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mercoledì 7 giugno 2017

I Don't Feel at Home in This Blog Anymore





I Don't Feel at Home in This World Anymore
Regia: Macon Blair
Cast: Melanie Lynskey, Elijah Wood, Devon Graye, David Yow, Jane Levy, Christine Woods


Gente che in auto si crede chissà chi.
Gente che non rispetta le regole.
Gente che non ha educazione.
Che lascia sporcare il suo cane senza pulire, che inveisce contro gli altri, che spoilera libri.
Gente da odiare.
Le giornate di Ruth sono così, la vita di Ruth è così.
Ciliegina sulla torta: le entrano in casa i ladri, rubano le sue medicine, il suo computer e soprattutto il set di argenteria della nonna.
E qui, Ruth, scoppia.

lunedì 22 maggio 2017

Mi Scappa di scappare





Scappa – Get Out
Regia: Jordan Peele
Cast: Daniel Kaluuya, Allison Williams, Bradley Whitford, Catherine Keener, Caleb Landry Jones, Lakeith Stanfield, LilRel Howery



Scappa!
Cosa aspetti? Mettiti in salvo!
Corri via!
Look away, come si dice, anzi si canta nella sigla di Una serie di sfortunati eventi!
Insomma: vattene, cazzo!
O anche: vattene amore, che siamo ancora in tempo, prima che ti chiami trottolino amoroso e du du da da da...

giovedì 24 aprile 2014

AFTERNOON DELIGHT, GODURIA POMERIDIANA




Afternoon Delight
(USA 2013)
Regia: Jill Soloway
Sceneggiatura: Jill Soloway
Cast: Kathryn Hahn, Juno Temple, Josh Radnor, Jessica St. Claire, Jane Lynch, Michaela Watkins, Josh Stamberg, John Capelos, Suzy Nakamura, Annie Mumolo
Genere: indie pleasure
Se ti piace guarda anche: The Sessions – Gli incontri, Short Term 12, Shame, Nymphomaniac

Cosa si intende con Afternoon Delight?
State pensando a qualcosa di sessuale?
Ebbene sì. Per una volta non siete i soliti depravati, visto che il senso è proprio quello.
“Afternoon Delight” è un pezzo degli anni ’70 della Starland Vocal Band che, dietro alla sua musichetta e ai suoi coretti da chiesa, si riferisce in maniera più o meno esplicita e più o meno pruriginosa al trastullarsi in pieno giorno, da soli o in compagnia.



"Hey, l'hai visto il finale di How I Met Your Mother?"
"Mamma mia, che stronzata!"
Afternoon Delight è ora anche il titolo di una gradevole commedia indie che parla guarda caso di quello, del cercare il piacere durante il giorno, del sapersi godere la vita non solo di notte, non solo nel weekend, non solo in vacanza, non solo in circostanze straordinarie, ma sempre. Anche in un pomeriggio qualunque.
Afternoon Delight è un film che va goduto allo stesso modo. Non in una visione serale, bensì in un tranquillo pomeriggio. Ogni pellicola ha un momento giusto per essere gustata, e questo è il classico filmetto pomeridiano. Quello che fai partire senza grosse aspettative giusto per passare il tempo e poi alla fine ti lascia qualcosa. Non che sia un lavoro indimenticabile, nonostante il solito esagerato Quentin Tarantino l’abbia inserito nella sua personale Top 10 dei film migliori del 2013, eppure è una visione che si fa seguire molto bene e che si ricorda con un sorriso sulle labbra.

La protagonista è Rachel, una donna intorno ai 40 anni sposata e con figli, una desperate housewife benestante che affronta una precoce crisi di mezza età. Con il marito (l’anonimo Josh Radnor di How I Met Your Mother) a letto le cose non funzionano più e così, per far ritornare il loro rapporto piccante, decide di seguire il consiglio della solita amica disinibita e andare insieme al consorte in uno stripclub. È qui che Rachel riceverà una bella lapdance fatta da Juno Temple che le cambierà la vita.
Rachel diventerà lesbica?
Diventerà bisex?
Si metterà a fare le cosacce a tre insieme al marito?
La situazione è più complessa di così, fatto sta che tra lei e la sexy zoccoletta Juno Temple si instaurerà un rapporto particolare… Di più non vi dico, se no vi rovino la visione pomeridiana.

La pellicola è girata dall’esordiente Jill Soloway nel più tipico stile indie hipster da Sundance Festival che va per la maggiore oggi, con un tocco femminile che la fa avvicinare alla serie Girls o al film Frances Ha, però in una versione più adulta. A convincere particolarmente è la relazione tra la sexy, qui ancora più sexy del solito, Juno Temple e l’interprete di Rachel, un’ottima Kathryn Hahn, attrice caratteristica vista finora qua e là in vari ruoli minori, da Crossing Jordan al recente I sogni segreti di Walter Mitty passando proprio per le citate Girls. Una caratterista che qui dimostra di avere il carattere per reggere, alla grande, un personaggio da protagonista.
E allora, Afternoon Delight è proprio quello che promette il suo titolo: un bel piacere, da gustarsi rigorosamente di pomeriggio, tanto per sgarrare un po’, così, giusto per deviare dalle abitudini. Come una serata alcolica che comincia con qualche oretta di anticipo rispetto al solito. Come un seghino diurno. O come una sveltina alla luce del sole.
(voto 6,5/10)

martedì 28 gennaio 2014

SUNDANCE FESTIVAL: I PREMI 2014 E IL VINCITORE 2013 FRUITVALE STATION



Lo scorso weekend si è concluso il Sundance Film Festival, il Cannes del cinema indie americano. I nomi più hip e soprattutto più hipster della Hollywood alternativa si sono mossi tutti nella fredda cittadina dello Utah per presentare le loro nuove pellicole.

Chi ha vinto, quest’anno?
Il grande trionfatore è stato Whiplash, diretto da Damien Chazell, pellicola con l’emergente Miles Teller nei panni di un batterista jazz che, alla ricerca della perfezione musicale, perde la sua umanità… Storia intrigante, per un film che si è portato a casa sia il Gran Premio della Giuria che quello del pubblico.


Tra gli altri film premiati ci sono poi stati il cileno/francese To Kill a Man, l’etiope Difret, l’australiano Sophie Hyde for 52 Tuesdays, il norvegese-olandese Eskil Vogt for Blind, i britannici Ula Pontikos for Lilting e God Help the Girl e gli americani Imperial Dreams, Cutter Hodierne for Fishing Without Nets, Craig Johnson & Mark Heyman for The Skeleton Twins, Christopher Blauvelt for Low Down e The Octopus Project for Kumiko, the Treasure Hunter e Justin Simien for Dear White People.
Finito con l'elenco dei vincitori?
Finito e l'elenco dei premi nelle categorie dei documentari ve li risparmio.

Il Sundance propone pellicole spesso interessanti e che rappresentano il volto più fresco e originale delle tendenze cinematografiche americane. Pellicole che spesso da noi ovviamente non arrivano. Persino i film vincitori sono spesso ignorati dalla distribuzione italiana, a parte qualche caso come Fuga dalla scuola media – Welcome to the Dollhouse, The Believer, Un gelido inverno – Winter’s Bone o Re della terra selvaggia – Beasts of the Southern Wild, arrivati comunque dalle nostre parti in ritardo clamoroso e in 2 sale in croce.

Per celebrare questo sempre vitale Festival, io vi propongo non il film vincitore dell’edizione 2014, che a me nello Utah non m’hanno mica invitato 'sti maledetti, bensì quello trionfatore dello scorso anno: Fruitvale Station, che si era portato a casa sia il Gran premio della giuria che quello del pubblico, oltre che il premio di miglior debutto al Festival di Cannes 2013. Attualmente si trova in rete con sottotitoli italiani e a marzo sembra sarà persino distribuito nelle nostra sale con il titolo Prossima fermata: Fruitvale Station. Incredibile!

Prossima fermata: Fruitvale Station
(USA 2013)
Titolo originale: Fruitvale Station
Regia: Ryan Coogler
Sceneggiatura: Ryan Coogler
Cast: Michael B. Jordan, Melonie Diaz, Octavia Spencer, Ariana Neal, Ahna O’Reilly, Kevin Durand, Chad Michael Murray, Marjorie Crump-Shears
Genere: tutto in una notte
Se ti piace guarda anche: La 25ª ora, Rampart, End of Watch – Tolleranza zero, Collateral

Fruitvale Station è un film tratto da un fatto di cronaca realmente accaduto a San Francisco, California, USA, nella notte di Capodanno del 2009.
State già sbuffando?
Vi ho visti, non potete negarlo.
Lo so, le pellicole tratte dalla cronaca spesso non sono il massimo, perché devono aderire ai fatti, non si possono concedere troppe licenze artistiche, devono far fronte al confronto con i veri personaggi, che poi se no i famigliari si lamentano e scrivono ai quotidiani in lacrime. Per carità, certe volte fanno bene, come nel caso di certe patetiche revisioni storiche fatte dalle fiction Rai, ma in altri casi si devono rendere conto che un film è comunque un film.

"Dimmi te se devo essere l'unico al mondo ancora con un cellulare a conchiglia."
Tutta questa premessa per dire comunque che no, Fruitvale Station non è la classica pellicola su un fatto di cronaca. Oddio, nella parte finale lo diventa un pochino, però era inevitabile. Per il resto, si tratta di un film che parla di una vita, non di un caso di cronaca di quelli che farebbero felici Salvo Sottile, e non si limita nemmeno a essere soltanto il racconto di un episodio di razzismo. Per di più, si tratta di un film bello.
Perché questo film è bello?
Difficile spiegarlo. Perché Jennifer Lawrence è bella?
Non c’è un perché. È così e basta guardarla per capirlo. Lo stesso vale per questo film.
Se proprio vogliamo cercare di esprimere il suo fascino con parole, possiamo dire che Fruitvale Station è una di quelle pellicole che ti fanno sentire vicine al loro protagonista, in questo caso il 22enne Oscar Grant, un ragazzo dei sobborghi di San Francisco che cerca di “tirare avanti”. Ha una figlioletta, convive con una ragazza latina, è appena stato licenziato, è uscito da poco di galera, sta cercando di uscire pure dallo spaccio di droga. È la notte di Capodanno e la sua vita già parecchio travagliata può ancora prendere qualunque binario. È la notte di Capodanno ed è un nuovo inizio.

"Al prossimo che dice che somiglio a Selena Gomez gli stacco le palle, chiaro?"
A interpretare Oscar Grant troviamo un ottimo Michael B. Jordan, già visto nella serie tv Friday Night Lights e nel film Chronicle, uno che, se non si sputtana con delle pellicolette commerciali, potrebbe persino ambire al titolo di Michael Jordan del cinema. Senza B. in mezzo. Solo che adesso c’è chi lo indica tra i possibili protagonisti della nuova versione dei Fantastici 4 e quindi il rischio di finire invischiato nelle paludi delle porcherie hollywoodiane è già forte.
In attesa di vedere come procederà la sua carriera, possiamo gustarcelo qui, un tutt’uno con il suo personaggio. Un giovane uomo come tanti, che si trova a dover fare i conti con il suo passato, in una maniera non troppo distante dall’Edward Norton de La 25ª ora.
Da segnalare inoltre nel cast la promettente caliente Melonie Diaz, una versione tettona di Selena Gomez, e una breve apparizione di Chad Michael Murray, per anni bravo ragazzo di One Tree Hill che qui, in pochi istanti, cambia radicalmente la sua immagine da buono a cattivo. E chissà che ciò non faccia bene alla sua carriera, arenatasi da quando ha abbandonato la serie tv teen.
Sarà curioso vedere in che direzioni procederà pure la carriera dell’esordiente Ryan Coogler, regista e sceneggiatore della pellicola. La sua opera prima è puro Sundance style: racconta una storia piccola ma grande, ci propone un personaggio comune, è una produzione low-budget girata con uno stile realistico con poche quanto riuscite concessioni poetiche. Insomma, tipico stile Sundance, eppure allo stesso tempo lontano da certo cinema indie hipster fighetto, che pure mi piace ed è ben riassunto in questo simpatico video-parodia.



Fruitvale Station non rappresenta un nuovo modello per la cinematografia indipendente americana e non è un capolavoro totale, ma i ricevimenti che ha ottenuto se li merita. Perché riesce a trasportare un fatto di cronaca in una cornice da grande cinema, con una sceneggiatura perfettamente architettata che rimanda a pellicole che si svolgono tutte in poche ore come Collateral e Margin Call. Perché è un film onesto, sentito, neo neorealista senza essere neo neopalloso. Un film non tanto di cronaca nera, quanto di vita vera.
(voto 7,5/10)



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