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giovedì 13 giugno 2019

I film non muoiono (gli spettatori forse sì)





Sbaglio, o adesso che sta arrivando il periodo estivo i film in arrivo nei cinema, anziché un calo, stanno avendo un aumento qualitativo?
O forse è solo il caldo che mi fa straparlare?
Proviamo a capirlo attraverso i commenti alle uscite in sala di questo weekend, insieme ai commenti miei, a quelli di cui francamente me ne infischio del mio rivale Ford e della guest star settimanale. A chi è toccato il (dis)onore in questa puntata?

A Marika Paracchini, l'autrice di un blog dal titolo inquietante, ma che in realtà è parecchio appassionante e non spaventoso. O comunque spaventoso il giusto, quando parla di cinema horror. Il sito in questione si chiama Redrumia. Ve l'ho detto che era inquietante. Una tappa dalle sue parti in ogni caso è d'obbligo. Non prima però di aver completato la lettura di questo meraviglioso post, mi raccomando.


I morti non muoiono
"Sarò invecchiato male, ma non peggio di Ford, suvvia."

mercoledì 16 marzo 2016

Orgoglio e pregiudizio e zombie. E una fettina di culo, no?





PPZ - Pride + Prejudice + Zombies
(UK, USA 2015)
Titolo originale: Pride and Prejudice and Zombies
Regia: Burr Steers
Sceneggiatura: Burr Steers
Ispirato al romanzo: Orgoglio e pregiudizio e zombie di Seth Grahame-Smith
A sua volta ispirato al romanzo: Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen
Cast: Lily James, Sam Riley, Jack Huston, Bella Heathcote, Douglas Booth, Matt Smith, Charles Dance, Lena Headey, Suki Waterhouse, Millie Brady, Ellie Bamber, Sally Phillips
Genere: strambo
Se ti piace guarda anche: Orgoglio e pregiudizio, 28 giorni dopo

Orgoglio
Sono orgoglioso di aver visto PPZ, che non è una nuova sigla di abbreviazione di tendenza tra i giovani d'oggi, bensì sta per Pride and Prejudice and Zombies. Un romanzo di Seth Grahame-Smith del 2009 diventato un best-seller a sorpresa e ora diventato pure una pellicola a sorpresa. Non pensavo l'avrei mai detto, ma sono orgoglioso di essermi cimentato con questa pellicola, superando il mio...

martedì 30 giugno 2015

Contagious - The Walking Dad





Contagious: Epidemia mortale
(USA, Svizzera 2015)
Titolo originale: Maggie
Regia: Henry Hobson
Sceneggiatura: John Scott 3
Cast: Abigail Breslin, Arnold Schwarzenegger, Joely Richardson, Raeden Greer, Bryce Romero
Genere: mortale
Se ti piace guarda anche: In the Flesh, The Walking Dead, Life After Beth

Finalmente Arnold Schwarzenegger ha azzeccato il ruolo giusto: gli fanno fare lo zombie.
No?
Come, no?
È il padre di una ragazza zombie, ma lui recita la parte dell'essere umano al 100%?
Allora non ci siamo. Non ci siamo proprio. Il film Contagious: Epidemia mortale è infatti tutto così: è uno zombie che cerca di essere umano, solo che non ci riesce. Manco lontanamente. Arnold Schwarzenegger se la cava bene solo quando fa la parte della statua. Ecco. Non l'attore, né tanto meno il governatore. Quello è il suo lavoro ideale: la statua di cera.

domenica 5 aprile 2015

ABBASSO GLI ZOMBIE, MA VIVA LE ZOMBIE!





Con gli zombie ho un rapporto un po' conflittuale. D'altra parte sono un cannibale, tra noi c'è rivalità. Con le zombie però potrei avere già un atteggiamento di maggiore riguardo. Chissà? Mentre un'altra pessima stagione di The Walking Dead si è chiusa in maniera pessima, proverò a scoprirlo con una serie e un film che vedono come protagoniste proprio due fanciulle zombie.
Nella giornata che festeggia il primo ritorno in vita nella storia dell'umanità, se non altro il primo ufficialmente riconosciuto, ecco un paio di proposte che hanno a che fare con i non-morti. O meglio con le non-morte.

sabato 10 gennaio 2015

ZOMBEAVERS: TETTE E CASTORI ZOMBIE, COSA VOLERE DI PIÙ DALLA VITA?





Zombeavers
(USA 2014)
Regia: Jordan Rubin
Sceneggiatura: Al Kaplan, Jon Kaplan, Jordan Rubin
Cast: Rachel Melvin, Cortney Palm, tette di Cortney Palm, Lexi Atkins, Jake Weary, Peter Gilroy, Hutch Dano, Rex Linn, John Mayer, Bill Burr
Genere: trashata mega galattica
Se ti piace guarda anche: Piranha 3D, Sharknado, Altitude

Avevo bisogno di un film come Zombeavers. Dopo il documentario The Act of Killing - L'atto di uccidere, una delle visioni più devastanti della mia intera esistenza, avevo fisicamente bisogno di un film come Zombeavers.
Non mi bastava una pellicola disimpegnata qualsiasi. Volevo qualcosa che fosse al di sotto di qualunque livello di un anche solo vago impegno mentale. Sono stato accontentato in pieno. Anche sforzandomi con tutti i miei due neuroni a pensarci su, non ho trovato alcun spunto di riflessione all'interno di Zombeavers. Bene così. Questo film è intrattenimento puro. A volte le apparenze ingannano e un prodotto che può sembrare superficiale in realtà può rivelarsi più profondo di quanto si immaginasse. Tranquilli, non è questo il caso. Zombeavers parla di un gruppo di ragazzi e ragazze idioti che dicono cose idiote e fanno cose idiote nel corso di un weekend idiota in una casa al lago. La solita casa sperduta nel nulla al centro di decine, centinaia di pellicole horror, da Venerdì 13 a La casa, fino ad arrivare a Quella casa nel bosco. Un tranquillo weekend che sarà scombussolato dall'arrivo di... castori zombie!

domenica 6 aprile 2014

THE WALKING DEAD, UN VIAGGIO CHE NON AVRÀ MAI UN TERMINUS




The Walking Dead
(stagione 4)

ATTENZIONE SPOILER
La stagione 4 di The Walking Dead si è conclusa alla Stazione Termini e ormai tutte le battute possibili in proposito sono già state fatte, li mortacci vostri. Ma cos’è successo, nella seconda parte di questa entusiasmante (come no?) season?
Niente. I vari personaggi hanno vagato come zombie, intendevo contro gli zombie, cercando di raggiungere tutti la terra promessa di cui cantava Eros Ramazzotti: Terminus. Che poi un posto che si chiama Terminus non è che prometta benissimo. Ci mancava solo che come sottotitolo gli mettessero “Morite qui”.

"Ao', ma io devo annà alla Magliana, mica a Termini!"

Nel frattempo, è capitata l'unica altra cosa che continua a succedere in The Walking Dead. Ovvero: far fuori i personaggi migliori.

C’era una volta Shane (Jon Bernthal). All’inizio non è che fosse Mr. Simpatia, però nel corso della seconda stagione il suo personaggio cresceva parecchio e diventava il vero idolo della serie. Cosa decidono allora di fare gli autori a questo punto?
Ovvio, ammazziamolo!

No, raga, ma che morto? Sono ancora in formissima."

Poi c’era Merle, quel bastardone di Merle (Michael Rooker). Un idolo pure lui. Ammazzato pure lui.

"Oops..."

Quindi c’era Lori (Sarah Wayne Callies), che come personaggio non era un granché, però era la manza della serie e che fanno gli autori?
La fanno fuori anche lei. Subito dopo aver dato alla luce una bambina. Si può essere più crudeli?

"Mamma, non è giusto che tu muoia e io viva!"
"Eh, non dirlo a me..."

Persino il vecchio Hershel (Scott Wilson), che non ho mai retto più di tanto, proprio quando stava cominciando a starmi simpatico l’hanno ammazzato. Nella maniera più bastarda possibile.


Chi ha ucciso Hershel? Lui, naturalmente, il più grande idolo della serie, il mitico Governatore (David Morrissey), colui che aveva fatto raggiungere a The Walking Dead inaspettati picchi di figosità. Pensate che gli sceneggiatori ci abbiano pensato più di due secondi a far fuori anche lui?


Giammai, e così ecco che nel bel mezzo della quarta stagione lo eliminano (ma sarà davvero morto?) e la serie torna a piombare nelle tenebre. Nelle tenebre e nella noia.
Qualche bagliore di luce ogni tanto lo si intravede ancora, grazie soprattutto a un nuovo personaggio che si è fatto notare nelle ultime puntate: la bambinetta Lizzie, interpretata dalla promettentissima Brighton Sharbino che abbiamo brevemente visto anche in True Detective nei panni della figlia minore di Woody Harrelson.


Il suo personaggio è uno dei pochi davvero originali della serie. Una ragazzina che non accetta passivamente di uccidere gli zombie, come quel rimbambito di Carl, ma li considera ancora come degli esseri umani. Proprio sul più bello, proprio quando questo personaggio stava diventando centrale per la serie, ecco che bang. Un colpo in testa.


In The Walking Dead allora muoiono tutti?
Così sembrerebbe e invece no. I personaggi più lagnosi continuano a sopravvivere e ci seppelliranno tutti. Gli zombie, così come pure noi spettatori impavidi.
Carl (Chandler Riggs) ad esempio. Il bimbominkia più bimbominkia della Storia. Sempre vivo e vegeto e in perfetta salute. Manco 'na febbre se pija, 'sto fijo de 'na mignotta. Nell’ultimo episodio della quarta stagione sembrava che finalmente dovesse capitargli qualcosa, qualcosa di brutto, pareva arrivato il momento in cui un bruto gli portava via la verginità anale e invece... niente. Nulla di fatto. Il suo paparino Rick (Andrew Lincoln) ha dovuto come al solito salvargli il culo – non credo ci sia espressione più adatta per una situazione del genere – sbranando il cattivone di turno con un morso a metà strada tra un vampiro e Mike Tyson. Sempre vivi anche i due insopportabili piccioncini Glenn (Steven Yeun) & Maggie (Lauren Cohan), gli Step & Babi, o se preferite gli Edward & Bella, del mondo post-apocalittico zombesco.

"Viviamo in un mondo circondati da zombie e bimbiminkia assassini..."
"Ma che ci frega? Facciamo finta di essere dentro un romanzo di Nicholas Sparks."

Un paio di episodi decenti nel corso della stagione ci sono comunque stati, Non tutto è perduto (Still) dedicato a Daryl (Norman Reedus) e Beth (Emily Kinney), e soprattutto Il bosco (The Grove), in cui la nongiovane con i capelli bianchi Carol (Melissa McBride) fa fuori la povera indifesa (più o meno) Lizzie. Per il resto abbiamo dovuto vagare in mezzo a un mare di noia, più che di zombie, per giungere fino al Terminus di quest’altra ennesima stazione stagione di passaggio. Ma tranquilli, perché con la prossima season sono pronti ad arrivare tanti nuovi fenomenali personaggi. Personaggi che verranno subito fatti fuori in maniera brutale, naturalmente. Mentre Carl vivrà per sempre, fino a che rimarrà l’ultimo essere umano sulla faccia della Terra e gli zombie, stufi di vederlo, si ammazzeranno tutti tra di loro.
Scusate se vi ho spoilerato il gran finale della serie.
(voto alla quarta stagione 5/10)

"Ma uffi, perché quel Cannibale mi odia tanto? Io triste :("

martedì 17 settembre 2013

WORLD WAR ZUMBA




World War Z
(USA, Malta 2013)
Regia: Marc Forster
Sceneggiatura: Matthew Michael Carnahan, Drew Goddard, Damon Lindelof
Ispirato al romanzo: World War Z di Max Brooks
Cast: Brad Pitt, Mireille Enos, Daniella Kertesz, Matthew Fox, James Badge Dale, David Morse, Peter Capaldi, Pierfrancesco Favino, Fana Mokoena, Moritz Bleibtreu, Ruth Negga, Abigail Hargrove, Sterling Jerins
Genere: mortale
Se ti piace guarda anche: Io sono leggenda, Independence Day, The Walking Dead

Le epidemie si diffondono in maniera rapida e inspiegabile. La mania per la Zumba Fitness, ad esempio, non ha alcun senso. Un giorno nessuna l’ha mai sentita nominare e il giorno dopo sembra che tutti la pratichino o la vogliano praticare. In palestra, sulle spiagge, per strada. Perché una disciplina che si basa sul muoversi come degli spastici alle note di musica di merda ha avuto un così rapido e globale successo?
Un’epidemia ugualmente inspiegabile si diffonde in World War Z, con la differenza che gli zombie sono meno letali della Zumba. A un certo punto, da un momento all’altro, sbucano fuori da tutte le parti dei morti viventi e si moltiplicano sempre più. Come i seguaci della zumba. Fino a che non si riesce a trovare un vaccino. Nel caso della zumba, un buon rimedio possono essere dei tappi per le orecchie, nel caso degli zombie, se esiste una cura, la scoprirete forse solo morendo o guardando questo film. Non so quale delle due cose sia peggio.

Approcciandosi con World War Z, non bisogna commettere l’errore di aspettarsi un film sugli zombie. Sì, gli zombie ci sono. Ce ne sono a tonnellate. Ce ne sono più che in qualunque film di Romero, anche perché probabilmente questo film è costato più di tutti i film di Romero messi insieme e con la computer grafica ne hanno potuti aggiungere a iosa.
“Che facciamo oggi? Aggiungiamo qualche idea alla sceneggiatura, che è parecchio scarsuccia?”
“Ma no, aggiungiamo degli zombie al computer.”
“Evviva!”

"Aggiungiamo altri zombie, non ce ne sono ancora abbastanza!"

World War Z non è un horror. È il più classico dei classici film catastrofisti o di invasioni di alieni, solo che negli ultimi tempi vanno forte gli zombie e allora, anziché qualche calamità naturale o gli alieni, ci hanno messo gli zombie.
World War Z assomiglia così a Sharknado, solo realizzato con quasi 200 milioni di dollari in più, recitato un filo meglio ma non troppo e con miriadi di zombie che sostituiscono le miriadi di squali. Peccato sia anche molto meno divertente. Se volete un altro paragone assurdo dei miei, World War Z è come la trasposizione cinematografica di The Walking Dead se la girasse Roland Emmerich. Solo che il nome del regista in questo caso è quello di Marc Forster.
Marc Forster nella sua carriera ha girato un sacco di film molto differenti tra loro, da Monster’s Ball a Il cacciatore di aquiloni, è passato dal raccontare la vita dell’autore di Peter Pan in Neverland a quella di 007 in Quantum of Solace, passando per la commedia grottesca Vero come la finzione e il thriller onirico Stay – Nel labirinto della mente. Potete chiamarlo un regista versatile, io preferisco chiamarlo un regista mercenario. Gli danno dei soldi e lui gira il film, senza metterci un minimo di tocco personale. Niente di male in questo, però non chiamatelo Autore. Forster qui oltre che confermarsi anonimo, offre per di più una pessima prova di regia anche a livello di cinema mainstream, soprattutto nelle scene d’azione, fracassone e concitate, ma del tutto prive di ritmo. Come la maggior parte delle persone che si cimentano con la Zumba.
Le scene di inseguimento con gli zombie sono appassionanti quanto vedere un tuo amico che gioca a Resident Evil. Vorresti giocare tu, ma lui non ti smolla il joypad e così l’unica cosa che ti resta fare è sperare che muoia. Non il tuo amico che sta giocando, solo il suo personaggio. Lo stesso vale per il film. Non vorresti vedere morire Brad Pitt o tanto meno Mireille Enos, la grande protagonista della purtroppo cancellata serie The Killing, solo vorresti veder morire i loro personaggi, in modo che possano recitare in qualche film migliore di questo.

"Ragazze, cantiamo una canzone? Come fa quella famosa dei Cranberries?"

In World War Z c’è pure Pierfrancesco Favino. No, chiariamolo subito: contrariamente a quanto si possa pensare, non ha la parte dello zombie. Errore madornale da parte del casting. Gli avessero affidato il ruolo dello zombie, il prossimo anno avremmo visto Favino in nomination agli Oscar come miglior attore non protagonista. Anche se il vero zombie del film è lui, il protagonistone assoluto, Brad Pitt. Sia che se ne stia tranquillo a casa sua, che in mezzo a un’armata di zombie, la sua espressione non cambia. Non è mai stato un attore fenomenale, ma certo che da quando sta con Angelina Jolie è peggiorato. D’altra parte, chi va con lo zombie impara a zombiecare.

"Daje Pierfrancé, 'nnamo a zappà la tera che è mejo!"

Certo che Brad Pitt, oltre ad essere imbambolato, in questo film porta pure sfiga. Dove va lui, inizia un’Apocalisse Zombie. In Israele ad esempio hanno costruito una muraglia per tenere fuori dalle palle i morti viventi, arriva lui e questi riescono a scavalcare, manco fossero fan dell’attore in calore. Il Brad Pitt comunque non si fa trovare impreparato; è abituato a sfuggire a orde di fans e quindi riesce a salvare la pellaccia. Gli va bene che non erano presenti delle Miley Cyrus arrapate, che quelle sono micidiali. Sono capaci di attaccarsi persino a un martello e manco uno esperto come lui riuscirebbe a salvarsi.

Se come film di zombie fa pena, anche come film apocalittico World War Z non funziona un granché. Il suo limite maggiore è il suo prendersi eccessivamente sul serio. Non ci sono momenti di alleggerimento e non c’è neanche una battuta. Nemmeno quando Brad Pitt si presenta a una tipa che ha perso una mano e le dice:
Comunque io mi chiamo Gerry” e lei risponde “E io mi chiamo Segen”, pronunciato Seghen. Voglio dire, la tipa è senza una mano e si chiama Seghen e a Brad non viene in mente di fare qualche battuta idiota? Sul serio?
Qualcosa tipo: “Per perdere una mano devi esserti data da fare non solo con l’esercito israeliano, ma pure con quello palestinese, vero?
Oppure: “Basta Seghen! Siamo in mezzo a un’Apocalisse Zombie, adesso non sono dell’umore.
O anche solo un innocuo: “Smettila di piagnucolare. Sei proprio una mezza Seghen.

Invece niente. Questo film fa sempre sul serio. Un’accusa del genere potrebbe essere mossa anche contro The Walking Dead, serie peraltro molto criticata in rete, però il bello del telefilm è un altro: la mancanza di speranza. In The Walking Dead ormai tutti, o quasi, si sono rassegnati a vivere in un mondo di zombie. Quella è la nuova realtà che devono accettare. World War Z è invece il solito film in cui non si accettano le cose come stanno e il solito eroe da solo, o quasi, contro tutti cercherà di salvare il mondo, riportandolo a ciò che era prima.
Ciò che stupisce è vedere che la sceneggiatura è stata firmata anche da Drew Goddard, l’autore del geniale Quella casa nel bosco, e da Damon Lindelof, uno dei co-creatori di Lost. Evidentemente, hanno dato una rilettura veloce allo script, hanno aggiunto i loro nomi e si sono intascati l’assegno da 6 zeri della produzione. Non c’è altra spiegazione.
Potrei fare il bravo e cercare di trovare qualcosa di buono, in questo film, ma davvero non mi viene in mente niente. Non c'è niente da salvare. World War Z è una pellicola di serie Z e fa schifo. Quasi quanto la zumba.
(voto 3/10)



Per rimediare al vero pessimo finale, Pensieri Cannibali vi svela
IL FINALE ALTERNATIVO DI WORLD WAR Z

Brad Pitt torna a casa e ad attenderlo c’è la moglie, Angelina Jolie.
“Angelina noooooooOOOOOOO!” grida guardandola. “Hanno trasformato anche te in una zombie. MaledettiiiiiIIIIIIIIIII!”
“Brad, ah stronzo. Ma che te urli? So’ sempre io, la Angelina tua, in (poca) carne e (tante) ossa e questa è la mia solita faccia super espressiva. Come diavolo fai a confondermi con uno zombie?”



venerdì 7 giugno 2013

WARM BODIES, L'ALBA DEI BIMBIMINKIA VIVENTI




Warm Bodies
(USA 2013)
Regia: Jonathan Levine
Sceneggiatura: Jonathan Levine
Tratto dal romanzo: Warm Bodies di Isaac Marion
Cast: Nicholas Hoult, Teresa Palmer, John Malkovich, Rob Corddry, Analeigh Tipton, Dave Franco, Cory Hardrict
Genere: zombie sentimentali
Se ti piace guarda anche: In the Flesh, Benvenuti a Zombieland, Chronicle, Beautiful Creatures



Prima di tramutarsi in uno zombie, da umano Nicholas Hoult era noto per essere stato il bambino dell’ottimo About a Boy (film tratto da un romanzo di Nick Hornby che presto diventerà anche una serie tv, for your information).
"Ciao bambini!"

Qualche anno più tardi, è ritornato in vita (artistica) tra i protagonisti della grandiosa serie inglese Skins, nelle prime due stagioni, le migliori, dove vestiva i panni del bello stronzo Tony Stonem.

"Ciao zoccole!"

Ma soprattutto, Nicholas Hoult da umano era noto per essersi sbattuto Jennifer Lawrence.

"Ciao Jennifer Lawrence!"

Poi lei l’ha mollato e lui è diventato uno straccio o, più propriamente, è diventato uno zombie. Reazione normale a una rottura con Jennifer Lawrence.
È così che lo ritroviamo in questo Warm Bodies. Un giovane zombie bimbominkia. Uno zombie con una coscienza, consapevole della sua zombietudine. Cosa che provoca un sacco di risate, in una prima parte del film davvero ironica e frizzante. Se la pellicola procedesse così per tutta la durata, ci troveremmo di fronte a un nuovo zombie cult movie spassoso come Benvenuti a Zombieland o L’alba dei morti dementi. Così non è, perché il film, dopo una partenza a razzo, si adagia su una camminata lenta, più in stile zombie.

"Teresa, lo sapevi che io prima stavo con Jennifer Lawrence?"
"Sì, certo. Come no?"
La seconda parte del film frena inoltre sui ritmi blandi da pellicola romanticosa e dudu dadadà. Da tipico boy meets girl movie. Magari non proprio tipico tipico, visto che qui ci troviamo di fronte a uno zombie meets girl movie, ma la sostanza non cambia molto. I due protagonisti all’inizio sembrano parecchio differenti, sarà perché lui è morto mentre lei è viva, ed è pure una gran bella sventola:  Teresa Palmer, che già faceva battere forte il cuoricino ai protagonisti di Take Me Home Tonight e L’apprendista stregone, così come i nostri. Questa volta Teresa ha vita un po’ più dura, a provare a far battere il cuore a un morto vivente, ma ci riesce pure in questo caso. Mai sottovalutare il potere della gnocca. Poco a poco, i due naturalmente finiranno per avvicinarsi l’uno all’altra. In questo aspetto, lo zombie meets girl movie non è molto differente dal classico boy meets girl, ve l’ho detto.

Fino a qui tutto bene. Warm Bodies si presenta come una fiaba dark, quasi una versione zombie di Pinocchio, con un pizzico di Romeo + Giulietta che non guasta. Romanticismo e umanità, non proprio ciò che si aspetteranno i puristi degli zombie movie tradizionali, ma tant’è. Se cercate un film horror, qui di brividi non ne troverete e quindi è meglio se vi rivolgete altrove. Warm Bodies non è per fortuna però nemmeno una versione zombie di Twilight, come i produttori $ucchia$oldi hanno cercato di venderlo. La dose abbondante di ironia (volontaria) riesce infatti a far chiudere un occhio sui momenti più puccettosi e zuccherosi, e soprattutto su una parte finale non all’altezza del resto.

Il film è diretto in maniera diligente da Jonathan Levine, che aveva fatto di meglio con 50 e 50 e All the Boys Love Mandy Lane (il film che ha lanciato Amber Heard!) ma che pure qui porta a casa la pagnotta evitando di finire invischiato troppo nelle paludi dei teen fantasy. Un po’ però ci scivola anche lui, con una conclusione troppo buonista e priva di quell’ironia che aveva contraddistinto la prima parte del film.
Tra le note liete, va messa dentro anche la variegata colonna sonora, che vanta “Patience”, la mia canzone preferita dei Guns’n’Roses, “Hungry Heart” (canzone perfetta per uno zombie innamorato), una delle mie preferite di Bruce Springsteen di cui per il resto non sono certo un gran fan, ma anche cose più recenti come M83, Feist, The National, oltre alla super hit anni ’80 “Missing You” di John Waite e un uso hilarious di “Pretty Woman” di Roy Orbison.

Warm Bodies è in conclusione un intrattenimento leggero, persino troppo, e il suo difetto principale è quello di non riuscire a uscire dalla categoria del “carino”. È un film carino, pochi dubbi su questo, ma quel che c’è da chiedersi è: è giusto che un film di zombie sia cariiino?
(voto 6+/10)



domenica 21 aprile 2013

IN THE FLESH, SONO TUTTI ZOMBIE COL CULO DEGLI ALTRI


"Prima cosa quando esco, mi faccio una bella lampada."
In the Flesh
(mini-serie UK, stagione composta da 3 episodi)
Rete britannica: BBC Three
Rete italiana: non ancora arrivata
Creata da: Dominic Mitchell
Cast: Luke Newberry, Harriet Cains, Steve Cooper, Marie Critchley, Steve Evets, David Walmsley, Emily Bevan, Kenneth Cranham, Ricky Tomlinson
Genere: zombie sindrome da morte parziale
Se ti piace guarda anche: Warm Bodies, True Blood, Black Mirror, Les Revenants

"Ecco, non era esattamente questo che intendevo con lampada..."
Pensate che gli zombie li abbiano inventati quelli di The Walking Dead?
Eh no, abbelli. E non li hanno inventati nemmeno George A. Romero né tantomeno i Cranberries. Gli zombie sono una creatura uscita dalla mente geniale degli autori vari de La Sacra Bibbia, uno dei libri più venduti al mondo dopo 50 sfumature di grigio e le saghe di Twilight ed Harry Potter. Se Gesù Cristo può essere considerato il primo zombie della Storia, a livello televisivo a spalancare le braccia ai morti viventi sono invece stati gli inglesi. Un paio di anni prima del successo clamoroso (e in rete molto discusso) di The Walking Dead c’è stato Dead Set, mini-serie britannica che portava gli zombie dentro la casa del Grande Fratello. Farina del sacco di quella mente geniale che risponde al nome di Charlie Brooker, futuro autore anche di quella roba grossa che è Black Mirror.
Non sapete chi è Charlie Brooker? Eccovelo qui.
(grazie al commentatore anonimo che mi aveva segnalato questo video)



Un gruppo di adepti di Scientology
Un gruppo di parlamentari
Un gruppo di zombie
Gli inglesi tornano ad occuparsi ora di nuovo di zombie. Mi correggo: non sono zombie, non voglio offenderli. Sono persone affette da “sindrome da morte parziale”. La mini-serie in appena 3 episodi In the Flesh ci presenta un futuro distopico, proprio come quelli di Black Mirror, in cui l’umanità è sopravvissuta a un’Apocalisse zombie. Fino a qui, niente di nuovo. La novità è che si è trovata una cura alla zombite, pardon alla “sindrome da morte parziale”. I morti viventi che si sono sottoposti a un periodo di rehab e che prendono i loro medicinali possono quindi essere reintrodotti nella società e convivere con i vivi viventi. Non siamo troppo distanti dalle parti di True Blood, con gli zombie al posto dei vampiri e meno sesso. Questa volta gli inglesi appaiono più puritani e tranquilli rispetto ai colleghi americani. In the Flesh non punta infatti su copulamenti, violenza, splatter o scenone estreme. Punta più sulla delicatezza.
Io mi aspettavo qualcosa che giocasse maggiormente sull’ironia, tra L’alba dei morti dementi e Misfits, e invece a parte qualche battutina la serie prende una piega seria. Dopo aver accusato inizialmente il colpo, perché a me fanno incazzare i prodotti UK che non mi regalano una sana dose di humour britannico, sono riuscito con il secondo episodio a entrare nella mentalità della serie.

La gnocchetta di In the Flesh.
Al centro di tutto vi è una delicata storia di contrastato amore gay. Proprio così. Quando si parla di zombie, non si parla mai in realtà degli zombie. Dead Set era un attacco ironico e feroce al sistema televisivo degli ultimi anni. The Walking Dead mostra la brutalità dell’uomo, mica dei morti viventi. In the Flesh è invece una tenera e non urlata storia d’amore tra un ragazzo, poi diventato zombie, e il suo migliore amico, partito a combattere in Afghanistan e poi tornato anch’egli zombie.
Uh, sesso tra zombie dello stesso sesso! Raccontata così può sembrare una cosa estrema, che punta allo scandalo a tutti i costi e invece è tutto l’opposto. L’intera serie è costruita sul tema della diversità e gli zombie rappresentano l’assist ideale per affrontare l’argomento. L’altro argomento affrontato, e qui In the Flesh non è troppo distante dal capolavoro francese Les Revenants, è quello del ritorno inaspettato in vita di una persona cara. Chi si aspetta invece una serie horror, resterà assai deluso.

Pardon, ecco la gnocchetta di In the Flesh.
Bene il cast, in cui spiccano giovani volti new e interessanti come quello del protagonista Luke Newberry, la gnocchetta combattiva sorella dai capelli ginger Harriet Cains e la scoppiettante zombie piena di vita Emily Bevan.
Tutto bene, quindi?
Non proprio. I maledetti inglesi sono infatti noti per alcune cose: le grandi band musicali, James Bond, la famiglia reale e per la loro mania di fare serie tv troppo brevi. E tre episodi soli per una serie dagli spunti potenzialmente infiniti come In the Flesh sono davvero pochi, anche perché il primo episodio è giusto un’introduzione, con il secondo si entra nella serie e il terzo finisce che ne vorresti ancora, con la remota possibilità di assistere forse un giorno a una seconda stagione. Così non si fa, birboni inglesi, così non si fa.
(voto 7-/10)



Nel caso di una seconda stagione, Giorgio Napolitano si è già detto disponibile ad apparire come guest-star. Senza trucco.


mercoledì 3 aprile 2013

GAME OF THRONES VS. THE WALKING DEAD


La notte di Pasqua negli USA sono andati in onda il gran finale della terza stagione di The Walking Dead e il debutto della nuova season, anch’essa la terza, di Game of Thrones.
Chi ha vinto la sfida a distanza tra due delle serie tv più amate e seguite del globo?

Devo anche aggiungerlo? Da qui in poi ovviamente leggete solo a vostro rischio e pericolo.
ATTENZIONE SPOILER

Game of Thrones
(stagione 3, episodio 1)

Un anno d’attesa, tanti promo, trailer, poster, immagini, anticipazioni e poi…
Tutto qui?
La terza stagione di Game of Thrones è partita in sordina, con un episodio che stende sul tavolo molte carte, molti personaggi, non tutti del tutto appassionanti, ma al momento sembra andare avanti con il freno a mano tirato. Sono sicuro che crescerà, come era già accaduto alla seconda stagione, eppure manca ormai l’effetto sorpresa che aveva reso la season 1 qualcosa di davvero nuovo e sconvolgente all’interno non solo del fantastico mondo fantasy, ma anche del panorama seriale. Non è che GOT si starà standardizzando eccessivamente?


"Non bastava che fossi nano, ora sono pure sfigurato. Ma gli autori vogliono
proprio mandarmi a una puntata di Drammi micidiali del TG di Maccio Capatonda?"
Ma come se la stanno cavando i nostri prediletti?
Daenerys continua a volare basso insieme ai suoi little dragons, mentre per il nano fissato con le prostitute, non sto parlando di Silvio Berlusconi bensì di Tyrion Lannister, si preannunciano tempi sempre più grami e lo spumeggiante personaggio che abbiamo conosciuto nei primi tempi difficilmente tornerà. Quanto al giovane Jon Snow e alla sua rossa, ciuleranno finalmente sì o no? Eddaje.

"Bocca storta io? Bah..."
Tra i personaggi nuovi è arrivato Ciaran Hinds, attore che non sopporto e da cui non mi aspetto grandi cose.
Quella invece che potrebbe sparpagliare di più le carte in tavola sembra essere Natalie Dormer, attrice che con quella bocca storta possiede un fascino molto particolare e che interpreta la nuova fidanzatina del perfido Joffrey, da lei stessa definita la “Kate Middleton di Westeros”.
E poi ci sono un sacco di altri che in questa season premiere non si sono manco visti. Il problema di Game of Thrones è proprio questo: ci sono persino troppi personaggi e il rischio è quello di abbozzarne una marea e approfondirne pochi.
Delusione, allora?
È ancora presto per parlare di delusione vera e propria però, ora come ora, tra le serie sullo stesso genere, Vikings è più appassionante di Game of Thrones. Ebbene sì, l’ho detto.
(voto 7/10)

The Walking Dead
(stagione 3 completa)

Pazzeschi, questi dannati zombie. Più vanno avanti, e più diventano vivi.
La terza stagione di The Walking Dead è molto meglio delle prime due messe insieme. Nonostante i cambi di showrunner e di sceneggiatori e nonostante i molti personaggi odiosi sempre presenti, la serie è in miglioramento costante. Una fetta del merito va al miglior personaggione visto finora nell’intera serie. Parlo naturalmente del Governatore, un concentrato di cattiveria pura interpretato da David Morrissey, questo pacifico ometto inglese qui…


Che però per The Walking Dead è diventato così…


"Uffa, nell'uovo di Pasqua avrei preferito trovare una pistola..."
È lui ad aver dato una bella scossa alla serie e a farla sprofondare fino in fondo nel baratro della malvagità. Alla faccia degli zombie che al suo confronto appaiono persino tra i buoni della serie.
La stagione 3 ci ha poi regalato delle belle soddisfazioni facendo fuori alcuni personaggi davvero insopportabili. Non mi riferisco tanto a Lori, che sì proprio Miss Simpatia non era, ma se non altro era (ed è ancora quando appare nelle visioni di Rick) gnocca. Mi riferisco soprattutto all’inutile T-Dog, e poi - SCOOP DELL’ULTIMO EPISODIO ATTENZIONE SPOILERISSIMO - Andrea. L’odiosa Andrea.
A questo punto spero che facciano fuori anche Carol, quella tizia con i capelli bianchi che però credo gli autori abbiano intenzione di tenere visto che è molto più agghiacciante di qualunque zombie, e poi Carl. Il bimbominkia ammazzatutti Carl.
Quanto godrò quando verrà sbranato da un’orda di zombie affamati (cioè un’orda di zombie qualunque, visto che sono sempre affamati), oppure quando si troverà di fronte al Governatore?
Oltre al terzetto sopra citato, purtroppo se n’è andato anche Merle, il mitico Merle, la cui scomparsa ci ha regalato uno dei momenti più toccanti della stagione. E poi vabbè, è morto anche Milton, ma di lui a nessuno frega niente.

"A me puoi dirlo, Michonne: non sono i tuoi veri capelli quelli.
Indossi una di quelle parrucche da Gullit che andavano negli 80s, giusto?"
Quanto al resto, segnalo che la biondina Beth (Emily Kinney) e Maggie (Lauren Cohan) stanno diventando sempre più gnocche pur trovandosi in mezzo a un’Apocalisse zombie e a uno scontro da vecchio West tra Rick e il Governatore. Non proprio come essere in un centro benessere. Segnalo anche che la presenza degli zombie per l’economia della serie si sta facendo sempre meno importante. D'altra parte questo non è una serie horror vera e propria, quindi pazienza. Segnalo quindi che gli uomini appaiono sempre più crudeli di quei poveretti degli zombie, ma questo credo sia il messaggio più evidente dell’intera serie. Segnalo che Rick (Andrew Lincoln) più diventa pazzo e più mi sta simpatico. Segnalo che il personaggio di Michonne (Danai Gurira) è cresciuto con gli episodi ma l’impressione è quella che il meglio debba ancora offrirlo. Segnalo inoltre che a me è piaciuto particolarmente il season finale, dove si è evitato uno scontato scontrone finale tra Rick e il Governatore, che non avrebbe avuto molto senso visto che i due si erano già confrontati pochi episodi prima, e visto che eliminare uno dei due sarebbe stato prematuro. Nella quarta stagione se no poi cosa sarebbe successo? Avremmo visto Beth e Maggie pettinare la bambole zombie? Beh, la cosa potrebbe anche avere il suo fascino...
E segnalo infine che non ho ancora capito la forza di questa serie.
I dialoghi?
Ce ne sono persino troppi. Alcuni logorroici.
Le sceneggiature?
Qualche episodio è piuttosto originale, altri sono riempitivi.
I personaggi?
Bah, anche se ne fanno fuori qualcuno, non è che si senta troppo la loro mancanza.
Gli zombie?
No di certo. Sono giusto un pretesto.
E allora, qual è la grande forza di The Walking Dead?
Forse il fatto che più la guardi, e più ti rendi conto che il mondo in cui vivi non è poi così male, al confronto. Ci sarà anche la crisi, non ci sarà un Governo (e per fortuna nemmeno un Governatore), ma se non altro non ti devi guardare sempre alle spalle perché uno zombie può trasformarti nella sua cena o perché un bimbominkia come Carl ti vuole piantare un proiettile nel cervello.
(voto 8/10)

giovedì 1 novembre 2012

Quando muoio voglio diventare uno zombie

Fido
(Canada 2006)
Regia: Andrew Currie
Cast: Billy Connolly, Kesun Loder, Carrie-Anne Moss, Dylan Baker, Henry Czerny, Tim Blake Nelson
Genere: zombie
Se ti piace guarda anche: Pleasantville, Edward mani di forbice, Beetlejuice, The Walking Dead

I film e le serie tv con protagonisti zombie e vampiri diventano automaticamente oggetto di culto. La loro qualità non è importante. Anzi, spesso più è bassa e più il loro seguito cresce, vedi il successo di Twilight o un Underworld che ha già prodotto finora ben 4 episodi 4 senza motivo apparente.
Vi siete mai chiesti perché attirano tanta attenzione?
No? Buon per voi. Io invece me lo sono chiesto.
Se i vampiri sono creature affascinanti, poiché forever young, gli zombie invece hanno in apparenza ben pochi motivi d’attrazione. Sono degli esseri inutili, si muovono lentamente, manco parlano, sono brutti come la fame… Eppure The Walking Dead è la serie più seguita sulla tv via cavo americana, i film di Romero sono stracults, Resident Evil è diventato uno dei videogiochi di maggior successo ever e ha generato persino una (orrenda) saga cinematografica.
Eppure, gli zombie incuriosiscono probabilmente per una ragione principale: sono la risposta data dalla fantasia al mistero più grande di tutti, quello della vita dopo la morte.
Gli zombie sono vivi o sono morti?

È quanto si chiede il bimbo protagonista di questo Fido. La pellicola è ambientata negli anni ’50, dentro sobborghi americani tipicamente stilizzati alla Pleasantville/vecchie sitcom a stelle e strisce. Un unico dettaglio non torna nel solito schema che siamo abituati a vedere: ci sono gli zombie. Nel passato distopico immaginato da questo fanta retrò film, a causa di una nube tossica di provenienza aliena, i morti possono tornare in vita. Ciò ha provocato una lunga e sanguinosa guerra mondiale, in cui alla fine i vivi hanno avuto la meglio sui non-morti, o non-vivi, o morti viventi, o morti dementi, o come preferite chiamare i cacchio di zombie.

Zombie Zombie Zombieeeeooo-eooo-uuuuuu



Ok, grazie Dolores dei Cranberries per il tuo contributo vocale. Ora tornatene a cuccia come un cucciolo fido.
E a proposito, Fido è il nome dello zombie personale del bimbetto protagonista.
Al termine della guerra tra umani e zombie, come dicevamo prima dell’intervento musicale della O’ O’ E’ O’ U’ U’ O’ Riordan, i non morti sono stati addomesticati tramite un collare da cani che reprime i loro impulsi violenti. Qualcosa del genere accadeva anche al vampiro Spike in Buffy, stagione 4 se non ricordo male.
Gli zombie sono quindi usati come schiavi, camerieri e inservienti vari, un po’ come le persone di colore all’epoca. Su questa tematica razziale il film avrebbe potuto osare una riflessione più approfondita, ma alla fine preferisce giocare la sua partita sul campo della innocua commedia eccentrica, anziché tentare interpretazioni troppo sociali.
Tutte le famiglie benestanti possiedono vari non-morti come schiavetti, mentre Fido è il primo e unico per la famiglia del bambino protagonista, poiché suo padre ha una paura fo**uta degli zombie, per quanto resi innocui dai collari.
Collari che in effetti non si riveleranno troppo affidabili, e così nella tranquilla cittadina cominceranno una serie di sparizioni e di omicidi…

Ve la state facendo sotto? Pensate che il film a questo punto si trasformi in un agghiacciante e sanguinoso thriller?
No, tranquilli. Le cose non vanno così. Fido si mantiene sulle coordinate della comedy dal forte gusto retrò. Tutto perfetto, tutto preciso, tutto carino, però allo stesso tempo il film non morde mai. Non come ci si aspetterebbe da una pellicola zombie. Parte da uno spunto curioso e abbastanza originale, ma lo sviluppa in maniera prevedibile e ordinaria. Non straborda né nell’horror, né nel thriller, ma nemmeno come commedia funziona davvero. Non fa ridere, non commuove come a un certo punto sarebbe lecito pensare, attraverso una possibile love story tra lo zombie e Carrie-Anne Moss, accenna qualche riflessione interessante sia sulla condizione dell’essere uno zombie, così come sull’ipocrisia dell’apparentemente perfetta e ordinata società americana, eppure non ha il coraggio di andare fino in fondo e mettere a segno qualche colpo.
Fido resta così un filmetto fedele e caruccio come un cane da passeggio, senza la forza di un rottweiler o il morso di un bulldog. Una visione piacevole, ma che non si trasforma in un cult. E sì che quando si parla di zombie, il cult scatta quasi in automatico.
Sarebbe stato interessante vedere cosa avrebbe cavato fuori da una storia del genere Tim Burton. Intendo il Tim Burton vivo dei vecchi tempi, non quello trasformato in zombie dalla Disney delle ultime opache pellicole.
Comunque, la riflessione più bella sugli zombie io l’ho trovata non in un film su di loro, bensì in una serie tv sui paramedici, Saved, dove il protagonista diceva:
“Forse ho scoperto quello che hanno gli zombie di bello… Dentro non sentono niente. Vanno avanti e basta.”
(voto 6+/10)

Post pubblicato anche su Sdangher!


mercoledì 21 marzo 2012

Cambio di stagione

L’equinozio di primavera c’è stato ieri, ma secondo alcuni oggi, in ogni caso ormai è ufficiale: è arrivata la primavera. Lo sapevate già? Immagino che Studio Aperto abbia dedicato a questa sconvolgente notizia edizioni intere. Comunque è tempo di cambi di stagione anche per le serie tv.
L’1 aprile partono le season 2 di Game of Thrones e The Killing (e non è un pesce d’aprile!), mentre il 25 marzo, ovvero questa domenica, riparte Mad Men con la quinta stagione.
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH
Devo vederla!
Subito!
Per alcune serie che (ri)nascono, altre ci lasciano. Non piangete però. Presto torneranno.
In attesa di parlare dello sconvolgente finale della season 2 di Pretty Little Liars, facciamo il punto della situazione su The Walking Dead.

ATTENZIONE: questo post potrebbe contenere, anzi sicuramente conterrà, SPOILER sulla stagione 2 dei morti viventi.

"Raga, vi canto la prima canzone che mi passa per la mente. Vediamo...
What's in your head, in your hea-ead, zombie zombie eh eh eh uh uh uh."
The Walking Dead
(serie tv, stagione 2)
Rete americana: AMC
Rete italiana: Fox, Italia 1 (prossimamente)
Creata da: Frank Darabont, Robert Kirkman
Cast: Andrew Lincoln, Sarah Wayne Callies, Jon Bernthal, Laurie Holden, Jeffrey DeMunn, Steven Yeun, Norman Reedus, IronE Singleton, Melissa McBride, Scott Wilson, Lauren Cohan, Pruitt Taylor Vince, Jane McNeill, Michael Zegen, Emily Kinney, James McCune, Chandler Riggs
Genere: zombie
Se ti piace guarda anche: Dead Set, Lost, American Horror Story, Black Mirror

Mai fidarsi degli zombie.
Non che dovevate aspettare me per saperlo, però: mai fidarsi degli zombie.
Ogni volta che li dai per morti, sono capaci di rimettersi in piedi e proseguire nella loro inesorabile marcia, ‘sti brutti bastardi.
Non ho mai amato molto gli zombie. Sarà perché non sono mai riuscito a superare il primo livello di Resident Evil 2. Un po’ perché mi veniva un infarto ogni volta che vedevo quel mostro apparire dalla finestra e un po’ perché per risolvere gli enigmi sospetto ci andasse un Q.I. superiore a 140.
O sarà perché, in quanto cannibale, vedo gli zombie come i miei rivali più diretti. Pure loro sono cannibali, però sono morti e odiano i vivi, come il cantante Edda. Quando morirò, mi sa quindi che diventerò uno zombie. Che bella prospettiva.
Discorso troppo macabro, scusate. Cambiamo argomento: chi è morto questa volta in The Walking Dead?

Il mondo degli spettatori televisivi al momento si può dividere in due categorie principali:
- Chi adorava The Walking Dead all’inizio e poi l’ha considerato una merdata non appena gli zombie hanno cominciato a diminuire progressivamente la loro presenza.
- Chi schifava The Walking Dead all’inizio e invece poi l’ha rivalutato.

"Mmm... ma come caaazzo si faceva a finire Resident Evil 2?"
Io faccio parte della seconda categoria, come si può vedere nella mia evoluzione di giudizi da QUI  a QUI a ora. Forse perché, l'ho già detto prima, non ho un grande feeling con gli zombie (a parte la band anni ’60 The Zombies che adoro), quindi ho accolto positivamente il fatto che nella seconda stagione si siano visti di meno.
L’errore fatto da molti spettatori delusi dalla “svolta” di The Walking Dead è invece secondo me stato quello di aver pensato si trattasse di una serie horror. La componente horror è sì presente, ma in minima parte, e come è tradizione con le serie AMC (vedi anche Breaking Bad, Med Men o The Killing), la forza sta piuttosto nei dialoghi e nell’accumulo crescente di tensione. In pratica, per buona parte degli episodi sembra non succedere niente, e poi all’improvviso succede qualcosa di clamoroso.
Un tipo di costruzione narrativa che a qualcuno potrà dare sui nervi e che io invece apprezzo molto. Finalmente questa tecnica sta funzionando anche con TWD. Nella seconda stagione è infatti cresciuta sempre più la qualità dei dialoghi, all’inizio davvero scontati e banali e adesso diventati, almeno un filino, più profondi.
L’elemento più interessante è però stata la crescita dei personaggi. E con personaggi intendo soprattutto i due principali maschili: Shane (Jon Bernthal) in particolare si è rivelato uno dei più grandi bastardi nella storia recente delle serie tv. Ogni episodio ha compiuto un passo verso il baratro. Senza ritorno. La disumanità che si è impossessata del mondo ha divorato pure lui dal di dentro e presto potrebbe sbranare pure gli altri. Perché sono tutti contagiati. Siamo tutti contagiati. Ora persino io che all’inizio guardavo con grande diffidenza a questa serie.
"Mmm... stasera che cucino? Zombie lesso o con delizioso contorno di budella?"
Non sono diventato ancora un fan sfegatato, perché comunque permangono ancora diversi limiti. Uno non da poco è che la maggior parte dei personaggi resta tutt’ora piuttosto mediocre.
ATTENZIONE SPOILER (meglio ripeterlo per sicurezza): con la morte del mio preferito Shane, ora per chi simpatizzerò? (sì, simpatizzavo per il personaggio più stronzo, e allora?).
Per fortuna Rick (Andrew Lincoln), che all’inizio non reggevo, sta venendo fuori con un’evoluzione notevole e rivela aspetti della sua personalità sempre più oscuri. Sta succedendo un po’ come con Jack (Matthew Fox) di Lost: all’inizio leader del gruppo di sopravvissuti dell’isola e medico perfettino e poi via via allo scoperto con le sue insicurezze e fragilità. In maniera analoga Rick si sta adattando al nuovo mondo zombie a poco a poco. Dopo tutto, lui era beato a dormirsela in coma quando il “casino” è successo e quindi ha avuto meno tempo rispetto agli altri per abituarsi alla mutata situazione. Adesso che lo sta facendo comincia a regalare soddisfazioni. Cattiveria! Sangue! Morte! Distruzione! Manie dittatoriali! Sììì!
Gli altri sono invece personaggi ancora in cerca d’autore: T-Dog (IronE Singleton) non l’ha cagato nessuno in questa stagione, Daryl (Norman Reedus) potrebbe dare molto di più invece di stare dietro a quella frignona zombie più degli zombie di Carol (Melissa Suzanne McBride), Glenn (Steven Yeun) appena ha visto un po’ di fica non capisce più niente e sta facendo troppo il pucci pucci innamorato, mentre dal proprietario della fattoria Hershel (Scott Wilson) mi aspetto una maggiore incisività, così come dalla finora anemica Lori (Sarah Wayne Callies) e soprattutto da Andrea (Laurie Holden): da aspirante suicida si è trasformata nel giro di pochi episodi, in maniera se vogliamo piuttosto inverosimile e affrettata, in principessa guerriera. Però il colpo di scena finale della stagione lascia immaginare per lei sviluppi parecchio interessanti…
"Ti prego, fa che non muoia adesso! Non ha ancora sofferto abbastanza..."
Il bambino, il figlioletto di Rick e Lori, resta invece sempre odioso e spero che venga presto massacrato dagli zombie in una maniera crudele e feroce.

The Walking Dead è una di quelle serie che possono piacere o no, o che in alcune puntate possono piacere e in altre puntate no, ma è comunque una visione d’obbligo, in grado di sfracellare negli Usa qualunque record d’ascolto la tv via cavo e soprattutto capace di essere stimolante e dividere come poche altre serie che oggi vagano sulla Terra.
Come gli zombie si muovono sulla sottile linea di confine tra la vita e la morte, The Walking Dead resta sempre in bilico tra momenti ottimi e momenti più da “bah!”. A dispetto di una season 1 sopravvissuta da moribonda, nella seconda stagione è sembrata sorprendentemente viva.
Mai fidarsi degli zombie.
(voto 7,5/10)
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