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venerdì 7 novembre 2014

DICHIARO THE JUDGE COLPEVOLE DI...





Processo n. 189764
Lo Stato del Cinema contro The Judge, accusato di essere un film troppo ruffiano e piacione


Giudice
La parola alla Difesa



Avvocato della Difesa
Signor Giudice, chiamo al banco dei testimoni il Signor Cannibal, o meglio il Signor Kid. Il teste è stato convocato in quanto blogger esperto di cinema. C'è chi lo definisce il Vittorio Sgarbi della critica cinematografica, mentre c'è chi parla di lui come di un Mereghetti 2.0 molto più tecnologico e figo. Comunque lo si voglia descrivere, si tratta di una delle massime autorità nel campo della critica filmica attualmente in circolazione in Italia e, forse, nel Mondo.

mercoledì 14 maggio 2014

BATES MOTEL, UNA SERIE SEMPRE PIU’ PSYCO




Bates Motel
(serie tv, stagione 2)

Per quanto stia diventando sempre più insopportabile, non ce la faccio a non seguire le vicende del giovane psycopatico Norman Bates. Sì, proprio quello di Psyco in versione televisiva e adolescenziale, ma non troppo adolescenziale. La prima stagione riusciva a risultare piuttosto affascinante, con il suo miscuglio di avventure da teen drama e atmosfere leggermente thriller, più che altro perché non si sapeva dove volesse andare a parare. Con la seconda stagione questa impressione si riafferma ancora più forte e la cosa comincia un po’ a stufare. Per il momento comunque non troppo, perché come ho detto non ce la faccio a non guardare cosa gli autori riserveranno al nostro teen Bates, tra omicidi, nuove fiamme e un rapporto sempre più incestuoso con la mamma MILF Norma, interpretata da una strepitosa Vera Farmiga, una che da sola tiene in piedi l’intera serie. Anche perché l’odioso Freddie Highmore c’ha ‘na faccia da schiaffi come pochi.

"Cannibal vuole prendermi a schiaffi..."
"Ueeeee'!"

Se con la prima stagione si restava un po’ nel dubbio di trovarsi di fronte a una serie potenzialmente interessante, con la seconda il dubbio svanisce. No, Bates Motel non è una grande serie, però è un buon guilty pleasure. Tra i motivi per seguirlo, oltre alle continue prove di bravura della Farmiga senior nei panni della poco normale mamma di Norman, il principale è il grande quantitativo di gnocca presente. Persino la sfigata della serie che se ne va in giro con la bombola d’ossigeno attaccata al naso Emma (Olivia Cooke) non è niente male.


A inizio stagione ritroviamo inoltre la bionda Nicola Peltz. Una così però non passa inosservata e infatti è stata subito convocata per il prossimo Transformers da Michael Bay, uno il cui (unico) talento è fare da talent scout per la topa. Nicola Peltz riuscirà a far dimenticare Rosie Huntington-Whiteley?
Sì.
Riuscirà a far dimenticare Megan Fox?
Qui la vedo già più difficile.
Essendo impegnata nelle riprese del nuovo capolavorissimo del Michael Bay Transformers 4 – L’era dell’estinzione, che spero segni l’estinzione della saga robotica, Nicola Peltz ha detto “Ciao ciao!” a Bates Motel in maniera brusca dopo un paio di episodi di questa seconda stagione.

"Ciao ciao psycopatic... volevo dire: ciao ciao Norman!"

Un guilty pleasure a sempre maggiore tasso di trash come Bates Motel non può però rinunciare alla sgnacchera ed ecco allora che hanno fatto entrare in scena Cody, l’attrice rivelazione Paloma Kwiatkowski, una tipa dal look lesbo-dark molto differente da quello di Nicola Peltz, ma pure lei parecchio fascinosa. Peccato che la fanciulla resti in città appena per una manciata di episodi e poi venga improvvisamente, e anche piuttosto ingiustificatamente, cacciata via.


A questo punto, Bates Motel si gioca un’altra carta gnocca con Kathleen Robertson, maialona già vista in Beverly Hills 90210 e Boss. Solo che compare in un ruolo minuscolo e abbastanza insignificante e ATTENZIONE SPOILER nell’ultimo episodio viene fatta fuori in maniera brutale FINE SPOILER.


Insomma, questa seconda stagione di Bates Motel si fa notare soprattutto per una cosa: è il più grande spreco di fica che si sia visto nel corso dell'ultima annata. Nonostante questo grave fatto e nonostate sia una serie che fa acqua da tutte le parti, Bates Motel il prossimo anno ci regalerà una terza attesa (?) stagione e io non potrò che seguirla. È più forte di me, non ce la faccio ad abbandonare il giovane psycopatico faccia da schiaffi Norman Bates.
(voto alla seconda stagione 5,5/10)

mercoledì 4 dicembre 2013

COTTA ADOLESCENZIALE 2013 – N. 16 TAISSA E VERA FARMIGA



Taissa Farmiga
(USA 1994)
Genere: streghetta fighetta
Il suo 2013: il film Bling Ring di Sofia Coppola, la serie American Horror Story: Coven
Se ti piace lei, ti potrebbero piacere anche: Vera Farmiga, Emma Roberts
È in classifica: per quella sua aria da ragazzetta innocente che la rende inconsapevolmente sexy.




Vera Farmiga
(USA 1973)
Genere: creepy
Il suo 2013: il film horror L'evocazione - The Conjuring, la serie Bates Motel
Se ti piace lei, ti potrebbero piacere anche: Patricia Arquette, Rosanna Arquette, Claire Forlani, Kristen Wiig
È in classifica: per quel suo fascino che a un che di inquietante e pericoloso
Il loro discorso di ringraziamento: "Mollami il premio, sorellina."
"No, mollamelo tu, Vera. Altrimenti ti faccio un incantesimo e ti faccio finire sul set di Distretto di polizia!"
"Nooo, Distretto di polizia nooo!"



Dicono di loro su
Tetter

Tizio morto in American Horror Story: Coven @DeadBoy95
Io c'ho fatto sesso, con @TaissaFarmiga e devo dire che non la consiglio tanto in giro... #VaginaMortale


Acqua Vera @LaVeraAcquaVera
Vera...mente figa. #VeraFarfiga



lunedì 2 settembre 2013

L’EVOCAZIONE DELLO SPIRITO DI CANNIBAL KID




L’evocazione – The Conjuring
(USA 2013)
Titolo originale: The Conjuring
Regia: James Wan
Sceneggiatura: Chad Hayes, Carey Hayes
Cast: Patrick Wilson, Vera Farmiga, Ron Livingston, Lily Taylor, Shanley Caswell, Hayley McFarland, Mackenzie Foy, Joey King, Kyla Deaver, Shannon Kook, John Brotherton
Genere: posseduto
Se ti piace guarda anche: Insidious, Poltergeist, American Horror Story: Asylum, La madre

Negli ultimi tempi sono successe delle cose strane, qui su Pensieri Cannibali. È capitato che parlasse male di sconosciuti film radical-chic belgi sulla carta per lui perfetti come La quinta stagione, e che scrivesse invece bene riguardo a pellicole strappalacrime e ruffianotte su dei vecchietti come Una canzone per Marion. Potrebbe trattarsi di un cambiamento di gusti, può capitare, o solamente di un momento di debolezza. A insospettirmi è stata comunque un’altra cosa. Il fatto che io non rimembri assolutamente di aver realizzato tali post. È come se, da qualche giorno, qualcun altro stesse scrivendo sul blog al posto mio. E no, non credo si tratti del mio blogger nemico Mr. James Ford. Quello è successo solo con Io sono tu, ed è stato un caso isolato.
Ho cominciato allora a pensare che il blog fosse infestato da una presenza malvagia, demoniaca. Così ho chiamato Ed e Lorraine Warren. Due celebri demonologi, se così vogliamo chiamarli, o anche due esperti in fenomeni paranormali, due cacciatori di fantasmi, oppure due schizzati, se preferite. In ogni caso, mi sono sembrati la scelta migliore per un caso del genere, meglio persino di Padre Lankester Merrin de L’esorcista e pure dei Ghostbusters. Ero tentato di chiamare questi ultimi soltanto per ballare sulle note del loro accattivante tema musicale, ma poi sono rinsavito e, anziché andare a evocare fantasmi del cinema anni ’80, ho preferito contattare Ed & Lorraine. Anche perché loro esistono veramente, non solo al cinema. Non vi fidate di me? Lo dice persino Wikipedia.
A convincermi è stata la visione del film dedicato a uno dei casi più incredibili che li abbia mai visti coinvolti: L’evocazione – The Conjuring.

"Aiuto, mamma! Cindy ha attaccato alla parete un poster dei One Direction!"
"E chi sono?"
"Un demoniaco gruppo proveniente dal futuro!"
Il caso in questione risale al 1971 ed è quello di una casa infestata da spiriti parecchio incacchiati. Mai che ci siano spiriti benevoli che, non so, durante la notte ti fanno un massaggio o ti preparano uno spuntino di mezzanotte, o che solamente profumino di buono. No. Non succede mai. Non nei film dell’orrore, almeno. Questi spiriti maledetti sono sempre incavolati neri, il più delle volte perché morti in circostanze misteriose e violente.
Una coppia con 5 figlie si ritrova così la casa posseduta. No, non dalle 5 figlie che possono essere sì una presenza scocciante, ma da qualcos’altro. Forse perché siamo nel 1971 e le ragazzine ai tempi non erano ancora delle bimbeminkia totali fissate con i One Direction, chissà? In quel caso il film si sarebbe potuto rivelare persino più spaventoso. Già così, comunque, i brividi non mancano. Mi sono infatti ritrovato di fronte alla visione più terrorizzante dell’ultimo periodo o se non altro dell’anno. Intendo l’anno 2013, non il 1971.

"Signori miei, mi sa che siete posseduti da uno spirito.
Lo spirito del cattivo gusto nel vestire uahahah!"
The Conjuring non è un film originale come Quella casa nel bosco e non possiede la forza ironica di The Innkeepers, però è l’horror più genuinamente pauroso che mi sia capitato di vedere credo da Insidious, ovvero il film precedente girato dallo stessa regista, James Wan. Lo stile registico da video dei Nine Inch Nails del suo esordio solista Saw – L’enigmista è ormai un fantasma lontano, così come a divertirsi con il torture-horror, se ci si può divertire con un genere degenere del genere, ha lasciato gli altri, molti altri che ne hanno realizzato sequel e copie varie. Il regista malese naturalizzato australiano riprende lo stile di Dead Silence, per via anche della presenza di un bambolotto che prende vita, e soprattutto del suo precedente, Insidious appunto, che vedeva protagonista sempre Patrick Wilson.
Una regia quindi che a questo giro non sorprende, ma comunque di solito solido mestiere, e in più i due protagonisti sono parecchio convincenti: accanto a un Wilson in parte, c’è l’ottima Vera Farmiga direttamente dalla serie Bates Motel.

La cosa più importante in un horror comunque è che faccia paura, che trasmetta tensione, che terminata la visione ti faccia avere paura del buio. The Conjuring lo fa, quindi il suo compito è riuscito. In più, le atmosfere vintage, che riportano alla mente American Horror Story: Asylum, affascinano e c’è anche un ottimo uso della colonna sonora, cosa che non sempre avviene negli horror, con “Time of the Season” degli Zombies e il ripescaggio di una perla anni ’50 come “Sleep Walk” di Betsy Brye, utilizzata in maniera perfettamente inquietante.



Laddove il film scricchiola un pochino, va detto e spero gli spiriti demoniaci non se la prendano con me per questo, è nella sceneggiatura. Gli stereotipi del genere sono tutti presenti: casa infestata, uccelli che si abbattono contro la casa, bambole possedute, amici immaginari, un carillon inquietante, una madre che vuole uccidere le figlie, orologi che si fermano, porte che si muovono da sole, odore di carne marcia, ma questo potrebbe essere solo causato da 5 ragazze che hanno a disposizione soltanto un bagno, un esorcismo, episodi di sonnambulismo... Aperta parentesi: (Si dice sempre di non svegliare un sonnambulo, ma cosa succede, se si sveglia una persona sonnambula? Me lo sono sempre chiesto, ma non ho mai conosciuto nessuno che fosse sonnambulo).

"Piccola, anche tuo papà mi benda. Ma i nostri giochi sono un po' diversi..."
È pure presente la scena di un gioco infantile. E i giochi infantili sono sempre inquietanti, si veda The Orphanage. Il giochino presente in The Conjuring si chiama hide and clap, ed è la versione più pericolosa di hide and seek, il nascondino tradizionale. In questa variante, la persona che cerca è bendata e deve trovare chi si nasconde soltanto dal suono di tre clap, tre battiti di mani. Un gioco che ci regalerà una delle scene più paurose dell’intero film, maledetti giochi da bambini!
Al di là del fatto che siano presenti un po’ troppi stereotipi già ampiamente usati in altri horror, il film riesce a coinvolgere e a spaventare alla grande, dall'inizio alla fin… eh no, il suo difetto principale è il finale. Dopo un’ora e mezza di tensione che cresce sempre di più, mi aspettavo una botta conclusiva pazzesca e invece l'ultima parte, senza spoilerare niente, è parecchio scontata e per nulla sorprendente. Peccato. The Conjuring non è allora una nuova pietra miliare assoluta del genere, però comunque, soprattutto in questo periodo di magra per l’horror, mi ha convinto. Non al 100%, ma abbastanza da farmi contattare Ed e Lorraine Warren.

"Poveri bambini del 1971: gli toccava giocare con sta roba anziché con l'Xbox."
Li ho allora chiamati e ho scoperto che Lorraine è ancora viva, mentre Ed non fa più parte di questo mondo. Nessun problema. Sono sicuro che Lorraine, con i suoi poteri paranormali, avrà qualche modo per comunicare con lui e così è.
Lorraine e lo spirito di Ed hanno a questo punto effettuato un controllo scrupoloso su Pensieri Cannibali. Hanno utilizzato tutte le più moderne tecnologie informatiche antidemoniache e, già che c’erano, pure antivirus, ma non hanno rilevato alcuna presenza maligna. Come mi hanno spiegato i due demonologi acchiappafantasmi: “Se negli ultimi tempi Pensieri Cannibali ha tirato fuori opinioni persino più inquietanti che in precedenza, è solo colpa tua. L’unico spirito malvagio che infesta il tuo blog sei tu, Cannibal Kid.
(voto 7+/10)



martedì 9 aprile 2013

PARANORMAN BATES MOTEL

Bates Motel
(serie tv, stagione 1, episodi visti finora 1-3)
Creata da: Anthony Cipriano
Cast: Freddie Highmore, Vera Farmiga, Olivia Cooke, Nicola Peltz, Max Thieriot, Nestor Carbonell, Mige Vogel, Keegan Connor Tracy, Richard Harmon
Genere: giovani psyco crescono
Se ti piace guarda anche: Psyco, American Horror Story, American Gothic

“Tutti sembrano migliori nei vecchi film. Anche i cattivi.”

Per godersi in pieno una serie come Bates Motel bisogna riuscire a fare una cosa, una cosa che il protagonista Norman Bates non riesce a fare. Dissociare e distinguere le cose. Se lui fa fatica a separare se stesso e i suoi pensieri da quelli della madre, noi invece dobbiamo separare Bates Motel la serie da Psyco il film. Difficile, ma necessario.
Ho visto la puntata pilota di Bates Motel il giorno dopo che mi sono rivisto Psyco di Alfred Hitchcock. Errore da non commettere. L’operazione dissociazione non ha funzionato. Il ricordo della leggendaria pellicola era ancora troppo fresco. Non sono quindi riuscito a evitare un paragone tra film e telefilm, paragone impietoso a favore naturalmente del capolavoro hitchcockiano.

"Sono Forrest, Forrest Gump... volevo dire Norman, Norman Bates."
L’idea di realizzare un prequel ai giorni nostri e in versione teen di Psyco incentrata sul giovane Norman Bates è sembrata lì per lì eccessiva persino a me, conclamato fan del genere teen e dell'attualità. La prima scena della serie gioca anche con l’ambiguità dell’ambientazione temporale. La madre di Norman guida infatti una vecchia Mercedes e Norman è vestito come un perfetto giovane, ma degli anni ’50. Nella scena successiva il mistero è risolto: Norman si infila le cuffiette dell’iPhone e scopriamo quindi che la serie è ambientata nel presente. Ma allora perché cazzo si veste così?
Subito dopo avviene l’inverosimile: Norman che sembra uscito da un istituto psichiatrico d'altri tempi viene caricato in auto dalle stafighe del liceo. Certo, come no? Neanche in una serie della The CW avrebbero osato tanto…
La serie però negli USA non va in onda su The CW bensì su A&E (mentre in Italia per ora non va in onda e basta). A&E è un network americano che in passato si era segnalato più che altro per produzioni in costume, mentre negli ultimi tempi sembra volersi dedicare a serie che puntano soprattutto sul realismo. Il motto del canale infatti è: Real Life Drama. Peccato che questo Bates Motel non parta proprio in maniera iperrealistica…

ATTENZIONE SPOILER
Un’altra scena dell’episodio pilota in cui si gioca un po’ troppo sulla sospensione dell’incredulità dello spettatore la troviamo più tardi. Dopo che Norman e la madre hanno fatto fuori un tizio che la stava stuprando (oh, da qualche parte il ragazzo doveva pur cominciare), nascondono il cadavere in una delle stanze del motel. Sulla porta della camera ci sono degli schizzi di sangue e il corpo in decomposizione è stato messo dentro la vasca da bagno, ma gli sbirri sveglissimi in ricognizione non si accorgono di niente. Uno dei poliziotti va persino a fare la pipì in bagno, possibile che non senta una leggerissima sospetta puzza di morto?

Tralasciando questi aspetti, il ricordo dello Psyco originale durante la visione della puntata pilota era ancora troppo forte. Qualche momento interessante è pure sbucato fuori comunque, come l’uso di un pezzo dei Radiohead durante un party adolescenziale. Le note di “The Tourist”, il numero di chiusura del capolavorissimo Ok Computer, regalano la sensazione di trovarsi in una serie che non vuole essere una scontata versione teen di Psyco, bensì qualcosa di diverso. Cosa di preciso, dalle prime puntate è ancora difficile capirlo. Eppure con gli episodi successivi il ricordo del film di Alfred Hitchcock via via si fa da parte e lascia la voglia di scoprire le avventure di questo giovane Norman Bates. Uno psycho in erba che ricorda anche un certo Dexter Morgan.
Nei suoi panni troviamo Freddie Highmore, che uno dice: “Chiii? Il bimbetto di Neverland? Ma per favore…” e invece il ragazzetto è convincente nella parte. Dopotutto anche l’interprete dello Psyco originale, Anthony Perkins, era stato ingaggiato da Hitch proprio per il suo volto rassicurante, visto prima di allora non in thriller, bensì in pellicole sentimentali.

Attenzione però anche al resto del cast: Max Thieriot, visto anche in House at the End of the Street, My Soul to Take e The Family Tree, è il fratello rebel rebel di Norman, mentre la gnocchetta di turno è Nicola Peltz, una con un visino che sa tanto di nuova Kirsten Dunst. Eh sì. Sarà inoltre la protagonista femminile di Transformers 4. Difficilmente sarà un filmone, ma probabilmente le regalerà una notorietà internazionale pazzesca.

Norman Bates con il suo fascino da psycopatico d’altri tempi è conteso tra lei e un’altra tizia, interpretata da Olivia Cooke, una ragazza malata di fibrosi cistica che se ne va in giro con delle cannucce al naso. Chi sceglierà tra le due? La figa o la freak? Se state storcendo il naso, pensate però che da Dawson’s Creek in poi non c’è una serie che non proponga (almeno) un triangolo sentimentale. E non fate tanto i fichi voi che non è solo una roba per telefilm adolescenziali, ma anche in Lost era presente.

"Hey raga, le cannucce al naso questa stagione sono troppo cool!
No, eh? Mi prenderete a botte lo stesso, vero?"
Il rapporto cardine della serie è però naturalmente quello tra Norman e la madre. Quello che porterà il fanciullo a diventare lo psyco che conosciamo. La madre di Norman, Norma, è interpretata dall’ottima Vera Farmiga, già in film come The Departed, Source Code, Orphan e Tra le nuvole, nonché vera sorella maggiore di Taissa Farmiga che era la ragazzina della stagione 1 di American Horror Story e tornerà pure nella terza stagione, American Horror Story: Coven.
Con AHS, Bates Motel ha in comune un’atmosfera malsana. Non si tratta di una serie horror vera e propria. Non è nemmeno un thriller come Psyco. Nemmeno vira del tutto verso il poliziesco crime alla Dexter. E nemmeno è una serie teen. È un po’ di ognuna di queste cose insieme e allo stesso tempo non ne è nessuna. Bates Motel per ora è una serie intrigante alla ricerca di una propria identità, proprio come il suo poco normal protagonista. Il tempo per scoprirla ci sarà, la serie è infatti già stata rinnovata per una seconda stagione, e noi non potremo fare che guardare. Dallo spioncino, come farebbe lo stesso Bates o come farebbe quel guardone di Hitchcock.
(voto 7+/10)


lunedì 18 luglio 2011

The man who source the world

Source Code
(USA, Francia 2011)
Regia: Duncan Jones
Cast: Jake Gyllenhaal, Michelle Monaghan, Vera Farmiga, Jeffrey Wright, Michael Arden, Cas Anvar, Russell Peters
Genere: human sci-fi
Se ti piace guarda anche: Ricomincio da capo, Moon, L’esercito delle 12 scimmie, Matrix, Lola corre

Trama semiseria
Il soldato Donnie Darko è chiamato ancora una volta a salvare i destini del mondo. Ah, se non ci fosse lui… Questa volta la sua missione è trovare chi ha messo la bomba che ha fatto saltare un treno a Chicago, prima che l’Osama 2.0 della situazione faccia saltare per aria la città con un altro ordigno. Per qualche misterioso motivo che non vi spoilererò, potrà rivivere la scena del treno più e più volte. D’altra parte è pur sempre Donnie Darko!

Recensione cannibale
Il regista Duncan Jones, non contento di essere soltanto il figlio di un certo David Bowie, ha deciso di mettersi a fare il regista. Prima di fare pensieri impuri del tipo: “Anvedi sto fijo de papà e pure de mign…”, va detto che Jones non è il solito culattone raccomandato, ma ha dimostrato tutte le sue capacità esordendo con una delle pellicole di fantascienza più folgoranti degli ultimi anni, Moon. Ecco, avete capito? Prima di offendere le persone aggratis rifletteteci su. Vi sentite un po’ in colpa? Tranquilli, passerà.
Se Moon era un gioiellino che guardava a una fantascienza dal sapore 60s/70s, Source Code ha riferimenti più moderni, da L’esercito delle 12 scimmie fino a Matrix, ma soprattutto possiede un’umanità che quel pur pregevole esordio non prevedeva. Con questa sua seconda pellicola Duncan Jones è quindi atterrato sulla Terra.

Source Code è un treno che viaggia su due binari distinti. La prima parte del viaggio fila veloce, spedita verso una direzione thriller adrenalinica molto avvincente, roba che ti tiene incollato alla poltrona come fosse un Frecciarossa con su il motore di una Testarossa. Il meccanismo narrativo è incentrato su 8 minuti all’interno di un treno metropolitano che viaggia verso Chicago, con Jake Gyllenhaal che deve scoprire dove si trova una bomba e soprattutto chi l’ha piazzata su. Dopo 8 minuti la bomba esplode e Jake Gyllenhaal deve ricominciare tutto da capo, in una maniera analoga a quanto succedeva in Ricomincio da capo a Bill Murray, il meteorologo costretto a vivere sempre la stessa giornata. Solo che stavolta la situazione è un pochino più drammatica… Il secondo riferimento che viene in mente è invece quello al tedesco Lola corre, dove la protagonista aveva più “vite” da spendere come in un videogame. Solo che qui l’atmosfera è meno videoludica.
La storia come detto procede alla grande, però a un certo punto sorge il dubbio che il film possa rimanere intrappolato dentro un esercizio di narrazione avvincente ma fine a se stesso. Il dubbio per fortuna dura ben poco, visto che nella seconda parte il film lascia quel binario e deraglia fuori strada, prendendo una direzione del tutto personale, andando a scavare dentro il protagonista. È qui che il regista Duncan Jones abbandona il genere della fantascienza per realizzare un film umanista, il cui unico genere in cui è incasellabile sembra diventare quello del “bello”, con la parte finale del film che vola leggiadra verso la poesia pura.

In gran forma il cast, dal sempre grande Jake “save the world” Gyllenhaal a una Michelle Monaghan che ti fa effettivamente venire voglia di salvare il mondo, fino a un’eccellente Vera Farmiga, che qui sembra un versione aggiornata di Cate Blanchett.
Quanto al regista Duncan Jones, se continua così potrebbe diventare un po’ l’equivalente cinematografico del padre. O almeno è quanto gli auguro. Se Moon era il suo Space Oddity, questo è il suo The Man Who Sold the World. Bene, molto bene allora, ma ora cosa ci aspetta?
Naturalmente ch-ch-ch-ch-changes!
(voto 8/9)

martedì 4 gennaio 2011

I miei film dell'anno 2010 - n. 27 Tra le nuvole

Tra le nuvole
(USA)
Regia: Jason Reitman
Cast: George Clooney, Anna Kendrick, Vera Farmiga, Jason Bateman, Melanie Lynskey, Danny McBride, J.K. Simmons, Zach Galifianakis, Chris Lowell
Genere: lavoro, oggi
Se ti piace guarda anche: American Life, Elizabethtown, Rachel sta per sposarsi, Somewhere, Thank you for smoking

Trama semiseria
Dopo Departures e Oltre le regole – The Messenger, proseguiamo nella carrellata di lavori non proprio “carini” offerti dal cinema al tempo della crisi: stavolta è la volta di George Clooney in versione tagliatore di teste, ovvero l’uomo incaricato di andare in giro da un’azienda all’altra degli Stati Uniti a licenziare poveri impiegati malcapitati. La sua vita cinica e solitaria sarà però rivoluzionata da un paio di incontri…

Pregi: George Clooney è alla sua migliore prova da attore e si stenta a credere che sia lo stesso che appena pochi mesi dopo reciterà nel terribile The American (che ci sia lo zampino della Canalis?); il film tratta poi una tematica molto attuale con la giusta dose di cattiveria
Difetti: la prevedibile svolta romantica nella trama, che però per fortuna ha un andamento non così prevedibile

Personaggio cult: la giovane “allieva” di Clooney, una tagliatrice di teste perfettina e secchiona ma senza esperienza sul campo interpretata da una strepitosa Anna Kendrick
Canzone cult: Sharon Jones & the Dap-Kings “This land is your land”
Dialogo cult
George Clooney: “Hai presente quando guardi qualcuno negli occhi e ti senti scrutare dentro l’anima e per un attimo hai la sensazione che intorno a te cali il silenzio?”
Anna Kendrick: “Sì!”
George Clooney: “Ecco… io no.”

Leggi la mia RECENSIONE


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