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lunedì 19 marzo 2012

Awake: come avere due vite e manco mezza interessante

Awake
(serie tv, stagione 1, episodi 1-3)
Rete americana: NBC
Rete italiana: non ancora arrivata
Creata da: Kyle Killen
Cast: Jason Isaacs, Laura Allen, Dylan Minnette, Cherry Jones, B.D. Wong, Wilmer Valderrama, Michaela McManus
Genere: addormentato
Se ti piace guarda anche: Medium, Life, Touch, Person of Interest

Wake up.
Apres los ojos.
Aooo: e svegliatevi, Cristo Santo!

"Ma secondo te esiste una realtà in cui Gigi D'Alessio canta belle canzoni?"
È quello che si potrebbe gridare al narcolettico protagonista e pure all’autore di questa serie. Basterebbe che si svegliassero un attimo, infatti, e questa potrebbe diventare un’ottima serie. Peccato che al momento non lo sembri. E pensare che…
Awake faceva ben sperare con un pilot curioso abbastanza. Originale abbastanza. Intrigante abbastanza.
La storia è quella di un poliziotto che in seguito a un drammatico incidente d’auto, conduce due vite.
In una, suo figlio è morto, mentre sua moglie è viva.
Nell’altra, sua moglie è morta, mentre suo figlio è vivo.
Potendo scegliere solo una delle due, credo sceglierebbe la seconda, visto che - almeno - in quella si può scupare la bella mogliettina. Cavolate a parte, queste due vite convivono nella sua testa più o meno in maniera amichevole. Di più, una si interseca all’altra. In qualche misterioso modo, sono collegate.

"Figlio scemo o moglie gnocca? Uh, che dilemma...
Moglie gnocca tutta la vita. Anzi, tutte e due le vite!"
Una serie come Awake porta così a farsi parecchie domande.
Queste due vite saranno entrambe reali, almeno nella sua testa?
Solo una delle due lo è?
Alla fine si scoprirà che moglie e figlio in realtà sono vivi e vegeti e quello morto (o magari in coma) è lui?
Quest’uomo è pazzo?

Le premesse sono quindi ottime e sembrano preannunciare una serie bella incasinata. Una di quelle che portano a batterti dei pugni forti sulla testa per cercare di seguirla. Una serie alla Lost.
Ma le premesse sono delle puttane.
Già nel primo episodio comunque qualche dubbio viene, considerando come tutto sia spiegato per filo e per segno in maniera troppo didascalica. Roba che uno vorrebbe stare a perdersi dentro la confusione mentale del protagonista e invece la serie cerca di riportare tutto su un piano razionale, attraverso l’uso di non uno, bensì di ben due strizzacervelli.
I problemi veri però arrivano dal secondo episodio. Awake ci risveglia subito dal sogno illusorio di trovarci di fronte a una nuova possibile serie cult e ci scaraventa di fronte a quella che è la sua realtà: l’ennesimo telefilm poliziesco con episodi autoconclusivi di cui nessuno, o di certo non io, sentiva il bisogno.
Alla fine della seconda puntata si cerca di infilarci dentro qualche possibile mistero, per altro in maniera parecchio prevedibile, riguardo all’incidente che ha coinvolto il protagonista e la sua famiglia, ma già nel terzo non se ne fa più parola.
Quello che rimane sono dei casi da tipico crime procedural la cui particolarità sta nelle due realtà parallele vissute dal protagonista. Attraverso gli indizi raccolti in una “realtà” riesce infatti a portare avanti anche l’indagine dall’altra parte. Un meccanismo leggermente differente dai soliti CSI e cloni vari, ma niente di così eclatante da continuare a seguire la serie con il fiato sospeso. Anche perché i casi presentati finora non è che siano poi di così grande interesse.

"Il terzo episodio è stato così terribile da chiamare l'ambulanza? Azz!"
Con le serie tv le cose possono poi cambiare da un episodio all’altro, può capitare di affezionarsi ai personaggi quando meno te lo aspetti e tutto può cambiare. L’impressione su questa serie, ora come ora dopo appena 3 episodi, è però quella di un’occasione sprecata per realizzare qualcosa di davvero interessante e di un minimo originale. Se qualcuno alla vigilia parlava di “Inception delle serie tv”, di fronte ad Awake ci troviamo costretti a un risveglio brusco come il suono della sveglia alle 6 A.M.
La notevole freddezza emanata da Awake, che nel pilot poteva incuriosire, dopo una manciata di episodi appare già troppo asettica e affezionarsi sembra davvero un’impresa ostica, anche perché i personaggi per il momento sono quanto di più lontano ci possa essere dall’essere accattivanti.
Capisco che il protagonista possa essere frastornato dalla confusione di vivere due vite in due dimensioni parallele eppure cominicanti, però Jason Isaacs (Lucius Malfoy nella saga di Harry Potter è stato il suo ruolo più importante, per dire) ha lo sguardo davvero troppo imbambolato per muovere un qualsiasi sentimento di empatia, figuriamoci di simpatia, nei suoi confronti. Nella situazione in cui si trova, si potrebbe creare un cortocircuito drammatico pazzesco, e invece per adesso la serie non ha regalato manco mezza emozione.
"Ormai anche i miei veri genitori credono io esista solo in una dimensione
parallela. Hanno pure affittato camera mia a un ragazzo alla pari..."
Il suo figlio teenager è Dylan Minnette, che aveva già interpretato il figlio di Jack in Lost e pure lì esisteva solo in una realtà parallela; il suo sguardo, però, se possibile è ancora più catatonico di quello di papà Jason Isaacs. Quanto alla moglie, Laura Allen è caruccia ma pure lei è espressiva quanto una tartaruga imbalsamata. Tra i personaggi di contorno svettano poi Wilmer Valderrama, mitico Fez di That ‘70s Show ma decisamente poco a suo agio nei panni dello sbirro, Cherry Jones, già presidentessa degli Stati Uniti nella 7a e 8a giornata di 24 poco incisiva qui come psicoterapeuta, e Michaela McManus, fighetta proveniente da One Tree Hill, serie certo non nota come fucina di talenti recitativi, e che scommetto finirà per farsi il protagonista almeno in una, se non in entrambe le realtà. Ma tra tutti gli attori, ce ne fosse uno che sembri davvero awake.

Per un giudizio definitivo è ancora presto, ma il suo rapido scivolare dal “Promettente!” del pilot, al “Bah!” del secondo episodio, fino al “Che palle!” del terzo non lascia sperare in niente di buono… Considerando poi che l’ideatore della serie Kyle Killen è già l’autore del flop tv Lone Star, serie cancellata dopo giusto 2 episodi trasmessi 2, nonché lo sceneggiatore di quell’obbrobrio di Mr. Beaver, scemo io ad avergli dato fiducia.
Più che tenerci Awake, mi sa che presto questa serie ci farà addormentare tutti.
(voto 6-/10)

In una dimensione parallela, esiste una versione di Awake in cui le premesse del pilot si sviluppano in una serie magnifica destinata a cambiare la storia della televisione.
Peccato solo non sia in questa dimensione.


(off topic: grazie a CheRotto del blog OsirisicaOsirosica per aver realizzato anche questa volta il nuovo fantastico header cannibale che potete ammirare alla testa del blog)


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