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venerdì 1 aprile 2011

La prossima ballerina che ce l’ha con Natalie Portman la trasformo in un cigno spennato

Termina qui la Darren Aronofsky week, anche perché 5 film ha fatto e non è che possa inventarmene degli altri.
Se proprio ci tenete potete comunque recuperare le altre tappe del trip mentale:

Il cigno nero
(USA 2010)
Titolo originale: Black Swan
Regia: Darren Aronofsky
Sceneggiatura: Andres Heinz, Mark Heyman, John McLaughlin
Cast: Natalie Portman, Vincent Cassel, Mila Kunis, Barbara Hershey, Winona Ryder, Ksenia Solo, Benjamin Millepied, Christopher Gartin, Sebastian Stan, Janet Montgomery, Kristina Anapau, Mark Margolis
Genere: questa è la follia
Se ti piace guarda anche: Mulholland Drive, Suspiria, Donnie Darko, Eyes Wide Shut, The Company

Non si può dire che abbia messo d’accordo proprio tutti. Darren Aronofsky non è uno di quelli che può piacere a chiunque e infatti anche Il cigno nero, come e ancor di più dei suoi predecessori, è passato attraverso esaltazioni e stroncature entrambe nettissime. Però a questo giro, nonostante una produzione che credeva nel progetto tanto quanto io credo che la Juve possa ancora vincere lo scudetto, ha centrato il suo primo grande successo al botteghino ed è stato pure preso in considerazione dall’Academy. Un miracolo in cui ha avuto una mano da una Natalie Portman estrema (e psicopatica) come non mai.

Negli ultimi giorni è uscita una polemica circa il reale impegno a livello danzereccio della protagonista. La ballerina controfigura Sarah Lane ha infatti affermato di aver fatto ben il 95% delle scene di danze che si vedono poi nel montaggio finale del film, mentre Darren Aronofsky, Mila Kunis e il fidanzato ballerino di Natalie Benjamin Millepied hanno affermato che è stata lei a fare l’80% dei numeri in tutù. Qualunque sia la verità, la forza della sua interpretazione sta in ben altro e comunque questa controversia appare più che mai nello spirito del film: una lotta tra ballerine con Natalie impegnata contro il suo doppio. Abbastanza materiale per girarne un sequel.

Quanto al film, ho decantato le gesta della ballerina Nina e del capolavoro supremo Il cigno nero già a tempo della mio post-recensione. In questa sede, inquadrandolo all’interno del percorso personale del regista, posso aggiungere di come questa pellicola riesca a prendere le tendenze migliori del cinema di Aronofsky mostrate finora e a inserirle tutte dentro una storia sola: un viaggio mentale intricato ma non quanto il teorema del delirio o The Fountain, e una fisicità presa dall’esperienza di The Wrestler e Requiem for a Dream trasportata però attraverso la grazia e il passo di danza di un regista trasformatosi ormai in ballerino. E anche in un cigno (rigorosamente nero).
(voto 10)

Accoglienza: un incredibile successo di pubblico dovuto al passaparola più che a strategie di marketing che l’ha fatto diventare il film sulla danza dal maggiore incasso nella storia del cinema americano (senza contare l’inflazione, ha superato persino La febbre del sabato sera, Dirty Dancing, Flashdance e Save the last dance). La pellicola ha consacrato definitivamente Natalie Portman premiata con l’Oscar 2011 di miglior attrice (il film ha avuto anche altre 4 nomination), ma ha diviso la critica tra pro e contro. A Venezia Tarantino presidente di Giuria ha preferito premiare Somewhere, film valido ma il buon Quentin ha confermato quanto i suoi gusti siano spesso discutibili in fatto di film. Quanto a donne invece ne capisce, visto che ha assegnato il premio Mastroianni di miglior giovane alla strepitosa Mila Kunis.
Box-office USA: $ 106 milioni


E adesso? Quale sarà il prossimo progetto di Darren Aronofsky? Ancora non si sa, quello che vi posso dire è cosa NON farà: il regista ha infatti abbandonato il progetto di Wolverine perché le riprese lo avrebbero tenuto lontano troppo a lungo dal figlioletto (che paparino tenero, chi l’avrebbe mai detto?) e io ringrazio il cielo perché non ho mai sopportato né il personaggio né Hugh Jackman, inoltre l’idea di un Aronofsky impegnato in un blockbusterone sui supereroi da buon radical-chic mi disturbava alquanto. Certo, Christopher Nolan ha fatto cose egrege con Batman. Ma con Batman, non con l’X-Man mani di forbice.

mercoledì 30 marzo 2011

L'albero azzurro

C'è stato π - Il teorema del delirio e quindi Requiem for a Dream. E ora è la volta dell'Aronofsky più controverso.

The Fountain - L’albero della vita
(USA 2006)
Regia: Darren Aronofsky
Sceneggiatura: Darren Aronofsky
Cast: Hugh Jackman, Rachel Weisz, Ellen Burstyn, Mark Margolis, Stephen McHattie, Sean Patrick Thomas, Cliff Curtis, Donna Murphy
Genere: romantico
Se ti piace guarda anche: L’esercito delle 12 scimmie, Mr. Nobody, Il curioso caso di Benjamin Button, Southland Tales, 2001: Odissea nello spazio

Darren Aronofsky non fa film brutti. Fa solo film che il pubblico più o meno comprende. E The Fountain è sicuramente il meno compreso e il più autistico tra i suoi vispi pargoli. La cosa paradossale è che dietro a una struttura che fonde concetti religiosi, filosofici, scientifici e quant’altro e dietro a tre piani temporali (1500, presente e un futuro molto prossimo) si nasconde la realtà più intima e allo stesso tempo semplice finora raccontata dal regista: una tragica storia d’amore e morte. Perché, ebbene sì, anche Aronofsky ha un cuoricino in mezzo al petto che batte e questa volta ha voluto raccontarci una vicenda toccante e intensa, seppure in maniera tutta sua, finendo pure per innamorarsi durante le riprese della protagonista femminile Rachel Weisz (con cui è recentemente finita, chiusa parentesi gossip).

L’eccesso di ambizione non è un difetto. Certo, in questo caso il buon Darren ha mirato persino troppo in alto, andando a riprendere le tematiche filosofeggianti e teologiche dell’esordio ma riproponendole in una chiave mistico-trascendentale eccessiva da vero teorema oltre il delirio. Se però togliamo la parte iniziale e quella finale, che pure hanno il loro sfuggente e affascinante perché, Aronofsky per la prima e finora unica volta c’ha fatto sbirciare dentro al suo petto, non dimenticando tuttavia la sua tematica preferita: lo sprofondare negli abissi della mente umana.

Un tentativo simile per andare in porto doveva avere tutti gli elementi che funzionano in maniera perfetta, in questo caso però oltre a una sceneggiatura che mette troppa carne al fuoco, va sottolineata la scelta non troppo azzeccata di Hugh Jackman come protagonista, quando in origine il film doveva essere intepretato dal fincheriano Brad Pitt. Attori non a caso entrambi piuttosto “scimmieschi” per interpretare la parte di uno scienziato che fa esperimenti sulle scimmie. E poi qualcuno ha il coraggio di dire che ai film di Aronofsky manca l’ironia.

Le ambizioni della pellicola non sono del tutto riuscite, vedi anche una colonna sonora che per quanto curata per la prima volta nel caso di Mansell non è particolarmente memorabile. The Fountain è un racconto di amore & morte a tratti molto intenso ma nel complesso confuso (lo ammetto); eppure per me è comunque sempre meglio un film tanto pieno di idee quanto imperfetto e pasticcione, come anche l’altrettanto controverso Southland Tales di Richard Kelly, piuttosto che un film perfettino quanto privo di una benché minima personalità od originalità come Il discorso del re.
Mi rendo conto che chi si aspettava di vedere un regolare fantasy action con Hugh “Wolverine” Jackman possa essere uscito dal cinema con un bel mal di testa, però mai commettere l’errore di aspettarsi un film piacevole da Aronofsky. Ogni suo lavoro è un tormento, una botta in testa e questa volta anche al cuore. Di tenebra.
(voto 7+)

Accoglienza: piuttosto ignorato dal pubblico e perlopiù stroncato dalla critica all’uscita, per quanto rimanga l’Aronofsky meno amato a qualche tempo di distanza il film è stato parzialmente rivalutato. Magari non da tutti...
Box-Office USA: $ 10 milioni

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