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sabato 14 giugno 2014

BRASILE 2014 – IL MONDIALE CANNIBALE, GIORNATA 3





Ieri c’è stato un buon esordio da parte dei campioni del mondo in carica.
Un buon esordio, perché la Spagna è subito passata in vantaggio. Poi l’Olanda gliene ha ficcate 5, ma comunque la partenza è stata buona.





E ora, un po' di figa dagli spalti tutta per voi!



Okay, come non detto. Proseguiamo con i risultati delle partite di ieri. E chiudiamo un occhio sul fatto che i miei pronostici non sono stati proprio azzeccatissimi.

GRUPPO A
Messico – Camerun – 1 – 0

GRUPPO B
Spagna – Olanda 1 – 5

GRUPPO B
Cile – Australia 3 – 1

Oggi invece è la giornata dell’esordio mondiale dell’Italia contro l’Inghilterra.
Mi spiace quindi per le altre squadra, ma le trascurerò clamorosamente. Vediamo comunque in maniera rapida il programma delle partite.

GRUPPO C
Ore 18:00
Colombia – Grecia
Pronostico cannibale: 2 – 0

GRUPPO D
Ore 21:00
Uruguay – Costa Rica
Pronostico cannibale: 4 – 1

GRUPPO C
Ore 03:00
Costa D’Avorio – Giappone
Pronostico cannibale: 0 – 1

E ora, tutte le attenzioni sul big match.

GRUPPO D
Ore 24:00
Inghilterra – Italia

Inghilterra VS. Italia. Le mie due squadre preferite si scontrano. Per chi farò il tifo?
L’Italia sarebbe la risposta più ovvia. Dopo che i Negramaro sono diventati la colonna sonora ufficiale della spedizione azzurra a Brasile 2014, non sono però più tanto sicuro di tenere ancora per la nostra nazionale…



L’Inghilterra come risponde a livello musicale?
A comporre il pezzo per il mondiale “Greatest Day” era stato chiamato Gary Barlow dei Take That. Peccato che nelle scorse settimane il cantante sia stato accusato di elusione fiscale insieme ai suoi amichetti Howard Donald e Mark Owen e l’intera nazione gli abbia voltato le spalle. Quest’anno quindi per una volta l’England non avrà una canzone mondiale ufficiale. Beati loro.
Meglio niente, che i Negramaro!



Musica a parte, stasera tutti a guardare Inghilterra – Italia!
Sperando di non essere obbligati a vedere al posto della partita qualche film cecoslovacco ma con sottotitoli in tedesco consigliato dal mio sito rivale WhiteRussian.


sabato 31 maggio 2014

GUIDA GALATTICA ALLE BOY BAND





Questa settimana l’appuntamento con le guide galattiche di Pensieri Cannibali si occupa di musica impegnata, quella delle Boy Band.
Basta considerare i poveri ragazzi delle boy bands come della semplice carne, dei corpi privi di alcun talento musicale. Nel corso della storia, queste particolari formazioni apparentemente (o forse nemmeno troppo apparentemente) create dal mondo del business hanno infatti saputo tirare fuori un sacco di buona musica. Va buò, un sacco, diciamo un pochino. Andando a cercare in mezzo alla spazzatura, qualcosa di decente la si tira fuori. Il post di oggi cerca allora di rivalutare la musica delle boy band, per quanto parzialmente e per quanto possibile, mentre la settimana prossima ci sarà spazio anche per le girl band, che pure lì ce n’è di grande musica… più o meno.

Come si è arrivati al proliferare di casi umani band di successo di oggi come i One Direction, o un po’ meno di successo come i vari The Wanted, Big Time Rush, Union J e The Vamps?
Tutto è iniziato, almeno credo, negli anni Sessanta. A livello di seguito di massa, con tanto di fans che si strappavano capelli e mutandine, tutto è partito con i Beatles. Con questo non intendo sostenere che i Beatles siano stati una boy band, che se no mi fanno chiudere il blog subito, ma solo che i livelli di isterismo da loro provocati sono paragonabili a quelli che poi avrebbero scatenato le varie boy band. Un po’ come i Duran Duran negli anni ’80, altra non boy band che però ha avuto un seguito da boy band.

Cosa distingue un gruppo “normale” da una merdosa boy band?
Il fatto che queste ultime siano per lo più costruite a tavolino da un manager. A questo punto qualcuno potrà sostenere che anche i Sex Pistols lo siano, visto l’importante ruolo rivestito dal manager Malcolm McLaren, e in un certo senso sono in effetti stati la prima boy band punk, ma non divaghiamo. In questa sede si parla di boy band pop.
I primi casi storici sono stati gli Osmonds, i Monkees e i Jackson 5 di un giovanissimo Michael Jackson. Tutto è partito da loro e a questi gruppi sono poi succeduti nei 70s e negli 80s i Bay City Rollers, i Menudo di Ricky Martin, i New Edition, i Bros e i New Kids on the Block. Sono stati questi ultimi i veri padrini della scena pop successiva, con l’esplosione negli anni ’90 di una marea di boy band dall’incredibile popolarità: Take That e East 17 dal Regno Unito, Backstreey Boys e *N SYNC dagli USA, più una marea di loro cloni vari. E l’Italia se n’è stata a guardare?
No, perché abbiamo avuto i Ragazzi italiani, gruppo dall’enorme popolarità famoso per brani come…
Ma hanno mai fatto delle canzoni, ‘sti Ragazzi Italiani?

Tralasciando il caso nazionale, dopo l’invasione mondiale di gruppi canterini e ballerini durata fino ai primi Anni Zero, nel periodo successivo la moda delle boy band è (per fortuna) passata di moda, per tornare (purtroppo) con prepotenza di recente con orde di ragazzine arrapate per i One Direction. Fine della Storia.
Cioè, non so se mi spiego: questa sì che è Cultura musicale. Dove lo trovate un altro sito che vi fornisce simili nozioni di base fondamentali?

Sulle note di “Boy Band” dei Velvet, via ora alla Top 10 delle mie canzoni preferite cantate da boy bands e a fondo post, se ci tenete, trovate pure una ricca playlist Spotify.

Top 10 – Le 10 canzoni delle boy band preferite da Pensieri Cannibali


10. Blue "One Love"



9. New Kids on the Block “You Got It (The Right Stuff)”



8. 5ive “Everybody Get Up”



7. East 17 feat. Gabrielle “If You Ever”



6. N Sync “Bye Bye Bye”



5. Boyzone “Isn’t It a Wonder”



4. The Monkees "I'm a Believer"



3. Jackson 5 “I Want You Back”



2. Backstreet Boys “Everybody (Backstreet’s Back)”



1. Take That “Back for Good”


Ecco la boy-band playlist su Spotify di Pensieri Cannibali.

sabato 19 febbraio 2011

Sanremo 2011: Il favoloso mondo di Elisatetta Cavallis

La cavalla precedentemente
conosciuta (o relativamente conosciuta) come:
Elisabetta Canalis
Quest’oggi voglio raccontarvi una magnifica favola, proprio come farebbe quella lagna di Antonella Clerici ma senza un vestito da sirena oversize addosso. Elisabetta è un piccolo mini Pony nata tra le magiche terre della Sardegna, un luogo per darvi due coordinate a metà strada tra l’isola che non c’è e l’isola di Lost. Con queste indicazioni dovreste raggiungerla senza problemi. Elisabetta passa un’infanzia spensierata in compagnia di diversi amichetti. Non so i genitori che professione facessero, ma Eli comunque non era mai lasciata sola, un po’ era in compagnia di Farouk Kassam, un po’ di Augusto De Megni e recentemente è stata avvistata anche con una certa Yara, ma non c’è nulla di confermato.
Quest’ultima battuta era troppo politically scorrect e inappropriata? Se non vi piace potete sempre cambiare blog e leggervi ad esempio Sciuscia. Azz, no: mi sa che lui è ancora più bastardo di me.
I genitori della Cavallis, che comunque sono sicuro siano delle bravissime persone con un lavoro rispettabile (d’altra parte anche in Sardegna c’è crisi e bisogna sfruttare il territorio come meglio si può), decidono però di mettere fine a questa idilliaca fanciullezza della figlia e la danno via a un Cavaliere che passava da quelle parti, zona Villa Certosa all’incirca. Tra il Cavaliere ed Elisabetta ci sono alcuni contatti telefonici certificati, ma purtroppo la Cavallis quando parla non si capisce una sega di quello che dice e quindi i pm hanno stabilito che tali intercettazioni sono inutilizzabili.
Poi il Cavaliere si stufa di lei perché Eli ormai cresce, diventa maggiorenne e quindi a lui le cose troppo legali gli puzzano un po’ e decide di liberarsene. Eli comunque ormai è diventata una bella puledra, nel senso che ha il viso e gli occhi da cavalla, quando parla nitrisce (sono stato bravo, ho detto nitrisce e non raglia) e ogni tanto scalcia. Ah, poi le piace anche essere cavalcata, ma questo non chiedetemi come faccio a saperlo. Insomma, una così bella cavalla non fa fatica a trovare un nuovo proprietario e infatti dalle lontane terre degli Stati Uniti d’America arriva un bel principe azzurro. Vabbè, durante il lungo viaggio forse si è un po’ perso e ormai non è che sia proprio un principe giovanissimo, però si mantiene ancora bene, come la Bellucci (Morandi, le hai dato della vecchia… non si fa con le signore. Mannaggia, ti devo insegnare tutto?)
Il bel George The American (dal titolo del suo ultimo “magnifico” film) lancia così Eli dritta nell’Olimpo hollywoodiano, dove la conoscono tutti. Oh, Robert De Niro non l’ha mai vista prima ma dev’essere l’unico… Qui Eli fa un’audizione per Avatar, ma James Cameron le preferisce Anna Oxa: “Ragazzi, stiamo spendendo già troppi soldi per sta cagata di film: almeno con la Oxa risparmiamo sul trucco e pure sugli effetti speciali”. Per Seabiscuit le va meglio e viene scelta come protagonista equin… ehm, femminile. La sua carriera procede comunque alla grande, tra Struscia la notizia, Stelle a quattro zampe (lei è una delle stelle a quattro zampe) e Puttano in saldo (non è colpa mia, si chiama proprio così). Fino all’approdo più importante: il palco dell’Ariston. Elisabetta è magnifica, fa un ingresso trionfale, la gente si alza in piedi ad applaudirla. O forse la standing ovation era per Roberto Benigni che è arrivato a teatro cavalcandola?
Ma la nostra Eli nazionale a Sanremo ha anche avuto modo di dimostrare tutto il suo sensazionale valore di poliglotta. Ho detto poliglotta mica mignotta, sarò stato troppo buono? Comunque facciamo un passo indietro e torniamo all’inizio di quella stupenda serata, la quarta di un'edizione del Festival sempre più memorabile.

Con un giorno d’anticipo rispetto al previsto, ieri è stato il Radiohead day e quindi per forza di cose questa baracconata di Sanremo non poteva che passare in secondo piano. Però durante la sigla qualcosa mi ha distolto dal chiedermi dove collocare “The King of Limbs” all’interno della discografia di Thom Yorke e soci. Tra i loro lavori migliori o no? Solo il tempo ce lo dirà.

Eli, balli talmente bene che hai fatto piangere Belen
Ma c’avete fatto caso durante la sigla? Mentre fuori dall’Ariston un branco di vecchi rincoglioniti e ubriaconi ballava allegramente sulle note (questa davvero stupende) dello Schiaccianoci, così come dentro il teatro stavano facendo anche due giovani rincoglionite e ubriacone (però più gnocche del solito), sulla parte bassa dello schermo passano i titoli degli autori del programma: tra loro c’è anche Federico Moccia. Per chi non lo sapesse, Moccia prima di diventare un premio Nobal per la letteratura e un regista da Oscar era infatti un autore televisivo. E ora è tornato per Sanremo! Questo spiega tante, taaante cose. Prima di prendervela con l’incompetenza della Canalis, che pure è il simbolo stesso dell’incompetenza, tenete presente che con testi scritti da Moccia anche Natalie Portman farebbe fatica a sembrare convincente. No vabbè, Natalie Portman riuscirebbe a rendere interessante anche uno spot di Alfonso Luigi Marra. E a proposito non di Marra ma di Natalie: ANDATE A VEDERE IL CIGNO NERO – BLACK SWAN! (se le fa Belen, non vedo perché non possa fare delle markette anch’io). Intanto a bassissima richiesta popolare riparte la gara; questa sera per la gioia di grandi e piccini gli “artisti” si fanno accompagnare da alcune guest-star internazionali (ma internazionali de che? Quello che arriva più da lontano è de Roma!)

Luca Barbarossa e Rachel Del Rosario “Fino in fondo” con Neri Marcoré
Neri Marcorè era bravo. Dopo essersi sputtanato alla grande con quello schifo di The Tourist, ormai non ha però più niente da perdere e si è presentato così anche sul palco dell’Ariston insieme a Luca Barbarossa. Senza vergogna, i due sono protagonisti di un imbarazzante siparietto pseudo-recitato che fa rimpiangere il testo della canzone su su su giù giù giù e viene anche tagliato dai conduttori che gli parlano sopra.
(voto 2)
Visto che ieri ho citato Mirko di Mai dire gol, il testo di questa coppia scoppiata mi ha riportato alla mente Olmo/De Luigi: e ci sei tu, sempre più su


Ma la Cannabis si droga? E perché Belen invece è così sobria? Che palle, è troppo professionale. Dopo tutto siamo a Sanremo, ovvero la celebrazione stessa della non professionalità (a parte l’Orchestra, loro sono molto bravi). Volevo fare anche una battuta su Morandi e la Beghelli ma Luca e Paolo me l’hanno bruciata, maledetti.

La Crus “Io confesso” con Nina Zilli
Già erano i migliori, si sono presi pure l’ospite migliore (vabbé, Carmen esclusa) e allora per gli altri non vale. Ma vaffanculo, chissenefrega degli altri, tanto sono tutti degli stronzi.
(voto 7+)


Anna Tatangelo “Bastardo” con Loredana Errore
La canzone di Anna Tatangelo sono esterrefatto (o forse solo fatto?) dal dire che è una FIGATA!
Peccato solo che stasera si sia presentata a cantare con Shrek (Loredana Errore, una donna che già il cognome dice tutto sulla sua vita), perché ormai rischia di essere la mia preferita assoluta. La vita è proprio strana: una settimana di Sanremo e mi ti divento un fan della Lady Tata che non ho mai sopportato prima. Tutto rego comunque, è l’effetto di follia momentaneo che questa sagra del trash fa e sono quasi certo che la settimana prossima tornerò già a odiarla cordialmente.
(voto 7-)


Max Pezzali “Il mio secondo tempo” con Lillo & Greg
Un'immagine pubblicata in esclusiva dal Giornale tratta dai festini di Arcore
Ci voleva poco, ma la versione di Lillo & Greg dà merda all’originale. Dopo Luca e Paolo e Roberto Benigni una conferma ufficiale: i comici cantano molto meglio dei cantanti di Sanremo.
(voto 5)

Tricarico “3 colori” con il Coro di Voci Bianche Si La So…L
Usare i bambini per ottenere consenso popolare è sempre una mossa azzeccata. Lo sa bene anche il nostro presidente del Consiglio che le bambine le usa in un diverso modo, ma quella è un’altra storia. La canzone di Tricarico in questa versione acquista finalmente un senso che nella sua interpretazione solista non possedeva. Lo sapevo che alla fine il brano aveva una sua dimensione: è una canzone per bambini!
(voto 6,5)

Elisabetta Canalis a proposito dei bambini del Coro: “Erano tesissimi”. E perché te che sono 4 sere che non riesci ad aprire bocca senza inciamparti 12 volte no? Ma com’è poi che Ellen Hidding nelle telepromozioni riesce a parlare un italiano molto migliore del tuo?

E a proposito di super dive italiane che se la tirano poco e credono di essere famosissime all’estero, ecco a voi Monica Bellucci, che però è tanta roba. Gianni Morandi accavalla le gambe perché è già venuto nelle mutande.
Dopo quella con Andy Garcia (Andy chiiii?), mi ero scordato di quanto belle anzi bellucci fossero le interviste di Gianni Morandi. Le domande le avrà ancora scritte quel talento poliedrico di Moccia?
Cosa mai starà guardando il vecchio porko?
Non contento di essere venuto una volta, Gianni senza bisogno di ulteriore Viagra a un certo punto si alza e si incolla a una gamba della Bellucci come un cane in amore. E questa è la prima cosa sensata fatta da quest’uomo nel corso di tutto il Festival!
L’ho già detto che la Bellucci è sposata con Vincent Cassel, il protagonista maschile de IL CIGNO NERO – BLACK SWAN? No? Beh, comunque: ANDATE A VEDERLO! (lo so, ormai sono diventato più markettaro della Belen).
Sempre parlando di grande cinema, arriva Robert De Niro. Vabbè, per lui il grande cinema ormai è un ricordo lontano, però recentemente ha pur sempre fatto Machete.
Morandi inizia l’intervista nel modo più sconsigliato per iniziare un’intervista: “Bob, so che a te non piacciono le interviste.” Questa è stata sicuramente un’idea mocciana. Poi gli chiede per quale motivo ha fatto ‘sto schifo di film di Manuale d’amore 3. Secondo te, per quale motivo se non lo stesso per cui tu hai fatto il Festival o Nicole M. se l’è fatto mettere in culo dal presidente del Consiglio?

Nemmeno un grande attore come lui a Sanremo può mascherare
il suo vero pensiero: "Cosa cazzo ci faccio io qui?"
Che tristezza però: hai davanti uno dei più grandi attori di sempre e potresti parlare della sua grandiosa carriera, quella almeno che aveva fino a qualche anno fa quando ancora non faceva ste cagate di Vi presento i nostri o Manuale d’amore 3. E invece no, tutto si risolve in una marketta per suddetto film e in una serie di domande idiote. Che poi perché andare a vedere Manuale d’amore 3 quando si può andare a vedere un capolavoro come IL CIGNO NERO – BLACK SWAN?
Arrivano Luca e Paolo: fategliela fare a loro l’intervista, per favore! E invece no.
Gianni Morandi a proposito della Bellucci: “È stata l’intervista più bella della mia vita.” Già, peccato che per noi spettatori sia invece stata la più brutta e imbarazzante intervista delle nostre vite, a parte quella di Alfonso Signorini a Ruby Rubacuori in Kalispera.


Tra cavalle (la Canalis), tope (Belen) e scimmie (Morandi e Sarcina) questo
sembra più uno zoo che un Festival (ma nessun animale è stato maltrattato
durante le riprese, a parte qualche frustata alla Canalis ogni tanto)
Giusy Ferreri “Il mare immenso” con Francesco Sarcina
Francesco Sarcina è il cantante dei Le Vibrazioni. Per chi non l’avesse presente, è l’unico uomo al mondo che sembra più scimmia di Gianni Morandi. Lui e la Ferreri Rocher comunque li avrei visti bene la sera precedente a cantare un vecchio pezzo della musica italiana: Siamo la coppia più brutta del mondo.
(voto 5,5)

Luca Madonia e Franco Battiato “L’Alieno” con Carmen Consoli
Mizzega la Carmen con Madonia e Battiato che trio siculo! E c’ha pure la chitarrina rosa. Questa è un’esibizione che non si può rifiutare.
(voto 7)

The L Word? Ci piace!
Ma tutti come stacchetto c’hanno un pezzo di storia del rock e Nathalie ha scelto “Over my shoulder” dei Mike + the Mechanics che era una canzone usata in Baywatch nei momenti tristi di Mitch Buchannon? Vedo che siamo messi bene quanto a cultura musicale, mia cara Nathalie.
Nathalie “Vivo sospesa” con L’Aura
Altroché Barbarossa e la puta spagnola. Loro sì che sono una bella coppia. E sì, intendo proprio coppia in quel senso.
(voto 6/7)

Torna uno svogliatissimo Robert De Niro per il secondo tempo (come canterebbe in maniera insopportabile Pezzali) dell’intervista, ma stavolta Morandi cala a sorpresa il suo asso nella manica: Elisabetta Canalis. Mentre lui la presenta: “Questa è Elisabetta, una nostra bellezza nazionale” lei si aspetta che De Niro dica: “Oh certo, la conosco già, è molto famosa anche negli USA.” Peccato questo succeda solo nei sogni incantati della Cannalis.
Nei miei sogni invece c’è De Niro che alle domande della premiata accoppiata Canalis/Morandi risponde: You talkin’ to me? You talkin’ to me?


La Eli nazionale comunque prende in mano la situazione e diventa sia intervistatrice, che interprete. Peccato solo manchi qualcuno che interpreti lei. In ogni caso è un vero spasso da osservare e dopo questa dimostrazione di versatilità, voglio vedere chi ancora avrà il coraggio di asserire che la Canalis non sa fare niente. Voglio proprio vedere. (Oddio, non oso immaginare quante gliene diranno oggi tra tv, giornali, radio e blog! Povera Eli, fossero tutti bravi come me…)
Vabbè dai, facciamo finta di non aver visto niente. Facciamo finta che Bob De Niro non sia mai stato a Sanremo. Facciamo finta che Gianni Morandi non abbia mai chiesto alla Canalis (e dico, alla Canalis): Come si traduce “Taxi Driver” in inglese?


Roberto Vecchioni “Chiamami ancora amore” con la Premiata Forneria Marconi
Età media superiore a quella di un congresso del PD e proprio come il PD e la Canalis anche loro fanno una certa tenerezza.
(voto 6)

Ed ecco riesumati dai 90s i Take That al completo! Anche qua l’età media si è fatta abbastanza alta, eh ragazzi? Mentre cantano non danno l’impressione di un gruppo molto unito, è come se ognuno facesse un pezzo per conto suo e Robbie Williams si vede chiaramente che di questa reunion si è già strarotto le balle. Quando arriva Belen comunque si ricompattano immediatamente tutti a guardarle il culo. Questo sì che è spirito di gruppo.
(voto 6/7)
E riecco a grande richiesta le favolose interviste della Canalis. A questo punto pretendo un suo talk-show fisso in onda ogni sera tipo il David Letterman Show. Non posso più farne a meno.

(mi sa che ho caricato il filmato sbagliato)

Davide Van De Sfroos “Yanez” con Irene Fornaciari
Uh, la figlia di Zucchero mi aveva già amareggiato l’anno scorso quando si era presentata in gara, quindi quest’anno avrei anche fatto volentieri a meno di rivederla. Il pezzo di Van Basten comunque ormai è cult.
(voto 6,5)

Luca e Paolo provano a replicare il successo di “Ti sputtanerò” con un pezzo dedicato ai candidati del PD (solo recentemente ho scoperto che significa Partito Democratico e non una nota bestemmia in voga tra i giovani): “Uno tra mille ci sarà”. Divertente, ma non troppo. Se si fa sempre satira su Berlusconi è perché le battute su di lui escono più divertenti, mentre quelli dell’Opposizione fanno vite troppo noiose per essere presi in giro. Difatti il finale della canzone è dedicato ancora a lui e non poteva essere che così.


Al Bano “Amanda è libera” con Michele Placido
Mi spiace Placido, il tuo ultimo Vallanzasca non è niente male ma in fatto di musica, dopo che hai scelto i Negramaro per comporre la colonna sonora del film e duetti con Al Bano, dimostri davvero di avere pessimi gusti. E comunque sta Amanda (chiunque essa sia) sarà anche libera, ma Al Bano dovrebbero rinchiuderlo in un’istituto. Di quelli con le pareti insonorizzate, per favore.
(voto 0, Al Bano ormai ha l’abbonamento e non deve più nemmeno obliterare il biglietto)

Emma e i Modà “Arriverà” con Francesco Renga
Come dice Kevin Bacon nel cult/scult Sex Crimes: "Due sono una coppia, tre sono una folla." In quel caso erano Matt Dillon, Neve Campbell e Denise Richards, qui più modestamente sono Emma, Renga e il tipo ingellato modaiolo. Serata dopo serata mi urtano sempre meno, e ciò credo che non sia un bel segno per le mie orecchie e per i miei gusti musicali, ma tant’è.
(voto 6+)

Visto che non hanno passato il turno, non vedremo mai l’esibizione di Morgan con Patty Pravo (l’avranno fatto apposta?) e nemmeno gli ottimi Marta sui Tubi con la pessima Anna Oxa (ma menomale, perché a vederli con quella Winx mi sarebbero solo scaduti).

Ah, ma stasera oltre alle super interviste della Canalis c’è anche la finale tra i gggiovani. Il potere del grande giornalismo quasi quasi ce lo faceva dimenticare.

Micaela “Fuoco e cenere”
La Alicia Keys dei poveri, ma pur sempre una Alicia Keys dei poveri. Voglio dire, si è capito cosa intendo, no? Non si è capito niente? Cosa stavo dicendo? Boh, sarò stato colpito dalla sindrome di Morandi, più grave dell’Asperger.
(voto 6+)

Raphael Gualazzi “Follia d’amore”
Il Michael Bublé ‘de noantri aò. Musicalmente è piacevole, anche se a livello vocale non è certo il massimo della vita. Ma d’altronde cosa lo è a Sanremo? Ah già, le interviste della Canalis!
(voto 6,5)

Roberto Amadè “Come pioggia”
E lui chi vorrebbe essere? Jeff Buckley? Comunque il vercellese mi è sembrato meno terribile rispetto alla prima sera. Sembra anche essersi fatto una doccia apposta per l’occasione.
(voto 6)

Serena Abrami “Lontano da tutto”
Solita ingiustizia: ha vinto solo perché è bello
Lei non ricorda nessuno, o forse sì: Valeria Rossi, quella di dammi tre parole sole cuore amore. In ogni caso la sua è una canzoncina pop orecchiabile. In fondo è questo che si chiede a Sanremo, oltre a un po’ di gnocca, qualche battuta su Berlusconi e dei conduttori che non sanno neanche lontanamente parlare, no?
(voto 6,5)

Bene bravi bis (anzi no, grazie, niente bis), ma anche se i Giovani si sono rivelati mediamente un po’ meglio degli Artistoni Ariston della categoria principale, è mancata la Nina Zilli della situazione.
Alla fine comunque ha vinto…
Raphael Gualazzi
Bravino eh, però certo che il futuro della musica italiana non passa per di qua.
Tra gli "artisti" invece eliminati Max Pezzali (giusto) e Tricarico (peccato, ma certo non mi strappo i capelli, cosa che forse lui con sta testa dovrebbe invece fare).


Il futuro di Sanremo invece passa per di qua. A domani, se sarò ancora vivo, con il commento sulla gran finale. Chi vincerà? I Modà? Vecchioni? Barbarossa? Nathalie? Al Bano e dico: Al Bano??? Poco importa, perché tanto la vera vincitrice immorale di questa edizione del Festival a furor di popolo è solo lei: la Eli nazionale.

venerdì 26 novembre 2010

Take Death

Take That “Progress”
Provenienza: Manchester United
Genere: boy band
Se ti piace ascolta anche: Robbie Williams, Duran Duran, Spandau Ballet, East 17, Boyzone

The boy bands are back in town. Forse ispirati dagli Expendables di Stallone o più probabilmente no, i fab-five di Manchester sono tornati tutti insieme alla formazione originale. Più forti che mai? Beh, più o meno; i loro volti sono inevitabilmente segnati dalle prime rughe e le loro movenze feline di un tempo sono limitate, anche perché un colpo della strega a una certa età può sempre essere dietro l’angolo.

Dopo lo scioglimento nel 1996 (ricordo ancora le lacrime di disperazione delle mie compagne delle medie) i Take That si erano già riformati nel 2006 con l’ex cicciobombo cannoniere Gary Barlow, l’ex bimbominkia Mark Owen e i due manichini (non ex manichini) Howard Donald e Jason Orange e avevano riscosso un successo clamoroso, soprattutto in Uk, mentre la carriera di Williams stava vivendo una fase di fisiologico calo. E allora adesso Robbie Frusciante è rientrato nel gruppo e questo nuovo album “Progress” in Gran Bretagna ha subito stabilito la miglior prima settimana di vendita degli ultimi 13 anni, alla faccia della crisi del disco.

L’inizio dell’album gioca con l’epicità, come era lecito attendersi da una buona reunion che si rispetti, con il primo singolo “The Flood”.


Il secondo pezzo “SOS” è davvero un grido di SOS, ma persino eccessivamente lamentoso, con una voce stridula e acuta che domina (dev’esserci lo zampino di Mark Owen…).
“Wait” è un pezzo con una basetta electro anni ’80 venato di malinconia tra Duran Duran e Pet Shop Boys: pezzo migliore del lotto? Mi sa di sì.


“Kidz” è da apprezzare per il titolo e per il ritornello da sbronza al pub mentre “Happy now” è un pezzo disco-gay che sembra rubato agli Scissor Sisters. Poi, come succedeva abitualmente negli album commerciali degli anni ’90 (e ogni tanto ancora oggi) la seconda parte scema decisamente e viene piazzato qualche riempitivo di troppo con i pezzi più deboli che, non a caso, sono quelli in cui la presenza di Robbie Williams si sente meno (o per nulla).
La produzione, ad essere pignoli, sarebbe potuta essere migliore, soprattutto se paragonata a certe sborronerie electro-hip-hop del mainstream americano attuale, ma le canzoni hanno comunque una buona piacevolezza pop e soprattutto c’è quel sapore di nostalgia che riporta indietro ai brufolosi anni ‘90. The boys are back in town.
(voto 6+)

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