Tratto dal romanzo: Quel fantastico peggior anno della mia vita di Jesse Andrews
Cast: Thomas Mann, RJ Cyler, Olivia Cooke, Jon Bernthal, Connie Britton, Nick Offerman, Molly Shannon, Katherine Hughes
Genere: teen
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Non so proprio come raccontare questa storia. Non so nemmeno come iniziare. Cioé, credo che potrei usare una frase d'apertura di un grande romanzo. Tipo: “Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura ché la diritta via era smarrita.” Che poi la diritta via dev'essere per forza la strada migliore da imboccare? Le curve non sono forse la parte più divertente della vita?
Oppure potrei partire da un'altra frase celebre tipo: “Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a ristringersi, e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra, e un'ampia costiera dall'altra parte; e il ponte, che ivi congiunge le due rive, par che renda ancor più sensibile all'occhio questa trasformazione, e segni il punto in cui il lago cessa, e l'Adda rincomincia, per ripigliar poi nome di lago dove le rive, allontanandosi di nuovo, lascian l'acqua distendersi e rallentarsi in nuovi golfi e in nuovi seni.”
No, meglio non cominciare così. Giusto per l'uso della parola “seni” anziché “tette”, io una storia del genere l'abbandonerei subito e non vorrei conoscere il resto, se solo la maledetta scuola italiana non obbligasse a leggerlo tutto.
Cast: Hailee Steinfeld, Samuel L. Jackson, Jessica Alba, Thomas Mann, Toby Sebastian, Sophie Turner, Dove Cameron, Rachael Harris, Jason Ian Drucker, Gabriel Basso, Jaime King, Dan Fogler, Steve-O
Genere: superteen
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Con Barely Legal nei paesi anglofoni si indica qualcosa di a malapena legale. In particolare le ragazze appena maggiorenni. Come Ruby Rubacuori ai tempi delle feste ad Arcore?
No, perché lei non era a malapena maggiorenne. Lei era minorenne. Chi invece è ormai maggiorenne è Hailee Steinfeld, la bimbetta de Il Grinta dei Coen cresciuta più che bene. Per quanto mi piaccia, però, devo ammettere con una certa preoccupazione di non provare una grande attrazione sessuale nei suoi confronti. Mi sembra ancora troppo bimbetta. Sono certo che nel giro di un paio di anni cambierò idea nei suoi confronti, però la cosa al momento mi fa sentire un po'... vecchio.
Tratto dal romanzo: La sedicesima luna di Kami Garcia e Margaret Stohl
Cast: Alden Ehrenreich, Alice Englert, Jeremy Irons, Emmy Rossum, Thomas Mann, Emma Thompson, Viola Davis, Margo Martindale, Eileen Atkins, Zoey Deutch, Kyle Gallner
Genere: teen fantasy
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Grazie. Per una volta grazie ai titolisti italiani, per non aver trasformato Beautiful Creatures in una citazione di Gianna Nannini. Grazie.
Grazie perché così la posso utilizzare io!
Anzi no, meravigliose creature sarebbe troppo scontato. Inoltre, sono riuscito a pensare a un titolo di post uno ancora più stupido: Beautiful (Creatures, non la soap opera).
Terribile, vero?
Pensandoci bene, credo di aver trovato la mia professione ideale: il titolista di pellicole straniere in uscita in Italia. Credete davvero non potrei fare peggio di quelli che hanno trasformato Eternal Sunshine of the Spotless Mind in Se mi lasci ti cancello? Non sottovalutatemi.
E poi il titolo Meravigliose creature non sarebbe stato del tutto appropriato al post, visto che questo film non è che sia così meraviglioso. Ma procediamo con ordine.
"Ammazza, che mattone. Che è, la versione completa della saga di Twilight?"
Beautiful Creatures è una di quelle pellicole che hanno cercato di venderci come il “nuovo Twilight”. Non si sa bene perché, visto che la maggior parte del pubblico al solo sentir parlare di Twilght sbianca più di Edward Cullen. Fatto sta che la saga pseudo vampiresca è stata una miniera d’oro a livello commerciale e quindi a Hollywood cercano di trovarne un erede. Si è parlato allora di Hunger Games, The Host,Warm Bodies e di questo Beautiful Creatures. Tutti film molto diversi tra loro e a loro volta piuttosto distanti da Twilight, accomunati più che altro dal fatto di essere tratti da romanzi teen all’incirca fantasy. Se Hunger Games si è rivelato un successo almeno negli USA persino superiore ai virginali vampirelli, agli altri due l’etichetta di “nuovo Twilight” ha portato più sfiga di quella di “nuovo Lost”. Quando una serie è stata definita il “nuovo Lost”, i risultati sono stati disastrosi. Menziono giusto FlashForward, The Event e Terra Nova. E ai “nuovi Twilight” non è andata meglio. Se Warm Bodies non ha sfondato e The Host si è rivelato un flop commerciale, Beautiful Creatures ha fatto persino peggio. In tutti i casi ci troviamo di fronte a filmetti teen senza grosse pretese, ma in tutti i casi almeno si evita di scadere nel ridicolo totale come per la saga con Robert Pattinson e Kristen Stewart.
"Sono bello, intelligente, sensibile, simpatico e non mi interessano le altre."
"Sì, ma un difetto ce l'avrai pure. Funziona tutto bene, lì sotto?"
Beautiful Creatures parte anche in maniera quasi beautiful. Sottolineo quasi. La sua dote maggiore è una notevole dose di humour volontario. Sottolineo volontario, come humour, non come quello esilarante ma del tutto involontario presente in dosi massicce in Twilight.
La prima parte del film scivola leggera come una teen comedy dalle tinte romanticheggianti. Il protagonista è il tipico ragazzo che nella realtà non esiste, ma può vivere soltanto nella mente (malata) di una donna. In questo caso, addirittura di 2 donne. La pellicola è infatti tratta da La sedicesima luna, prima parte della saga di The Caster Chronicles, scritta a 4 mani da Kami Garcia e Margaret Stohl. Il protagonista è bello, ma più che bello fascinoso, in più è simpatico, sensibile, non è superficiale e non pensa solo al sesso, è intelligente, acculturato, legge Kurt Vonnegut e Charles Bukowski, quando scopre che la tipa che frequenta è una strega, potenzialmente anche una strega cattiva, non dà di matto, non scappa a gambe levate ma se ne innamora ancora di più.
Sul fatto che le streghe esistano o meno nella realtà si può anche discuterne, però di certo un ragazzo di 18 anni del genere NON esiste da nessuna parte. Toglietevelo dalla testa. Manco nel mondo più fantasy possibile.
"Se i miei fratelli di Shameless mi vedono conciata così, me menano!"
Il film parte quindi da un personaggio del tutto di fantasia. L’umano, più ancora che la giovane streghetta. La giovane streghetta ha un destino simile a quello di Kiki nel film di Miyazaki di recente tornato nelle sale italiane. Soltanto che il suo noviziato non inizia a 13 anni, bensì a 16 quando scopre il suo futuro destino, ovvero se diventerà una strega buona o una strega cattiva come sua madre. Dopo una prima parte leggera e anche piuttosto frizzante, il film nella seconda parte si dirige quindi in territori dark e fantasy, perdendo ritmo, umorismo e precipitando nella noia. Peccato, perché con qualche sforbiciata qua e là, qualche personaggio secondario poco riuscito fatto fuori e una minore serietà nella parte conclusiva, ci saremmo potuti trovare di fronte a qualcosa di più avvincente.
Resta comunque una pellicolina teen fantasy guardabile, sebbene con un po’ troppa melassa mocciosa qua e là, e impreziosita da un cast nient’affatto malvagio. Ma se i nomoni importantiJeremy Irons, Emma Thompson e Viola Davis si limitano a svolgere il compitino, ed Emmy Rossum all’infuori della serie Shameless US dove è bravissima oltre che nudissima non riesce a trovare la parte giusta (si veda l’orripilante Dragonball Evolution), i più convinti e convincenti sono i due giovani protagonisti. Lei, l’australiana Alice Englert, con quel suo fascino da darkona non sembra la tipica sciacquetta alla Kristen Stewart, somiglia piuttosto a Mia Wasikowska, e in futuro potremmo ancora tornare a parlare di lei.
"Vieni cara, andiamo ad appendere un lucchetto come simbolo del nostro amore."
"Vuoi essere subito trasformato in un rospo?"
Il numero uno è però lui, il protagonista maschile. Quello che nella realtà non esiste, però Alden Ehrenreich invece esiste ed è talmente calato nella parte che ci fa quasi credere che qualcuno del genere possa esserci per davvero. Anche se di certo no, ragazze, mettetevi pure il cuore in pace. Alden Ehrenreich è il nuovo cocco di Francis Ford Coppola, che l’ha lanciato in Tetro - Segreti di famiglia e rilanciato in Twixt, e a breve anche in Stoker di Chan-wook Park a fianco di Nicole Kidman e della citata Mia Wasikowska. Insomma, se c’è un nome di un attore su cui puntare per il futuro, io faccio il suo, Alden Ehrenreich, anche se non ho la più vaga idea di come si pronunci.
Quanto al film, non sarà la meravigliosa creatura promessa dal titolo, ma non è nemmeno la merdavigliosa creatura che l’etichetta portasfiga di “nuovo Twilight” sembrava destinata ad appioppargli. Possiamo già gioirne. Hurrah!
Beh, gioirne, ma con minore entusiasmo... Hurrah!
Cast: Jeremy Renner, Gemma Arterton, Famke Janssen, Peter Stormare, Thomas Mann, Pihla Viitala, Zoe Bell
Genere: non ci sono più le fiabe di una volta
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Vi siete mai immaginati come sarebbe continuata la vita dei personaggi delle fiabe, dopo la fatidica scritta The End?
Saranno vissuti davvero tutti quanti per sempre felici e contenti?
Non credo. Io ad esempio mi immagino Cenerentola diventare una desperate housewife depressa, che affoga nell’alcool un matrimonio infelice con il suo bel principe, ormai diventato vecchio, grasso e pelato e che regala scarpe soltanto a quelle zoccole delle sue amanti.
Oppure Cappuccetto rosso me la vedo bene come escort tossica, mentre quella cagaminkia di sua nonna cerca di rimetterla sulla buona strada. In bocca al lupo, vecchina.
O ancora Pinocchio. Pinocchio è cresciuto e ha sfruttato quel naso allungabile che si ritrova per diventare un pornodivo con una perversa linea di video tutta sua.
Famke Janssen
Tra Shrek e la serie Once Upon a Time, i recenti Cappuccetto rosso sangue, Biancaneve, Biancaneve e il cacciatore, Biancaneve sotto i nani, Bianca come la neve cappuccetto rosso come il sangue, etc., sono ormai innumerevoli i tentativi di riscrivere le favole e i personaggi più celebri cui assistiamo ormai quotidianamente in tv e al cinema. Quando ho sentito parlare dei bambinetti Hansel & Gretel ormai cresciuti diventare cacciatori di streghe, ho però pensato che tra tutte le riscritture, questa sarebbe potuta essere la più assurda e trash.
Non mi sbagliavo mica.
Famke Janssen la mattina appena sveglia
Questi nuovi Hansel & Gretel vanno presi dunque così. Non sul serio, ma come puro intrattenimento leggero e disimpegnato, disimpegnatissimo. In tal senso, il film scorre via veloce, grazie a una durata effettiva che si aggira sui 75 minuti. Sì, si sono proprio sprecati. I problemini arrivano considerando come metà circa della breve durata sia composta da combattimenti ridicoli, quando va bene, noiosi, quando va male. Per il resto, è davvero difficile prendere il film sul serio anche volendo sforzarsi proprio tanto. La sceneggiatura è qualcosa che sarà stata buttata giù in 5 minuti, massimo.
Volete sapere la storia?
Un gruppo di bambini è stato rapito da delle streghe cattive cattive, capitanate da quella cattiva cattiva sexy sexy Famke Janssen (di recente anche nella serie tv da non perdere Hemlock Grove). Il motivo? Devono realizzare il solito sacrificio umano per realizzare i loro soliti diabolici intenti. A chiamare a risolvere la situazione vengono chiamati Hansel & Gretel, che da bimbiminkia mangiadolci quali erano, si sono trasformati in cacciatori di streghe. Non semplici cacciatori di streghe, ma i più grandi cacciatori di streghe del mondo. Forse perché non ce ne sono altri in giro…
Lui, Hansel, è Jeremy Renner, quello partito bene con l’esplosivo The Hurt Locker di Kathryn Bigelow e poi rapidamente, tra The Avengers, Mission: Impossible 4 e The Bourne Legacy assortiti, trasformatosi in pessimo action hero per le nuove generazioni. Sembrava un attore promettente, qui la sua interpretazione è invece solo imbarazzante. Va bene voler fare i fighi a tutti i costi in tutti i laghi in tutte le scene, però qui il Renner esagera troppo, persino più dell’ultimo Tom Cruise.
Meglio, molto meglio, quella sventolona della sua sorellina, Gretel al secolo l’inglese Gemma Arterton. Pure lei non sfodera un’intepretazione memorabile e a vederla solo in questo film può sembrare quasi cagna, però non è così e in film come La scomparsa di Alice Creed e Tamara Drewe ha dimostrato che oltre alle tette c’è di più.
Il vero mistero del film allora non è se Hansel & Gretel riusciranno a salvare i bambini e a eliminare le streghe cattive cattive. Sapete già la risposta. Il vero mistero è:
Chi si farà Gemma Arterton nel film?
A) Thomas Mann, il ragazzino dalla faccia simpatica di Project X che aiuta i due fratelli nelle loro avventure.
B) Il troll Edward, mostruoso ma dal cuore tenero.
C) Il fratello Hansel, ché il rapporto tra i due contiene un sottotesto neanche troppo velatamente incestuoso.
D) Gli zingari.
Fate le vostre scommesse.
"Hansia da prestazione, Hansel?"
"Miii, che simpatica che sei. Mo' adesso non te lo do' più!"
Questo mistero contribuisce a tenere svegli acceso l’interesse nei confronti di un film modestissimo che per il resto dalla sua parte ha giusto un paio di momenti pseudo divertenti e di battute pseudo riuscite, mentre per il resto è un tripudio di inseguimenti e combattimenti trash tra i due fratelli guerrieri e le streghe cattive cattive. Ne sarebbe potuto anche uscire un filmetto più spassoso se solo Tommy Wirkola, regista norvegese di Dead Snow, avesse pensato di scrivere anche una sceneggiatura di contorno. Invece si è dimenticato di farlo. Pazienza, sarà per la prossima volta. E temo che ci sarà una prossima volta, con un sequel già preannunciato dal (pessimo) finale.
Magari però nel sequel cambiate professione ai due fratelli. Non più cacciatori di streghe, basta! Facciamo che lui diventa un camionista depresso e drogato, lei invece facciamola diventare una spogliarellista. Grazie.
Cast: Thomas Mann, Oliver Cooper, Jonathan Daniel Brown, Kirby Bliss Blanton, Miles Teller, Alexis Knapp, Peter Mackenzie, Caitlin Dulany, Martin Klebba, Brady Hender, Nick Nervies
Genere: mocoolmumentary
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Un mockumentary?
Ancora?
Ebbene sì.
The Blair Witch Project era una schifezza di film, però come operazione di marketing ha rappresentato qualcosa di davvero geniale. La “pellicola” uscita nel 1999 aveva infatti incassato $250milioni nel mondo nonostante ne fosse costati appena $20.000. E tra l’altro, vedendolo, ci si chiede in cosa diavolo li abbiano spesi, questi soldi? In mojito per tutta la troupe? Eppure, grazie a una campagna virale quando le campagne virali ancora manco esistevano, era diventato il film must da vedere a tutti i costi. Poi andavi a vederlo e pensavi: “Beh, mella merda!”. Però intanto eri andato al cinema e avevi contribuito al suo successo.
Pur non essendo stata la prima pellicola nel genere, è stata comunque quella che ha dato una svolta commerciale così forte a questo tipo di film. Facendo diventare tutti i filmmakers, o aspiranti tali, consapevoli della possibilità di poter girare un lungometraggio a basso costo e vederlo trasformato in un campione al box-office globale. Una possibilità, ma anche il pericolo che i cinema venissero infestati da prodotti amatoriali fatti alla cazzo di cane. Pericolo in effetti poi non del tutto scampato.
Negli ultimi anni, grazie al costo più accessibile delle telecamere digitali e grazie alla youtubizzazione del mondo, la moda del mockumentary ha poi preso sempre più piede, con tra gli altri l’enorme successo dell’ancor più spartano Paranormal Activity o la recente variante supereroistica rappresentata da Chronicle.
Questo nuovo Project X sembra invece una variante mockumentary di pellicole come American Pie e Suxbad. Hanno fatto mockumentary di tutti i tempi, volevate non ne facessero uno in salsa teen? In fondo sono proprio loro ad esserci cresciuti, con questo linguaggio contaminato in maniera talmente naturale tra fiction e reality da rendere difficile distinguere l’uno e l’altro. Anche se, ormai, non solo i rin teen teen ma tutti siamo entrati dentro il Videodrome, dando vita alla nuova carne.
La sensazione iniziale è quindi quella di trovarsi nell’ennesimo mockumentary, ma dopo qualche minuto ci si rende conto che questo probabilmente è il modo oggi migliore, il più adatto, per raccontare una generazione del genere con una storia del genere. Che poi non è certo una storiona di quelle particolarmente originali, anzi: un gruppetto di studenti piuttosto loser all’ultimo anno di liceo decidono di dare una festa per diventare cool prima che finisca la scuola. Fine della storiona.
Ma chi sono, i quattro protagonisti?
Thomas (Thomas Mann, già visto in 5 giorni fuori – It’s Kind of a Funny Story) è il tipico protagonista in questo genere di film: un po‘ sfigato, ma non troppo, un po‘ timido, ma alla ricerca della possibilità di mettersi in mostra, un po‘ oppresso dai genitori, ma con la voglia di trasgredire di brutto.
JB (Jonathan Daniel Brown) è invece il tipico cicciottello un po’ simpa e un po’ fuori di testa.
Dax (Dax Flame) è quindi l’uomo dietro la macchina da presa. Il cineocchio. Il tizio che non si vede praticamente mai che documenta tutte le fasi della festa, dalla preparazione fino all’hangover del giorno successivo.
E poi c’è Costa (lo strabordante Oliver Cooper). All’inizio sembra solo la scimmiottatura del classico cazzone da film adolescenziale, ma poi riesce ad acquistare una sua dimensione e una sua personalità e quando si arriva alla fine della visione sembra già destinato ad essere un nuovo personaggio cult per un’intera generazione.
Bluto, Stifler, McLovin’… e ora Costa (non Crociere).
Uno capace di battute storiche come:
L'addetto alla pulizia della piscina domani dovrà dirti: ho trovato delle tracce di acqua nel tuo sperma.
Parte del merito della riuscita del film è di questo personaggio, un simpatico bastardo in grado di tirar fuori quasi tutti i momenti più esilaranti. Un altro merito è quello di una colonna sonora super esaltante che riesce a rendere alla perfezione il suono da party di oggi, tra l’hip-hop di Eminem e Dr. Dre e l’electro spinta con i remix di Kid Cudi e degli Yeah Yeah Yeahs. Senza dimenticare l’atmosfera rarefatta creata nel finale dal pezzo “Intro” degli XX, perché quando ci vuole, ci vuole anche quello.
In più, finalmente in una commedia americana c’è un uso libero e del tutto politically incorrect della droga, al di là della consueta cannetta, con una pioggia di ectasy da fare invidia ai ragazzi di Skins. Sebbene al film americano manchi la stessa profondità della mitica serie British. Non mancano poi le ragazze nude, un sacco di ragazze nude!, e una manciata di esilaranti comprimari, su tutti i piccoli ninja addetti alla sicurezza della festa.
Un altro merito è quindi la sceneggiatura di Michael Bacall (scritta insieme a tale Matt Drake), uno che si sta muovendo all’interno del teen movie per cambiarne a piccoli passi lo stile. Bacall è infatti anche l’autore degli script di Scott Pilgrim vs. the World e 21 Jump Street, altre due perle del genere teen odierno.
Qui la sceneggiatura non è fenomenale, si limita a giocare un po’ con gli stereotipi, storiella romantica compresa, ma senza strafare sa dosare bene la stringatissima vicenda facendola culminare in un crescendo esplosivo. Quasi come se ci trovassimo di fronte a un horror vecchio stile, o a uno di oggi di Ti West, la prima parte si limita a raccontare le vicende di preparazione del party. Tutto è molto semplice, il profilo si tiene basso e si cerca di dare un minimo di spessore ai protagonisti, ma soprattutto si crea la tensione, l’attesa per qualcosa che deve succedere. Come in Una notte da leoni in cui però ci viene svelato in presa diretta ciò che succede, la festa prenderà infatti pieghe davvero folli. Il produttore del film non a caso è proprio quel Todd Phillips regista di Una notte da leoni, Old School e Road Trip di cui questo progetto X rappresenta quasi un update uploadato su YouTube.
Il primo tempo del film è dunque quasi una specie di Chronicle senza la componente fantasy. Insomma, una roba già vista. Un semplice teen movie per la YouTube generation. Un ritratto generazionale piuttosto riuscito nel suo non voler aver pretese di dipingere per forza un ritratto generazionale.
Nella seconda parte, la pellicola cresce però incredibilmente, fino a degenerare del tutto nel finale. È lì che si trasforma in un inno all’anarchia, al fancazzismo, all’essere giovani senza un futuro. Si trasforma da pezzo pop-punk commerciale a pezzo electro-punk-hardcore fuori di testa. Diventa un delirio e un degenero totale, in cui succede davvero di tutto e fare festa, fare una festa, fare LA Festa diventa la svolta esistenziale per i quattro protagonisti. Non il matrimonio. Non la famiglia. Non il college. La festa come scopo della vita. E così riesce laddove si perdeva un po’ Chronicle, un film per stile, situazioni, storia e personaggi parecchio simile a questo, ma che nella parte conclusiva si prendeva troppo sul serio. Project X fa la scelta opposta e nel delirio fancazzista del finale riesce paradossalemente a trovare un suo certo, benché vago, spessore. Ricordando che pur sempre di party movie si tratta.
Project X, diretto con stile mocoolmentary dall'esordiente brit-iraniano Nima Nourizadeh, non rientra certo nella categoria dei capolavori cinematografici. Allo stesso tempo è però una di quelle pellicole in grado di rappresentare alla perfezione lo spirito dei tempi, piacciano o meno i tempi, ed è pure una visione in grado di trasmettere il delirio della festa sullo schermo direttamente allo spettatore. In altre parole, per dirla con il solito pessimo sottotitolo italiano e per fare il ggiovane: un film che spakka, bro!
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