Visualizzazione post con etichetta steve buscemi. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta steve buscemi. Mostra tutti i post

sabato 23 novembre 2013

UN WEEKEND DA BAMBOCCIONI 2, IL RUTTO-STARNUTO-SCOREGGIA MOVIE




Un weekend da bamboccioni 2
(USA 2013)
Titolo originale: Grown Ups 2
Regia: Dennis Dugan
Sceneggiatura: Fred Wolf, Adam Sandler, Tim Herlihy
Cast: Adam Sandler, Kevin James, Chris Rock, David Spade, Salma Hayek, Maria Bello, Maya Rudolph, Taylor Lautner, Milo Ventimiglia, Jake Goldberg, China Anne McClain, Steve Buscemi, Cheri Oteri, Nick Swardson, Jon Lovitz, Shaquille O’Neal, Tim Meadows, Oliver Hudson, Allen Covert, April Rose, Aly Michalka, Erin Heatherton, Andy Samberg, Steve Austin, Kamil McFadden
Genere: bamboccione
Se ti piace guarda anche: Un weekend da bamboccioni, Questi sono i 40, Indovina perché ti odio, Vacanze di Natale

Ma che bel film, Un weekend da bamboccioni 2!
Ok, questa era una battuta e magari non era un granché ma è comunque meglio di molti siparietti comici che troverete dentro la pellicola.
Un weekend da bamboccioni 2 più che un film è una farsa.
Cosa ridete? Questa non era una battuta. Nel primo episodio a fare da collante alle vicende dei protagonisti c’era se non altro il pretesto di far ritrovare dei vecchi amici di infanzia in occasione della morte del loro vecchio coach di basket. Espediente classico che ha generato varie perle, dal classico Il grande freddo alla versione italiana verdoniana Compagni di scuola (che io personalmente preferisco al suo "collega" americano). Il livello in questo caso è più basso.
Molto più basso.
Ancora più basso di quanto potreste immaginare.

"Cosa sono queste poltrone vuote?
Sono tutti andati a vedere il film con Checco Zalone?"
Il secondo capitolo di Un weekend da bamboccioni non è più nemmeno ambientato durante un weekend, ragion per cui il solito titolo idiota italiano, più idiota ancora della stessa pellicola intitolata Grown Ups, si è ritorto contro i suoi geniali creatori. Un weekend da bamboccioni 2 non si svolge in un weekend e i tizi protagonisti non sono nemmeno catalogabili come bamboccioni nel senso che il compianto (ma da chi?) Padoa-Schioppa aveva dato al termine, visto che sì, sono un pochino immaturi, un pochino tanto immaturi, ma sono tutti o quasi sposati e con figli e con un lavoro più o meno fisso.
Se nel primo episodio gli amici protagonisti erano cinque, adesso sono rimasti quattro amici al bar, forse per far contento Gino Paoli. Dov’è finito Rob Schneider?
Boh, non ho un gran ricordo del primo film, ma non mi pare che morisse…
Scomparso non si sa bene per quale motivo ma senza grossi rimpianti Schneider, a essere rimasti ci sono il sempre mitico Adam Sandler, il sempre poco divertente Kevin James, l’uomo zerbino Chris Rock e il cazzaro e più bamboccione di tutti David Spade.

Come detto, qui non è che ci sia una vera e propria trama. Rivediamo i cinque, pardon quattro amici alle prese con la vita di tutti i giorni. Siamo dalle parti di Questi sono i 40, solo che questi sceneggiatori non sono Judd Apatow e hanno messo insieme una serie di sketch e battutacce poco divertenti. Vediamo i protagonisti impegnati con i figli, con le mogli/compagne, con il lavoro (poco), il tutto per arrivare alla festa del finale. Un grosso party a tematica anni ’80. Perché?
Fondamentalmente perché, e se conoscete la sua filmografia come me che sono un suo mezzo fan, saprete bene che Adam Sandler è uno degli attori hollywoodiani più fissati con quel decennio in circolazione. L’unica che può competere con lui è Drew Barrymore, con cui non a caso ha girato Prima o poi me lo sposo e 50 volte il primo bacio, due film in qualche modo legati agli 80s, in particolare il primo. E, attenzione fans della coppia Sandler + Barrymore e quindi degli anni ottanta, ocio che i due stanno preparando un nuovo film insieme!

"Siete del Team Edward? Filate subito fuori di qui!"
Tra una serie di scontri generazionali con la confraternita capitanata dal lupetto di Twilight Taylor Lautner, qui nelle verosimili vesti di un idiota totale, la comparsata di qualche figona come Aly MichalkaApril Rose ed Erin Heatherton e un’apparizione tragica dell’ex cestista Shaquille O’Neal, Un weekend da bamboccioni 2 nella parte conclusiva fa quindi un tuffo dentro gli 80s, con i protagonisti vestiti come vari personaggi trash del decennio e l’arrivo dell’ex wrestler Steve Austin che farebbe la felicità del mio blogger rivale MrFord, se solo vedesse questo film e non credo lo farà mai, considerando che è troppo uno snob radical-chic.
Nonostante abbia una trama inesistente, sia girato da cani e come film faccia sostanzialmente schifo, ma schifo forte, devo dire che qualche risata Grown Ups 2 me l’ha tirata fuori. Me ne vergogno, ridere guardando questo film è un po’ come ridere di fronte a una persona che si caga addosso, come capita nel seguente video, ma è difficile non farlo.



Se per film come i vari Vacanze di Natale o Un weekend da bamboccioni, che ne è un po’ una versione americana, può essere valida la definizione di “scoreggia movie”, Un weekend da bamboccioni 2 alza il tiro: questo è un “rutto-starnuto-scoreggia movie” e, se avete il coraggio di vedere il video qui sotto, capirete perché si merita una definizione del genere…
(voto 4/10)



"Siete proprio sicuri di non voler vedere questo film?"

martedì 12 novembre 2013

RAMPA-PA-PAPA RAMPART, UN FILM SU UN POVERO STRONZO




Rampart
(USA 2011)
Regia: Oren Moverman
Sceneggiatura: James Ellroy, Oren Moverman
Cast: Woody Harrelson, Robin Wright, Ben Foster, Cynthia Nixon, Anne Heche, Brie Larson, Jon Bernthal, Jon Foster, Audra McDonald, Sigourney Weaver, Steve Buscemi, Francis Capra, Ice Cube
Genere: bad cop
Se ti piace guarda anche: End of Watch – Tolleranza zero, Training Day, Il cattivo tenente, Southland

A un film che si apre sul faccione di Woody Harrelson non posso voler male. Così come un film che comincia con un primo piano delle chiappe di Scarlett Johansson come Lost in Translation non posso fare a meno di adorarlo. Vedete? Non è una questione sessuale, è una questione di icone cinematografiche. Woody e Scarlett sono mie due icone cinematografiche assolute. Che poi Scarlett sia anche una bella topolona, quello non importa. Oddio, è un di più non da poco, però non è l’unica cosa che conta.
Io Woody Harrelson l’ho sempre adorato, un po’ come Tom Hanks invece l’ho sempre odiato. Non so neanche spiegare bene il perché, è una sensazione, una cosa che senti a pelle. Non è qualcosa di razionale. Anche se, razionalmente parlando, Woody Harrelson è un attore della Madonna, mentre Tom Hanks è bravo solo a fare la parte dello scemo. Ma vabbè.

Il film Rampart è l’ennesima testimonianza della bravura di Woody Harrelson.
Per confermarlo, chiamo al banco dei testimoni Rampart.

Rampart: “Lo giuro davanti a Dio. Woody Harrelson è bravissimo.

"Hey Ben Foster, ma che fai?
Ti spacci per disabile per vincere un Oscar facile come Tom Hanks?"
Se non vi fidate della mia parola, potete fidarvi di questa testimonianza, no? E se non vi fidate manco di questa testimonianza, andate a ciucciarvi un film con Tom "Handicap" Hanks e non rompetemi le palle.
Perché quest’oggi sono così scontroso e irritabile?
Perché mi sono fatto contagiare dal personaggio di Woody Harrelson proprio in questo Rampart. Woody qui è un poliziotto corrotto, stronzo, violento, che si crede all’insopra della legge e pure di Dio. Non solo un bad cop, ma anche un uomo di merda: sbruffone, razzista, misogino, misantropo, un figlio di puttana come pochi. Il film ci ritrae questo personaggio in maniera cruda, senza cercare di farcelo stare simpatico, eppure allo stesso tempo senza evitare di mostrarci qualche suo lampo di umanità, soprattutto nel rapporto con le figlie. Perché uno può essere un poliziotto di merda, una versione più bastarda di Denzel “King Kong non è un cazzo in confronto a me” Washington in Training Day, e pure un uomo di merda, ma comunque un briciolo di umanità gli resta e Woody Harrelson è ancora una volta fenomenale nel portare in scena un personaggio così conflittuale e scomodo. Non siamo ai livelli delle sue migliori interpretazioni, come quelle in Larry Flynt – Oltre lo scandalo, Assassini nati – Natural Born Killers, Benvenuti a Zombieland od Oltre le regole – The Messenger, però ci siamo quasi.

A proposito di Oltre le regole – The Messenger, il regista di Rampart è lo stesso: Oren Moverman, un buon talento, secondo me però non ancora messo del tutto a fuoco e che in futuro potrà fare ancora meglio. Qui Moverman ci regala qualche scena notevole, come quella nel locale sulle note della devastante “Let There Be Light” dei Justice, mentre per il resto della pellicola sembra viaggiare quasi sempre con il freno a mano tirato. Perché?
Boh, chiedetelo a lui.

"Two sigarett is megl che one."
La sceneggiatura, piuttosto minimal e focalizzata soprattutto su quello stronzo del protagonista, è curata dallo stesso Moverman insieme a James Ellroy, scusate se è poco. Dopo la scomparsa di Elmore Leonard, Ellroy è quello che oggi possiamo forse considerare il più grande re del noir vivente.
I due sono impegnati a riportare in vita uno scandalo che aveva scosso parecchio l’opinione pubblica americana tra fine Anni Novanta e primi Anni Zero, lo scandalo Rampart, ovvero vari episodi di violenza e corruzione che avevano visto protagonista in negativo la divisione Rampart del Dipartimento di Polizia di Los Angeles. È da qui che i due hanno preso ispirazione ma, più che ricostruire tutti i vari casi, alcuni agenti della Rampart pare ad esempio siano stati coinvolti nella morte del rapper Notorious B.I.G., le loro attenzioni sono tutte rivolte sul personaggio di Woody Harrelson. Forse è per questo che il film è passato parecchio inosservato negli USA. Perché qui non si cerca una ricostruzione storica di quegli eventi. Qui non si cerca di fare un film cronachistico. Qui non si cerca di fare un servizio alla Studio Aperto o alla Quarto Grado. Qui si racconta di un uomo. Di uno stronzo. Non uno stronzo di quelli talmente stronzi da risultare alla fine simpatici. Un povero stronzo e basta. E se alla fine si riesce quasi a volergli un poco di bene, è tutta colpa di Woody Harrelson. Così come alla pellicola in generale.
Con a disposizione un regista promettente, uno sceneggiatore che ‘sti cazzi, un cast di buon livello che comprende tra gli altri Ben Foster, Brie Larson, Steve Buscemi, Anne Heche, Ice Cube e Robin Wright, più una colonna sonora niente male, ci si sarebbe potuti aspettare un capolavoro o quasi e invece così non è. Rampart è un film incompiuto, sospeso, un noir dal buon potenziale che non si può dire del tutto riuscito e che, dopo un ottimo avvio, non ce la fa a decollare del tutto. Eppure non riesco a voler male a un film del genere. Tutta colpa di Woody Harrelson, ‘sto maledetto stronzo.
(voto 6,5/10)



domenica 14 luglio 2013

SIM SALA BIM, ECCO A VOI THE INCREDIBLE BURT WONDERSTONE


The Incredible Burt Wonderstone
(USA 2013)
Regia: Don Scardino
Sceneggiatura: Jonathan M. Goldstein, John Francis Daley
Cast: Steve Carell, Steve Buscemi, Olivia Wilde, Jim Carrey, James Gandolfini, Alan Arkin, Jay Mohr, David Copperfield, Gillian Jacobs
Genere: magico
Se ti piace guarda anche: Now You See Me, Crazy, Stupid, Love.

Sim Sala Bim!

Niente?
Non succede niente?
Oh, Silvan, come te lo devo dire? Sim Sala Bim non funziona.

Proviamo con qualcos’altro: abracadabra!


"Abbiamo preso te, Copperfield, solo perché il Divino Otelma
voleva troppi soldi per fare una comparsata..."
Vedi, Silvan? Questo sì che funziona.
Ecco a voi l’incredibile Burt Wonderstone. Beh, incredibile… adesso non esageriamo. È un filmetto gradevole e guardabile, però incredibile no. Semmai è piuttosto ordinario. Una commedia ben fatta, con tutte le sue cosine al posto giusto, ma si colloca decisamente dentro gli standard del già visto.
La storia è quella di due maghi: Burt Wonderstone ovvero Steve Carell, che continua a non convincermi al 100%, e il suo partner (solo professionale) Anton Marvelton ovvero Steve Buscemi, attore non nuovo alle scorrazzate in campo comedy ma che a me sembra più a suo agio sul fronte drama.
Dico maghi e a voi puf, appariranno subito in mente Harry Potter ed Hermione. Non è il caso. Harry Potter non c’entra niente, per fortuna, e non c’entra nulla manco Hermione, purtroppo. Qui non si parla di magia vera, come quella che ha visto trasformare Emma Watson da maghetta secchioncella a bomba sexy. Questa volta non siamo in ambito fantasy e si tratta di due maghi illusionisti, due prestigiatori, quelli che fanno i soliti trucchi tipo tirare fuori un coniglio da un cilindro. Quelli alla Silvan o alla David Copperfield, che fa un cameo nel film. Copperfield, intendo, non Silvan.

Sim sala bim!

Niente. Mi spiace Silvan, ma non capita niente quando lo dico.

Abracadabra!


"Volete fare una magia per riportarmi in vita? Eh, sarebbe bello..."
Abracadabra funziona sempre: ecco a voi Olivia Wilde, l’assistente di Burt e Anton nonché lei stessa aspirante maga. Come vi potete facilmente immaginare, con lei la pellicola assumerà dei contorni romantici, ma se state immaginando un triangolo sentimentale con i due amichetti maghi, non è così. Per una volta, abbiamo a che fare con un film che non propone un triangolo sentimentale, questa sì che è una magia!
Nel valido cast, composto anche dall’appena scomparso James Gandolfini e da Alan Arkin, c’è però un nome in grado di oscurare tutti gli altri.

Sim sala bim!

Mmm… ancora niente. Non funziona proprio.
Abracadabra!


Ecco a voi Jim Carrey.
Lo so che negli ultimi tempi si è attapirato e i suoi film recenti sono alquanto modesti per non dire penosi. Lo so che dopo Se mi lasci ti cancello non ha fatto più niente di che, molti l’hanno abbandonato al suo destino e l’hanno cancellato dai grandi della comicità attuale. Però qui è davvero fenomenale. Quando appare lui, è quasi magia Carrey. Nella parte dell’illusionista estremo, quello che gioca con il fuoco e prova a battere qualsiasi inverosimile record (come non pisciare per giorni interi), quello che rappresenta il nuovo che avanza, quello che prova a fare le scarpe agli show ormai sorpassati del sempre meno incredible Wonderstone, fa davvero un figurone. Le sue scene sono quelle più esilaranti e memorabili dell’intera pellicola, insieme alla simpatica scena di sesso tra Steve Carell e Olivia Wilde. Niente di hardcore o sporcaccione - che pensate? - in compenso fa ridere.

In questa commedia tutto procede in maniera piuttosto standard, dalla bella intro ambientata negli anni ’80 con i due protagonisti in versione bambini, alla classica parabola del successo tra alti e bassi, oltre alla consueta scoperta di se stessi e a qualche strizzatina d'occhio ai buoni sentimenti. Il tutto senza risate a squarciagola, ma con un sorriso stampato sulle labbra per tutta la durata. Tutto nella norma di una commedia americana, una di quelle riuscite.
Il di più in grado di rendere la pellicola degna di essere vista è però lui, Jim Carrey, che offre una performance magnetica un po’ come quella di Tom Cruise nell'altrimenti mediocre Rock of Ages.
Il vero numero magico del film è lui, Jim Carrey.
Sim sala bim.


Oh, cacchio! Questa volta ha funzionato. È veramente comparso Silvan. E quant'è inquietante...
(voto 6/10)


martedì 30 ottobre 2012

Che lavoro fa secondo voi Kristen Stewart “sulla strada”?

On the Road
(USA, Francia, UK, Brasile 2012)
Regia: Walter Salles
Cast: Sam Riley, Garrett Hedlund, Kristen Stewart, Tom Sturridge, Kirsten Dunst, Elisabeth Moss, Amy Adams, Viggo Mortensen, Steve Buscemi, Alice Braga, Terrence Howard
Genere: stradale
Se ti piace guarda anche: I diari della motocicletta, Into the Wild, The Rum Diary - Cronache di una passione

"Sigh! Dannata Fiammetta Cicogna, voglio essere io la più odiata del reame!"
On the Road è come un Into the Wild, ma senza il wild. Certo, a meno che non vogliate considerare “wild” 10 secondi di micro tettine di Kristen Stewart esibite, una mezza orgia accennata ma non consumata e un paio di altre scene di sesso che di wild hanno ben poco. O a meno che il vostro concetto di wild non coincida con Wild Contronatura Oltrenatura, il programma con Fiammetta Cicogna. Forse l’unica donna al mondo più odiata di Kristen Stewart. Ma perché la povera (povera si fa per dire, visto che al momento è l’attrice più pagata di Hollywood) Kristen Stewart è tanto odiata?
Fondamentalmente, perché è la protagonista della lagnosissima saga di Twilight. Negli ultimi tempi lo è però anche per un’altra ragione: ha tradito il suo amato Robert Pattinson e le foto della sua relazione peccaminosa sono finite su tutte le riviste e i siti di gossip del mondo. Pensieri Cannibali compreso!
In realtà, ci sono due correnti di pensiero riguardo a questo fatto. Le fan twi-hard la odiano perché ha rotto l’idillio (contrattuale?) con RobPattz. Tutti gli altri, tutti quelli che la coppia di Twilight non l’hanno mai sopportata, ovvero tutte le persone sane di mente, la considerano invece un po’ più simpatica da quando ha messo i cornoni a Pattinson.

"Le mie tettine sono state censurate? No, è che sono proprio inesistenti ahah!"
Ma perché quando c’è un film con Kristen Stewart o con Robert Pattinson finisco a parlare più di loro che del film? Sarà perché sono più interessanti come personaggi del gossip che non come attori?
Può essere. In ogni caso, la Stewart in questo On the Road non è che compaia nemmeno più di tanto. La sua parte è quella di Marylou, una ragazza che potremmo definire libertina, oppure scostumata, oppure zoccola. Anche in questo caso, lascio a voi il piacere della scelta. Io sono imparziale. Non mi schiero, che se no poi mi arrivano insulti & minacce da parte delle twi-hard fans. Nei pochi minuti in cui appare, Kristen è nuda (ma non è che sia ‘sto spettacolo così arrapante), oppure tromba, oppure tenta di organizzare delle orge tra i due amici protagonisti, oppure fa delle seghe, oppure fa delle bocche. Insomma, si dà un gran da fare e la dà che è un piacere. Un ruolo in cui sembra particolarmente in parte, molto più ad esempio che nei panni a lei poco consoni della virginale Bella Swan di Twilight, e considerati i ménage à trois che maneggia anche nella sua vita privata, possiamo capire bene il perché.

"Caro Robert Pattinson, la tua cara Kristen non s'è data da fare
solo sul set di Biancaneve e il cacciatore..."
“Ma l’abbiamo finita con ‘sta ca**o di Kristen Stewart?”
Okay, gente. Fate bene a lagnarvi e comunque sì, chiudiamo il capitolo Stewart. Almeno per adesso. Parliamo anche del resto del film. Non che sia tutto ‘sto capolavoro…
Come detto in apertura, prima di divagare sulle tettine quasi impercettibili di Kristen Stewart e su quanto le piaccia fare le cosacce (okay okay, la pianto!), On the Road vorrebbe essere un’esperienza sulla strada in stile Into the Wild. Peccato non ci riesca. Peccato che qui la strada ci venga mostrata, ma non ci venga fatto sentire il suo odore. Questo film è inodore. Non puzza di asfalto, di sudore, di viaggio. È tutto troppo trattenuto, edulcorato, contenuto, perfettino. Il romanzo cult di Jack Kerouac è preso come traccia per un viaggio che in questa pellicola si vede, ma non si sente.
Sarebbe stato interessante se il libro di Kerouac fosse finito tra le mani di un regista più coraggioso e visionario, per capire se ne usciva qualcosa come un Terry Gilliam alle prese con un Hunter S. Thompson, tanto per citare un altro autore beat, ovvero se ne usciva qualcosa come Paura e delirio a Las Vegas. Quello che ne è uscito tra le mani del brasileiro Walter Salles è invece qualcosa di vicino al suo precedente I diari della motocicletta, ma meno interessante, e soprattutto mi ha ricordato parecchio il recente The Rum Diary - Cronache di una passione, pellicola tratta sempre da Hunter S. Thompson diretta dall’anonimo Bruce Robinson.

"Lo so di essere più bella di Bella, bella lì!"
Anziché farci viaggiare, viaggiare come il cinema migliore e più intrippato sa fare, il film si limita a mostrarci una serie di scene a mo’ di elenco. Sam Riley (Ian Curtis dei Joy Division in Control) e Garrett Hedlund (il protagonista di Tron: Legacy che qui si Tron: Ba la Stewart) sono discretamente in parte, eppure nessuno dei due convince fino in fondo. In particolare Garrett Hedlund aveva per le mani un personaggio idolesco come pochi, quello di Dean Moriarty, e non è riuscito a renderlo idolesco al 100%. Tutti gli altri personaggi sfilano sullo sfondo del rapporto mooolto bromantico tra i due protagonisti, Kristen Stewart compresa.
OKAY, OKAY: è l’ultima volta che la menziono.
Tra una comparsata della “mad woman” Elisabeth Moss, dell’amichetto di Pattinson Tom Sturridge, di Aragorn Viggo Mortensen e della iena boardwalk Steve Buscemi, il personaggio più interessante e vivo è quello interpretato da Kirsten Dunst, comunque anch’esso ben poco sviluppato.

"Cannibal scrittore? Ma chi si crede di essere, il nuovo Kerouac?"
A essere resa solo in parte è come detto soprattutto la dimensione del viaggio. On the Road è un film pulitino, poco wild, poco trippy. Una pellicola che vorrebbe essere cult quanto il romanzo da cui è tratta, ma manca clamorosamente il bersaglio. Le premesse del già poco convincente trailer sono dunque mantenute e direi che non è una cosa positiva. Soprattutto considerando che il tutto viene dilatato per 2ore e 20minuti che all’inizio partono pure in maniera piuttosto decente, ma ben presto diventano alquanto estenuanti e passano non come un’emozionante avventura on the road, bensì come un lungo viaggio di quelli che non vedi l’ora di essere di nuovo a casa. Magari per vederti un bel film. Di quelli senza Kristen Stewart.
(voto 5,5/10)


venerdì 12 agosto 2011

Da barbone a mito

Delirious - Tutto è possibile
(USA 2006)
Regia: Tom DiCillo
Cast: Steve Buscemi, Michael Pitt, Alison Lohman, Gina Gershon, Callie Thorne, Richard Short, Elvis Costello
Genere: papirazzi
Se ti piace guarda anche: Dirt (serie tv), Star System – Se non ci sei non esisti

Michael Pitt è un barbone.
Steve Buscemi, ancora più stronzo del solito, è un paparazzo, anzi un papirazzo, che lo ospita in casa sua. Anzi, nel suo armadio. Un tipo talmente egocentrico da avere la sua stessa (brutta) faccia come sfondo del desktop sul (paleolitico) computer. Il Buscemi oltre a ospitarlo lo ingaggia come suo assistente personale, anche se il vero obiettivo di Pitt è diventare un attore. D’altra parte con quel cognome lì… E così si introduce negli ambienti che contano, fino a che la popstar del momento per puro caso lo presenta alla stampa come il suo nuovo “maschione” e così la sua carriera decolla e va persino a fare un reality-show Mtv style…

Il film Delirious ha del potenziale, ma non va oltre la soglia del carino, anche perché sembra incerto rispetto a quale strada percorrere e così rimane al crocevia nell’indecisione. C’è un po’ di sguardo grottesco gettato sul mondo dei paparazzi, con la loro vita di stenti e inseguimenti all’ombra delle celebrità, ma è un aspetto che non viene analizzato così in profondità. Siamo quindi dalle parti della serie tv Dirt, come tematica, ma senza lo stesso mordente.
Per fortuna il film evita comunque anche di lanciare uno sguardo troppo superficiale sul mondo dello showbiz; lo attraversa piuttosto dandogli un’occhiata ironica, ma senza mai essere davvero incisivo o bastardo. Poi c’è pure una storia d’amore tra il barbone aspirante star Michael Pitt (ancora con un look cobainiano molto Last Days) e la magnifica Alison Lohman, già musa di Ewan McGregor in Big Fish. Il suo ruolo è quello della popstar sculettante K'harma, una sorta di Britney però non troppo tormentata, per un personaggio che avrebbe meritato un approfondimento maggiore.
Delirious, come dice il titolo stesso, è una pellicola delirante e confusionaria, e per quanto si abbia l’impressione di un film più che altro non riuscito piace proprio (moderatamente) per questo. E per il notevole cast, con i due futuri colleghi scorsesiani della serie tv Boardwalk Empire, la Lohman e in più Gina Gershon, una delle donne più sessuali di sempre, e un cameo di Elvis Costello nella parte di se stesso. Regia di routine del Tom DiCillo che poi si è dimostrato più a suo agio con il recente documentario sui The Doors, When you’re strange.
Guardabile? Oh yes.
Memorabile? Oh no.
(voto 6+)

giovedì 23 settembre 2010

Fake Empire

Boardwalk Empire
Rete americana: HBO
Rete italiana: non ancora arrivato
Creatore: Terence Winter
Regia pilot: Martin Scorsese
Cast: Steve Buscemi, Michael Pitt, Kelly MacDonald, Stephen Graham, Michael Stuhlbarg, Michael Shannon, Aleksa Palladino, Gretchen Mol

We’re half-awake
in a fake empire

Guardi la promo di una fiction come Il peccato e la vergogna e la voce fuori campo di Canale 5 (la stessa da 20 anni, ma qualcuno l’ha mai visto in faccia?) annuncia fiera: per la regia di Alessio Inturri e Luigi Parisi.
Eh, ok. E chi cazzo sono? I fratelli Coen?

Tutto questo per dire che negli USA può invece capitare che alla regia di una serie tv ci trovi Martin Scorsese, mica Alessio Inturri. La serie in questione di chiama Boardwalk Empire, è appena partita su HBO (il canale oggi di True Blood e una volta di Soprano e Sex and the City), la prima puntata è stata talmente un successo che è già arrivata la conferma per la seconda stagione e i critici hanno applaudito unanimi. A me ‘sto Boardwalk Empire ha però lasciato decisamente freddino. Voglio dire: la cornice è splendida ma dentro c’ho trovato davvero poche emozioni.

La regia di Scorsese, se si sentisse ancora il bisogno di dirlo, è certo notevole. Eppure sembra mancare di ispirazione. Il Maestro si bulla con idee di montaggio già usate in The Departed, presenta una scena iniziale che ricorda l’intro di Shutter Island e costruisce un’atmosfera che riporta a Gangs of New York ma soprattutto a The Aviator. Insomma, remixa i suoi recenti lavori ma non sembra trovare una chiave di lettura nuova e adatta ai ritmi televisivi.

Boardwalk Empire è ambientato nei ruggenti anni ’20, l’epoca del jazz e del Proibizionismo (naturalmente solo di facciata). Ed è proprio all’alba di quest’era che vengono fuori le iene e una di queste iene risponde al nome di Steve Buscemi, la cui tenuta come protagonista di un telefilm è a mio parere ancora tutta da valutare. Per quanto riguarda la prima puntata, diciamo solo che è un disonesto bastardo che strappa qualche sorriso ma non sembra certo possedere la profondità e le sfumature di un Don Draper (Mad Men), tanto per scomodare un paragone di un certo peso.

Più interessante e combattuto tra bene e male, tra santo e peccatore è allora il personaggio interpretato da Michael Pitt: attore fisicamente molto simile al pupillo di Scorsese Leonardo Di Caprio e già visto in Dawson’s Creek, dove era Henry Parker, l’idolo che cercava di conquistare in tutti i più ridicoli modi possibili Jen Lindley, ma visto anche in The Dreamers, Funny Games (il remake americano) e Last Days, dove era il convincente alter ego nientepopodimeno che di Kurt Cobain.
E in un cast della Madonna da far invidia a qualsiasi pellicola hollywoodiana ci troviamo anche Kelly MacDonald (Trainspotting, Non è un paese per vecchi), Michael Stuhlbarg (il protagonista di A Serious Man) e Michael Shannon (il pazzo di Revolutionary Road). Ma le soddisfazioni maggiori potrebbero arrivare dall’Al Capone interpretato dal grandioso attore inglese Stephen Graham, indimenticabile neo-nazi di This Is England e volto da perfetto piece of shit.

Giudizio per adesso sospeso, per una serie che in America ha già entusiasmato ma che (ancora?) non mi ha coinvolto, sarà che i ruggenti e jazzati anni ’20 poco mi entusiasmano o sarà che l’autore della serie Terence Winter arriva dai Soprano (altro telefilm ottimo ma che non mi ha mai coinvolto). Comunque gli darò la possibilità di crescere per vedere se sotto la raffinata confezione si cela della vera bellezza o se perlomeno potrà splendere un po’ di sole sul lungomare di questo (finto) impero.
(voto 5,5 per il momento)

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

DISCLAIMER

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica, pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. L'autore, inoltre, non ha alcuna responsabilità per il contenuto dei commenti relativi ai post e si assume il diritto di eliminare o censurare quelli non rispondenti ai canoni del dialogo aperto e civile. Salvo diversa indicazione, le immagini e i prodotti multimediali pubblicati sono tratti direttamente dal Web. Nel caso in cui la pubblicazione di tali materiali dovesse ledere il diritto d'autore si prega di Contattarmi per la loro immediata rimozione all'indirizzo marcogoi82@gmail.com