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mercoledì 15 gennaio 2014

THE BUTLER – UN BLOGGER ALLA CASA BIANCA




Buongiorno badroni bianghi, cosa vi botere bortare?
Voi volere recensione di The Butler?
Lo so che voi aspettare già da un bo’, berò io essere imbegnato con classifiche di fine anno e boi essere imbegnato a servire un tibo abbastanza imbortante, uno che vive in una casa bianga, bianga come voi, e quindi scusare tanto se no trovare tembo ber fare recensione. Che boi non essere una di quelle recensioni fondamentali, amico. No si trattare di una di quelle che esaltare e consigliare di vedere il film a tutti i costi, e no si trattare nemmeno di stroncatura secca. Essere biuttosto una di quelle recensioni medie per una bellicola media che avere bregi e difetti e io boi berché barlare così? Io avere studiato in ottima scuola con voi bianghi e boi in questo film gente no barlare così, io confondere con Australia di Baz Luhrmann, quindi io ora smettere di barlare così, okay badroni?


The Butler – Un maggiordomo alla Casa Bianca
(USA 2013)
Titolo originale: The Butler
Regia: Lee Daniels
Sceneggiatura: Danny Strong
Ispirato all’articolo: A Butler Well Served by This Election di Wil Haygood
Cast: Forest Whitaker, Oprah Winfrey, David Oyelowo, Cuba Gooding Jr., Terrence Howard, Yaya Alafia, Jesse Williams, Lenny Kravitz, John Cusack, Robin Williams, James Marsden, Minka Kelly, Liev Schreiber, Nelsan Ellis, Alan Rickman, Jane Fonda, Mariah Carey, David Banner, Alex Pettyfer, Vanessa Redgrave
Genere: servizievole
Se ti piace guarda anche: The Help, Forrest Gump

La prima cosa di una pellicola che salta all’occhio di un pubblico di bianchi sono i difetti. Ah, i bianchi, mai contenti di niente! Sempre a guardare il lato negativo delle cose. The Butler è un film di quelli che trattano una tematica impegnata, come lo schiavismo e il razzismo, è pieno di retorica, è un’americanata ruffianata, in pratica. Questo è un difetto, senza dubbio. Però al suo interno non ci sono solo difetti.
Gli attori sono bravissimi e questo potrebbe non sembrare un difetto, però forse un po' lo è perché sono di quel bravissimo perfetto per l’Academy e per i premi vari. Un bravissimo talmente perfetto che perfino l’Academy potrebbe non cascarci più, considerando ad esempio come ai Golden Globe il film a sorpresa sia stato ignorato alla grande. Ed è un peccato, perché Forest Whitaker offre una performance notevole, non ai livelli di Ghost Dog, che quello rimane un film che vale una carriera e pure una vita, però è comunque notevole. Molto più ad esempio del pessimo Tom Hanks del pessimissimo Captain Findus. E ancor più degna di nota è la non protagonista Oprah Winfrey. Sì, “quella” Oprah Winfrey. La presentatrice più importante e ricca della tv americana, qui davvero fenomenale nei panni vestiti in maniera dannatamente naturale della moglie di Forest Whitaker.


Stupisce pure una irriconoscibile Mariah Carey in un piccolo ruolo, mentre Lenny Kravitz si conferma caratterista di razza ed è ormai capace di far dimenticare di essere una rockstar sexy e desiderata in tutto il mondo. Al cinema anzi è proprio bruttarello. È più bello Forest.
Da tenere d’occhio poi la fighissima e stylosissima Yaya Alafia (anche nota come Yaya DaCosta), quella de I ragazzi stanno bene, e il giovane David Oyelowo, che ha la parte del figlio maggiore di Whitaker. È proprio nel rapporto padre/figlio, nello scontro tra due differenti generazioni e tra due differenti modi di essere “negro” che il film ha i suoi momenti più intensi ed efficaci. È qui che sta il cuore del film.


Forest Whitaker è il cameriere di colore che passa la sua vita al servizio dei bianchi. Vive dentro al Sistema ma, zitto zitto, contribuisce in qualche modo a cambiarlo. Se oggi alla Casa Bianca siede un uomo di colore è anche grazie a uno come lui. Dall’altra parte il figlio David Oyelowo è invece un rivoluzionario, un ribelle, una Black Panther, uno che non ci sta a servire l’uomo bianco, lo Zio Tom, sì badrone. È anche grazie a quelli come lui se oggi alla Casa Bianca siede un uomo di colore. È qui che il presunto buonismo della pellicola, molto evidente in superficie, comincia a non essere poi tanto evidente. A contribuire al cambiamento sociale, al Change, ci sono stati pure i movimenti violenti. Questo è ciò che suggerisce il film e non è che sia proprio un messaggio così ruffiano o politically correct, che ne bensate, badroni?
La vera mazzata offerta dallo script di Danny Strong, mitico Jonathan in Buffy – L’ammazzavampiri e goldenglobbizzato per l’ottima sceneggiatura del film tv HBO Game Change, è però un’altra. Il film paragona infatti in maniera esplicita la segregazione razziale americana ai campi di concentramento nazisti, una cosa che non si sente certo tutti i giorni in una grossa produzione hollywoodiana. Non ad esempio nel ben più ruffiano Forrest Gump, film che voi badroni bianchi tanto amare.

"Il mio nome è Forest Gum... volevo dire Forest Whitaker."

Peccato che non tutta la pellicola sia altrettanto coraggiosa. Non lo è ad esempio la regia di Lee Daniels. L’autore del notevole Precious sembra aver messo da parte la ferocia di quel film, potente non solo a livello di contenuti ma anche stilisticamente, e qui adotta una regia molto formale, molto piatta. È come se Lee Daniels fosse passato dall’essere un giovane ribelle nero incazzato, come David Oyelowo nel film, a un uomo maturo che cerca di convivere dentro il sistema giocando secondo le regole, come Forest Whitaker nel film. Ed è così che ha firmato una pellicola che a livello registico poteva osare di più e che a livello di contenuti ha qualche spunto non male ma poi a un certo punto è come se tirasse indietro la mano, mentre a livello emotivo non riesce a essere coinvolgente tanto quanto una pellicola che affronta una tematica simile come il più efficace The Help.

La sfida di un racconto diluito parecchio nel tempo come questo, si parte dagli anni ’20 e si arriva al presente, era ardua. La sceneggiatura di Danny Strong ne esce in maniera tutto sommato decente, considerando i quasi 100 anni da raccontare. Nel voler trattare una storia e una Storia tanto ampie e lunghe, a essere tratteggiati in maniera inevitabilmente superficiale sono i vari presidenti degli USA per cui il personaggio di Forest Whitaker lavora: John Cusack nonostante il nasone che gli hanno appiccicato in faccia non c’azzecca un granché con Richard Nixon, Robin Williams è un Eisenhower macchiettistico, James Marsden si sforza ma non è per niente un JFK convincente, Liev Schreiber come Lyndon Johnson si poteva evitare, mentre Alan Rickman come Ronald Reagan ci sta, così come Jane Fonda nei panni della moglie Nancy Reagan.


Tanto tempo, troppo tempo, troppi Presidenti, troppi decenni da raccontare, troppi cambiamenti epocali e parecchi ovviamente non trovano lo spazio che avrebbero meritato. Da una materia così complessa, sia a livello temporale che di contenuti, si poteva tirare fuori un disastro, invece The Butler riesce a portare il suo servizio a buon, diciamo discreto compimento. Il film non dice niente di troppo nuovo a parte il citato paragone schiavismo/nazismo, e ci racconta storie che già conoscevamo. Eppure si lascia guardare dall’inizio alla fine e alcuni momenti, per quanto noti, è sempre bello riviverli. Come l’insediamento di Barack Obama alla Casa Bianca, un passaggio storico epocale almeno quanto il primo passo dell’uomo sulla Luna.

Si poteva, era legittimo pretendere un maggiore coraggio, certo. Ma a volte è meglio non strafare. A volte è meglio agire in maniera più composta, più sotterranea, e contribuire anche così a mutare le cose. C’è poco di rivoluzionario in un film come The Butler, però solamente un paio di passaggi di sceneggiatura per niente politically correct e scontati, come in questo caso, possono bastare. Le cose si possono cambiare pure così. Passo dopo passo. Presidente dopo Presidente. Film dopo film. Un pochino alla volta. Come fare Forest Whitaker in questo The Butler e come fare io, umile cameriere blogger al servizio di voi breziosi e illustri lettori bianghi di Bensieri Cannibali. Certo berò che una volta voi botere anche lasciare a me mancia, brutti badroni sbilorci!
(voto 6+/10)

giovedì 2 gennaio 2014

AMERICAN HUSTLE – IL CINEMA NON INGANNA




"La tua classifica dei film dell'anno è troppo simile a quella di Ford.
Da te non me l'aspettavo, Cannibale!"
Finalmente il periodo natalizio è finito. Non perché non lo sopporti particolarmente, beh sì un po’ anche per quello, ma soprattutto perché a livello cinematografico è stata una parentesi nera tra le parole “Disney” e “Cinepanettone”. Con l’inizio del 2014 ricominciano per fortuna le uscite degne di nota. D’altra parte quando si rivede Jennifer Lawrence sul grande schermo, le cose non possono che volgere verso il meglio. Vediamo allora cosa ci aspetta nei cinema nostrani nel corso di questo primo weekend targato 2014, in compagnia dei commenti miei e di quell’altro. L’anno è cambiato, purtroppo però il mio partner per questa rubrica è rimasto lo stesso. Sempre lui, MrJamesFord. Ancora più vecchio, ma sempre meno saggio, ogni annata che passa.

"Quel quadro lì secondo te cosa raffigura?"
"Mah, è orribile, quindi dev'essere il ritratto di Ford."
American Hustle – L’apparenza inganna di David O. Russell
Il consiglio di Cannibal: Ford non inganna, è proprio un pirla
Il 2014 cinematografico non poteva cominciare in maniera migliore. Con un nuovo film del regista di una delle visioni top del 2013, David O. Russell de Il lato positivo, anche questa volta in compagnia di Bradley Cooper e della sempre più magnifica Jennifer Lawrence, ma con l’aggiunta questa volta di Christian Bale e Amy Adams, per quello che si preannuncia fin da subito il cast più della Madonna dell’anno appena iniziato. Una gara di bravura recitativa tra loro, più un’ambientazione 70s e una vicenda che pare a metà strada tra Ocean’s Eleven e Argo: questo American Hustler potrebbe essere una delle visioni più scoppiettanti, piacevoli e meglio interpretate dell’annata.
Il 2014 potrebbe allora cominciare meglio soltanto se Ford finalmente ammette tutta la sua incompetenza cinematografica. E non solo cinematografica.
Il consiglio di Ford: Cannibal non inganna, è proprio un pusillanime
Meglio di così non si potrebbe proprio iniziare.
David O. Russell, regista del celebratissimo - sia al Saloon che su Pensieri Cannibali - Il lato positivo, torna alla ribalta con un cast stratosferico ed una vicenda very seventies che promette di essere una delle proposte potenzialmente più interessanti dell'anno appena iniziato.
Come se non bastasse la magnifica Jennifer Lawrence per convincere tutti noi a correre di filato al Cinema, poi, c'è anche la concreta possibilità che il tutto si traduca come l'ennesimo - almeno stando a quello che accade ultimamente - titolo in grado di mettere d'accordo perfino i due (ex?) rivali più rivali della blogosfera.

"Sono disposto a qualunque lavoro umile, ma servire Ford???
Non se ne parla!"
The Butler – Un maggiordomo alla Casa Bianca di Lee Daniels
Il consiglio di Cannibal: Ford, vuoi farmi da maggiordomo?
Mmm… questo film è la prima grossa incognita del 2014. Potrebbe rivelarsi una di quelle clamorose americanate/ruffianate che piacciono tanto a gente come Spielberg o Tom Hanks o James Ford, così come anche un film furbetto ma piacevole sulla tematica razziale come di recente era capitato con The Help e The Blind Side. Staremo a vedere con curiosità, soprattutto se non piacerà al mio blogger rivale.
Il consiglio di Ford: Cannibal, chiedo al mio maggiordomo The Rock di sbatterti fuori da casa mia a calci.
Film di cui da tempo si sente parlare che, onestamente, mi ispira quasi meno della prospettiva di dovermi puppare il nuovo lavoro di Von Trier.
Certo, potrebbe sempre rivelarsi una piacevole sorpresa in positivo, ma le aspettative della vigilia sono bassine, senza contare che tutta la concentrazione di inizio anno del sottoscritto sarà per American Hustle.

"Bambina, ti proibisco di frequentare il Fordino.
Conosco suo padre ed è un tipo molto pericoloso!"
Un boss in salotto di Luca Miniero
Il consiglio di Cannibal: un Ford in salotto? Toglietegli subito il telecomando dalle mani, che se no ci fa vedere il wrestling!
Dopo i cinepanettoni, arriva quello che è già stato definito il “cine-pastiera”. Certo che quelli del marketing dei film italiani non sanno più che inventarsi per farci correre al cinema. E farci vedere film stranieri.
Nonostante ciò, il grande pubblico ci potrebbe cascare e regalare molti soldoni a questo film. Dopo tutto il regista è lo stesso dei mega successi Benvenuti al Nord/al Sud che qui cambia del tutto registro e affronta il tema del… confronto tra Nord e Sud. Che fantasia! Ne ha presa un po’ in prestito da MrJamesFord, per caso?
Il consiglio di Ford: Cannibal in salotto? Avevo giusto bisogno di un sacco nuovo!
Mi è capitato di vedere il trailer di questa roba un paio di settimane or sono, poco prima della visione de Lo Hobbit - La desolazione di Smaug.
E pensare che la speranza era quella di incappare in quelli di Grudge match o The wolf of Wall Street, che sono film, e non porcherie in pieno stile cinepanettone come questa.
Come se non bastasse, detesto Rocco Papaleo almeno quanto Peppa Kid, dunque, oltre a sconsigliare caldamente di avventurarsi in sala per sprecare i soldi con questa roba, direi che quasi potrei perfino esortare il mio rivale a risparmiarsela. In fondo - ma molto in fondo - tengo anche a lui.

"Smettila di chiamarmi Capitan Farlock, Peppa Kid!"
Capitan Harlock di Shinji Aramaki
Il consiglio di Cannibal: o Capitano, non mio Capitano
Personaggio celebre dei manga e degli anime giapponesi di cui ammetto di non sapere nulla. Non mi ha mai interessato più di tanto, un po’ come il blog WhiteRussian, e pure questo film a giudicare dal trailer non credo mi ci avvicinerà. Più che un’anime giapponese, sembra infatti una nuova produzione di James Cameron, che infatti pare averlo apprezzato molto (almeno sempre stando a sentire il trailer). Vade retro.
Il consiglio di Ford: fammi provare, Capitano, l'avventura, dove io son l'eroe che combatte accanto a te!
Capitan Harlock, storico personaggio noto a tutti i fan dei fumetti e degli anime del Sol Levante, fordiano fino al midollo, torna in sala con un film che ha già fatto salire l'hype degli appassionati del genere.
Personalmente non voglio sperarci troppo, perché mi dispiacerebbe molto essere deluso da uno dei personaggi simbolo della mia infanzia trascorsa tra un anime e l'altro, ma sotto sotto non vedo l'ora di scoprire cosa può combinare ancora il Capitano.

Il vecchio Ford vicino al camino mentre sta facendo... non so cosa.
Si sta impasticcando?
Il castello magico di Jeremy Degruson, Ben Stassen
Il consiglio di Cannibal: ma magico dove?
Non solo un film d’animazione questa settimana, bensì due. Questo arriva dal Belgio e si preannuncia una bambinata eccessiva persino per Ford, fate un po’ voi. Io lo vedrò?
Certo, come no? Lo stesso giorno in cui incoronerò MrFord come miglior blogger del mondo.
Il consiglio di Ford: il castello magico, ovvero il luogo in cui Cannibal riesce a capirne di Cinema.
Filmetto d'animazione del quale mi frega poco o nulla che chiude una prima settimana dell'anno nonostante tutto in grado di regalare già qualche soddisfazione. Speriamo sia un buon segno.
E che con il 2014 Peppa Kid continui a manifestare gusti vicini a quelli fordiani.
Meglio per lui e per la blogosfera tutta.


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