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mercoledì 27 novembre 2013

SALVATE IL SOLDATO BRIAN




Anche i personaggi dei cartoni animati muoiono, Kenny di South Park ne sa qualcosa.
Peccato siano sempre i migliori ad andarsene.
Addio, Brian.

Brian Griffin
(Austin, 5 Novembre 2000 - Quahog, 24 Novembre 2013)


P.S. Povero Brian. Certo che gli hanno fatto fare davvero una fine pessima in "Life of Brian", un episodio mediocre che non riesce a essere particolarmente divertente né particolarmente toccante. Era da un po’ che non guardavo I Griffin, ma Seth MacFarlane e i suoi amichetti sceneggiatori mi sembra stiano perdendo colpi, si veda anche la recente pessima sitcom Dads da lui prodotta. In ogni caso, mi aspettavo una dipartita fatta un po' meglio.
E che dire del nuovo cane della famiglia, l’italoamericano buonista Vinny che sembra uscito dalla versione canina di Jersey Shore, cioè una versione più educata e civile di Jersey Shore?
Sto coso sarà davvero un nuovo personaggio fisso della serie?


P.P.S. Non sto spoilerando. Non troppo, almeno. La notizia della morte di Brian Griffin ormai è finita in home-page persino su Repubblica e credo che pure la CNN l’abbia data come Breaking News (anche se di quest’ultima cosa non sono del tutto sicuro).


P.P.P.S. La morte di Brian probabilmente è una mossa di marketing per ricreare interesse intorno a una serie animata che negli ultimi tempi non stava creando grande interesse. Un calo fisiologico, per uno show arrivato alla 12esima stagione ma, tanto per dire, South Park alla 17esima stagione riesce ancora a tirare fuori episodi epocali come l’ultimo, “A Song of Ass and Fire”, in cui in un colpo solo piglia per il culo Game of Thrones, la battaglia tra le console di nuova generazione Xbox One e Playstation 4, il Giorno del Ringraziamento, il Black Friday e la società americana e mondiale in generale.
Fatto sta che, per rianimare i Griffin, hanno deciso di sopprimere un personaggio, come ha spiegato il produttore esecutivo Steve Callaghan (ATTENZIONE SPOILER SU COME MUORE BRIAN): “Uccidere un personaggio umano della serie sarebbe stato troppo traumatico. Per quanto amiamo tutti Brian, e per quanto tutti amano gli animali domestici, può capitare che nella realtà un cane possa essere investito da un'auto.”
La scelta è caduta quindi su Brian anche se credo che molti fan della serie, al di là degli intoccabili Peter e Stewie, avrebbero preferito la dipartita di Meg, Chris o Lois.


P.P.P.P.S. Non disperiamo troppo. Prima o poi, magari decideranno di far tornare in vita Brian in qualche modo.
O magari no…

(vignetta presa da Fanpage.it)

P.P.P.P.P.S. Voto all’episodio dei Griffin "Life of Brian": 5/10

martedì 21 dicembre 2010

Le meglio serie tv 2010 - n. 16 South Park

South Park
(stagione 14)
Rete americana: Comedy Central
Reti italiane: Mtv, Comedy Central
Creata da: Matt Stone e Trey Parker

Genere: corrosivo
Perché è in classifica: dopo 14 stagioni è ancora lo sguardo più satirico, senza freni e paradossalmente realistico sulla società attuale
Se ti piace guarda anche: I Griffin, The Cleveland Show

In pillole: attraverso un gruppo di bambini di una cittadina del Colorado passano tutti gli eventi della pop culture e della storia contemporanea, nel cartoon più politically scorrect della… storia contemporanea.

Pregi: un sacco di episodi memorabili quest’anno su Facebook, Inception, Jersey Shore, Tiger Woods, Justin Bieber e sui programmi di cucina ormai diventati un surrogato del sesso. Lo speciale episodio numero 200 che rappresentava Maometto vestito con un costume da orso gigante di peluche (!) ha causato persino seri allarmi terroristici, tanto che nella seconda parte della puntata il personaggio è comparso coperto dalla scritta “Censored”.
Difetti: giusto un paio di puntate meno divertenti del solito
Personaggio cult: in questa 14a stagione è Randy Marsh, il padre di Stan, che si fa venire un cancro ai testicoli soltanto per poter fumare marijuana legalmente e si masturba guardando i programmi di cucina in stile “Cotto e mangiato”.



lunedì 15 novembre 2010

Faccia da libro. Un post su Facebook, The Social Network e Mark Zuckerberg

Mark Zuckerberg ha creato Facebook ad Harvard. Mark Zuckerberg ha creato il mondo così come lo conosciamo oggi. Mark Zuckerberg è Dio? Mark Zuckerberg è il demonio. Mark Zuckerberg è un genio. Mark Zuckerberg è uno stronzo. Mark Zuckerberg non è uno stronzo, cerca solo ostinatamente di esserlo. Mark Zuckerberg in realtà non esiste, è un’allucinazione collettiva della comunità di Facebook.

Facebook è il più popolare e diffuso social network del mondo. Facebook ha più di 500 milioni utenti. Facebook fa parte della vita di tutti noi, anche di quelli che non sono iscritti. Facebook è geniale. Facebook è una cagata pazzesca. Facebook può rovinare delle vite. Come per ogni altro media, l’uso che facciamo di Facebook dipende solo da noi: può essere usato per scrivere quante volte al giorno vado al cesso oppure come fondamentale mezzo per sviluppare e mantenere contatti, per cercare amicizia amore lavoro, per condividere cose belle e cose brutte, per informare. Facebook non è bello. Facebook non è brutto. Facebook siamo noi.

The Social Network è il film che parla di una delle persone che più hanno cambiato i nostri tempi. The Social Network è il film che meglio di ogni altro parla dell’epoca in cui viviamo. The Social Network è il film fondamentale di quest’anno, di questo decennio, di questo secolo.


The Social Network
(USA 2010)
Regia: David Fincher
Cast: Jesse Eisenberg, Andrew Garfield, Justin Timberlake, Rooney Mara, Brenda Song, Armie Hammer, Joshua Pence, Rashida Jones, Max Minghella
Genere: modern biopic
Links: IMDb, mymovies
Se ti piace guarda anche: Le regole dell’attrazione, Fight Club, Wall Street – Il denaro non dorme mai, A beautiful mind

Se voi foste gli inventori di Facebook, avreste inventato Facebook

Com’è nato il sito più visitato del mondo (dopo Google), nonché il più grande fenomeno sociale dai tempi dell’invenzione della parola? A ricostruire una delle invenzioni che, bene o male, più hanno segnato l’ultimo decennio e probabilmente anche quelli a venire ci pensa il buon David Fincher. Dopo “Il curioso caso di Benjamin Button”, un curioso caso di film riuscito solo a metà che però l’ha fatto entrare nel gotha di Hollywood con tanto di mare di nomination agli Oscar, finalmente Fincher ritorna a fare un film epocale e così come “Fight Club” con il suo nichilismo e il suo anti-capitalismo parlava perfettamente degli anni 90, questo “The Social Network” riesce a farlo di questi cazzo di anni Zero. Tra l’altro la rappresentazione del modo in cui Facebook si diffonde è simile a quella dei Fight Club in giro per il mondo.

“The Social Network” è uno di quei rari film in cui tutti gli aspetti funzionano e si incastrano alla perfezione: fotografia curatissima e in pieno Fincher-style, un college dall’atmosfera vicina a quella del sottovalutato “Le regole dell’attrazione”, dialoghi brillanti, scoppiettanti, eccellenti, una storia che ricostruisce i veri eventi della nascita di Facebook romanzati con una tensione costante, quasi ci trovassimo in un thriller, i piani temporali che si alternano con una naturalezza impressionante, le musiche tese, inquietanti e magnifiche di Atticus Ross e Trent Reznor (Mr. Nine Inch Nails), e poi lui: il personaggio di Mark Zuckerberg, tra i più sfaccettati e complessi visti negli ultimi tempi, roba da competere con il formidabile Don Draper della serie tv “Mad Men”.


Il Mark Zuckerberg interpretato da Jesse Eisenberg possiede diversi aspetti che personalmente apprezzo molto: intelligenza impressionante, capacità di guardare oltre le semplici cose e vedere il quadro completo, ribellione contro le regole e i figli di papà (come i due canoisti battuti sul filo di lana in una delle scene più simboliche del film), incuranza per i soldi. E poi quell’illuminazione, quello scarto che solo i geni veri hanno.
Altri aspetti della sua personalità sono invece decisamente più discutibili e lo portano a comportarsi spesso come una insopportabile testa di cazzo che arriva ad abbandonare il suo migliore, nonché unico amico. Sì, un aspetto ben evidenziato dalla pellicola è proprio il contrasto stridente tra l’uomo che ha creato il più grande fenomeno sociale del millennio e la sua immensa solitudine. Altro paradosso è come sia stato un nerd totale a contribuire alla snerdizzazione di internet.


Breve storia di Internet per dummies
Negli anni ’90 la rete era un luogo solo per nerd, geek, smanettoni e maniaci dell’informatica.
Qualche tempo dopo sono entrati nella rete i pornomani e i maniaci delle prime rudimentali chat in cui tutti, nascosti dietro i loro anonimi nickname, insultavano tutti gli altri.
Poi è arrivato Napster e sono entrati dentro tutti gli appassionati di musica al motto di “Perché pagare 40mila lire per un cd, quando posso avere tutti quelli che voglio gratis?”.
Quindi hanno cominciato a usarlo anche gli altri più tecnologicamente aperti, attirati da chat (stavolta senza più troppi insulti) e primi social network, anche questi dedicati però ad appassionati di musica o ad emo in cerca di visibilità.
Ma è solo con Facebook che tutti, anche tuo nonno, sono entrati nella grande rete. Se Google è lo strumento universalmente più utilizzato, Facebook è la ragione per cui un sacco di gente si è messa a stare davanti a uno schermo che non fosse quello televisivo ed è il sito su cui un sacco di gente passa una buona parte del suo tempo libero. Il merito della vera democratizzazione di Internet? Vi piaccia o meno è proprio di quel nerd di un Mark Zuckerberg.

Lo spunto geniale di Facebook è stato infatti quello di passare da una socialità in rete volta alla conoscenza di sconosciuti attraverso nickname e alter-ego fittizi a sapere cosa stanno facendo i tuoi amici veri, la gente reale del tuo ambito, le fighette che potresti conoscere nella vita di tutti i giorni, con tanto di nome, cognome e faccia, senza maschere o coperture; all’inizio solo nella esclusiva rete di studenti di Harvard, quindi nelle altre università, poi nel mondo intero. È questo che la gente voleva da Internet ed è questo che Zuckerberg gli (ci) ha dato. La rete grazie a lui si è trasformata da un luogo virtuale a un luogo reale. Non un surrogato dell’esistenza, ma un’estenzione delle nostre vite vere.

Ma torniamo a “The Social Network”, parentesi attori: qui ci troviamo davanti al presente e futuro del nuovo cinema americano. Jesse Eisenberg ancora una volta vesta i panni del nerd a lui congeniali (come negli ottimi “Adventureland”, “Benvenuti a Zombieland”, “Solitary Man”, “Il calamaro e la balena”, “Roger Dodger”), ma stavolta non è il solito simpatico sfigato per cui fare il tifo bensì il Mark Zuckerberg Dio della rete di cui sopra.
Andrew Garfield interpreta invece l’uomo nell’ombra, il co-fondatore di Facebook inchiappettato da Zuckerberg. Per chi ha già visto all’opera quest’attore nell’interessante “Leoni per agnelli” di Robert Redford la sua bravura non sarà una sorpresa e per tutti gli altri sarà presto una big big star, visto che è stato scelto come prossimo Peter Parker nel nuovo Spider-Man targato Marc Webb (il regista del mio altro cult personale “500 giorni insieme”).

Justin Timberlake è un attore formidabile, lo dico per quei due o tre che ancora memori dei tempi negli ‘N Sync avessero qualche dubbio in proposito. Nessuna posa da popstar quindi, Justin diventa Sean Parker, co-fondatore insieme al genietto Shawn Fanning di Napster, il programma che ha cambiato il mondo della musica, il concetto di condivisione e affossato le case discografiche in un sol colpo. Ed è lui che diventerà per qualche tempo il nuovo amichetto di Mark.
Nel ruolo della ex di Zuckerberg da cui parte tutto (perché quasi tutte le canzoni, i film e le invenzioni più geniali partono da una delusione amorosa) c’è invece Rooney Mara, già incolpevole protagonista dell’ultimo mediocre “Nightmare” e pure lei con un futuro da star davanti; tornerà infatti a lavorare con David Fincher nel remake americano di “Uomini che odiano le donne” dove interpreterà uno dei ruoli femminili più cazzuti di tutti i tempi: quello di Lisbeth Salander.

“The Social Network” è quindi uno di quei film che sembrano usciti dritti dai miei sogni, una di quelle sceneggiature che verranno prese a modello dal cinema futuro e che svecchiano di brutto il genere biografico, un “Quarto potere” di oggi, una di quelle storie che vanno conosciute per capire il mondo in cui stiamo, una di quelle pellicole in grado di parlare della nostra epoca con tutte le sue contraddizioni e il suo protagonista Mark Zuckerberg è il perfetto simbolo di come si possa essere una superstar di Internet ma avere zero richieste d’amicizia nella vita reale.

Non il film sulla “Facebook generation”, come qualche campagna di marketing ha provato a venderlo, né tantomeno un film rivolto a chi passa le ore sui social network, bensì qualcos’altro: il film manifesto della nostra epoca.
(voto 10)
quando ce vo’ ce vo’

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domenica 14 novembre 2010

Sperminator

Due cuori e una provetta
(USA 2010)
Titolo originale: The Switch
Regia: Josh Gordon, Will Speck
Cast: Jennifer Aniston, Jason Bateman, Patrick Wilson, Thomas Robinson, Jeff Goldblum, Juliette Lewis, Caroline Dhavernas
Genere: commedia romantica
Links: IMDb, mymovies
Se ti piace guarda anche: Just Friends, Io & Marley, Extract, Non mi scaricare

Stiamo assistendo a una dawsonizzazione del mondo? In questo periodo stanno uscendo (o stanno per uscire) un sacco di commedie più o meno romantiche incentrate su una storia d’amore tra migliori amici. Colpa di una nuova generazione di sceneggiatori cresciuti a Pacey, Joey e “Dawson’s Creek”?

Astutamente la campagna marketing italiana, così come quella americana, cerca di vendere questo “Due cuori e una provetta” come un film dai “creatori di Juno e Little Miss Sunshine”, ma è una balla colossale visto che la vera autrice di “Juno”, Diablo Cody, qui non c’entra nulla, né i registi hanno qualcosa a che fare con quei film. Giusto la casa produttrice è quella di “Juno” e “Little Miss Sunshine”, solo che stavolta siamo dalle parti di una romantic comedy mooolto tradizionale, alla Julia Roberts dei vecchi tempi o alla Jennifer Aniston dei tempi odierni. Lungi da me dire qualcosa di male sulla Aniston, per cui ho una passione invereconda dai tempi di “Friends”, però rischia di fare solo questo genere di pellicole e come attrice io personalmente sarei curioso di vederla in qualche ruolo diverso e magari più coraggioso.
Tornando agli esili punti di contatto con “Juno”, c’è il simpa Jason Bateman e c’è la tematica della maternità. Fine -purtroppo- dei punti di contatto con “Juno”.

Due cuori e una provetta, la trama presto è detta: Jennifer Aniston inspiegabilmente non riesce a farsi mettere incinta da nessuno e allora giunta alla soglia dei 40 decide di ricorrere all’inseminazione artificiale. Alla “festa di inseminazione” (sì, gli Americani fanno una festa per qualunque cosa), il suo migliore amico Bateman, deluso dal fatto che lei non abbia scelto il suo seme bensì quello di un tizio biondo e atletico (Patrick Wilson di “Hard Candy” e “Little Children”), si ubriaca di brutto e fa un casino con le provette di sperma…

Punti di forza del film sono la simpatia (almeno per quanto mi riguarda) della coppia di protagonisti e del figlioletto della Aniston che grazie a Dio per una volta non è il solito bimbominkia justin bieber da prendere a schiaffi o da massacrare in maniera cruenta, vedi qui


Debolucci invece i personaggi secondari, con un Jeff Goldblum (“La mosca”, “Jurassic Park”) imbolsito e una Juliette Lewis mia idola rocknroll sprecata in un ruolo troppo piccolo.
Un film caruccio, totally guardabile, ma troppo prevedibile e che (non fatevi ingannare dalle campagne promozionali) non è certo il nuovo “Juno”.
(voto 6-)

giovedì 24 luglio 2008

se fossi...

...una canzone: "ask" degli smiths (shyness is nice, and shyness can stop you, from doing all the things in life you'd like to)
...un libro: "alta fedeltà” di nick hornby, la passione della musica sopra tutto
...un film: “i goonies”, la fantasia che prende sopravvento sulla realtà, e poi è made in the 80s come me
...una serie televisiva: “buffy”, serie dark ma piena di humour
...un musical: “high school musical” ahaahaah
...un cartone animato: “south park”, esprime bene la mia visione del mondo
...un personaggio Disney: o qui o quo o qua
...un colore: bianco, il colore dell’innocenza e della purezza, almeno in apparenza
...un numero: 747
...un frutto: limone, è acido ma accoppiato all’alcool diventa perfetto

...un simbolo: un crocifisso al contrario, oppure @
...un indumento: blue jeans strappati
...uno sport: corsa a ostacoli
...un campione: paul gascoigne, la follia che rovina il talento
...un giorno della settimana: lunedì
...un momento della giornata: l’alba, quello strano momento in cui la notte lascia posto al giorno e tutto sembra irreale e sospeso
...un mese dell'anno: ottobre, freddo ma non troppo
...una stagione: autunno, le foglie che cadono, una leggera malinconia, la vita normale che riprende dopo l’estate
...un dipinto: la locandina del film “vertigo” fatta da saul bass
...una città: dublino
...una materia scolastica: musica
...una lettera dell'alfabeto: X
...una lingua: 中文
...una forma d'arte: pittura astratta
...un cantante o gruppo: daft punk
...un attore: edward furlong, il ragazzino di "terminator 2" e "american history x", mi assomiglia abbastanza

...un animale: gatto, è indipendente e solitario ma ogni tanto ha bisogno di fare le fusa, è pigro e pacifico ma quando tira fuori le unghie sono cazzi
...un fiore: biancospino, significa “dolce speranza”
...un oggetto: un pupazzo rotto
...un nome: cannibal kid
...una parola: destino
...un evento atmosferico: arcobaleno, non perché è pieno di colori, ma perché non si sa cosa c’è alla sua fine
...un pianeta: il più lontano dalla terra, plutone
...un qualcosa da mangiare: fast food, da consumare in fretta, non ha alcun valore nutrizionale e fa male, però è buono
...una bevanda: shooterino rum + pera, lo bevi in un attimo e va subito alla testa
...un paio di scarpe: converse all star
...un sentimento: rage (against the machine)
...uno stile di vita: randagio
...una citazione: “what goes around… comes around”, justin timberlake


test tratto dal blog di sole
fatelo, se volete...
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