Oh Boy, un caffè a Berlino
(Germania 2012)
Titolo originale: Oh Boy
Regia: Jan Ole Gerster
Sceneggiatura: Jan Ole Gerster
Cast: Tom Schilling, Friederike Kempter, Marc Hosemann, Katharina Schüttler, Justus von Dohnányi, Andreas Schröders, Katharina Hauck, Ulrich Noethen, Leander Modersohn
Genere: crucco
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Non sono un patito di caffè, se qualcuno nel mondo se lo stava chiedendo, e non credo. A Berlino mi è però capitato di bere un caffè, ma solo perché ero davvero devastato e in hangover e in tali circostanze un caffè me lo prendo volentieri. C’è chi se lo piglia tutti i giorni, altrimenti non riesce a vivere, io preferisco gustarmelo in occasioni particolari, ma in ogni caso il caffè è un piacere e se non è buono che piacere è?
Non ricordo se il caffè era buono, i ricordi del trip a Berlino sono un po’ offuscati, d’altra parte credo sia stata la città più devastante in cui sia mai stato, oltre che una delle più affascinanti. A Berlino si respira Cultura e Storia da tutte le parti e, anche se sei un idiota e ogni riferimento a me è completamente voluto, ti senti più intelligente soltanto a camminare tra quei viali enormi o a prendere la metro che attraversa la città sia sotto che sopra la superficie.
Prendere un caffè a Berlino può essere però un’impresa ardua, come ci dimostra questo film, Oh Boy, un caffè a Berlino. Una pellicola con un titolo del genere di cosa può parlare?
Fondamentalmente di un ragazzo, un ventenne e qualcosa, sostanzialmente un nullafacente che ha abbandonato l’università, e di 24 ore nella sua vita, mentre cerca di farsi un caffè nella sua città, Berlino. Ce la farà?
Uno spunto grottesco per un film che fa del grottesco la sua filosofia. Il protagonista, il belloccio Tom Schilling, passa da una situazione assurda all’altra, attraversando non solo Berlino ma vari risvolti esistenziali, dalle relazioni con un paio di fanciulle (tra cui la sosia crucca di Reese Witherspoon, Friederike Kempter) al rapporto col padre, fino all’amicizia e alla morte. Quasi come se ci trovassimo in un road movie alla Una storia vera, solo ambientato nella capitale tedesca, con un protagonista giovane che non va in giro su un tosaerba e insomma non è che c’entri poi così tanto con Una storia vera, se non che nel suo approccio bizzarro e nel suo vagare continuo in qualche modo me l’ha ricordato. Così come mi ha ricordato anche l’ironia e l’importanza dell’ambientazione cittadina nel cinema di Woody Allen.
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"Reese Witherspoon crucca, a chi?" |
Oh Boy è una delle visioni più gradevoli in cui mi sono imbattuto quest’anno. È una pellicola leggera e questo lo intendo come un gran complimento. Sa essere profondo, ma senza fartelo pesare. È girato in un bianco e nero essenziale, possiede un gusto raffinato, è attraversato dall’inizio alla fine dagli splendidi dialoghi scritti dal regista e sceneggiatore esordiente Jan Ole Gerster. È un’osservazione non pretenziosa sull’assurdità della vita. Della vita di oggi e più in generale della vita e basta. Un film piccolo, e anche questo sia inteso come un complimento, una chicca che va giù veloce, da assaporare con calma, da gustare attimo per attimo, perché un film è un piacere e se non è buono, che piacere è?
E Oh Boy, un caffè a Berlino più lo mandi giù e più ti tira su.
(voto 7,5/10)