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venerdì 4 luglio 2014

BIG WEDDING, UN GRAN MATRIMONIO (DI MERDA)





Big Wedding
(USA 2013)
Titolo originale: The Big Wedding
Regia: Justin Zackham
Sceneggiatura: Justin Zackham
Ispirato al film: Mon frère se marie
Cast: Robert De Niro, Diane Keaton, Susan Sarandon, Katherine Heigl, Topher Grace, Amanda Seyfried, Ben Barnes, Ana Ayora, Patricia Rae, Robin Williams, Kyle Bornheimer
Genere: matrimoniale
Se ti piace guarda anche: Tre uomini e una pecora, Ancora tu!, (S)ex list, Last Vegas


BIG WEDDING
Il matrimonio dell’anno si sta per celebrare tra la giovane di buona famiglia Missy (Amanda Seyfried) e il giovane latino americano adottato da una buona famiglia Alejandro (Ben Barnes). E non sarà un matrimonio solo, bensì a sorpresa diventeranno delle doppie nozze. Wow!


BIG CAST
Per l'occasione è stato messo insieme un gruppo di attori fenomenale che vanta i premi Oscar Robert De Niro, Diane Keaton, Susan Sarandon e Robin Williams, più giovani attori lanciatissimi a Hollywood come Katherine Heigl, Amanda Seyfried, Topher Grace e Ben Barnes.


BIG WEDDING + BIG CAST = BIG MOVIE???

No.
Col cazzo.
Big Wedding è un film di merda e scusate le volgarità, ma questo è un film volgare.
Prima che pensiate che il difetto della pellicola sia questo lo specifico: a me la comicità volgare piace. Quando fa ridere. Quando non fa ridere, come nel caso di questa commediola che vorrebbe essere trasgressiva e politically incorrect, diventa solo triste.
Così com’è triste lo sguardo di Robert De Niro, un’anima in pena che vaga tra una scenetta che sembra uscita da un American Pie della terza età e l’altra. Per tutta la durata del film, il povero De Niro si guarda intorno come a scusarsi con gli spettatori per quello che sta facendo, per il ruolo ridicolo del vecchio arrapato che gli hanno cucito addosso. Lui, l’uomo che ci ha offerto alcune delle intepretazioni più memorabili e pazzesche della Storia del Cinema, caduto tanto in basso. Stesso discorso per Diane Keaton, Susan Sarandon e Robin Williams, loro più attapirati che arrapati come De Niro, ma anche loro con addosso lo stesso sguardo che suggerisce agli spettatori: “Scusate tanto, ma pure noi teniamo un mutuo da pagare”.

"M'è venuta una tremenda voglia di piangere, chissà perché?"

"Che hai tanto da ridere, Topher Grace?"
"Stavo solo pensando alla brutta fine fatta dalla tua promettente carriera, Kat."
"Io almeno ce l'ho avuta, una promettente carriera..."
A essere coinvolta in questa disastrosa farsa è anche la parte ggiovane del cast. Katherine Heigl, che ormai non è più manco tanto ggiovane, fino appena a una manciata di anni fa era la fidanzatina d’America e, grazie a una serie di romcom come Molto incinta, 27 volte in bianco e La dura verità sembrava destinata a diventare la nuova Julia Roberts barra la nuova Meg Ryan. Poi non ne ha più azzeccata mezza. O meglio, ha azzeccato solo un floppone in pieno dietro l’altro. Ancora più anonimi di una Katherine Heigl in prematura fase calante sono l’ex star della serie That ‘70s Show Topher Grace, una come al solito inutile Amanda Seyfried e il britannico Ben Barnes, spacciato per colombiano con un po’ di autoabbronzante spalmato sulla faccia. Prendere un attore latino americano VERO sarebbe stato troppo semplice?

Se il cast appare intristito, il “merito” oltre che di una regia inesistente è di una sceneggiatura agghiacciante. Non tanto per la trama, che è un po’ la solita da commedia matrimoniale sciocca, con Robert De Niro e Diane Keaton che sono divorziati ma per un weekend devono fingere di stare ancora insieme per fare un favore al loro figlio adottivo che si sta per sposare e la cui madre biologica è una bigotta colombiana che non concepisce il divorzio. Una vicenda da tipica farsa degli equivoci così originale che gli americani non sono nemmeno riusciti a partorirla da soli. Big Wedding è infatti il remake della pellicola franco-svizzera del 2006 Mon frère se marie. Strano che non abbiano rubata l’idea a un film italiano, visto che la maggior parte delle nostre commedie sono giocate su trame simili.
Non solo la storiella è banale e scontatissima. Il problema del film come detto è che non fa ridere. Le battute sono terrificanti. Al punto che, dopo il disastroso inizio, si comincia a entrare nella mentalità delle pellicola e si ride da quanto il film non faccia ridere. Il risultato è qualcosa di talmente tragicomico che, grazie anche alla sua breve durata, non fai nemmeno in tempo ad annoiarti troppo guardandolo e alla fine, mentre scorrono i provvidenziali titoli di coda, ti chiedi: “Ma ho riso col film, oppure ho riso del film?”.
(voto 4/10)

lunedì 11 luglio 2011

Si esce fichi dagli anni 80



Take me home tonight
(USA, Germania 2011)
Regia: Michael Dowse
Cast: Topher Grace, Anna Faris, Dan Fogler, Teresa Palmer, Chris Pratt, Michelle Trachtenberg, Lucy Punch, Seth Gabel, Nathalie Kelley, Michael Biehn, Angie Everhart
Genere: 80s!
Se ti piace guarda anche: Adventureland, Fuori di testa, Al di là di tutti i limiti, Licenza di guida

Everything changes, but nothing changes

Trama semiseria
Anni ’80. Topher Grace è un neolaureato del M.I.T. che però non sa cosa fare del resto della sua vita e allora per il momento lavora nella videoteca del centro commerciale, sognando ancora la ragazza per cui aveva una cotta al liceo. Tutto per lui cambierà nel giro di una notte, una notte folle in compagnia del suo amico strafatto di coca e proprio della sua teenage dream adolescenziale, per un tuffo completo negli 80s stile video di Last Friday Night di Katy Perry. Sì, ci sono tutti gli elementi immancabili del decennio ma no, in colonna sonora non c’è La notte vola di Lorella Cuccarini, quindi smettetela di incrociare quelle cazzo di mani!

Recensione cannibale
Un film che inizia con un primo piano di un mega stereo di quelli belli giganti belli anni Ottanta sulle note di Video killed the radio stars dei Buggles, può essere meno di un capolavoro? Certo che no.
Un film che ruba, ma diciamo prende in prestito, il titolo da una canzone di Eddy Money, ma i riferimenti sembrano essere anche a Smiths (il celebre verso “take me out tonight”) e Boston (con la loro Let me take you home tonight), può essere meno di una figata?
No no no, perché questo è un nuovo cult cannibale servito su un piatto d’argento.

L’operazione revival anni Ottanta di Take me home tonight è curata nei minimi dettagli e la ricostruzione assolutamente impeccabile, con una colonna sonora del tutto favolosa che spazia tra Duran Duran, Missing Persons, Yaz e N.W.A., con un paio di momenti memorabili sulle note di Bette Davis Eyes di Kim Carnes con il classico ingresso da lasciare senza fiato della bionda da sogno Teresa Palmer e una scena di delirio collettivo sull’anthem Come on Eileen dei Dexys Midnight Runners.
Ma sono da notare anche i più piccoli dettagli, dai look amazing! ai teleschermi che trasmettono il film kitsch per eccellenza Bigfoot e i suoi amici (con il come sempre inquietante John Lithgow), fino al poster di Ritorno al futuro in videoteca. Una ricostruzione pazzesca, elemento essenziale per immergerci in una storia di quelle magari non rivoluzionarie, ma comunque anche in questo caso perfettamente hot-tanta, con una vicenda che in maniera leggera ci mette di fronte a dubbi esistenziali che tutti (o quasi) noi abbiamo: “E adesso cosa combino? Cosa diavolo ne faccio della mia vita?”
Domande a cui il film cerca di trovare una risposta, ma senza pretendere di darne una assoluta, in un tutto in una notte di quelli che sembrano usciti da un film di Chris Columbus, solo più strafatto di coca. E a proposito… il film è rimasto nei cassetti della distribuzione americana per un paio d’anni, pare perché nel film “nevica” troppa cocaina. Ma d’altronde la coca per un film anni ’80 è un elemento imprescindibile quanto una canzone dei Duran Duran, e poi l’uso che ne viene fatto in questa pellicola è molto divertente, mica un’apologia a strafarsi. Forse. Sembra poi una decisione molto ipocrita visto che in ogni commedia americana degli ultimi anni c’è qualche personaggio che si fa un bong di maria, però la coca no, è tabù. Mostriamo solo della gente che si fa dei torcioni che così siamo politically correct.

Il protagonista, nonché autore del soggetto originale della pellicola, è Topher Grace, uno che con quei Wayfarer su vorrebbe essere fico come Tom Cruise in Risky Business o rampante come Michael J. Fox ne Il segreto del mio successo, ma più che altro riesce ad essere indeciso come Andrew McCarthy in St. Elmo’s Fire o Al di là di tutti i limiti. Inoltre Topher è uno che di tuffi nel passato se ne intende, visto che è stato per anni nella serie That ‘70s Show, sitcom divertentissima e strepitosa con anche Ashton Kutcher e Mila Kunis, purtroppo molto ignorata in Italia (e trasmessa alla cazzo di cane prima dal satellitare Jimmy e poi da Mtv) ma che io non posso fare a meno di consigliarvi di recuperare, se non l’avete mai vista. E se al pronunciare “Mila Kunis” non vi siete fiondati a scaricarvi tutte le puntate di tutte e 8 le stagioni, non so se avrò il coraggio di rivolgervi ancora la parola…
E se in una serie di ruoli piccoli ma divertenti si segnalano anche Michelle Trachtenberg (sorellina di Buffy nonché Georgina Sparks di Gossip Girl), Lucy Punch (la zoccola dell’ultimo di Woody Allen) e il sex symbol Ottanta-roba Angie Everhart, la rivelazione è Dan Fogler, un tipo che dopo essere stato licenziato dal lavoro si trova a dover fare i conti con un destino incerto e allora si spara una notte da leoni. E da fattoni.
Un film che dovrebbe essere proiettato nelle scuole per spiegare ai bimbiminkia di oggi cosa sono stati gli anni Ottanta. O di cosa forse sono stati, visto che in quel decennio ero anch’io soltanto un bimbominkia.

Portami a casa? No, non ancora. Perché questa è la notte cinematografica più figa dell’anno ed è un peccato finisca. Come dice la frase di lancio: Best. Night. Ever.
(voto 8,5)

(lo trovate in rete in inglese sottotitolato in italiano, mentre nei nostri cinema chissà se e quando mai uscirà…)


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