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domenica 18 dicembre 2011

Le meglio serie tv 2011: n. 40 - 31


Dopo le classifiche dei Man of the year e delle Cotte adolescenziali, continuano per la gioia di tutti (ehm, si spera) le liste cannibali. Adesso è il turno delle migliori serie tv dell’anno. In attesa di scoprire i Top 20, partiamo da lontano, mooolto lontano, e vediamo le posizioni dalla 40 alla 31…
Nel frattempo potete anche recuperare la CLASSIFICA 2010 e pure quella 2009

40. Dexter (stagione 6)
Genere: un serial killer per amico
In pillole: continuano un po’ stancamente le vicende del serial killer “buono” Dexter
Pregi: il personaggio di Brother Sam interpretato dal rapper-attore Mos Def era molto interessante, peccato non duri a lungo… Bene anche la fighetta bionda (interpretata da Brea Grant) che scatenava le uscite divertenti del grande Masuka, peccato pure lei la facciano uscire di scena troppo presto. Potenzialmente interessante il tema di Dexter VS. la Fede, purtroppo non sfruttato a dovere.
Difetti: Dexter ha compiuto il famigerato salto dello squalo? La storia incestuosa con Debra non se pò sentì e vedè, mentre gli sceneggiatori non sapendo che pesci pigliare reintroducono spiriti di personaggi scomparsi a caso (il fratello di Dex), ma soprattutto a non funzionare è il cattivone stagionale interpretato da un poco credibile Colin Hanks, il figlioletto di Tom Hanks, in compagnia del guru cattolico, il professor Gellar, insieme meno temibili di Cip & Ciop. Aridatece Trinity!!
Personaggio cult: Brother Sam (Mos Def)
(l’anno scorso Dexter era sesto)

39. Freaks! (stagione 1)
Genere: (anti)supereroi alla romana
In pillole: web-serie lanciata su YouTube che nonostante il basso budget si è rivelata una delle cose più interessanti prodotte dal panorama tv (anzi off-tv) italiano.
Pregi: un prodotto lanciato in maniera innovativa all’infuori dei soliti circuiti televisivi nostrani, una mini serie veloce e scattante che, nonostante il basso budget, riesce a essere per livello visivo e idee superiore alla gran parte delle altre più costose fiction e serie tv tricolori.
Difetti: un po’ di derivatività nei confronti dei modelli stranieri, in particolare Misfits e Heroes, però l’identità italiana e soprattutto romana riesce a renderlo personale a sufficienza.
Personaggio cult: Silvio (Claudio Di Biagio)
Leggi la mia RECENSIONE

38. Beaver Falls (stagione 1)
Genere: inglesi in America (vacanze edition)
In pillole: piacevole serie estiva made in Britain su tre scapestrati amici inglesi che vanno a lavorare in un campo estivo pieno di giovani ricchi e viziati americani.
Pregi: humour britannico very funny, la serie era perfetta per una leggera e rilassante visione estiva, ma può risultare un buon recupero anche ora per evadere (almeno mentalmente) dall’inverno.
Difetti: oltre ad essere presente una sana e goliardica atmosfera da campeggio estivo, vengono affrontate anche tematiche più pesanti, ma i personaggi nel corso degli episodi non hanno un’enorme evoluzione.
Personaggio cult: Barry (John Dagleish)
Leggi la mia RECENSIONE

37. Downton Abbey (stagione 1)
Genere: English classic
In pillole: le vicende di una famiglia di nobili ma anche della loro servitù all’interno di una prestigiosa tenuta britannica a inizio Novecento.
Pregi: i personaggi sono molto ben approfonditi, sia i riccastri nobili con la puzza sotto il naso che i loro schiavetti personali. Costumi, scenografie, ambientazioni sono realizzate in una maniera strabiliante e insieme agli ottimi dialoghi e a interpretazione di tipica classe british manderanno (e stanno già mandando) in brodo di giuggiole gli appassionati del genere.
Difetti: per chi non ama troppo il genere “in costume” (come il sottoscritto) può risultare a tratti un pochino noioso.
Personaggio cult: la snobbissima Violet (Maggie Smith)

36. Glee (stagioni 2/3)
Genere: musicarello
In pillole: con molti studenti ormai prossimi alla “maturità”, il Glee club cerca di conquistare le provinciali, regionali e nazionali di canto. Come se fosse la cosa più importante del mondo…
Pregi: una grande Quinn (Dianna Agron) che in versione punkettona in pink spacca, e funzionano le coppie gay, da una parte Kurt (Chris Colfer) e Blaine (Darren Criss), dall’altra Santana (Naya Rivera) e la sempre esilarante Brittany (Heather Morris). E poi qualche episodio valido ogni tanto lo tirano ancora fuori, come quello per il Superbowl. L’originalità distintiva degli esordi è però ormai un ricordo.
Difetti: diversi protagonisti sono o quasi scomparsi (vedi il prof. Schuester, ma non è che me ne lamenti troppo), oppure sembrano diventati la parodia di loro stessi, come Sue Sylvester, un tempo un personaggio enorme ed esilarante, adesso a mala pena una guest-star macchietta che compare ogni tanto. Le onnipresenti canzoni da musical poi io nun le reggae più!
Personaggio cult: Quinn (Dianna Agron)
(l’anno scorso Glee era decimo)

35. Bob’s Burgers (stagione 1)
Genere: famiglia stramba
In pillole: Bob gestisce un fast-food anti McDonald’s praticamente 24 ore su 24 con la sua particolare famiglia.
Pregi: possiede un umorismo particolare che non ti prende subito, ma quando ti prende, ti prende bene. E poi il personaggio della figlia pre-adolescente ossessionata dal sesso Tina è un mito.
Difetti: tra Simpson e Griffin non è certo la prima famiglia sconclusionata a cartoni animati del panorama tv, ma nonostante i modelli di riferimento pesanti riesce a smarcarsi con discreta personalità. Non tutti gli episodi però sono indimenticabili.
Personaggio cult: Tina
Leggi la mia RECENSIONE

34. Pan Am (stagione 1)
Genere: favolosi anni ‘60
In pillole: un gruppo di hostess della Pan Am alle prese con avventure di varia natura, sentimentali ma pure spionistiche, il tutto nella super cool cornice degli anni ’60.
Pregi: l’estetica dei 60s ha sempre un grande fascino, sebbene la serie non sia certo ai livelli di Mad Men. La varietà dei toni toccati, dalla commedia al drama alla spy-story, regala inoltre alle puntate una buona varietà e quindi non ci si annoia. Ottime, e pure parecchio affascinanti pure loro, le attrici protagoniste, da Christina Ricci a Kelli Garner, ma su tutte svetta la rivelazione Karine Vanasse, attrice franco-canadese di cui credo sentiremo parlare parecchio in futuro…
Difetti: la serie offre tanti spunti differenti, pure troppi, ma non riesce mai a decollare o a coinvolgere del tutto. Il potenziale c’è, manca però il passaggio dalla serie semplicemente carina alla serie davvero valida.
Personaggio cult: Colette (Karine Vanasse)

33. True Blood (stagione 4)
Genere: vampiri, licantropi, streghe, mutaforme fatine e chi più ne ha più ne metta
In pillole: continuano a incasinarsi sempre di più le vicende della ciuccellona Sookie e compagnia mostruosa assortita in quella tranquilla cittadina che risponde al rassicurante nome di Bon Temps.
Pregi: La sexy da morire (che battuta da vampiri!) Jessica/Deborah Ann Woll domina l’intera stagione, con un triangolo sentimentale tra il fidato boyfriend Hoyt e il farfallone Jason che ruba la scena ai protagonisti della serie. Con il suo essere combattuta tra la sua natura umana e gli istinti vampireschi è inoltre il personaggio più sfaccettato e complesso della stagione.
Difetti: avevamo lasciato Eric Northman come vampiro cazzuto e pericoloso, ce lo ritroviamo in questa stagione ammaestrato e in balia totale della sempre più irritante Sookie. Povero Eric: roba che al confronto persino Edward Cullen di Twilight sembra un vampiro coi controcoglioni! Gli sceneggiatori tirano poi fuori robe sempre più inverosimili, persino all’interno di un contesto fantasy, e tra apparizioni, possessioni e quant’altro la serie e pure gli spettatori (o almeno io) stanno un po’ perdendo la bussola. Manca solo una guest-star da parte di Harry Potter... Peccato perché la stagione, come avevo scritto nella mia RECENSIONE, era partita bene.
Personaggio cult: Jessica (Deborah Ann Woll)
(l'anno scorso True Blood era settimo)

32. The Booth (stagione unica)
Genere: one shot
In pillole: web-serie composta da un’unica stagione da 64 episodi da 2 minuti l’uno (in Italia trasmessa con 5 episodi da 20 minuti). Unica ambientazione: una classica tavola calda americana, in cui un misterioso uomo riceve i suoi “clienti”. Lui esaudisce i loro desideri se loro fanno qualcosa in cambio. Ma chi è quest’uomo? Satana? Dio? Un truffatore?
Pregi: idea geniale, una piccola chicca one-shot da buttare giù tutta d’un fiato o a piccole dosi.
Difetti: vicende troppo veloci e troppi personaggi presenti per potersi affezionare davvero a qualcuno di loro.
Personaggio cult: The Man (Xander Berkeley)
Leggi la mia RECENSIONE

31. Episodes (stagione 1)
Genere: inglesi in America
In pillole: un uomo e una donna inglesi, coppia nella vita ma anche nel lavoro, decidono di accettare di realizzare un adattamento americano della serie british di successo che hanno creato. Non l’avessero mai fatto…
Pregi: la serie unisce il meglio dello humour britannico con quello americano e inoltre ci mostra in maniera esilarante e spietata il mondo degli studi televisivi americani e di come le idee possano essere fatte a pezzi in nome del commercio. A ben guardare non siamo poi molto lontani dalle parti del nostro ottimo Boris…
Difetti: si cade in qualche stereotipo di troppo su come le serie vengano trattate dai produttori come carne da macello, ma alla fine è pur sempre una commedia e questi stereotipi probabilmente sono pure veri.
Personaggio cult: Matt LeBlanc nella parte di se stesso
Leggi la mia RECENSIONE

venerdì 18 marzo 2011

Che diavolo è The Booth e, se è una malattia, come faccio a non prenderla?

The Booth
(mini serie, stagione unica)
Titolo originale: The Booth at the end
Web serie trasmessa sul sito di FX
Rete italiana: FX
Creata da: Christopher Kubasik
Cast: Xander Berkeley, Kate Maberly, Sarah Clarke, Jack Conley, Jenni Blong, Matt Nolan, Timothy Omundson
Genere: mistero
Se ti piace guarda anche: In Treatment, Lost, X-Files

Che cos’è The Booth? Come: “Che cos’è The Booth”?
E io che ne so. Mica si può sempre dare una risposta razionale a tutto.
Se comunque volete qualche vago indizio, vi posso dire che The Booth si presenta sotto la forma di mini-serie composta da una sola stagione di soli 5 episodi della durata di soli 20 minuti l’uno (anche se originariamente sul web è andata in onda con 64 episodi da 2 minuti circa l’uno). Insomma, un totale di 100 minuti circa per fare luce sui misteri che ci propone e su uno in particolare: chi diavolo è il protagonista? Dio? Satana? Un incrocio tra i due? O solo un impostore?


L’intera serie si svolge tutta in un’unica ambientazione, una tipica tavola calda americana. Dentro troviamo un enigmatico signore che si incontra con un sacco di vari personaggi. Perché? Ognuno di loro va da lui chiedendogli un favore, anzi una sorta di miracolo o di desiderio più che un semplice favore, e lui in cambio pretende qualcos’altro. Facciamo un esempio: James è il padre di una bambina malata di leucemia che per salvare la figlia deve uccidere un’altra bimba a sua scelta. Oppure c’è la ragazza superficiale che vorrebbe essere più bella e in cambio l’uomo le chiede di compiere una rapina in banca. Ma ci sono un sacco di altri personaggi, tra cui anche una suora che vuole ritrovare la fede e per questo lui le chiede di restare incinta. Una sorta di quid pro quo molto particolare e malato dunque, che fa instaurare un rapporto di tipo quasi religioso tra i “bisognosi” e il Dio della tavola calda. Come avrà il potere di realizzare i desideri delle persone? E perché chiede loro delle cose in cambio? È per caso una sorta di patto col Diavolo?


La serie è molto originale e particolare, ma non totalmente: qualcosa di simile lo abbiamo visto ad esempio anche in In Treatment, la serie in cui lo strizzacervelli Gabriel Byrne riceve nel suo studio-casa i pazienti e noi seguiamo le loro vite unicamente attraverso le parole che gli raccontano in quella sede. Stessa cosa avviene qui, dove però entra in gioco anche una componente di mistero quasi alla Lost davvero intrigante. E proprio come in Lost, tutti i personaggi della tavola calda sembrano in qualche particolare modo collegati tra di loro.
Per chi ha poca pazienza con i telefilm di lunga durata, questa mini-serie promette di dare tutte le risposte entro questi brevi episodi. Lo farà veramente?
Non lo so, non sono ancora arrivato alla fine. E poi perché la gente ha sempre bisogno di una risposta razionale a tutto?
(voto 7,5)

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