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venerdì 13 aprile 2018

The Big Sick - Il mio grosso malato matrimonio pakistano





The Bick Sick - Il matrimonio si può evitare... l'amore no
Regia: Michael Showalter
Cast: Kumail Nanjiani, Zoe Kazan, Holly, Hunter, Ray Romano, Zenobia Shroff, Anupam Kher, Adeel Akhtar, Aidy Bryant, Bo Burnham, Kurt Braunohler, Vella Lovell


“Sapete dov'è il Pakistan?”







“Come? Nessuno sa dov'è il Pakistan? Ma in che razza di classe di somari mi trovo?
Facciamo allora un passo indietro: cos'è il Pakistan?”



“Ehm, signor maestro...
è uno stato?”



“Esatto. Non è uno stato di Facebook o di WhatsApp, bensì è uno stato dell'Asia meridionale. Per la precisione si chiama Repubblica islamica del Pakistan, giusto per mettere subito in chiaro che c'è assoluta libertà di religione, e inoltre il territorio che costituisce il Pakistan è considerato la Culla della Civiltà, giusto per mettere in chiaro quanto sono modesti. Nel 1947 il Pakistan si è staccato dall'India ed è diventato uno stato indipendente, per dare una nazione ai musulmani in nome dell'Islam. Come faccio a sapere questo?”

giovedì 16 novembre 2017

Justice per il cinema






C'è una presenza che infesta la rubrica delle uscite cinematografiche di questa settimana. A parte il mio solito blogger rivale Mr. James Ford, a cui ormai ho fatto la triste abitudine. L'ospite di questa nuova puntata della rubrica più scult del web è...
Giacomo Festi, anche (non) noto come Jean Jacques.
Per chi non lo conoscesse, ovvero il 99,999999999999999999999999999999999999999999999999999999999999% della popolazione mondiale, si tratta del creatore del blog Recensioni ribelli, che a quanto pare è un sito di ehm... recensioni, ma che sorpresa! Il Festi è anche un noto scrittore, autore di best seller come Storia di uomini invisibili, Vita da scarabocchio e La strana indagine di Thomas Winslow. Non li avete mai letti? Bravi! Nemmeno io.
Potevamo avere Stephen King e invece no, abbiamo preferito lui. Il motivo?
Non lo so. Davvero non lo so. In ogni caso, ecco a voi i commenti del nuovo trio comico Kid, James e Giacomo.

Justice League
"Fordman, il tuo blog fa schifo!"
"Sta zitto Sad Affleck, che sei più triste delle Recensioni ribelli."

domenica 8 marzo 2015

WHAT IF, IL FILM IN CUI HARRY POTTER VUOLE USCIRE DALLA FRIEND ZONE





What If
(Canada, Irlanda 2013)
Regia: Michael Dowse
Sceneggiatura: Elan Mastai
Tratto dall'opera teatrale: Toothpaste and Cigars di T.J. Dawe e Michael Rinaldi
Cast: Daniel Radcliffe, Zoe Kazan, Adam Driver, Mackenzie Davis, Rafe Spall, Megan Park, Jemima Rooper, Oona Chaplin, Sarah Gadon
Genere: boy meets girl
Se ti piace guarda anche: The First Time, Quel momento imbarazzante, In Your Eyes

Oggi vi insegno due espressioni inglesi. Perché?
Perché mi sento in vena di regalare un po' della mia immensa cultura in giro per il mondo. Gratis?
Certo che no. Siete pregati di finanziare Pensieri Cannibali con un bonifico sul mio conto alle Cayman.
Versato il bonifico?
Okay, allora potete procedere oltre con la lezione. Altrimenti potete farlo comunque, ma sappiate che mi state rubando del Sapere prezioso. Ladri!

lunedì 1 dicembre 2014

COTTA ADOLESCENZIALE 2014 - GLI SCARTI





Dicembre significa principalmente una cosa. Il mese del Natale?
No. Certo che no.
Significa che arrivano le immancabili classifiche di fine anno di Pensieri Cannibali. Il meglio e pure il peggio degli ultimi 12 mesi, rivissuti attraverso una serie di classifiche, liste e premi pieni di sorprese e ricchi cotillon.
Vi posso anticipare che quest'anno le classifiche saranno dimezzate. Perché nell'ultima annata sono mancati motivi di interesse?
Certo che no di nuovo. Ho semplicemente deciso di rendere la selezione più accurata e limitata, quindi ci sarà spazio solo per il meglio del meglio, ovvero 20 film, 20 serie tv, 20 album, 20 canzoni, 10 Men of the Year e 10 Cotte adolescenziali.
Le liste cannibali di fine anno cominciano ufficialmente quest'oggi con queste ultime, le Cotte adolescenziali, oh yeah.

Cos'è la classifica delle Cotte adolescenziali?
Per chi non lo sapesse, è la lista delle ragazze/donne/fanciulle/tipe più amate dell'annata qui su Pensieri Cannibali. A questo punto la domanda è: chi conquisterà il trono di reginetta cannibale del 2014?
Lo scopriremo presto. Vediamo intanto il palmarès con le vincitrici delle passate edizioni di questo prestigioso riconoscimento internazionale (come no?):

2014 ???

Prima di gustarci la Top 10, che partirà nei prossimi giorni, ecco le dieci cotte rimaste fuori per un soffio. Degli scarti, in pratica, ma degli scarti di qualità.


Lili Simmons
(USA 1992)
Genere: Amish 2.0
Il suo 2014: nel cast fisso della serie Banshee, apparizioni in un paio di puntate di True Detective e Hawaii Five-0

mercoledì 26 novembre 2014

THE PRETTY ONE E LA DIPENDENZA DA FILM CON ZOE KAZAN





The Pretty One
(USA 2013)
Regia: Jenée LaMarque
Sceneggiatura: Jenée LaMarque
Cast: Zoe Kazan, Zoe Kazan, Jake Johnson, Ron Livingston, John Carroll Lynch, Frances Shaw, Sterling Beaumon, Danny Pudi
Genere: Zoe Kazan movie
Se ti piace guarda anche: The Lying Game, Switched at Birth, Ringer, Genitori in trappola, Quel pazzo venerdì

Non credo di essere una persona con particolari problemi di dipendenza. Le droghe non mi fanno del tutto schifo, ma non sono un tossicodipendente. Mi piace bere, ma non sono un alcolizzato. Se c'è da fumare fumo, ma non è che devo fumare sempre.
Non sono nemmeno un sessuomane – anche se qualcuno di voi probabilmente era convinto del contrario –, non gioco d'azzardo, non gioco ai video poker, alle slot machine e alle altre stronzate di macchinette mangiasoldi, e non sono dipendente da alcun cibo: sono quasi 3 mesi (per la precisione 89 giorni, ma chi li conta?) che il McDonald's non mi vede e credo abbia richiesto un ordine di sparizione, però ciò dimostra che non dipendo manco da quello.

Non credo insomma di essere una persona con particolari problemi di dipendenza. A meno che non si parli di serie tv o di film. Per quanto riguarda le prime, di recente sono stato vittima della visione ossessivo-compulsiva di tutte e 7 le stagioni di Sons of Anarchy in una manciata di settimane. La dipendenza d'altra parte è una caratteristica intrinseca di un buon telefilm, che ti porta a seguirlo puntata dopo puntata. La serializzazione ormai sta però coinvolgendo sempre più anche il mondo del cinema. Quando una pellicola non è già tratta da una serie letteraria, può sempre diventarlo. Quando un film ha successo, non è più solo un film, si trasforma in una saga.

Qualcosa di simile riguarda anche il mondo degli attori. Un attore a volte non è più solo un attore, ma diventa un brand per un certo tipo di pellicole. Zoe Kazan fa parte di questa categoria esclusiva. Come vi dicevo pochi giorni fa nella recensione di In Your Eyes, Zoe Kazan non gira semplici pellicole, gira dei veri e propri Zoe Kazan movies.
Cosa sono gli Zoe Kazan movies?
Se non li conoscete e quindi non ne siete ancora dipendenti, ma attenti che potreste diventarlo, si tratta di pellicole commedie indie hipster alternative, però comunque accessibili a chiunque, tutte super carine e con un'altra caratteristica in comune: per quanto siano in fondo delle romcom, hanno uno spunto di partenza fantasy, o comunque strano. Il primo esempio di Zoe Kazan movie è The Exploding Girl, il film che ha rivelato la giovane attrice al mondo, o perlomeno al mondo indie, che non ho ancora visto però credo rientrerà tra le mie visioni future. Poi ci sono il suo film (relativamente) più famoso Ruby Sparks, In Your Eyes di cui vi avevo appena parlato e What If di cui tratterò prossimamente. Attenzione pure a Olive Kitteridge, nuova deliziosa mini-serie della HBO in cui Zoe sbuca fuori pure lì.

E poi naturalmente c'è The Pretty One, il protagonista del post di oggi, sebbene per ora se ne sia stato buono buono, zitto zitto in un angolino. Com'è The Pretty One?
Proprio come il titolo preannuncia, è assolutamente pretty, carino. Specifico che il carino degli Zoe Kazan movies non è inteso in senso stucchevole, bensì nel senso più positivo e – come dire? – carino del termine. Gli Zoe Kazan movies sono film carini perché ti fanno sentire bene, ti fanno sentire meglio. Senza per questo sentirti preso per il culo o raggirato, come invece molte pellicole hollywoodiane paracule fanno.
Tra l'altro vi consiglio di stare doppiamente attenti a The Pretty One, perché non c'è una sola Zoe Kazan, ce ne sono 2, quindi crea una dipendenza doppia!

"Meglio Zoe Kazan o...
Zoe Kazan?"

Inoltre, questo non è solamente uno Zoe Kazan movie. È anche un Jake Johnson movie.
Chi è Jake Johnson?
È uno dei più simpatici e attivi rappresentanti della scena indie hipster americana attuale e lo avrete magari già visto, oltre che nella serie New Girl in cui si fa/faceva Zooey Deschanel, in pellicole come Safety Not Guaranteed, Drinking Buddies e Bastardi in divisa. In pratica, Jake Johnson è la versione maschile di Zoe Kazan e insieme in questo film sono PER-FET-TI-CAZ-ZO.


Riguardo alla storia raccontata in The Pretty One non voglio stare a raccontarvi troppo. Non si tratta di qualcosa di mai visto prima, eppure ha una sua originalità, una sua (doppia) personalità. Vi anticipo solo che tratta di due sorelle gemelle: una figa e sicura di sé, l'altra bruttina e stramba. Fino a che i loro ruoli non si scambieranno...


Ve l'ho detto. Non sarà qualcosa di mai visto o mai sentito prima, però il tema dell'identità, della copia, del doppio è affrontato in maniera sfaccettata e il modo in cui viene gestita la vicenda è molto... carina. Molto da Zoe Kazan movie. Se non sapete cosa ciò significhi, beati voi. Potrei consigliarvi di cominciare a guardare le sue pellicole, però sarebbe come darvi una bottiglia di whisky, una sigaretta o una siringa in mano. Potrebbe farvi diventare dipendenti e allora sarebbe colpa mia. Tutta colpa mia. Preferisco non prendermi una responsabilità del genere, considerando come già io per primo devo gestire il mio problema.

Non credevo di essere una persona con particolari problemi di dipendenza. Non lo credevo, fino a che non sono diventato dipendente agli Zoe Kazan movies. Se volete, procurateveli pure, ma solo a vostro rischio e pericolo. Io vi consiglio di non cominciare. Scegliete la vita; scegliete un lavoro; scegliete una carriera; scegliete la famiglia; scegliete un maxitelevisore del cazzo; scegliete lavatrici, macchine, lettori CD e apriscatole elettrici. Scegliete la vita. Ma perché dovrei fare una cosa così? Io ho scelto di non scegliere la vita: ho scelto qualcos'altro. Le ragioni? Non ci sono ragioni. Chi ha bisogno di ragioni quando ha Zoe Kazan?
(voto 6,5/10)

sabato 15 novembre 2014

IN YOUR EYES, CHE FILM DEL KAZAN!





In Your Eyes
(USA 2014)
Regia: Brin Hill
Sceneggiatura: Joss Whedon
Cast: Zoe Kazan, Michael Stahl-David, Mark Feuerstein, Nikki Reed, Jennifer Grey, Steve Howey, David Gallagher
Genere: romfan (romantifantasy)
Se ti piace guarda anche: Ruby Sparks, Barefoot, A to Z

Zoe Kazan non è solo un'attrice. Zoe Kazan ormai è un genere cinematografico a parte. Un po' come Greta Gerwig, la protagonista di Frances Ha che, con la sua sola presenza, segna un film definibile sotto la generica etichetta di “indie-hipster” rendendolo un “Gerwig-movie”. La stessa cosa la fa Zoe Kazan.
A questo punto, la maggioranza della popolazione mondiale si starà chiedendo: ma chi kazan è, questa Zoe Kazan?

Ve lo spiego rapidamente. È una giovanissima attrice che, proprio come Greta Gerwig, sta diventando una delle interpreti simbolo del nuovo cinema indie-hipster americano attuale. Dopo essersi fatta conoscere, almeno nei circuiti cinematografici più alternative e Sundance, con The Exploding Girl, è esplosa poi per davvero con Ruby Sparks, una delle commedie romantiche più deliziose degli ultimi anni, e forse di sempre. L'opera seconda della coppia Jonathan Dayton e Valerie Faris, già autori di Little Miss Sunshine, si segnalava in maniera particolare poiché univa alla romcom tradizionale una fantastica componente fantastica. Lo spunto di partenza della pellicola era che Ruby Sparks, un personaggio immaginario creato da uno scrittore, diventava reale ed entrava nella vita del suo autore. Una commedia indie romantica fantasy che, pur seguendo la scia di Se mi lasci ti cancello, ha aperto la strada al capolavoro assoluto di questo particolare genere, Lei - Her di Spike Jonze, e adesso pure a questo In Your Eyes.

L'idea di partenza di In Your Eyes è anch'essa sci-fi: un ragazzo e una ragazza sono “connessi” tra di loro. È da tutta la vita che sentono uno ciò che prova l'altra, fino a che un giorno riescono a vedere proprio l'uno con gli occhi dell'altra e riescono persino a parlarsi. Come se stessero al telefono insieme, ma senza telefono. I due comunicano a livello telepatico e, in più, riescono a sentire le emozioni dell'altro, nonostante vivano a chilometri di distanza, in due differenti stati degli USA.

"Giuro che non lo sapevo che con la Vodafone Casa
era compreso anche un abbonamento 24 ore su 24 con Zoe Kazan."

Da uno spunto del genere ne poteva nascere una pellicola fantascientifica tradizionale, oppure ne poteva venir fuori una storiella inquietante, di quelle sullo stile della serie britannica Black Mirror. Invece, niente di tutto questo. In Your Eyes preferisce prendere la direzione della indie romcom dei citati Lei, Se mi lasci ti cancello e soprattutto Ruby Sparks. Dopo tutto questo non è un film romantico qualunque. Questo è un "Kazan-movie".

A firmare tale singolare storia c'è uno sceneggiatore d'eccezione: Joss Whedon.
Joss Whedon secondo me è uno che si rompe i coglioni facilmente. Il paparino di Buffy l'ammazzavampiri di recente ha centrato uno dei più clamorosi successi nella Storia del Cinema con The Avengers, film da lui scritto e diretto, il maggior incasso mondiale di sempre dopo Avatar e Titanic. Nonostante questo, mentre lavora al nuovo atteso (non da me) blockbusterone The Avengers: Age of Ultron, il buon Whedon non pensa soltanto a supereroi in latex ed effetti speciali, ma si tiene aperto una valvola di sfogo all'interno del cinema indipendente. La sua ultima opera da regista è stata la sua personale revisione dello shakespeariano Molto rumore per nulla, film a basso budget lanciato leggerissimamente più in sordina rispetto a The Avengers. Ora, il Whedon ha realizzato lo script di questa piccola pellicola indie anch'essa low cost, lasciando la regia all'emergente Brin Hill, alla sua seconda direzione dopo lo sconosciuto Ball Don't Lie. Uno che, va detto, non brilla in maniera particolare. Se la sceneggiatura di Joss Whedon è originale e curiosa a sufficienza, la regia appare infatti piuttosto anonima. Chissà cosa avrebbero potuto fare Michel Gondry o Spike Jonze, con in mano uno script del genere.

Convince a metà pure il cast. Se Zoe Kazan è sempre ottima, il protagonista maschile Michael Stahl-David appare un po' troppo imbambolato. Considerando che il film è tutto basato su loro due, la loro non completa “connessione” impedisce a In Your Eyes di trasformarsi in una visione davvero fondamentale per i nostri occhi. La coppia Zoe Kazan/Michael Stahl-David è discreta, ma non trascinante, non quanto ad esempio Joseph Gordon-Levitt/Zooey Deschanel in (500) giorni insieme, tanto per citare una classica indie-romcom moderna, oppure quanto Billy Crystal/Meg Ryan in Harry ti presento Sally o Richard Gere/Julia Roberts in Pretty Woman, giusto per menzionare delle romcom “commerciali” storiche.
Sullo sfondo si ritaglia uno spazio pure il curioso e variegato cast di contorno composto dalla gnocchetta Nikki Reed di Twilight, Steve Howey il capellone tamarro di Shameless US, David Gallagher di Settimo cielo e persino una resuscitata Jennifer Grey, sì, proprio la Baby di Dirty Dancing qui non più tanto baby e anzi piuttosto old.

"Che fai?"
"Sto bruciando tutte le copie di Twilight che ho trovato. Mi spiace, cara Nikki."
"Perché ti spiace? Fai solo bene!"

In Your Eyes è allora un film carino, molto cariiino, fa sentire bene senza essere troppo ruffiano, scorre via che è un piacere ed è una visione assolutamente consigliata. Eppure da una sceneggiatura firmata da Joss Whedon mi aspettavo qualcosina in più. Il suo tipico senso dell'umorismo qui è poco presente e, se l'idea di partenza è piuttosto particolare, lo sviluppo è un po' troppo prevedibile e standard. Poteva essere un cult, invece non lo è. Però consoliamoci perché, da uno spunto tanto strambo, poteva anche uscirne un film del cazzo. Invece ne è venuto fuori un gradevolissimo film del Kazan.
(voto 6,5/10)

lunedì 10 dicembre 2012

Ruby Sparks, Rubacuori immaginaria

Ruby Sparks
(USA 2012)
Regia: Jonathan Dayton, Valerie Faris
Sceneggiatura: Zoe Kazan
Cast: Paul Dano, Zoe Kazan, Chris Messina, Annette Bening, Antonio Banderas, Steve Coogan, Elliott Gould, Deborah Ann Woll, Alia Shawkat, Aasif Mandvi
Genere: amore immaginato
Se ti piace guarda anche: Lars e una ragazza tutta sua, La donna esplosiva, Harvey, Il ladro di orchidee, Se mi lasci ti cancello


Ruby Sparks è un film sul blocco dello scrittore.
Certe volte scrivi e scrivi e scrivi e scrivi e non riesci più a smettere, altre volte semplicemente non ti escono più le parole
















"Sicura di fare Sparks di cognome e non Rubacuori?
Non vorrei poi veder arrivare un salatissimo conto da pagare..."
Oh, merda!
Ma allora il blocco dello scrittore è contagioso…
Il blocco dello scrittore è un male che può arrivare all’improvviso, senza presentare sintomi particolari. A un certo punto, non sai più cosa scrivere. È come per la musica: tutto è già stato suonato, così come tutto è già stato scritto. O forse no?
Forse si può scrivere proprio del blocco dello scrittore. È un bel modo per rompere il ghiaccio dello scrittore. Ed è proprio ciò che fa il film numero 2 di Jonathan Dayton e Valerie Faris. Una coppia di registi, ma anche una coppia nella realtà. I due sposi hanno realizzato vari notevolissimi video musicali, su tutti il grandioso e premiatissimo “Tonight, Tonight” degli Smashing Pumpkins, ma pure quello altrettanto meraviglioso ed epocale per “1979”, e poi hanno debuttato col botto nel cinema. Il loro esordio Little Miss Sunshine ha vinto due Oscar, ottenuto nomination e riconoscimenti vari ed è diventato un cult per qualcuno (il mio blogger enemy Little Miss Ford, ad esempio). Una commedia indie stralunata e riuscita a cui era difficile dare un seguito degno. Di cosa parlare, allora, in un nuovo film?
Massì, proprio di questo. Della difficile opera seconda. Perché il secondo album è sempre il più difficile, nella carriera di un artista, come diceva Caparezza.



Nel caso di Dayton e Faris non si parla di un album musicale, bensì di un film, il difficile secondo film, e nel caso del protagonista del film, lo scrittore Calvin Weir-Fields, interpretato dal Paul Dano lanciato anch’esso da Little Miss Sunshine, si tratta del difficile secondo romanzo.
Calvin Weir-Fields ai tempi dell’esordio letterario è stato osannato come un nuovo Salinger, o un nuovo Francis Scott Fitzgerald (omaggiato, oppure l’opposto?, con il nome del suo cane). Da quell’esordio letterario sono però ormai passati una decina d’anni, trascorsi in preda al blocco dello scrittore. Perché certe volte semplicemente capita

















Di nuovo?
Oh, andiamo. Non si può nominare, che subito ti prende, dannato blocco dello scrittore!
Eppure, come tutte le cose brutte, prima o poi anche il blocco finisce e ti rimetti a scrivere. Così fa Calvin, ispirato da una musa, una ragazza che gli appare in sogno. Da lì in poi scrive di lei, tale Ruby Sparks, e non la finisce più.
Fino a che lei…



Che succede, un altro blocco dello scrittore?
No, questa volta mi arresto in maniera volontaria, per evitarvi spoiler.
Se volete proseguire nella lettura, fatelo solo a vostro rischio e pericolo.

ATTENZIONE SPOILER
Senza svelarvi troppo, il film si evolve in una direzione assurda, in una maniera che ricorda Charlie Kaufman e le sue pippe mentali. Pippe mentali geniali, ma pur sempre pippe mentali. La storia ricorda però anche la pellicola cult degli anni ’80 La donna esplosiva (Weird Science), in cui due nerd creavano attraverso un primordiale PC la loro donna ideale in carne e ossa. Solo che laddove là ne usciva la bombona sexy Kelly LeBrock

"Hey ragazzi, volete vedermi le tette?"

Oggi i canoni estetici sono un pochino cambiati. O almeno lo sono quelli di Calvin Weir-Fields. La donna dei suoi sogni che esce dalla sua macchina da scrivere è infatti un tipo di bellezza definiamola meno appariscente  e più indie, che ha il volto e il corpo di Zoe Kazan

"Hey ehm... ragazzi... ehm... cioè... l'avete visto l'ultimo
di Wes Anderson? Carino, ehm... vero?"

Zoe Kazan (nipote del regista Elia Kazan, non di Mubarak) non sarà dirompente quanto Kelly LeBrock, però ha il suo fascino indie. E poi dalla sua Zoe ha il fatto di essere non solo un’attrice promettente, ma anche di essere una sceneggiatrice dal potenziale notevole. La sceneggiatura è infatti firmata dalla stessa Zoe Kazan, un’esordiente che curiosamente scegliere di parlare della difficile opera seconda.
Nel suo prossimo script di che parlerà? Della difficile opera terza?

"Il vero mistero del film è: ma perché cavolo sono l'unico
pirla al mondo che ancora usa una macchina da scrivere?"
Cosa succede, poi? Così come al protagonista del film, anche alla sceneggiatrice/attrice Zoe Kazan sfugge di mano il controllo della script. Dopo una prima parte ottima e del tutto avvincente, nella seconda il film diventa leggermente ripetitivo e si accartoccia su se stesso. Non eccezionale ad esempio la parentesi famigliare, con la madre new-age Annette Bening e il patrigno caliente Antonio Banderas che sono due semplici macchiette, più che personaggi a tutto tondo come invece erano quelli della famiglia di Little Miss Sunshine. Ma a Ruby Sparks, pardon Zoe Kazan, qualche difettuccio lo si può perdonare. È pur sempre un’esordiente totale. E poi i meriti del film eccedono i suoi difetti.

Ruby Sparks è una riflessione parecchio interessante sul lavoro di creazione, sul processo creativo, così come sulla solitudine e sulla difficoltà di trovare una persona con cui stare davvero bene, chiamatela anima gemella, chiametela l’altra metà della mela, chiamatela yin al vostro yang o chiametela come caxxo volete.
Non sta ricevendo e non riceverà le stesse acclamazioni di Little Miss Sunshine, ma Ruby Sparks è una preziosa perla di cinema indie di cui innamorarsi e ora non so più come finire la recensione, mi sa che il blocco dello scrittore sta di nuovo avendo la meglio























(voto 8/10)


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