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martedì 22 ottobre 2013

REIGN - VENGA IL TUO REGNO, SIA FATTA LA VOLONTA' DEL TRASH




Reign
(serie tv, stagione 1, episodio 1)
Rete americana: The CW
Rete italiana: non ancora arrivata
Creata da: Laurie McCarthy, Stephanie SenGupta
Cast: Adelaide Kane, Toby Regbo, Torrance Coombs, Caitlin Stasey, Jenessa Grant, Anna Popplewell, Celina Sinden, Alan Van Sprang, Megan Follows, Rossif Sutherland, Anna Walton
Genere: finto storico
Se ti piace guarda anche: Marie Antoinette, The White Queen, Da Vinci’s Demons

Habemus trash.
Se cercate una serie di qualità, un degno erede di Breaking Bad o qualcosa del genere, girate al largo. Se cercate invece una serie trash, che possa diventare il vostro nuovo guilty pleasure personale, che vi faccia venire voglia di seguire tutte le puntate anche se sapete già che di stronzata si tratterà, Reign è il vostro nuovo regno. Il regno del trash.

Ormai ci sono serie di tutti i tipi e su qualunque argomento, ma mancava all’appello ancora qualcosa. Qualcosa che se non arrivava, vivevamo bene comunque, ma visto che è arrivata, tanto vale godercela: una serie teen in costume. Le serie a carattere vagamente storico-fantasy, tra Game of Thrones, The White Queen, Da Vinci’s Demons, Vikings eccetera negli ultimi tempi vanno molto forte, però sono tutte orientate per lo più verso un pubblico adulto. Il network ggiovane americano per eccellenza, The CW, ha deciso di supplire a questa grave mancanza producendo la sua versione di una serie in costume.
Non dovete allora prendere Reign per una serie storica vera e propria. Fin dal primo episodio, tutto ciò che viene narrato al suo interno è storicamente discutibile. La vicenda sarebbe quella di Maria Stuarda, regina di Scozia vissuta nel 1500 e promessa sposa del futuro re di Francia. Il condizionale è però d’obbligo. Questa è una versione fantasy della Storia. Non nel senso di fantasy comunemente inteso, ma nel senso che è una versione di fantasia della vera Storia. Una versione The CW in cui tutti sono dei belloni e delle bellone, in cui i triangoli sentimentali alla The Vampire Diaries/Dawson’s Creek sono la norma, in cui i complotti e i party alla Gossip Girl sono all’ordine del giorno, in cui in pratica le vere vicende, già di loro probabilmente piene di casini sentimentali e politici, sono usate da tappetino in cui tessere le solite trame in stile The CW. E il tutto magicamente funziona. Dentro a Reign c’è molta soap-opera, un tocco di mystery, un briciolo di horror se vogliamo, un sacco di teen drama, più un pizzico di storia e insomma ce n’è un po’ per tutti i gusti.

"This is how we party in 1500, bitches!"
La fonte d’ispirazione principale, più che la vera vita di Mary Stuart Queen of Scots, sembra essere Marie Antoinette di Sofia Coppola. Diciamo che, senza quel film, la serie probabilmente non esisterebbe nemmeno. La vicenda della reginetta teen che finisce alla corte di Francia in attesa di sposare il futuro reuccio ricorda molto quella di Marie Antoinette non solo da un punto di vista storico o pseudo storico che sia, ma soprattutto per lo stile molto post-moderno con cui viene raccontata. Se in questo caso non si sono viste Converse All Star, non ancora almeno, le scene di Mary e delle sue amichette che si truccano ricordano i momenti più glamour del film della Coppolina, e anche l’uso di una colonna sonora moderna è simile; in Reign a dominare nella prima puntata sono soprattutto le musiche dei Lumineers, che con le loro atmosfere folk suonano perfetti in un contesto del genere.

In quanto serie The CW, tutti gli attori e le attrici sono ovviamente come anticipato dei figoni e delle figone. La protagonista è interpretata da Adelaide Kane, attrice dallo sguardo perennemente perso nel nulla ma Dio bono quanto è bona.

Mary Stuart
Mary Stuart secondo The CW

Non da meno le sue BFF, tra cui svetta Kenna, l’amante teen dell’attuale (allora attuale) re di Francia interpretata da Caitlin Stasey.
La nostra verginella Mary sarà inoltre contesa tra due uomini. Vabbè uomini, ragazzi: il bimbominkia futuro re di Francia, Toby Regbo con i suoi boccoli biondi, e il suo fratellastro bastardo, in pratica il Jon Snow della serie, ovvero il moro Torrance Coombs con quel suo sguardo da vorrei essere il nuovo Ian Somerhalder. Un cast giovane di attori magari non fenomenali ma tutti molto belli da vedere e persino Nostradamus, che io ricordavo così…

Nostradamus

…nella versione The CW è invece interpretato da Rossif Sutherland, affascinante figlio di Donald e fratellastro di Kiefer “Jack Bauer” Sutherland, che è così…

Nostradamus secondo The CW

Reign è destinata quindi a dividere tra i suoi nemici, che con grande facilità potranno accusarla di essere poco fedele alla Storia, troppo soapposa e anche un filo ridicola, e i suoi sudditi, che si potranno gustare uno spettacolo trash e allo stesso tempo godurioso come pochi altri in circolazione. Perché quella di The CW non è la vera Storia. È la versione figa della Storia.
(voto 7+/10)



domenica 30 settembre 2012

Un giorno questo film ti sarà utile. Di certo non oggi

Un giorno questo dolore ti sarà utile
(USA, Italia 2011)
Titolo originale: Someday This Pain Will Be Useful to You
Regia: Roberto Faenza
Cast: Toby Regbo, Marcia Gay Harden, Peter Gallagher, Deborah Ann Woll, Lucy Liu, Stephen Lang, Aubrey Plaza, Ellen Burstyn
Genere: vorrei essere il giovane Holden
Se ti piace guarda anche: L’arte di cavarsela, Tadpole, Igby Goes Down, Roger Dodger

Vorrei sapere se un giorno questo film mi sarà utile. Non credo, perché questo è il classico film inutile.
Non ho letto il romanzo di Peter Cameron da cui è tratto, che pare sia un capolavoro, una sorta di nuovo Giovane Holden o giù di lì. Pur non avendolo fatto, l’impressione guardando il film è quella di un’occasione mancata, di un adattamento che probabilmente ha cercato di ritagliare insieme vari momenti tratti dal libro, senza però riuscire a catturarne lo spirito. Un po’ come capitato di recente con la visione di Molto forte, incredibilmente vicino (dal romanzo omonimo di Jonathan Safran Foer) e Norwegian Wood (da Tokyo Blues di Haruki Murakami).
Pure supposizioni, visto che non ne ho letto manco uno dei tre, ma credo che chi ha amato questi romanzi difficilmente amerà altrettanto le poco trascendentali trasposizioni. A prescindere, credo in particolare che nessuno amerà questo film.
Non che sia inguardabile. Questo no. Però dall’inizio alla fine traspare una grande pochezza. Si percepisce la volontà di dire qualcosa di importante sulla vita, obiettivo probabilmente centrato dal romanzo, e si percepisce allo stesso la sensazione di non riuscire a dire niente.

"Allora figliolo, come sta Ryan Atwood? Oops, scusa, ho sbagliato parte..."
Il protagonista è il tipico adolescente newyorkese di buona, buonissima famiglia, alla ricerca di se stesso. Un tipo piuttosto strambo, originale, particolare e asociale. Anche se, per essere un asociale, si incontra con un sacco di persone. Nei primi minuti di film ci viene presentato come un aspirante suicida, un irrecuperabile solitario, eppure allo stesso tempo ha un rapporto che non sembra nemmeno malaccio con madre, sorella, padre, nonna, psicoterapeuta/coach life e con un collega di lavoro. Non ha molti amici, è vero, però non sembra nemmeno così messo male come ci era stato dipinto.
Un incongruenza che rende bene l’atmosfera di tutto il film. Ci vuole presentare il suo protagonista come un tipo assolutamente unico e fuori dal comune, e invece è solo la copia sbiadita dello stesso personaggio visto in un sacco di altre parti in maniera molto più riuscita: su tutte, nel già citato Il giovane Holden, modello inavvicinabile e irragiungibile, quanto in una miriade di pellicole più o meno indipendenti e più o meno interessanti, come Igby Goes Down, Tadpole, L’arte di cavarsela, Fa’ la cosa sbagliata, Roger Dodger, ma sono sicuro ce ne siano almeno un’altra mezza dozzina che adesso mi sono scordato.

Cosa abbia quindi di tanto speciale, non ci è dato saperlo, nel film. Nel romanzo sono (quasi) sicuro che invece questa unicità e particolarità venga fuori e lo stile di David Peter Cameron venga fuori con prepotenza. Cosa che invece non si può certo dire a proposito della regia dell’italiano Roberto Faenza, che si aggira per le strade di New York City in maniera stereotipata, vagamente mucciniana e già stravista nelle pellicole sopra citate e in almeno un’altra mezza dozzina di migliaia di altre.
A differenze di quelle altre, dove la colonna sonora se non altro è sempre di ottimo livello, qui fa davvero pena. Le musiche sono state realizzate da un Andrea Guerra del tutto fuori forma, coadiuvato dall’odiosa voce di Elisa che fa più danni di Giorgia con le sue Gocce di memoria che piovono sulla Finestra di fronte. Ed essere peggio di Giorgia è un “complimento” che riservo solo a Laura Pausini, quindi calcolate voi quanto possa aver apprezzato questa soundtrack.

A non aiutare nella riuscita di questo adattamento è poi il poco convincente protagonista, gli manca del tutto quel non so che, quella capacità di bucare lo schermo e trascinarti dentro il suo personaggio. Lo seguiamo peregrinare per New York, tra un incontro con i genitori, una Marcia Gay Harden stereotipatissima nei panni della classica artista riccona snob e uno spento papà Peter Gallagher, un siparietto con la sorella, la sempre valida Deborah Ann Woll meglio conosciuta come Jessica di True Blood, un incontro con la life coach Lucy Liu, un litigio con il collega gay Gilbert Owuor e una chiacchierata con la nonna Ellen Burstyn che vorrebbe essere profonda e rivelare chissà quale significato nascosto della vita e invece finisce per non dire niente.
Per essere un personaggio e una pellicola tanto confusi e incerti su quale direzione prendere, tra commedia che non fa ridere manco per sbaglio e dramma che non fa riflettere manco per sbaglio, alla fine ti lascia comunque con una certezza incontrovertibile: un giorno questo film non ti sarà utile.
(voto 5-/10)

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