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lunedì 23 dicembre 2019

Best of 2019 - Gli album più ascoltati quest’anno su Pensieri Cannibali





Ok, il titolo del post per semplificare è Best of 2019. Questi però non pretendono di essere per forza i migliori dischi dell'anno. Sono solo quelli che mi è piaciuto di più ascoltare. Quelli che avrei consumato dagli ascolti, se solo li avessi ascoltati su un supporto fisico e non su Spotify. Ecco allora i miei album preferiti, tra quelli usciti negli scorsi 12 mesi. Che poi alla fine un po' anche i migliori lo sono, se non altro per me.

sabato 14 settembre 2019

Rece d'estate dimenticate: pellicole d'autore e porcate d'autore




Beccatevi un po' questi giudizi per lo più veloci, e in alcuni casi abbastanza scazzati, di alcuni film che ho visto negli ultimi tempi, nel corso dell'estate. O che ho visto già da un po', ma me ne ero dimenticato, o non avevo avuto il tempo di parlarne.


The Beach Bum

sabato 29 giugno 2019

La music di giugno 2019: top e flop superstars





L'estate non significa solo tormentoni. Non preoccupatevi, o forse sì, preoccupatevi: la bella stagione è appena cominciata e ci sarà tempo per dedicare un post solo a quelli. Nella consueta rubrica musicale mensile di Pensieri Cannibali ci occupiamo invece anche di musica “normale”. Sebbene pure qua ci sia spazio per qualche tormentone estivo, soprattutto tra i flop.


lunedì 25 marzo 2013

ALBOOM (ATOMS FOR PEACE, NICK CAVE, JOHN GRANT, BASTILLE)

Nuova galleria di recensioni discografiche medium size, con una serie di nomi noti (Thom Yorke con i suoi nuovi Atoms for Peace, Nick Cave), un po’ meno noti (John Grant) e nomi emergenti (Bastille).

"Ehm, sono incastrato... qualcuno mi può dare gentilmente una mano?"
Atoms for Peace “AMOK”
Da Thom Yorke pretendo sempre il massimo. Chiedo troppo?
No, perché uno da un genio si aspetta il top dei top in ogni occasione. Da Thom Yorke pretendo quindi di essere stupito a ogni occasione. A questo giro non c’è mica riuscito.
Gli Atoms for Peace sono il suo nuovo progetto parallelo ai Radiohead che lo Yorke ha fondato insieme a Flea dei Red Hot Chili Peppers, al percussionista brasiliano Mauro Refosco, al batterista di Beck e per qualche tempo dei R.E.M. Joey Waronker e al fido producer radioheadiano Nigel Godrich. Un progetto incentrato sul ritmo da cui ne è uscito un disco di forte impronta elettronica. Bello, ipnotico, intrigante, però manca la novità. I risultati non sono infatti molto distanti dalle parti del disco solista di Thommy The Eraser o dell’ultimo dei testa di radio The King of Limbs.
Un signor disco, eh, ma io voglio anzi pretendo ancora che tu mi sorprenda, Mr. Yorke.
(voto 7/10)

Stesso discorso per il video di “Ingenue”: per quanto spettacolare, non stupisce del tutto poiché Thom Yorke in versione ballerino l’avevamo già visto nel geniale “Lotus Flower”.



"Sì, ho infilato le dita nella presa della corrente, che ridere ah ah ah!"
Bastille “Bad Blood”
Ci sono gruppi che il successo lo rincorrono per tutta una vita, e magari non riescono mai a raggiungerlo, e altri che fanno centro al primo colpo. La fortuna dei principianti. O degli inculati forte.
I Bastille rientrano in quest’ultimo gruppo di gruppi: la loro “Pompeii” (evitare battute volgari sul titolo, please) è la classica canzone giusta al momento giusto. Un po’ pop, un po’p indie, con un sound tra fun., Coldplay e Keane, paracula quel che basta grazie al coro da stadio, sta riscuotendo un grande successo sia in UK che a sorpresa persino nella nostra italietta, di solito refrattaria alle novità.
Saranno una one hit wonder band oppure si costruiranno una longeva carriera?
Il loro album d’esordio non aiuta a fugare il dubbio: in “Bad Blood” non c’è infatti solo “Pompeii”, ma è una piccola miniera di potenziali successi, da “Things We Lost in the Fire” alla title track, passando per la ballad “Overjoyed” e la solenne “Laura Palmer”, eppure come disco nel complesso non convince del tutto. Alla band sembra mancare ancora una forte personalità. La troveranno oppure resteranno sempre quelli di Pompeii Pompeii, c’ha le poppe a pera pera pera (non ce l’ho fatta a trattenermi)?
(voto 6,5/10)



John Grant “Pale Green Ghosts”
Quando fai un grande disco, non è mica facile ripeterti. Dopo l’ottimo Queen of Denmark, dalle tinte acustiche e folk, John Grant ha provato un cambio d’abito, indossando una veste più elettronica. Applausi per il tentativo coraggioso, un “meh” per il risultato. I nuovi abiti non gli calzano a pennello e la voce mononota del John Grant non si adatta troppo bene ai nuovi suoni proposti.
Il disco cresce con gli ascolti, è vero, però mi sa che potete ascoltarlo anche 1000 volte, ma non c’è nulla da fare: “Queen of Denmark” resta e resterà sempre superiore.
(voto 6+/10)



"Cosa sto facendo?
Non lo so nemmeno io..."
Nick Cave & the Bad Seeds “Push the Sky Away”
Dormi bambino nel tuo lettino,
vegliano gli angeli il tuo dormir.

Non funziona?

Ninna oh ninna oh
questo bimbo a chi lo do?
Lo darò alla befana
che lo tenga una settimana
lo darò al lupo nero
che lo tenga un mese intero
lo darò alla sua mamma
che gli canta la ninna nanna.

Niente nemmeno con questo evergreen?
Se nessuna ninna nanna fa addormentare il vostro bambino/bambina, provate con il nuovo disco di Nick Cave con i suoi Bad Seeds. Dormita assicurata in pochi minuti/secondi.

Attenzione: può avere effetti soporiferi anche sugli adulti. Da non assumere insieme ad altri sonniferi e ansiolitici, potrebbe provocare coma e sindrome da bella addormentata.
(voto 5/10)


sabato 17 dicembre 2011

Man of the year 2011 - La classifica

Politici che non sono politici, giovani non giovani, registi pseudo-nazi, attori autisti autistici, geni scomparsi e geni (per fortuna) ancora vivi, cantanti indie e cantanti indie che si improvvisano ballerini epilettici, cani, nani, cartoni animati, tamarri…
c’è davvero un campionario umano (e non solo umano) vastissimo nella classifica cannibale degli uomini dell’anno.
Ecco qui i 20 cannibal men of the year del 2011 al gran completo (cliccando sul nome andate sulla scheda di ognuno)




  1. Ryan Gosling
  2. Lars Von Trier
  3. Thom Yorke
  4. Steve Jobs
  6. Michael Fassbender
  7. Jake Gyllenhaal
  8. Francesco Mandelli
  9. Peter Dinklage
10. Xavier Dolan
11. Beavis & Butt-head
12. Bryan Cranston
13. Tyler, the Creator
14. Maccio Capatonda
15. Dente
16. Enrico Mentana
17. Jason Momoa
18. I cani
19. The Situation
20. Mario Monti

mercoledì 14 dicembre 2011

Thom Yorke: Man of the year 2011 n. 3

Thom Yorke
Genere: ballerino epilettico
Provenienza: Wellingborough, Northamptonshire, Inghilterra
Età: 43
Il passato: ha solo cambiato la storia della musica recente con i Radiohead
Il suo 2011: “The King of Limbs” nuovo album dei Radiohead, pezzi con Burial, Four Tet, MF Doom e Modeselektor
Il futuro: Ballando con le stelle??
Perché è in classifica: perché quest’anno oltre alla voce ha dimostrato un nuovo insospettabile talento
Ti potrebbero piacere anche: Roberto Bolle, Carla Fracci, Natalie Portman

Sì, Thom Yorke è il leader dei Radiohead, un cantante dalla voce che oggi come ieri mi fa sempre venire i brividi e un occhio (l’altro non è che funzioni troppo bene) sempre attento alle novità e alle collaborazioni con gli altri genietti dell’ambiente musicale.
Però quest’anno è presente in classifica non solo per il suo contributo vocale e musicale ai Radiohead, con il nuovo disco The King of Limbs magari meno sorprendente di loro altri ma comunque avantissimo, e alle tracce di altri vari artisti (Burial, Four Tet, Modeselektor, MF Doom…), ma anche e soprattutto per la sua splendida, folle, geniale, epilettica danza sulle note del singolo “Lotus Flower”.
Ormai è lanciato verso una nuova carriera, anzi una nuova frontiera. E mo’ chi lo ferma più?





sabato 26 marzo 2011

Videoteque (Thom Yorke, Alex Turner, Guano Apes, Silvio Berlusconi...)

Non ne avete avuto abbastanza con gli appena 8 pezzi del nuovo album dei Radiohead The King of Limbs”? Ecco allora che Thom Yorke ci delizia con un paio di brani (pazzeschi) realizzati in collaborazione con i re del dubstep Burial e Four Tet. Pop per l’anno 2011 (in Inghilterra) o per l'anno 3011 (col fuso italiano). Questa è la prima traccia “Ego”.


E il viaggio mentale alla Inception della seconda “Mirror”.


Io sono sempre più convinto che la dimensione ideale di Alex Turner sia quella del pop malinconico e retrò, più che quella da rock'n'roll star. In attesa che il prossimo imminente disco degli Arctic Monkeys possa farmi cambiare idea, la conferma alla mia tesi dopo lo spettacolare disco dei Last Shadow Puppets arriva con la colonna sonora del british movie "Submarine" firmata dal monkey solista. Da applausi a scena aperta.


Due video in uno per la idola dell'electro pop francese Yelle.
Finisce uno... e poi inizia l'altro. D'altra parte c'è crisi dappertutto, come cantava Bugo, e bisogna pur risparmiare.


Video letteralmente esplosivo questo. La canzone è un gradevole pezzo chill-out stile Air degli Orelha Negra, la clip è diretta dallo street artist portoghese Alexandre Farto aka VHILS, un amichetto di Banksy che si diverte a far saltare per aria le sue opere d’arte e la sua nuova opera d’arte diventa l’esplosione stessa. Un genio o un pazzo?


A sorpresa i crucconi Guano Apes sono ancora vivi e vegeti, sono pure tornati sulla scena e la loro musica è ancora decisamente cazzuta! Chi l'avrebbe detto?


Di nuovo in pista anche i Tv on the Radio con una meraviglia delle meraviglie come questa "Will Do" ad anticipare il nuovo album "Nine Types of Light".


E visto che come pessima abitudine mi piace chiudere in bruttezza, ecco l’agghiacciante spot “Magica Italia” pro (anche se a me sempre più contro) turismo italiano. Testimonial d’eccezione Silvio Berlusconi, già pronto a questo punto per un futuro nelle pubblicità di Alfonso Luigi Marra.

venerdì 25 febbraio 2011

Radiohead "The King of Limbs": No surprises o yes surprises?

Se ti chiami Radiohead le possibilità sono fondamentalmente due:
1) I tuoi genitori sono dei tipi belli strambi. Più di Briatore e della Gregoraci che hanno chiamato loro figlio Nathan Falco. Però almeno diamo loro atto, intendo ai tuoi genitori, di avere infinitamente più buon gusto di quegli altri due.
2) Sei la più grande band nella storia della musica (o perlomeno degli ultimi 20 anni) e quindi ogni nuovo disco che fai uscire da una parte sarà accolto a priori come un capolavoro assoluto e dall’altra ci sarà sempre chi rimarrà deluso perché dare una replica a capolavori come Ok Computer e Kid A mica è semplice. Provateci voi.

Ci sono album che mi entusiasmano fin dal primissimo ascolto, tanto per fare esempi recenti molto diversi tra loro cito gli ultimi di Kanye West e PJ Harvey. E poi ci sono altri lavori che richiedono maggiore pazienza. Questo nemmeno troppa comunque. Se al primo ascolto lampo sono rimasto mezzo deluso per non aver trovato una nuova rivoluzione copernicana, con i replay successive le cose sono andate progressivamente meglio.

È un disco davvero strano, questo The King of Limbs. Si ha la sensazione che manchi qualcosa, come un pezzo da (s)ballo alla Idioteque ad esempio, e il disco finisce proprio lì, sul più bello, dopo 8 canzoni che ti lasciano ancora con la voglia di. L’effetto probabilmente è voluto, visto ora come ora faccio fatica ad ascoltare qualcos’altro con altrettanto interesse. Perché questo forse non è l’album migliore dei Radiohead, non è il più emozionante, non è il più sorprendente. Che però possa diventare il loro più “addictive”, nel senso che crea una dipendenza stile droghe pesanti?

Leggendo nella miriade di commenti di fan o meno della band in rete ne ho trovato uno fantastico che dice all’incirca: “Cari Radiohead, sono sicuro che dopo 90 ascolti il vostro nuovo album possa essere apprezzato appieno. Però io ho anche una vita e non ho tutto questo tempo. Addio.”
Ecco, se cercate un disco da mettere su e da goderne istantaneamente andate da altre parti. Se invece siete più pazienti qui dentro troverete qualcosa di pazzesco. Io non ci ho messo nemmeno 90 ascolti per amarlo, me ne sono bastati appena 4/5.

Primo ascolto: No surprises? Siamo tra “Amnesiac” e “In Rainbows”. Bella “Little by little” e “Codex” è subito da brividi.
Secondo ascolto: “Feral” ti avvolge nello spazio come se ti trovassi in 3001: Odissea nello spazio. La conclusiva incantata splendida “Separator” non suona affatto come un pezzo conclusivo e forse segna la separazione da un altro album radioheadiano, una seconda parte in arrivo a breve? If you think this is over, then you’re wrong.
Terzo ascolto: “Lotus Flower” è una delle canzoni più grandiose degli ultimi 10 barra 20 barra 100 anni e con la sua leggerezza pop è la vera novità di questi nuovi Radiohead. E il video è indubbiamente il più geniale e cult da molto tempo a questa parte (vedi le numerosissimissimissime parodie/imitazioni/remake che circolano in rete). Era forse dagli anni ’90 che non usciva un videoclip così pazzesco.


Quarto ascolto: Non posso più immaginare un risveglio senza “Morning Mr. Magpie”.
Altroché la Macarena o il Waka Waka: balla anche tu la Thom Dance!
Quinto ascolto: “Give up the Ghost” manda K.O. tutta la nuova (e pure la vecchia) scena folk. “Bloom” da panico assoluto, con quel piano meraviglioso tolto subito per lasciare spazio a distorsioni digitali e a un ritmo sghembo da jazz-band che suona su un altro pianeta, mentre la voce di Thom Yorke esce da un altro pianeta ancora. La sensazione è quella di avere a che fare un gruppo che suona via chat attraverso galassie diverse che però si fondono e parlano un linguaggio umano: quello delle emozioni.

Trattandosi di Radiohead avevo, e ho ancora, una grande paura di parlare di questo album. Mi sembra prematuro, visto che una seconda parte potrebbe (o dovrebbe?) arrivare. Almeno, le teorie dei Radiohead fans sono decisamente chiare: l’ultimo pezzo “Separator” non è la conclusione, bensì solo il divisore verso un secondo (e magari anche un terzo?) atto. Potrebbe essere vero, però c’è da dire che le teorie cospiratorie dei fan dei Radiohead sono pari solo a quelle dei fan della serie tv Lost (visto che io appartengo a entrambe le categorie, immaginate un po’ come sono messo!) e quindi bisogna vedere se si concretizzeranno o sono solo frutto della loro (anzi, della nostra) fantasia gigantesca. Ché poi il paragone con Lost è particolarmente calzante, visto che entrambi hanno un seguito molto grosso, ma comunque di culto. Insomma, un disco nuovo dei Radiohead quando esce anche se è già stato anticipato da settimane in rete arriva comunque alla numero 1 negli USA, in Inghilterra e pure in Italia, ma comunque non fanno le vendite di band di massa come gli U2 o i Coldplay, così come Lost ha fatto 6 stagioni parecchio seguite, ma mai raggiungendo gli ascolti di un CSI, per dire. Questo perché di CSI puoi anche non vedere un singolo episodio e bene o male lo capisci lo stesso; con Lost invece se ti perdi una puntata (a volte anche se ti perdi solo 10 minuti) sei fregato. Lo stesso discorso vale con i Radiohead, li lasci con Ok Computer, li ritrovi con Amnesiac e ti chiedi: “Cosa diavolo è successo nel frattempo?” I Radiohead sono quindi un gruppo per forza di cose elitario, in cui ogni disco costituisce un tassello di un quadro più grosso difficile da decifrare se non si conoscono bene tutti i pezzi. Per capire il progetto The King of Limbs nella sua interezza ci sarà allora forse da aspettare. O magari le testine di radio ci hanno semplicemente tirato uno scherzetto, lasciandoci con un disco che suona come un antipasto, ci fa restare ancora affamati e poi… niente. Presto probabilmente lo scopriremo ma la sensazione è che le surprises debbano ancora arrivare, magari sotto forma di una seconda parte o qualcosa di diverso che non ci possiamo nemmeno immaginare.

Appena 8 canzoni, uno stile che prosegue il discorso iniziato dai dischi precedenti e per il momento un filino di delusione che aleggia nell’aria. Però questo The King of Limbs anche se probabilmente non è il top dei Radiohead è comunque di gran lunga superiore al 99% del resto della musica passata, presente e futura. Quindi, ad avercene.
Nonostante adori dare un voto a qualunque cosa, questa volta allora un voto non lo do. Non ancora almeno. Anche perché chi può considerarsi davvero degno di giudicare i Radiohead?
Iddio?
Naaah, nemmeno lui.
(voto ?)

(album completo in streaming, trovato sul blog Appunti Novalis)

sabato 19 febbraio 2011

Tiny dancers

Ballerino: Thom Yorke
Musica: Beyonce "Single Ladies"


Ballerine: Natalie Portman e Mila Kunis
Musica: Chemical Brothers "Don't Think (Black Swan remix)"

mercoledì 20 ottobre 2010

The sound of silence

Viviamo in un mondo inquinato da voci, suoni, gente che starnazza senza capire nu cazz'.
E allora il silenzio a volte è l'arma migliore.
In occasione del Remembrance Day, la giornata del ricordo per i veterani di guerra britannici, Thom Yorke (leader dei Radiohead, per chi non lo sapesse) ha registrato un brano per beneficenza con il primo ministro inglese David Cameron, il produttore Mark Ronson, il tennista Andy Murray e l'attore David Tennant. E come suona?
Suona come the sound of silence. Non una cover del pezzo di Simon and Garfunkel, ma come silenzio e basta. 2 minuti di puro e sano silenzio.

Questa è la video promo
Enjoy the silence

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