Qualunque sia la risposta, ecco un po' di musica di tutti i generi e di tutti i tipi per cominciare bene l'anno nuovo ascoltando una manciata dei pezzi migliori (almeno secondo codesto blog) dell'anno appena passato.
Oggi la decina (anzi 11, visto che un gruppo ha fatto doppietta) di canzoni che ce la stavano per fare a entrare in Top 10 e poi invece no, sono rimaste crudelmente fuori. Tra l'altro sono presenti anche band, come Nine Inch Nails e Strokes, di cui non ho amato particolarmente il loro ultimo album nel complesso, però almeno un pezzo valido quest'anno sono comunque riusciti a tirarlo fuori.
20. Nine Inch Nails "Came Back Haunted"
La canzone più infestata del 2013.
(attenzione al video della canzone diretto da David Lynch che può causare attacchi epilettici, e non è uno scherzo)
19. Strokes “One Way Trigger”
La canzone più cazzona e 80s del 2013.
18. Bastille “Of the Night”
La canzone più non si esce vivi dagli Anni '90 del 2013.
Vagamente, solo vagamente eh, ispirato dalle 31 canzoni di Nick Hornby, ecco le 31 canzoni cannibali.
Una compilation di brani che mi hanno entusiasmato, esaltato, emozionato negli ultimi tempi. Non le mie canzoni preferite di sempre, soltanto una selezione di alcune tra le mie preferite oggi come oggi. Domani sarebbero probabilmente delle altre. Chissà?
Dopo la prima decina, dopo la seconda decina, ecco la terza decina. Anzi no, questa è un’undicina. Una vera e propria squadra di calcio musicale che va a completare la mia musicassetta virtuale.
Volete downloadarle?
Per scaricare tutte le 31 canzoni cannibali in una playlist e in una botta sola, cliccate QUI
Se ti piacciono ascolta anche: Garbage, Kills, Metric, Sleigh Bells, Ting Tings
Premetto che io adoro gli Yeah Yeah Yeahs e adoro ancor di più la loro cantante Karen O, di recente dedicatasi con successo anche al lavoro sulla colonna sonora di Nel paese delle creature selvagge e sentita pure in Frankenweenie e Millennium - Uomini che odiano le donne. Adoro la voce di Karen O al punto che potrebbe persino cantare le canzoni di Vasco Rossi e mi piacerebbero.
Credo.
Tra i motivi per cui adoro gli Yeah Yeah Yeahs e grido Yeah Yeah Yeah ogni volta che li sento è che sono un gruppo in costante evoluzione. Dopo il folgorante disco d’esordio Fever to Tell, uno dei migliori album rock’n’roll dei primi Anni Zero, avrebbero potuto replicare la fortunata formula all’infinito e vivere alla grande di rendita fino ad oggi. Invece già con il successivo Show Your Bones hanno provato una strada diversa, verso un suono più evoluto e variegato e con il terzo It’s Blitz hanno cambiato ancora andando in un’esaltante direzione electro-dance-rock. L’album numero 4 Mosquito segna adesso una avventura nuova, esperimenti diversi e un sound ancora più contaminato.
Grazie all'aiuto delle canzoni contenute in Mosquito, ecco come preparare qualche cocktail musicale perfetto per la primavera/estate:
“Sacrilege”: mescolare atmosfere sognanti, aggiungere un coro gospel per donare un retrogusto corposo e servire il tutto con un video bollente che vede protagonista una Lily Cole (quella di Parnassus e The Moth Diaries) ninfomane.
Effetti collaterali provocati dalla bevuta
combinata di questi cocktail.
“Subway”: cocktail perfetto per un viaggio in metro, ma volendo può essere riciclato anche per una bevuta in treno. Tanto mica guidate voi. Sconsigliato invece per i conducenti di metro e treni. I controllori possono invece abbeverarsi, almeno risulteranno più tranquilli e meno cagacazzo.
“Mosquito”: bevanda più sanguigna e tradizionalmente rock, è l’ideale per i vampiri. Se non siete dei sucasangue, accontentatevi di succhiarla in uno dei prossimi episodi di True Blood o The Vampire Diaries, o di entrambi, con quel ritornello che ripete “suck your blood” che vi si conficcherà in testa e non vi lascerà fino alla fine dell’hangover.
“Under the Earth”: long drink dal ritmo funky rallentato, sembra una versione più leggera e pop dei drink malati dei Public Image Ltd. di Johnny Rotten. Va bene per ripigliarsi un attimo e cercare di tornare sobri. Ho detto cercare.
“Slave”: è uno di quei cocktail che cominci a berlo e ti sembra acqua e lo tiri giù d’un colpo e pensi: “Ma sì, tanto non fa niente!” e poi invece ti travolge con il suo crescendo pazzesco, con la voce di Karen sussurrante che ti entra nelle orecchie e ti porta in un’altra dimensione. Bere con cautela: quelli in apparenza innocui sono i cocktail più bastardi, perché sono anche quelli che mandano più in botta.
“These Pats”: un altro cocktail da trip di quelli che all’inizio non si fanno sentire e poi ti pulsano in testa e nel cuore. Una ricetta nuova, preparata percorrendo sentieri ipnotici che gli YYYs non avevano mai percorso prima. Tira una gran botta.
“Area 52”: è uno shottino space rock pronto per mandarti in orbita. Dopo averne bevuti un paio, potreste ritrovarvi a cantare “I Wanna Be Your Dog” al karaoke.
“Buried Alive”: agitare un rock meticcio con una spruzzatina di rap fornito da Dr. Octagon, meglio noto come Kool Keith. Un esperimento interessante, però è un cocktail dal sapore strano. Fate attenzione perché non è adatto a tutti i palati.
“Always”: long drink lento e dagli effetti onirici dalle parti della splendida bevanda “Strange Love”, servita da Karen O sui titoli di coda del Frankenweenie di Tim Burton.
Attenzione il giorno dopo al mal di testa da hangover.
“Despair”: cocktail che nasce come variante più soft del loro storico drink “Maps”. È simile al Negroni sbagliato che, con lo spumante al posto del gin, rappresenta una versione leggera del Negroni vero e proprio.
“Wedding Song” è emozione pura per il palato. Da tenere per il gran finale della serata. Si accompagna molto bene con un dolce.
In chiusura, Mosquito è un disco che regala una bella sbronza. Non la migliore mai offerta dagli Yeah Yeah Yeahs, barmen autori in passato di cocktails ancora più raffinati e steccanti, ma comunque una ciucca di quelle che sì, ogni tanto ci vanno e fanno pure bene. Anche se il mattino dopo potreste non pensarla alla stesso modo.
Giornata 5 (Grecia - Repubblica Ceca, Polonia - Russia)
Giornata 6 (Danimarca - Portogallo, Olanda - Germania)
Giornata 7 (Italia - Croazia, Spagna - Repubblica d'Irlanda) Giornata 8 (Ucraina - Francia, Svezia - Inghilterra)
Gruppo A
Repubblica Ceca – Polonia
Ore 20:45
Prende il via oggi la terza e ultima giornata dei gironi dell’Euro 2012. Tempo di verdetti, quindi, e si parte con il gruppo meno appealing di questo torneo e forse di tutti i tornei europei mai giocati.
La sfida tra Repubblica Ceca e Polonia non è il massimo da un punto di vista calcistico, nonostante qualche ottimo giocatore presente come Rosicky e Lewandowski. Più interessante potrebbe allora essere la gara sugli spalti.
Da una parte la tifosa polacca divenuta ormai simbolo degli interi campionati europei, la modella Natalia Siwiec.
Natalia Siwiec è quella a sinistra, nel caso aveste dubbi...
Dall’altra una sconosciuta tifosa ceca sotto una pioggia creata credo appositamente per lei.
Che dire? Gol da entrambe le parti, per un match che parte subito alla grande.
Le cose continuano a girare a mille per la Polonia dal punto di vista musicale con Karen O, la cantante degli Yeah Yeah Yeahs: sudcoreana naturalizzata statunitense, ma di padre polacco, il suo vero nome completo è Karen Lee Orzolek. Oltre alle figate suonate con la sua band, da solista ha anche firmato la colonna sonora del film Nel paese delle creature selvagge di Spike Jonze, ha cantato la cover di Immigrant Song per la soundtrack di Uomini che odiano le donne e collaborato con vari artisti tra cui Santigold e David Lynch. Con lei, la Polonia passa agevolmente in vantaggio per 2 – 1 e il pubblico grida il suo cognome d'arte: “OOO”. Povia subito dopo medita di comporre un brano intitolato: "Quando i polacchi fanno O". Speriamo non lo incida. Mai.
La Repubblica Ceca risponde, o almeno prova a farlo, con Jason Mraz, cantautore americano di origini ceche, quello che qualche tempo fa spopolava con “I’m Yours” e adesso non se lo fila già più nessuno. Gotye, sei avvisato. Comunque Mraz è troppo lagnoso e il suo tiro si spegne lentamente ancora prima di arrivare tra le braccia del portiere polacco.
Per il cinema, la Repubblica Ceca ci prova allora con Sissy Spacek, attrice americana di origini ceche. Storica interprete di superfilmoni come La rabbia giovane di Terrence Malick, Carrie – Lo sguardo di Satana di Brian De Palma e Una storia vera di David Lynch, è tornata di recente alla grande con una particina nello strepitoso cast di The Help. Con la sua esperienza, riesce a mantenere la calma in un momento difficile per la sua nazionale e mette a segno il gol del pareggio.
Nel finale, i polacchi ci provano con Gore Verbinski, americano di origini polacche, regista dei Pirati dei Caraibi e della recente pellicola d’animazione Rango. Per lui niente da fare, viene facilmente fermato dalla difesa ceca e l'arbitro dice che può bastare così.
Risultato cannibale: Repubblica Ceca – Polonia 2 – 2
Pareggio spettacolo tra cechi e polacchi: da una parte le reti di Sissy Spacek e di una tifosa di passaggio sotto la pioggia, dall’altra le reti di Natalia Siwiec e Karen O.
"Ciao ciao, Europa!"
Gruppo A
Grecia – Russia
Ore 20:45
Alla vigilia delle elezioni politiche che potrebbero scrivere la parola fine sull’Euro, a livello politico-economico-monetario, mica calcistico, la Grecia parte con un misero punticino e poche possibilità di passare il turno. La classica nazione che ormai non ha più niente da perdere. La Russia invece si approccia alla partita da prima del girone forte dei suoi 4 punti.
Nonostante la serietà del match, la disputa inizia sui toni della comicità.
La Grecia mette in campo Zach Galifianakis, recente uragano di risate abbattutosi su Una notte da leoni e sulla serie tv Bored to Death. Nell’altro corner, la Russia si gioca invece la carta dello storico Walter Matthau, attore comico americano ma di origini sovietiche. Con tutto il rispetto per l’irresistibile brontolone, ma per me la rete è tutta di Galifianakis.
Grecia a sorpresa in vantaggio, anzi no!
Quel brontolone di Matthau dall’Aldilà, o meglio dai Campi Elisi (o forse dall’Ade?) protesta con l’arbitro e lo convince ad annullare la rete ai greci. Zach, ancora reduce da una delle sue notti da leoni (il terzo episodio dovrebbe essere girato a Tijuana, Mexico), non ha la forza di protestare. Si rimane sullo 0 – 0.
Per la musica, la Russia punta su Regina Spektor, nata a Mosca e poi trasferitasi negli USA.
La cantante russa ha appena pubblicato il suo nuovo pregevole album “What We Saw From the Cheap Seats” e il singolo “Don’t Leave Me (Ne me quitte pas)” è uno dei pezzi più contagiosi dell’estate che "Toc, toc!" sta bussando alla porta. Chissà quanti se ne accorgeranno in Italia, dove al momento il singolo più venduto è una porcheria latinoamericana di tale Gusttavo Lima. Ma la gente che lo ascolta ha le orecchie piene di cerume, oppure gli piace veramente?
Polemiche a parte, Regina mette a segno un regale gol per la Russia.
Per la Grecia scende sul campo da gioco un giovane talento emergente: Marina Lambrini Diamandis, meglio conosciuta come Marina & the Diamonds, cantante gallese di chiare origini greche. Per la primadonna del pop di oggi è fin troppo facile infilare la difesa russa: goool!
La Russia a livello musicale spara un’altra carta, i Messer Chups, band alternative da San Pietroburgo che fa musica parecchio originale e fuori di testa. I soviet sono in grado di siglare la rete del vantaggio con un colpo da fantasisti.
La Grecia tenta il tutto per tutto nel finale con la danza popolare nazionale, il sirtaki, composta per il film Zorba il greco, ma non c’è niente da fare. Vince la Russia.
Risultato cannibale: Grecia – Russia 1 – 2
La Russia si porta a casa la vittoria grazie alle reti di Regina Spektor e Messer Chups, ma la Grecia esce comunque dal torneo a testa alta con il gol di Marina & the Diamonds.
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