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venerdì 8 agosto 2014

GIMME SHELTER, DATE RIFUGIO A QUEL CESSONE DI VANESSA HUDGENS




"Altroché Spring Breakers, qui sì che sono sexy!"
Gimme Shelter - Non lasciarmi sola
(USA 2013)
Regia: Ron Krauss
Sceneggiatura: Ron Krauss
Cast: Vanessa Hudgens, Brendan Fraser, Rosario Dawson, Ann Dowd, Emily Meade, Rachel Mattila Amberson, Dascha Polanco, Stephanie Szostak, Candace Smith, Tashiana Washington, James Earl Jones
Genere: indie teen mom
Se ti piace guarda anche: Short Term 12, Precious, Teen Mom, 16 anni e incinta, Juno

E pensare che quando dicevo che Vanessa Hudgens è una grande attrice, la gente mi rideva dietro. Invece adesso le cose sono molto cambiate.
Vanessa Hudgens è una grande attrice.

AAAHAAHAAH

AAH AAH AAAH AAAH AAAH


Ok, la gente continua a ridere anche adesso quando lo dico, è vero. Le cose non sono cambiate. Però la gente che ora ride probabilmente non ha ancora visto Il cacciatore di donne, film in cui la Hudgens dà merda persino a Nicolas Cage…
Ok, esempio sbagliato. Non è che ci vada molto. Anche Gabriel Garko potrebbe far sfigurare il Nic Cage degli ultimi tempi.
La gente che adesso ride probabilmente non ha visto nemmeno Gimme Shelter, il nuovo film che vede protagonista Vanessa Hudgens. Una Vanessa Hudgens imbruttita che sfoggia qui un look da ragazzino cileno malato di AIDS. Non proprio il massimo del sexy. In bikini in Spring Breakers era meglio. Un pochino meglio.

"Beh sì, dai. Modestamente sono proprio un bel ragazzo."
In pratica, qui Vanessa Hudgens è ricorsa a quello stratagemma cui ricorrono (quasi) tutte le star di Hollywood a un certo punto della loro carriera quando vogliono dimostrare di essere qualcosa di più di un bel tocco di fregna. L’esempio più clamoroso è stato quello di Charlize Theron che si è presentata leggerissimamente meno infighettata di come eravamo abituati vederla di solito in Monster, un titolo un programma. Oppure Hilary Swank…
Ah, no. Ho sbagliato esempio di nuovo. Lei di solito è cessa e tutti a dire quanto è brava e a darle degli Oscar, poi quando si è presentata tutta infighettata in Black Dahlia non se l’è cagata nessuno. A Hollywood funziona così. Più ti imbruttisci e più vieni premiato. Più ti infighetti e più sei ignorato. Soprattutto se sei una donna, ma Christian Bale e Matthew McConaughey di recente in versione anoressica hanno dimostrato come la cosa valga pure per gli uomini.
La scelta di presentarsi in versione cozza non ha portato Vanessa Hudgens a correre per gli Oscar, però se non altro le è valsa il plauso della critica d’Oltreoceano. Per poter essere presa in considerazione dall’Academy ci sarebbe voluta una pellicola un minimo più decente, cosa che Gimme Shelter purtroppo non è.

"Vanessa, bella de mamma. Puoi sforzarti finché vuoi,
ma non sarai mai gnocca quanto me, ricordalo!"
La prima parte non è nemmeno malaccio. Solito film indipendente in stile Sundance, con una storia che sembra una puntata di Teen Mom girata nel ghetto. Vanessa Hudgens è Apple, una 16enne incinta che se ne va di casa, visto che Rosario Dawson (imbruttita pure lei, solo che lei come attrice resta incapace comunque) non è proprio la madre dell’anno. Vanessa Hudgens va così a ricercare il padre Brendan Fraser. Un Brendan Fraser parecchio invecchiato, però lo sguardo fisso da mummia è rimasto sempre lo stesso. La sua parte è quella da lupo yuppie di Wall Street pieno di grana, ma Vanessa Hudgens non è lì per i suoi soldi…
Certo, certo. Come no?

Vanessa Hudgens è lì perché non sa dove altro andare e, a questo punto, ci si potrebbe aspettare una di quelle commedie americane in cui la tipa disadattata di turno ritrova l’amore paterno e, grazie al makeup e a qualche abito sexy di marca, diventa una strafiga. Così non è. Per fortuna. Questo è un dramma e a quella povera sfigata della protagonista ne capitano di tutti i tipi, manco la sceneggiatura l’avesse scritta Lars von Trier.
Bene. Cioè, male per lei, ma bene per noi spettatori. Ci aspetta allora un bel melodrammone in grado di toccare il cuoricino?
No. Il film fa prendere male per la triste vicenda della sua protagonista, eppure allo stesso tempo non riesce a creare una vera connessione emotiva. La colpa non è certo di Vanessa Hudgens, che qui è davvero bravissima e sulle sue spalle regge da sola l’intera pellicola. La colpa è semmai del suo personaggio che non è certo quello della ragazza più simpa del mondo, e la colpa è di una sceneggiatura che si trascina stancamente fino a…

"Incinta???
C'è davvero qualcuno che ha avuto il coraggio di trombarmi in questo stato?"
ATTENZIONE SPOILER
…fino a una parte finale in cui arriva una (non richiesta) svolta cristiana. All’improvviso, anziché in una versione alternativa di Teen Mom o 16 anni e zoccola incinta, veniamo catapultati dentro una puntata di Settimo cielo e allo stesso tempo la colonna sonora passa dall’efficace “Born to Die” di Lana Del Rey alla terrificante “The Prayer” di Celine Dion suonata sui titoli di coda. Proprio così.
Posso dare atto al film di avermi sorpreso, questo sì. Solo si è rivelata una sorpresa davvero negativa. Una pellicola che per un'ora non era stata fenomenale, però quanto meno decente, negli ultimi minuti sbrocca totalmente e si trasforma in una markettona clamorosa nei confronti delle associazioni religiose. Ma porco zio!
Quei bigottoni degli americani non ce la fanno proprio a tenersi e mo’ arrivano a contaminare persino il cinema indie. Io mi chiedo: “Dio mio, dove andrà a finire questo mondo? Doveee?”
Se il film non è un granché e la parte conclusiva è davvero terrificante, di Gimme Shelter resta comunque una cosa da conservare nella memoria e da incorniciare: Vanessa Hudgens, che qui dimostra, anzi si conferma ancora una volta una grande, grandissima attrice.

AAH AHAHAH AAAH AAAH

AAAAAH AAAH AAAAH AAAAAAAH

Smettetela di ridere. Vi sto dicendo la verità. Abbiate Fede in me, dannati miscredenti.
(voto 5/10)


sabato 14 dicembre 2013

COTTA ADOLESCENZIALE 2013 – N. 5 VANESSA HUDGENS



Vanessa Hudgens
(USA 1988)
Genere: caliente
Il suo 2013: lasciato definitivamente alle spalle il suo passato Disney passato studiando alla High School Musical, si è specializzata nei ruoli della bitch in Spring Breakers, Il cacciatore di donne e Machete Kills, dimostrando di essere anche una valida attrice, oltre che una gran patata. In attesa del suo ritorno alla musica all'insegna del puttanpop più puttan che pop, come anticipato dal video di "$$$ex".
Se ti piace lei, ti potrebbero piacere anche: Jessica Szohr, Navi Rawat, Mila Kunis, Selena Gomez
È in classifica: perché è la Meryl Streep dei ruoli da bitch strappona.
Il suo discorso di ringraziamento: "Pensieri Cannibali forever, bitches!"

Dicono di lei su
tetter
Vanessa Hudgens @springbreaker4ever
Nella realtà non sono una bitch come i personaggi dei miei film. Lo sono molto di più! #VaccazzaHudgens




lunedì 18 novembre 2013

MACHETE KIIIII? MACHETE KILLED... BY CANNIBAL KID




Machete Kills
(USA, Russia 2013)
Regia: Robert Rodriguez
Sceneggiatura: Kyle Ward
Cast: Danny Trejo, Demian Bichir, Amber Heard, Mel Gibson, Michelle Rodriguez, Sofía Vergara, Vanessa Hudgens, Alexa Vega, Charlie Sheen, Lady Gaga, Cuba Gooding Jr., Antonio Banderas, Walton Goggins, Tom Savini, Marko Zaror, Jessica Alba
Genere: B-movie in HD
Se ti piace guarda anche: Machete, L’uomo con i pugni di ferro, Hobo with a Shotgun

Machete non manda messaggi. Machete non twitta. Machete è totalmente anti-tecnologico. Ma le cose cambiano. Basta che una Amber Heard qualunque gli mandi una fotina sexy e Machete diventa un nerd fissato con i computer e apre pure un suo blog, dedicato a figa & armi.


Questa è la trama di Machete Kills, il secondo capitolo delle avventure dedicate all’immortale (letteralmente) personaggio interpretato da Danny Trejo?
Non proprio. Forse sarebbe stato più interessante così, visto che la sceneggiatura di questo nuovo episodio non è che brilli in maniera particolare.
Sceneggiatura?
Perché, Machete Kills ha una sceneggiatura?
In teoria sì, in pratica è giusto un pretesto. Machete viene incaricato dal presidente degli Stati Uniti, un sempre divertente ma un po’ scontato Charlie Sheen, pardon Carlos Estevez, in versione Bunga Bunga, di uccidere il folle terrorista messicano Mendez, un Demian Bichir molto bravo nella serie The Bridge e nel film Per una vita migliore - A Better Life, per cui ha anche ricevuto la nomina all’Oscar, ma qui totalmente fuori parte come pazzo psicopatico dalla doppia personalità.
A non funzionare è proprio il tanto variegato e strombazzato cast, dettaglio mica da poco per un film che, anziché sulla storia, punta tutto sulla comparsa uno dopo l’altro dei vari personaggi che appaiono all’interno dello spettacolo personale di Machete.

Vogliamo parlare di Lady Gaga?
Per la seconda volta nel giro di pochi giorni mi tocca massacrarla. Pensare che fino a qualche tempo fa in questo blog veniva idolatrata. Negli ultimi tempi mi sembra invece che tutto ciò che tocca si trasformi in poop. La sua apparizione in Machete Kills appare giusto una mossa di marketing per far parlare della pellicola. Mossa non riuscita, considerati i risultati penosi al botteghino americano. La comparsata della Germanotta è poco più di un cameo e si limita a essere un update della sua parte nell’ottimo video di “Telephone” girato con Beyoncé e diretto da Jonas Akerlund, ai tempi in cui tutto ciò che toccava si trasformava  in oro. Tempi che sembrano lontani un’eternità e invece era giusto il 2010. Tralasciando ciò e parlando di recitazione, quali sono i livelli di espressività esibiti dalla Gaga in questo Machete Kills?
Non pervenuti.

"Cannibal, in questi giorni m'hai proprio rotti li cojoni!"

Altrettanto pessime pure le apparizioni del terribile Cuba Gooding Jr., uno dei più vergognosi vincitori di premi Oscar nella storia del cinema, così come del sempre più irritante Antonio “Mulino Bianco” Banderas, per non parlare di Mel Gibson. Nei panni del cattivone di turno è del tutto improbabile e riesce persino a far rimpiangere il villain del primo capitolo interpretato da Steven Seagal. E ho detto Steven “attore più merdoso del mondo” Seagal, mica Al Pacino.

"Recitare male io? Ahah!"

"Ho appena visto un pezzo di girato e...
in effetti quel Cannibal Pirl non ha tutti i torti."

Tra una comparsata e l’altra, il film comunque è più che altro un one man-show tutto dedicato al bellissimo e poco rugoso Machete/Danny Trejo. Un Machete qui agguerrito, ma decisamente più attapirato rispetto al primo episodio. D’altra parte se ti uccidono la tua Jessica Alba davanti agli occhi proprio a inizio pellicola, è difficile poi non essere un po’ attapirati.
A provare a tirargli su il morale, e pure qualcos’altro, ci pensa allora Amber Heard, con il personaggio di una spia sotto copertura nelle vesti di Miss San Antonio. Bene così? Insomma, il suo personaggio troppo stereotipato, lei troppo castigata e la scenona di sesso in 3D con Machete, anziché essere geniale o anche solo divertente come vorrebbe essere, lascia il tempo che trova.


A provare a rendere più caliente la pellicola ci provano pure le tre sventolone latine sfoggiate: una scatenata ma più che altro invasata Sofíona Vergara...


...più una sempre bona Vanessa Hudgens, più la rivelazione Alexa Vega (Michelle Rodriguez no, lo siento pero no me gusta, es muy masculina para mí).
Alexa Vega che nella saga di Spy Kids firmata dallo stesso Rodriguez io ricordavo così...


E che adesso si è trasformata in questa roba qui…


Machete Kills sarà anche un film pieno di figa, però ci viene mostrata in veste muy castigata, ed è proprio questo il problema. Non mi riferisco solo al fatto che non ci siano nudi. Sì, anche quello, ma non solo, sul serio. È tutta la pellicola in generale ad essere pulitina e precisina, pure a livello di fotografia e di montaggio. Machete Kills è come una versione in HD di un grindhouse movie e tradisce in questo modo lo spirito originario dell’operazione, partita tutta da un trailer fittizio presente nella doppia visione Planet Terror dello stesso Robert Rodriguez e Grindhouse – A prova di morte del suo amichetto Quentin Tarantino.
Machete Kills è una versione ripulita di Machete. Ci regala qualche bel momento splatterone all’inizio, che strappa pure la risata, c’è qualche scenetta divertente qua e là, il tutto però in tono minore rispetto al precedente episodio. Quando la battuta migliore “Machete non twitta” è solo una versione riciclata del vecchio “Machete non manda messaggi”, d’altra parte, c’è qualcosa che non va. Così come quando un film che vorrebbe essere di puro e cazzaro intrattenimento, e a tratti riesce pure ad esserlo, finisce invece nella lunga ed estenuante parte finale per annoiare, anche lì si capisce che qualcosa non va.
Di una cosa in ogni caso sono sicuro riguardo a questo film: tra topa, sparatorie, esplosioni, battutacce, effettacci speciali e registici, il regista Robert Rodriguez dev’essersi divertito un mondo. Su un’altra cosa sono sicuro: lo spettatore, anche il più patito di action, di trash o di B-movies (che poi questo come detto è più che altro un B-movie in HD), e persino il più fan/la più groupie di Machete non si sarà mai divertito quanto lui. E qualcuno, come me, a un certo punto avrà anche cominciato a sbadigliare.

La saga di Machete, visti gli incassi disastrosi al box-office, finirà qui? Oppure Rodriguez tornerà a divertirsi come un bambino e riuscirà a girare Machete Kills Again… in Space?
Non saprei cosa sperare. Da una parte questo Machete Kills si è rivelato un sequel ancora più inutile e spento di quanto potessi immaginare, dall’altra il trailer di Machete Kills Again… in Space si è rivelato la cosa più divertente dell’intera pellicola e quindi potrebbe nascerne un episodio migliore del secondo.
Nell’indecisione, direi di chiuderla qui. La saga e pure il post.
Machete Kills?
Nah, a questo giro Machete Sucks.
(voto 5,5/10)



lunedì 7 ottobre 2013

IL CACCIATORE DI STRAPPONE




Il cacciatore di donne
(USA 2013)
Titolo originale: The Frozen Ground
Regia: Scott Walker
Sceneggiatura: Scott Walker
Cast: Nicolas Cage, Vanessa Hudgens, Dean Norris, John Cusack, Radha Mitchell, 50 Cent, Jody Lyn O’Keefe, Gia Mantegna, Kevin Dunn, Kurt Fuller
Genere: serial thriller
Se ti piace guarda anche: Zodiac, Seven, The Call
oppure segui i consigli cinematografici della app per smart phone Muze, scaricabile gratuitamente


Questo film si basa su eventi realmente accaduti.
No, non mi riferisco alla tragica storia di Nicolas Cage, attore che ormai accetta qualunque parte in qualunque film gli venga offerta per far fronte ai suoi recenti problemi legali, edilizi ed economici. Forse anche mentali. La vicenda qui narrata è quella ancora più drammatica delle sparizioni di numerose ragazze avvenute tra gli anni ’70 e gli ’80. Si tratta di casi legati, riconducibili a un solo uomo, un pazzo serial killer cacciatore di donne.
È quello che la pellicola Il cacciatore di donne (titolo originale The Frozen Ground) ci racconta. O prova a raccontarci, visto che avere Nicolas Cage come detective incaricato delle indagini non è proprio il massimo della vita, per un film. Anche se va riconosciuto che qui, per quanto mediocre, il Nicola Gabbia offre ancora una delle sue prove recitative più decenti degli ultimi tempi. E non è il massimo nemmeno John Cusack nei panni del cattivone o presunto cattivone di turno. Davvero inverosimile nella parte, almeno per me che ancora continuo a immaginarmelo con un grosso stereo sopra la testa come in Non per soldi… ma per amore.


"Pronto? Vorrei denunciare la presenza
di un pazzo con lo stereo fuori da casa mia."
I due protagonistoni della pellicola quindi non funzionano parecchio. Se gli interpreti non sono un granché in forma, i loro personaggi in più sono stereotipatissimi, così come la caccia al serial killer non cattura per niente, visto che fin dall’inizio sappiamo chi è. A salvare la pellicola sono allora i personaggi di contorno. Non tanto un pessimo 50 Cent che farebbe meglio a tornare a fare il rapper, cosa che almeno qualche anno fa gli riusciva abbastanza bene, quanto il solito valido  Dean Norris dritto dalle serie tv Breaking Bad e Under the Dome e soprattutto Vanessa Hudgens.
A salvare il film è… Vanessa Hudgens.
Che cazzo ridete?
Vanessa Hudgens è una grande attrice.
Basta ridere!
Guardate qui una scena a caso in cui dimostra tutto il suo enorme talento.



"Nicolas, questo saresti tu senza parrucchino? Ma sei disgustoso!"
Io adesso voglio dire: prendiamo Meryl Streep. Meryl Streep sarà bravissima a fare la Thatcher e tutto quello che volete. Però ve la vedreste Meryl Streep a fare uno strip nella parte della prostituta spogliarellista?
Io no.
E allora Vanessa Hudgens è meglio di Meryl Steep, almeno quando c’è da fare la strappona. Per interpretare il ruolo della cattiva ragazza, si veda anche Spring Breakers, oggi come oggi non c’è nessuno meglio di lei. Se per dimostrare di essere un’attrice completa e versatile deve ancora farne di strada, quando c’è da recitare la parte della zoccola non la batte nessuno.

"La strappona aveva ragione: sono davvero mostruoso!"
Al di là della Hudgens, capace di dar vita in pieno al suo personaggio, per quanto anch’esso piuttosto stereotipato, non ci sono molti altri motivi di interesse. Il cacciatore di donne è un serial thriller molto tradizionale, scontato, con un’ambientazione anni Ottanta sfruttata solo in piccola parte. A livello registico, l’esordiente Scott Walker non si segnala particolarmente, se non per una bella scena notturna in cui la Hudgens, ancora lei, si imbatte in un alce in mezzo alla strada. Una sequenza che mi ha ricordato il momento di Collateral in cui Tom Cruise guarda il coyote. Scusate se è poco.
Ultima cosa da segnalare: i titoli di coda, tra i più macabri mai realizzati.

Nonostante la sua prevedibilità, nonostante sia un film che non aggiunge nulla a quanto visto in migliaia di altre pellicole simili, la visione procede bene e, anche se possiamo immaginare con facilità come andrà a finire, in maniera pure leggermente tesa.
Un film prescindibilissimo, or dunque, e per nulla originale, ma che non possono comunque far mancare alla loro collezione i fans di Vanessa Hudgens e i cacciatori di serial killer. Intendo i cacciatori di serial killer cinematografici perché, se siete veri detective, fareste meglio ad andare fuori a dare la caccia ai veri assassini, invece di stare a perdere tempo a guardare un film con Nicola Gabbia.
(voto 6-/10)

giovedì 3 ottobre 2013

IL CACCIATORE DI FILM DA REATO




La settimana scorsa alla fine ci ha regalato un paio di visioni davvero notevoli: Bling Ring e La fine del mondo. Questa settimana qualcosina di buono potrebbe anche esserci, però io per andare sul sicuro di consiglio di recuperarvi prima le due sopra menzionate pellicole e poi, si avanza del tempo, provate magari ad avventurarvi nelle novità in arrivo questa settimana nei cinema italiani che io e il mio blogger enemy Mr. James Ford commentiamo apposta per voi qui sotto.
Stesso consiglio per quanto riguarda il mondo dei blog: leggetevi bene tutti i post di Pensieri Cannibali e poi allora, solo allora, se proprio avete ancora tempo passate a dare un’occhiata pure al blog di Ford, WhiteRussian.

"Ma non potevo starmene nella mia casa sul Lago di Como
a bere Martini e Nespresso?"
Gravity di Alfonso Cuaron
Il consiglio di Cannibal: la cosa più grave che possiate fare è seguire un consiglio fordiano
Accolto da un grande hype e da critiche piuttosto positive all’ultimo Festival di Venezia, girato dal buon Cuaron e interpretato da un George Clooney che negli ultimi tempi è diventato una discreta garanzia di qualità, questo Gravity però non è che stia facendo andare in orbita le mie aspettative. Mi sembra un po’ troppo sci-fi per i miei gusti, così come Mr. Ford mi pare un po’ troppo schi-fi per i miei gusti.
Che si riveli uno dei film migliori dell’anno o solo uno dei più sopravvalutati dell’anno, dovrebbe essere quantomeno una visione interessante. Però boh, mi ispira pochino e se piacerà al mio blogger rivale mi ispirerà pure meno.
Il consiglio di Ford: Gravity Ford, Cannibal Zero.
Cuaron è un regista che ho sempre reputato interessante, e che con I figli degli uomini era balzato molto in alto nella mia classifica di gradimento.
Questa sua nuova fatica, molto sci-fi e molto duemilauniana nella sua "deriva", mi ispira parecchio, e data l'accoglienza avuta all'ultimo Festival di Venezia, potrebbe rivelarsi come una delle sorprese migliori di questo spento inizio autunno.
Speriamo di andare in orbita invece che perderci nello spazio vuoto che separa le due cavità auricolari del mio antagonista.

"Dai, dimmi quanto ce l'ha corto Carlo..."
"Solo se tu mi spieghi quel cacchio di finale in Chiesa di Lost..."
Diana – La storia segreta di Lady D. di Oliver Hirschbiegel
Il consiglio di Cannibal: sarà meglio di Ford – La storia segreta di Lady F.?
Ahia, sento odore di film tv, o meglio di fiction tv. Lady Diana è stata tra i personaggi più discussi e a suo modo anche interessanti degli ultimi decenni, quindi ben venga una pellicola su di lei. Dal trailer mi sembra però che di grande cinema se ne respiri poco – manco ci trovassimo nel blog dei mio rivale – e siamo dalle parti di una rappresentazione televisiva. Non intendo in senso positivo. La cosa più interessante sarà vedere la sempre bravissima Naomi Watts alle prese con un personaggio tanto celebre, per il resto il rischio di trovarci di fronte a una porcatona è elevato quasi quanto quello di imbattersi in una opinione risibile su WhiteRussian.
Il consiglio di Ford: Peppa - La storia segreta di Lady Kid
Oliver Hirschbiegel, che qualche anno fa fece parlare di sè con La caduta, torna alla ribalta con un biopic ispirato dalla vita - e dalla morte - di uno dei personaggi più noti, amati e discussi della Storia recente, Lady Diana.
Onestamente, questo film mi ispira meno di una di quelle pippe da radical chic che il mio antagonista è solito presentare come Capolavoroni, dunque non credo che rientrerà nelle mie prossime visioni, senza contare che ultimamente Naomi Watts non è più la garanzia di un tempo e che l'ex Saiyd di Lost nel ruolo dell'ultimo compagno della Principessa è davvero agghiacciante a vedersi.

"Il nostro nuovo look? L'abbiamo copiato da Ford, naturalmente."
Corpi da reato di Paul Feig
Il consiglio di Cannibal: Ford da reato. E basta.
Sandra Bullock era da un po’ che non si vedeva in giro e mo’ sta settimana torna sui nostri schermi con ben due film: Gravity e Corpi da reato. A me la Bullock non fa impazzire, però nemmeno sta sulle balle come a tanti che la odiano e la considerano un’attrice da reato. Un po’ come io considero Ford da reato. Quale reato? Qualunque, basta che lo mettiate dietro alle sbarre e poi mi va bene!
Al fianco non di Ford ma della Bullock in questo Corpi da reato c’è Melissa McCarthy, rivelazione dell’ottimo Le amiche della sposa che però, dopo l’ultimo pessimo Io sono tu, mi sembra già in fase calante come attrice comedy del momento…
Nonostante il regista sia lo stesso del citato Le amiche della sposa, Corpi da reato mi sa che non sarà manco lontanamente a quegli spassosi livelli e quindi non mi ispira troppo manco questo. Non so, sarà la cattiva influenza fordiana, ma questa settimana mi sento molto pessimista.
Il consiglio di Ford: Cannibal da reato. Cinematografico.
Commediola diretta dal regista del divertente ma brevemente dimenticato dal sottoscritto Le amiche della sposa che non promette certo di rinverdire i fasti del genere, e che difficilmente ruberà la scena e gli incassi a Come ti spaccio la famiglia, che ancora impazza in sala.
Non che la Bullock mi stia particolarmente antipatica, ma preferisco schiaffarmela in un titolo decisamente più interessante come Gravity che qui.
Peppa Kid, invece, preferisco non schiaffarmelo affatto, ma al massimo prenderlo a schiaffi.

"Nicolas, guarda che ti ho visto mentre versavi il roipnol nel mio bicchiere."
Il cacciatore di donne di Scott Walker
Il consiglio di Cannibal: Ford, il cacciato (via) dalle donne. E pure dagli uomini.
Il cacciatore di donne è una sorpresa. Oddio, è un film parecchio modesto ed è la solita pellicola sui serial killer trita e ritrita. Per essere una roba con protagonista Nicolas Cage, il messo sempre peggio Nicolas Ford Cage degli ultimi tempi, è però ancora ancora una visione decente, o se non altro è meglio del finale di Dexter. Il merito?
Naturalmente non di Cage, ma tutto di Vanessa Hudgens. L’idola springbreakersiana Vanessa Hudgens. Non ci credete?
E allora attaccatevi alle opinioni fordiane.
Recensione cannibale in arrivo prossimamente…
Il consiglio di Ford: Ford, il cacciatore di Goi.
Thriller di ambientazione invernale al quale non avrei dato un soldo bucato ed ispirato alla reale vicenda del più prolifico serial killer mai vissuto in Alaska ed adattato con un titolo agghiacciante dai distributori italiani - l'originale è The frozen ground, tanto per capirci - si è rivelato una buona sorpresa, ricordando Insomnia e portando alla ribalta una tostissima e bellissima Vanessa Hudgens.
Non sarà il filmone del secolo, ma funziona ed avvince, e lascia più di un brivido nel finale.
Recensione fordiana a brevissimo.

"Ci credi che Ford forse potrebbe parlare bene del nostro film?"
"No, è terribile. Non voglio neanche pensarci."
Anni felici di Daniele Luchetti
Il consiglio di Cannibal: anni felici, quelli prima che mi imbattessi in Ford
Tra i precedenti film di Andrea Lucchett… pardon, Daniele Luchetti ho visto Mio fratello è figlio unico, pellicola tratta dall’autobiografia scritta dal fratello di James Ford. Poi mi sono sempre ripromesso di vedere il suo film successivo, La nostra vita, ma è uscito tre anni fa e devo recuperarlo ancora adesso. Mi sa tanto allora che pure per questa sua nuova pellicola passeranno vari anni (felici) prima che la guardi.
Tra i film italiani recenti, comunque, potrebbe essere uno dei titoli in cima alla lista di quelli da vedere. Peccato che la lista dei film italiani tra le mie liste personali si sia orma persa persino dietro alla lista dei film consigliati da Ford…
Il consiglio di Ford: anni felici, quelli in cui finalmente Cannibal libererà la blogosfera dalla sua presenza.
Considerato il deserto offerto dalle produzioni nostrane recenti, questo nuovo lavoro di Luchetti - autore dei buoni Mio fratello è figlio unico e La nostra vita - potrebbe risultare come una delle cose più interessanti offerte dal non più tanto Bel Paese in sala.
Dovendo scegliere, comunque, una visione di questo titolo verrebbe comunque dopo Gravity e Il cacciatore di donne, e perfino di qualche recupero delle scorse settimane: segno che il nostro Cinema è messo ben peggio della psiche del Cucciolo eroico.

"Fordino, di che ti lamenti?
Anche con te in braccio, guido sicuramente meglio di tuo padre..."
Las Acacias di Pablo Giorgelli
Il consiglio di Cannibal: las ciate perdere
Las Acacias è un film argentino/spagnolo che non si presenta molto bene. Il trailer è infatti uno dei più noiosi visti di recente. Non dico uno dei più brutti, quelli italiani sono imbattibili, è solo una lagna clamorosa, manco ci trovassimo di fronte a un trailer montato a 6 mani da Wong Kar-wai, Kim Ki-Duk e, ciliegina sulla torta, l’immancabile Ford Caz-wai.
Se non si era capito, lascio quindi a Ford e a tutti i temerari il piacere di scoprire se l’intera pellicola riuscirà a essere ancora meno entusiasmante del trailer.
Il consiglio di Ford: Las bottigliatas - Cronaca di una giornata del Cannibale in compagnia di Ford
In una settimana insolitamente priva di uscite di livello infimo, chiudiamo la carrellata con un titolo di quelli da saletta d'essai frequentata da soli radical chic che potrebbe risultare una sorpresa o una lagna di quelle che neanche Malick in pieno delirio di onnipotenza concepirebbe. Non credo correrò a vederlo mettendomi primo della fila, ma potrebbe comunque risultare una buona scelta "di panchina".
Al contrario di Peppa Kid. Lui dovrebbe filare dritto dritto in tribuna.

mercoledì 3 luglio 2013

SPRING BREAKERS E LA FAFFANCULO GENERATION





Spring Breakers - Una vacanza da sballo

(USA 2012)
Titolo originale: Spring Breakers
Regia: Harmony Korine
Sceneggiatura: Harmony Korine
Cast: Ashley Benson, Vanessa Hudgens, Selena Gomez, Rachel Korine, James Franco, Gucci Mane, Heather Morris, Sidney Sewell, Thurman Sewell
Genere: vacanziero esistenzialista
Se ti piace guarda anche: Kids, Bully, Elephant, Trainspotting, Kaboom, Doom Generation, Ecstasy Generation, Le regole dell’attrazione, The Tree of Life

Spring Breakers è la storia di quattro fanciulle che hanno un sogno. Un sognone della Madonna. Andare allo Spring Break, le vacanze primaverili, in Florida. Questo sì che si chiama avere obiettivi importanti nella vita. Per questo e per altri motivi, Spring Breakers è il manifesto perfetto della Faffanculo Generation di oggi.
Cos’è la Faffanculo Generation?
Non lo sapete? Sfigati! Comunque è normale non sapere cos’è perché me lo sono inventato or ora sul momento. La Faffanculo Generation per come l'ho pensata io adesso è la degna erede della Yuppie Generation degli anni ’80, quella ritratta nei libri di Bret Easton Ellis, e della Generazione X, quella nichilista, grunge, apatica e autodistruttiva degli anni ’90, così come della Doom Generation e della Ectasy Generation raccontate negli omonimi film di Gregg Araki, e pure dei kids di Kids e Gummo. E qui arriviamo all’Autore di Spring Breakers, l’uomo il genio il mito Harmony Korine, sceneggiatore proprio di Kids e regista/sceneggiatore di Gummo, due film che hanno ridefinito l’estetica e le tematiche del cinema alternativo americano e non solo dei 90s, così come inventato lo stile indie ancora prima che lo stile indie esistesse. Dopo aver continuato a sguazzare con piacere in quel tipo di cinema con le sue successive pellicole Julien Donkey-Boy, Mister Lonely e Trash Humpers, Harmony Korine è ora emerso con un film più pop nella fattura esteriore, ma con al suo interno un koricino che continua a battere per l'alternative, trovando il punto di congiunzione perfetto tra arte e commercio, forma e contenuto, pop e indie. E faffanculo se il pubblico alternativo storcerà il naso di fronte a una pellicola con le reginette Disney Selena Gomez e Vanessa Hudgens tra le protagoniste. E faffanculo se il pubblico di massa che sperava di trovarsi di fronte a una spensierata commedia goliardica e/o sentimentale invece si ritrova per le mani e per gli occhi un’Opera arty esistenzialista.
E faffanculo pure la Faffanculo Generation.

Ammazza, manco le Pretty Little Liars avrebbero il coraggio di vestirsi così!
Ma che cos’è, allora, questa Faffanculo Generation, che prima ho divagato come al solito?
È la generazione di oggi, senza valori e senza ideali, il cui unico credo sono tette + soldi a palate, il cui unico scopo è divertirsi e sballarsi per il puro piacere del divertirsi e dello sballarsi. Da non confondere con la Vaffanculo Generation dei grillini e dei movimenti di piazza. La Faffanculo Generation è parte del sistema, non protesta contro qualcosa, non ha nemmeno la forza di gridare: "Vaffanculo!", al massimo uno scazzato: "Faffanculo". È la generazione che cerca di colmare il proprio vuoto esistenziale con un party perenne, come già capitava in un altro trattato filosofico su questa epoca, Project X. Non si può manco dare la colpa alle droghe. Quelle c’erano pure negli anni ’60/’70, insieme però all’impegno sociale e all’attivismo politico, così come nei 90s, quando pur venendo meno i valori politici rimpiazzati dal nichilismo vi era ancora spazio per cultura, arte, ricerca della bellezza. La Faffanculo Generation sembra invece più che altro riprendere i non-valori degli yuppie paninari anni ’80, con la decadenza new-wave sostituita da un vago stile gangsta.
Spring Breakers non rappresenta TUTTI i giovani d’oggi, questo è ovvio, però è un ritratto generazionale di quelli come negli ultimi anni se ne sono visti sempre meno. Perché la Faffanculo Generation è talmente fancazzista da non avere nemmeno voglia di autorappresentarsi su pellicola. La Faffanculo Generation è oltre il cinema e preferisce postare video idioti su YouTube, come questo "#Sbatti"...



Scegliendo di rappresentare questa generazione vuota, non significa che il film di Harmony Korine sia automaticamente vuoto. Tutt’altro. Così come già capitava a un’altra pellicola iperpatinata come Magic Mike di Steven Soderbergh, bisogna guardare oltre all’appariscente e scintillante superficie, oltre muscoli e bocce, per trovare una pellicola che non si limita a riflettere la generazione mostrata. Spring Breakers riflette piuttosto la decadenza dell’intera civiltà occidentale, a cui manca persino il citazionismo cazzaro degli anni ’90 degli eroinomani di Trainspotting. Le protagoniste di Spring Breakers non parlano di niente, vanno all’università e mentre il docente spiega le rivolte sociali degli anni ’60 loro disegnano dei cazzi, l’unica attività di tipo culturale in cui le si vede impegnate è la visione di un cartone animato per bambini su internet. Per il resto niente. Il nulla assoluto. Amano ballare, ma non amano in modo particolare la musica, a parte Britney Spears, icona e simbolo di questa generazione tanto quanto poteva esserlo Kurt Cobain per quella grunge dei 90s. Harmony Korine sceglie in maniera molto intelligente di far diventare Britney una protagonista aggiunta della pellicola, con la sua hit “…Baby One More Time” cantata in coro dalle spring breakers e soprattutto con la scena grandiosa in cui James Franco, (pseudo) gangsta-rapper con cui fanno amicizia le girls, intona al piano una delicata versione di “Everytime”. Si può dire quel che si vuole su Britney e la sua musica, ma “Everytime” è una delle canzoni di pop commerciale più belle mai incise nella storia del pop commerciale.



Al di là della componente più prettamente pop, la colonna sonora del film va giù soprattutto di hip-hop, con una distorta “Moment 4 Life” di Nicki Minaj e Drake ad accompagnare il magnifico mini piano sequenza da manuale della rapina, e di musica dubstep, con Skrillex a farla da gran padrone. Anche in questo caso, i soliti snob storceranno i loro nasini, ma una scelta più indicata per una pellicola del genere non poteva essere fatta. A dare una mano a quel tamarro di Skrillex ci pensa poi Cliff Martinez, l’autore delle musiche di Drive e Solo Dio perdona di Refn, che offre il suo contributo nei momenti più soft e riflessivi.

Selena Gomez in gita con la sua classe, la Terza A.
Terza delle scuole medie, ovviamente.
Harmony Korine disegna una pellicola visivamente impressionante, con le immagini che si fondono in un tutt’uno con la musica e in pratica non sbaglia un colpo, bang, compresa una scelta di casting tra le più geniali e spiazzanti dai tempi del capolavoro Le regole dell’attrazione, in cui i santarellini James Van Der Beek di Dawson’s Creek e Jessica Biel di Settimo Cielo venivano trasformati in diavoletti. Qui ad essere rapite dal loro habitat naturale sono un paio di stelline della Disney: Selena Gomez, bang, cantante di pop ultra commerciale e star della serie tv per tweens I maghi di Waverly, nonché nota soprattutto per i suoi tiraemolla sentimentali con Justin Bieber, e una strepitosa Vanessa Hudgens, bang, starlette di High School Musical, pure lei conosciuta dalle cronache gossip per la sua love story con Zac Efron, oltre che per i suoi scatti osè finiti in rete.


Altra good girl rapidamente gone bad è una sorprendente Ashley Benson, bang, una delle protagoniste della (geniale) serie teen Pretty Little Liars che qui va a comporre un nuovo quartetto di mean girls, completato da Rachel Korine, bang, la quale, come suggerisce il cognome, è la mogliettina del regista Harmony Korine, che si è innamorato delle sue capacità recitative… Mmm, no. Si è innamorato delle sue tette. La sua è un’interpretazione molto fisica e al suo personaggio non è che venga dato poi chissà quale costruzione psicologica. Più che altro, viene trascinata negli eventi dalle amiche.

L’unica delle quattro girls ad avere un appiglio che la possa allontanare dal baratro è Faith/Selena Gomez, quella come suggerisce il nome più religiosa. Quella anche più cagabimbominkia. Appena prova a ribellarsi, a cercare una via d’uscita a questo vuoto esistenziale in cui le amiche sono piombate, viene fatta fuori dal film. Dopo capiterà anche a Cotty/Rachel Korine. Questo proprio quando il film rischiava di imboccare la strada dell’amicizia e dei buoni sentimenti, ma era solo un’illusione. Pur sempre in un film di Harmony Korine ci troviamo. Le 4 girls sono BFF, best friends 4ever, sì, eppure c’è qualcosa che va al di là di questo, e non è un ragazzo, non è il duro di plastica James Franco, è il divertimento in sé. Il vivere al di là di ogni limite per il gusto di farlo, per sfuggire alla noia. Questa è la cosa più importante. Sfuggire da una esistenza ordinaria.
Spring Breakers è anche un film femminista, a modo tutto suo. Si muove in un contesto macho fatto di tette e culi, gangster più finti che veri, ma nessuno può mettere baby in un angolo. Le 4 protagoniste poco anima e korine non si fanno intimorire da niente, sarà perché non gliene frega niente di niente. Scopano, si drogano e rapinano come ragazzi, meglio (o dovremmo dire peggio?) dei ragazzi, sono loro le vere dure del film. Altroché divette Disney. Tocca a James Franco fare i pompini, mica a loro.


"Signorina Gomez, lei è libera di andare.
E' stata con Justin Bieber, ha già sofferto abbastanza."
Se il film a livello visivo è qualcosa di fenomenale, si può allora accusare Harmony Korine di avere scritto una sceneggiatura troppo semplice. Forse è così, perché il regista sembra voler ricalcare la struttura e la cattiveria dei videogiochi e soprattutto dei reality e dei talent-show di oggi. Quando un personaggio dà un minimo segno di debolezza, viene tagliato fuori dal branco, fatto uscire dal programma in maniera secca. Altro riflesso di questi tempi malati. D’altra parte fiction, reality e realtà nel mondo in cui viviamo sono ormai intrecciate indissolubilmente le une con le altre e non si riesce più a distinguerle. Per le protagoniste, la vita è solo una gigantesca recita. “Fate finta di essere in un video gioco. Fate come se foste in un film o qualcosa del genere.” Per trovare se stesse, indossano una maschera. Una contraddizione? No, perché oggi si può essere se stessi soltanto fingendo.
D’altra parte, il contesto in cui è ambientato il film è del tutto irrealistico. I personaggi non hanno nomi e cognomi veri e propri, ma solo nickname: Candy, Brit, Faith, Cotty, Alien. Gli adulti sono del tutto assenti. Anche quando le ragazze parlano con i famigliari al telefono, sentiamo solo la loro voce, dall’altro capo non c’è nessuno. L’unica figura che si avvicina a un adulto è il rapper Alien/James Franco, che però ha il cervello di un bimbominkia 12enne cresciuto a Playstation e gangsta-rap.

Le protagoniste vanno in vacanza, ma nessuno le cerca. Non è come se fossero sparite. È come se fossero morte. È come se Candy/Vanessa Hudgens e Brit/Ashley Benson siano state fatte fuori durante la rapina al fast-food con le pistole ad acqua e siano poi finite nel loro Paradiso personale. Good girls go to Heaven, bad girls go to Spring Break. “Siete appena stati ipnotizzati e teletrasportati in un altro regno. E durerà per sempre.” Alien/James Franco le traghetta in un Paradiso infernale che sembra un programma di Mtv senza censure o il video “Windowlicker” di Aphex Twin, dove si sta sempre, SEMPRE, in costume da bagno, anche in aula di tribunale, e dove persino la prigione non è un posto così male. Le ragazze finiscono infatti in cella tutte e quattro insieme e alla fine vengono salvate da un angelo custode con le sembianze di James Franco. In questo Paradiso ci sono ancora le loro due migliori amiche, Faith e Conny, ma presto o tardi loro due dovranno tornare alla vita, alla vita normale. E mentre le amiche ritornano alla routine, alla scuola, alla Chiesa, alla noia, loro rimangono allo Spring Break, sempre e per sempre.

Piaccia o meno, Spring Breakers è la pellicola che meglio di ogni altra riesce a raccontare il presente, è un film generazionale che va a raccogliere il testimone di pellicole come Trainspotting, Kids ma anche American Graffiti, Il laureato e Gioventù bruciata. È un Elephant più pop ma non meno cattivo. È il film che Terrence Malick girerebbe se solo fosse in fissa con la musica dubstep anziché la classica. È una pellicola che trasforma il vuoto della Faffanculo Generation in una poesia per immagini. Non è un racconto sulla fine del sogno americano, perché quel sogno in realtà non è mai esistito. È una visione destinata a rimanere impressa per sempre come una fotografia, come l’hic et nunc - cooosa? - il qui e ora del cinema e dei giovani d’oggi. Spring break forever, bitches.
(voto 9+/10)



sabato 8 settembre 2012

I premi di Venezia 2012? Che Pietà





"Alla faccia degli stereotipi su noi orientali, ce l'ho lungo così.
Per questo ho vinto."
E il Leone d'Oro è andato a...
Il vincitore della Mostra del Cinema di Venezia 2012 ve l'ho già svelato nel titolo.
Pietà.
Non l'avevate capito? Non era una valutazione di tipo cinematografico. Anche perché i film in concorso non li ho visti, non ero presente in Laguna, lacuna mia, quindi come faccio a giudicarli?
In attesa di vedere qualcuna delle pellicole in concorso, così, a scatola chiusa, Pietà sembra che sia un film tutt'altro che pietoso e ha conquistato tutti a Venezia: pubblico, critica e la giuria capeggiata da Michael Mann. Quanto al mio rapporto con il regista sudcoreano Kim Ki-duk, si limita alla visione del solo Ferro 3 - La casa vuota. Film che non mi ha certo entusiasmato, ma se non altro mi ha fatto fare un gran bella ronfata.
Sempre a scatola chiusa, i premi andati a The Master direi che ci stanno tutti.
Paul Thomas Anderson lui sì, mi ha sempre entusiasmato, e quindi il premio alla regia di certo è più che meritato. Così come il premio a Joaquin Phoenix e Philip Seymour Hoffman, che si sono beccati in accoppiata la Coppa Volpi per il miglior attore. Già solo dal trailer del film sono da Oscar, oltre che da Foxes Cup.
In realtà, sembra che il presidente di giuria Michael Mann volesse dare pure il Leone d'Oro a The Master, ma il regolamento del concorso prevede che un solo film non possa ricevere più di due premi importanti, e così alla fine hanno ripiegato per queste scelte.
Oltre che per questo, io resto sorpreso e un pochino sconcertato dal fatto che Selena Gomez e Vanessa Hudgens non abbiano ottenuto pure loro due la Coppa Volpi come migliori attrici per Spring Breakers, ma comunque... ecco qui tutti i premi di Venezia 2 0 1 2.

"E adesso per la coppa come facciamo? La tagliamo in due?"
Leone d’Oro
Pietà di Kim Ki-duk

Premio Speciale della Giuria
Paradies: Glaube (Paradise: Faith) di Ulrich Seidl

Leone d’Argento (miglior regia)
Paul Thomas Anderson per The Master

Coppa Volpi (miglior interpretazione maschile)
Joaquin Phoenix e Philip Seymour Hoffman per The Master

Coppa Volpi (miglior interpretazione femminile)
Hila Feldman per Fill the void

Premio Marcello Mastroianni a un attore/attrice emergente
Fabrizio Falco per È stato il figlio e Bella Addormentata

"Ma nemmeno il premio per le più zoccole, c'han dato?"
Miglior sceneggiatura
Après Mai di Olivier Assayas

Miglior contributo tecnico
Daniele Ciprì per È stato il figlio


Premio Orizzonti Miglior Film
Three Sisters di Wang Bing


Premio speciale della giuria sezione Orizzonti
Tango Libre di Frederic Fonteyne


Premio YouTube Orizzonti miglior cortometraggio
Invitation di Min-young Yoo


Miglior Opera Prima Luigi De Laurentis
Kuf di Ali Aydin


martedì 21 giugno 2011

Le protagoniste magari lo s**kiano, ma S**ker Punch doesn’t s**k!


Sucker Punch
(USA, Canada 2011)
Regia: Zack Snyder
Cast: Emily Browning, Abbie Cornish, Jena Malone, Vanessa Hudgens, Jamie Chung, Oscar Isaac, Jon Hamm, Carla Gugino, Scott Glenn
Genere: fighette in azione
Se ti piace guarda anche: Gamer, Scott Pilgrim Vs. the World, Kill Bill

Sucker Punch è il mio nuovo film preferito!
Scherzo, però non è niente male. Certo, se il vostro ideale di pellicola action è una serie di tipi muscolosi che menano le mani allora state pure alla larga, ma se invece preferite adocchiare delle graziose fanciulle apparentemente innocue ma che in realtà danno del filo da torcere alle piccole e scatenate Hit Girl di Kick-Ass e Hanna di, ehm… Hanna, allora questo sì che può essere il film d’azione che fa giusto giusto per voi.

Scena iniziale: una clip dark molto ah yeah Mtv style sulle note di “Sweet Dreams” ci introduce nel mondo della protagonista (ma sarà davvero lei la vera protagonista?), una Emily Browning uscita fuori da Lemony Snicket e ormai inarrestabile nella sua ascesa verso la grandezza. La bambolina, che non a caso si chiama Baby Doll, ha fatto fuori involontariamente la sorellina (cose che capitano), mancando clamorosamente il patrigno malefico che voleva stuprarla, e così viene rinchiusa in un manicomio barra bordello che assomiglia per concentrazione di figa + follia a The Ward - Il reparto.
Oltre che una fantasia erotica, il regista Zack Snyder mette in scena una combinazione personale di tutto il suo immaginario, che poi non è molto lontano dal mio. Molto azzeccata innanzitutto l’idea della colonna sonora, con brani vari di Bjork, Pixies, Smiths ed Eurythmics rielaborati e riadattati come se fossero delle melodie eterne che vivono da sempre all’interno della nostra memoria e che escono fuori sputate in una nuova veste. Esattamente come le immagini della pellicola, un rimescolamento da altri film, fumetti, videoclip e videogame vari però non effettuato in maniera passiva, con i materiali di partenza che vengono rielaborati e remixati dalla visione di Snyder e donati ai nostri occhi sotto una diversa forma.

La parte migliore viene comunque con il casting femminile, un casting che immagino Snyder e i suoi collaboratori si siano divertiti parecchio a scegliere. Oltre alla splendida Browning (la cui beauty presto rivedremo anche in Sleeping Beauty passato all’ultimo Cannes), c’è la sempre eccellente Abbie Cornish: avere lei in pratica è come avere una Nicole Kidman di nuovo ai massimi livelli, però pagandola con un cachet presumibilmente molto più basso.
A Vanessa Hudgens per la prima volta nella sua vita non è stata data la parte della brava ragazza che le sta stretta e nelle vesti da zoccola rivela finalmente quel potenziale che io ho sempre sostenuto avesse da qualche parte come qualità nascosta. E se le riesce particolarmente bene la parte della zoccola, un motivo ci sarà, no? Quindi sfila anche Jamie Chung, la più bella fighetta asiatica in circolazione, mentre Carla Gugino non convince nei panni di una un po’ troppo stereotipata perfida megera alla Crudelia De Mon.
La migliore è comunque Jena Malone, una che quando c’è lei, so già che il film mi piace: fin dagli esordi da bambinetta in Contact e Nemiche amiche, passando per la fase teenager con Donnie Darko, L’ultimo sogno, The dangerous lives of altar boys, Saved! e Orgoglio e pregiudizio e poi in età da (giovane) adulta in Into the wild, Rovine e Oltre le regole - The Messenger. Una che insomma potrei dire quasi che è la mia attrice preferita, non fosse che a sentirmi la Dea Natalie dall’alto potrebbe fulminarmi. Comunque vedere la Jena in azione è sempre un bello spettacolo.
Non sfruttata a dovere la parte maschile del cast, con un Oscar Isaac promettente ma forse ancora acerbo per la parte del cattivone, mentre il grande grandissimo grandissimissimo Jon Hamm (il Don Draper di Mad Men) è sacrificato in un ruolo troppo piccolo.

Sucker Punch è un film strepitoso a livello visivo e sonoro, ma se non ci troviamo a un nuovo cult assoluto moderno è perché i contenuti sono leggerini, seppur non inesistenti come si nota da un finale (quasi) toccante. La trama gioca su più piani della realtà/fantasia, cosa che una quindicina d’anni fa ci avrebbe regalato un risultato ai limiti del comprensibile, ma nell’era post-Matrix in cui (quasi) tutti siamo abituati ad aprire e chiudere decine di finestrelle contemporaneamente, è ormai un modello consolidato della narrazione odierna e quindi piuttosto facile da seguire. Forse in maniera persino troppo lineare, io avrei voluto un film ancora più incasinato!
Se la sceneggiatura poteva quindi essere rifinita (e complicata) con maggiore attenzione, il divertimento comunque non manca: i combattimenti sono di ispirazione videoludica più che cinematografica e forse proprio per questo riescono nel loro intento di essere altamente spettacolosi, anche se dopo il primo gli altri diventano via via piuttosto ripetitivi.
Potremmo definirlo un cinema videogame allora ma per una volta non in una accezione negativa, visto che Sucker picchia lontano dalle atmosfere di quel fracassone di un Michael Bay o anche dal Francis Lawrence di robacce come Io sono leggenda e Constantine, mentre invece picchia più vicino all’adrenalina pura dei Neveldine & Taylor di Crank e soprattutto Gamer, ma non distante neppure dallo stile narrativo che procede per il superamento di capitoli/livelli usato in Scott Pilgrim Vs. the World. Un film che prevedibilmente sarà quindi odiato da chi crede ancora in una concezione del cinema vecchio stampo, ma si farà apprezzare, almeno per le sue buone intenzioni (magari non riuscite al 100%), da chi è favorevole alle contaminazioni tra media differenti.

Zack Snyder dopo il buon esordio con L’alba dei morti viventi mi aveva progressivamente convinto sempre meno con 300 e Watchmen (il film sui gufi Il regno di Ga'Hoole - La leggenda dei guardiani me lo sono volutamente risparmiato) e ora è ritornato a salire nelle quotazioni dell’immaginario cannibale. Un regista dall’ottimo potenziale non ancora totalmente espresso ma che con la sceneggiatura giusta potrà volare davvero in alto. Per ora comunque Sucker Punch è un sogno scappato dai miei sogni.
(voto 7+)

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