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venerdì 24 giugno 2016

Afterhours, Red Hot Chili Peppers, Garbage, etc. - La musica di giugno 2016





La rubrica sulle uscite musicali mensili questo mese sembra uscita dritta dagli anni '90.
E invece no. Sfregatevi gli occhi finché volete, ma si parla del mese di giugno del 2016 e non del 1996, nonostante siano presenti un sacco di gruppi e artisti che da quel decennio sono usciti vivi, oppure altri che riprendono il suono di quel periodo.

Afterhours “Folfiri o folfox”

domenica 13 aprile 2014

SPIKE ISLAND, ALLA RICERCA DEGLI STONE ROSES E DELLA… KHALEESI




Spike Island
(UK 2012)
Regia: Mat Whitecross
Sceneggiatura: Chris Coghill
Cast: Elliott Tittensor, Nico Mirallegro, Jordan Murphy, Adam Long, Oliver Heald, Emilia Clarke, Chris Coghill, Matthew McNulty, Michael Socha, Lesley Manville, Antonia Thomas, Paul Popplewell, Ciara Baxendale, Kaya Scodelario
Genere: musicale
Se ti piace guarda anche: My Mad Fat Diary, Not Fade Away, Quasi famosi, The Inbetweeners

Ci sono eventi musicali che segnano una generazione. Woodstock è il primo che mi viene in mente. Oggi ci sono un sacco di festival più fighetti e hipster, come il Coachella attualmente in corso, il South by Southwest o il Bonnaroo, anche se in quanto a notorietà e a impatto culturale niente di paragonabile con il festivalone simbolo degli anni ’60 e della cultura hippie. L’unico che per importanza si è forse avvicinato un pochino è stato negli anni ‘90 il Lollapalooza, l’evento alternative rock diventato pure protagonista dell’episodio dei Simpson Homerpalooza.
Per qualcuno un “pochino” più sfigato, l’eventone musicale pubblico della vita è stato la registrazione di una puntata del Karaoke con Fiorello nella piazza della propria città, mentre per i giovani dei primissimi anni ‘90 delle periferie delle città inglesi, e di Manchester in particolare, l’apice è stato Spike Island. What the fuck is Spike Island?


Spike Island è un’isola. Sorpresi? Per entrare più nello specifico, si tratta di una isoletta nel nord ovest dell’Inghilterra, una zonaccia piena di industrie abbandonate. È in questo luogo simbolo della decadenza post-industriale che gli Stone Roses hanno deciso di tenere un loro mega concerto storico. Who the fuck are The Stone Roses?

Gli Stone Roses
Gli Stone Roses sono stati una delle più grandi band britanniche di tutti i tempi, giusto per non esagerare, sebbene qui in Italia non siano mai stati popolarissimi, ancor meno degli Smiths. Gli Smiths sono stati tra i gruppi più importanti di sempre, eppure se chiedi a qualcuno in strada se li conosce, la maggior parte della gente ancora ti guarda male, mentre tutti, ma proprio tutti, conoscono Vasco, e a molti piace pure. Perché vivo ancora in Italia?

Comunque… Gli Stone Roses sono stati una band fondamentale che avrebbe poi ispirato gran parte del Britpop giunto qualche anno dopo, i concittadini Oasis in particolare, oltre ad aver contribuito a cavallo tra fine 80s e inizio 90s alla nascita della cosiddetta scena di Madchester. Un movimento di cui si è parlato anche nel film 24 Hour Party People e un tipo di musica riecheggiato di recente nella colonna sonora dell’ultimo episodio della Trilogia del Cornetto, La fine del mondo. Nonostante nella loro breve carriera abbiano pubblicato appena un paio di album, l’omonimo The Stone Roses, capolavoro e pietra miliare immediata della musica British, e il travagliato e criticato Second Coming, il segno che hanno lasciato è stato profondo. D’altra parte, anche altri gruppi fondamentali come Sex Pistols, Joy Division e Nirvana non hanno avuto bisogno di decine di lavori per restare impressi nella Storia. Se non conoscete gli Stone Roses dunque è un male, ma potete comunque recuperare guardandovi proprio questo film, Spike Island.

Spike Island racconta il tentativo di andare al concerto degli Stone Roses di un gruppo di 5 ragazzi di Manchester. Gruppo sia nel senso di gruppo di amici che di band musicale in erba. I 5 fanno parte degli Shadow Caster e, nel caso aveste dubbi in proposito, hanno un sound molto simile a quello dei loro idoli Stone Roses. Sono dei ragazzotti tipicamente inglesi, sbruffoni e strafottenti. Dei tipi alla Noel e Liam Gallagher, dei simpaticoni del genere. In quanto sprovveduti cazzari, i 5 si recano a Spike Island sprovvisti di biglietto e sperano di entrare al concerto in qualche modo truffaldino, all’italiana insomma. Ce la faranno?

Una cosa che NON ci mancherà degli anni '90: il taglio a scodella.
Questo è un quesito che ci si pone ma, non essendo un thriller, non è certo una domanda fondamentale. L’importante non è tanto quello, quanto il viaggio, il vivere quest’avventura insieme, come amici, come gruppo. Spike Island è un film fortemente musicale, che ha il suo punto forte nel far respirare l’atmosfera di quegli anni. A livello di colonna sonora è, com’è facile immaginare, un inno d’amore nei confronti degli Stone Roses. Se non sapete chi sono, imparerete ad amarli. Se invece già li conoscete, dopo la visione di questo film sentirete le loro canzoni con ancora maggiore trasporto emotivo. Sotto questo punto di vista, è una pellicola perfetta. Laddove Spike Island non riesce a fare il salto di qualità per diventare un cult cinematografico sta in una sceneggiatura troppo prevedibile. Ognuno dei ragazzi della band porta con sé al concerto il suo bagaglio di vita vissuta complicata, c’è chi viene picchiato dal padre e chi invece ha il papà in ospedale in fin di vita, così come tra un paio di membri della band nascerà un conflitto. I membri della band coinvolti sono naturalmente il cantante da una parte e il chitarrista/autore principale delle canzoni dall'altra. Un classico. Un altro classico è il loro essere in conflitto non solo e non tanto per la leadership del gruppo, quanto per una ragazza. E chi è questa ragazza sfasciaband?
Emilia Clarke.
Scusate se è poco.

"Ma quanto sono pucciosa?"

"Khaleesi, sguinzaglia i tuoi draghi e facci entrare al concerto!"
Ecco, se non ve ne frega un cazzo della musica inglese, un più che valido motivo per recuperare questo film è la presenza della Khaleesi, o se preferite ormai Mhysa, sebbene sia qui presente con un ruolo e in abiti del tutto differenti da quelli vestiti e svestiti in Game of Thrones.
Se invece non siete patiti di musica inglese e manco di Game of Thrones, potreste essere interessati a questa pellicola se siete fan delle serie British. Troviamo infatti qui le basi della gang di Rae in My Mad Fat Diary, il bello Nico Mirallegro, qui alle prese con un ruolo più da sfigato, lo scemo Jordan Murphy, che pure qui ha la parte dello scemo di turno, e in una minuscola parte pure la rossa Ciara Baxendale. Inoltre rispondono presente all’appello Elliott Tittensor che è stato per anni interprete del bulletto Carl Gallagher in Shameless UK e inoltre nella vita reale è il fortunello boyfriend di Kaya Scodelario, che pure compare in un cameo. Nel cast della pellicola ci sono quindi anche Antonia Thomas, l’attizzapiselli di Misfits, e Michael Socha, l’amichetto di Alice in Once Upon a Time in Wonderland.

Fan degli Stone Roses, fan di Game of Thrones, fan di My Mad Fat Diary e fan di ciò che è made in UK in generale, ho quindi dato a tutti voi almeno un buon motivo per andare a cercare questo piccolo film inglese. Una pellicola dal forte gusto musicale che, sebbene non possieda lo stesso sapore di un Quasi famosi e sia privo di personaggi, battute o una storia particolarmente originali o memorabili, si lascia guardare con grande piacere e fa venire voglia di scoprire qualcosa di più di quel periodo, i primissimi anni ’90. E, soprattutto, fa venire una gran voglia di mettere su quel primo fenomenale omonimo album degli Stone Roses.
(voto 6,5/10)

mercoledì 18 maggio 2011

BLOG WARS: IL RITORNO DEGLI 80s (PARTE I)

Anche Sophie Marceau ascolta i miei dischi, pardon musicassette
Chiedo l’attenzione ai signori Giurati.
Vorrei parlarvi degli scintillanti anni ’80, un decennio a lungo sottovalutato, quando non addirittura sbeffeggiato. Superficiali, sciocchi, tamarri anni Ottanta: in parte è vero, purtroppo, ed è questo il lato che vi mostrerà domani l’avvocato Mr. James Ford.
Gli anni Ottanta sono però stati anche un decennio fantastico, soprattutto per la musica pop, hip-hop e per l’onda new-wave e post-punk che ha travolto la scena rock, ed è questo quello che vi mostrerò io, o almeno una parte di questo mondo, con 10 tra le 1.000 perle regalateci dalla decade da cui forse è anche cominciato il declino della civiltà occidentale. Ma d’altra parte cosa c’è di più affascinante della caduta?
Benvenuti sul lato migliore degli anni ’80 e godetevi il divertente viaggio, ricordando che questa non vuole essere una lista degli album fondamentali del decennio in senso assoluto, ma soltanto i “miei” preferiti personali.
E adesso la parola a voi Giurati.
Cannibal Kid

P.S. L’immenso “Closer” dei Joy Division è rimasto fuori soltanto perché della favolosa band di Ian Curtis avevo già parlato nei 70s e non volevo ripetermi.

1. The Smiths “The Queen is Dead” (1984)
Cannibal Kid Degli Smiths andrebbe citata l’opera omnia, composta da 4 album e una serie di singoli. Ché loro canzoni-capolavoro come “Please please please let me get what I want” le potevano usare come b-side, talmente grandioso era il loro materiale. Mica come i tuoi poveri artisti pivellini che fanno fatica a infilare una canzone decente una persino in un album. Morrissey, Johnny Marr e compagni hanno fatto la musica britannica degli ultimi 30 anni. Simply the best, c’è poco da fare. Tra i loro album scelgo “The Queen is dead” e se non ti sta bene, Mr. Ford you’re dead!
Ah comunque Ford il Barbaro ti sfido a replicare senza usare le seguenti espressioni: “depressi”, “radical-chic”, “sopravvalutati” e “mi chiamo James Ford e solo i miei dischi sono fondamentali e hanno fatto la Storia della Musica Mondiale e tutto il resto è Merda”.
Mr. James Ford Grande rispetto per gli Smiths e la loro musica, sicuramente importante nella formazione del pop britannico. Detto questo, Ford il barbaro dice: "Schiacciare Morrissey, inseguire Johnny Marr mentre fugge, e ascoltare i lamenti delle femmine mentre li prendi a bottigliate".
Guarda cosa mi fai fare: per darti una lezione devo anche prendermela con i gruppi che mi piacciono.


2. The Cure “The head on the door” (1985)
CK Come per i Beatles nei 60s e David Bowie nei 70s, per la produzione dei Cure negli 80s non c’è che l’imbarazzo assoluto della scelta, tra le meraviglie di varia natura che ci hanno regalato. Per ogni persona-bestia come te che non li inserisce tra le band fondamentali degli anni Ottanta un angelo in Paradiso perde le ali e, tanto per essere equi, all’Inferno un diavolo perde le corna.
La mia preferenza personale assoluta va alla magia pop contenuta in “The head on the door” (con perle come “Close to me”, “In between days” e “Six different ways”), ma adoro pure “Faith”, un disco scurissimo che anticipa le atmosfere di Twin Peaks (sentite “The Funeral Party”), le atmosfere incantate e dark di “Seventeen seconds” e la disintegrazione che non è mai suonata tanto bene come in “Disintegration”.
E a tal proposito, Mr. Ford Balboa, ti disintegro e come Ivan Drago ti spiezzo in due! Per questo non c’è nessuna cure che ti possa salvare. E attento che ti vengo a trovare nei tuoi Sweet dreams come Freddy Krueger e come ninnananna ti canto “Lullaby”.
Potevo dire qualcosa di più anni ’80 di questo?
JF Caro Cannibale-San, non mi fai certo cadere nei tuoi trabocchetti da due soldi con giri di parole come questo, io vesto il Cobra (Kai) e ti spappolo la faccia con il colpo dell'airone, e ti spedisco nella Daydream nation dove ti aspetta il vecchio Jason armato di tosaerba, e io mi godo lo spettacolo schiaffandomi un menù di Burghy.
Detto questo, e rispettando i Cure nonostante la gran voglia di strappare le ali a un buon quantitativo di angeli, confermi il tuo cattivo gusto preferendo questo disco a Seventeen seconds e Faith, enormemente superiori.
CK Ecco: quando non sai più cosa inventarti pur di non ammettere che i miei gruppi sono di gran lunga migliori dei tuoi, ti appigli alla scelta di un album piuttosto che un altro, quando invece l'unica cosa che dovresti fare è scusarti pubblicamente per il fatto di continuare a mettere robette tipo Rick Springfield anziché i Cure o David Bowie!
JF Ti ricordo soltanto che è la stessa tecnica che hai usato tu stesso più volte, forse per mascherare i tuoi discutibili gusti.
CK E allora tu sei un copione gne gne gne gne gneeene!

3. Sonic Youth “EVOL” (1986)
CK I Sonic Youth sono una componente fondamentale nella cultura cannibale, non solo per quanto riguarda il suono, un mix di noise e pop deviato, ma anche per quanto riguarda il mio immaginario tutto. La gioventù sonica mi ha iniziato alla vera musica alternativa, sebbene poi comunque ho deciso di non abbandonare nemmeno la musica pop; ma d’altra parte pure loro sono sempre stati ossessionati dalla (distruzione della) cultura popular. Grandioso anche Daydream Nation, ma a livello personale preferisco questo malefico album EVOL, con il pezzo d’apertura che si chiama “Tom Violence” e dà il nome a uno dei personaggi del mio romanzo nel cassetto che prima o poi (magari) vedrà la luce. I Sonic Youth, oltre che Maestri della scena alternative rock tutta e in particolare dei 90s, sono anche i miei Maestri. Ecco Francis Ford Coppola, almeno adesso sai chi devi ringraziare.
JF Adoro l'odore di radical chic, al mattino!
I suoni sbomballati dei Sonic Youth - che comunque apprezzo - non potranno mai essere all'altezza della passionalità ribollente dei miei guru Beefheart e Waits, anche perchè i tuoi cari finti cattivi, passando così tanto tempo a darsi un tono, non si sono mai avveduti del fatto che, a seguirli, c'erano solo gli antenati degli emo.
Se poi sono loro i tuoi Maestri, ho proprio un bel modo, in mente, per ringraziarli.
Inizia con Botti e finisce con Gliate.


4. Pixies “Surfer rosa” (1988)
CK Spettacolare pure il successivo Doolittle, però la presenza della mia canzone manifesto “Where is my mind?” mi ha fatto propendere per Surfer Rosa con cui surfo sulle tua testa sulle note di un disco che dovrebbe essere sempre suonato ogni qual volta che i vecchi smemorati come te si dimenticano di come debba suonare una rock band. Così, dannazione, e non come i Kiss! A proposito, come ho fatto a dimenticarmelo nell’altro post? Kiss my ass!!!
JF Nell'ass ci finisce la tua tavola formato teen, perchè i Pixies stavano nel mio discman quando ancora i piccoli Cannibali dovevano crescere, e la grandezza indiscussa di questo disco meraviglioso - che non per nulla ho anche io nella mia lista - era già un dato di fatto prima che tu li scoprissi grazie a Fight Club.
Per punizione, dovrò segnarti la mano con il sapone. E dopo, ovviamente, riempirti di botte. ;)

5. Public Enemy “It takes a nation of millions to hold us back” (1988)
CK Ford, per omaggiare i Public Enemy e questo loro album che dice tutto quello che c’è da sapere sull’hip-hop ma non hai mai osato chiedere, ti dedico un rap. DJ, spara la base!

“Fight the Ford”
Nemmeno un milione di Mr. Ford ci può trattenere,
siamo un esercito di cannibali senza catetere
vuoi una mano per dormire, cowboy? noi ti diamo l’etere
anche se ti metti a piangere non usiamo parole tenere
Siamo un esercito di cannibali venuti a sbranarti
sgomma via easy rider sulla tua Harley
mentre ci fumiamo un joint in Paradiso con Bob Marley
Kurt Cobain, Jim Morrison e Ian Curtis
mentre da te nessuno lo pretende un bis
ed hey, prima che hai tirato fuori la pistola
Jack Bauer ti ha strozzato già alla gola
ti facciamo a pezzi come un cubetto caro tamarro d’un Vanilla Ice
dopo il nostro trattamento ti avremo cavato via pure gli eyes
come uno dei tuoi stupidi eroi action ti urliamo: “Ci vediamo all’Inferno”
prima che riuscirai a replicare a ‘sto cazzo di rap sarà già inverno!

JF Per rispondere a dovere a questo tuo colpo magico e rap cannibalistico dovrai attendere la mia lista e trovare il mio disco hip hop del decennio, intanto ti dico che il confronto tra i due pezzi, alla fine, sarà semplicemente come quello tra Fibra e Frankie Hi Nrg. Praticamente, tutti a festeggiare da, con e per Ford.
Tranne te.
CK Preferirei un parallelo 2Pac (io) VS. Notorious B.I.G. (tu): perché sia lì come qui con gli anni Novanta arriveranno i proiettili veri!
JF Paragone perfetto. Io ho sempre detestato 2Pac. Troppo fighetto per i miei gusti.
CK 2Pac fighetto??? Sei proprio un caso senza speranza...

6. The Go-Go’s “Beauty and the Beat” (1981)
CK Cosa c’è di meglio di un bel girl group? Ma è inutile chiederlo a un vecchio orso scorbutico come te, Mr. Ford... L’esordio delle Go-Go’s è dall’inizio alla fine uno degli album più spettacolari e divertenti di sempre, uno di quelli perfetti da suonare ogni estate senza mai annoiarsi e ha avuto la meglio sugli altri loro ottimi album come i successivi “Vacation” e “Talk Show”, sulle figate soliste della loro cantante Belinda Carlisle e sulle meraviglie di Bangles, Bow Wow Wow, Pretenders, Siouxsie and the Banshees, Kim Wilde, Kim Carnes, Joan Jett, Cyndi Lauper… Roba che è meglio se non ascolti perché ti farebbe perdere la tua immagine da burbero macho di frontiera duro e puro…
JF La mia immagine non viene scalfita se invece di cose leggerine pur se ascoltabilissime come questa si scelgono donne tutte d'un pezzo come la grandissima Pat Benatar - che fa polpette di tutte le Belinda Carlisle del mondo - o l'intimista e struggente Tracy Chapman - che non a caso è fieramente entrata nella mia decina -.
Il problema è lo stesso: hai l'intuizione, ma manca la zampata finale, un pò come alle Go go's.
CK Figuriamoci se non mi tiravi fuori la più tamarra: Pat Benatar. Love is a battlefield un corno, questo campo di battaglia prevede solo ODIO!
JF Allora Hit me with your best shot, vediamo cosa sai fare, Drago senza ali!


7. Madonna “The Immaculate Collection” (1990, raccolta singoli anni ’80)
CK L’immacolata collezione di Madonna è una delle raccolte di canzoni più belle concepibili: tutte le sue spettacolari hit infilate una dietro l’altra rappresentano qualcosa di davvero impressionante. So che in fin dei conti Madonna un poco piacerà pure a te, sebbene il pop per te rimane sempre una musica di serie B rispetto al fuoco sacro del rock.
Lancia pure qualche frecciata, se vuoi, però ti ricordo che per ogni bestemmia contro la Madonna sono 10 Ave Maria e per ogni volta che pronunci invano il nome di Jesus “Cannibal” Christ sono 10 Padre nostro. Quindi fai te due conti…
JF Soltanto per creare scompiglio nella tua chiesa, razza di pronipote di Palpatine XVI, bersaglierei volentieri Madonna, ma dato che si sta parlando di un'icona e il suo inserimento nella tua lista mi pare doveroso, starò buono e ripenserò alle iene, alla fava grossa e a Charlie Chan.

8. The Stone Roses “The Stone Roses” (1989)
CK Ponte ideale tra i suoni danzerecci della Madchester anni ’80 e il brit-pop dei prossimi anni ’90, l’esordio degli Stone Roses è uno dei simboli della pura inglesità in musica, oltre che un’autentica goduria per chiunque ami i grandi dischi in qualunque parte del mondo, a parte Fordlandia.
L’apertura con “I wanna be adored” è da leggenda, dopodiché si prosegue tra melodie appiccicose, atmosfere sognanti e ritmi irresistibili. Inchinati anche tu nell’adorazione delle mie scelte musicali, Mrs. Ford. Ormai è la cosa più dignitosa che ti è rimasta da fare.
JF Non voglio infierire troppo sulle tue discutibili scelte filobritish che non prevedono neppure un pò di pepe a stelle e strisce, così passo oltre apprezzando il coraggio che mostri nel cercare di provocare le mie bottigliate a tutti i costi, un pò come fossi la Rachel Berry della rete. Ma sei che ti dico, cara Barbra in erba!? Che questa volta mi comporterò da vero gentlemen inglese, e momentaneamente ti risparmierò il pubblico ludibrio.
CK Di America ce n'è eccome: Sonic Youth, Pixies, Public Enemy, Go-Go's, Madonna... la conosci la geografia? Tu piuttosto, nemmeno un nome inglese nella tua listina e ancora stai a parlare, Puckerman con la cresta da mohawk? Sono capitate più cose nella sola Manchester degli 80s di quante ne siano mai successe nell'intera storia della tua intera Fordlandia musicale...
JF Sono capitate un sacco di cose, a Manchester: calcio, birra e fabbriche.
A Fordlandia non andremo forte in geografia, ma almeno un pò di vita riusciamo a ritagliarla allo squallore! ;)


9. New Order “Brotherhood” (1986)
CK Dopo la morte di Ian Curtis, gli altri Joy Division hanno messo su i New Order e hanno continuato facendo musica grandiosa, molto diversa dalla band precedente, più orientata verso l’elettronica e la dance, eppure sempre interessante e ricca di idee con una produzione pazzesca tra singoli da applausi e album notevoli, tra cui scelgo “Brotherhood” perché contiene la mia preferita “Bizarre love triangle”. Adesso che non hai la scusa di fare battutacce sulla morte e sul suicidio davvero di pessimo gusto e che non fanno ridere nemmeno i polli, a cosa avrai intenzione di appigliarti, malefico Fordy Knoxy?
JF Qui entriamo nella città dolente dei Cannibali perduti: pur riconoscendo il valore musicale dell'opera in questione, due sole parole possono descrivere la noia mortale di prodotti come questo in un decennio spumeggiante come quello degli indimenticabili eighties: CHE PALLE!
Con tutta la depressione che mi farai sorbire nel corso dei novanta, dovevi proprio schiaffarci dentro anche questo!?
CK Considerando che il tuo concetto di divertimento è qualche vecchio di 90 anni in concerto per sola voce e chitarra, la musica ritmata, ballabile, goduriosa, malinconica (ma non depressa) dei New Order sì, hai ragione: è davvero noiosa!


10. Tears for Fears “The Hurting” (1983)
CK Certo che è davvero un Mad World, quello in cui si sono persone con dei gustacci come Mister Mistero Ford. Però è giusto che sia così, se no poi chi ci sarebbe da criticare?
I Tears for Fears sono la rappresentazione della scrittura pop 80s ai massimi livelli e in questo esordio hanno tirato fuori alcune delle loro cose migliori, da Change e Pale Shalter alla grandiosa Mad World poi riproposta in chiave acustica da Gary Jules nella colonna sonora del capolavoro (hai letto bene, Fordino) Donnie Darko. Un film che la mente mad ma poco elastica del nostro cowboy Jimmy Ford non riuscirà a capire neanche tra un migliaio di anni… Ma in fondo (proprio in fondo in fondo), ti vogliamo bene anche per questo, vecchia roccia!
JF Tenero fiorellino Cannibale, anche da queste parti, molto in fondo e ammettendolo soltanto all'apice di una sbronza, ti si vuole bene, ma il giorno in cui Donnie fichetta Darko sarà considerato un Capolavoro sarà l'Apocalisse, e Kubrick, Eisestein e Kurosawa usciranno dalle loro tombe per banchettare con il tuo cervello.
E giusto per farsi due risate, faranno a pezzi tutta la tua collezione di preziosi dischi dei Tears for fears.

Domani se proprio ci tenete verrà presentata anche la lista di Mr. James Ford, altrimenti potete anche andare a fare una gita fuori porta che tanto non vi perdete niente…

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