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sabato 11 maggio 2013

QUINTO POTERE DI GRAYSKULL


"Su Pensieri Cannibali si parla finalmente di un film storico? Miracolo!"
Quinto potere
(USA 1976)
Titolo originale: Network
Regia: Sidney Lumet
Sceneggiatura: Paddy Chayefsky
Cast: Peter Finch, William Holden, Faye Dunaway, Robert Duvall, Ned Beatty
Genere: televisivo
Se ti piace guarda anche: The Newsroom, The Truman Show, Good Night, and Good Luck.

La tv è spettacolo. E anche le notizie devono avere un che di spettacolo.
Diana Christensen (Faye Dunaway), Quinto Potere

Immaginate Enrico Mentana che annuncia il suo suicidio in diretta.
Io una cosa del genere me la sono immaginata veramente. Ci sono volte in cui conduce della maratone televisive che durano giornate intere, dedicate spesso a eventi futili come l’elezione del Presidente della Repubblica che tanto non cambiano un bel nulla, e non so come faccia a essere sempre così preparato e professionale, il tutto in diretta, con a malapena qualche pausa per i bisogni corporali.
“Enrico, 60 secondi per fare la pipì e poi sei in onda, che tu abbia finito di farla o meno.”
Certe volte allora ho immaginato che all’improvviso sclerasse e facesse qualcosa di del tutto inaspettato. Al momento, si è limitato a cancellarsi da Twitter, mentre qualcosa di più estremo capita all’inizio di Quinto potere.



"Ecco cosa succede ad attaccare
Pensieri Cannibali..."
Lo dico subito a scanso di equivoci: Quinto potere non è l’atteso sequel di Quarto potere di Orson Welles.
Quei soliti burloni di titolisti italiani vorrebbero farcelo credere e invece no. Anche perché il titolo originale di Quarto potere era Citizen Kane, quello originale di questo è Network. Andando a vedere a livello massmediologico possiamo anche vedere delle connessioni notevoli tra le due pellicole, sebbene l’esordio di Welles fosse qualcosa di più di una riflessione sul mondo dell’editoria e si concentrasse soprattutto sulla figura del cittadino Kane.
In Quinto Potere ci sono dei personaggi molto interessanti, l’attenzione principale, i riflettori della pellicola sono però puntati principalmente sulla televisione. Sul potere della televisione, così come ci si concentra anche in una riflessione sul giornalismo e sull’industria dell’informazione.
Volendo, con The Social Network si passerà al sesto potere, ma direi di lasciare per il momento perdere internet e Facebook e tornare a occuparci di tv.

Cosa conta davvero per un network televisivo?
Garantire prodotti di qualità, offrire una completa informazione giornalistica?
No. Quello che conta sono gli ascolti, dati dal rating negli USA e dall’auditel da noi. Due meccanismi astrusi e complessi il cui reale funzionamento è sconosciuto persino ai loro ideatori. Fatto sta che i dati che escono da questi meccanismi di misurazione sono fondamentali per far andare avanti la vostra serie o il vostro programma tv preferito. Vox populi. Normale che sia così. Per quanto riguarda i telegiornali, la funzione sociale e informativa dovrebbe invece prevalere. Non è così. Non è così già da parecchio tempo e negli USA ciò avveniva ancor prima che nascesse la tv commerciale in Italia.
Tv commerciale in Italia? Diciamo Mediaset e basta, visto che è stata a lungo l’unico competitor della Rai e per i grandi ascolti lo è ancora, con La7, Mtv, Deejay Television, reti satellitari e digitali varie che si contendono giusto le briciole. Negli USA la concorrenza è maggiore, ci sono i network nazionali (ABC, NBC, CBS, Fox e di recente si è aggiunta la rete ggiovane The CW) e poi i vari canali via cavo (HBO, AMC, Showtime, FX, CNN, History Channel, etc.).

Il film Quinto potere ci mostra come già negli anni Settanta la guerra per gli ascolti fosse spietata negli Spietati Uniti attraverso la storia fittizia, ma non così irrealistica, di un anchorman televisivo ormai sul viale del tramonto. Quando gli annunciano che verrà licenziato, lui in diretta televisiva annuncia a sua volta il suo suicidio in programma per la settimana successiva, durante la sua ultima conduzione di un telegiornale. Il fatto ovviamente crea scalpore e riporta il vecchio giornalista sulla cresta dell’onda.
Il medium diventa il messaggio, come Marshall McLuhan insegnava, il giornalista diventa la notizia, così come capitato di recente alla tizia cinese che durante il suo stesso matrimonio ha interrotto la cerimonia per documentare il terremoto.



Cosa succede, poi?
Succede che ve lo scoprite da soli, perché la sceneggiatura di questo film è davvero fenomenale e imprevedibile, nonché di notevolissima attualità anche a più di 30 anni di distanza, e anche a chilometri di distanza, considerando come sia una riflessione perfetta pure sul nostro sistema televisivo. Un sistema, preso genialmente per i fondelli nella serie di Maccio Capatonda Mario, dominato da un’informazione che si è sempre più trasformata in infotainment e in cui l’ultimo baluardo del giornalismo vero e proprio rimastoci sembra essere quell’Enrico Mentana di cui si diceva in apertura.

"Cannibal ha apprezzato la mia interpretazione neanche fossi
una delle giovani sgallettate che tanto gli piacciono? Siamo sicuri?"
Se a ciò aggiungiamo la regia precisa di Sidney Lumet e delle interpretazioni grandissime, dal protagonista via via sempre più folle Peter Finch a Robert Duvall, fino a un’enorme Faye Dunaway nei panni della direttrice dei programmi senza scrupoli, ci ritroviamo di fronte a una di quelle pellicole che andrebbero proiettate nelle scuole. Di quelle che andrebbero trasmesse una volta all’anno a rete unificate su tutti i canali. Perché che sia il 1976 o il 2013, il potere più grande resta sempre quello. Il quinto potere. La televisione. E per poterlo fermare l’unico modo è quello di vederlo in… televisione.

Ommioddio, non riusciremo mai a fermarla.
NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOooooooooooooooooooooooo
(voto 8,5/10)

Post pubblicato anche sul sito L'OraBlù, sponsorizzato dal nuovo Minimal Poster creato da C(h)erotto.




"Il post è finito, andate in pace."

sabato 10 marzo 2012

La storia chiara, anzi bianca, di Walter Chiari

Walter Chiari - Fino all’ultima risata
(mini-serie in 2 puntate)
Regia: Enzo Monteleone
Cast: Alessio Boni (Walter Chiari), Bianca Guaccero (Valeria Fabrizi), Dajana Roncione (Alida Chelli), Anna Drijver (Ava Gardner), Caterina Misasi (Lucia Bosè), Karin Proia (Sophie Blondel), Gerry Mastrodomenico (Bruno Guidazzi)
Genere: biopic Rai
Se ti piace guarda anche: Rino Gaetano - Ma il cielo è sempre più blu, J. Edgar, The Iron Lady

Era da parecchio tempo che non guardavo qualcosa su Raiuno, Mondiali di calcio a parte.
Possibile? Ma no, avrò di certo visto qualcosa di recente. Di sicuro Raiuno ha offerto un sacco di cose interessanti…
Ehm no. Forse era dai tempi di Ma il cielo è sempre più blu, la fiction dedicata a Rino Gaetano nel 2007 che non la guardavo. Non per più di 2 minuti, almeno, e non per mia volontaria scelta, almeno. A farmi tornare sulla prima rete nazionale è stata ora proprio un’altra miniserie biografica su un personaggio storico dell’intrattenimento del nostro paese di cui in verità non sapevo molto: Walter Chiari, vero nome Walter Annichiarico.
Anche se, va detto, mi sono recuperato la serie in rete e non in tv, per la serie: pagare il canone mi è davvero utile, yay!

La storia dell’ascesa e declino di Walter Chiari l’entertainer copre una larga fetta dell’ultimo secolo, con partenza dal dopoguerra e arrivo ai primi anni ’90. L’affresco socio-culturale che ne esce è molto superficiale: vediamo l’immancabile scenetta ambientata durante Italia - Germania 4 - 3, con Chiari che la segue impassibile in prigione, e qualche immagine di repertorio cucita insieme alla buona. Dopo tutto si tratta pur sempre di una fiction firmata mamma Rai.
Se la qualità televisivo-cinematografica è buona per gli standard Rai, è però ben al di sotto delle produzioni BBC o HBO o AMC, giusto per mettere le cose nella giusta prospettiva e non alimentare false speranze.

Nonostante a livello registico Enzo Monteleone non si segnali in modo particolare e la sceneggiatura sia piuttosto banalotta, la miniserie in due puntate fugge via piacevole e guardabilissima. Merito di un personaggio interessante, anche e forse soprattutto per chi di lui non ne sapeva fino ad ora un bel niente come me. E merito di un ottimo Alessio Boni in versione tour de force che si è immedesimato del tutto in Walter Chiari, nonostante qualche forzatura caricaturale non manchi. Un’interpretazione notevole che negli Usa gli avrebbe fruttato un Emmy Award o perlomeno una nomination, mentre qui in Italia si dovrà accontentare di... mah, un Telegatto? No, non ci sono manco più quelli. Allora dovrà accontentarsi di una pacca sulle spalle virtuale da parte di Pensieri Cannibali. È pur sempre qualcosa, no?
Il cast di contorno si segnala invece per la presenza di fanciulle più belle che brave a recitare ma che comunque si stagliano sopra la media-fiction nostrana, in particolare una divertente Dajana Roncione nei panni della moglie burina di Chiari e quella bonazza mediterranea di Bianca Guaccero.

"Ma quanti colori di capelli cambi? Vorrai mica farti pure Bianca? Uahaha!"
Di Bianca però non c’è solo la Guaccero, ma anche la coca che è stata croce e delizia nela vita del Walter Chiari. La vicenda parte proprio dal 1970, anno in cui il conduttore e attore è stato arrestato con l’accusa di possesso e spaccio di droga, una storiaccia che l’ha fatto restare in gattabuia per 70 giorni e che alla fine ha portato la moglie Alida Chelli a chiedere il divorzio.
La prima puntata è la più interessante delle due, grazie a una costruzione su due piani temporali: il Walter carcerato nel ’70 e i vari flashback riguardanti la sua ascesa al successo nel mondo dello spettacolo. Una costruzione che seppure lontana dalle stratificazioni di un J. Edgar risulta più efficace rispetto alla seconda puntata fin troppo lineare, che ci presenta invece la parte - di solito - più avvincente in questo genere di storie, ovvero quella del declino.

Riguardo all’ascesa, Walter Chiari è venuto fuori dal nulla, grazie al suo fascino magnetico, alla sua presenza sul palco e pure alla sua abilità nel raccontare barzellette. Dai palchi teatrali è passato quindi alla televisione e al cinema, diventando ben presto un personaggione capace di oscurare persino le dive che erano solite circondarlo, come una certa Ava Gardner. La parte più affascinante della storia è quella del Walter Chiari playboy che se le fa tutte, oltre alla Gardner pure Lucia Bosè, futura madre di Miguel Bosè, e alcune altre dive come Mina di cui però nella serie non si parla. Gli anni ’60 ricostruiti dalla fiction viaggiano da qualche parte tra Mad Men e La dolce vita, modelli citati ma ovviamente non eguagliati, nonostante una fuga dai paparazzi che sembra uscita dritta dritta dal film di Fellini. Poco spazio si ritaglia invece il mondo televisivo, forse per paura di dare un’immagine negativa della Rai e dimostrando quindi ben poco coraggio, soprattutto se paragonato al grande The Hour trasmesso dalla BBC, capace di attaccare profondamente la BBC stessa degli anni ’50.
Una frecciatina alla Rai però questa fiction la tira fuori comunque: dopo il processo per lo scandalo coca, Walter Chiari attraversa un lungo periodo lontano dalla televisione e quando una fan gli chiede se tornerà sul piccolo schermo, lui risponde: “Chiedetelo alla Rai”.

La seconda puntata, quella sul secondo tempo nella vita del Chiari, è quella del declino, con i media tradizionali che lo abbandonano e i riflettori che cominciano a spegnersi dopo la discussa vicenda del processo. Negli anni ’70, lo showman si ricicla quindi su palchi di terz’ordine di vari locali italiani, fino a tornare negli 80s in tv grazie alle reti locali: sfumato un contratto con Rete 4, finisce ad Antenna 3, seppure brevemente. Il mondo televisivo è però cambiato parecchio rispetto ai suoi tempi d’oro, c’è stato l’avvento del Berlusconi style, delle televendite, e il Walter non è più l’uomo giusto al posto giusto nel momento giusto. È in questo Viale del tramonto che la mini mini-serie avrebbe potuto giocare le sue carte migliori, grazie a una vicenda poi non molto lontana ad esempio dal George Valentin del premiatissimo The Artist. Peccato che ci troviamo pur sempre dentro a una fiction Rai e il declino venga quindi rappresentato giusto attraverso una drammatica, scontata (e probabilmente inventata) scenona del Chiari a pezzi per l’uso eccessivo di droga.
L’ultima occasione di riscatto arriverà quindi per lui non grazie alla perfida televisione, che certi scandali non riesce a dimenticarli, bensì con il cinema: è con il film Romance sul rapporto tra un padre e un figlio che Walter Chiari torna a far parlare di sé al Festival di Venezia, dove stava per vincere la Coppa Volpi di migliore attore, andata poi a Carlo delle Piane. Ma a non funzionare nella seconda puntata della fiction è il rapporto padre/figlio, proprio il punto vincente di una pellicola come Romance.

Riguardo a questo aspetto dalla vicenda, lascio la parola a Simone Annichiarico, il figlio di Walter oggi conduttore di Italian’s Got Talent, che in un’intervista ha dichiarato: “A livello qualitativo è una fiction molto buona; Alessio Boni è straordinario, da fargli un monumento per quanta dedizione ha messo nel personaggio. Da utente la giudico godibile. […] La prima parte è Walter, la seconda è Lenny Bruce. Se nella prima puntata l'85% delle cose sono vere e il restante 15 è romanzato, nella seconda è esattamente il contrario: l' 85% è inventato. […] Sfido chiunque ad averlo mai visto in down di cocaina da qualche parte. Non è mai stato licenziato da nessuna emittente televisiva, tantomeno da Antenna 3, al limite non lo chiamavano a lavorare. Il rapporto con me è assurdo, si vede addirittura che gli scanso la mano mentre mi accarezza. È un iper-mega-romanzo. Ne esce fuori un uomo fallito, dominato da brutti demoni, mentre lui era di un’allegria contagiosa, aveva un sacco di persone intorno. Tutto il contrario di quello che si è visto lì.”

Se Simone Annichiarico se l’è presa con la fiction va detto che forse il motivo, oltre che nelle invenzioni, è da trovare anche nel suo personaggio, che non ne esce alla grande: Simone è infatti impersonato da un bambino che definire cagacazzo e odioso è dire poco. Te credo che non l’abbia presa bene.
Nei giudizi contro la fiction c’è comunque chi ci è andato giù ancora più pesante. Un amico di Celentano, un certo Aldo Grasso, sul Corriere della sera scrive: “Per chi ha profondamente amato Walter Chiari, l'artista più che l'uomo, la biografia interpretata da Alessio Boni è stata una vera sofferenza. […] È una rivisitazione superficiale e maldestra. E dire che con tutto il materiale di repertorio che esiste su uno dei più grandi entertainer dello spettacolo italiano era quasi impossibile costruire una fiction così brutta. Ci sono riusciti.”

La visione della fiction è quindi consigliata più a chi di Walter Chiari non ne sapeva nulla e che quindi grazie a queste due puntate avrà un’infarinatura generale, vedrà la fotografia di un personaggio controverso, quanto affascinante e carismatico. Un uomo che sapeva far ridere gli uomini e far innamorare le donne. Un uomo con cui rivivere i decenni del dopoguerra italiano attraverso i suoi alti e i suoi bassi personali e di carriera. Ricordando che Alessio Boni sarà stato anche bravo e tutto però sì, si tratta pur sempre di una fiction Rai.
(voto 6,5/10)


mercoledì 16 marzo 2011

(What’s the Story) Morning Glory?

Il buongiorno del mattino
(USA 2010)
Titolo originale: Morning Glory
Regia: Roger Michell
Cast: Rachel McAdams, Harrison Ford, Diane Keaton, Patrick Wilson, Jeff Goldblum, John Pankow, Noah Bean
Genere: tv show
Se ti piace guarda anche: La dura verità, Laureata… e adesso?, Il diavolo veste Prada, Amore & altri rimedi, Tra le nuvole, Thank you for smoking

Attualmente nelle sale italiane

Trama semiseria
Una giovane producer lavora come un'ossessa a un programma mattutino di una tv locale, svegliandosi all’1.30 a.m. visto che lo show va in onda alle 4 di mattina (ma chi caaaa**o lo guarda a quell’ora?). Visto che la meritocrazia è ormai un’utopia in ogni parte del mondo, nonostante tutto il suo enorme impegno viene licenziata in tronco. A questo punto però le capita l’occasione della vita o quasi, visto che è chiamata a produrre un programma nazionale, pure questo mattutino. Insomma, questo film parla del dietro le quinte di un’oscenità stile Uno mattina o Mattino Cinque. L’idea non vi stimola? Eppure è più interessante di quanto possa sembrare…
E se per caso avevate il dubbio: no, non ci sono Federica Panicucci e Paolo Del Dubbio.

Recensione cannibale
Il mattino ha l’oro in bocca, ma a volte ci si può anche accontentare di qualcosa di meno prezioso dell'oro. È il caso di questo filmetto che non è completamente, come potreste immaginare, la solita semplice commedia romantica. Negli ultimi tempi si sta infatti facendo strada tra le pellicole commerciali americane una nuova tendenza, preoccupante o meno decidetelo voi; alle tradizionali storie d’amore si stanno infatti sempre più sostituendo pellicole incentrate sul mondo del lavoro, quasi avesse ormai sostituito il posto un tempo ricoperto dai sentimenti. In un periodo di crisi economica e di tassi di disoccupazione allarmanti in tutto il mondo, la ricerca di un lavoro ha quindi un po’ rimpiazzato anche nei film la ricerca dell’amore della vita.

Non fa eccezione anche questo Il buongiorno del mattino, che prosegue nella stessa direzione intrapresa da altre pellicole come Il diavolo veste Prada e La dura verità, concentrandosi ancora di più sulle dinamiche lavorative piuttosto che su quelle relazionali. Se da un punto di vista umano ci si può anche iniziare a fare qualche drammatica domanda del tipo: “Ma dove andremo a finire se il lavoro sostituirà l’amore, doveee?”, da un punto di vista narrativo le storie rivelano invece qualche spunto di interesse maggiore rispetto alla solita storia lei incontra lui, lui incontra lei, lei finisce a letto con lui, lui finisce a letto con una escort minorenne e poi anche con un trans, ma lei alla fine lo perdona perché l’happy end incombe inevitabile sul copione. E tutti vissero felice e contenti.

Ché pure questo film una minima parte romantica non se la fa mancare, altrimenti una parte del pubblico chiederebbe indietro a gran voce i soldi del biglietto, però non ha un peso così determinante all’interno della pellicola. Gli aspetti principali riguardano invece il mondo della televisione, perché è su questo che ruota la vicenda. La protagonista, interpretata da una Rachel McAdams molto in palla, è infatti chiamata a lavorare come producer di un programma mattutino disastrato: “Daybreak”, sorta di versione americana di Mattino Cinque e Uno mattina.
Sì, esatto: ‘na merda!
Al suo primo giorno, la nostra Rachel licenzia subito il co-conduttore maschile dello show e quindi chiama per affiancare una Diane Keaton (qui molto Antonella Clerici) una vecchia gloria del giornalismo tv. Adesso di esempi nazionali in proposito non me ne vengono in mente molti, visto che gli attuali giornalisti tv italiani sono alquanto mosci e leccaculo, ma pensate a un Indro Montanelli o a un Enzo Biagi, se fossero ancora vivi, chiamati a condurre ‘na porcata come Mattino Cinque. Che è anche quanto potrebbe succedere a Enrico Mentana tra qualche anno ed è proprio quello che qui capita al giornalista interpretato da Harrison Ford. Il vecchio Indiana Jones/Ian Solo è calato totalmente nella parte, visto che in questa commedia sembra a suo agio tanto quanto il suo personaggio in uno show di infotainment di infimo livello, ovvero per nulla. Proprio per questo però la sua interpretazione si può dire riuscita, sebbene non si capisca quanto la cosa sia volontaria o meno; Harrison Ford così come il giornalista del film ha infatti probabilmente accettato per soldi, ma alla fine (forse) la cosa gli è anche piaciuta.

Ve l'ho detto che è un horror...
E poi...
Colonna sonora? Così così, con a svettare l’immancabile Natasha Bedingfield, ormai diventata regina del genere ancor più di Julia Roberts o Katherine Heigl.
Regia: Roger Michell è quello di Notting Hill, quindi non è che si aspetta da lui chissà che...
Atmosfere? Belle, con una New York molto affascinante alla prime luci dell’alba dei morti (di tv) dementi.

Il buongiorno del mattino prova a proporre una riflessione (magari non molto profonda, ma comunque presente) sui confini odierni tra informazione e intrattenimento, decretando lo sconfortante trionfo del secondo. La tv spazzatura ha vinto e quindi questa non è nient’affatto una commedia romantica, bensì un film dell’orrore servito in tavola. Cotto e mangiato.
(voto 6+)

venerdì 7 gennaio 2011

Sondaggio time: i risultati

I sondaggi annuali di Pensieri Cannibali hanno riscosso un buon successo, almeno nel piccolo di questo blog, con un centinaio di persone circa che hanno votato in ogni categoria, ma considerando che le possibilità di scelta erano multiple i voti sono stati centinaia. Ringrazio quindi tutti per la partecipazione!
Ma adesso banda larga alle ciance e diamo un’occhiata ai risultati.

Cinema
Come film dell’anno vince, piuttosto prevedibilmente, “Inception”. Meno ovvio era però un simile plebiscito: la pellicola di Nolan è infatti stata scelta da ben il 39% dei votatori cannibali.
Sono molto soddisfatto del secondo posto. No, non ho cambiato idea riguardo ad “Avatar”, che per me rimane un pessimo film, però il fatto che sia la seconda pellicola preferita dell’anno tra i lettori del blog è una grande prova (in piccolo) di vera democrazia. Mica come, tanto per fare un esempio a caso, le primarie pilotate del PD cui era stata impedita la partecipazione a Beppe Grillo. Nonostante il mio disprezzo, “Avatar” ha così fatto parte del sondaggio e ha vinto la medaglia d’argento, a dimostrazione anche di come chi ha amato questo film per fortuna non ha abbandonato la lettura del blog.
Il terzo posto de “La prima cosa bella” conferma un amore sempre vivo per il cinema italiano, mentre il celebrato “The Social Network” è finito solo quarto, ma va detto di come sia uscito solo a fine anno e in più in Italia non è stato un grosso successo commerciale, quindi molti non avranno ancora avuto modo di guardarlo. Dopodiché ci sono alcuni cult che si sono conquistati la loro nicchia, con fanalino di coda “Somewhere” e “The Town”, poco amati e/o poco visti.

1. INCEPTION
38 voti (39%)
2. AVATAR
17 (17%)
3. LA PRIMA COSA BELLA
16 (16%)
4. THE SOCIAL NETWORK
10 (10%)
5. IL SEGRETO DEI SUOI OCCHI
8 (8%)

SCOTT PILGRIM VS. THE WORLD
7 (7%)
AMABILI RESTI
6 (6%)
BENVENUTI AL SUD
6 (6%)
L'UOMO NELL'OMBRA
5 (5%)
KYNODONTAS - DOGTOOTH
3 (3%)
SOMEWHERE
2 (2%)
THE TOWN
2 (2%)

Musica
In campo musicale c’è stata la battaglia più avvincente, con i The National che per poco non riuscivano a fare il colpaccio sui favoriti Arcade Fire, alla fine trionfatori del sondaggio. Il buon Vasco Brondi con Le luci della centrale elettrica fa conquistare all’Italia un ottimo terzo posto anche in questa classifica, mentre Katy Perry è la preferita in ambito pop. I buoni risultati di Gorillaz, Fabri Fibra e Kanye West segnalano quindi una presenza hip-hop viva tra i lettori: bene!

1. Arcade Fire
20 voti (20%)
2. The National
18 (18%)
3. Le luci della centrale elettrica
15 (15%)
4. Katy Perry
13 (13%)
5. Fabri Fibra
10 (10%)
5. Gorillaz
10 (10%)

Baustelle
9 (9%)
Kanye West
8 (8%)
Vampire Weekend
8 (8%)
My Chemical Romance
7 (7%)
Rihanna
7 (7%)
Eminem
5 (5%)
Linkin Park
5 (5%)
Negramaro
5 (5%)
Crystal Castles
4 (4%)
Janelle Monae
4 (4%)
Shakira
4 (4%)
The Drums
3 (3%)

TV
Tra i programmi tv vince con facilità “Vieni via con me”, programma evento che oltre ad aver fatto ascolti record ha evidentemente lasciato un segno. Secondo posto invece del tutto a sorpresa per “Big Bang Theory” con un notevole 25% di voti, persino davanti a un “Lost” che con il finale ha diviso molti dei suoi spettatori. Bene quindi “Mad Men” e “The Vampire Diaries” che almeno tra i lettori di Pensieri cannibali hanno il loro bel gruppo di fan assidui; risultato sorprendentemente buono anche per “Misfits”, un cult in crescita nonostante in Italia non sia ancora stato trasmesso. Mi aspettavo invece qualche voto in più per “Glee” e soprattutto per “Dexter”, davvero ignorato.

1. Vieni via con me
33 voti (35%)
2. Big Bang Theory
23 (25%)
3. Lost
17 (18%)
4. Mad Men
11 (11%)
4. The Vampire Diaries
11 (11%)

I soliti idioti
9 (9%)
Glee
8 (8%)
Misfits
8 (8%)
True Blood
6 (6%)
The Walking Dead
4 (4%)
Dexter
3 (3%)
Skins
3 (3%)
Le cose che restano
2 (2%)

Il peggio
Per quanto riguarda il peggio dell’anno (da cui ricordo era escluso a priori B.) c’è stato un testa a testa che possiamo definire davvero mostruoso tra l’omicidio di Avetrana e il “giornalista” Augusto Minzolini, con quest’ultimo che alla fine ha vinto e alla grande con ben 40 voti a suo favore (o sarebbe meglio dire a sfavore?). Terzo posto di tutto rispetto per il “figlio d’arte” Renzo Bossi e quarta posizione per la sempre odiatissima Belen Rodriguez. Noto poi con piacere che c’è parecchio dissenso nei confronti del bimbominkia Justin Bieber e poco verso Mark Zuckerberg di Facebook, unico personaggio inserito nella lista dei “cattivi” che mi piace. Verso “Avatar” ho dovuto invece constatare che c’è più amore che odio. Che dire? Potere della democrazia, potere dei sondaggi cannibali.

1. Augusto Minzolini
40 voti (39%)
2. Avetrana
33 (32%)
3. Renzo Bossi
20 (19%)
4. Belen Rodriguez
19 (18%)
5. Azzurri ai Mondiali
16 (15%)

Justin Bieber
14 (13%)
Ruby Rubacuori
10 (9%)
Waka Waka
7 (6%)
Manuela Arcuri
6 (5%)
Avatar
4 (3%)
Mark Zuckerberg
2 (1%)

mercoledì 22 dicembre 2010

Sondaggio time: vota il programma TV del 2010

Dopo FILM e MUSICA, terzo sondaggio di fine anno di Pensieri Cannibali e spazio al piccolo schermo. E chi l’ha vista quest’anno, la tv? Ci hanno obbligati a passare al digitale vendendocelo come una rivoluzione, una figata assoluta e poi ci sono 3.000 canali di cui il 50% sono cazzate con cose tutte uguali o già viste e il restante 50% si vede un giorno sì e un mese il segnale fa schifo. Poco male, perché tanto in rete ci sono tutti i mezzi necessari per recuperare le poche cose perse della televisione italiana e soprattutto per vedere direttamente le serie americane o inglesi in lingua originale e con sottotitoli. Al proposito vi consiglio sempre di farvi un giro su Italian Subs Addicted.

Passando al sondaggio, la parte del leone la fanno le serie a stelle e strisce: il discussissimo gran finale di Lost, le eccellenti conferme di Mad Men e Dexter, i vampiri in doppia salsa sanguigna True Blood e The Vampire Diaries (finalmente arrivati anche nella tv in chiaro), il fenomeno musical Glee (che pure a gennaio arriverà su Italia 1 con un ritardo di soli 2 anni), la novità osannata da molti (ma non da me) The Walking Dead, e poi spazio alle risate con Big Bang Theory. Per gli appassionati di telefilm inglesi, la scelta è invece tra Misfits e Skins. A rappresentare l’Italia c’è la fiction di qualità Le cose che restano (non è La meglio gioventù, però…), gli sketch esilaranti del Nongio e Biggio su Mtv con I soliti idioti e il programma campione di ascolti, consensi e anche polemiche Vieni via con me di Fabio Fazio e Roberto Saviano.
Potete votare anche più di uno show e c’è tempo fino al 5 gennaio.

domenica 19 dicembre 2010

Le meglio serie tv 2010 - n. 19 Dead Set

Dead Set
(stagione 1 unica)
Rete UK: E4
Rete italiana: Mtv
Creato da: Charlie Brooker
Cast: Jaime Winstone, Andy Nyman, Kevin Eldon, Davina McCall, Riz Ahmed, Beth Cordingly, Kathleen McDermott

Genere: grande fratello zombie
Perché è in classifica: è uno sguardo feroce (in tutti i sensi) sulla società e la tv attuale
Se ti piace guarda anche: The Walking Dead, Misfits, Donkey Punch

In pillole: l’Inghilterra è invasa dagli zombie e gli ultimi ad accorgersene sono i concorrenti reclusi del Grande Fratello UK. Fino a che anche la reality-tv sarà costretta a fare i conti con i non-morti, con risultati tra il comico e il tragico.

Pregi: è una satira spietata del superficiale mondo di oggi, arricchita da una buona dose humor british. Consigliata anche ai poco avvezzi alle serie tv, infatti è composta da una sola stagione di 5 episodi e si guarda quindi molto in fretta.
Difetti: alcuni attori così così
Scena cult: quando l’assistente di studio entra nella casa con un coltello insanguinato e i concorrenti idioti pensano sia solo l'ennesima prova cui il GF li sottopone

Leggi la mia (pseudo) RECENSIONE

Guardalo su Mtv On Demand


Le meglio serie tv 2010 - n. 20 Flight of the Conchords

Altro giro, altra corsa. Ovvero una nuova classifica, questa volta dedicata alle mie serie televisive preferite degli ultimi 12 mesi. Parlo di tv, quindi, sebbene perlopiù le abbia viste quasi tutte su pc. Per la serie: i metodi di fruizione cambiano, i telefilm restano.
Prima però potete dare un'occhiata alla CLASSIFICA 2009

Flight of the Conchords
(stagione 1)
Rete americana: HBO
Rete italiana: Mtv
Creato da: James Bobin, Jemaine Clement, Bret McKenzie
Cast: Jemaine Clement, Bret McKenzie, Rhys Darby, Kristen Schaal

Genere: indie musical
Perché è in classifica: perché a due indie nerd è facile affezionarsi, ma soprattutto perché le loro canzoni sono folli e irresistibili
Se ti piace guarda anche: The It Crowd, The Big Bang Theory, Beavis & Butthead, Bored to Death, Scott Pilgrim vs. The World

In pillole: i due stralunati cantanti neozelandesi della band Flight of the Conchords alle prese con la vita a New York, tra concerti, lavoro precario e una vita a metà strada tra il neorealismo e il videoclip

Pregi: le esilaranti (ma anche orecchiabili) canzoni in stile Elio e le Storie Tese sull’emisfero australe
Difetti: dal punto di vista narrativo non tutte le puntate sono così riuscite

Personaggio cult: Mel (Kristen Schaal), la loro unica fan/groupie maniaca che li segue ovunque

Guardalo su Mtv On Demand


venerdì 17 dicembre 2010

Man of the year 2010 - n. 8 Roberto Saviano

Roberto Saviano
Genere: contastorie
Provenienza: Napoli, Italia
Età: 31
Nel 2010: in tv con Vieni via con me
Nel 2011: un nuovo libro?
Perché è in classifica: perché è stato la ragione per riaccendere quell’elettrodomestico inutile chiamato tv

Roberto Saviano è un contastorie, che -attenzione- è cosa ben diversa dall’essere un contaballe; di quelli la televisione era già piena, non ne avevamo certo bisogno di un altro. Saviano quest’anno in veste di intruso del piccolo schermo ha invece riportato la narrazione dentro la televisione italiana.
“Vieni via con me” ha rappresentato magari non un modo radicalmente nuovo di realizzare un programma per il piccolo schermo, però è stato senz’altro una boccata d’aria fresca in un’asfissiante panorama sì sovraffollato di reality-show talent-show cazzofigatetteeculi-show, ma non solo: sovraffollato sorpattutto di un vuoto di libertà d’espressione cla-mo-ro-so.

Parte del merito della riuscita del programma vero e proprio fenomeno culturale e campione di ascolti (nonostante l’idiota tentativo di boicottaggio della Rai) va anche a Fabio Fazio, personaggio troppo buonista per i miei gusti comunque necessario per bilanciare il vergine della tv Saviano. E poi, hurrah!, si è finalmente vista qualche Idea in un programma tv, come non capitava forse dai tempi di Andrea Pezzi e Massimo Coppola a Mtv: le liste, i “vado via perché, resto qui perché”, gli ospiti spesso interessanti e con davvero qualcosa da dire, non solo dei markettari che rispondono presente per pubblicizzare l’ultimo film/disco/programma/stronzata.
Va anche detto per completezza d'informazione che non tutto è riuscito alla perfezione e io sottolineo come, al solito in Italia, il livello musicale è ad esempio stato al di sotto di tutto il resto, con una serie di soliti cantanti soporiferi e jurassici. Però vincono nettamente le cose positive, come la comicità di Corrado Guzzanti e della rivelazione David Anzalone, comico “handicappato e carogna”. Anche se sarebbe stato bello vedere pure un Luttazzi… E naturalmente i monologhi di Saviano: la “macchina del fango” raccontata nella prima puntata fotografa alla perfezione i meccanismi che governano i media e i centri di poteri di oggi in Italia, ma come il recente caso Assange ci insegna, non solo in Italia. Nel suo monologo conclusivo, Saviano ci ha invece ricordato l’importanza fondamentale delle storie:

“Non fa paura chi racconta una storia. Fa paura chi la ascolta.”


martedì 14 dicembre 2010

David Lynch ce fa 'na se*a

Lo spot televisivo più agghiacciante di tutti i tempi? Eccolo qui sotto. Protagonista: Manuela Arcuri.
Oggetto della pubblicità: “Il labirinto femminile”, il nuovo libro (?) di Alfonso Luigi Marra.
Regista: sconosciuto, ma secondo me dietro ci dev’essere lo zampino di David Lynch, visto che era dai tempi di “Twin Peaks” che non avevo incubi simili la notte. Più spaventoso (o quasi) di un nuovo Governo Berlusconi.


(grazie infinite a Maruzza per avermi segnalato questo capolavoro!)

Man of the year 2010 - n. 10 Enrico Mentana

Enrico Mentana
Genere: mitraglia
Provenienza: Milano, Italia
Età: 55
Nel 2010: direttore del nuovo TG di La7
Nel 2011: ha l’obiettivo di condurre TUTTE le sere il TG di La7
Perché è in classifica: è l’ultimo giornalista tv rimasto in Italia

Sembra di stare in “28 giorni dopo”, “The Walking Dead” o più che altro ne “L’alba dei morti dementi”. Rimpiazzato a “Matrix” da un manichino, Enrico Mentana si deve essere svegliato un giorno ed essersi sentito così, circondato da giornalisti zombie che vagavano in giro per l’etere televisivo alla ricerca disperata di carne da azzannare, di cronache nere più o meno vere, di omicidi di giovani vergini in fiore. Ha acceso la tv e si è reso conto della studioapertizzazione del mondo giornalistico (giornalistico?) italiano. Prima notizia: piove. Seconda notizia: efferato omicidio con una motosega più stupro post-mortem e il cadavere è stato sciolto nell'acido, ma continuate a mangiare tranquilli. Terza notizia: un servizio presa in giro sugli scandali di Carlà Bruni (ma quelli molto più clamorosi di Berlusconi, visto che siamo in Italia e non in Francia, niente?). Quarta notizia: eccola, la politica, tutto va bene e il Governo è ok. Quinta notizia: il Papa è un ganzo. Sesta e settima notizia: parliamo di animali, chi non ama gli animali? prendiamo qualche video scemo da YouTube e mettiamoci pure dentro qualche bambino che fa cose stupide. Ultima notizia: si parla di scienza & salute, ah belli qua si fa cultura, ed ecco a voi un servizio sulle donne che si rifanno il seno. Via con una carrellata di tette & culi. Notizia dell'ultima ora: Michelle Hunziker vittima di uno stalker. Ah, e fuori piove.

Al ché Enrico Mentana che non è né un eroe né un genio, ma semplicemente un giornalista, ha avuto l’idea di fare un vero telegiornale che cerca di raccontare la realtà vera, non quella minzolinianamente modificata. Parla un sacco di politica, forse persino troppo, e cerca di farlo nella maniera più imparziale possibile, non sciacalla sui fatti di cronaca, non fa vedere neanche una tetta (e questo forse è l’unico limite del suo tg LOL). È solo un giornalista, un opportunista come lui stesso ammette che colma un vuoto clamoroso, ma in mezzo a un branco di famelici zombie dell’informazione fa la figura dell’eroe.

lunedì 6 dicembre 2010

Vieni via con me: puntata cannibale

Vado via perché qui ti mettono in galera per aver tradotto male un’intercettazione.
Vado via perché delle intercettazioni chiare e limpide non bastano invece per far mettere in galera certi politici.
Resto qui perché tanto è così che vanno le cose ovunque.
Vado via perché anche nel programma più intelligente e culturale dell’anno gli italiani dimostrano sempre di avere gusti musicali di merda. Vogliamo essere politically correct? Ok, allora diciamo gusti musicali antiquati.
Vado via perché non sono una velina, non sono minorenne e non sono nemmeno una donna.
Resto qui perché non sono una donna e se fossi una donna me ne andrei a gambe levate da un paese tanto maschilista.
Resto qui perché voglio vedere se un gay comunista lo mette in culo a Berlusconi alle prossime elezioni.
Vado via perché c’è gente che non vede l’ora di tirar fuori dei bei cartelli razzisti e giustizialisti.
Vado via perché ci sono giornalisti che ucciderebbero pur di avere un Avetrana 2.
Resto qui per vedere se con una laurea triennale + specialistica + master riesco ad arrivare a uno stipendio di 1000 euro al mese.
Vado via perché a fare il cameriere a Londra faccio più di 1000 euro al mese.
Vado via perché ormai non siamo più nemmeno campioni del mondo. Po-popoppo-po-po-pooo
Resto qui perché c’è ancora gente in grado di proporre dei programmi originali, creativi, intelligenti.
Vado via perché tanto di programmi così non ce ne saranno più per taaanto tanto tempo.
Vado via perché se dei tipi come Fabio Fazio o Giovanni Floris sono considerati dei rebel rebel sovversivi, siam messi male.
Vado via perché nei programmi di approfondimento di Canale 5 l’approfondimento lo fanno su Michelle Hunziker.
Vado via perché “Cotto e mangiato” è il momento più giornalistico dell’intero palinsesto Mediaset.
Resto qui per sentire se D’Alema finalmente dirà una cosa di sinistra. Se ce l’ha fatta un (ex?) fascista ce la farà anche lui, eccheccazzo.
Resto qui perché ogni tanto succedono delle cose belle: Emilio Fede che viene menato da Amaro Giuliani, per dire.
Vado via perché la prostituzione è illegale.
Resto qui perché per trovare delle prostitute basta andare in redazione del TG4.
Vado via perché nei cinema non c’è un cinepanettone. Ce ne sono due.
Resto qui perché da quando Bertolaso è andato in pensione mi sento un po’ più protetto.
Vado via perché devo lavorare per pagare la pensione a Bertolaso quando io probabilmente una pensione mai la riceverò nemmeno.
Ai stei iar bicos mai inglisch its not veri guud.
Vado via xké tanto anke l’itagliano mika l’ho sò tantobbene.
Resto qui perché gli scioperi studenteschi hanno mostrato che la rivoluzione invocata da Mario Monicelli non è così impossibile.
Vado via perché gli scioperi dei calciatori di serie A mi fanno cadere le palle.
Resto qui perché tanto la libertà è un’utopia in qualunque parte del mondo e almeno da noi si mangia bene.
Vado via perché io adoro il junk food e poi la birra all’estero, ammettiamolo, è più buona.
Vado via da tutto e da tutti per raccontare la verità come Julian Assange.
Resto qui perché in Svezia mi denunciano subito per stupro.
Via, via. Vado via perché tanto il mio blog lo posso scrivere da ovunque.
Resto qui perché sono loro che devono andare via.
Vado via perché non si può mica rimanere sempre nello stesso posto.
Resto qui perché se no dove cazzo vado?


cannibal kid

mercoledì 24 novembre 2010

E-e-e-e-e-e-e-e-e stop telephonin' me

Quando ti telefona un operatore del call center, che chiami da Telecom, Infostrada, Tele2 o quant'altro, sai già cosa aspettarti.
Quando ti telefona Silvio Berlusconi è uguale: o cerca eroicamente di salvare la vita a una figa minorenne, oppure ti si attacca con Floris, forse la persona forse più pacifica e pacata di questo mondo dalla scomparsa di Mahatma Gandhi:

Lei crede che la Rai sia sua. Siete dei mistificatori!

Al ché la tattica migliore è tirar fuori la scusa standard che si usa con gli operatori dei call center:

Silvio, non ci chiami più per favore: stiamo cenando. E comunque adeschh.. ci dev'esser un'interf... shch... mignott... shsch.. puttan.... schch.. non... la... schhch.... scento... più.. shchcsh



martedì 23 novembre 2010

Noi non abbiamo voglia di fare un ca**o

Puntata scoppiettante ieri sera di “Vieni via con me”. Peccato che in un programma come questo originale, ben realizzato, dove trovano spazio voci che spesso non si sentono in tv, il livello musicale sia alquanto discutibile e fuori dal tempo: Ivano Fossati? Sbadigli. Fiorella Mannoia che interpreta “Sally” di Vasco Rossi? Una lagna inascoltabile. Dobbiamo poi per forza far cantare anche Luca Zingaretti? Ma per favore.
Si parla tanto di giovani talenti e di fuga di cervelli, perché allora dare spazio a una come la Mannoia che imperversa già ovunque, da Sanremo a X-Factor fino ad Amici di Maria de Filippi? Perché non invitare invece Fabri Fibra o, come suggerisce il blog Onan Records, è così assurdo immaginare ospite Le luci della centrale elettrica? Entrambi sarebbero assolutamente perfetti per elencare la vera Italia di oggi.
Agghiacciante poi la comparsata (obbligata) di Roberto Maroni, che ha tradito lo spirito del programma con una non-lista che in realtà si è trasformata nella solita sequenza autocelebrativa dei successi del Super Governo.
Ma passiamo alle cose positive. Che sono davvero positive.
Corrado Guzzanti è stato esilarante, una vera macchinetta fabbrica risate con le sue "battute che non aiuteranno il programma".

Su tutte cito

Berlusconi: “Scopo tutto il giorno. Vi dà così fastidio se la sera lavoro un’oretta?”

e la gran chiusura

Non abbiamo fatto la fine della Grecia. Non abbiamo fatto la fine del Portogallo e dell’Irlanda. Speriamo di non fare la fine dell’Italia.


Ma il vero idolo della serata è stato lui, David Anzalone, che ha presentato un elenco dei privilegi degli handicappati senza ipocrisie e con un umorismo infinito. Standing ovation

martedì 9 novembre 2010

Vieni via con me: la lista dimenticata

Prendendo ispirazione dalle liste della prima puntata di "Vieni via con me", il nuovo programma di Fabio Fazio e Roberto Saviano andato in onda ieri sera, e in particolare da quella di Nichi Vendola sui modi in cui viene chiamato un omosessuale in Italia


ecco un elenco sui modi in cui nel nostro paese (e non solo nel nostro paese) viene chiamato un Berlusconi:

Psiconano, nano malefico, puttaniere, pedofilo, Lolito, magnaccia, pappone, malato, mafioso, stupratore della Democrazia, corruttore, unto del Signore,  Papi, Silvio, B, Mr. B, Berluska, omofobo, misogino, Satana, Gesù (questa se l'è detta da solo), persona di cuore (anche questa sua), grande statista (un'altra delle sue), gran imprenditore, gran figlio di putt., il vero figlio di Mussolini, nuovo Hitler, mangiacomunisti, ricco da far schifo, ladro da far schifo, criminale, maggior contribuente fiscale del Paese, maggior evasore fiscale del Paese, piduista, buffone, bugiardo, craxista, truffolo, frottolo, il bandana, il rifatto, Cesare Ragazzi, dittatore, tiranno, re del Bunga Bunga, terrorista politico, (s)pregiudicato illusionista, rovina dell'Italia.

Ho per caso scordato qualcosa?

mercoledì 19 maggio 2010

flash, 19 maggio

Stiamo tutti bene? Sicuri?
Parte stasera su Rai Due il nuovo programma condotto (ebbene sì) da Belen Rodriguez in veste di presentatrice unica, che si chiama appunto Stiamo tutti bene.
Santoro intanto ha lasciato la Rai.
Quanto a me, ho deciso: il decoder per il digitale proprio non lo compro.

Video pupazzoso per i beniamini indie Pains of being pure at heart
Don’t miss it, on Pensieri Cannibali

Guardatevi questi simpatici idioti di Improv Everywhere che rifanno Ghostbusters
loool

Volete uno dei (probabili) tormentoni dell'estate 2010?
Dite di noooo?
Dite di noooo, per favore, nooooo?
E io (basta-rdo) invece ve lo dò lo stesso. Lo firma il dj producer italiano Nicola Fasano in compagnia di quel cane tamarro di un Pitbull. Oye baby
Adesso basta cazzate. Corro a vedermi la nuova puntata di Lost, ché domenica poi c'è l'ultimissimissimissimissimissimissi
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