un linguaggio suo e di coniare nuovi termini, come in passato era riuscito ad altri cult giovanili tipo Mean Girls, che può vantare la nascita di termini come frico, stronzilla e strilonza, mentre qui il nuovo termine da inserire nel dizionario è stepmonster, stregamatrigna, oltre ad altri vari giochi di parole, soprattutto con il termine “a cappella”. Perché sì, questo è un film sul canto a cappella. Sì, ho detto cappella e non ci faccio battutacce sceme sopra. Sto maturando. Sono quasi una persona adulta. Sono troppo vecchio per esaltarmi con un film ggiovane del ggenere?
Forse non del tutto.

Da un punto di vista musicale, Pitch Perfect è una pellicola molto vicina anche in questo caso a Glee, con la combinazione tra hit pop recenti (certo che a David Guetta hanno fatto proprio un bel marchettone) e pezzi dal passato, soprattutto dagli anni ’80. Se in Glee erano fissati con “Don’t Stop Believin’” dei Journey, qui il pezzo cult è “Don’t You (Forget About Me)” dei Simple Minds. Il pezzo che chiude il cult movie 80s Breakfast Club di John Hughes, omaggiato esplicitamente. Il film dà quindi una rappresentazione ottimale della musica di oggi, delle playlist dell’iPod in cui tutti i generi e tutte le epoche si mixano tra loro in maniera del tutto random.
Una scena esemplare per fornire le coordinate musicali della pellicola è quella in cui le protagoniste si mettono a cantare tutte insieme sul pullman. Un omaggio a Almost Famous, forse? In ogni caso, laddove là il pezzo che riusciva a riunire il gruppo era “Tiny Dancer” di Elton John, qui la canzone inno da cantare in coro è “Party in the U.S.A.” di Miley Cyrus. Sign o’ the times. The times they are a-changin’.

"Solo 7-? GRRR, ora odio Pensieri Cannibali persino più di WhiteRussian!"
Pitch Perfect nella sua imperfezione è proprio così. Un film piacevole come un disco pop fresco di uscita e pronto a balzare in cima alle charts mondiali. Niente a vedere con quel mattonazzo di Les Misérables, un musical vecchio stile vero e proprio, laddove questo è più una pellicola musicale in cui le canzoni sono usate come canzoni e non per esternare i sentimenti dei personaggi o per sostituire i dialoghi.
Negli USA Pitch Perfect è diventato addirittura un piccolo grande cult e questo mi sembra un filo eccessivo. Noi siamo infinito (The Perks of Being a Wallflower), quello sì che è un nuovo cult adolescenziale. Questo no. Ma magari è colpa mia. Qualche anno fa avrei eletto a cult assoluto pure un film come Pitch Perfect. Adesso invece no. Sarà mica che anche io sto invecchiando?
(voto 7-/10)



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