"La Seconda Guerra Mondiale sta per finire?
Ma nooo, io non c'ho voglia di tornare a casa da Angelina!"
Fury
(USA, Cina, UK 2014)
Regia: David Ayer
Sceneggiatura: David Ayer
Cast: Brad Pitt, Logan Lerman, Shia LaBeouf, Jon Bernthal, Michael Peña, Jim Parrack, Brad William Henke, Jason Isaacs, Xavier Samuel, Alicia von Rittberg, Anamaria Marinca, Scott Eastwood
Genere: furioso
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Fury è una pellicola che parla di Fury, un carro amato del West. O, per essere più precisi, un carro armato che avanza nella West Germany.
Cioè, un attimo, mi state dicendo che hanno fatto un film su un carro armato?
Ebbene sì. Ormai girano pellicole su qualunque cosa, persino su una bambola comparsa brevemente in un horror, volete che non girino una pellicola su un carro armato?
Quindi è così, il grande protagonista di Fury è proprio Fury, il carro armato Fury, ancor più di Brad Pitt che qui, per quanto ritorni su livelli recitativi più decenti rispetto a quelli zombie di World War Z, è ben lontano dalla performance da Oscar che probabilmente era convinto di fare quando ha deciso di girare questo film. Una pellicola ambientata durante la Seconda Guerra Mondiale, già solo per questo si candiderebbe a essere una roba da Academy, visto che all'Academy adorano le pellicole ambientate in quel periodo e i film bellici in generale. Guerre e/o film sugli handicappati e/o malati e/o con attori fighi che diventano brutti e/o basta che ti chiami Meryl Streep e la nomination è garantita.
Cast: Emily Browning, Thomas Dekker, Xavier Samuel, Cam Gigandet, Dawn Olivieri, Brandon Jay McLaren, Frances Fisher, James Kyson
Genere: thriller cazzatona
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Plush è il nuovo film di Catherine Hardwicke e Catherine Hardwicke è famosa, meglio dire famigerata, per essere la regista di Twilight.
A questo punto tutti a dire: “Catherine Hardwicke merda e merda chi non lo dice.”
Però io devo venire in difesa della fanciulla. Beh, fanciulla più o meno, visto che i suoi 57 anni buoni sul groppone ce li ha. Va riconosciuto infatti che il primo Twilight è un capolavoro, se considerato al confronto dei seguiti. Ma avete visto gli ultimi due terrificanti capitoli Breaking Dawn diretti da Bill Condom Condon, l’uomo adesso pronto alla revisione disneyana della vita di Julian Assange nel nuovo Il quinto potere?
Con il materiale stephaniemeyeriano a disposizione, Catherine Hardwicke con il primo Twilight è riuscita a fare ancora un piccolo miracolo. La regista dalla sua ha poi realizzato anche un ottimo film sul mondo degli skaters con Lords of Dowtown, ha gettato un interessante sguardo sulle babyminkia con Thirteen e ha pure girato il criticatissimo Cappuccetto rosso sangue, che io sono tra i pochi al mondo ad aver moderatamente apprezzato.
Una regista più odiata che amata quindi che pure con questa nuova pellicola è destinata a ricevere fischi e bottigliate, più che applausi e awards. A ragione? A torto?
Plush inizia quasi come un rockumentary. Un rockumentary fittizio visto che è la storia di una rock band, i Plush, che non esiste realmente. Una band che è capitanata da un fratello chitarrista, Thomas Dekker, e da una sorella cantante, Emily Browning. Solo che lui…
ATTENZIONE SPOILER
Muore!
FINE SPOILER
ANZI NO, GLI SPOILER CONTINUANO
Senza il fratello, scomparso per una misteriosa overdose, che fa tanto cliché rocknrolla, Emily Browning si trova in crisi creativa e dà alle stampe un disco che fa abbastanza pena. Tutti lo criticano, Pitchfork in testa, e qui possiamo vedere un parallelo tra la protagonista della pellicola e la regista Catherine Hardwicke, habitué alle critiche feroci nei confronti dei suoi lavori.
La band e soprattutto Emily Browning ritrovano ispirazione quando lei si mette a lavorare a stretto contatto con il nuovo chitarrista, Xavier Samuel, che assomiglia tanto, ma proprio tanto, al suo fratello scomparso. Il rapporto tra i due diventa sempre più intimo, non solo a livello musicale, benché lei sia sposata. D'altra parte, non sarebbe un film della Hardwicke se non ci fosse un triangolo romantico.
Una storia molto sex, drugs & rock’n’roll con un’aggiunta di sottotrama sentimentale che, per quanto piena zeppa di stereotipi, scorre via in maniera leggera.
Questa però non è che la prima parte. Con calma, con molta calma, quasi verso la fine, il film poco a poco si trasforma, in maniera non del tutto imprevista ma nemmeno così scontata, fino a diventare un thrillerino di quelli molto anni ’90. Tutta la pellicola è molto anni ’90, già il titolo richiama una splendida canzone degli Stone Temple Pilots. Riferimento non so se voluto o meno, ma comunque presente. E anche la band dei Plush, con quel suo suono electro-trip-hop-rock tra Garbage e Republica, fa molto anni ’90.
Nella sua componente da thriller-stalker movie, la sua anima molto anni ’90 si palesa ancora più chiaramente e finisce dalle parti di quei film stile Fear – Paura con Reese Witherspoon e Mark Wahlberg, o La mia peggiore amica con Drew Barrymore, o se vogliamo pure Basic Instinct, o insomma quelle cazzatone di thrillerini pseudo soft erotici super patinati che circolavano un paio di decenni orsono e che sapevi erano delle cazzatone, ma allo stesso tempo ti tenevano incollati fino al termine allo schermo e pure con una buona dose di tensione addosso. Lo stesso avviene per Plush. La recitazione è così così, Xavier Samuel in versione darkone appare parecchio fuori parte, mentre Emily Browning pur non convincendo fino in fondo se la cava ancora. La parte musicale è piuttosto valida, la Browning impegnata anche in veste di cantante ha una vocina niente male, come aveva già dimostrato nella soundtrack di Sucker Punch, sebbene da una pellicola così rock’n’roll sarebbe stato lecito aspettarsi qualcosina di più a livello sonora. La regia di Catherine Hardwicke fa poi molto video alternative rock, molto anni ’90, ovvio, e insomma questo film è un thriller cazzatona come quelli che andavano nel periodo post-grunge. Un thriller cazzatona che fondamentalmente mi è piaciuto. Fino alla fine. Che pure quella è una cazzatona.
"In questo film le tette sono vietate? Me le copro subito!"
Shark 3D
(Australia 2012)
Titolo originale: Bait
Regia: Kimble Rendall
Cast: Xavier Samuel, Sharni Vinson, Julian McMahon, Phoebe Tonkin, Alex Russell, Cariba Heine, Lincoln Lewis, Alice Parkinson
Genere: tette-horror senza tette
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Leggendo il titolo del film, vengono in mente alcune cosette.
La prima: ancoooora con ‘sto 3D? A parte a casa di James Cameron, non ha già strapazzato i maroni?
La seconda: i titolisti italiani devono sempre metterci del loro, non ce la fanno a trattenersi. Il titolo originale del film era Bait, che significa “esca”, solo che esiste già un film con Jamie Foxx intitolato Bait – L’esca e allora loro hanno fatto la furbata di richiamare alla mente un altro film: Shark Night 3D, togliendo il night. Risultato? Shark 3D, titolo fantasiosissimo!
La terza: nonostante il titolo, Shark 3D non è come Shark Night 3D o Piranha 3D o Piranha 3DD, perché NON è un tette-horror.
Ragazzi, potete sfollare. Lentamente, grazie. Non spingete. Dai, non spingete, come devo dirlo?
Niente tette. Proprio così. Nemmeno mezza.
Una manciata di fighette il film ce le propone anche, per carità, però tette zero. Questo Shark 3D in pratica è come la Coca-Cola Zero, solo che invece di essere privo di zuccheri è privo di tette. Checché ne dicano i pubblicitari che cercano di vendercela, la Coca Zero non ha lo stesso gusto della Coca normale, altrimenti ciao, la berrebbero tutti. Invece è una balla, una balla che non ci beviamo. In maniera analoga, un tette-horror senza tette non ha lo stesso gusto di un tette-horror. È un pacco. Tolte le tette, ci rimane solo uno pseudo horror acquatico la cui attrattiva principale è lo squalo.
Ma chissenefrega dello squalo! Dietro la macchina da presa non c’è mica Spielberg, quello dei vecchi tempi non quello che filma i cavalli e i presidenti barbosi, e allora: noi vogliamo le tette!
"Cammina dietro di me. Guai a te se fai anche solo intravedere le tette!"
Lo spunto da cui parte questa pellicola australiana Shark 3D sarebbe anche un filo più originale, rispetto agli altri tette-horror di cui come abbiamo visto è comunque solo un parente alla lontana.
Dopo la scena di partenza in cui il solito squalo si sbrana un tizio…
ATTENZIONE SPOILER
…le cose procedono in maniera differente da quanto ci si poteva aspettare all’inizio. A sconvolgere la vita dei protagonisti arriva infatti uno tsunami!
In teoria, potremmo trovarci di fronte a una trashata assoluta come il recente orripilante quanto godurioso Sharknado. In pratica, il film si trasforma nel solito survival movie con un gruppo di tizi che si ritrova dentro un supermarket, con ai piedi un sacco di acqua e, naturalmente, pure l’immancabile squalo rompicojoni di turno. Perché non era già abbastanza difficile sopravvivere a uno tsunami. Dovevano metterci dentro pure uno squalo. Ed è qui che sta l’errore del film, quello che lo trasforma nel solito horrorino poco horror e molto banale, con una sequela di scene di morte sull’idiota andante stile saga di Final Destination. Ed è così che Shark 3D, per quanto australiano, si trasforma in un’americanata, di quelle mal riuscite e per di più parecchio noiose.
"Un tette horror senza tette? Il Dr. Troy sarebbe molto deluso da me!"
Se la sceneggiatura avrebbe potuto regalarci qualche spunto originale e invece naufraga miseramente, meritandosi di finire sbranata da uno squalo, 3D o meno che sia, a tenere un minimo a galla il film è un cast di livello non eccellente, ma almeno decente.
Il protagonista del film è Xavier Samuel, uno dei giovani attori australiani più in ascesa del momento, anche perché: conoscete altri giovani attori australiani?
Xavier Samuel l’abbiamo già visto in Tre uomini e una pecora. Là come qua è un ragazzo in procinto di sposarsi, solo che il mondo animale in entrambi i casi prova a mettersi tra lui e le nozze. Là una pecora, qua uno squalo. Non proprio la stessa cosa…
E poi c’è l’ex mitico Dott. Troy di Nip/Tuck, ovvero Julian McMahon, meno imbolsito rispetto alla sua ultima uscita cinematografica nel thriller Faces in the Crowd - Frammenti di un omicidio. E poi ancora c’è la promettentissima Phoebe Tonkin, idola della ormai defunta serie The Secret Circle e oggi in The Vampire Diaries e nell'imminente The Originals, una che per essere in un horroretto di infimo livello e con una parte pessima, riesce nella non semplice impresa di essere convincente.
Però a Phoebe, per quanto brava e per quanto bella e per quanto bellaebrava, manca una cosa: le tettazze. Così come all’altra fighetta presente nel film, la sconosciuta Sharni Vinson. E questa è una cosa che non va bene. No no. Fare un tette-horror senza tette non va davvero bene.
Cast: Xavier Samuel, Kris Marshall, Kevin Bishop, Tim Draxl, Laura Brent, Olivia Newton-John, Rebel Wilson, Jonathan Biggins, Geordie Robinson
Genere: matrimoniale
Se ti piace guarda anche: Una notte da leoni, Quattro matrimoni e un funerale, American Pie - Il matrimonio, Le amiche della sposa, Il matrimonio del mio migliore amico
Oh. Oggi finalmente parliamo di cinema impegnato. Non capita spesso su Pensieri Cannibali, però questa volta si fa sul serio.
Sto parlando di cinema impegnato… a far divertire e a intrattenere, obiettivi in cui questo Tre uomini e una pecora riesce discretamente.
Il filone è quello ormai più che tradizionale della commedia matrimoniale, più goliardica che sentimentale. Se vi dico che questo è un incrocio tra Una notte da leoni e la via britannica al genere intrapresa da Quattro matrimoni e un funerale, il tutto realizzato in un’inedita versione australiana, potreste esservi già fatti un’idea ben precisa di Tre uomini e una pecora.
Sebbene, va precisato, questo filmetto pur essendo piacevole voli parecchio più basso rispetto a entrambi. Per fortuna, preciso anche, viaggia decisamente più in alto rispetto alla (peggior) variante italiana del genere: La peggior settimana della mia vita.
Per riassumere la pellicola, potrebbe comunque bastare una sola canzone:
Summer lovin' had me a blast
Summer lovin', happened so fast
I met a girl crazy for me
I met a boy, cute as can be
Summer days driftin' away,
To uh-oh those summer nights
Perché vi ho proposto questo momento musical con “Summer Nights”?
Forse perché sono strafatto di coca come capita ai protagonisti del film?
No. Se l’ho fatto è perché il testo della canzone rappresenta alla perfezione l’amore che sboccia tra i due protagonisti della pellicola, che sono anche il punto debole del film: Xavier Samuel è un attore visto in quelle robette di Eclipse e Anonymous, ma anche nell’efficace horror australiano The Loved Ones. Alle prese con la comedy sembra però tutt’altro che a suo agio. La tipa di cui si innamora è invece Laura Brent, biondina caruccia quanto pure lei anonima.
Fatto sta che questi due si incontrano un’estate e tra summer days & summer nights si innamorano. Solo che non fanno come tutti in queste situazioni, ovvero “Ciao ciao!” e chi s’è visto s’è visto alla fine dell’estate, ma decidono di… sposarsi. Nonostante lui sia inglese e lei australiana (in realtà entrambi gli attori sono marsupiali) e nonostante non sappiano granché l’uno dell’altra, vogliono fare il grande passo. Contenti loro...
Come spesso accade in questo tipo di film, i due promessi sposi non rappresentano però l’elemento più interessante delle pellicola. Come spesso o anzi diciamo sempre accade, i veri mattatori sono i testimoni. Alcune delle commedie americane più riuscite degli ultimi anni (Una notte da leoni e Le amiche della sposa) lo… testimoniano, appunto.
"Che c'è che non va? Come boyband saremmo meglio dei One Direction..."
D’altra parte lo dicono anche sia il titolo originale, A Few Best Men, che quello parecchio più stupidotto italiano: Tre uomini e una pecora. Sono infatti 3 i testimoni di nozze del futuro sposo Xavier Samuel, un orfano che ha solo loro come famiglia. E sono loro 3 che renderanno il matrimonio davvero fuori di testa.
I britannici portano i loro culi bianchi al sole dell’Australia, per delle nozze, ma non delle come tante: la promessa sposa è la figlia di un importante senatore e quindi tutto è organizzato alla grande. Naturalmente i tre testimoni dello sposo, da bravi casinari inglesi, sconvolgeranno tutto e tutti, creando un disastro dietro l’altro. Uno di loro, tra l’altro, si presenta con baffetto e pettinatura alla Adolf Hitler. Non si sa bene perché lo faccia, comunque strappa più di una risata.
Altrettanto naturalmente, non mancano i soliti espedienti tipici della buona (e anche meno buona) commedia goliardica che si rispetti. In primis, la droga. Questi Tre uomini ci vanno giù belli pesanti, visto che al posto delle solite cannette che si vedono nelle pellicole americane, loro si danno a roba più pesante.
Fantastico al proposito il discorso di uno dei testimoni dello sposo strafatto di coca. E fantastica pure la madre della sposa, che si unisce a loro tirandosi su qualche riga (di troppo).
E chi è la madre della sposa?
"Noi come girl band saremmo meglio delle Spice Girls, aahaah!"
Qui torniamo a Grease. È anche per questo che vi ho proposto quella cazzo di “Summer Nights”. Le cose mica capitano a caso, su Pensieri Cannibali. La madre è infatti interpretata da Olivia Newton-John. Sì, proprio lei, proprio la protagonista di Grease che è ancora una MILF (o GILF?) in ottima forma.
I personaggi di contorno, tra cui va menzionata anche la divertente finta-lesbica Rebel Wilson (comica australiana che aveva un piccolo ruolo anche nel sopra citato Le amiche della sposa), sono dunque il punto di forza di una pellicola che riesce a strappare più di un sorriso, soprattutto nel convulso crescendo cui assistiamo durante la cerimonia di nozze.
Altre cose funzionano meno. Oltre alla storielle d’amore principale, decisamente banale e stra-già-vista, annoveriamo le solite gag con gli animali. Dal titolo italiano, si capisce benissimo che un ruolo determinante sarà giocato non solo dai 3 testimoni dello sposo, ma anche dalla pecora. Era davvero necessario?
"E noi saremmo meglio degli... Animals!"
Voglio aprire una PETA-petizione per impedire ai cineasti di usare animali, almeno certi animali, nei loro film e telefilm.
Innanzitutto i cavalli, che poveretti rischiano di fare una brutta fine come capitato nella serie tv Luck (chiusa proprio in seguito alla morte di 3 cavalli), oppure rischiano di diventare protagonisti di atroci scapolavori come War Horse. Via anche le scimmiette, come quella di Una notte da leoni 2.
I cani invece si possono tenere, visto che nell’ultima annata sono stati strepitosi protagonisti in The Artist e Beginners. Sebbene in passato pure loro siano stati sfruttati per filmetti mediocri come Beethoven o Spot, tanto per lasciare fuori i vari celebri Lassie, Rin Tin Tin e Commissario Rex.
Se il film fosse stato Tre uomini e basta, invece di Tre uomini e una cazzo di pecora, sarebbe stato meglio. Però oh, la regola in questo genere di film vuole che ci siano per contratto anche dei poveri animali ridicolizzati e quindi teniamocelo così. Una commediola spensierata capace di far ridere (abbastanza) e che rappresenta un buon disimpegno. Registicamente non si segnala in alcun modo, nonostante il film porti la firma di Stephan Elliott, in passato autore degli interessanti The Eye - Lo sguardo con Ewan McGregor e Ashley Judd e di Priscilla, la regina del deserto e negli ultimi tempi convertitosi al genere nuziale prima con Un matrimonio all’inglese e ora con questo. Genere cui sarà unito… finché morte non li separi.
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