E alla fine l’ho visto. Il
giorno è arrivato. Il 2011 volge al termine e non avevo ancora guardato
abbastanza film terribili per quest’anno e ho dovuto porre rimedio. E così l’ho
visto e non pensavo sarebbe stato tanto atroce. Ma, come dice lo stesso Justin
Bieber: Never say never. Mai dire mai.
Justin Bieber: Never Say Never
(USA 2011)
Regia: Jon M. Chu
Cast: Justin Bieber, Usher Raymond, Sean Kingston, Jaden Smith, Miley
Cyrus, Scooter Braun
Genere: documinkia
Se ti piace guarda anche: i
video di giastinbiber su iutiub!
Premetto una cosa. Questo
non è un film.
Lo immaginavate già senza
vederlo, eh?
Più che un film vero e
proprio, è un documentario autocelebrativo e parecchio amatoriale, nonostante
il budget di “appena” 13 milioni di dollari. Che a questo punto ci si chiede
chi se li sia intascati e per fare cosa. Un po’ come per The Blair Witch
Project: sarà costato appena 60.000 dollari, che per una produzione
cinematografica sono un’inezia, però vedendo il risultato finale ci si domanda
comunque come abbiano fatto a spenderli.
Il film, pardon
documentario per bimbiminkia che per abbreviare chiamerò semplicemente
“documinkia”, parte con un agghiacciante rap (o rap le ciap, sarebbe meglio
dire citando Scary Movie 3). Perché sentire Justin Bieber rappare è una cosa
che ti fa venire voglia di chiamare una gang dal ghetto per fargli un culo come
una capanna e che poi chiami il Telefono Azzurro, se si rialza. Perché se già
Bieber che canta non se pò sentì, Gangsta Bieber è un insulto alla musica
hip-hop!
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Nel corso di questa scena le finestre di casa mia sono andate in frantumi. Chissà perché... |
Comunque, dicevamo che
‘sto filmino delle vacanze è praticamente un documentario che ripercorre i
primi anni della breve vita di Justin Bieber. Breve vita non perché sia morto,
purtroppo dirà qualcuno (ma non io, sono mica così cattivo, io come detto sopra
gli manderei giusto qualcuno per dargli una bella lezione…), ma perché ha solo
17 anni. E già gli hanno dedicato un documentario. Pensate cosa gli
dedicheranno tra qualche anno. Dite che tra qualche anno manco uno se lo
cagherà più di striscio? Probabilmente avete ragione. Preghiamo.
Nei vari spezzoni montati
insieme alla ben’e meglio dal registone di Step Up 2 e Step Up 3D John M. Chu,
tanto il pubblico di età media sui 4 o 5 anni un documentario non l’avrà mai
visto, fanno vedere le immagini di quando Justin era bambino e tutti lo elogiano
come se poi sarebbe diventato un genio, il nuovo Gesù Cristo salvatore
dell’umanità. E invece poi che ha fatto?
La sua più grande hit è
una canzone di merda come questa, ecco cos’ha fatto
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"Nun me poteva capità un fijo da Lazio piuttosto che un Justin Bieber?" |
Più che un film o un
docu-film o un minkiafilm che dir si voglia, sembra più che altro una puntata
di 16 anni e incinta, con la giovane madre di Justin che racconta di come sia
stato difficile tirare su un figlio del genere ecc… No, in realtà niente di
questo.
Tutti parlano sempre
benissimo di lui e nel “film” (ma dobbiamo proprio continuare a chiamarlo
film?) hanno solo parole strapositive e non c’è neanche un ombra. Non so,
droga, alcool, Selena Gomez che si fa una striscia, sesso con animali… Niente
di tutto questo.
Di scene da paura che
manco negli horror ce ne sono parecchie, ma la cosa più spaventosa in assoluto sono
le giovanissimissime fan, delle bambine di non più di 8 o 9 anni (e mi sono
tenuto sull’alto) urlanti, costantemente urlanti, disperatamente urlanti, che
se ne escono con frasi tipo “Penso a Justin Bieber il 99% del mio tempo”, “Diventerò
suo marit-ehm, sua moglie” e cose del genere. Tanto che a fine film ciò che
rimane in testa non sono (grazie a Iddio) le canzoni del baby divo, ma le urla
delle fan che rimangono impresse in maniera raggelante quasi quanto gli spari
del film Elephant.
Comunque è possibile che
non abbiano trovato nessuno che dicesse: “No, a me Justin Bieberon fa proprio
schifo”? Intervistano persino la maestra elementare che gli aveva insegnato
fino a molto tempo fa, cioè circa un paio di mesi fa, e pure lei ne parla come
se in classe avesse avuto il figlio segreto di Madre Teresa di Calcutta e
Gandhi.
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"So' Hanna Montana, nel film ce sto pure io che se no i bimbiminkia si scordano di me. Non dimenticatemi!" Comunque, ma come cazzo me so' vestita?" |
Oltre ad essere realizzato
in maniera parecchio amatoriale, roba che i programmi medi di Mtv di solito
sono fatti molto ma molto meglio (persino Jersey Shore!), non ci si è nemmeno
sforzati di tirare fuori non dico una sceneggiatura o una trama, ma pure una
vaga, vaghissima linea narrativa. Ci sono spezzoni di concerti intermezzati a
so(a)porifere scene di vita quotidiana ed è tutto random. Questo Never Say
Never, se non lo aveste ancora capito, è un vero scult che su IMDb viene
premiato con una impressionante media voto di 1.4. E ricordo che su IMDb il
voto minimo è 1 e non 0, quindi è davvero difficile fare di peggio. Persino
Chicken Park di Jerry Calà arriva a un miracoloso 2.0.
Nonostante tutte le lodi
sperticate e le parole solo benevoli nei suoi confronti, il ritratto di Justin
Bieber che viene fuori da questo pseudo-film è impietoso: un tipo ossessionato
dal look e soprattutto dalla sua inconfondibile frangetta e per cui la musica è
giusto un optional. I suoi capelli sono molto più importanti delle canzoni: non
sono io a dirlo, ma è ciò che emerge dal documentario.
Non una migliore
impressione suscitano le persone che lo circodano, un branco di sanguisughe che
gli gravitano intorno cercando di sfruttarlo e spremerlo al più possibile per
fare soldi e per far gridare più ragazzine possibile ai concerti. Se sua madre
è una teen mom, suo padre è un tamarro scatenato poco più adulto del figlio,
mentre i suoi amici sembrano usciti da una versione per tween lobotomizzati
della serie tv Entourage. Ma soprattutto Justin figura come un pupazzo senza
potere decisionale comandato a bacchetta dal suo curatore di immagine
personale, un tipo esaltatissimo che o è cocainomane o è un malato di mente, e
una signora a capo del suo staff. L’unica figura vagamente umana che emerge da
questo spettacolo impietoso popolato da zombie con le $ al posto delle pupille
degli occhi sembra essere il suo manager Scooter (ma che razza di nome ha,
santiddio?), il solo che fa emergere qualche emozione mentre parla. Ma
probabilmente è solo l’unico in grado di recitare decentemente di tutta la “pellicola”
(le virgolette sono sempre d’obbligo).
Le canzoni che
accompagnano la durata di questo strazio fanno veramente pena (c’era forse
bisogno di dirlo?), sono non-musica con non-basi elementari e non-testi
agghiaccianti infarciti di buoni sentimenti alla Settimo cielo. Al confronto i
Jonas Brothers sono i nuovi Metallica, Jesse McCartney l’erede di Marilyn
Manson e High School Musical una visione vietata ai minori.
Justin Bieber è il vuoto
più totale, pure se paragonato ai fenomeni teen pop del passato: le Spice Girls
ad esempio almeno promuovevano il girl power, i Take That avevano una manciata
di canzoni valide e un fenomeno come Robbie Williams, negli *N SYNC per quanto
tutti immagine emergeva già il talento di Justin Timberlake, i Tokio Hotel
giocavano con l’ambiguità sessuale e i poteri da supersaian dei capelli del
cantante…
Nel fenomeno Justin Bieber
non c’è nemmeno niente di tutto questo, solo un bambinetto con la frangetta da
bambinetta che sa cantare e ballare. Però non come una (giovane) persona di
vero talento, ma solo come un fenomeno da baraccone di quelli che sembrano
usciti da un talent-show alla Io canto o Ti lascio una canzone. Come una
scimmietta ammaestrata.
Chiudo rispondendo a un
paio di domande che probabilmente vi sarete fatti fin dall’inizio del post.
Com’è che Justin Bieber è
diventato famoso?
Si è fatto strada nei
concorsi locali e poi hanno cominciato a caricare i suoi video su YouTube, ma
il vero artefice del suo lancio nell’Olimpo musicale è stato il cantante r’n’b
Usher. Ecco, è lui che dovete ringraziare!
E l’altra domanda: com’è
che tu, Cannibal, hai visto questo film?
A parte quanto detto
all’inizio e a parte il mio solito perverso senso di masochismo che mi porta a
guardare pellicole e programmi tv abominevoli oppure ad ascoltare musica
agghiacciante, il motivo principale è che mi piace cercare di comprendere i
fenomeni della cultura pop, siano essi di alto, medio, basso o bassissimo (come
in questo caso) livello.
E cos’ho capito, allora?
Dopo questa a suo modo
illuminante visione, l’aspetto più interessante non è tanto Bieber in sé,
personaggio di una pochezza con pochi pari, ma le vere protagoniste del film e
del suo successo: le fan. Un branco di bambine giovanissime che grazie alle
nuove tecnologie hanno contribuito al successo virale del loro idolo su
Internet, saltando il passaggio per gli altri canali tradizionali. Quella
porcheria di Baby postata sopra, per dire, è il video più visto di tutti i
tempi su YouTube con oltre 667 milioni di visualizzazione, al momento e schiacciando play avrete contribuito ad aumentarle ulteriormente.
Una rivoluzione nel marketing in grado di aprire un segmento
nuovo: se i teenager hanno cominciato a diventare il target commerciale
principale della civiltà occidentale (leggi americanizzata) dagli anni ’50 in
poi, negli ultimi anni abbiamo visto l’emergere dei tween, e ora siamo
addirittura arrivati ai pre-tween, bambini e in questo caso soprattutto bambine
appena uscite non dal passaggino ma quasi ancora in fasce e in grado di
diventare l’elemento più prelibato del mercato. Perché è di questo che si
tratta. La musica qua è del tutto dimenticata. It’s all about the money, money,
money.
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Speriamo sia un addio... |
La cosa più triste è
l’immagine dei bambini che ne esce fuori. Una volta creature innocenti e pure e
oggi vittime pure loro del sistema capitalista fin da un’età sempre più
precoce. È questo ciò che ha fatto Justin Bieber, e soprattutto gli strateghi
stragisti del marketing dietro di lui, ai figli che non avremo di questi cazzo
di anni zero: ha portato via loro la verginità.
(voto: zero assoluto)
P.S. Ma quanto
moralizzatore sto diventando?