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martedì 11 marzo 2014

I DISCHI CON CUI SONO CRESCIUTO




Nuovo giochino/lista su Pensieri Cannibali.
Dopo la serie dedicata a film, dischi, canzoni e programmi tv vergogna, ecco che vi propongo una nuova top 10. Anche questa volta ha a che fare con il tirare fuori i propri scheletri dall’armadio, ma in questo caso non sono scheletri di cui necessariamente vergognarsi.
Quali sono i dischi, o anche solo le canzoni, con cui siete cresciuti?
Ecco la lista dei 10 album fondamentali della mia adolescenza. Come potrete notare sono tutti dischi degli anni ’90. Questo perché è in quel decennio che ho cominciato ad ascoltare musica e in quel periodo mi piaceva sentire soprattutto artisti a me contemporanei. Le band del passato erano roba per i miei genitori e io, da buon teenager ribelle, non volevo averci niente a che fare. Più in là nel tempo avrei poi ampiamente rivalutato un sacco di musica “vecchia”, soprattutto quella degli anni Ottanta, ma nei 90s per me esisteva solo la musica dei 90s.
E dopo questa premessa più o meno inutile, beccatevi la mia top 10 degli album con cui sono cresciuto. Se vi piace l’iniziativa, partecipate pure voi con le vostre liste di dischi o canzoni con cui siete sopravvissuti all'infanzia/adolescenza da postare sui vostri blog, sui social network oppure tra i commenti a questo post.

10. Alanis Morissette “Jagged Little Pill”
Ci sono dischi che segnano una generazione. L’esordio di Alanis Morissette uscito a metà anni ’90 è uno di questi. Difficile spiegare bene il perché a chi scopre la sua musica adesso. Aveva le canzoni giuste, il look giusto, il suono giusto. Aveva un’attitudine rock ribelle ma i suoi pezzi possedevano anche un’immediatezza pop capace di raggiungere qualunque tipo di pubblico. Ascoltato oggi può non sembrare niente di così fenomenale o sconvolgente, eppure chi è cresciuto nei 90s, ovunque fosse e qualunque tipo di musica ascoltasse, non può non essere stato segnato in qualche modo da questo disco.



9. Verdena “Verdena”
Nell’epoca in cui gli album ancora si compravano, non ho mai comprato molti dischi italiani. Nei 90s ascoltavo i vari Afterhours, Bluvertigo e Marlene Kuntz, però nessun gruppo nostrano era riuscito a conquistarmi davvero come le band inglesi o ammerecane. Nessuno fino ai Verdena. Pezzi come “Valvonauta” o “Viba” non ho capito ancora oggi cosa significhino, probabilmente non l’hanno capito nemmeno gli stessi Verdena, però dio bono se spaccavano, i Nirvana de’ noantri. E spaccano ancora.



8. Fugees “The Score”
Per quanto sia cresciuto con dischi prevalentemente rock, il mio cuoricino ha sempre battuto in maniera particolare anche per la musica hip-hop. Tra l’ascolto occasionale di una “Gangsta’s Paradise” di Coolio e una “California Love” di 2Pac, l’album che ha definitivamente sdoganato il genere rap nella mia collezione di dischi è stato “The Score” dei mitici Fugees. Quella con la loro versione super cool di “Killing Me Softly”.



7. Muse “Showbiz”
Il primo concerto a cui sono stato. Milano. Alcatraz. Muse. Quando ancora nessuno se li filava. Quando in Italia, ma un po’ anche nel resto del mondo, li ascoltavamo soltanto io e il mio amico Carlo Maria. E chi li aveva fatti conoscere i Muse al mio amico Carlo Maria? Io ovviamente. I tre inglesi capitanati da Matthew Bellamy avrebbero poi venduto milioni di copie e sarebbero finiti a suonare a Wembley e a farsi Kate Hudson, però come direbbe Pippo Baudo: “I Muse li ho inventati io”.



6. Sonic Youth “A Thousand Leaves”
Una volta non si chiamava indie, si chiamava alternative rock. Quando ho conosciuto i Sonic Youth, sono davvero diventato alternative rock. Sono davvero diventato indie.

Mamma, sono diventato indie!
Ma se dormi ancora col tuo orsetto Yoghi! [Articolo 31 cit.]



5. Prodigy “The Fat of the Land”
Oltre che una testa di radio e oltre che una testa di ca**o, sono una testa elettronica. Sono cresciuto con una cultura musicale orientata verso il rock, però ho sempre creduto ci fosse qualcosa di più e qualcosa di diverso da una formazione chitarra-basso-batteria. A farmi avvicinare al mondo della musica electro c’hanno allora pensato i Prodigy, gruppo capace di fondere un’attitudine punk-rock da Sex Pistols a suoni da rave-techno per impasticcati. Cosa ci poteva essere di più figo?



4. Blur “Blur”
Un grandissimo album, “Blur” dei Blur, come d’altra parte tutti i dischi della band di Damon Albarn. Al di là del valore dell'LP nel complesso, se devo indicare una sola canzone capace di scaraventarmi indietro nel tempo, questa è “Song 2”. Non servono DeLorean, flussi canalizzatori o 88 miglia orarie. Bastano meno di due minuti ed eccomi lì di nuovo, un kid di appena 15 maledettissimi anni.



3. Nirvana “Nevermind”
Uno dei più grandi rimpianti della mia vita è quello di non aver vissuto “in diretta” il periodo dei Nirvana. L’ho mancato giusto per un soffio. Ai tempi dell’esplosione di “Smells Like Teen Spirit” avevo appena 9 anni e Kurt Cobain non sapevo manco chi fosse. Il mio idolo ai tempi era Robbbertobbbaggio, come lo chiamava Biscardi. Kurt Cobain l’ho conosciuto solo dopo la sua morte e, al di là delle sue splendide canzoni, mi avrebbe affascinato, e mi affascina tutt’oggi, come nessun altro personaggio, musicale e non. Per me Kurt resterà sempre un gigantesco meraviglioso punto interrogativo. Il simbolo di un disagio esistenziale che, anche quando tutto il mondo ti acclama, non puoi scrollarti di dosso. Mai.



2. Radiohead “Ok Computer”
La prima volta che ho ascoltato “Paranoid Android” è stata come la prima volta che ho fatto all’amore o la prima volta che ho visto 2001: Odissea nello spazio. Un’esperienza rivelatrice capace di farmi rivalutare tutto ciò in cui credevo prima, con la sola differenza che 2001 e Paranoid Android sono durate molto più a lungo. Quando poi è arrivato l’intero album Ok Computer, il mondo così come lo conoscevo è cambiato un’altra volta ancora.



1. Oasis “(What’s the Story) Morning Glory?”
Non il mio album preferito, non il più bello, non il migliore, bensì quello più importante per la mia adolescenza musicale. “(What’s the Story) Morning Glory” della band dei fratelli Gallagher è stata la prima musicassetta che ho comprato, ed era il giorno in cui ho compiuto 14 anni. È il disco che mi ha cambiato la vita e mi ha fatto diventare un drogato perso di musica. Per qualche tempo gli Oasis sono stati la mia band favorita, poi sono arrivati i loro rivali Blur e goodbye Gallagher.
Nonostante il tempo sia passato e con il tempo i miei ascolti siano cambiati, siete stati davvero importanti per me, cari Noel e Liam e, anche se siete due bastardi come pochi, vi vorrò sempre un mondo di bene.

venerdì 29 luglio 2011

One nation one station

Daydream Nation
(Canada 2010)
Regia: Michael Goldbach
Cast: Kat Dennings, Reece Thompson, Josh Lucas, Andie McDowell, Natasha Calis, Rachel Blanchard, Katie Boland, Landon Liboiron, Calum Worthy
Genere: indie teen
Se ti piace guarda anche: Youth in Revolt, Igby Goes Down, Paper Man

Prima cosa da segnalare di questo film: il titolo, preso da un memorabile album dei Sonic Youth. E con un titolo così io mi aspetto come minimo un capolavoro.
Seconda cosa da segnalare: trattasi di un trattato esistenziale adolescenziale.
Terza cosa da segnalare: la protagonista è Kat Dennings, reginetta degli indie movies già vista nel delizioso Nick & Norah - Tutto accadde in una notte accanto al king of all nerds Michael Cera.
Basta con le cose da segnalare?
Per il momento sì.



Potenzialmente sembra che questo Daydream Nation abbia quindi tutte le carte in mano per vincere un giro a poker e diventare un bel cult cannibale in piena regola, ma purtroppo non tutto funziona alla perfezione e così si rimane intrappolati dentro un’aurea mediocritas che non dispiace epperò manca anche di quei guizzi decisivi richiesti.
Sarà che forse la storia vuole servire in tavola troppe portate, senza però cucinarne a puntino nessuna: la protagonista Kat Dennings è caruccia, ha delle pere notevoli, però nella parte della sex bomb alternativa del liceo non sembra del tutto a suo agio. Il suo personaggio è confuso all’inizio e lo rimane anche alla fine: è vero che “Confusion is sex”, come dicevano i Sonic Youth, però a rimanere confuso è anche lo spettatore.
I personaggi maschili che le ronzano intorno come api arrapate intorno al miele sono abbozzati e rimangono in superficie: c’è Thurston (come Thurtston Moore sempre dei Sonic Youth), il ragazzotto innamorato perso della protagonista, i suoi amici fattoni senza personalità alcuna, il professore che pure lui finisce immancabilmente pazzo per Kat Dennings ed è interpretato da un Josh Lucas piuttosto schizofrenico e parecchio convincente (di lui avevo già parlato a proposito di Stolen Lives ed è un grande attore finora parecchio sottovalutato).
In più c’è un serial killer che scorrazza in giro per la città uccidendo delle ragazze del liceo (altro elemento inserito così tanto per aggiungere qualcosa, ma approfondito zero), i genitori (tra cui una rediviva Andie McDowell quella I feel it in my finger, I feel it in my toes con Hugh Grant) dei protagonisti che abbozzano una mezza storia di cui a nessuno frega una cippa e infatti pure questa mezza storia viene rapidamente accantonata, e quindi qualche altra vicenda secondaria messa giusto per allungare un po’ la brodaglia e cercare di arricchire il mosaico.
Ma questo non è Magnolia e tutto scivola solo sulla superficie delle cose, senza mai andare a scavare dentro argomenti dal buon potenziale. A differenza di altre pellicole indie adolescenziali dello stesso genere non ci sono nemmeno delle frasi memorabili, di quelle da appuntare sul diario, e allora resta più altro una pregevole colonna sonora, delle buone intenzioni, dei bei riferimenti ai miei adorati Sonic Youth, ma qui sento comunque una puzza familiare.
“E di cosa, te la sei mica fatta addosso?”
Ma no: sento puzza di occasione mancata.
(voto 6+)

domenica 26 giugno 2011

Jukebox DeLorean, Sonic Youth

Sonic Youth “Sunday”
Anno: 1998
Genere: alternative rock
Provenienza: New York City, USA
Album: A Thousand Leaves
Canzone sentita anche in: Daria, SubUrbia
Video: diretto da Harmony Korine con Macaulay Culkin e Rachel Miner
Nel mio jukebox perché: è un ascolto perfetto la domenica, ed è la canzone che mi ha fatto scoprire e amare i Sonic Youth

Testo liberamente tradotto
Domenica arriva da sola ancora
un giorno perfetto per un amico silenzioso
guarda la magia nei tuoi occhi
io la vedo arrivare e non mi sorprende
e tu, tu volti lo sguardo dall’altra parte
penso sia vero, non è mai troppo tardi
ma io non so ancora che fare oggi
domenica arriva e domenica va via
domenica sembra sempre muoversi troppo lenta
per me, ecco che arriva di nuovo
la perfetta fine a una perfetta giornata
una perfetta fine, che altro dire
a te, solitario amico della domenica
con te, la domenica non ha mai fine

mercoledì 18 maggio 2011

BLOG WARS: IL RITORNO DEGLI 80s (PARTE I)

Anche Sophie Marceau ascolta i miei dischi, pardon musicassette
Chiedo l’attenzione ai signori Giurati.
Vorrei parlarvi degli scintillanti anni ’80, un decennio a lungo sottovalutato, quando non addirittura sbeffeggiato. Superficiali, sciocchi, tamarri anni Ottanta: in parte è vero, purtroppo, ed è questo il lato che vi mostrerà domani l’avvocato Mr. James Ford.
Gli anni Ottanta sono però stati anche un decennio fantastico, soprattutto per la musica pop, hip-hop e per l’onda new-wave e post-punk che ha travolto la scena rock, ed è questo quello che vi mostrerò io, o almeno una parte di questo mondo, con 10 tra le 1.000 perle regalateci dalla decade da cui forse è anche cominciato il declino della civiltà occidentale. Ma d’altra parte cosa c’è di più affascinante della caduta?
Benvenuti sul lato migliore degli anni ’80 e godetevi il divertente viaggio, ricordando che questa non vuole essere una lista degli album fondamentali del decennio in senso assoluto, ma soltanto i “miei” preferiti personali.
E adesso la parola a voi Giurati.
Cannibal Kid

P.S. L’immenso “Closer” dei Joy Division è rimasto fuori soltanto perché della favolosa band di Ian Curtis avevo già parlato nei 70s e non volevo ripetermi.

1. The Smiths “The Queen is Dead” (1984)
Cannibal Kid Degli Smiths andrebbe citata l’opera omnia, composta da 4 album e una serie di singoli. Ché loro canzoni-capolavoro come “Please please please let me get what I want” le potevano usare come b-side, talmente grandioso era il loro materiale. Mica come i tuoi poveri artisti pivellini che fanno fatica a infilare una canzone decente una persino in un album. Morrissey, Johnny Marr e compagni hanno fatto la musica britannica degli ultimi 30 anni. Simply the best, c’è poco da fare. Tra i loro album scelgo “The Queen is dead” e se non ti sta bene, Mr. Ford you’re dead!
Ah comunque Ford il Barbaro ti sfido a replicare senza usare le seguenti espressioni: “depressi”, “radical-chic”, “sopravvalutati” e “mi chiamo James Ford e solo i miei dischi sono fondamentali e hanno fatto la Storia della Musica Mondiale e tutto il resto è Merda”.
Mr. James Ford Grande rispetto per gli Smiths e la loro musica, sicuramente importante nella formazione del pop britannico. Detto questo, Ford il barbaro dice: "Schiacciare Morrissey, inseguire Johnny Marr mentre fugge, e ascoltare i lamenti delle femmine mentre li prendi a bottigliate".
Guarda cosa mi fai fare: per darti una lezione devo anche prendermela con i gruppi che mi piacciono.


2. The Cure “The head on the door” (1985)
CK Come per i Beatles nei 60s e David Bowie nei 70s, per la produzione dei Cure negli 80s non c’è che l’imbarazzo assoluto della scelta, tra le meraviglie di varia natura che ci hanno regalato. Per ogni persona-bestia come te che non li inserisce tra le band fondamentali degli anni Ottanta un angelo in Paradiso perde le ali e, tanto per essere equi, all’Inferno un diavolo perde le corna.
La mia preferenza personale assoluta va alla magia pop contenuta in “The head on the door” (con perle come “Close to me”, “In between days” e “Six different ways”), ma adoro pure “Faith”, un disco scurissimo che anticipa le atmosfere di Twin Peaks (sentite “The Funeral Party”), le atmosfere incantate e dark di “Seventeen seconds” e la disintegrazione che non è mai suonata tanto bene come in “Disintegration”.
E a tal proposito, Mr. Ford Balboa, ti disintegro e come Ivan Drago ti spiezzo in due! Per questo non c’è nessuna cure che ti possa salvare. E attento che ti vengo a trovare nei tuoi Sweet dreams come Freddy Krueger e come ninnananna ti canto “Lullaby”.
Potevo dire qualcosa di più anni ’80 di questo?
JF Caro Cannibale-San, non mi fai certo cadere nei tuoi trabocchetti da due soldi con giri di parole come questo, io vesto il Cobra (Kai) e ti spappolo la faccia con il colpo dell'airone, e ti spedisco nella Daydream nation dove ti aspetta il vecchio Jason armato di tosaerba, e io mi godo lo spettacolo schiaffandomi un menù di Burghy.
Detto questo, e rispettando i Cure nonostante la gran voglia di strappare le ali a un buon quantitativo di angeli, confermi il tuo cattivo gusto preferendo questo disco a Seventeen seconds e Faith, enormemente superiori.
CK Ecco: quando non sai più cosa inventarti pur di non ammettere che i miei gruppi sono di gran lunga migliori dei tuoi, ti appigli alla scelta di un album piuttosto che un altro, quando invece l'unica cosa che dovresti fare è scusarti pubblicamente per il fatto di continuare a mettere robette tipo Rick Springfield anziché i Cure o David Bowie!
JF Ti ricordo soltanto che è la stessa tecnica che hai usato tu stesso più volte, forse per mascherare i tuoi discutibili gusti.
CK E allora tu sei un copione gne gne gne gne gneeene!

3. Sonic Youth “EVOL” (1986)
CK I Sonic Youth sono una componente fondamentale nella cultura cannibale, non solo per quanto riguarda il suono, un mix di noise e pop deviato, ma anche per quanto riguarda il mio immaginario tutto. La gioventù sonica mi ha iniziato alla vera musica alternativa, sebbene poi comunque ho deciso di non abbandonare nemmeno la musica pop; ma d’altra parte pure loro sono sempre stati ossessionati dalla (distruzione della) cultura popular. Grandioso anche Daydream Nation, ma a livello personale preferisco questo malefico album EVOL, con il pezzo d’apertura che si chiama “Tom Violence” e dà il nome a uno dei personaggi del mio romanzo nel cassetto che prima o poi (magari) vedrà la luce. I Sonic Youth, oltre che Maestri della scena alternative rock tutta e in particolare dei 90s, sono anche i miei Maestri. Ecco Francis Ford Coppola, almeno adesso sai chi devi ringraziare.
JF Adoro l'odore di radical chic, al mattino!
I suoni sbomballati dei Sonic Youth - che comunque apprezzo - non potranno mai essere all'altezza della passionalità ribollente dei miei guru Beefheart e Waits, anche perchè i tuoi cari finti cattivi, passando così tanto tempo a darsi un tono, non si sono mai avveduti del fatto che, a seguirli, c'erano solo gli antenati degli emo.
Se poi sono loro i tuoi Maestri, ho proprio un bel modo, in mente, per ringraziarli.
Inizia con Botti e finisce con Gliate.


4. Pixies “Surfer rosa” (1988)
CK Spettacolare pure il successivo Doolittle, però la presenza della mia canzone manifesto “Where is my mind?” mi ha fatto propendere per Surfer Rosa con cui surfo sulle tua testa sulle note di un disco che dovrebbe essere sempre suonato ogni qual volta che i vecchi smemorati come te si dimenticano di come debba suonare una rock band. Così, dannazione, e non come i Kiss! A proposito, come ho fatto a dimenticarmelo nell’altro post? Kiss my ass!!!
JF Nell'ass ci finisce la tua tavola formato teen, perchè i Pixies stavano nel mio discman quando ancora i piccoli Cannibali dovevano crescere, e la grandezza indiscussa di questo disco meraviglioso - che non per nulla ho anche io nella mia lista - era già un dato di fatto prima che tu li scoprissi grazie a Fight Club.
Per punizione, dovrò segnarti la mano con il sapone. E dopo, ovviamente, riempirti di botte. ;)

5. Public Enemy “It takes a nation of millions to hold us back” (1988)
CK Ford, per omaggiare i Public Enemy e questo loro album che dice tutto quello che c’è da sapere sull’hip-hop ma non hai mai osato chiedere, ti dedico un rap. DJ, spara la base!

“Fight the Ford”
Nemmeno un milione di Mr. Ford ci può trattenere,
siamo un esercito di cannibali senza catetere
vuoi una mano per dormire, cowboy? noi ti diamo l’etere
anche se ti metti a piangere non usiamo parole tenere
Siamo un esercito di cannibali venuti a sbranarti
sgomma via easy rider sulla tua Harley
mentre ci fumiamo un joint in Paradiso con Bob Marley
Kurt Cobain, Jim Morrison e Ian Curtis
mentre da te nessuno lo pretende un bis
ed hey, prima che hai tirato fuori la pistola
Jack Bauer ti ha strozzato già alla gola
ti facciamo a pezzi come un cubetto caro tamarro d’un Vanilla Ice
dopo il nostro trattamento ti avremo cavato via pure gli eyes
come uno dei tuoi stupidi eroi action ti urliamo: “Ci vediamo all’Inferno”
prima che riuscirai a replicare a ‘sto cazzo di rap sarà già inverno!

JF Per rispondere a dovere a questo tuo colpo magico e rap cannibalistico dovrai attendere la mia lista e trovare il mio disco hip hop del decennio, intanto ti dico che il confronto tra i due pezzi, alla fine, sarà semplicemente come quello tra Fibra e Frankie Hi Nrg. Praticamente, tutti a festeggiare da, con e per Ford.
Tranne te.
CK Preferirei un parallelo 2Pac (io) VS. Notorious B.I.G. (tu): perché sia lì come qui con gli anni Novanta arriveranno i proiettili veri!
JF Paragone perfetto. Io ho sempre detestato 2Pac. Troppo fighetto per i miei gusti.
CK 2Pac fighetto??? Sei proprio un caso senza speranza...

6. The Go-Go’s “Beauty and the Beat” (1981)
CK Cosa c’è di meglio di un bel girl group? Ma è inutile chiederlo a un vecchio orso scorbutico come te, Mr. Ford... L’esordio delle Go-Go’s è dall’inizio alla fine uno degli album più spettacolari e divertenti di sempre, uno di quelli perfetti da suonare ogni estate senza mai annoiarsi e ha avuto la meglio sugli altri loro ottimi album come i successivi “Vacation” e “Talk Show”, sulle figate soliste della loro cantante Belinda Carlisle e sulle meraviglie di Bangles, Bow Wow Wow, Pretenders, Siouxsie and the Banshees, Kim Wilde, Kim Carnes, Joan Jett, Cyndi Lauper… Roba che è meglio se non ascolti perché ti farebbe perdere la tua immagine da burbero macho di frontiera duro e puro…
JF La mia immagine non viene scalfita se invece di cose leggerine pur se ascoltabilissime come questa si scelgono donne tutte d'un pezzo come la grandissima Pat Benatar - che fa polpette di tutte le Belinda Carlisle del mondo - o l'intimista e struggente Tracy Chapman - che non a caso è fieramente entrata nella mia decina -.
Il problema è lo stesso: hai l'intuizione, ma manca la zampata finale, un pò come alle Go go's.
CK Figuriamoci se non mi tiravi fuori la più tamarra: Pat Benatar. Love is a battlefield un corno, questo campo di battaglia prevede solo ODIO!
JF Allora Hit me with your best shot, vediamo cosa sai fare, Drago senza ali!


7. Madonna “The Immaculate Collection” (1990, raccolta singoli anni ’80)
CK L’immacolata collezione di Madonna è una delle raccolte di canzoni più belle concepibili: tutte le sue spettacolari hit infilate una dietro l’altra rappresentano qualcosa di davvero impressionante. So che in fin dei conti Madonna un poco piacerà pure a te, sebbene il pop per te rimane sempre una musica di serie B rispetto al fuoco sacro del rock.
Lancia pure qualche frecciata, se vuoi, però ti ricordo che per ogni bestemmia contro la Madonna sono 10 Ave Maria e per ogni volta che pronunci invano il nome di Jesus “Cannibal” Christ sono 10 Padre nostro. Quindi fai te due conti…
JF Soltanto per creare scompiglio nella tua chiesa, razza di pronipote di Palpatine XVI, bersaglierei volentieri Madonna, ma dato che si sta parlando di un'icona e il suo inserimento nella tua lista mi pare doveroso, starò buono e ripenserò alle iene, alla fava grossa e a Charlie Chan.

8. The Stone Roses “The Stone Roses” (1989)
CK Ponte ideale tra i suoni danzerecci della Madchester anni ’80 e il brit-pop dei prossimi anni ’90, l’esordio degli Stone Roses è uno dei simboli della pura inglesità in musica, oltre che un’autentica goduria per chiunque ami i grandi dischi in qualunque parte del mondo, a parte Fordlandia.
L’apertura con “I wanna be adored” è da leggenda, dopodiché si prosegue tra melodie appiccicose, atmosfere sognanti e ritmi irresistibili. Inchinati anche tu nell’adorazione delle mie scelte musicali, Mrs. Ford. Ormai è la cosa più dignitosa che ti è rimasta da fare.
JF Non voglio infierire troppo sulle tue discutibili scelte filobritish che non prevedono neppure un pò di pepe a stelle e strisce, così passo oltre apprezzando il coraggio che mostri nel cercare di provocare le mie bottigliate a tutti i costi, un pò come fossi la Rachel Berry della rete. Ma sei che ti dico, cara Barbra in erba!? Che questa volta mi comporterò da vero gentlemen inglese, e momentaneamente ti risparmierò il pubblico ludibrio.
CK Di America ce n'è eccome: Sonic Youth, Pixies, Public Enemy, Go-Go's, Madonna... la conosci la geografia? Tu piuttosto, nemmeno un nome inglese nella tua listina e ancora stai a parlare, Puckerman con la cresta da mohawk? Sono capitate più cose nella sola Manchester degli 80s di quante ne siano mai successe nell'intera storia della tua intera Fordlandia musicale...
JF Sono capitate un sacco di cose, a Manchester: calcio, birra e fabbriche.
A Fordlandia non andremo forte in geografia, ma almeno un pò di vita riusciamo a ritagliarla allo squallore! ;)


9. New Order “Brotherhood” (1986)
CK Dopo la morte di Ian Curtis, gli altri Joy Division hanno messo su i New Order e hanno continuato facendo musica grandiosa, molto diversa dalla band precedente, più orientata verso l’elettronica e la dance, eppure sempre interessante e ricca di idee con una produzione pazzesca tra singoli da applausi e album notevoli, tra cui scelgo “Brotherhood” perché contiene la mia preferita “Bizarre love triangle”. Adesso che non hai la scusa di fare battutacce sulla morte e sul suicidio davvero di pessimo gusto e che non fanno ridere nemmeno i polli, a cosa avrai intenzione di appigliarti, malefico Fordy Knoxy?
JF Qui entriamo nella città dolente dei Cannibali perduti: pur riconoscendo il valore musicale dell'opera in questione, due sole parole possono descrivere la noia mortale di prodotti come questo in un decennio spumeggiante come quello degli indimenticabili eighties: CHE PALLE!
Con tutta la depressione che mi farai sorbire nel corso dei novanta, dovevi proprio schiaffarci dentro anche questo!?
CK Considerando che il tuo concetto di divertimento è qualche vecchio di 90 anni in concerto per sola voce e chitarra, la musica ritmata, ballabile, goduriosa, malinconica (ma non depressa) dei New Order sì, hai ragione: è davvero noiosa!


10. Tears for Fears “The Hurting” (1983)
CK Certo che è davvero un Mad World, quello in cui si sono persone con dei gustacci come Mister Mistero Ford. Però è giusto che sia così, se no poi chi ci sarebbe da criticare?
I Tears for Fears sono la rappresentazione della scrittura pop 80s ai massimi livelli e in questo esordio hanno tirato fuori alcune delle loro cose migliori, da Change e Pale Shalter alla grandiosa Mad World poi riproposta in chiave acustica da Gary Jules nella colonna sonora del capolavoro (hai letto bene, Fordino) Donnie Darko. Un film che la mente mad ma poco elastica del nostro cowboy Jimmy Ford non riuscirà a capire neanche tra un migliaio di anni… Ma in fondo (proprio in fondo in fondo), ti vogliamo bene anche per questo, vecchia roccia!
JF Tenero fiorellino Cannibale, anche da queste parti, molto in fondo e ammettendolo soltanto all'apice di una sbronza, ti si vuole bene, ma il giorno in cui Donnie fichetta Darko sarà considerato un Capolavoro sarà l'Apocalisse, e Kubrick, Eisestein e Kurosawa usciranno dalle loro tombe per banchettare con il tuo cervello.
E giusto per farsi due risate, faranno a pezzi tutta la tua collezione di preziosi dischi dei Tears for fears.

Domani se proprio ci tenete verrà presentata anche la lista di Mr. James Ford, altrimenti potete anche andare a fare una gita fuori porta che tanto non vi perdete niente…

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