Visualizzazione post con etichetta woody harrelson. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta woody harrelson. Mostra tutti i post

lunedì 15 gennaio 2018

Tre manifesti a Ebbing, Missouri e una recensione a Casale Monferrato, Piemonte





Tre manifesti a Ebbing, Missouri
Titolo originale: Three Billboards Outside Ebbing, Missouri
Regia: Martin McDonagh
Cast: Frances McDormand, Woody Harrelson, Sam Rockwell, Lucas Hedges, Kathryn Newton, Caleb Landry Jones, Abbie Cornish, Kerry Condon, Peter Dinklage, John Hawkes, Samara Weaving


venerdì 3 giugno 2016

Codice 999, la recensione che dà i numeri





Codice 999
(USA 2015)
Titolo originale: Triple 9
Regia: John Hillcoat
Sceneggiatura: Matt Cook
Cast: Casey Affleck, Chiwetel Ejiofor, Anthony Mackie, Woody Harrelson, Aaron Paul, Clifton Collins Jr., Norman Reedus, Kate Winslet, Gal Gadot, Teresa Palmer, Michael Kenneth Williams
Genere: heist movie
Se ti piace guarda anche: The Town, Inside Man, Point Break, Killing Zoe, Training Day

Oggi per la recensione di Codice 999 do i numeri.
Più del solito, intendo.


0
I segni particolari di questa pellicola rispetto ad altre dello stesso genere. Quale genere?
L'heist movie, il cosiddetto film di rapine, quello in stile The Town o Killing Zoe, ben più riusciti di questo. Con l'aggiunta di echi da qualunque pellicola criminal/poliziesca in generale.

mercoledì 25 febbraio 2015

HUNGER GAMES: IL CANTO DE IL VOLO





Hunger Games: Il canto della rivolta - Parte I
(USA 2014)
Titolo originale: The Hunger Games: Mockingjay - Part 1
Regia: Francis Lawrence
Sceneggiatura: Peter Craig, Danny Strong
Tratto dal romanzo: Il canto della rivolta di Suzanne Collins
Cast: Jennifer Lawrence, Josh Hutcherson, Liam Hemsworth, Donald Sutherland, Woody Harrelson, Julianne Moore, Philip Seymour Hoffman, Sam Claflin, Natalie Dormer, Willow Shields, Paula Malcomson, Elizabeth Banks, Jena Malone, Stanley Tucci, Jeffrey Wright, Elden Henson, Sarita Choudhury, Stef Dawson
Genere: rivoluzionario
Se ti piace guarda anche: gli altri Hunger Games, le foto di Jennifer Lawrence nuda

Dunque, dove eravamo rimasti?
Proprio non me lo ricordo. Hunger Games fa così tanto... 2012. Prima di passare del tutto di moda, la saga tratta dai romanzi di Suzanne Collins ha però ancora da sparare il suo gran finale, sdoppiato per l'occasione in due parti. Il classico espediente per raddoppiare gli incassi?
Nooo, ma perché pensate subito male?
A guardare questo capitolo 1 de Il canto della rivolta in effetti a tratti il dubbio viene. La prima parte della pellicola in particolare inizia con ritmi molto bassi, qua e là ci sono poi alcune scene che fanno tanto riempitivo e in più qualche sequenza sembra del tutto superflua. Eppure...
Eppure il film funziona, come d'altra parte già i due precedenti episodi Hunger Games e Hunger Games: La ragazza di fuoco. La sensazione di trovarsi di fronte a un antipasto anziché a una portata principale vera e propria non svanisce quasi mai nel corso della visione, però il tutto risulta piacevole come un aperitivo ben fatto. E neppure troppo bimbominkioso, ci crediate o meno.

venerdì 14 marzo 2014

NON SERVE ESSERE TRUE DETECTIVE PER SAPERE QUAL È LA SERIE DEL MOMENTO




True Detective
(serie tv, stagione 1)
Rete americana: HBO
Rete italiana: non ancora arrivata
Creata da: Nic Pizzolatto
Regia: Cary Joji Fukunaga
Sceneggiature: Nic Pizzolatto
Cast: Matthew McConaughey, Woody Harrelson, Michelle Monaghan, Michael Potts, Tory Kittles, Alexandra Daddario, Lili Simmons, Kevin Dunn, Shea Whigham, Michael Harney, Brighton Sharbino, Erin Moriarty, Ann Dowd
Genere: alt-thriller
Se ti piace guarda anche: Twin Peaks, The Tree of Life, American Horror Story

Dopo aver visto True Detective, di notte non guardarete più il cielo stellato con gli stessi occhi. Questo per dire che sì, le serie tv possono cambiare la vita e sì, True Detective è una di queste.

Di cosa parla, questo tanto celebrato True Detective, serie trasmessa negli USA da HBO e in Italia da BOH, ancora non si sa?
Presentarla come serie crime non renderebbe giustizia per niente a ciò che è in realtà. True Detective non è tanto un’indagine su una sfilza di omicidi. Sì, ci sono anche quelli. La serie è costruita con la scusa di una storia thriller, uno delle più avvincenti e misteriose degli ultimi anni, ma non lasciatevi ingannare. True Detective è anche e soprattutto un’indagine sulla natura umana.
Al mondo ci sono due tipi di persona: quelli come Marty Hart (un fantastico Woody Harrelson) e quelli come Rust Cohle (un Matthew McConaughey over the top). Ci sono quelli che la vita semplicemente la vivono, e quelli che invece ci stanno a pensare sopra, a rifletterci, a farsi delle domande. Ci sono quelli che sanno godersi le cose e quelli che non riescono a separarsi dal loro eterno pessimismo cosmico. Al mondo ci sono due tipi di persona, ma tutti e due i tipi sono in qualche modo destinati all’infelicità. A cercare sempre qualcosa d’altro, qualcosa di diverso. Marty ad esempio ha una moglie e due figlie, eppure gli piace andare a scopare in giro. D’altra parte quando ti capitano tra le mani Alexandra Daddario…


e Lili Simmons, quella che già turba i sonni degli spettatori dell’altra grande serie del momento, Banshee…


…non puoi tirarti indietro. Marty/Woody Harrelson non ci pensa nemmeno a farlo, per quanto la sua mogliettina Michelle Monaghan non sia nemmeno lei niente male. In pratica True Detective è la serie più bella in circolazione con le tette più belle in circolazione. I due fatti credo siano in qualche modo strettamente connessi. E Woody Harrelson è il maledetto bastardo più fortunato in circolazione.

Ma lasciamo da parte le tette e torniamo ai nostri due protagonisti.
Nel mezzo del cammin della sua vita e degli anni ’90, il detective Marty si ritrova per una selva oscura, davvero oscura, e come compagno di viaggio per l’indagine della misteriosa e inquietante morte di tale Dora Lange si ritrova non uno come Virgilio, bensì uno come Rust. Uno che non è certo l’anima dei party.

“Sono un pessimista”
“Ok. Che significa?”
“Significa che faccio schifo alle feste.”
“Lascia che te lo dica… Non te la cavi un granché nemmeno fuori dalle feste.”


Dire di più su Rust Cohle non servirebbe. Bisogna vederlo. Rust Cohle è uno dei personaggi più fenomenali e memorabili di sempre, che si parli di tv, cinema o letteratura, Rust Cohle is the man.
Questo gioco di contrasti è il punto di forza dirompente della serie. Ok, un sacco di storie incentrate su due poliziotti differenti si basano su questo. Qui però non siamo dalle parti di un action alla Arma letale. Qui siamo, come detto, dentro un dramma esistenziale. I confronti tra Marty e Rust qualche risata la sanno anche regalare, però il loro è proprio uno scontro tra due modi del tutto opposti di vedere la vita. Cosa che non significa che non possano convivere. Anzi, i due true detectives sono talmente diversi l’uno dall'altro da essere perfetti insieme. Ebbene sì, questa è una vera e propria Bromance. In True Detective ci sono un sacco di tette, ci sono un sacco di tette di qualità elevatissima, eppure questa alla fine della fiera è la storia d’amore tra due uomini.
MARTY AMA RUST E RUST AMA MARTY, NA NANNA NANA, NANANA NANAAA
No, non è un amore omosessuale, bensì è il rapporto tra due persone che si completano a vicenda, senza scoparsi a vicenda.

Il contrasto tra due modi diversi di concepire la vita si può osservare anche nelle due figlie di Marty. Una è la ragazza popolare del liceo, la cheerleader, l’altra è quella alternativa, la ribelle. Marty si rivede più nella prima, mentre la seconda non la capisce. È come se si fosse trovato un Rust non solo come partner lavorativo, ma pure un Rust come figlia. L’indagine principale alla base della serie allora forse non è tanto quella sulla morte di Dora Lange e di tutti gli altri misteriosi casi a essa connessi. L’indagine è quella condotta da Marty, un uomo dalle mille contraddizioni, eppure fondamentalmente un uomo “normale”, un americano medio, il classico sbirro. La sua è un'indagine allo scoperta del “diverso”. Di quelli come sua figlia. Di quelli come Rust Cohle.
Possiamo considerare il carattere alquanto particolare di Rust come una conseguenza della perdita della sua figlia, ma in realtà probabilmente lui è sempre stato così. Uno che, anche quando è circondato dalle persone, si sente solo. Alone with everybody, come diceva il titolo di un album di Richard Ashcroft. Rust Cohle è sempre stato un disadattato. Uno estraneo al resto del mondo. Il mistero della serie non è tanto se i due riusciranno a pescare il pericoloso e misterioso serial killer che pare essersi lasciato una scia senza fine di morti in lungo e in largo per la Louisiana e dintorni, ma è: Marty riuscirà a capire Rust? Riuscirà a guardare il mondo, anche solo per un istante, attraverso i suoi occhi?

"Cioè, Woody c'ha pure le figlie fighe e la mia invece è morta?
In che mondo ingiusto viviamo?"
La domanda che vi starete facendo voi invece è: ma True Detective non era una serie crime?
No, ve l’ho detto. È qualcosa di differente. Tanto che alla risoluzione del caso, alle spiegazioni, viene dato uno spazio volutamente piccolo. Come dice Marty/Woody Harrelson, "Basta, non voglio saperne più niente."
True Detective è come un Twin Peaks, ma meno visionario. È come un The Tree of Life televisivo, per il libero fluire del tempo e per i rapporti famigliari, solo con molti più dialoghi, una trama thriller e nessun dinosauro. Presenta una forte componente spirituale, religiosa e filosofica, però è allo stesso tempo un prodotto terra terra. Per impostazione è come American Horror Story, visto che è una serie antologica in cui ogni stagione è una storia singola a sé stante, ma virato verso il thriller anziché l’horror.
True Detective è interpretato in maniera pazzesca, oltre ogni limite, soprattutto da Matthew McConaughey, qui alle prese con la sua prova più estrema, ancor più che in Killer Joe o in Dallas Buyers Club, ha un’ottima colonna sonora e una sigla splendida (“Far From Any Road” degli Handsome Family) ed è diretto da Cary Joji Fukunaga meglio di quasi qualunque film in circolazione, si veda il piano sequenza del finale della quarta puntata, che altroché il Cuarón di Gravity. È una storia tradizionale, la più antica storia del mondo, la battaglia tra luce e oscurità, ma è raccontata con una forza nuova (ogni riferimento a partiti politici NON è voluto), con uno stile talmente letterario e talmente cinematografico da trovare la sua collocazione ideale negli spazi dilatati di una serie televisiva.
True Detective è la luce più brillante che illumina il nero del piccolo schermo e, quando avrete finito di vederla, di notte non guarderete più il cielo stellato con gli stessi occhi.
(voto 9+/10)

giovedì 30 gennaio 2014

CHRISTIAN BALE DAYLE



Oggi è il Christian Bale Day!
L’attore gallese spegne 40 candeline e per l’occasione io e il solito gruppetto di blogger cinefili organizzati abbiamo deciso di festeggiarlo con una festa a sorpresa. Eh sì, perché questo mese abbiamo già indetto una giornata tutta per un personaggio, Martin Scorsese, però ci dispiaceva per il povero Bale e allora abbiamo deciso di bissare pure con un giorno a lui interamente dedicato che se no mi si metteva a frignare e se poi quello sbrocca, diventa pericoloso.
Ecco qui tutti i blog che partecipano all’eventone:

Director's cult
Non c'è paragone
Ho voglia di cinema
White Russian
Life functions terminated
Montecristo



Bella lì, anzi Bale là lì, perché così posso approfittare dell'occasione per parlare un po’ di uno dei miei attori preferiti in the world. Che poi mi chiedevo: “Ma quand’è che ho cominciato a considerare il Bale uno dei miei attori, se non addirittura il mio attore favorito in assoluto, Leo DiCaprio che con The Wolf of Wall Street ha messo la freccia di sorpasso permettendo?”
Il primo film che l’ha fatto salire alla ribalta mondiale, conferendogli lo status di baby celebrity, è stato L’impero del sole. Quel vecchio figlio di una buona donna di Steven Spielberg per una volta c’ha visto lungo. Christian Bale già allora era un piccolo portento recitativo. Eppure non è stato lì che il Bale è entrato nelle mie grazie.
Vediamo un po’ cosa ha fatto d’altro: proseguendo nel suo Curriculum Vitae su IMDb, ci sono titoli che ancora mancano alle mie visioni come Piccole donne e Ritratto di signora, quindi niente. Più su che c’è?
Velvet Goldmine. Bingo! È lì che ho cominciato a considerarlo davvero un grande. In mezzo a un Jonathan Rhys Meyers in versione David Bowie e a un Ewan McGregor alter-ego di Iggy Pop, zitto zitto sbucava lui, il vero grande protagonista di quella splendida pellicola glam. Eppure non è stato nemmeno quello.

"Hey tu coso, hai messo su ciccia!"
A trasformare Christian Bale in un mio idolo totale è stato American Psycho. Il film di Mary Harron non raggiunge gli stecchi picchi di genialità e cattiveria del romanzo di Bret Easton Ellis da cui è tratto, ma c’è un aspetto della pellicola che funziona al 100%. Christian Bale è un Patrick Bateman perfetto. È riuscito nell’impresa quasi impossibile di rendere un personaggio che sembrava poter vivere soltanto su carta in carne e ossa. Bale/Bateman è inquietantissimo e comico allo stesso tempo. È un pazzo serial killer e contemporaneamente un buffone. Le due facce contrastanti di un personaggio simile nelle mani di quasi qualunque altro attore al mondo, pure di quelli bravi, avrebbero prodotto un risultato disastroso. Con Bale invece si raggiunge il sublime, in quella che per quanto mi riguarda è una delle interpretazioni più pazzesche e mostruose nell’intera storia del cinema mondiale.

"Sono il te del futuro, pirla! O sono il te del passato?"
Da lì in poi, Christian Bale ha giocato il resto della sua carriera sui contrasti: da una parte il bellone superficialone muscoloso e dall’altra il freak, il mostro, lo psicopatico pelle e ossa. Il gallese ha dimostrato di essere l’attore più trasformista di Hollywood e dintorni, passando dall’anoressia insonne de L’uomo senza sonno al fisicato Bruce Wayne/Batman, che con il suo Bateman oltre al cognome ha molti punti di contatto. Visto che a quanto pare il suo sport preferito pare essere quello di perdere e poi rimettere su peso nel giro di pochi mesi, anche più di recente ci ha regalato nuove trasformazioni fisiche impressionanti, con il magrone da Oscar di The Fighter alternato agli impegni con i capitoli successivi della saga nolaniana dell’uomo pipistrello, per poi diventare un pelatone con la panzetta da alcolizzato nel recente American Hustle, che gli è valso una nuova nomina per la statuetta dorata.

Negli ultimi mesi, il Bale è stato protagonista anche di un’altra pellicola, passata decisamente più inosservata rispetto ad American Hustle e da noi manco ancora uscita: Out of the Furnace. Perché un film che vanta nel cast Christian Bale, ma anche Casey Affleck, Zoe Saldana, Forest Whitaker, Willem Dafoe e persino Woody Harrelson è passata tanto sotto silenzio e, per una volta, non a torto?
Andiamo a capirne il motivo.

Out of the Furnace
(USA, UK 2013)
Regia: Scott Cooper
Sceneggiatura: Brad Ingelsby, Scott Cooper
Cast: Christian Bale, Casey Affleck, Zoe Saldana, Woody Harrelson, Forest Whitaker, Willem Dafoe, Bobby Wolfe, Boyd Holbrook
Genere: provincia americana
Se ti piace guarda anche: Shotgun Stories, Cogan – Killing Them Softly, Ain’t Them Bodies Saints

Out of the Furnace è un film brutto?
No.
Out of the Furnace è un film inutile?
Sì.
Out of the Furnace è un film noioso?
Dio, sììììììì!

"Hey, ma tu sei quella di Avatar?"
"Proprio io, finalmente te ne sei accorto."
"Ok, in tal caso non stiamo più insieme!"
Ci sono soprattutto due tipi di pellicole che mi fanno incazzare: quelle che un sacco di gente considera dei capolavoroni assoluti ma non si capisce bene il perché, come Avatar o Gravity o Braveheart, e poi le pellicole inutili. Quelle che le vedi e ti chiedi “E allora? Ce n’era davvero bisogno?”. E ti chiedi anche cosa abbiano trovato attori tutt'altro che disoccupati come Bale, Whitaker e Harrelson in una sceneggiatura del genere. Out of the Furnace è un film che racconta una di quelle storie piccole, di vita della profonda provincia americana, di quelle già mostrate in maniera più efficace in un sacco di altre pellicole analoghe. Un thriller drama del tutto anonimo, sia per scrittura che per regia che per personaggi, che sfocia nel più tradizionale dei revenge movie, senza neppure lo stile dei revenge movie orientali e restando solo nell’ambito delle storie di giustizia privata che tanto piacciono all’americano medio. E allora lo vedi e ti chiedi: “C’era davvero bisogno di un altro revenge movie?”

"Il Cannibale ultimamente mi si è ritorto contro, devo rimetterlo in riga!"
Posso capire i film brutti. Ma questi film non pessimi quanto mediocri mi fanno incazzare ancora di più. Dopo il valido Crazy Heart, che però registicamente non è che si segnalasse in maniera particolare, Scott Cooper gira un’altra storia da America country, solo che stavolta non ha una storia interessante da raccontare. La vicenda è incentrata su due fratelli: Bale è quello più responsabile, lavora in fabbrica ma un giorno fa un incidente in auto e finisce in galera; Casey Affleck è invece quello più "fuori", un reduce dall’Iraq che non riesce a trovare un posto nella merdosa cittadina in cui vive e così per passare il tempo e racimolare dei soldi entra in una specie di fight club. Tra salti temporali repentini e affrettati, il film procede senza mai catturare l'attenzione o provocare un'emozione e tu resti lì in attesa che finalmente spicchi il volo. Sai che questo Out of the Furnace possiede il potenziale per uscire dalla mediocrità in cui è immerso, la stessa mediocrità in cui vivono i suoi personaggi. Lo sai perché se Bale e gli altri hanno deciso di girarlo c’avranno visto qualcosa, una luce in grado di illuminare una visione di livello tanto medio. Aspetti, aspetti, aspetti un altro poco, fino a che il film finisce, il decollo non c’è mai stato e tu resti lì a chiederti: “E allora?”

Nell’anonima mediocrità in cui è avvolta questa pellicola, che per atmosfere è vicina a certo cinema dei Coen o di Jeff Nichols o di Andrew Dominik senza possedere una personalità sua, finisce pure il nostro eroe di giornata. Bale qui se la cava, perché Bale se la cava sempre, ma nemmeno lui riesce a regalare alcun lampo, anche solo uno, anche solamente mezzo, a un film che fa incazzare. Perché una sola cosa è peggio dei film brutti o di quelli sopravvalutati. I film medi. E un film medio con il re degli estremismi come Christian Bale non lo posso davvero accettare.
(voto 5-/10)

Il giudizio di Pusheen the cat sul film



martedì 10 dicembre 2013

HUNGER GAMES – LA RECENSIONE DI FUOCO




Hunger Games – La ragazza di fuoco
(USA 2013)
Titolo originale: The Hunger Games: Catching Fire
Regia: Francis Lawrence
Sceneggiatura: Simon Beaufoy, Michael Arndt
Tratto dal romanzo: La ragazza di fuoco di Suzanne Collins
Cast: Jennifer Lawrence, Josh Hutcherson, Liam Hemsworth, Woody Harrelson, Elizabeth Banks, Donald Sutherland, Philip Seymour Hoffman, Sam Claflin, Jeffrey Wright, Amanda Plummer, Jena Malone, Stanley Tucci, Lenny Kravitz, Paula Malcomson, Willow Shields, Lynn Cohen, Toby Jones
Genere: affamato
Se ti piace guarda anche: Hunger Games, Jumanji, Battle Royale

PREMESSA 1
Attenzione: questo è un post lungo e delirante.
Leggete soltanto a vostro rischio e pericolo!

PREMESSA 2
Non credete a chi vi dice che odia la saga di Hunger Games. Sta mentendo. Perché non fa figo dire che è una figata. Perché è roba da teenagers. Perché è roba da femmine. Perché è troppo commerciale. Chi vi dice che la saga di Hunger Games è una cagata pazzesca, probabilmente però è proprio il primo che in gran segreto si è emozionato a rivedere sullo schermo Katniss Everdeen.
O magari non l’ha mai visto. Mi piacciono proprio, le persone che giudicano qualcosa a priori.
Che merda, Hunger Games!
“L’hai visto?”
No. Ma pare sia peggio di Twilight.
“E quello l’avevi visto?”
“No, però sembra fosse peggio persino dei Take That.”
Ma che c’entrano loro? E comunque, l’hai mai sentiti i Take That? Alcune loro canzoni non erano male.
“No, però mi hanno detto che erano peggio pure dei Duran Duran.”
Ma l’hai mai sentiti i Duran Duran?
“No, ma…”
E così all’infinito. Andando oltre i propri pregiudizi, andando oltre quello che dice la “ggente”, andando oltre anche alla banalità che vi sto per rivelare: nella vita è sempre bene farsi un’opinione propria e si può cambiare idea rispetto a quanto si immaginava per solo sentito dire. A parte su Twilight, che quello vi garantisco che è 'nammerda e basta.

LA STORIA
(ATTENZIONE SPOILER)
Che succede, in Hunger Games – La ragazza di fuoco?
Dopo aver vinto gli Hunger Games e pure un Oscar, Katniss Everdeen/Jennifer Lawrence è ancora la ragazza con i piedi per terra di una volta. Non si è montata la testa e tanto meno Peeta/Josh Hutcherson. Adesso camminano solo in slow-motion e con costosissimi abiti infuocati di Cinna & Gabbana addosso, ma a parte questo per loro è tutto come prima.


A un anno di distanza dalla gloria mondiale, Katniss è sempre più vicina a Gale/Liam Hemsworth, il quale non sta più con la sua ragazza storica, Miley Cyrus, che da fan degli oggetti inanimati l’ha mollato per mettersi a limonare il libro di Hunger Games.


In prossimità dei nuovi Hunger Games, Katniss e Peeta devono lasciare la loro nuova casa nel “Villaggio dei vincitori”, che alla faccia del nome sembra Auschwitz, e sono chiamati a partecipare a un tour mondiale di stadi e arene insieme a Vasco e al Liga, che hanno accettato di far loro d’apertura musicale. Ma c'è un problema: all’infuori del Distretto 11, il secondo distretto più povero e sfigato del globo anche noto come Italia, Vasco e il Liga non li conosce nessuno e così prima di procedere con le tappe successive vengono brutalmente giustiziati. Evvai!!!

Scusate per lo slancio d’entusiasmo. Meglio tornare professionali, prima che dall’alto decidano di far fuori pure me. Il distretto più sfigato in assoluto, se ve lo stavate chiedendo, è il Distretto numero 12, anche noto come Grecia. È qui che sono cominciate alcune rivolte e forme di protesta, dopo che Katniss alla fine della precedente edizione del Grande Fratello di Survivor di X-Factor degli Hunger Games aveva osato sfidare le regole del gioco e del sistema oppressivo che domina tutto il mondo.
Ecco un’immagine delle proteste che si sono diffuse pure nel Distretto 11, quello italiano.


Ed ecco un’altra immagine delle proteste, prima che il Liga venisse giustiziato…


"Ragazzi, ora sì che siamo pronti per un ricevimento da Alfonso Signorini!"
Dopo il tour mondiale dei precedenti giochi, è finalmente il momento di uccidere qualcun altro, ovvero iniziare una nuova edizione degli Hunger Games. Visto che si tratta della 75esima edizione, il super cattivone, il Presidente Coriolanus Snow (Donald Sutherland) insieme agli autori del programma, ancora più perfidi di quelli del Grande Fratello, decidono di scopiazzare L’isola dei famosi e organizzare una stagione dedicata ai VIP, cioè i vincitori delle precedenti edizioni.
Ogni Distretto deve partecipare con un concorrente maschio e uno femmina. Per il Distretto 12, come maschio tra Peeta e Haymitch/Woody Harrelson viene estratto Peeta. E' proprio uno sfigato, 'sto ragazzo!

Come femmina, l’ardua scelta è tra Katniss e Katniss. E poi tra i nomi in lizza c’è anche quello di una certa Katniss.
E dall'urna esce il nome di…
Katniss, che sorpresa!
Mentre sale sul palco, scivola però su una buccia di banana messa lì dal perfido Snow.

"Questa me la pagherai cara, dannato Snow!"

Tutti nel Distretto 12 avevano scommesso sull’uscita del suo nome, quindi quando un’emozionata e quasi commovente Lady Gaga Effie/Elizabeth Banks lo legge, in piazza scoppia un boato e i ragazzi cominciano a fare caroselli sulle loro automobili immaginarie, poiché sono troppo poveri per avere auto vere. Prima di rendersi conto che Katniss veniva data dai bookmakers 1 a 1 e quindi non ha fatto vincere manco un euro a nessuno.

"Mi chiedo quante lampade dovrò ancora farmi,
se voglio diventare più scuro di Carlo Conti."
Tornata la calma al Distretto 12, Katniss e Peeta vanno in ritiro per prepararsi agli Hunger Games e Haymitch li convince a stringere qualche alleanza, perché quest’anno i concorrenti sono tutti molto agguerriti, essendo vincitori di precedenti edizioni, non solo degli Hunger Games ma pure di altri reality e talent-show vari. Ci sono nomi “importanti” come quelli ad esempio di Emma Marrone e Leon Cino di Amici, Jonathan e Floriana del Grande Fratello, Marco Mengoni e Chiara di X-Factor.
Nel corso degli allenamenti, Chiara di X-Factor si mette a cantare “Somewhere Over the Rainbow” come nella pubblicità della Tim e viene subito mortalmente trafitta da Katniss con una freccia. Judy Garland dall’alto dei cieli la ringrazia, nel Distretto 12 partono nuovi caroselli su auto immaginarie e i giudici decidono di chiudere un occhio sul fatto che gli Hunger Games non fossero ancora ufficialmente iniziati.
Poco ispirati dai nomi sconosciuti degli altri concorrenti presenti, Katniss e Peeta decidono di allearsi con il bellone Finnick/Sam Claflin e con la sua partner, la nonna dei Croods, una vecchina di 120 anni che, pur di conquistarsi i suoi 15 minuti di celebrità prima della morte, ha deciso di proporsi come volontaria per gli Hunger Games. Iscriversi a un corso di ballo liscio era troppo semplice?


"Mmm... io sono molto più affascinante di quella mummia!"

"Eddai Lenny, sto probabilmente per morire in maniera brutale.
Me lo fai un pezzettino di Are You Gonna Go My Way?"
Dopo più di un’ora di film, ecco che comincia la nuova edizione degli Hunger Games, che promette di essere ancora più esplosiva e letale della prima. Sbucano così fuori nebbie nocive, scimmie urlatrici, ghiandaie imitatrici che replicano la voce di Chiara che canta deturpa “Somewhere Over the Rainbow” e vengono pure loro fatte subito fuori brutalmente da Katniss, che così diventa sempe di più la beniamina del pubblico a casa. Vabbè, anche il fatto che sia una bella sgnacchera la aiuta.
A parte questo, non è che succedano poi grandi cose e così, per animare un’edizione un po’ spenta, Katniss si mette a limonare con Peeta, che è una cosa che fa sempre salire gli ascolti e fa felici tutti. Persino Gale. Se non altro è contento che questa volta la sua tipa non lo tradisca con un martello. Sono piccole soddisfazioni.
Due ore dopo, finito di limonare con un disidratato Peeta, Katniss apre gli occhi e vede in cielo un arcobaleno. Le torna in mente “Somewhere Over the Rainbow” nell’orripilante versione di Chiara e pensa: “Ma certo, come ho fatto a non pensarci prima? Dev’essere l'arcobaleno la chiave di tutto!”. Scaglia così una freccia “over the rainbow”, sopra l’arcobaleno e il cielo viene giù, mettendo così fine agli Hunger Games – VIP Edition.

Mentre tutto brucia e si sfalda, Katniss viene portata in salvo con Haymich e Finnick, che le comunicano con tatto che il Distretto 12 e tutte le persone che conosce sono: “Morti! Morti stecchiti! Non li rivedrai mai più, Katniss cara, tié!”.
E lei reagisce così...


Dopo averle fatto questo innocente scherzetto, Haymich e Finnick le dicono che in realtà la madre e la sorellina bimbaminkia sono ahinoi ancora vive, così come Peeta, il quale però si trova a Capitol City dove viene torturato in una maniera agghiacciante, con l’ascolto 24 ore su 24 a tutto volume di “Somewhere Over the Rainbow” naturalmente nella versione cantata da Chiara. Sulle note agghiaccianti della sua interpretazione si chiude la pellicola, che ci dà appuntamento il prossimo anno, con la prima parte del capitolo finale: Il canto della rivolta. Brought to you by Tim.



Cosa mi aspetto che capiti, nel gran finale della saga?
Fondamentalmente questo...


IL FILM
Hunger Games – La ragazza di fuoco stilisticamente non è poi molto differente dal precedente capitolo. Il cambio di regia, nel passaggio da Gary Ross a Francis Lawrence, non si è fatto sentire più di tanto. Dopo tutto, per quanto la adori, si tratta pur sempre di una saga commerciale e il nome del regista diventa un optional che finisce per risultare un elemento di secondo piano rispetto ad altre componenti del brand. In questo caso non è troppo un male, visto che Francis Lawrence arrivava da pellicole orride come Io sono leggenda e Constantine, così come da una robettina innocua come Come l’acqua per gli elefanti con Robert Pattinson, e per la prima volta qui è invece riuscito a tirare fuori una regia decente. Miracolo.
Nonostante la sostituzione in cabina di regia, anche questo La ragazza di fuoco mantiene i pregi quanto i difettucci del primo episodio. In entrambi i casi, la parte più convincente e coinvolgente è quella iniziale, con la costruzione di un’atmosfera scurissima, angosciante, senza speranza. Sembra The Walking Dead, solo senza zombie e recitato meglio. Quando cominciano gli Hunger Games e le sequenze più action, lì invece vengono fuori i limiti della pellicola. In questo secondo episodio i pensieri non vanno però più tanto dalle parti di Battle Royale, come per il primo episodio, bensì di… Jumanji.

"Da cosa si capisce che il nostro rapporto è più finto di quello
di Tom Cruise con Katie Holmes?"
Ho capito perché mi piace tanto questa saga di Hunger Games. A parte per Jennifer Lawrence. Non ho ancora parlato di Jennifer Lawrence? Sto facendo un post su Hunger Games e lei l’ho menzionata appena? Un attimo e ci arrivo…
Prima voglio parlare di Jumanji. Al di là dei riferimenti al mito greco di Teseo contro il Minotauro, o a film come Battle Royale, Rollerball e The Running Man, rivisti però in una chiave più moderna, con tanto di sguardo parodistico nei confronti dei vari reality, talent e survival show e con tanto di storie d’amore in bilico tra realtà e fantasia come quelle di Tom Cruise, gli Hunger Games mi hanno fatto tornare in mente Jumanji, pellicola con Robin Williams e Kirsten Dunst tra i miei cult infantili assoluti. Anche qui i protagonisti sono “costretti” a partecipare a un gioco loro malgrado e non c’è niente da fare, devono partecipare fino alla morte o fino alla vittoria, superando una serie di prove assurde con animali pericolosi, avverse condizioni climatiche, persino un clima più secco di quello che ci sarà ai prossimi Mondiali in Brasile, e quant’altro. Un gioco spietato, alla faccia dei film per ragazzi. Certo, la violenza in Hunger Games non è mai esibita in maniera eccessiva, ma se vi aspettate una pellicola splatter potete rivolgervi altrove, perché i film di questa serie non sono horror, e non sono nemmeno tanto robe sci-fi o fantascientifiche. Hunger Games in realtà è soprattutto una saga… politica.

POLITIK
Hunger Games è una saga che, alla faccia degli scettici, ha qualcosa da dire, a livello socio-politico. Insomma, a livello politico ha molte più cose da dire di un – faccio un nome del tutto a caso – Matteo Renzi. Ma lasciamo perdere Renzi, in fondo, come dice la frase simbolo della pellicola: "Ricorda chi è il tuo nemico." E il nemico vero resta sempre BerluSnow.
Con Hunger Games non siamo ai livelli di 1984 di George Orwell, va bene, ve lo concedo, però per essere una serie rivolta prevalentemente agli adolescenti (ma poi mica tanto) è molto più impegnata delle altre saghette fantasy e young adult in circolazione. Harry Potter – tanto per fare un altro nome a caso – di che parla? È la solita favoletta per bambini sul Bene contro il Male, ed è anche caruccia e tutto, ma quali connessioni ha con l’attualità, con la società?
Non vi viene in mente niente?
Vi do un piccolo suggerimento: nessuna.

Hunger Games è inoltre un esempio di moderno femminismo. Come Buffy, come le girls di Spring Breakers, come – massì esageriamo – come le Pussy Riot. Katniss è un’eroina dei nostri giorni che non ha bisogno di essere protetta dagli uomini, come ad esempio la Bella di Twilight sempre in attesa di essere salvata dal vampiro vegano o dal lupacchiotto mannaro a torso nudo. È semmai Katniss a salvare sia Peeta, che vabbè più che un uomo è un derelitto umano, che Gale/Liam Hemsworth, fustigato in una scena quasi sadomaso per la gioia di tutte le sue fans. Persino Miley Cyrus dopo aver visto tale sequenza ha abbandonato per un attimo martelli, libri, vibratori e altri oggetti vari e ha ripreso interesse nei suoi confronti.
Katniss è una moderna Che Guevara, una Salvatrice, un’ispiratrice di una sommossa popolare, persino al di là di quelle che sono le sue intenzioni. Come spesso avviene, com’è accaduto probabilmente anche a Gesù Cristo, la gente tende a mitizzare alcune persone e a prenderle da esempio e loro magari lì per lì non si rendono nemmeno conto di questa enorme responsabilità. È quanto capita a Katniss Everdeen. Lei punta semplicemente a sopravvivere e a far sopravvivere la sua famiglia, più che a sfidare il Sistema, eppure con i suoi gesti diventa un modello da seguire per la popolazione del suo e pure degli altri distretti. È un’eroina, suo malgrado, attuale più di tutti quei bidu mascherati della Marvel o di Superman.
E dopo paragoni con Superman, Gesù, il Che, le Pussy Riot e quant’altro, forse è meglio se la chiudo qui perché sto cominciando a sproloquiare un tantino. Forse.

JENNIFER LAWRENCE E IL RESTO DEL CAST
Stavo per chiudere il post senza manco parlare di Jennifer Lawrence?
Pensavate veramente che vi potessi tirare un brutto scherzetto del genere?
Per chi mi avete preso, per il perfido Presidente Snow/Donald Sutherland?
Avrei potuto sì, perché per Jennifer Lawrence le parole ormai sono quasi superflue, però non lo farò. Se nel primo episodio già se la cavava bene, questa volta, forte dell’Oscar vinto per il bellissimo Il lato positivo, ha tirato fuori un’interpretazione ancora più positiva. Potete essere fan scatenati delle saghe di Twilight e di Harry Potter fin che volete, però dai, non si può nemmeno paragonare le performance attoriali dei loro protagonisti. Disse uno che ha appena paragonato Katniss Everdeen a Jesus.
Jennifer Lawrence è di un altro pianeta rispetto agli imbambolati (senza offesa per le bambole) Kristen Stewart e Daniel Radcliffe. Per quanto alcuni elementi della saga di Hunger Games possano magari anche essere considerati debolucci, Katniss Everdeen viene fatta vivere su grande schermo da una straordinaria Jennifer Lawrence, come in altri filmoni commerciali non capita spesso mai di vedere. Basta un suo solo sguardo, e ti fa la sequenza da sola. Cito ad esempio ATTENZIONE SPOILER il finale FINE SPOILER, oppure la scena in ascensore.
Non so bene perché, ma negli ultimi tempi l’ascensore sta diventando una location ideale per girare grandi scene. Qui non si raggiunge il sublime come in Drive, però in ascensore avviene il momento più divertente della pellicola, con Jena Malone che si spoglia davanti agli occhi di Woody Harrelson e Josh Hutcherson, scatenando la gelosia di Jennifer che le regala un’occhiataccia impagabile.


Che poi ci sono Jennifer Lawrence, Jena Malone, Woody Harrelson, Josh Hutcherson e c’è pure Philip Seymour Hoffman, l’altro premio Oscar della pellicola Philip Seymour Hoffman. E c’è anche Amanda Plummer che era tipo dai tempi di Pulp Fiction che non la vedevo!!!
Ma Porco Snow, come si può non amare un film con un cast del genere?

LA FINE DEI GIOCHI
Che altro vi posso dire?
Adoro la saga di Hunger Games e se questo mi rende un bimbominkia, lo accetto. Tanto lo ero comunque. E poi zitti voi che magari vi sono piaciuti i robottoni di Pacific Rim ma la quarta elementare l’avete finita da un pezzo…
C’è poco da fare. Chi più, chi meno, siamo tutti bimbiminkia. Sì, anche voi che state leggendo storcendo la boccuccia. E io, io sarò bimbominkia per Katniss Everdeen forever!
(voto 7,5/10)


martedì 12 novembre 2013

RAMPA-PA-PAPA RAMPART, UN FILM SU UN POVERO STRONZO




Rampart
(USA 2011)
Regia: Oren Moverman
Sceneggiatura: James Ellroy, Oren Moverman
Cast: Woody Harrelson, Robin Wright, Ben Foster, Cynthia Nixon, Anne Heche, Brie Larson, Jon Bernthal, Jon Foster, Audra McDonald, Sigourney Weaver, Steve Buscemi, Francis Capra, Ice Cube
Genere: bad cop
Se ti piace guarda anche: End of Watch – Tolleranza zero, Training Day, Il cattivo tenente, Southland

A un film che si apre sul faccione di Woody Harrelson non posso voler male. Così come un film che comincia con un primo piano delle chiappe di Scarlett Johansson come Lost in Translation non posso fare a meno di adorarlo. Vedete? Non è una questione sessuale, è una questione di icone cinematografiche. Woody e Scarlett sono mie due icone cinematografiche assolute. Che poi Scarlett sia anche una bella topolona, quello non importa. Oddio, è un di più non da poco, però non è l’unica cosa che conta.
Io Woody Harrelson l’ho sempre adorato, un po’ come Tom Hanks invece l’ho sempre odiato. Non so neanche spiegare bene il perché, è una sensazione, una cosa che senti a pelle. Non è qualcosa di razionale. Anche se, razionalmente parlando, Woody Harrelson è un attore della Madonna, mentre Tom Hanks è bravo solo a fare la parte dello scemo. Ma vabbè.

Il film Rampart è l’ennesima testimonianza della bravura di Woody Harrelson.
Per confermarlo, chiamo al banco dei testimoni Rampart.

Rampart: “Lo giuro davanti a Dio. Woody Harrelson è bravissimo.

"Hey Ben Foster, ma che fai?
Ti spacci per disabile per vincere un Oscar facile come Tom Hanks?"
Se non vi fidate della mia parola, potete fidarvi di questa testimonianza, no? E se non vi fidate manco di questa testimonianza, andate a ciucciarvi un film con Tom "Handicap" Hanks e non rompetemi le palle.
Perché quest’oggi sono così scontroso e irritabile?
Perché mi sono fatto contagiare dal personaggio di Woody Harrelson proprio in questo Rampart. Woody qui è un poliziotto corrotto, stronzo, violento, che si crede all’insopra della legge e pure di Dio. Non solo un bad cop, ma anche un uomo di merda: sbruffone, razzista, misogino, misantropo, un figlio di puttana come pochi. Il film ci ritrae questo personaggio in maniera cruda, senza cercare di farcelo stare simpatico, eppure allo stesso tempo senza evitare di mostrarci qualche suo lampo di umanità, soprattutto nel rapporto con le figlie. Perché uno può essere un poliziotto di merda, una versione più bastarda di Denzel “King Kong non è un cazzo in confronto a me” Washington in Training Day, e pure un uomo di merda, ma comunque un briciolo di umanità gli resta e Woody Harrelson è ancora una volta fenomenale nel portare in scena un personaggio così conflittuale e scomodo. Non siamo ai livelli delle sue migliori interpretazioni, come quelle in Larry Flynt – Oltre lo scandalo, Assassini nati – Natural Born Killers, Benvenuti a Zombieland od Oltre le regole – The Messenger, però ci siamo quasi.

A proposito di Oltre le regole – The Messenger, il regista di Rampart è lo stesso: Oren Moverman, un buon talento, secondo me però non ancora messo del tutto a fuoco e che in futuro potrà fare ancora meglio. Qui Moverman ci regala qualche scena notevole, come quella nel locale sulle note della devastante “Let There Be Light” dei Justice, mentre per il resto della pellicola sembra viaggiare quasi sempre con il freno a mano tirato. Perché?
Boh, chiedetelo a lui.

"Two sigarett is megl che one."
La sceneggiatura, piuttosto minimal e focalizzata soprattutto su quello stronzo del protagonista, è curata dallo stesso Moverman insieme a James Ellroy, scusate se è poco. Dopo la scomparsa di Elmore Leonard, Ellroy è quello che oggi possiamo forse considerare il più grande re del noir vivente.
I due sono impegnati a riportare in vita uno scandalo che aveva scosso parecchio l’opinione pubblica americana tra fine Anni Novanta e primi Anni Zero, lo scandalo Rampart, ovvero vari episodi di violenza e corruzione che avevano visto protagonista in negativo la divisione Rampart del Dipartimento di Polizia di Los Angeles. È da qui che i due hanno preso ispirazione ma, più che ricostruire tutti i vari casi, alcuni agenti della Rampart pare ad esempio siano stati coinvolti nella morte del rapper Notorious B.I.G., le loro attenzioni sono tutte rivolte sul personaggio di Woody Harrelson. Forse è per questo che il film è passato parecchio inosservato negli USA. Perché qui non si cerca una ricostruzione storica di quegli eventi. Qui non si cerca di fare un film cronachistico. Qui non si cerca di fare un servizio alla Studio Aperto o alla Quarto Grado. Qui si racconta di un uomo. Di uno stronzo. Non uno stronzo di quelli talmente stronzi da risultare alla fine simpatici. Un povero stronzo e basta. E se alla fine si riesce quasi a volergli un poco di bene, è tutta colpa di Woody Harrelson. Così come alla pellicola in generale.
Con a disposizione un regista promettente, uno sceneggiatore che ‘sti cazzi, un cast di buon livello che comprende tra gli altri Ben Foster, Brie Larson, Steve Buscemi, Anne Heche, Ice Cube e Robin Wright, più una colonna sonora niente male, ci si sarebbe potuti aspettare un capolavoro o quasi e invece così non è. Rampart è un film incompiuto, sospeso, un noir dal buon potenziale che non si può dire del tutto riuscito e che, dopo un ottimo avvio, non ce la fa a decollare del tutto. Eppure non riesco a voler male a un film del genere. Tutta colpa di Woody Harrelson, ‘sto maledetto stronzo.
(voto 6,5/10)



domenica 15 settembre 2013

NOW YOU SEE ME – I MAGHI DI NAPOLI




Now You See Me – I maghi del crimine
(USA, Francia 2013)
Regia: Louis Leterrier
Sceneggiatura: Ed Solomon, Boaz Yakin, Edward Ricourt
Cast: Jesse Eisenberg, Woody Harrelson, Isla Fisher, Dave Franco, Mark Ruffalo, Mélanie Laurent, Morgan Freeman, Michael Caine, Common, Michael Kelly, Stephanie Honore, Conan O’Brien, José Garcia
Genere: ladronesco magico
Se ti piace guarda anche: Red Lights, The Incredible Burt Wonderstone, Ocean’s Eleven, Inside Man,  Tower Heist - Colpo ad alto livello, The Prestige

Macché Merlino.
Macché Maga Magò.
Macché Harry Potter.
I veri maghi non li trovate ad Hogwarts. Basta che vi fate un giro a Napoli, con l’orologio al polso non necessariamente bene in vista e tempo pochi secondi assisterete a una autentica sparizione. Magia!
La tecnica usata può essere quella della “mano lesta”, oppure quella del cosiddetto “pickpocketing”, con cui attraverso l’uso combinato di una parlantina che ti confonde le idee e una serie di movimenti veloci del corpo, chi la usa ti fa sparire l'orologio, così come il portafogli dalle tasche. Qualcuno chiama queste persone ladri, borseggiatori, delinquenti, rapinatori, brutti bastardi!, qualcun altro li chiama maghi, o illusionisti.
Le due “professioni” sono molto affini, in fondo si tratta di ingannare le persone, e allora perché non unirle?

È quanto mettono in atto i Quattro Cavalieri, la super band all-star che raggruppa quattro dei migliori maghetti del mondo:

- L’illusionista Jesse Eisenberg specializzato in ruoli da nerd alla Mark Zuckeberg, qua riesce a compiere il suo numero attoriale più prestigioso, quello di apparire cool, dannatamente cool.

"Vedete questa carta? La vedete bene? Sicuri? Sicuri-sicuri-sicuri?
Bene, la vedo anch'io."

- Il mentalista Simon Baker Woody Harrelson, in grado di entrare nella mente delle persone come gli pare e piace.

"Aspettate un momento, ho una visione: mi vedo mentre passo il pomeriggio in bagno.
Ma mi sa che a suggerirmelo non è una visione, sono i fagioli che ho mangiato a pranzo..."

La fighetta L’escapista Isla Fisher, che però a dirla tutta non è che sia più di tanto utile a livello magico, però una bella fighetta in un gruppo ci va sempre, se non altro per attirare il pubblico maschile.

"Hey, guardatela tutti!"
"Che sta facendo, un numero magico mai visto prima?"
"No, guardatela perché è una bella gnocca."

- Il prestigiatore Dave Franco, alle prime armi sia come mago che come attore, visto che per ora è noto soprattutto per essere il fratellino raccomandato del più noto Mago di Oz, al secolo James Franco. Mica è facile, dover sopportare il continuo confronto con un fratello tanto celebre e celebrato. Anche se pure Oz più che un gran mago è il primo degli imbroglioni...

"Se ce l'ha fatta il bambino scemo di Matrix, lo posso piegare anche io!"

Se come artisti solisti sono bravini ma non eccezionali, unendo le forze i quattro mettono su uno spettacolo a Las Vegas e progettano un numero di magia incredibile o, se preferite, un furto incredibile. Teletrasportano il francese José Garcia (il protagonista del recente Dream Team) nella sua banca in quel di Parigi e fanno comparire i soldi in quel di Las Vegas durante il loro show. E questo non è che l’inizio dei loro piani criminal… pardon magici.

Sulle tracce di questo gruppo di maledetti ladr… maghi si mettono gli agenti Mark Ruffalo e, direttamente dall’Interpol francese, Miss Mélanie Laurent, una basterda che in passato ha già sistemato Hitler e quindi con lei non si scherza minga. A dar loro una mano ci penserà Morgan Freeman, un po’ perché è uno specialista nello smascherare i trucchi degli illusionisti, e un po’ perché non ci può essere una grossa produzione hollywoodiana senza Morgan Freeman. Ma quanti film gira? Che è, magico veramente?

"E il vincitore di X-Factor è...
Ah no, scusate. Ho sbagliato programma."
Così come ai Quattro Cavalieri riescono i loro trucchi, lo stesso fa la pellicola. Now You See Me – I maghi del crimine è una perfetta macchina da spettacolo. Sa intrattenere, divertire e stupire, proprio quanto devono fare dei buoni maghi. Al suo interno infila una parte comica, con le battutine piazzate al momento giusto, una solida trama da heist movie alla Ocean’s Eleven, con tanto di personaggi variegati e tutti a loro modo affascinanti, aggiunge una piccola dose di storia romantica, ci mette dentro anche qualche momento action (che io avrei benissimo evitato), il tutto infiocchettato in maniera spettacolare dal regista mestierante Louis Leterrier che cerca costantemente (forse persino troppo) di far gridare al suo pubblico: “Wow!” .
La sceneggiatura a un certo punto si incasina, sembra incartarsi su se stessa e invece no. Il trucco riesce alla perfezione e il colpo di scena finale, che pure un po’ ci si poteva aspettare, riesce a sorprendere e a farti sentito ingannato. E così Now You See Me è un gran numero di magia, o se preferite un gran film di intrattenimento, tra i migliori confezionati da Hollywood di recente, o forse è solo una grande illusione. In qualunque caso, ha realizzato ciò che un buon mago deve saper fare: pigliarti per il culo alla grande.
Hey, ma dov'è finito il mio orologio?
(voto 7/10)



Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

DISCLAIMER

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica, pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. L'autore, inoltre, non ha alcuna responsabilità per il contenuto dei commenti relativi ai post e si assume il diritto di eliminare o censurare quelli non rispondenti ai canoni del dialogo aperto e civile. Salvo diversa indicazione, le immagini e i prodotti multimediali pubblicati sono tratti direttamente dal Web. Nel caso in cui la pubblicazione di tali materiali dovesse ledere il diritto d'autore si prega di Contattarmi per la loro immediata rimozione all'indirizzo marcogoi82@gmail.com