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lunedì 21 ottobre 2019

La mia vita con Jon F. Snow





La mia vita con John F. Donovan
Titolo originale: The Death and Life of John F. Donovan
Regia: Xavier Dolan
Cast: Kit Harington, Jacob Tremblay, Ben Schnetzer, Thandie Newton, Natalie Portman, Susan Sarandon, Kathy Bates, Chris Zylka, Sarah Gadon


Caro Jon Snow ti scrivo,
anche se so che tanto non mi risponderai mai e poi mai.
Innanzitutto perché non so se riceverai mai questa lettera. Lassù a Grande Inverno, chissà se la posta vi arriva? Avrei potuto mandarti un'e-mail, ma figuriamoci se lì c'avete l'Internet. Non so manco se c'avete il telegrafo. Mai pensato di trasferirti in un posto – come dire? – più civilizzato?
L'altro motivo per cui non mi risponderai mai e poi mai è perché ormai te la tiri troppo. Specie da quando sei risuscitato. Chi ti credi di essere? Gesù?

giovedì 27 giugno 2019

I miei film con (e senza) John F. Donovan




Una settimana ricca di Stories. Non tanto nei cinema, quanto qui su Pensieri Cannibali. L'ospite della rubrica sulle uscite si chiama infatti Fede Stories, ed è l'autrice del blog... Stories. Un bel sito che si occupa di cinema, serie tv e libri e un po' di qualunque tipo di storie. Anche quelle su Instagram? Chissà.

La brutta storia, di questa e di tutte le altre settimane, è che all'interno della rubrica, oltre ai commenti della guest star di turno e ai miei, siete costretti a beccarvi pure quelli del mio rivale Mr. James Ford. Il motivo? Se no questa rubrica sarebbe persino troppo bella.


Intro di Stories: E’ un grandissimo onore essere ospitata sull’iconica rubrica di Cannibal Kid e James Ford, i due amici-nemici più esemplari della blogosfera cinematografica. Insomma, si tratta di due veri monumenti, un po’ come Sandra e Raimondo per il piccolo schermo italiano… okay, forse dopo questa mi odierete! Iniziamo bene!


Toy Story 4
La reazione dei personaggi di Toy Story all'arrivo di Ford nel loro mondo.
Con tanto di maratona di film action.

mercoledì 7 dicembre 2016

È solo la fine del cinema





Commedie natalizie, pellicole autoriali applaudite ai festival cinematografici, film italiani e persino un horror.
C'è un po' di tutto in arrivo nelle sale italiane nel corso di questo weekend lungo dell'Immacolata.
Pronti per vedere le cose belle e quelle brutte in arrivo nei cinema insieme ai due peggiori blogger di tutti i tempi, ovvero me e ancor di più Mr. James Ford?

Captain Fantastic
Captain Fordastic vestito con il suo abito più elegante, accompagnato da alcuni dei suoi figli.

lunedì 14 dicembre 2015

Men of the Year 2015 - La Top 10





Dopo l'anteprima di ieri, con gli “scarti” delle Cotte adolescenziali 2015, le classifiche di Pensieri Cannibali del meglio (e prossimamente anche del peggio) dell'anno entrano nel vivo. Ecco i personaggioni maschili del 2015.
Chi sono gli uomini che più hanno segnato gli ultimi 12 mesi, almeno per questo blog?
Eccoli qui, ma prima un breve riepilogone dei vincitori delle scorse edizioni di questo (diciamo) prestigioso riconoscimento:



domenica 10 maggio 2015

MOMMY, HO PERSO L'AEREO (E PURE LA TESTA)





Mommy
(Canada 2014)
Regia: Xavier Dolan
Sceneggiatura: Xavier Dolan
Cast: Antoine-Olivier Pilon,
Anne Dorval,
Suzanne Clément,
Patrick Huard
Genere: mammone
Se ti piace guarda anche: Laurence Anyways,
Les amours imaginaires,
J'ai tué ma mère,
Tom à la ferme,
Tutto su mia madre


UEEEEEEEEEEEEE'
Voglio la Mommy!
O almeno voglio che tutti i film siano come Mommy.
È chiedere tanto?
Voi tenetevi pure i vostri Avengers.
E ficcateveli tutti su per il bucetto del vostro culetto.
Se ci passano.
Con Thor potreste avere qualche problema.
Mi sa anche con Hulk.
Io voglio solo la Mommy.
Mommy, dove sei?
Quando inizi a guardarla, pensi che sia normale.
Una bella pellicola, ma sostanzialmente normale.
Poi partono le note di “Wonderwall” degli Oasis e con una scena tutto cambia.
Il Cinema cambia.
La percezione del mondo cambia.
Non capivi bene la scelta del formato quadrato 1:1, anziché il solito 4:3 o 16:9.
Poi capisci.
E ti rendi conto che non stai vedendo una pellicola normale.
Stai assistendo a un miracolo.

"Ciao Mommy, guarda come mi diverto."

giovedì 4 dicembre 2014

I FILM PIÙ SCEMI DELLA SETTIMANA





A Natale siamo tutti più buoni. Tutti tranne i cinema italiani, che continuano a proporre un sacco di pellicole trascurabili.
Questa settimana però c'è un ambo di eccezioni. Non mi riferisco al film italiano Ambo, ma ai due nuovi lavori del giovane Xavier Dolan e del vecchio Woody Allen. Generazioni di Autori a confronto. Il presente, nonché il futuro, che si scontra con il passato. Proprio come Cannibal Kid VS il suo blogger rivale Mr. James Ford.

domenica 1 giugno 2014

TOM A’ LA FERME, E STATTE UN PO’ FERM




Tom à la ferme
(Canada, Francia 2013)
Regia: Xavier Dolan
Sceneggiatura: Xavier Dolan
Ispirato all’opera teatrale: Tom à la ferme di Michel Marc Bouchard
Cast: Xavier Dolan, Pierre-Yves Cardinal, Lise Roy, Evelyne Brochu, Manuel Tadros, Caleb Landry Jones
Genere: country-gay
Se ti piace guarda anche: J'ai tué ma mère, Les amours imaginaires, Laurence Anyways, La vita di Adele, Il ragazzo di campagna

Ognuno ha le proprie personali fantasie sessuali. Più o meno perverse, più o meno deviate. Io principalmente ne ho paio: una mi vede impegnato con una giovane (ma comunque maggiorenne, precisiamo) studentessa vestita da collegiala maiala, l’altra con una MILF con look da professorina snob, con tanto di occhialetti da vista, non perché le servano per davvero, ma perché fanno hipster. A livello psicanalitico, da ciò anche senza essere Freud si può capire che ho un rapporto alquanto malato e irrisolto con la scuola.

L’autore del film di cui andiamo a occuparci oggi ha invece una fantasia sessuale differente dalle mie. Se vogliamo anche questa abbastanza un classico: fare sesso in campagna, con un contadino/a. Nel caso di Xavier Dolan, regista, sceneggiatore e protagonista di Tom à la ferme contadino con la O, visto che lui è gay, o se non altro bisex, o se non altro questo è ciò che emerge da tutti i suoi film che sono molto concentrati su questa tematica. Tutti i suoi film? Perché, quanti ne ha fatti?
Nonostante sia un ragazzo di appena 25 anni, il giovane Xavier è già arrivato al suo quinto film da regista. Ci sono l’acerbo esordio J'ai tué ma mère, lo splendido Les amours imaginaires, a oggi il suo film che preferisco, e l’ambizioso quanto solo parzialmente riuscito Laurence Anyways. Il qui presente Tom à la ferme è la sua opera quarta, mentre all’ultimo Festival di Cannes è stata presentata la sua quinta pellicola, Mommy, che tra l’altro si è portata a casa il premio della giuria e ha raccolto un sacco di lodi.

"Forse è vero che somiglio a Favino. Se solo sapessi chi diavolo è..."
Tanto per fare un confronto, Terrence Malick ad esempio aveva 60 anni suonati quando è arrivato a girare il suo film numero 5. Xavier Dolan a 25 invece è già un veterano del grande schermo e con questo suo penultimo film prosegue nella sua personale ricerca, sia cinematografica che sessuale. L’attore/regista/sceneggiatura canadese in Tom à la ferme vive un'avventura opposta rispetto al Renato Pozzetto de Il ragazzo di campagna: è un ragazzo di città (Montreal) che finisce in un paesino di campagna, per la precisione nella cascina della famiglia del suo compagno appena deceduto. La mamma del suo compagno defunto, un'odiosa vecchina bigotta, naturalmente non sapeva che il figlio era gaio e il fratello, un contadino macho, ci tiene che continui a non saperlo. Attraverso questi tre personaggi (cui si aggiunge a un certo punto la splendida Evelyne Brochu dalla serie Orphan Black) si sviluppa un particolare dramma da camera dall’impianto molto teatrale, non a caso è ispirato proprio a un’opera per il palcoscenico, con l'aggiunta di inaspettati inserti thriller.
La componente di maggiore tensione del film è quella che si sviluppa tra il protagonista Xavier Dolan, che per l’occasione sfoggia un capello platino che lo fa sembrare il cantante degli ormai defunti pure loro My Chemical Romance quando si era fatto biondo, e il contadino macho Pierre-Yves Cardinal, fisicamente una specie di versione canadese di Pierfrancesco Favino, che forse poi così macho non è. È qui che l’autore dà vita alla sua fantasia erotica di ragazzo gay alle prese con un prestante contadino etero.
Xavier Dolan, nelle pause tra un film e l’altro, giocherà mica troppo a FarmVille?


"Chissà se qui in Canada la Menabrea ce l'hanno?"
Il giovane regista/attore/sceneggiatore mette ancora una volta in scena il suo cinema, giocato sulla tematica della confusione sessuale, senza però spingere il pedale sulla trasgressione come fa ad esempio un Gregg Araki. Anche questa volta ci propone qualche momento poetico, come la straordinaria scena del tango, senza eguagliare i vertici di Les amours imaginaires, ma allo stesso tempo senza eccedere nel minutaggio come fatto dal precedente film fiume Laurence Anyways e senza esagerare nel melodramma come nel debutto J'ai tué ma mère. Xavier Dolan è un giovane autore che ha una sua precisa cifra stilistica e tematica e questo pare un grande punto di forza, così come al momento il suo (unico) limite. Tom à la ferme sembra allora il classico film di passaggio. Un’avventura in campagna piacevole, con diversi momenti degni di nota, ma non del tutto compiuta. Una parentesi transitoria, in attesa che Xavier Dolan faccia ritorno in città, sulle splendide note di “Going to a Town” di Rufus Wainwright, una delle mie canzoni preferite di tutti i tempi, e ci regali una nuova pagina del suo cinema. Del suo cinema e della sua vita in continuo movimento, che l'ha portato ora a Mommy, il suo ultimo film applauditissimo a Cannes, che potrebbe – chissà – essere il suo capolavoro definitivo. Almeno della prima parte della sua giovane ma già ricca carriera.
(voto 7+/10)

sabato 24 maggio 2014

CAN-CAN CANNES




Il vero vincitore del Festival di Cannes 2014?
Il labrador Hagen, che si è portato a casa l’ambito Palm Dog grazie alla sua interpretazione nel film ungherese White God di Kornel Mundruczo, presentato nella sezione Un Certain Regard.


Hagen ha battuto una concorrenza davvero inferocita che comprendeva il meticcio del nuovo film di Jean Luc Godard Adieu au langage, così come anche i cani presenti in Saint Laurent e in Maps to the Stars (e non mi riferisco a Robert Pattinson). Sconfitto pure il quotatissimo Gabriel Garko, presente a Cannes in Incompresa di Asia Argento.
Al di là della Palm Dog, White God (Fehèr Isten) dell'ungherese Kornèl Mundruczò ha pure vinto la categoria Un Certain Regard. Nella sezione Quinzaine des Rèalisateurs c’è stato invece il trionfo del francese Les Combattants dell’esordiente Thomas Cailley.

Passiamo ora più veloci della luce a vedere i premi nella categoria più importante, il Concorso ufficiale.
La Palma d’Oro, consegnata da un sempre più drogato scatenato Quentin Tarantino e da una sempre affascinante Uma Thurman, è finita nelle mani del turco Nuri Bilge Ceylan per Winter Sleep (Kış Uykusu). Considerando che è il regista del soporifero C’era una volta in Anatolia, si preannuncia un mattonazzo di proporzioni epiche.


Il secondo premio più importante, il Gran premio speciale della giuria, è invece stato tutto all’insegna del tricolore. Sophia Loren l’ha consegnato ad Alice Rohrwacher per Le meraviglie. Considerando quanto il suo film precedente Corpo celeste non mi avesse certo entusiasmato, e considerando come il premio alla regia sia andato all’americano Bennett Miller, già autore dei poco fenomenali Truman Capote e Moneyball, i premi assegnati quest’anno dalla giuria capitanata da Jane Campion non è che siano molto in linea con i miei gusti.
Più interessante, per quanto mi riguarda, il premio della giuria andato ex aequo al grande passato (Jean-Luc Godard) e al promettente futuro (Xavier Dolan) del cinema mondiale. Il prix di migliore attore se l’è poi aggiudicato Timothy Spall per Mr. Turner di Mike Leigh e quello di migliore attrice è finito a Julianne Moore per Maps to the Stars.
Premi meritati o meno?
In attesa che questi film passino anche sugli schermi di Pensieri Cannibali, per il momento sono contento giusto per Xavier Dolan, per il resto vi lascio con un dubbioso MAH!

Ah già, quasi dimenticavo. Vi lascio poi pure con l’elenco di tutti i premi.

Concorso ufficiale
Palma d'oro: Winter Sleep di Nuri Bilge Ceylan
Grand Prix: Le meraviglie di Alice Rohrwacher
Migliore Regia: Bennett Miller per Foxcatcher
Premio della Giuria (ex aequo): Mommy di Xavier Dolan e Adieu au langage di Jean-Luc Godard
Migliore attore: Timothy Spall per Mr. Turner
Migliore attrice: Julianne Moore per Maps to the Stars
Migliore sceneggiatura: Andrey Zvyagintsev e Oleg Negin per Leviathan
Palma d'oro per il miglior cortometraggio: Leidi di Simón Mesa Soto
Camera d'or (migliore opera prima): Party Girl di Claire Burger, Samuel Theis e Marie Amachoukeli

Un Certain Regard
Premio Un certain regard: Fehér Isten (White God) di Kornél Mundruczó
Premio della giuria: Force majeure (Turist) di Ruben Östlund
Premio speciale Un Certain Regard: The Salt of the Earth di Wim Wenders e Juliano Ribeiro Salgado
Premio "d'ensemble": Party Girl di Claire Burger, Samuel Theis e Marie Amachoukeli
Migliore attore: David Gulpilil per Charlie's Country di Rolf de Heer

Semaine Internationale de la Critique
Gran Premio: The Tribe di Myroslav Slaboshpytskkiy
Premio SACD: Hope di Boris Lojkine
France 4 Visionary Award: The Tribe di Myroslav Slaboshpytskkiy

Quinzaine des Réalisateurs
Art Cinema Award: Les Combattants di Thomas Cailley
Premio SACD: Les Combattants di Thomas Cailley
Label Europa Cinema: Les Combattants di Thomas Cailley
Premio Illy per il miglior cortometraggio: Sem coração di Nara Normande e Tião
Menzione speciale: Trece si prin perete di Radu Jude

Premi vari
Palma Queer: Pride di Matthew Warchus
Palma Dog: Fehér Isten (White God) di Kornél Mundruczó
Premio della Giuria Ecumenica: Timbuktu di Abderrahmane Sissako
Premio FIPRESCI (Federazione Internazionale della Stampa Cinematografica) - Concorso internazionale: Winter Sleep di Nuri Bilge Ceylan
Premio FIPRESCI - Un Certain Regard: Jauja di Lisandro Alonso
Premio FIPRESCI - Sezioni parallele: Love at First Fight di Thomas Cailley

giovedì 17 aprile 2014

FESTIVAL DI CANNIBAL 2014




È uscito il programma del Festival di Cannes 2014. Di sicuro, almeno una cosa bellissima c’è già. Il poster.
Voto: 8 ½ tendente al 10.


Voto al programma sulla carta, invece, per quanto mi riguarda è uno striminzito 6,5. C’è qualche pellicola promettente, però non condivido l’entusiasmo assoluto dei primi commenti che ho letto. In rete c’è chi parla di grandissimi nomi in concorso come Jean-Luc Godard e l’italiana Alice Rohrwacher.
Quanto al primo, io per primo adoro i suoi film degli anni Sessanta, però il regista ormai ultraottantenne da quant’è che non realizza una pellicola davvero rilevante? Da una quarantina d’anni?
Quanto all’unica presenza del nostro paese nel concorso ufficiale, ma l’avete visto voi il suo primo film Corpo celeste? È una cacata finto autoriale clamorosa. Il suo nuovo lavoro si chiama Le meraviglie, ma io dubito fortemente che sia qualcosa di così meraviglioso come il titolo preannuncia. Comunque spero che la sorella dell’insopportabile Alba Rohrwacher (guarda caso protagonista del film insieme a quell’altra “attriciona” di Monica Bellucci) sappia smentirmi.

Le meraviglie è l’unica pellicola italiana in concorso, ma la presenza nazionale non termina qui. Nella sezione Un certain regard sarà presente Asia Argento con il suo nuovo film da regista Incompresa. Incompresa è il titolo della pellicola, ma vale anche come definizione perfetta per l’autrice. Se delle Rohrwacher ho parlato male, la tanto criticata Argento jr. invece mi piace. Non sempre attrice fenomenale, è vero, però come regista ha del potenziale e il suo Ingannevole è il cuore più di ogni cosa non era niente male. Il suo nuovo film quindi promette bene…
Hey, ma è vero che nel cast c’è Gabriel Garko?
Allora come non detto.

"Pensieri Cannibali mi ha dato 4, come voto per le mie capacità da attore."
"4? Hai letto male, Gabriel. Mi sa che non t'ha dato più di zero."

Sempre nella sezione Un certain regard c’è poi da segnalare il curioso esordio alla regia dell’attore Ryan Gosling, Lost River, oltre a Eleanor Rigby con la Dea Jessica Chastain. Fuori concorso, l’apertura del Festival sarà invece affidato all’atteso (ma da chi?) Grace of Monaco con Nicole Cannibal Kidman.
Per il resto, cos'altro c’è?

Nel concorso ufficiale arrivano il nuovo di David Cronenberg, Maps to the Stars, con ancora una volta il suo anemico pupillo Robert Pattinson, e l’ottimo giovincello Xavier Dolan che, dopo aver gareggiato in passato nell’Un certain regard con Les amours imaginaires e Laurence Anyways, quest’anno entra a far parte della competizione di serie A con il suo Mommy. Ci sono poi registi che non amo particolarmente come Ken Loach e Bennett Miller (quello di Moneyball), insieme ad altri che a volte mi piaciucchiano, senza però convincermi troppo, come Mike Leigh, Atom Egoyan, i fratelli Dardenne e Olivier Assayas.
Manca invece un regista capace di entusiasmarmi del tutto, il Lars von Trier di turno, e allora i nomi su cui punto con maggiore fiducia, oltre a Cronenberg e Dolan, sono quelli dei francesi Bertrand Bonello, autore del notevole L’Apollonide, e Michel Hazanavicius, atteso alla prova del nove: con The Artist gli è capitata la classica botta di culo, oppure è un regista davvero da tenere d’occhio?

A decidere il vincitore di questa 67esima edizione del Festival di Cannes, che si terrà dal 14 al 25 maggio e il dove lo potete immaginare, sarà una giuria presieduta dalla regista Jane Campion. Io, alla faccia del campanilismo, non terrò certo all’Italia.

E forza Francia,
è tempo di credere.
Dai forza Francia,
che siamo tantissimi.
Forza Francia con noi!


Concorso ufficiale
Adieu au langage di Jean-Luc Godard
Captives di Atom Egoyan
Deux jours, une nuit di Jean-Pierre e Luc Dardenne
Foxcatcher di Bennett Miller
Futatsume no mado (Due finestre) di Naomi Kawase
Jimmy`s hall di Ken Loach
Kis Uykusu (Sonno d'inverno) di Nuri Bilge Ceylan
Le meraviglie di Alice Rohrwacher
Leviathan di Andrey Zvyagintsev
Maps to the stars di David Cronenberg
Mommy di Xavier Dolan
Mr Turner di Mike Leigh
Relatos salvajes (Wild Tales) di Damian Szifron
Saint Laurent di Bertrand Bonello
Sils Maria di Olivier Assayas
The homesman di Tommy Lee Jones
The search di Michel Hazanavicius
Timbuktu di Abderrahmane Sissako

Un Certain Regard
Amour Fou di Jessica Hausner
Bird People di Pascale Ferran
The Blue Room di Mathieu Amalric
Charlie's Country di Rolf De Heer
Eleanor Rigby di Ned Benson
Fantasia di Wang Chao
A Girl At My Door di July Jung
Harcheck mi Headro di Keren Yedaya
Jauja di Lisandro Alonso
Lost River di Ryan Gosling
Incompresa di Asia Argento
Party Girl di Marie Amachoukeli, Claire Burger and Samuel Theis
Run di Philippe Lacote
Salt Of The Earth di Wim Wenders & Juliano Ribeiro Salgado
Snow In Paradise di Andrew Hulme
Titli di Kanu Behl
Tourist di Ruben Ostlund
Unhappy Youth di Jaime Rosales
Xenia di Panos Koutras

Film d'apertura
Grace Of Monaco di Olivier Dahan

Fuori concorso
Coming Home di Zhang Yimou
How To Train Your Dragon 2 di Dean DeBlois

Proiezioni di mezzanotte
The Rover di David Michod
The Salvation di Kristian Levring
The Target di Chang

Proiezioni speciali
Bridges Of Sarajevo (anthology film)
Caricaturists: Fantasies Of Democracy di Stephanie Valloatto
Eau Argentee di Mohammed Ossana
Les Gens Du Monde di Yves Yeuland
Maidan di Sergei Loznitsa
Red Army di Polsky Gabe

mercoledì 28 agosto 2013

FESTIVAL DI VENEZIA 2013, COSA CI ASPETTA?




"Elisabetta Canalis s'è messa con Maccio Capatonda? Ma che davvero?"
Parte oggi il Festival del Cinema di Venezia 2013. Miiiiiinkia!
Per la precisione, parte oggi la Mostra internazionale d’arte cinematografica la biennale di Venezia 2013. Spulciando il programma, devo ammettere che non mi sono entusiasmato tantissimo e mi sembra un’edizione in tono parecchio minore rispetto all’ultimo Festival di Cannes, per dire.
Sulla carta, mi pare ci siano troppi film italiani. 3 in Concorso, di cui manco mezzo mi ispira neanche lontanamente, considerato l’attuale penoso stato in cui versa il nostro cinema, sono davvero troppi. A parte Hayao Miyazaki e Terry Gilliam, non è che ci siano poi tutti questi registoni enormi in gara. Ci sono invece un sacco di quei nomi che all’infuori dei Festival se li filano in 4 gatti, e con 4 gatti sono ancora stato generoso. Ad esempio: chi ha mai visto un film di Amos Gitai? E sì che ne ha girato pure uno con Natalie Portman che persino io mi sono perso.
Considerando che tra le pellicole in gara ce n’è addirittura una, Joe di David Gordon Green, con protagonista Nicolas Cage (what???), le premesse non sono delle più esaltanti in assoluto per questo Venezia 2013. Per lui se non altro è già pronta la Coppa Cani, la variante della Coppa Volpi destinata al peggior attore.
Andando a guardare bene qua e là, qualcosa di interessante dovrebbe comunque venire fuori. Ecco allora i film che attendo di più, tra quelli che passeranno in rassegna al Lido nelle varie sezioni.
Regia, via alla top 10.

10. Gravity
Avventura nello spazio per Alfonso Cuaron, il regista di Y tu mama tambien, de I figli degli uomini e sì vabbè anche di un Harry Potter ma nessuno è perfetto. Passerà soltanto fuori concorso, come pellicola d’apertura, ma di sicuro sarà uno di quelli che attirerà le maggiori attenzioni mediatiche. Il motivo? Un cast capitanato dai divi George Clooney e Sandra Bullock.



La madrina Eva Riccobono in posa
per un servizio matrimoniale per promuovere il Festival.
9. Tom a la ferme
Il giovane fenomeno canadese Xavier Dolan non sta mai fermo e a 24 anni è già al suo quarto film. Il suo primo non mi era piaciuto, il secondo l’ho adorato, il terzo l’ho trovato così così. Che effetto mi farà questo?

8. Child of God
James Franco non è nuovo alla regia. Qualcuno però ha mai visto un suo film da regista?
Non credo.
Questa volta il Franco sembra invece destinato a non passare inosservato, con una pellicola tratta da un romanzo di Cormac McCarthy e la presenza a Venezia nel Concorso principale. Farà il botto?

7. Palo Alto
La 26enne Gia Coppola, nipotina di Sofia (sua zia) e di Francis Ford (suo nonno), al debutto dietro la macchina da presa, alle prese con l’adattamento di un romanzo scritto da James Franco, che si preannuncia uno dei grandi protagonisti di Venezia 2013.
Sarà la solita raccomandata o proporrà un suo stile personale, come la zietta?
Io punto su di lei.
In gara nella sezione Orizzonti.

6. Jigoku De Naze Warui (Why Don’t You Play in Hell)
Nuova pellicola per Sion Sono, folle regista giapponese che qualcosa di interessante la tira fuori sempre. Sarebbe stato troppo coraggioso infilarlo in gara, e così passerà soltanto nella sezione Orizzonti. Non fate i soliti lagnosi e accontentatevi.



"Sono vestita peggio di Aria delle Pretty Little Liars?
Io vengo da un altro pianeta, qual è la sua scusa?"
5. The Sacrament
Il nuovo film del nuovo Dio dell’horror Ti West.
In gara pure questo nella sezione Orizzonti, che a questo punto si preannuncia più interessante del Concorso vero e proprio.

4. Under the Skin
Il regista inglese Jonathan Glazer per ora ha dimostrato il suo valore più con i videoclip (suoi gli splendidi “The Universal” dei Blur e “Karma Police” dei Radiohead) che non al cinema (suoi i non splendidi Sexy Beast e Birth – Io sono Sean). Al suo film numero 3, potrebbe finalmente dimostrare il suo valore anche su grande schermo. La cosa più importante comunque è un’altra. In questa misteriosa e promettente pellicola dai toni sci-fi, Scarlett Johansson interpreta la parte di una aliena. E a me ciò basta per avere una notevole curiosità.

3. Kaze Tachinu (The Wind Rises)
In Giappone sono piovute un sacco di critiche addosso al nuovo film di mastro Hayao Miyazaki. La pellicola animata è incentrata infatti su Jirō Horikoshi, un ingegnere che progettato vari aerei da combattimento usati nella seconda guerra mondiale. Un personaggio controverso, per un cartone controverso. Ma Miyazaki di sicuro saprà regalarci della poesia.



2. The Zero Theorem
Il nuovo film di Terry Gilliam vanta un cast notevole (Christoph Waltz, Matt Damon, Mélanie Thierry, Ben Whishaw, Tilda Swinton) e potrebbe riportare il regista ai fasti de L’esercito delle 12 scimmie, film che nel frattempo sta per diventare una serie tv sul network americano SyFy.
Speriamo bene, sia per il nuovo film di Gilliam che per la versione telefilmica delle scimmie…

1. The Canyons
Sarà quasi certamente il film più spernacchiato dalla critica, anche se verrà presentato solo fuori concorso, ma non importa. Regia di Paul Schrader, sceneggiatura firmata dal mio idolo assoluto Bret Easton Ellis, protagonisti una rediviva ma non ripulita Lindsay Lohan e il pornodivo James Deen. Il mondo lo odierà, ma per me è già un cult movie.

Trailer ufficiale



Trailer remixato da Kanye West!



venerdì 9 agosto 2013

XAVIER DOLAN ANYWAYS




Laurence Anyways
(Canada, Francia 2012)
Regia: Xavier Dolan
Sceneggiatura: Xavier Dolan
Cast: Melvil Poupaud, Suzanne Clément, Nathalie Baye, Monia Chokri, Yves Jacques, Susan Almgren
Genere: transgender
Se ti piace guarda anche: Transamerica, Les amours imaginaires, J'ai tué ma mère, One Day, Blue Valentine

Laurence è questo.


No, ho sbagliato, è questa.


No, ho sbagliato un’altra volta. È tutti è due. È Laurence comunque.

Il giovane regista, sceneggiatore e attore (qui “solo” in veste di regista e sceneggiatore) Xavier Dolan, classe 1989, completa la sua prima trilogia personale sulla confusione sessuale. Dopo il promettente ma poco riuscito esordio J'ai tué ma mère (I Killed My Mother) e il quasi capolavoro Les amours imaginaires (Heartbeats), con questo nuovo lavoro riprende tematica e stili delle sue due precedenti opere e ambisce a realizzare un qualcosa di ancora più ambizioso. Risultato: Dolan esagera nella durata, le quasi tre ore di visione lasciano alla fine sfiancati, non aggiunge nulla di nuovo rispetto a quanto mostrato con i suoi due primi film, eppure il suo Laurence una visione la merita anyways. Per quanto abbia realizzato una pellicola troppo troppo troppo lunga, il cineasta post-teen canadese si conferma come uno dei registi emergenti più notevoli del panorama mondiale. Possiede un talento visivo enorme che però, come avviene con un altro fenomeno della macchina da presa come Nicolas Winding Refn, non automaticamente si trasforma ogni volta in un film altrettanto enorme. La maledizione dei geni. Avere voglia di dimostrare tutto il proprio potenziale sempre e comunque, rischiando però di finire vittime delle proprie gigantesche ambizioni.

Laurence Anyways è un film più non riuscito che riuscito ma è comunque cinema vivo, che offre alcuni lampi di bellezza, sprazzi di poesia. Xavier Dolan in pratica mescola i difetti evidenziati dal suo primo film J'ai tué ma mère, come un certo eccesso al melodramma urlato, e i pregi del suo secondo meraviglioso Les amours imaginaires, senza però mostrare novità particolarmente rilevanti. Le scene migliori sembrano un’estensione del suo precedente lavoro e anche l’uso delle musiche è assai simile: in apertura viene usata “If I Had a Heart” di Fever Ray, artista già suonata in Les amours imaginaires. Per il resto si va di classici 80s come “Bette Davis Eyes” di Kim Carnes, “Fade to Grey” dei Visage e “Enjoy the Silence” dei Depeche Mode. Il film parte proprio dalla fine degli anni ’80 e poi si va a sviluppare in un arco di tempo di oltre 10 anni, fino ai primi Anni Zero. Uno dei problemi a livello narrativo è proprio l’eccessiva dilatazione del tempo, non sempre necessaria.
ATTENZIONE SPOILER Il penultimo e piuttosto inutile incontro tra i due protagonisti, ad esempio, era davvero necessario? Non bastava l’ultimissimo, ben più riuscito? FINE SPOILER

Di cosa parla il film?
Basta tergiversare e ve lo spiego.
Laurence Anyways è il racconto di un uomo che a 37 anni decide di smetterla di fingere di essere ciò che non è, e diventare quello che ha sempre voluto essere: una donna. Una donna lesbica. La sua fidanzata Fred prende la notizia piuttosto bene. Siamo pur sempre in Canada. Voglio vedere in Italia cosa succede se un uomo dà una notizia del genere alla sua donna. "SVERGOGNAAATO FOSTI!!!"
Lei invece tutto sommato accetta la cosa e i due proseguono, tra alti e bassi, con la loro relazione. Laurence Anyways è sì una riflessione sull’identità sessuale, ma è anche una storia d’amore, molto particolare e dagli sviluppi articolati nel corso del tempo. È quasi un One Day in versione trans.
Il protagonista Melvil Poupaud alle prese con un personaggio uomo/donna del (trans)genere ce la mette tutta e se la cava, anche se devo dire che non mi ha convinto fino in fondo. Sarà per la sua somiglianza con Alessandro Gassman, sarà che non ha un aspetto particolarmente androgino, però non mi è sembrata la scelta ideale per interpretare il complesso Laurence. Meglio la parte femminile del cast, con un’intensissima Fred fatta vivere da Suzanne Clément, Nathalie Baye nei panni della madre del protagonista e la mitica Monia Chokri già rivelazione di Les amours imaginaires qui in un piccolo ruolo.

Laurence Anyways è un grande film. Poteva essere grande nel senso di splendido, invece è solo un film grande per via della sua durata mastodontica. Con dei tagli abbondanti in fase di sceneggiatura e di montaggio, ne sarebbe uscita una chicca. Così com’è risulta eccessivamente pesante ed è un peccato, perché un tema non semplice come quello della transessualità viene qui affrontato in maniera leggera e originale, nelle parti più riuscite, mentre nelle parti meno convincenti si va a finire nel melodrammone, nel polpettone difficile da digerire.
Arrivati a questo punto, è ancora più imprevedibile stabilire cosa ci possa riservare l’autore Xavier Dolan in futuro. Può davvero fare di tutto, talento e ambizione certo non gli mancano. Il suo prossimo film sarà ancora giocato sul tema dell’orientamento sessuale, con protagonista l’attore super androgino Caleb Landry Jones, quello di Antiviral, eppure io ho l’impressione che a questo punto della sua giovane ma già ricca carriera sarebbe più interessante vederlo confrontarsi con un tipo di storia differente. Alle prese con una vicenda di bullismo per il videoclip di “College Boy” della storica band francese Indochine, Dolan ad esempio ha tirato fuori una delle cose più potenti viste negli ultimi mesi.



Laurence Anyways è allora un potenziale capolavoro mancato, ma poco importa. Xavier Dolan ha solo 24 anni, da qui in poi fondamentalmente può fare quel cazzo che gli pare, e a me tanto piace anyways.
(voto 6,5/10)



venerdì 20 aprile 2012

Un gran can Can(nes)

È uscito il menu del Festival di Cannes 2012, che si terrà dal 16 al 27 maggio.
Ricco, abbondante, gustoso, godurioso… si preannuncia una bella abbuffata di gran cinema, anche se ripetere l’edizione dell’anno scorso sarà davvero dura. Nel 2011 sono passati in rassegna in pratica tutti i grandi film dell’annata, dalla meritata Palma d’Oro The Tree of Life al premio Oscar The Artist, dal cult Drive all’ottimo Polisse fino ad arrivare al controverso Melancholia, con tanto di Lars Von Trier show e cartellino rosso sventolatogli dall’organizzazione.
Quest’anno il Festival riuscirà a essere all’altezza di un’edizione così pazzesca?
Difficile, però gli spunti interessanti non mancheranno.
A partire dall’apertura con il nuovo di Wes AndersonMoonrise Kingdom, che fin dal trailer promette di essere un gioiellino.


Attesa enorme per il nuovo film del sempre sorprendente Michael Haneke dopo quel capolavoro de Il nastro bianco. Questa volta presenta Amour (Love). Che titolo scontato, penserà qualcuno. Considerando però il gran bastardo che è Haneke, difficilmente si rivelerà una pellicola tutta orsetti e cuoricini…

Visto il grande periodo di forma del cinema francese, attenzione a De rouille et d’os con Marion Cotillard, al nuovo del quasi 90enne Alain Resnais e a Holy Motors con Eva Mendes e Kylie Minogue (!).


Tra gli ammericani, quello su cui punto di più è Jeff Nichols, il regista del fantasmagorico Take Shelter che adesso propone il suo nuovo Mud con Reese Witherspoon, Matthew McCounaghey e il suo attore feticcio Michael Shannon.
Lee Daniels ritorna dopo Precious con The Paperboy: cast molto variegato (Zac Efron, Nicole Kidman, Matthew McCounaghey, John Cusack) e risultato che è una grande incognita.
Il neozelandese “fordiano” Andrew Dominik dopo Chopper e L’assassinio di Jesse James torna con Killing Them Softly, supercast annesso (Brad Pitt + Casey Affleck + Sam Rockwell + Javier Bardem + Mark Ruffalo).
Super mega cast esagerato pure per John Hillcoat, il regista di The Road. Per il suo Lawless, sceneggiato da Nick Cave, ci sono solo: Tom Hardy, Jessica Chastain, Shia LaBeouf, Gary Oldman, Guy Pearce e Mia Wasikowska…
E poi ancora ci sono il danese Thomas Vinterberg (in conferenza stampa farà il Von Trier della situazione?), l’inglese Ken Loach, l’iraniano Abbas Kiarostami, il rumeno Cristian Mungiu, il messicano Carlos Reygadas, ecc. ecc.

E l’Italia? L’Italia? L’Italia?
Di Italia in Concorso non ce ne sarà tantissima, d’altra parte il momento per il nostro cinema è catatonico, però un titolo ci sarà: Reality, il nuovo di Matteo Garrone di rientro dopo Gomorra. La sua riflessione particolare sul grande sogno di partecipare al Grande Fratello si rivelerà interessante oppure adesso, con i reality-show che ormai stanno messi peggio del cinema italiano, arriva fuori tempo massimo?
Fuori concorso tornano pure Bernardo Bertolucci a quasi una decade dall’ultimo The Dreamers con l’adolescenziale Io e te e Dario Argento: il suo Dracula 3D promette di far tremare sì, però questa volta non per la paura…
Comunque vada, e mi sa che con Dracula 3D andrà veramente male, vedi trailer) a tenere alta la bandiera italiana ci penserà almeno il Nanni Moretti presidente di giuria.


E poi, che altro ci sarà?
La coppia di Twilight che scoppia? Kristen Stewart e Robert Pattinson saranno infatti in gara uno contro l’altro: lei in On the Road, l’atteso quanto pericoloso adattamento del libro cult di Jack Kerouac, lui invece è all’esordio con il cinema d’autore in Cosmopolis di David Cronenberg.
David Cronenberg? Figata!
Sì, peccato che l’ultimo atroce A Dangerous Method abbia dimostrato che pure lui può cadere in basso. Molto in basso. Però Cosmopolis, almeno dal trailer, sembra un ritorno a dimensioni eXistenZiali a lui più consone rispetto alle analisi anal-freudiane.
Speriamo bene...



Oltre al concorso principale, attenzione anche alla sezione A Certain Regaird, dove debutterà con Antiviral Brandon Cronenberg, proprio il figlioletto (raccomandato) di David.
Tra i film della rassegna parallela A Certain Regaird, il nome su cui punto tutti i miei franchi (lo so che non ci sono più, però io li punto lo stesso) comunque è Xavier Dolan, giovane fenomeno canadese autore dello splendido Les Amours Imaginaires e che ora presenta Laurence Anyways.


Di seguito, giusto per fare i siti di cinema seri e completi, l’elenco con tutti i film presentati. In attesa di qualche sorpresa e aggiunta dell’ultimo minuto. The Master di Paul Thomas Anderson, per esempio?

Concorso
Moonrise Kingdom (Dir. Wes Anderson)
De Rouille et d’Os (Dir. Jacques Audiard)
Holy Motors (Dir. Leos Carax)
Cosmopolis (Dir. David Cronenberg)
The Paperboy (Dir. Lee Daniels)
Killing Them Softly (Dir. Andrew Dominik)
Reality (Dir. Matteo Garrone)
Amour (Love) (Dir. Michael Haneke)
Lawless (Dir. John Hillcoat)
Da-Reun Na-Ra-e-Suh (In Another Country) (Dir. Hong Sangsoo)
Do-Nui Mat (The Taste of Money) (Dir. Im Sang-soo)
Like Someone in Love (Dir. Abbas Kiarostami)
The Angels’ Share (Dir. Ken Loach)
V Tumane (In the Fog) (Dir. Sergei Loznitsa)
Beyond the Hills (Dir. Cristian Mungiu)
Baad el Mawkeaa (After the Battle) (Dir. Yousry Nasrallah)
Mud (Dir. Jeff Nichols)
Vous n’avez encore rien vu (Dir. Alain Resnais)
Post Tenebras Lux (Dir. Carlos Reygadas)
On the Road (Sur la Route) (Dir. Walter Salles)
Paradies: Liebe (Paradise: Love) (Dir. Ulrich Seidl)
Jagten (The Hunt) (Dir. Thomas Vinterberg)

Un Certain Regard
Miss Lovely (Dir. Ashim Ahluwalia)
La Playa (Dir. Juan Andrés Arango)
Les Chevaux de Dieu (God’s Horses) (Dir. Nabil Ayouch)
Trois Monde (Dir. Catherine Corsini)
Antiviral (Dir. Brandon Cronenberg)
7 Dias en la Habana (Dir. Benicio Del Toro, Pablo Trapero, Julio Medem, Elia Suleiman, Juan Carlos Tabio, Gaspard Noé, and Laurent Cantet)
Le Grand Soir (Dir. Benoit Delépine and Gustave Kervern)
Laurence Anyways (Dir. Xavier Dolan)
Después de Lucia (Dir. Michel Franco)
Aimer à perdre la raison (Dir. Joachim Lafosse)
Student (Dir. Darezhan Omirbayev)
La Pirogue (The Pirogue) (Dir. Moussa Toure)
Elefante Blanco (White Elephant) (Dir. Pablo Trapero)
Confession of a Child of the Century (Dir. Sylvie Verheyde)
Mystery (Dir. You Le)
Beasts of the Southern Wild (Dir. Benh Zeitlin)

Fuori concorso
Thérèse Desqueyroux (Dir. Claude Miller)
Io e Te (Me and You) (Dir. Bernardo Bertolucci)
Madagascar 3: Europe’s Most Wanted (Dir. Eric Darnell and Tom McGrath)
Hemingway & Gellhorn (Dir. Philip Kaufman)

Proiezioni di mezzanotte
Dario Argento’s Dracula (Dir. Dario Argento)
Ai to Makoto (Dir. Takashi Miike)

65th Birthday
Une journée particulière (Dir. Gilles Jacob and Samuel Faure)

Proiezioni speciali
Der Müll im Garten Eden (Polluting Paradise) (Dir. Fatih Akin)
Roman Polanski: A Film Memoir (Dir. Laurent Bouzereau)
The Central Park Five (Dir. Ken Burns, Sarah Burns, and David McMahon)
Les Invisibles (Dir. Sébastien Lifshitz)
Journal de France (Dir. Claudine Nougaret and Raymond Depardon)
A Musica Segundo Tom Jobim (Dir. Nelson Pereira dos Santos)
Villegas (Dir. Gonzalo Tobal)
Mekong Hotel (Dir. Apichatpong Weerasethakul)

lunedì 12 dicembre 2011

Ti odio poi ti amo poi ti amo poi ti odio poi ti amo

Les amours imaginaires
(Canada 2010)
Titolo internazionale: Heartbeats
Regia: Xavier Dolan
Cast: Xavier Dolan, Monia Chokri, Niels Schneider, Anne Dorval, Anne-Élisabeth Bossé, Olivier Morin, Magalie Lépine Blondeau, Éric Bruneau, Gabriel Lessard, Bénédicte Décary
Genere: romanticamente immaginario
Se ti piace guarda anche: Cashback, Le regole dell’attrazione, In the mood for love

Ci sono diversi modi in cui si potrebbe definire Les Amours Imaginaires, opera seconda del 22enne franco-canadese Xavier Dolan in veste di attore regista e pure sceneggiatore:
Nouvelle vague della nouvelle vague, per il suo saper guardare alla realtà con occhio leggero quanto profondamente cinematografico.
Un Wong Kar Wai che tiene le eleganti carrellate in slow-motion ma toglie tutta la parte noiosa dai suoi film.
Un Gregg Araki meno dopato e più romantico.
Un Bret Easton Ellis che sa cos’è l’amore.
Ci sono diversi modi in cui si potrebbe definirlo, ma presto probabilmente basterà dire: è un film di Xavier Dolan, e tutto sarà subito chiaro.


E dire che il suo film d’esordio nemmeno mi era piaciuto. J’ai tué ma mère era infatti una pellicola in cui si intravedeva chiaro e limpido il talento del suo autore, allora appena 19enne, eppure con il suo essere semi biografico finiva per essere troppo autistico, troppo rivolto verso se stesso e poco comunicativo nei confronti del resto del mondo. Soprattutto, peccava di eccessivi toni melodrammatici, con la madre che urlava, strepitava e piangeva manco fosse Laura Morante, anzi no la Fornero. Quasi come ci trovassimo in un film di Gabriele Muccino, solo con meno gente che correva.
Niente di irrimediabile, soprattutto quando fai un film a un’età così giovane e comunque già dimostri un occhio cinematografico mica tanto comune. E così Dolan alla sua seconda prova non solo aggiusta il tiro, ma fa un clamoroso centro pieno.

Les Amours Imaginaires è tutta la magia del cinema. È lo stupore con cui un giovane prende in mano la macchina da presa e realizza un film come se fosse il primo mai girato in tutta l’umanità. Per questo mi sembra più un’opera d’esordio questa, rispetto al suo vero esordio. J’ai tué ma mère provava ad essere un film maturo ma risultava una variante acerba del capolavoro di Almodovar Tutto su mia madre (ma se pensate che per il Pedro abbia solo parole positive, aspettate che parli di La pelle che abito). Con Les Amours Imaginaires, il giovane Dolan ha messo da parte gli intenti autobiografici, ha tirato fuori tutta la sua innocenza, tutto il suo romanticismo e ha realizzato un’opera paradossalmente molto più personale. Come ha fatto? Ci ha aperto il suo cuore.
Ma di cosa acciderboli parla questo film?

Ti sei mai innamorato di una persona che credeva di essere infatuata di un’altra persona che era presa da un’altra persona che aveva una simpatia per un’altra persona che però non provava sentimenti per le altre persone ma magari sì?
Ecco, Les Amours Imaginaires parla di questo e più in generale è un piccolo trattato sociologico sull’amore. Senza pretese di raccontare in maniera esaustiva tutte le relazioni o tutti i tipi d’amore, Dolan getta uno sguardo su un gruppo di ragazzi e ragazze. Attraverso le loro interviste/confessioni, abbiamo un ritratto dell’amore oggi, ai tempi di Internet, con a svettare su tutti una tipa con gli occhiali, tale Anne-Élisabeth Bossé, che è diventata tipa la mia nuova idola assoluta. Vorrei poterla tenere sul comodino accanto al letto come soprammobile.
Questi personaggi comunque sono solo un contorno alla storia principale, che è quella di un classico triangolo amoroso tra i tre protagonisti. Solita storia, sento da qua i vostri sbadigli. Il tema è già stato affrontato più e più volte da film, serie tv, letteratura, eppure negli ultimi tempi, chissà perché, quando si tira fuori la parola triangolo viene subito in mente non Renato Zero (se vi viene in mente lui, significa solo una cosa: siete vecchi ah-ah!), bensì Twilight: il vampiro Edward, il licantropo Jacob e l’umana (umana si fa per dire) Bella.
Cancellate tutto, perché qui non c’è né la componente fantasy, né tutte le logorroiche menate virginali alla Stephenie Meyer. Qui c’è il vero Romanticismo. Qui ci sono sentimenti veri. O no, perché sono immaginari. Ma se una cosa è immaginaria, è forse meno vera. È forse meno reale?
Un ragazzo (lo stesso Xavier Dolan, pure ottimo attore) e una ragazza (una emergente Monia Chokri da Oscar, da Coppa Volpi, da Palma d’Oro) si innamorano, o meglio si prendono una cotta pesante, per un giovane Adone (Niels Schneider). No, non è una metafora. Il tipo ha infatti i boccoli biondi, gli occhi larghi, un fisico statuario. Insomma, è proprio un novello Adone 2.0 e i due si ritroveranno inevitabilmente a cadere come pere cotte ai suoi piedi. Due ragazzi e una ragazza, come in The Dreamers ma senza le pretese politiche e lo morbosità voyeuristica del “vecchio” Bertolucci, nonostante una scena dello stesso Dolan da “masturbation award” (anche se per questo premio la Natalie Portman del Cigno nero rimane imbattibile). E a proposito di The Dreamers, il film nel finale regalerà una sorpresina ai suoi estimatori…

La storia di Les Amours Imaginaires può sembrare nulla di ché, e in effetti dietro non c’è nessuna idea rivoluzionaria. Nessuno spunto di trama inedito o mai visto. A colpire, a fare breccia nel cuore e a riempire lo sguardo dello spettatore (o almeno il mio), è il tocco delicato e leggero del giovane Dolan. Questa volta niente melodrammi. Anche le scene più intense e sofferte volteggiano in maniera leggiadra. Complice di questo miracolo è una scelta delle canzoni in colonna sonora oltre la soglia dello spettacolare. Dolan usa come tema ricorrente “Bang Bang” di Dalida, sì proprio la “nostra” Dalida, la cantante anni ’60 portata ahinoi sul piccolo schermo dalla Sabrinona Ferilli… Il remake italiano del pezzo che in versione Nancy Sinatra echeggiava nel Kill Bill di Tarantino è un autentico miracolo e vedere l’uso magistrale che ne fa un ragazzotto canadese ci fa chiedere: ma possibile che nessuno in Italia riesca a valorizzare in questo modo la nostra arte, la nostra storia della musica? Sarà che qui da noi per esordire alla regia, così come per fare qualcosa in molti altri campi politica in primis, devi essere per forza over 40?
Dolan, oltre che regista dallo sguardo magico, si dimostra così un dj estremamente versatile, in grado di mixare Dalida con “Jump Around” degli House of Pain e fare apparire il tutto come il più naturale possibile! A completare una delle più belle soundtrack mai concepite da mente umana c’è anche l’elettronica leggera di The Knife e Fever Ray, più le raffinate perle francesi di Indochine e Vive la fete.

Considerando che un regista come Manoel de Oliveira alla tenera età di 103! anni realizza ancora pellicole, e considerando che Dolan - classe 1989 - attualmente sta già girando il suo terzo film, Laurence Anyways, previsto in arrivo nel 2012, se continua così potrebbe diventare il regista più prolifico della storia. Ma la cosa importante non è la quantità, bensì la quantità, e se già questo Les Amours Imaginaires è un piccolo capolavoro, la sensazione è quella che le sue potenzialità future siano ancora tutte da scoprire. In attesa di vedere quali altre perle ci donerà in futuro, godiamoci il presente. Perché già adesso, più che girare, Xavier danza in maniera leggiadra sulla immagini e ci ha regalato una delle visioni più incantevoli degli ultimi tempi. Adorable, formidable.
(voto 9/10)


venerdì 9 dicembre 2011

Xavier Dolan: Man of the year 2011 n. 10

Xavier Dolan
Genere: giovani talenti crescono
Provenienza: Montreal, Québec, Canada
Età: 22
Il passato: il film d’esordio J’ai tué ma mère
Il suo 2011: Les amours imaginaires
Il futuro: il suo terzo film Laurence Anyways
Perché è in classifica: volendo esagerare un attimo, è la grande speranza del cinema mondiale
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Xavier Dolan è un regista, attore, sceneggiatore, è canadese, è gay, ha 22 anni, è il futuro (ma anche già il presente) del cinema mondiale. Il suo esordio J’ai tué ma mère non mi aveva convinto molto, non perché fosse una cattiva pellicola, ma perché il suo talento mi sembrava come trattenuto. Con il suo secondo Les amours imaginaires è invece riuscito a farlo esplodere del tutto, realizzando una delle pellicole più BELLE, nel senso più pieno e godurioso del termine, degli ultimi tempi. Pura gioia per gli occhi, grazie a un occhio alla Wong Kar Wai senza le parti noiose che getta uno sguardo su una storia a metà strada tra Gregg Araki e Bret Easton Ellis, con una colonna sonora grandiosa che ti fa chiedere: ma ci voleva proprio un ragazzetto canadese per valorizzare un pezzo italiano degli anni ’60 come “Bang Bang” di Dalida?
Presto dedicherò a questa perla di pellicola un post tutto suo, nel frattempo vi consiglio di cercarlo, non nei cinema italiani dove un’uscita non è al momento stranamente prevista, ma nei soliti posti in rete. Anche voi lo amerete. Che poi lo facciate in maniera immaginaria o reale, quello sta solo a voi…




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