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domenica 31 agosto 2014

LE MIE CANZONI PREFERITE - 90/81





Prosegue la classifica-maratona dedicata alle canzoni preferite di Pensieri Cannibali di tutti i tempi.
Dopo aver ascoltato le posizioni dalla 100 alla 91, oggi tocca a quelle dalla 90 alla 81.
Unica regola di questa Top 100 per il resto senza regole: lo stesso artista/gruppo non può essere presente con più di un unico brano. Cosa che significa 100 canzoni per 100 artisti/band differenti.

"E sentiamoci un po' di rilassante musica cannibale, dai."

90. Thin Lizzy “The Boys Are Back in Town”
L''inno della mia famiglia: the Gois are back in town!



89. Bluvertigo “La crisi”
I Bluvertigo sono sempre stati un gruppo troppo avanti per il resto del panorama italiano.
Talmente avanti, che parlavano di crisi già nel 1999, quando Renzi parlava al massimo dei Pokemon e giocava ancora con il Tamagotchi.



88. System of a Down “Toxicity”
Un pezzo che mi piace suonare quando sono incazzato con qualcuno.
E negli ultimi tempi è capitato spesso.
Troppo spesso.



87. Iggy Pop “Innocent World”
Questo potrebbe anche essere considerato solo un pezzo minore all'interno della ricca discografia dell'Iguana Iggy Pop.
Ma ad avercene, di pezzi così minori.



86. Bauhaus “She’s in Parties”
Scatta il momento dark, gentilmente offerto dai Bauhaus.
Che le tenebre calino su di noi.



85. The Knife "Pass This On"
Gli svedesi The Knife hanno appena annunciato il loro scioglimento, ma una canzone come questa non passerà mai di moda, né passerà via dai miei ascolti.

P.S. Il titolo di questo brano letto alla piemontese significa "pasticcione".



84. Chris Isaak “Wicked Game”
Il sesso fatto canzone.
E pure video.



83. Waterboys “Fisherman’s Blues”
Un pezzo folk-blues in una classifica di Pensieri Cannibali?
Ma allora tutto è possibile, in questo mondo!



82. Justin Timberlake “What Goes Around... Comes Around”
What goes around... comes around.
Chi lo dice?
Non solo Justin. Lo dice il karma, bitch.



81. Oasis “Don’t Look Back in Anger”
Gli Oasis, il mio primo amore musicale, Cristina D'Avena esclusa.
Non potevano quindi proprio mancare in questa lista.
Gli Oasis, intendo. Non Cristina D'Avena.

mercoledì 16 aprile 2014

DOM HEMINGWAY, LO SCAZZINATORE




Dom Hemingway
(UK 2013)
Regia: Richard Shepard
Sceneggiatura: Richard Shepard
Cast: Jude Law, Richard E. Grant, Demian Bichir, Madalina Diana Ghenea, Kerry Condon, Emilia Clarke, Nathan Stewart-Jarrett, Jordan A. Nash
Genere: criminale
Se ti piace guarda anche: Il lercio, In Bruges, Uomini di parola

A Dom Hemingway piace il cazzo. Lo adora. Il suo, non quello degli altri. A Dom Hemingway piace anche scassinare casseforti. È un Dio nel farlo. È il suo talento. L’altro suo talento, se così vogliamo chiamarlo, è la sfiga. È perseguitato dalla sfiga. A Dom Hemingway non ne va bene una. Perché? Perché sarà anche un criminale scassinatore egocentrico, però in fondo è un buono. E ai buoni le cose non girano mai bene. Così Dom passa 12 anni in galera. Perché? Perché non è una spia. Avrebbe potuto patteggiare e avere uno sconto di pena, ma non è una spia e così si è fatto 12 anni di galera. Dom Hemingway è un po’ il Solomon Northup dei carcerati. Oddio, a parte i 12 anni di prigionia, non hanno granché in comune. Diciamo niente.

Dopo tutti questi anni in gattabuia, Dom esce. Un po’ come Al Pacino in Uomini di parola. Ecco, il paragone è già più calzante, rispetto a quello con 12 anni schiavo. La differenza è che Dom Hemingway quando torna in libertà è più giovane rispetto al vecchio Al che di anni in prigione se n’era fatti 28, eppure alcune cose sono comunque cambiate anche per lui in tutto questo tempo. Ad esempio, dentro i pub e i locali non si può più fumare. Che, per carità, è anche una cosa positiva perché prima c’avevano sempre un’aria irrespirabile, però se uno ci pensa è una cosa assurda. Non lo so, tra un po’ nei locali vieteranno persino gli alcolici e la cosa all’inizio apparirà strana, ma poi tutti ci faranno l’abitudine e, va bene la salute, però è una merda vivere in una società così politically correct. Come le serie “storiche” della HBO e delle altre reti via cavo americane ci insegnao, una volta era tutto un fiorire di bordelli, di posti in cui si poteva scopare, bere e drogarsi in santa pace e adesso è tutto un divieto. È questo ciò che l’uomo chiama progresso?

Una volta ripresa confidenza con il mondo “libero”, se un mondo in cui non si può fumare in un fumoso locale può essere considerato libero, Dom Hemingway cerca di riscattare ciò che gli spetta per aver tenuto la bocca cucita ed essersi fatto 12 anni schiav… pardon, carcerato. “Voglio ciò che mi spetta lo voglio perché mio m’aspetta” mi immagino Dom canticchiare alla Giovanni Lindo Ferretti. In realtà i CSI non sono presenti in colonna sonora, anche perché questo è un film britannico e nel Regno Unito il Consorzio Suonatori Indipendenti manco sanno cos’è. Non ci sono i CSI, però la soundtrack del film è una bella storia. Un’autentica bomba che sfoggia perle di Primal Scream, Motorhead e Pixies (quelli fighi di una volta, non quelli spenti di oggi). Il momento musicale che rimane più impresso è però “Fisherman’s Blues” dei Waterboys, una delle canzoni più belle di tutti i tempi, in questo film interpretata da Emilia Clarke.


"Anche se adesso ho questo look da barbona, non deridetemi.
Sono pur sempre la madre dei draghi!
Ebbene sì, miei cari fan di Game of Thrones in ascolto. Dopo averla vista anche in Spike Island, la Khaleesi in questo film non gioca con i draghetti, bensì è la figlia di Dom Hemingway. Dom Hemingway ve l’ho presentato qui sopra. È un idolo. Un fenomeno. Uno spasso totale. Se non ce l’hai per padre. Se ce l’hai per padre, è una vera merda. Potete quindi capire come Emilia Clarke non impazzisca per lui. Ma questo non è un suo problema. Non è un problema suo, né dei suoi draghetti. Il problema è di Dom Hemingway che, oltre a volersi prendere ciò che gli spetta a livello economico, dopo 12 anni in cella dovrà anche cercare di riallacciare i rapporti con la figlia Khaleesi, anzi no, adesso dobbiamo chiamarla Fhyga… volevo dire Mhysa. Miei cari fan di Game of Thrones in ascolto, vi devo però dare anche una brutta notizia. Emilia Clarke in questo film compare giusto per pochi minuti. Il solo e unico grande protagonista della pellicola è infatti lui, Dom Hemingway, interpretato da un Jude Law scatenato come non mai. Jude Law attore che ho sempre apprezzato molto e che negli ultimi tempi si era specializzato nel tratteggiare in maniera sottile personaggi minori, un po’ sotto tono, come in Closer, Anna Karenina, Effetti collaterali, Contagion o pure il Watson di Sherlock Holmes versione Robert Downey Jr., e invece questa volta è lui a interpretare un personaggio costantemente sopra le righe. Un idolo. Un fenomeno. Uno spasso totale. Un personaggio da amare alla follia. Se non ce l’hai per padre.
(voto 7+/10)

 
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