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martedì 2 settembre 2014

TRUE BLEAH





True Blood
(stagione 7)

Pensieri (cannibali) sparsi dopo aver visto il series finale di True Blood, che ha posto un paletto nel cuore al telefilm vampiresco andato avanti per sette stagioni tra più bassi che alti.

"Sooka!"
"Ma io mi chiamo Sookie."
"Infatti mica ti stavo chiamando..."

A sorpresa, visto come si erano messe le cose nelle ultime pessime stagioni, non è stato il peggior finale di una serie di sempre. Non fraintendetemi. È stata uno schifo di conclusione, ma di recente Dexter e How I Met Your Mother erano riuscite a fare di peggio.

Nemmeno la settima stagione è stata così terribile. Ha fatto anch'essa schifo, però mi aspettavo ancora di peggio. Rispetto alle orripilanti quinta e sesta stagione, c'è stato un leggero miglioramento. Si è cercato di non inserire troppe linee narrative, un difetto presente in molte serie della HBO (si veda Game of Thrones) e alcuni inutili personaggi secondari sono stati per fortuna fatti fuori, mentre altri sono stati relegati sullo sfondo. Il punto più a favore della stagione è stata la ripresa della love-story migliore dell'intera serie, quella tra Hoyt e Jessica, anche perché le altre coppie dello show, ovvero Sookie insieme a chiunque, hanno fatto pena.
Peccato invece per Lafayette, all’inizio uno dei personaggi più idoleschi, ammosciatosi parecchio in questa settima stagione, per finire addirittura nel dimenticatoio nell'ultimissimo episodio in cui quasi non si è visto.

Bilancio complessivo: le uniche due stagioni davvero riuscite di True Blood sono state la seconda, grazie alla presa per i fondelli dei fanatici religiosi, e la terza, grazie a un grande villain come Russell Edgington. La prima stagione invece è stata troppo introduttiva e c'ha messo parecchio a ingranare, mentre dalla quarta in poi si è assistito a un progressivo declino che ha portato alle ultime agghiaccianti seasons. Un po' poco per un telefilm andato avanti per ben sette lunghi anni.

True Blood è partito come possibile erede di Buffy l'ammazzavampiri, le cui vette non sono mai manco lontanamente state eguagliate nemmeno nel corso dei suoi momenti migliori, ed è finito per diventare una versione più adulta, ironica e porno di Twilight. Non proprio il massimo.


Anna Paquin grazie alla serie ha conquistato una grande popolarità e un marito (Stephen Moyer), ma allo stesso tempo si è sputtanata la sua promettentissima carriera. Fino a qualche anno fa era infatti una delle giovani attrici emergenti migliori di Hollywood, forte di ottime interpretazioni in film come Lezioni di piano, Quasi famosi, Scoprendo Forrester, La 25a ora e Il calamaro e la balena, mentre ora il suo volto e il suo sorriso con tanto di caratteristica spaziatura tra i denti saranno per sempre associati nell'immaginario collettivo a Sookie Stackhouse, uno dei personaggi più insopportabili nella storia del piccolo schermo insieme a Meredith Grey di Grey's Anatomy.

Se c'è un pregio che va riconosciuto a True Blood, è quello di essere sempre stata una serie poco politically correct e molto esplicita sia a livello di violenza e di sangue mostrato, arrivando in varie scene a essere persino splatter, che soprattutto sessuale. True Blood è un soft porno e, diciamolo, fondamentalmente è stato per il pubblico femminile quello che Baywatch è stato per il pubblico maschile negli anni ’90. Così come lì c’era stata una gran parata di tette siliconate al vento, qui c’è stata una gran parata di manzi: il vampiro vichingo Alexander Skarsgard, il licantropo muscolato Joe Manganiello, il playboy umano Ryan Kwanten e, per le amanti dei DILF, il vampiro stagionato Stephen Moyer.
Anche il pubblico maschile comunque ha avuto di che tenere impegnati gli occhi, tra una Anna Paquin che con la bocca chiusa e le zinne di fuori la sua porca figura la fa sempre – e con porca intendo proprio porca –, le sexy Anna Camp e Ashley Hinshaw, più la splendida rossa Deborah Ann Woll, che credo sia il motivo principale per cui ho trovato il coraggio di proseguire nel vedere le ultime stagioni. Oltre alla curiosità di scoprire in quale terribile modo avrebbero fatto finire il tutto.


ATTENZIONE SPOILER
Riguardo al finale, la storia tra Hoyt e Jessica è finita con un matrimonio affrettato in una maniera ridicola. Un momento Jessica dice che non è giusto che si sposino, l'attimo dopo decide di convolare a nozze quel giorno stesso.
Quanto ad Eric e Pam (quest'ultima forse il personaggio migliore di tutta la serie), nell'ultimo episodio hanno avuto meno spazio di quanto avrebbero meritato. Il motivo? Concentrare tutta l'attenzione sul terrificante addio a Bill Compton, il quale ha deciso di lasciarsi morire, nonostante vi fosse una cura per il virus vampiresco di cui era malato. Non si sa bene il perché. Nessuno l’ha capito. Nemmeno gli stesso attori che hanno recitato le battute con volti increduli.
Bill si sacrifica perché così Sookie può finalmente avere una vita normale?
Ma per favore!
E poi perché nei film e nelle serie tv americane c'è sempre qualcuno che si deve sacrificare?
Davvero odiosa, questa mania di eroismo buonista.

"Quando mi hanno proposto un'ottava stagione, m'è venuta un'improvvisa voglia di morire."

ATTENZIONE SPOILER DI NUOVO!
Una serie così esplicita ed estrema, anche nell'affrontare la tematica religiosa, ha commesso alla fine il peccato peggiore in assoluto, con un finale che non solo è un happy ending. Dopo la tragicomica e per nulla toccante morte di Bill Compton, si è assistito al tripudio degli happy ending. Persino Jason Stackhouse, il più grande trombatore del piccolo schermo dopo Fonzie e Christian Troy di Nip/Tuck, si accasa. Il series finale di True Blood si è rivelato una clamorosa celebrazione del matrimonio, della famiglia, del focolare domestico, di una vita normale. Una serie partita come trasgressiva ed estrema, finita come credo manco Settimo cielo.
Che true tristezza.
(voto alla serie nel complesso 6-/10
voto alla settima stagione 4,5/10
voto al series finale 4/10)

Settimo cielo True Blood ci saluta così.

martedì 13 maggio 2014

FINO A PROVA CONTRARIA CHI ASCOLTA METAL È UN SATANISTA




Fino a prova contraria – Devil’s Knot
(USA 2013)
Titolo originale: Devil’s Knot
Regia: Atom Egoyan
Sceneggiatura: Scott Derrickson, Paul Harris Boardman
Ispirato al libro: Devil’s Knot: The True Story of the West Memphis Three di Mara Leveritt
Cast: Reese Witherspoon, Colin Firth, James Hamrick, Kristopher Higgins, Seth Meriwether, Dane DeHaan, Mireille Enos, Kevin Durand, Elias Koteas, Matt Letscher, Kristoffer Polaha, Michael Gladis, Stephen Moyer, Bruce Greenwood, Martin Henderson, Alessandro Nivola, Collette Wolfe
Genere: legal-thriller
Se ti piace guarda anche: Prisoners, The Killing, Formula per un delitto, Le paludi della morte

Oggi nell’aula del tribunale di Pensieri Cannibali va di scena il processo per direttissima al film Fino a prova contraria – Devil’s Knot. Sentiremo la voce dell’accusa, quella della difesa e poi subito il verdetto della giuria letto dallo spietato giudice Cannibal Kid.
Per prima cosa, la parola all’accusa.


ACCUSA
Fino a prova contraria è un film orribile?
Fino a prova contraria è qualcosa di inguardabile?
Fino a prova contraria è una schifezza assoluta?
La risposta a queste domande è no, miei cari giurati. Noi siamo persone ragionevoli e in quanto persone ragionevoli non intenderemo in questa sede, in questa sacra sede che è il blog Pensieri Cannibali, sostenere qualcosa del genere. Non sarebbe onesto. Non sarebbe giusto. Ed è questo ciò che ci preme sottolineare qui. Stabilire un giudizio giusto. Il nostro obiettivo è allora quello di concentrarci sull’inutilità di una pellicola del genere. Quanti altri thrillerini medi di questo tipo dovremo ancora sopportare nella nostra vita? Quanti?
Fino a prova contraria racconta un fatto di cronaca realmente accaduto nel 1993. Un terribile fatto di cronaca cui è difficile restare indifferenti e che per di più offre vari spunti di riflessione interessanti. Ci sarebbe insomma materiale sufficiente per realizzare una bella puntata di Quarto grado, per quanto una puntata di Quarto grado possa essere bella. Un bel film però è un altro paio di maniche. Come quelle che vado a cambiarmi io, visto che a forza di sudare sto cominciando a pezzare la mia camicia. Scusatemi…

(cinque minuti dopo)

Va bene, ora ci siamo. Scusate ancora per l’interruzione. Cosa stavo dicendo?
Dicevo che Fino a prova contraria presenta una storia avvincente al punto giusto, peccato non sia girata in maniera altrettanto efficace. Il regista è il canadese Atom Egoyan, uno che una volta era bravo a costruire pellicole dall’atmosfera torbida e inquieta come Il viaggio di Felicia con il compianto Bob Hoskins o come Exotica con un’affascinante Mia Kirshner, una delle attrici più fighe e più sottovalutate di sempre… ma sto divagando. Di recente, nonostante False verità con la sua ambientazione da noir anni ’50 avesse il suo perché, Egoyan è finito a girare un thriller porcheruola come Chloe – Tra seduzione e inganno e, nonostante questo Fino a prova contraria non sia a quei pessimi livelli, ci presenta un autore ormai incapace di lasciare una sua forte impronta. Il cast, che possiamo considerare se non di primo comunque di secondo livello, non lo aiuta. Reese Witherspoon, attrice versatile capace di passare con successo da commedie stile La rivincita delle bionde a drammi come Quando l’amore brucia l’anima – Walk the Line, qui è spenta come non mai. Colin Firth non parliamone. Sembra ancora più imbalsamato del solito. Stephen Moyer di True Blood fa pena, ma non è una novità. La bravissima Mireille Enos della serie The Killing, quello sì un gran thriller, è invece sprecata in un ruoletto da casalinga disperata, così come uno dei giovani più promettenti del cinema di oggi, Dane DeHaan, quello di Chronicle e del nuovo Spider-Man. Per non parlare dello spreco che è il personaggio del satanista interpretato dal giovane attore rivelazione James Hamrick, che avrebbe meritato maggiore approfondimento. Come ulteriore aggravante, c’è quella di non aver sfruttato a dovere l’ambientazione negli anni ’90 con musica e look adeguati.
La parte meno convincente è però un’altra: la mancanza totale di originalità della pellicola. La vicenda è la solita di quella di un gruppo di ragazzini scomparsi raccontata già in svariati film e serie tv ma, a differenza di uno splendido thriller recente come Prisoners, o di serie come True Detective, Broadchurch e The Killing, qui non c’è tensione. Non c’è mistero. I ritmi sono da sbadiglio. Il film non tiene sulle spine. Ben presto, si scivola in una noiosa e fredda ricostruzione del processo a carico degli accusati. Una pellicola che ci tiene ad attenersi ai fatti di cronaca, e questo è ammirevole, ma ciò va a discapito dello spettacolo cinematografico. Chi si aspettava un thriller al cardiopalma, dovrà accontentarsi di un noioso legal drama.
Fino a prova contraria allora è un film orribile?
Come vi ho detto no, non lo è. Ma è un film necessario, che merita di essere visto a tutti i costi?
Anche la risposta a questa domanda è un secco no.


DIFESA
Il collega avvocato ha svolto il suo lavoro e noi lo rispettiamo, però andiamo, cari signori giurati, volete davvero dare peso a delle accuse tanto circostanziali e campate per aria? So che siete più intelligenti di quanto il mio collega vuole farvi credere.
Fino a prova contraria non è un film originalissimo, questo glielo concedo, ma quanti thriller recenti possono dire di esserlo? Nemmeno i titoli che la stessa accusa ha tirato in ballo. True Detective? Bellissima serie, eh, però racconta la vicenda di un serial killer che fa più anni Novanta di questo film, che pure è ambientato negli anni Novanta. Per Prisoners, giallo molto alla Seven, vale lo stesso discorso. Broadchurch e The Killing, eredi diretti di Twin Peaks come sono, non parliamone. La questione originalità in un thriller mi sembra quindi marginale assai.
Una cosa più importante è il coinvolgimento emotivo e Fino a prova contraria ci scaraventa dentro una storia in cui tutti noi possiamo riconoscere le nostre paure. La tranquilla vita di una cittadina che viene sconvolta dalla misteriosa sparizione di tre ragazzini. Cosa c’è di più spaventoso?
Il film comunque fa più di questo. Ci propone anche una questione molto ma molto interessante, di grande attualità nei 90s ma che ancora oggi è in grado di dividere e far discutere. L’influenza del metal, della musica satanica sulla violenza nella realtà. Una questione su cui la pellicola splendidamente diretta dal grande maestro del thriller Atom Egoyan punta i riflettori, senza schierarsi da una parte piuttosto che dall’altra. Lasciando totale libertà di giudizio allo spettatore. La stessa cosa che potete fare voi, miei cari signori giurati, in questa sede.
A riprova della nostra buona fede e totale imparzialità, chiamiamo al banco dei testimoni due tipi di persona del tutto opposti, che però hanno entrambi trovato la pellicola meritevole. Il nostro primo testimone è il reverendo Camden di Settimo Cielo. Allora, reverendo, cosa ne pensa del film Fino a prova contraria?

Reverendo Camden
È la dimostrazione lampante di come chi ascolta musica metal finisca inevitabilmente per compiere sacrifici umani con vittime dei poveri bambini innocenti. Basta vedere la pellicola, non ci sono dubbi. Il male è tra noi e va estirpato. È tutta colpa di quel Marilyn Manson! Non fatevi ingannare dalle dicerie. Anche se nel 1993 non aveva ancora mai pubblicato un disco, c’era già lui dietro a quei tragici eventi. Lui!

Il film ha quindi avuto l’approvazione da parte delle comunità religiose, ma allo stesso tempo ha esaltato pure il popolo metal. A prova di ciò, la difesa chiama al banco dei testimoni un giovane ragazzo metallaro che, per mantenere il suo anonimato, chiameremo Bestia666. Allora, signor Bestia666, le è piaciuto Fino a prova contraria?

Bestia 666
Sììì, METALLO, sììì. WOOOOOOOOOOOOOH!
METAAAAAAAAALLO!

Grazie signor Bestia666, è stato molto chiaro e convincente.
Come avete potuto vedere, e pure sentire in maniera alquanto rumorosa, questa è una pellicola in grado di conquistare differenti tipi di pubblico. Un thriller che prova a fare luce su uno dei fatti di cronaca più inquietanti nella storia recente degli Stati Uniti, capace ancora oggi di restare un grande punto interrogativo. Un punto interrogativo che rimarrà sopra le vostre teste per lungo tempo, al termine di questa indimenticabile visione.


IL VERDETTO
Dopo essersi riunita, la giuria è giunta a un sofferto ma unanime verdetto.
La giuria accoglie le parole dell’accusa e dichiara il film colpevole di non essere una visione fondamentale, bensì il solito thrillerino mediocre e anonimo, con l’aggravante di finire pure nelle paludi del legal drama. Allo stesso tempo, la giuria concede come attenuante alla pellicola quella di proporre una storia intrigante che, per quanto non raccontata per niente al meglio, merita di essere conosciuta.
Tenendo in considerazione l’opinione della giuria, io giudice supremo Cannibal Kid assegno quindi come voto al film Fino a prova contraria un modesto 5/10 e condanno il regista Atom Egoyan alla visione di tutte le puntate di Twin Peaks, True Detective, Broadchurch e The Killing per imparare come si fa un thriller davvero degno di nota.
Così è deciso – BAM BAM – l’udienza è tolta.

mercoledì 4 settembre 2013

FAKE BLOOD




True Blood
(serie tv, stagione 6)

La stagione 6 di True Blood è stata una delle peggiori stagioni in assoluto di una serie che mi sia mai capitato di vedere per intero nella mia carriera di telespettatore. Roba al livello delle ultime di One Tree Hill e Gossip Girl. Ho passato tutti i 10 episodi a chiedermi perché ancora continuo a guardare questa versione scadente di un soft porno, con l’aggiunta di vampiri e altre creature soprannaturali random.
Perché lo sto ancora vedendo, peeeeerché?

Ah già, Deborah Ann Woll vestita da scolaretta!


ATTENZIONE SPOILER (da qui in avanti)
Che pure la Deborah Ann, a dirla tutta, in questa stagione è comparsa pochino, o almeno io l'avrei fatta comparire molto di più, e il suo personaggio è stato trattato da schifo. L’hanno fatta uccidere delle tipe a caso e avere una storia d’amore, ma più che altro di sesso, con un vampiro a caso conosciuto in prigione (perché le prigioni sono la moda dell’anno, nelle serie tv 2013). Un vampirello hippie così buono da far apparire Edward Cullen di Twilight un vero bad ass.
Vogliamo poi parlare di Warlow (Robert Kazinsky)? Quello che doveva essere il temutissimo cattivone più cattivo di tutti i tempi?
Tempo di vedere le tette di Sookie (Anna Paquin) e quello già parlava di matrimonio…


"Sono talmente cattivo che mi mordo da solo!"

Ma avere Sookie tutta per sé non è facile come può pensare. La più grande sgualdrina nella storia dei telefilm, d’altra parte con un nome come il suo non poteva essere altrimenti, lasciato per il momento da parte il triangolo con i vampiri Bill ed Eric, ci riprova persino con Sam Merlotte, non si sa bene perché, e oltre a ciularsi Warlow fa pure i conti con la sua eterna attrazione per il licantropo palestrato Joe Manganiello.
E a proposito di Joe Manganiello, l’attorone Joe Manganiello… beh, lui è la versione al maschile di Pamela Anderson in Baywatch, con i muscolazzi al posto delle tettazze. Le capacità recitative sono le stesse.

"Il paragone con Pamela Anderson? Ne sono lusingato!"

A ciò va aggiunto uno spazio eccessivo a personaggi secondari di cui a nessuno frega nu cazz niente come Sam, Tara, Holly, Arlene e Terry (Todd Lowe). A quest’ultimo fanno fare una brutta fine, forse per sfoltire un cast ormai talmente numeroso da far invidia a Game of Thrones, ma se non altro gli autori gli hanno regalato una sepoltura degna di un episodio di Dawson’s Creek in cui moriva qualcuno. Una cerimonia persino eccessiva per un personaggio che nessuno s’era mai filato prima.

"Hanno dedicato un intero episodio a me? Ma che so' scemi?"

Quanto ai personaggi che in passato hanno riservato le cose migliori: Jason ha deluso, Eric ormai esagera nel fare il figo al punto da essersi trasformato in un Superman vampiro volante (WTF?) e Lafayette è stato davvero sottoutilizzato in questa stagione. Bene invece Pam, la vampira più divertente del lotto, la sexy new-entry Violet (Karolina Wydra) e soprattutto la re-entry Sarah (Anna Camp), la più cazzuta bigottona timorata di Dio che si possa immaginare, insieme alla Taryn Manning di Orange Is the New Black.

"Ti sei tagliato la testa pur di non vedere il finale di stagione?
Perché non c'ho pensato anch'io?"

Inspiegabile invece il modo in cui sono stati fatti fuori brutalmente e in maniera affrettata personaggi promettenti come le figlie fate dalla crescita rapidissima dello sceriffo Andy, a parte una, la più lagnosa, che è sopravvissuta, e il governatore anti-vampiri Truman Burrell che sembrava dovesse spaccare tutto e invece…
Per non parlare di un Billith (la versione remix di Bill + Lilith), inverosimile come villain e interpretato in maniera sempre più agghiacciante dall’antiespressivo Stephen Moyer.

"Ma perché tutti mi dicono che avrei bisogno di una doccia?
E perché tutti mi dicono che dovrei smettere di recitare? Non capisco..."

Che dire poi della scena finale che preannuncia l’arrivo di un gruppo di tamarrissimi vampiri-zombie???
La settima stagione si preannuncia allora ancora più all’insegna del trash rispetto alla precedenti, ma se non altro la HBO ha annunciato anche che sarà la season conclusiva. Siete liberi di esultare.

2 ORE DOPO...
State ancora in estasi, manco vi foste bevuti del sangue di fata?

5 ORE DOPO...
Ok, adesso potete anche smetterla di festeggiare.

Per concludere, True Blood ha vissuto una stagione pasticciatissima, quasi quanto questo post. Ma adesso io dico basta! Voglio il sangue vero. Il Tru Blood ormai mi dà la stessa soddisfazione di bere birra analcolica al posto della birra vera, porca Lilith e porco Billith!
(voto 4/10)


mercoledì 6 luglio 2011

Sooka Sookie

True Blood
(serie tv - stagione 4)
Rete americana: HBO
Reti italiane: Mtv (3a stagione prossimamente), Fox (4a stagione prossimamente)
Creato da: Alan Ball
Tratto dai romanzi di: Charlaine Harris
Cast: Anna Paquin, Stephen Moyer, Alexander Skarsgard, Ryan Kwanten, Sam Trammell, Deborah Ann Woll, Jim Parrack, Rutina Wesley, Nelsan Ellis, Kevin Alejandro, Kristin Bauer, Joe Manganiello
Genere: vampiri meridionali
Se ti piace guarda anche: The Vampire Diaries, Buffy, Game of Thrones

La stagione 4 di True Blood è partita ed è partita bela freschca come un sorso di una bibita ghiacciata per noi umani e una bottiglia di Tru Blood di buona annata per un vampiro. Cos’è successo in questo scoppiettante inizio?


Oh, finalmente Bill Compton con un look decente!
ATTENTION SPOILER
Anna Paquin è giunta nel paese delle fate, un posto da fiaba che ben presto si trasforma in un incubo con dei mostri spaventosi, poi incontra il nonno che è l’ancor più spaventoso Gary Cole ed è il momento dell’amarcord e del “ma quanto tempo è passato?", Sookie però è troppo piagnona e troppo sookante con tutte queste lacrime.
Bill Compton invece è sempre una palla al piede e per confermarlo adesso è per giunta diventato un politico, anzi per la precisione il Re dei vampiri, a discapito della mitica Evan Rachel Wood. Brutto bastardo!
Il vampiro “spilungone” Eric Northman intato sembra diventare sempre più romantico nei confronti di Sookie, un po’ come Damon Salvatore con Elena in The Vampire Diaries: che Fangtasia!
Oh, che teneri!
Lafayette sfoggia un nuovo look cyberpunk da guerriero della notte drag queen, mentre Tara ha dato libero sfogo alla sua mascolinità latente entrando in una specie di associazione per signore, anziché un club della lettura è però finita in un Fight Club. Ah, è anche diventata lesbica ma che lo fosse già lo sapevamo tutti tranne lei.
Ci sono delle nuove streghe in città, visto che vampiri, licantropi e mutaforme vari non erano abbastanza. Cosa che significa: un True Blood con ancora più sesso interspecie?
Jason è diventato un poliziotto a tutti gli effetti e anche una sorta di Madre Teresa benefattrice dei bambini poveri della zona. Però rischia di essere trasformato in una pantera… Eh sì, cose che capitano.


Oh, che gnocca!
La sexy vampirella rossa Jessica e Hoyt hanno instaurato una normale convivenza umano/vampiro e questa comunque è una novità, visto che nelle altre saghe vampiresche, dal precursore Buffy fino a Twilight e The Vampire Diaries, è sempre l’umana a innamorarsi del vampiro, mentre qui abbiamo una inversione di sessi. E poi Jessica sta diventando sempre più il personaggio Numero Uno della serie.
Tra i personaggi minori e minorati della serie, lo sceriffo buffo e sprovveduto adesso è diventato un fattone di V, alquanto odioso e pulcione, mentre la cameriera rossa e il suo marito pirla a quanto pare hanno messo al mondo un incrocio tra il figlio di Satana e il figlio di Dexter.
Sam Merlotte è un mutaforme ma paradossalmente all’inizio sembra l’unico a non essere cambiato di una virgola. E invece no, perché ogni tanto adesso se la spassa con dei nuovi amichetti pure loro tutti mutaforme. Ma in che caaaaa**o di città vivono questi qua?
Insomma, è successo di tutto e di più nel passaggio da una stagione all’altra, eppure possiamo dire sia quasi normale routine nel mondo di True Blood. Welcome back to Bon Temps.
(voto 7/8)

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